musei AMACI

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musei AMACI
LE INIZIATIVE DEI MUSEI ASSOCIATI AD AMACI
PER LA QUINTA GIORNATA DEL CONTEMPORANEO
CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda di Savoia – Rivoli (TO), Tel. 011 9565280; Fax 011 9565230
[email protected]; www.castellodirivoli.org
GIANNI COLOMBO
16 settembre 2009 – 10 gennaio 2010
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea organizza la più importante mostra retrospettiva
sull’opera dell’artista italiano Gianni Colombo (Milano, 1937 - Melzo, 1993). La rassegna include circa
cento opere per le quali l’artista è diventato famoso negli anni Sessanta, oltre ad una vasta selezione di
disegni, “wall structures” mobili, sculture e installazioni. Nel mondo dell’arte cinetica sviluppatasi negli anni
Cinquanta e Sessanta, Colombo propone una nuova definizione dell’opera d’arte come ambiente basato
sulla partecipazione attiva dello spettatore. L’artista è in questo precursore di temi che sono oggi al centro
del dibattito artistico internazionale. Attraverso l’uso di luce e movimento nello spazio Colombo sperimenta
nuove dinamiche percettive ed inediti campi di iterazione visiva e sensoriale per lo spettatore, allora
fortemente presenti in Europa e in America Latina, portate avanti da esponenti quali Jesús-Rafael Soto e
François Morellet.
Gianni Colombo fa il suo ingresso nel mondo dell’arte nella Milano degli anni Cinquanta, quando l’Italia
iniziava ad avvertire i primi movimenti di quella rinascita economica che porteranno da lì a poco
all’esplodere del cosiddetto “miracolo italiano”. Lo slancio di ricostruzione del secondo dopoguerra ha un
riflesso immediato e forte nell’ambito culturale. Ne sono testimoni le opere di artisti quali Lucio Fontana,
Enrico Castellani, Francesco Lo Savio e Piero Manzoni. Nascono o si sviluppano in questi anni nuove
correnti e ambiti artistici, quali lo Spazialismo, la Pittura Nucleare, il Movimento Arte Concreta, Azimuth o
Miriorama. Colombo, che inizia a esporre le proprie pitture, sculture e ceramiche nel 1954, è tra i fondatori
del Gruppo T, con Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Giovanni De Vecchi e Grazia Varisco. Nel 1968
Colombo vince il Primo Premio alla XXXIV Biennale di Venezia con quella che sarà negli anni la sua
opera più famosa Spazio Elastico, del 1967.
La mostra al Castello di Rivoli riunisce le opere chiave dell’artista scomparso nel 1993. Insieme ad una
selezione di pitture e ceramiche - che rivelano le sue fonti in Paul Klee, Man Ray e il Surrealismo - fanno
parte della rassegna feltri (1958-59), Rilievi intermutabili (1959), le Superfici in variazione, le strutture
elettromeccaniche di Strutturazioni pulsanti create a partire dal 1959, le Strutturazioni fluide create a
partire dal 1960, sei ambienti che vanno dalla Strutturazione cinevisuale abitabile del 1964 alla
Topoestesia del 1977 e allo Spazio curvo del 1992. E’ presente in mostra anche l’opera Opus incertum,
ultimo lavoro dell’artista prima della morte.
La rassegna, curata da Carolyn Christov-Bakargiev in collaborazione con Marco Scotini dell’Archivio
Colombo, è accompagnata dal primo catalogo monografico in italiano e inglese sull’opera dell’artista.
Pubblicato per i tipi di Skira, Milano, il catalogo contiene un'antologia di scritti sull’opera di Colombo. Tra
questi quelli di Umberto Eco e di Achille Bonito Oliva, saggi critici di Carolyn Christov-Bakargiev, Guy
Brett, Marco Scotini e Marcella Beccaria, interviste inedite con Olafur Eliasson, François Morellet e
Giovanni Anceschi, una cronologia e una bio-bibliografia complete dell’opera dell’artista. La mostra è
realizzata grazie al contributo della Fondazione CRT.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA
Corso XI Settembre,184 - Pesaro, Tel. 0721 387651; Fax 0721 387652
[email protected]; www.centroartivisivepescheria.it
DIMENSIONS OF DESIGN. 100 CLASSICAL SEATS
5 settembre – 3 ottobre 2009
Il Centro Arti Visive Pescheria ospiterà dal 5 settembre al 3 ottobre 2009 una delle prestigiose mostre del
Vitra Design Museum - l'istituzione museale di architettura e design tra le più importanti del mondo - che è
stata allestita con ampio successo nelle principali capitali europee.
Si tratta di Dimensions of Design. 100 Classical Seats, una raccolta di 100 riproduzioni miniaturizzate di
sedie della collezione Vitra Museum, che coprono un arco di tempo di creatività progettuale dei maggiori
progettisti e industrial designer del settore del mobile dalla seconda metà del XIX secolo al 1991.
La mostra è a cura del Dipartimento di Design della Pescheria, che si è adoperato da tempo per attivare
una collaborazione con il Vitra Museum finalizzata alla realizzazione dell'iniziativa.
La mostra propone le sedie-icone dell'epoca moderna, dai modelli classici di Le Corbusier, di Mies van der
Rohe, di Macintosh, di Breuer fino ai designer attuali, in riproduzioni realizzate con lavorazione artigianale
accurata, accompagnate da un'analisi storica e critica di ciascun pezzo.
IRENE KUNG – PESARO: LA CITTÀ SOSPESA
12 settembre – 4 ottobre 2009
La mostra personale di Irene Kung è dedicata alla città di Pesaro, che l’artista ha interpretato attraverso
cinque monumenti particolarmente rappresentativi della città marchigiana: la scultura di Pomodoro, il
Villino Ruggeri, il Teatro Rossini, il Palazzo Ducale e la Pescheria. Fotografati in un rigoroso bianco e
nero, vengono rielaborati dall’artista attraverso un senso di sospensione quasi metafisico, che li trasferisce
in una dimensione onirica e surreale, senza mai perdere però la precisione maniacale dei dettagli, che
emergono con incredibile precisione nelle immagini stampate in grandi formato e collocate sulle pareti
della chiesa del Suffragio.
Così, dopo Annalisa Sonzogni, la Pescheria porta avanti il suo programma dedicato ad artisti che
interpretano la città di Pesaro attraverso il linguaggio fotografico con una mostra suggestiva e
coinvolgente, che permette di rivisitare la città ogni volta attraverso lo sguardo dell’arte.
Irene Kung presenta una serie di opere di grande formato (150 x 200 cm circa) all’interno della chiesa del
Suffragio.
E’ prevista la realizzazione di un catalogo, pubblicato in 500 copie, con un testo del curatore e
un’intervista all’artista.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Viale della Repubblica, 277 - Prato, Tel. 0574 5317; Fax 0574 531901
[email protected]; www.centropecci.it
BERT THEIS – BUILDING PHILOSOPHY
15 giugno 2009 – 28 febbraio 2010
I lavori di Bert Theis sono concepiti come progetti simbolici, filosofici o utopici, disseminati in spazi dove
l'arte può partecipare alla vita individuale e collettiva configurandosi quale luogo di riflessione, forma
utilizzabile o situazione di socialità. Padiglioni, panchine, pedane, tribune, chioschi, container, ispirati tanto
al minimalismo quanto all'architettura spontanea, si propongono come dispositivi aperti la cui
interpretazione e destinazione d'uso è affidata all'iniziativa del pubblico: interventi che invitano alla sosta e
al relax, che favoriscono pratiche di attivismo popolare e culturale ovvero - per usare le parole di Theis opere audience specific, "dove l'indeterminatezza diviene sinonimo di pratica democratica". (Marco
Scotini)
Un analogo carattere d'indeterminatezza si trova in Building Philosophy, concetto mutuato da Réalisation
de la philosophie di Guy Debord, introdotto da Theis nella sua esposizione alla Federico Bianchi
Contemporary Art di Lecco nel 2008 e ora riproposto a parete all'ingresso della Lounge. Il concetto si può
tradurre come "costruire la filosofia", azione necessaria dovuta alla mancanza di una teoria adeguata alla
crisi culturale contemporanea, oppure come "filosofia del costruire", realizzazione di "piattaforme" e altre
strutture come il "laboratorio" di sperimentazione artistica e culturale Isola Art Center e l’ufficio per la
trasformazione urbana out, promossi e coordinati dall'artista a partire dal 2001.
