1° Cassificato - Associazione La Guglia

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1° Cassificato - Associazione La Guglia
Cucciolo il nano
di Edoardo Sabbatini (Ostra – AN)
La gente spesso mi guarda come se fossi un essere curioso creato da chissà chi.
Così mi ritrovo al centro dell’attenzione senza minimamente volerlo.
Credo di essere un semplice adolescente, con la stessa voglia di vivere, di fare
esperienze che hanno i miei coetanei, eppure la gente mi tratta in maniera diversa
senza che io glielo abbia chiesto.
Non mi sento diverso, bensì speciale perché se il mio gene FGFR3 ha scelto di
mutare, avrà avuto il suo perché; le cose non accadono a caso, ne sono sicuro.
Non posso dire che la mia strada non sia in salita, e per uno con le gambe corte e’
ancora più difficile, ma sono contento della mia vita, non ne vorrei un’altra.
Mi chiamano Cucciolo i miei genitori, come il nano di Biancaneve, anche se il mio
nome di battesimo è Thomas, ma essendo affetto da nanismo, serve a
sdrammatizzare.
Non che ce ne sia bisogno per i miei genitori, perché credo che non abbiano mai
desiderato un figlio diverso da me.
E sì che gliene ho fatte vedere parecchie, come quando mi ero intestardito che volevo
fare l’ intervento per allungare gli arti.
Per mesi e mesi li ho torturati con quell’idea malsana, come se pochi centimetri
facessero la differenza.
Ancora non mi era chiaro che tutti siamo unici, diversi per modi di fare e di pensare;
non riuscivo ad andare oltre all’aspetto fisico.
Non ricordo quando mi resi conto che gli altri crescevano e io no, però la parola
nanismo e’ stata sempre presente in qualsiasi visita medica che facevo.
I miei genitori avevano così tanto voluto un figlio, che, quando finalmente sono
arrivato, l’altezza per loro è stata l’ultimo dei problemi.
Non vale la stessa cosa per me.
So di avere una statura mignon, ma per il resto sono un normale bambino di undici
anni con due mani, due gambe corte, un cervello sicuramente più grande di qualche
mio coetaneo e una passione per la Wii.
Però mi accorgo che la gente mi guarda come se venissi da un altro pianeta, mentre io
vorrei essere come gli altri.
A causa del lavoro di mio padre, ci siamo trasferiti da poco in questa città e, non
conoscendo nessuno, non è stato facile.
Appena ho iniziato le medie, com’ era ovvio, sono iniziati i problemi.
Il banco e la sedia ad esempio, erano troppo grandi e li hanno dovuti adeguare alla
mia misura.
Ogni volta che la prof. mi cambiava di posto, il banco e la sedia venivano con me,
creando un trambusto generale.
All’ inizio venivo evitato da tutti, nessuno mi rivolgeva la parola, tranne Alessandra,
una bambina molto simpatica che prima del mio arrivo veniva presa in giro a causa
degli occhiali molto spessi.
Il suo problema però si può risolvere; quando sarà più grande potrà fare l’intervento
agli occhi e così gli occhiali spessi saranno solo un brutto ricordo.
Con il mio arrivo, non la prendono più in giro perché il nuovo bersaglio sono io!
Non mi va più di farmi accompagnare a scuola dalla mamma e così da quest’anno ho
deciso di prendere l’autobus, ma la salita è sempre un po’ difficoltosa; lo zaino è
spropositato rispetto al mio peso e i primi giorni era la mamma che mi sollevava
suscitando le risatine dei miei compagni.
Poi un giorno l’autista le ha detto: “Lasci stare signora, l’aiuto io, sa com’è, tra
uomini …! ”mi porge la sua mano e mi tira su come un sacco di patate, ma i miei
compagni lo temono e non ridono più. Faccio difficoltà anche all’ ora di ginnastica;
mi immaginate a fare il salto in alto o quello in lungo?
Direi che è un’ impresa alquanto difficile per non dire impossibile.
Ci ho voluto provare, ma poi ho supplicato la mamma di esonerarmi da quella tortura
e lei non è riuscita a dirmi di no.
Così mentre gli altri fanno ginnastica, io ne approfitto per fare i compiti per il giorno
dopo.
A scuola sono il più bravo, ma passo tutti i pomeriggi sopra i libri, così mi sono
guadagnato il soprannome di “Nano secchione”.
Non avendo molte occasioni per uscire, perché non mi invita mai nessuno, non mi
rimane altro da fare che studiare e suonare la batteria.
In realtà un’amica ce l’ho, è Hare, la mia cagnolina.
Io e i miei genitori l’abbiamo presa al canile tre mesi fa.
È un bellissimo cucciolo di Border Collie che i padroni hanno abbandonato perché
aveva una zampa rotta e non era vendibile.
Ci siamo capiti subito io e lei, entrambi con dei problemi.
Al canile l’hanno curata, ma è rimasta zoppa; così l’ho chiamata Hare, che in inglese
significa lepre, per sdrammatizzare un po’ perché anche lei non correrà mai come una
lepre!
È il regalo più bello che mi abbiano mai fatto!
Io e lei siamo inseparabili, facciamo tutto insieme, dalla colazione, ai compiti, ai
giochi, lei è sempre al mio fianco.
Un giorno sono andato al lago a pesca e il mio babbo le ha tirato un bastone; allora io
mi sono arrabbiato e gli ho detto: ”Ma perché le tiri le cose, mica è un cane!”
Poi ci siamo guardati e ci siamo messi a ridere, mentre Hare ci riportava il bastone
scodinzolando.
Da quando c’è lei nella mia vita, affronto meglio anche la scuola, perché so che
quando torno a casa non sarò solo.
In realtà anche a scuola va un po’ meglio perché, rispetto all’inizio, mi prendono in
giro un po’ meno.
Le prof. infatti sono sempre dalla mia parte e, quando si accorgono di comportamenti
scorretti nei miei confronti, non esitano a dare valanghe di compiti di punizione.
Con l’aiuto della mamma poi, ho risolto anche il problema dei vestiti.
Sto crescendo, cioè volevo dire, gli anni aumentano, anche se l’altezza rimane sempre
la stessa e non è facile trovare nei negozi vestiti piccoli da grande!
Così, non sapendo più dove andare a comprarmeli, la mamma si è iscritta ad un corso
di cucito.
Riesce a crearmi copie di vestiti alla moda su misura per me, attirando l’interesse
anche di quei compagni che all’inizio mi prendevano in giro.
Adesso sto preparando una festa megagalattica; infatti sabato prossimo sarà il mio
compleanno e io ho invitato tutta la classe, anche quelli che non si sono comportati
sempre bene con me.
Quando gliel’ho detto erano un po’ imbarazzati, non se lo aspettavano né se lo
meritavano, ma io voglio fargli capire che con il loro comportamento non si va da
nessuna parte.
I miei genitori hanno affittato un locale e hanno chiamato un vero deejay !!
Io mi esibirò con la batteria e sarà un successone, ne sono sicuro.