VIAGGIO A CIPRO Reportage

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VIAGGIO A CIPRO Reportage
VIAGGIO A CIPRO
Reportage
Ombre furtive si aggirano per le vie di Limassol.
Le cicale fanno coro di sottofondo agli acuti dei galli. Una colonia di gatti si muove con
pigra eleganza tra le inferriate di un cancello.
La notte è appena terminata. La luce è solo un chiarore con sfumature di rosa antico,
albicocca, blu lapislazzulo, viola come il fiore del pensiero che si trasformeranno in bronzo
rossiccio e caldo arancione quando il sole farà la sua rapida comparsa sull’orizzonte del
mare.
Ma chi sono questi personaggi che sembrano dirigersi verso una meta nota, come ci fosse
tra loro un tacito accordo?
Sono forse i monaci del monastero di Starvrovouni, stanchi di starsene arroccati sul picco
roccioso che guarda verso il mare? Non li conosco molto bene perché nel monastero non
sono ammesse le donne…
Oppure è il monaco Silvano, che ha fatto “studi mondani” di medicina e che con timidi
occhiali sorride ai visitatori del monastero di Machairas? No, l’icona della Santa Vergine è
troppo preziosa per lasciarla alla curiosità dei turisti.
Forse le suorine avvolte di nero del convento di Agios Iraklidios, silenziose custodi delle
reliquie del santo vescovo di Tamassos? No, troppo prese da preghiera, preparazione di
dolci, fare ordine e pulizia sempre, sempre, sempre.
Certo non può trattarsi di Barnaba, il santo che ha trovato la pace presso il monastero
edificato a Salamina. Vicino la sepoltura troneggia un albero di carrubo e che pazienza
deve avere Barnaba nell’ascoltare le chiacchiere dei soliti turisti che colgono carrube a
piene mani e ne elencano pregi, virtù e irripetibili insidie.
Che sia san Paolo in persona? Abituato ad ogni tipo di peripezie qui a Cipro: è stato
flagellato ed ora magari vuole solo verificare la qualità delle icone dipinte da san Luca e
tenute nel segreto del monastero di Kykkos e a Machairas.
Non si tratta certo degli abitanti della “città fantasma” in Famagosta dopo l’occupazione
turca e per questo costretti ad abbandonare la propria casa. A proposito, a Nicosia il
tracciato della linea verde divide realmente la città e corrompe l’armoniosa cinta delle
mura antiche a forma di stella. Avete presente Palmanova? È uguale.
Escludo che la diva Artemide, accompagnata dai suoi bodyguards, si avventuri in strade
frequentate da comuni mortali. Venus ha la sua spiaggia privata a Petra tu Romiou e da lì
non si muove. Botticelli, per dipingere il suo ritratto, ha dovuto giocare di fantasia, con
successo direi.
Ma a ben guardare, questa specie di “carbonari” non siamo altro che noi, pellegrini di
Paderno.
Il mare azzurro e cangiante ci attrae per un bagno tonificante.
E qual è l’ora migliore? naturalmente l’aurora “ροδοδάκτυλος dalle dita rosate” come scrive
Omero.
Diciamolo, i momenti ludici della giornata sono questo e quando ci sediamo a tavola per
mangiare. In realtà è una vera maratona perché i ciprioti non hanno il senso della misura.
Dici una sola parola, mezè, ma il contenuto è al di sopra di tutte le tue fantasie culinarie.
Sfila davanti a te una serie infinita di piatti a base di pesce, carne, formaggi e non so che
altro. Mangi poco di tutto e alla fine sei piacevolmente imbottito.
Diventiamo vulnerabili. Don Rinaldo e don Giovanni, con la complicità di Fabio la nostra
guida che ci ipnotizza con suadente eloquenza, ci portano, nell’ora che per gli uomini
normali è quella della siesta, a vedere mosaici, resti di anfiteatri, terme, pitture bizantine,
insediamenti neolitici, fortezze sul mare. Il fatto è che a noi tutto questo piace e interessa
nonostante caldo, gradini, mal di piedi, sete. Bisognerebbe indagare meglio perché
diventiamo scattanti ed efficienti quando ci dicono “ora avete trenta minuti per lo
shopping”. Ma ci perdonano sempre.
Ognuno di noi porterà con sé una sensazione speciale. Il sapore di un vino, il profumo di
una spezia, lo sguardo di un santo o di una madonna, la serenità di una musica sacra, la
freschezza del mare sulla pelle. Un momento nel quale resteremo sempre. C’è qualcosa di
più alto in tutto questo.
Il segreto sta forse nella condivisione. Siamo vicini, uniti pur con le nostre individualità
come in un puzzle dove ogni pezzo è indispensabile per formare l’insieme.
Tutto ciò rafforza i legami di amicizia e trasforma la semplice conoscenza nel desiderio di
comprendere meglio l’altro.
Don Rinaldo cita “la vita è occasione unica e irripetibile”.
Saffo nell’Inno ad Afrodite “liberami dalla dura angoscia e quelle cose che il mio cuore
vuole che per me siano compiute, compile, e te stessa siimi alleata”.
Maria Cristina