La personale di Theis a Prato si articola al piano terra del museo a partire dalla serie di Gropius Drifters
(2008), otto moduli praticabili di legno che riprendono su scala ridotta la planimetria disegnata nel 1924 da
Walter Gropius per un complesso di edifici mai costruiti, l’Accademia Internazionale di Filosofia di
Erlangen in Germania, posti in dialogo con l'opera permanente di Sol LeWitt, Wall Drawing #736.
Rectangles of Colour. Due serie di Mudam Drifters (2006), anch'essi riferibili a modelli di architettura
modernista, sono invece collocati negli spazi Lounge e Project Room. Qui l'artista presenta il
fotomontaggio Le troisième système (2006), che riprende il disegno di Le Corbusier per un agglomerato
urbano di tre milioni di abitanti con torri a croce, e l'installazione video Fuad Labord (2003), composta dalla
visione speculare e metaforica della giungla urbana cresciuta nei terreni destinati alla cementificazione del
quartiere Isola ripresa dal basso e dello spazio edificato senza verde di questa zona di Milano ripreso da
un grattacielo.
A questo fa seguito la serie aggiornata di fotografie e fotomontaggi Isolartcenters (2008-09), intesa
dall'artista come individuazione di spazi ideali per le attività dei progetti collettivi Isola Art Center e out
avviati nel quartiere Isola di Milano.
"Un centro per l'arte e per un quartiere non è un edificio, ma un concetto, un programma. Chi ha pensato
di distruggere Isola Art Center distruggendo l'edificio nel quale abbiamo lavorato dal 2003 al 2007 si è
sbagliato. Il centro è esploso ma è vivo. I suoi spazi espositivi e di incontro sono distribuiti attraverso il
quartiere Isola, ospitati da associazioni, negozi, un ristorante, le piazze, le saracinesche... La distruzione
ha liberato l'immaginazione e i sogni". (Bert Theis)
L'idea espressa dall'artista è rappresentata in mostra dall'installazione La stecca (2008), struttura-tenda
che richiama nella forma la sede originaria di Isola Art Center a Milano, collocata nella piazza del teatro
antistante alla Lounge e al bar del museo, intesa come spazio ricettivo e d'accoglienza per il pubblico, ma
anche come luogo di comunicazione, di incontro culturale e condivisione sociale.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Il progetto di Theis per Territoria #4
In concomitanza con la realizzazione del suo progetto espositivo al Centro Pecci, Theis è stato invitato a
curare la nuova edizione di Territoria, la rassegna artistica diffusa nel territorio provinciale (Prato,
Montemurlo, Carmignano e Cantagallo) in programma nei mesi di ottobre e novembre 2009. L'artista ha
concepito un work in progress che mirerà a focalizzare alcuni elementi chiavi del territorio coinvolgendo
artisti internazionali e italiani, architetti, filosofi, scrittori e strati della popolazione che di solito non entrano
in contatto con l’arte contemporanea.
Per l'occasione ha coniato una serie di slogan che sintetizzano i temi su cui si concentreranno le ricerche
e gli interventi artistici di Territoria #4: "Capire il territorio. Sognare il territorio. Segnare il territorio".
LENA LIV – HEKHALOT
25 settembre 2009 – 10 gennaio 2010
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci in collaborazione con il Tel Aviv Museum of Art presenta la
prima mostra personale in un museo italiano dell’artista russo/israeliana Lena Liv dall’evocativo e allo
stesso tempo enigmatico titolo Hekhalot. Il termine è tratto dalla cabala ebraica e fa riferimento ai “palazzi
divini” in un percorso mistico tra mondo visibile e invisibile.
La mostra, a cura del Direttore Artistico Marco Bazzini, si svolgerà presso il Centro Pecci dal 25 Settembre
2009 al 10 gennaio 2010 per fare poi tappa presso il museo di Tel Aviv nel prossimo febbraio.
Lena Liv utilizza in maniera pittorica immagini fotografiche recuperate su bancarelle o in archivi per
privarle del loro contesto e trovare così nuove profondità di senso. Un processo di straniamento che
partendo da dettagli privati non riconducibili a un singolo permette all’artista di creare grandi installazioni
nelle quali chiunque può identificarsi. “Nelle mie opere - dice l’artista in una conversazione con Bazzini
pubblicata nel catalogo - è sempre presente un riferimento all’essere umano, al noi, a tutti noi. Mai
all’autobiografia. Quando ho cominciato a realizzare i lavori con gli oggetti (…) pensavo sempre all’essere
umano e ai rapporti tra esseri umani, al rapporto intimo, forse nascosto, di calore, di casa, di cose
profonde.”
L’immaginario di Lena Liv è fatto di oggetti semplici appartenenti ad un universo passato, di volti di altri
tempi - come nella serie dedicata ai degenti di un ospedale psichiatrico o a quella dei bambini - ed è
sempre una rappresentazione archetipica del mondo e del tempo. I suoi lavori sono di suggestiva potenza
e di grande emozione, coinvolgono la memoria dello spettatore in ricordi personali e allo stesso tempo
riportano a nuova vita ciò che viene da lontano.
Tutti i suoi soggetti emergono, in un gioco di chiaroscuro, dalla profondità del nero che li avvolge e li isola.
Un uso della luce come svelamento e come rimando alla grande tradizione pittorica fiamminga della quale
riprende anche l’attenzione al dettaglio.
La mostra presenta circa quaranta lavori dell’artista, molti di grande dimensione, a partire dai primi anni
Novanta, periodo di sua piena maturità, fino all’ultimo progetto dedicato alla metropolitana di Mosca dove
per la prima volta utilizza immagini scattate direttamente da lei.
Un contributo originale e prezioso alla lettura delle opere in mostra sarà dato da un video del prof. Haim
Baharier, tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico, autore per Garzanti de “La
genesi spiegata da mia figlia” (2006) e “Il tacchino pensante” (2008).
Lena Liv e Haim Baharier si sono conosciuti e avvicinati come sovente avviene tra esiliati, tra diasporici.
L'esilio comporta un certo rapporto con la memoria. Lena, come artista, elabora questo rapporto
attraverso le proprie creazioni, Haim Baharier lo elabora attraverso il pensiero. Haim e Lena hanno così
iniziato un dialogo.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo dal Centro Sperimentale delle Arti in cui sarà
presentata una vasta selezione delle sue opere che saranno accompagnate da testi critici di Marco
Bazzini, Direttore artistico Centro Pecci, di Mordechai Omer, Direttore Tel Aviv Museum of Art, e di
Giuseppe Grilli, Angela Madesani, Robert Morgan e Giuliano Serafini, curatori e critici d’arte.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
CIVICA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI GALLARATE
Viale Milano,21 – Gallarate (VA), Tel. 0331 791266; Fax 0331 791266
[email protected]; www.gam.gallarate.va.it
TWISTER Rete Musei Lombardia per l’Arte Contemporanea
3 ottobre 2009
Inaugurazione delle opere site specific degli artisti vincitori del concorso regionale. Per la GAM: Un
paesaggio da lontano di Massimo Bartolini - Welcome di Maik e Dirk Lobbert; intervento in rete di Ofri
Cnaani, piazza antistante la nuova sede espositiva della GAM, via De Magri, (Gallarate).
THE GROUP SHOW
Mario Airò, Massimo Bartolini, Carlo Bernardini, Loris Cecchini, Ofri Cnaani, Mme Duplok,
Chiara Dynys, Lara Favaretto, Maik e Dirk Lobbert, Marzia Migliora, Ottonella Mocellin e
Nicola Pellegrini
3 ottobre 2009 – 31 gennaio 2010
The Group Show. Mario Airò, Massimo Bartolini, Carlo Bernardini, Loris Cecchini, Ofri Cnaani, Mme
Duplok, Chiara Dynys, Lara Favaretto, Maik e Dirk Lobbert, Marzia Migliora, Ottonella Mocellin e Nicola
Pellegrini è il titolo della mostra collettiva che inaugura nella sede storica della GAM di viale Milano.
La mostra articolata ed estesa occupa per la prima volta tutte le sale espositive del museo, offrendo
spazio ai lavori più significativi degli artisti invitati: gli undici vincitori del concorso regionale TWISTER Rete
Musei Lombardia per l’Arte Contemporanea, tra i più rappresentativi della scena contemporanea italiana.
Contestualmente all’inaugurazione della mostra alla GAM, sabato 3 ottobre 2009, verranno presentati al
pubblico gli interventi site specific progettati dagli artisti per ognuno dei dieci musei lombardi che fanno
parte del circuito.
Per la GAM dunque, oltre agli interventi vincitori del concorso Un paesaggio da lontano di Massimo
Bartolini, Welcome di Maik e Dirk Lobbert e Primes and Knots. Dreams and Dramas e One-momentmomentum di Ofri Cnaani - lavori visibili nella piazza antistante la nuova sede museale di via De Magri -,
anche una mostra collettiva che approfondisce i percorsi artistici dei protagonisti del concorso.
L’IDIOMA DI MODESTO
3 ottobre 2009
Nella serata del 3 ottobre, dislocata tra la nuova sede della GAM e quella storica, una performance di
grande fascino e impatto estetico. E’ l’esperimento sonoro di Pierluigi Calignano in collaborazione con
l’Orchestra di Via Padova, opera che si concentra e si struttura sull’idea di integrazione sociale: ogni
musicista è portatore di un’individualità specifica, che dipende non solo dalla propria origine, ma anche da
un approccio specifico con la musica e con lo strumento.
I membri dell’orchestra vengono disposti con il volto rivolto al muro, collocati in una condizione di
impossibilità e difficoltà di ascolto reciproco e distanziati in modo da formare idealmente i vertici di un
perimetro. Il pubblico è così libero di muoversi all’interno di questo perimetro.
Non solo l’integrazione di stranieri in un progetto di convivenza che è l’orchestra stessa, ma lo
spostamento di un dialogo già in atto in situazioni e luoghi legati all’arte attraverso la presentazione di un
oggetto sonoro in cui la partecipazione del pubblico passa anche attraverso la possibilità di occupare e
attraversare lo spazio di quel complesso dialogo sonoro e culturale che si articola tra i musicisti. Si rompe
così la prassi palco/pubblico e la frontalità dell’ascolto. Annullando la separazione e negando la figura del
musicista arriva soltanto l’oggetto sonoro: la forma viene scardinata per fare posto ad un linguaggio
musicale costruito sull’improvvisazione ed un nuovo approccio percettivo.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
FONDAZIONE GALLERIA CIVICA –
CENTRO DI RICERCA SULLA CONTEMPORANEITÀ DI TRENTO
Galleria Civica – Via Cavour, 19 – Trento, Tel. 0461 985511; Fax 0461 237033
[email protected]; www.fondazionegalleriacivica.tn.it
In occasione della 5ª Giornata del Contemporaneo, organizzata da AMACI, La Fondazione Galleria
Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità di Trento presenta in anteprima due nuovi progetti nello
spazio espositivo di Via Belenzani 44, appositamente ristrutturato per accogliere i progetti (opere, ma
anche pubblicazioni, workshop, seminari, progetti di ricerca) proposti da artisti attivi sul territorio trentino in
relazione al contesto culturale, sociale e economico della città e della Provincia autonoma di Trento. I
progetti saranno poi visibili dal 9 ottobre 2009, in occasione della mostra inaugurale della Fondazione.
Gli artisti troveranno, in questa sede – centro di riflessione condivisa su sui temi e linguaggi della
contemporaneità che ha deciso di riservare parte del suo programma alla formazione dei giovani artisti
locali, seguendoli lungo il percorso di crescita del loro lavoro e della loro ricerca – il luogo ideale per un
confronto con il pubblico, per un’apertura alla comunità, al suo sistema fluido di relazioni e interessi in
costante evoluzione.
I primi artisti invitati, Adolf Vallazza e Anna Scalfi, differenti per età, formazione e tipologia del lavoro, nel
semplice accostamento dei progetti offrono uno spettro amplissimo delle possibilità espressive offerte da
concetti universali come storia, tradizione, comunità, intimità, memoria.
ADOLF VALLAZZA (Trono)
Inaugura il progetto un omaggio ad un artista storico quale Adolf Vallazza, nato ad Ortisei in Val Gardena
nel 1924, che quest’anno compie 70 anni di attività e ricerca artistica. Nipote di Giuseppe Moroder
Lusenberg, considerato uno tra i massimi rappresentanti della cultura artistica tirolese, Adolf Vallazza
attraverso un lungo percorso di formazione presso la bottega dello sculture Alois Insam Tavella, dopo aver
appreso la tecnica tradizionale dell’intaglio ligneo, recide progressivamente il legame con la tradizione
locale “di maniera”. Dal primo periodo figurativo e l’impiego di materiali come la creta e il bronzo, comincia
ad indirizzare il suo linguaggio verso forme simboliche e arcaiche realizzate nel legno recuperato da
antichi masi. Realizzerà Torsi, Totem e Troni. Appositamente per la Fondazione Galleria Civica, Adolf
Vallazza ha scelto di realizzare un Trono che, come ogni Trono, va ad instaurare con lo spazio un mutuo
rapporto. I Troni di Vallazza mantengono il loro legame con la terra da cui si generano e sfruttano la
verticalità propria della montagna e delle piante e sono sedute regali e fiabesche dal materiale povero che
alludono ai simboli della mitologia ladina e delle fiabe universali.
Adolf Vallazza vive e lavora ad Ortisei.
A cura di: Elena Lydia Scipioni
ANNA SCALFI (Traccia 0_via Belenzani 46_Trento)
Anna Scalfi offre alla Fondazione Galleria Civica il racconto della storia della sua attuale sede, o meglio le
tracce sovrapposte di decine di possibili diversi racconti. Traccia 0_via Belenzani 46_Trento, che è parte
del più ampio progetto “Tracce fuori mappa” che coinvolgerà l’intera città, si sviluppa a partire dall’invito
fatto all’artista di ripercorrere le vicende dell’edificio in cui si trova la Fondazione in occasione della
pubblicazione dell’ultimo numero di I Love Museums, la rivista-catalogo dell’AMACI. La formazione
interdisciplinare che sta alla base del lavoro di Anna Scalfi (ha studiato all’Accademia di Brera con
Luciano Fabro, all’Accademia di Arte Drammatica Silvo D’Amico di Roma, e alla Facoltà di Sociologia a
Trento) ha affinato la sua sensibilità e il suo interesse nei confronti delle relazioni che si creano tra cose,
luoghi e soggetti. Le sue opere cercano incontri e dialoghi con persone che non frequentano abitualmente
il mondo dell’arte contemporanea, invadendo pacificamente luoghi pubblici: per la centrale piazza Duomo
a Trento, ad esempio, Scalfi aveva predisposto una sorta di lavanderia a cielo aperto in occasione di
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Manifesta 7, oppure presso le diverse sedi universitarie, in cui ha organizzato happening che
interrogavano l’identità delle strutture di potere legate alla diffusione del sapere. Per Traccia 0_via
Belenzani 46_Trento, Scalfi ha individuato una serie di persone la cui vita è stata in qualche modo legata
agli spazi che ora sono la sede della Fondazione e agli immediati dintorni, e ha chiesto loro di raccontare i
ricordi legati a questi luoghi. La discoteca “UFO”, la pizzeria “3D”, un salone di parrucchiere, una
pasticceria viennese, una sala da biliardo, un negozio di scarpe, sono stati teatro di vite normali e ora lo
sono di ricordi fra dimensione intima e collettiva. Al visitatore, dotato di una cuffia auricolare, Anna Scalfi
offre di ascoltare questi racconti trovandosi nei luoghi a cui fanno riferimento, condividendo un’emozione
ma anche misurando la distanza temporale che ci separa da quanto è accaduto. L’artista indaga il
meccanismo che connette luogo e vissuto, la relazione tra spazio e parola, abolendo la gerarchia che dà
più valore a un palazzo storico che alla prima discoteca di Trento, per costruire una nuova “storia” basata
sull’affezione e sul valore del ricordo individuale. Dà vita a un racconto senza trama, a un incrocio di
vicende e di persone: oggi in un punto c’è una persona che ascolta il racconto di quel che è successo in
quel punto a qualcun altro, in un altro momento.
A cura di: Eva Fabbris
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GALLERIA CIVICA D’ARTE CONTEMPORANEA MONTEVERGINI
Via Santa Lucia alla Badia, 1 – Siracusa, Tel. 0931 24902; Fax 0931 24902
[email protected]; www.montevergini.it
SIRACUSA/MODICA IN CONTEMPORANEA
3 ottobre – 18 ottobre 2009
A Siracusa dal 3 al 4 Ottobre, 9 cerchi in movimento ospita le performances in video di artisti, in transito
tra i moti dell’anima e l’indecifrabilità del presente, che si muovono in zone di confine tra il teatro, la danza,
le arti visive, attraversamento non certamente nuovo nelle intenzioni di superare le barriere tra le arti. Lo
spettatore sarà coinvolto in un percorso, a partire dall’Antico Mercato per finire alla Galleria Civica d’Arte
Contemporanea Montevergini. Il percorso rispecchia il mito di Hainuwele, originario dell’isola di Ceram in
Indonesia, per i suoi riferimenti alla ricomposizione rituale tra uomo e natura e per il suo essere, trasposto
all’oggi, performativo.
A Modica, nel sud-est della Sicilia, nasce il Center Of Contemporary Arts che sarà veicolato sotto il nome
più agile, ma non meno singolare, di C.o.C.A.
Gli strumenti di una preview sono l’esposizione di opere di artisti e le interviste live ai protagonisti dell’arte
che operano nel territorio e fuori da esso.
Dirigersi verso sud-est da qualunque punto ti trovi. Potrebbe essere un nuovo orientamento in questa
società colma di continui suggerimenti di viaggio. Potrebbe essere l’occasione per vedere spazi
incontaminati. Potrebbe essere anche la possibilità per scoprire che il sud-est è popolato da incredibili
energie disilluse e propositive riguardo ai vari progetti di distretti culturali. IN CONTEMPORANEA è un
evento a cura di Aldo Taranto e Francesco Lucifora con la collaborazione dell’associazione Uburè e
Laboratorio Autonomo Potenziale e il coordinamento per gli allestimenti di Scenapparente.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
GALLERIA CIVICA DI MODENA
Pal. S. Margherita – Corso Canalgrande, 103 – Modena, Tel. 059 2032911; Fax 059 2032932
[email protected]; www.galleriacivicadimodena.it;
CHRISTIAN HOLSTAD. I CONFESS
20 settembre 2009 - 10 gennaio 2010
Ironico o dissacrante manipolatore di stili, Christian Holstad usa con disinvoltura diverse modalità
espressive - scultura, installazione, disegno, collage, assemblage, video e performance – per visionarie
incursioni in spazi e situazioni che giocano un ruolo di rivisitazione, o riabilitazione degli immaginari più
diversi.
Artista eclettico e versatile non disdegna il ricorso a manufatti artigianali e cuce con ago e filo, e
all'occorrenza lavora a maglia e all'uncinetto, nuove interpretazioni di icone, ideologie e oggetti di un
passato recente.
Prima personale italiana dell'artista americano, organizzata e coprodotta dalla Galleria Civica di Modena e
dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, curata da Milovan Farronato, la mostra Christian
Holstad. I Confess si accompagna alle iniziative del festivalfilosofia, dedicato quest'anno al tema della
Comunità.
Il percorso espositivo presenta installazioni, sculture e disegni inediti, un itinerario personale e crudo che
si spinge ad investigare le contraddizioni della società americana contemporanea. Un racconto
introspettivo articolato in 12 stazioni successive. Tra ascese e cadute, creatività e dissacrazione, la mostra
rivisita le tappe salienti della produzione di Christian Holstad, includendo alcune delle opere più celebri
dell'artista americano: le sculture Mobiles costruite con abiti usati, grucce e accessori; i serpenti realizzati
in tessuti preziosi; una serie di disegni inediti su carta da giornale e foglia oro. L'arte di Holstad si lega
visceralmente alla sua manualità, trasformando, in alcuni casi, vestiti e costumi in un bestiario, come
accade per i serpenti di Defined Through Deflation and Limits of Exposure (2004-05).
Strutturata in due ambienti contigui la mostra si apre con una "cappella votiva" realizzata con assi di legno
inchiodate tra loro, sulle cui pareti sono affissi dodici disegni inediti, che ripercorrono una personale Via
Crucis. E una seconda stanza, in cui l'illuminazione è capovolta e le opere appese al soffitto sono
collegate tra loro da catene che disegnano un improbabile candelabro. Anche in questo caso si tratta di
dodici stazioni, dodici tappe introspettive, un itinerario tra visione e allucinazioni, cadute e ascese sul
Monte Calvario percorso dalla comunità americana contemporanea.
"Ed è proprio la società americana - scrive Milovan Farronato - nei suoi paradossi, miti, ideologie e
contraddizioni, il suo privilegiato campo d'indagine. In questi meandri si compie la sua 'ricerca
sentimentale', e la sua ipotetica confessione. La leggendaria Marilyn Monroe, l'icona pop Maria Veronica
Ciccone, l'infausto e grottesco caso del Superman Christopher Reeve sono alcuni dei personaggi che
Holstad ha investigato in altrettante opere. E insieme a loro storie di cronaca recente e passata. I titoli
stessi di alcune mostre di Holstad sembrano puntare l'accento sul 'dominio' e sul 'consumismo' americani:
American Standard o American Express. Al di là della produzione più propriamente scultorea e
installativa, ogni suo disegno ha come base e supporto le immagini e gli articoli delle più importanti testate
americane".
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
ETHOS DEGLI ITALIANI. Olivo Barbieri site specific_MODENA 08
17 settembre – 18 ottobre 2009
In occasione del festivalfilosofia la Galleria Civica di Modena presenta Ethos degli italiani, una delle tappe
della trilogia di mostre fotografiche allestite alla Bilbioteca Civica Luigi Poletti, all'ex ospedale
Sant'Agostino e a Palazzo Santa Margherita: Modena dagli anni '20 al Dopoguerra (con una selezione di
pezzi dalla Collezione Tonini) alla Poletti, momenti di carattere rituale e collettivo della città negli anni '50
all'ex ospedale Sant'Agostino a cura del Fotomuseo Panini, la città contemporanea, le sue trasformazioni
e le sue contraddizioni a Palazzo Santa Margherita.
Negli ultimi anni la Civica ha guardato Modena da molti punti di vista: con nostalgia e ad altezza-cane con
Franco Vaccari (Opere 1955-1975, 2007, Palazzina dei Giardini), in volo sulla Ghirlandina con Mimmo
Paladino, che ha ideato un film (Torretreno. Mimmo Paladino per Modena, 2008, coproduzione Galleria
Civica di Modena e Ananas Cinema), che documenta il centro di Modena e il Duomo visti dall'alto, e ora
con il progetto site specific MODENA_08 di Olivo Barbieri che ci restituisce un'immagine totalmente
inedita dei luoghi, percepiti come disegno e pittura.
L'eccentricità dello sguardo sul territorio contemporaneo sarà il tema portante dello step di Palazzo Santa
Margherita che comprende due momenti distinti: un'installazione alle Sale Superiori e un evento pubblico,
a cura dell'autore, in programma la sera di sabato 19 settembre nel Chiostro del Palazzo.
Dopo aver realizzato con la serie site specific_ progetti fotografici e film che hanno per soggetto città come
Roma, Montreal, Amman, Shanghai, Las Vegas, Los Angeles, Siviglia, New York, Olivo Barbieri ha
dedicato un progetto alla propria città e, per la prima volta, lo ha reinterpretato, traendone nuovi spunti
espressivi. Ethos degli italiani, rivisita l'allestimento precedentemente proposto nell'ambito del progetto di
riqualificazione della Zona Tempio e presenta, con una nuova installazione, il punto di vista di Barbieri sul
paesaggio urbano e sulla complessità che ruota attorno alla città contemporanea, teatro di storie
individuali e collettive, coabitazione/integrazione e nuovi contesti urbanistici, in sintonia con il tema di
questa edizione del festivalfilosofia, la Comunità. La città si svela, quasi inconsapevolmente, allo sguardo
dell'autore che la osserva dall'alto, e rivela così, efficacemente, ciò che altrimenti sarebbe impossibile
percepire.
Nuovi abitanti, nuovi cantieri, nuovi confini balzano agli occhi di un Grande Fratello intento a scrutare a
bordo di un elicottero, sospeso tra trecento e cinquecento piedi d'altezza. Barbieri definisce questa nuova
presentazione installazione immersiva, là dove è fondamentale la portata narrativa degli oggetti e delle
rivelazioni provocate dal loro accostamento e dal loro posizionamento nello spazio. Per questo, nelle Sale
Superiori, due grandi schermi sospesi accostati di spalle al centro della prima sala, coniugano e
giustappongo l'immagine elettronica con il disegno progettuale. Nella sala attigua i dittici del progetto site
specific_MODENA 08 nel nuovo allestimento pensato per l'occasione.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
GC.AC. GALLERIA COMUNALE D’ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Cavour, 44 – Monfalcone (GO), Tel.0481 494360; Fax 0481 494352
[email protected]; www.galleriamonfalcone.it
CONVEGNO SULLA DIDATTICA. PROGETTO ARTE E SCUOLA a cura di Eva Comuzzi
3 ottobre 2009
Nel corso della Giornata del Contemporaneo la GC.AC - Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di
Monfalcone, organizza un convegno sulla didattica in cui sono invitati ad intervenire, raccontando la
propria esperienza, i maggiori esperti del settore in Regione (Damatrà, Modidì, Associazione Le Arti
Tessili di Maniago, e l’Associazione Altre Forme di Udine), nonchè gli artisti che hanno partecipato al
primo laboratorio didattico organizzato dalla galleria (Michele Bazzana, Lucia Soramel, Diego Tonus e
Verde Olivia).
Durante la pausa pranzo è previsto un pic-nic presso i giardini della Rocca di Monfalcone, curato dal
gruppo di catering creativo R18 che, per l’occasione, realizzerà anche delle sculture di cibo con i bambini
della Scuola Elementare Duca d’Aosta, che fungeranno da souvenir per gli ospiti del convegno.
Alle ore 17.30 è prevista l’inaugurazione della mostra, in cui verranno esposti i lavori realizzati durante il
laboratorio didattico.
PROGRAMMA
Ore 10.30 inizio convegno
Saluti e introduzione del programma
Eva Comuzzi, responsabile del settore educazione GC.AC – Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di
Monfalcone.
Paola Benes, Assessore alla Cultura del Comune di Monfalcone
Silvia Altran, Assessore alle Pari Opportunità
Giovanna D’Agostini, Dirigente del Servizio
Ore 11 - 13
Presentazione del programma e dell’attività laboratoriale svolta nel corso delll’anno 2008-2009 a cura di
Eva Comuzzi
Modidì: Arte in Gioco – L’Atelier come luogo dell’espressività dei bambini (www.modidi.it)
Associazione Le Arti Tessili di Maniago (www.leartitessili.it)
Ore 13 - 15 pausa pranzo
Passeggiata e pic-nic alla Rocca di Monfalcone con catering creativo realizzato da R18
(errediciotto.blogspot.com)
Ore 15- 17
Damatrà (www.damatra.com)
Associazione Altre Forme di Udine (www.altreforme.net)
Ore 17.30
Inaugurazione della mostra con i lavori realizzati durante il laboratorio dai bambini assieme agli artisti e
presentazione del catalogo con tutta la documentazione del progetto.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53 - Bergamo, Tel.035 270272; Fax 035 236962
[email protected]; www.gamec.it
ART IN THE AUDITORIUM – II EDIZIONE
1 ottobre 2009 – 17 gennaio 2010
La GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di presentare la seconda
edizione di Art in the Auditorium, un progetto nato da un'iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra, e
che vede la collaborazione di istituzioni internazionali presenti in Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina,
Turchia e Europa.
Oltre alla GAMeC e alla Whitechapel Gallery, partecipano ad Art in the Auditorium anche il Ballroom Marfa
(Marfa, Texas), la Fundación PROA di Buenos Aires, l'Henie Onstad Kunstsenter di Oslo; The Institute for
the Re-adjustment of Clocks di Istanbul (ospitato da Istanbul Modern) e la City Gallery Wellington
(Wellington, Nuova Zelanda).
Questa la lista dei 7 artisti selezionati da ciascuna istituzione: Patrizio Di Massimo (selezionato dalla
GAMeC di Bergamo); İnci Eviner (selezionata da The Institute for the Re-adjustment of Clocks di Istanbul
- ospitato da Istanbul Modern); Lars Laumann (selezionato dall’Henie Onstad Kunstsenter di Oslo); Ursula
Mayer (selezionata dalla Whitechapel Gallery di Londra); Charly Nijensohn (selezionato dalla Fundación
Proa di Buenos Aires); Nova Paul ( selezionata dalla City Gallery di Wellington); Aïda Ruilova (selezionata
dal Ballroom di Marfa).
Come nella scorsa edizione di questa mostra – ospitata dalla GAMeC tra la fine del 2008 e l'inizio del
2009 – ciascuna istituzione è stata invitata a segnalare un artista del proprio Paese, e a presentare il suo
lavoro attraverso una selezione di opere che vedono nell'uso dell'immagine in movimento il mezzo
privilegiato.
Anche in questa occasione si potranno vedere video, film e animazioni provenienti dai contesti culturali più
diversi, così da ottenere una selezione di quello che è ormai un medium globale – il video, appunto – con
cui gli artisti raccontano la propria e la nostra realtà dai quattro angoli del pianeta, usando linguaggi diversi
come il documentario e la finzione, e registri che spaziano dalla poesia alla critica sociale. Ciascuna di
queste opere mette in scena temi chiave dei nostri tempi: dagli stravolgimenti climatici ai rimossi della
storia recente, fino al potere del cinema e della finzione di condizionare identità e memoria.
AARON CURRY – BAD DIMENSION
1 ottobre 2009 – 17 gennaio 2010
La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta Bad Dimension, la prima
personale in un’istituzione europea dell’artista americano Aaron Curry.
L’opera di Aaron Curry (1972, San Antonio, Texas. Vive e lavora a Los Angeles) esplora la storia dell’arte
del secolo scorso e il paesaggio visivo contemporaneo in un intreccio di stili, forme e immagini che
mescolano passato e presente, avanguardia e cultura di massa.
Il suo è un linguaggio che utilizza in modo quasi paradossale il meccanismo della citazione: i lavori, infatti,
sviluppano uno stile estremamente personale e riconoscibile, nonostante l’artista faccia un esplicito
richiamo formale a una lunga serie di pietre miliari della storia dell’arte del XX secolo.
Aaron Curry sembra tracciare una sorta di storia della figurazione umana che ha tra i suoi perni il Cubismo
e il Surrealismo, ma contamina il riferimento a questa tradizione con una complessa serie di allusioni a
fenomeni come il graffitismo, il folklore americano, l’immaginario fantascientifico e l’artigianato.
Se Picasso – e più in generale l’avanguardia modernista – avevano guardato all’arte primitiva e l’avevano
assunta all’interno del rinnovamento della scultura e della pittura, Curry amplifica questo meccanismo di
appropriazione e lo estende al mondo delle immagini elettroniche, alla computer grafica e al culto
mediatico delle celebrità. In questo modo le sue opere appaiono come misteriose presenze totemiche che
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sembrano raccontare il nostro presente – fatto di relitti urbani, consumo televisivo e virtualità – quasi
fossero reperti di un culto sospeso tra passato e futuro.
Come per molti artisti della sua generazione, anche per Curry è il collage lo strumento principale nella
costruzione del lavoro, inteso qui non soltanto come semplice tecnica, ma soprattutto come operazione
concettuale all’origine della sintesi delle immagini. Le sculture di Aaron Curry, infatti, sono realizzate a
partire dall’assemblaggio e dall’intersezione di piani dalle forme sinuose, spesso di legno dipinto o
alluminio, sui quali l’artista intervenie con la serigrafia, il colore e la vernice spray. In questo modo l’artista
mette in atto una continua oscillazione tra l’immagine bidimensionale e il linguaggio della scultura, facendo
confluire la memoria di artisti come Alexander Calder, Isamu Noguchi e Henry Moore in una più ampia
riflessione tanto sull’astrattismo quanto sull’immagine di natura pop.
Per Curry la scultura è sempre di natura installativa: le sue opere sono, infatti, per lo più presentate in
gruppi e poste in dialogo con sculture dai volumi semplificati e inclinate contro il muro, e con lavori a
parete in cui torna il principio della sovrapposizione e della fusione di immagini prelevate dai mass media,
macchie di colore e forme biomorfe.
Il motivo dell’accumulo delle immagini e delle informazioni visive caratterizza il lavoro di Aaron Curry come
profondamente radicato nella tradizione artistica di Los Angeles, soprattutto se pensiamo ad artisti come
Hawkins, Kelley, Baldessari, Jackson, McCarthy e Rhoades che, nella loro diversità, hanno contribuito a
identificare l’arte californiana come un’arte dell’ipertrofia e della sovreccitazione. Eppure, questo aspetto
della cultura visiva contemporanea, legato alla frenesia del flusso e del consumo delle immagini, in Curry
assume un aspetto quasi più meditativo e composito, come se l’esperienza artistica e percettiva di Los
Angeles (sua città di formazione e adozione) si compenetrasse con un più profondo ripensamento non
soltanto dell’avanguardia europea ma, anche, con l’immagine del paesaggio di frontiera americano e
texano, con l’apertura dei suoi orizzonti e il respiro delle sue forme naturali monumentali.
La mostra sarà accompagnata dalla prima monografia finora dedicata al lavoro dell’artista e pubblicata da
JRP / Ringier, con testi di Richard Hawkins e Alessandro Rabottini, e con una lunga conversazione tra
Aaron Curry e Bruce Hainley.
Mostra e catalogo sono realizzati in collaborazione con la Galleria David Kordansky, Los Angeles e con la
Galleria Michael Werner, Berlino / Colonia / New York.
TWISTER
4 ottobre 2009 – 31 gennaio 2010
Inaugura i prossimi 3 e 4 ottobre TWISTER, un modello innovativo di alleanza virtuosa tra dieci musei di
arte contemporanea lombardi, tra cui la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo,
promosso dalla Regione Lombardia con il contributo della Fondazione Cariplo.
Un progetto che raggiunge un triplice obiettivo: arricchire i singoli musei di significative opere d’arte
contemporanea; promuovere e sostenere il lavoro degli artisti, al di fuori di logiche di mercato; favorire
l’apprezzamento dell’arte di oggi da parte del grande pubblico.
Dieci artisti per dieci musei: Marzia Migliora (Museo del Novecento, Milano) | Chiara Dynys (FAI – Villa e
Collezione Panza, Varese) I Mario Airò (Fondazione Stelline, Milano) I Loris Cecchini (Galleria del Premio
Suzzara, Suzzara – MN) I Massimo Bartolini (GAM – Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate – VA) I
Lara Favaretto (GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo) I Carlo Bernardini
(MAM – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti – Mantova) I M.me Duplok
(Museo Civico Floriano Bodini, Gemonio – VA) I Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini (Museo d’Arte
Contemporanea, Lissone – MB) I Maik e Dirk Löbbert (Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate,
Gallarate – VA).
Gli spazi a disposizione per gli interventi artistici non sono le sale espositive, ma lo spazio di ogni museo
in senso ampio, all’interno e all’esterno, con una particolare attenzione agli “spazi di rispetto” attorno al
museo stesso e al tessuto urbano e territoriale circostante.
All’artista Ofri Cnaani è stata affidata la realizzazione di un intervento artistico in rete, che coinvolge i dieci
musei/enti della rete regionale per mostrare l’unicità e la coesione del progetto TWISTER e le specificità di
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ogni realtà museale, rendendo visibile la rete dedicata all’arte contemporanea in Lombardia.
Gli undici progetti prescelti saranno esposti in contemporanea nelle sedi di ogni museo coinvolto, e
saranno i protagonisti di un’unica grande mostra, che sarà inaugurata sabato 3 e domenica 4 ottobre
2009.
L’artista scelta per la GAMeC è Lara Favaretto, la quale ha previsto la realizzazione di un’installazione
intitolata Monumento Momentaneo che verrà inaugurata domenica 4 ottobre alle ore 10.00, in Piazzetta
Piave, alla presenza di Massimo Zanello – Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia e
di Claudia Sartirani - Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo.
L’installazione sarà costituita da un masso di pietra con una fessura grande abbastanza da permettere al
pubblico di inserire del denaro al suo interno. La funzione di tale opera sarà, infatti, quella di salvadanaio
della città, e per la volontà stessa dell’artista il denaro raccolto dovrà essere devoluto a un’attività di alto
spessore sociale, proprio per costruire un legame forte ed etico tra l’opera, la forza che l’arte ha di
cambiare le cose, e la città, vera destinataria dell’intera operazione.
Al termine del periodo prestabilito, Monumento Momentaneo sarà distrutto, ridotto in pezzi, e una sua
porzione rappresentativa sarà collocata e conservata all’interno della Collezione Permanente della
GAMeC.
Insieme alla scultura, un ruolo strategico sarà attribuito alla comunicazione, progettata per essere
semplice, coinvolgente e diretta a tutta la città.
I Servizi Educativi della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, infatti, hanno lanciato una campagna
per valorizzare uno degli intenti principali del progetto Twister, ovvero quello di integrare l’arte
contemporanea con Bergamo e con i suoi abitanti.
Una campagna attraverso cui si renderà pubblico ai cittadini che il denaro raccolto nel masso-salvadanaio
sarà devoluto al programma di sostegno Servizio Esodo, iniziato da don Fausto Resmini e rivolto
all’accoglienza e al soccorso degli emarginati e dei senzatetto della Città e della Provincia di Bergamo.
L’installazione diventerà così un reale e concreto “Monumento Momentaneo” alla solidarietà.
Tutti (scuole e studenti, singoli cittadini, associazioni di categoria, studi professionali, aziende,
associazioni culturali, ecc…) possono rendersi a pieno titolo protagonisti dell’iniziativa.
L’aiuto che viene richiesto si concretizza in due forme: la prima consiste nella condivisione del progetto,
una condivisione che supera il semplice appoggio morale all’iniziativa divenendo vera partecipazione alla
realizzazione del senso dell’opera. Questa condivisione consiste nell’offrire la propria disponibilità e il
proprio tempo per presidiare il Monumento Momentaneo, fornendo così ai cittadini le informazioni
necessarie a comprendere pienamente il significato vero e profondo dell’installazione. Chi accetterà di
collaborare dimostrerà pubblicamente di non temere l’emarginazione e di sostenere i servizi ad essa
destinati, ma soprattutto avrà la possibilità di comprendere l’opera e di essere parte integrante di
un’installazione di arte contemporanea.
La seconda tipologia di aiuto, più immediata e forse anche più scontata rispetto alla precedente, è quella
del contributo economico da versare direttamente nel monumento-salvadanaio.
Sul sito www.gamec.it, in una sezione dedicata a Twister, costantemente aggiornata e suddivisa nelle
sezioni “presidio” e “sostegno”, comparirà l’elenco delle persone che presidieranno l’opera e il nome di
coloro che si impegneranno a sostenere economicamente il Servizio Esodo, parte integrante dell’opera di
Lara Favaretto.
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GALLERIA D’ARTE MODENA PALAZZO FORTI
Via A. Forti, 1 - Verona, Tel.045 8001903; Fax 045 8003524
palazzo [email protected]; www.palazzoforti.it
CONFININFRANTI. UNA COLLEZIONE PERMANENTE
Le sale espositive della Galleria accolgono 80 opere tra le più significative della collezione d’arte
contemporanea della città: frutto di donazioni, depositi e acquisti viene proposta permanentemente in
sempre nuovi ed inediti percorsi allestitivi, oltre ad essere presente, con alcuni lavori, in importanti musei
di tutto il mondo, all’insegna di una politica di valorizzazione e diffusione del proprio patrimonio artistico.
Il nuovo allestimento, ideato e curato da Patrizia Nuzzo, è un percorso nel mondo contraddittorio dell’arte
contemporanea, dove la molteplicità dei linguaggi - dal digitale alla più tradizionale tecnica pittorica – si
esprime con un gioco di assonanze e contrappunti in un circuito aperto tra spazio, opera e fruitore. Sono
questi i tre elementi fondamentali che si caricano di senso, interagendo l’un l’altro nella splendida cornice
storica del Palazzo.
Le sale del piano nobile accolgono ora i nuovi lavori di Diango Hernandez, Massimo Kaufmann, Polona
Maher, Carla Mattii, Margot Quan Knight, Matteo Sbaragli, Tetsuro Shimizu, Nicola Vinci.
Accanto ad essi quelli degli artisti consolidati nella storia (Sol LeWitt, Joseph Kosuth, Giulio Paolini,
Fabrizio Plessi, ecc), e ancora le ricerche che hanno caratterizzato gli anni ottanta, novanta e duemila,
documentate attraverso le installazioni di Julia Bornefeld, i video di Debora Hirsch, le fotografie di Cindy
Sherman, Spencer Tunick, Vanessa Beecroft e Vik Muniz, le sculture di John Isaacs, Roberto Barni e
molti altri.
Superati, infranti, liberati, i confini dell’arte, le sue “tendenze”, i suoi “ismi” perdono definizione; una
pluralità di forme, modi e linguaggi entrano in relazione con gli spazi che li ospitano per assumere inediti
ed originali significati, trasferendosi dall’oggetto al suo contenitore. Da parte sua, lo spettatore è invitato
ad un approccio aperto e ricettivo nei riguardi del mondo che gli artisti evocano, vivendo un’esperienza
insieme empatica e conoscitiva.
Nel 2004 l’impianto scientifico aveva prediletto un percorso cronologico a ritroso, molto apprezzato dal
pubblico e dalla critica, e nel 2006 si era sperimentato il concetto della trasversalità dei linguaggi,
attraverso un dialogo tematico tra storico e contemporaneo che si poneva al di là della cronaca e dentro la
storia delle idee. Oggi la Galleria continua la sua attività di sperimentazione con grande coerenza
contribuendo alla rinnovata funzione del museo, non solo tempio della memoria, bensì luogo di ricerca che
si arricchisce di nuovi strumenti, ponendosi come spazio da vivere tra il fruitore e l’opera.
Un terreno fertile, una fucina di idee che pone lo spettatore al centro di un dibattito tra l’arte e il mondo.
PADIGLIONE IMMAGINARIO DELLA BOSNIA ERZEGOVINA
10 settembre – 11 ottobre
Il 2003 fu l’unico anno in cui la Bosnia Erzegovina ebbe l’onore di fare esporre i suoi artisti in uno dei
padiglioni ai Giardini della 50. Biennale di Venezia nel 2003, dopo essere emersa dalla guerra come
paese indipendente. Sotto la supervisione di Enver Hadžiomerspahić, presidente di Ars Aevi, il museo di
arte contemporanea mondiale di Sarajevo, la kermesse artistica veneziana ospitò le opere di artisti
appartenenti a diverse generazioni come Maja Bajevic e Nebojša Šeric-Šoba, rappresentativi delle
principali correnti artistiche del ventunesimo secolo, insieme a Edin Numankadic e Jusuf Hadžifejzovic,
artisti attivi negli anni novanta.
Da allora, è continuato in Bosnia Erzegovina quel processo di transizione, simile a quelli di tutti gli altri
paesi post-socialisti, che situa lo stato bosniaco ancora al margine in rapporto al centro costituito
dall’occidente. In questo contesto l’arte diventa un mezzo con cui mettersi in contatto con l’altro, una
continua sfida per varcare le porte del panorama artistico contemporaneo internazionale, un’arte che si
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esprime attraverso la creatività individuale dei suoi artisti testimoniando la realtà culturale, economica e
sociale bosniaca, segnata ancora oggi da un certo isolamento politico e culturale.
Da questo contesto nasce l’importanza delle espressioni artistiche nel costruire un comune senso
d'appartenenza civile definendo i progetti di sviluppo sociale ed economico. Ovunque però in Bosnia la
presenza di numerose realtà significative, istituzionali e non, si scontra con la difficoltà a fare rete tra loro
dei soggetti che a vario titolo producono cultura, per diversi motivi di carattere storico e sociale. I giovani
artisti bosniaci riflettono sul drammatico processo di disintegrazione del regime comunista e la
conseguente affannosa ricerca di una nuova identità nazionale; si tratta di una generazione formatasi
dopo la guerra che nelle proprie opere sottolinea l’accentuazione del conflitto tra la cultura tradizionale
locale e la nuova globalizzazione che sta investendo anche i paesi dell’est, attraverso una produzione
eclettica e spregiudicata che pone spesso al centro della propria ricerca espressiva proprio il concetto di
identità. Emerge nelle loro opere la volontà di rappresentare le molteplici sfaccettature del territorio in cui
vivono, tenendo conto della storia recente, dei profondi cambiamenti politici, sociali e economici, della
condizione presente di travagliata “transizione” e delle prospettive future che li vedono come parte
integrante dell’Unione Europea.
Artisti spesso emigrati all’estero che così confermano e danno visibilità a questa condizione “transBalcanica”, che raccontano le loro storie personali, riflettono esperienze collettive della condizione di
continuo cambiamento e trasformazione del loro contesto d’origine, analizzando i drammi del passato
recente e interrogandosi su un presente spesso ancora incerto. Tra questi, Dzenat Dreković, Dzana
Serdarević, Adnan Jasika, Ibro Hasanović, Dajan Spirić, Nebojša Seri Shoba, Sejla Kamerić, Mladen
Miljanović, Mladen Bundalo, in mostra a Verona per colmare un vuoto con un doppio allestimento, in Fiera
(17/21 settembre 2009) e alla Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti (10 settembre/11 ottobre 2009),
grazie alla fattiva collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Verona, la Regione Veneto,
il Ministero della Cultura di Bosnia ed Erzegovina, l'Associazione artisti Tač.ka e la Galleria A+A.
Un focus sui talenti emergenti dei Paesi dell'Est, che dopo la Slovenia dello scorso anno, è giunto alla II
edizione. Mostra a cura di Aurora Fonda e Claudia Zini, con il contributo di Gabi Scardi.
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GNAM – GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA
Viale delle Belle Arti, 131 - Roma, Tel.06 32298221; Fax 06 3221579
[email protected]; www.gnam.arti.beniculturali.it
OMAGGIO A ETTORE SPALLETTI
Nella Sala delle Colonne è allestita una mostra dedicata a Ettore Spalletti del quale la Galleria nazionale
ha recentemente acquisito due opere (2008).
I presupposti della vocazione spaziale-architettonica dell’artista, stimolato e affascinato dalla relazione che
le opere instaurano con l’ambiente circostante, sono già presenti in Senza titolo del 1974, esposta presso
la Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis nella personale Rosso bianco verde bianco giallo. Pur
lavorando con una ristretta gamma di forme, per lo più geometriche, Spalletti distingue la sua ricerca dalle
esperienze italiane e internazionali legate al minimalismo e all’uso del monocromo, concentrando la sua
attenzione sull’esperienza sensibile che si ha dell’opera e sulle delicate e preziose cromie, accuratamente
selezionate.
Terra bianca del 1997 è, invece, un esempio tipico della produzione matura dell’artista: due tavole
accostate in un dittico che si inclinano leggermente in avanti e si aprono al centro evidenziano la relazione
che si instaura tra gli elementi spazio, forma e colore.
Per l’occasione la Galleria nazionale ha chiesto all’artista di progettare un lavoro inedito pensato
appositamente per lo spazio del museo (con il sostegno della Galleria Oredaria Arti Contemporanee).
RETRANSLATION/FINAL UNFINISHED PORTRAIT (FRANCIS BACON)/FIGURE INSCRIBING
A FIGURE
Nel Salone centrale della Galleria nazionale è presentata la video installazione Retranslation/Final
Unfinished Portrait (Francis Bacon)/figure inscribing a figure, realizzata in collaborazione con Romaeuropa
per l’edizione 2009 del Festival. Ideata dall’artista tedesco Peter Welz sulle coreografie di William
Forsythe, testimonia l’interesse, comune alle due istituzioni, per le intersezioni tra i diversi linguaggi che
caratterizzano la produzione artistica contemporanea. In bilico tra scultura, pittura, video arte e danza, il
lavoro si ispira all’ultimo ritratto che Francis Bacon lasciò incompiuto sul suo cavalletto prima della morte
(1992). La performance di Forsythe, ripresa da più telecamere e montata da Welz, è proiettata su tre
schermi: le immagini visualizzano i movimenti del coreografo che, indossando guanti e calzari dotati di
mine di piombo, lascia a terra le tracce che vanno a ricomporre le linee essenziali del dipinto di Bacon.
Dopo essere stata presentata nel 2006 al Louvre di Parigi, l’installazione è riproposta, e modificata
appositamente per gli spazi della Galleria, in prima nazionale.
PRESENTAZIONE OPERA NIHIL EST OVO DI MARCELLO MONDAZZI
Viene presentata al pubblico l’opera Nihil est ovo, Non c’è ragione all’uovo (2005-2006, metacrilato fuso
per combustione) di Marcello Mondazzi.
La scultura monumentale, realizzata per il giardino di Villa d’Este a Tivoli in occasione della mostra
“Sculture in Villa” ( 2006), ed esposta dal 2007 nel giardino della Raccolta Manzù di Ardea, è stata
acquisita alle collezioni permanenti del museo per donazione dell’artista, per essere collocata nel Giardino
della Galleria nazionale d’arte moderna prospiciente via Aldrovandi.
Il grande uovo, dalla forma primordiale e fortemente simbolica, creato con una materia del tutto originale e
permeabile alla luce, conserva nell’atmosfera “déco” del verde attorniante l’edificio di Giuseppe Bazzani il
suo carattere classico ed elegiaco, come una sorta di reperto archeologico ricreato o appena disseppellito,
in posizione dominante la principale vasca d’acqua del giardino.
Alle ore 12 si terrà una visita guidata all’opera di Mondazzi (appuntamento presso la biglietteria).
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MAMbo – MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA
Via Don Minzoni, 14 - Bologna, Tel.051 649611; Fax 051 6496600
[email protected]; www.mambo-bologna.org
LA COLLEZIONE. Per una storia del Museo d’Arte Moderna di Bologna
I visitatori avranno la possibilità di vedere l'allestimento completamente rinnovato de LA COLLEZIONE.
Per una storia del Museo d'Arte Moderna di Bologna, la raccolta permanente del museo riorganizzata con
la Direzione scientifica di Gianfranco Maraniello, nell'intento di dare una lettura della storia dell'arte
italiana, dalla metà degli anni Cinquanta a oggi, attraverso l'attività dell'ex Galleria d'Arte Moderna di
Bologna. Focus on Contemporary Italian Art, la sezione finora visibile dedicata alla promozione dell'arte
italiana emergente, viene riconfigurata e affiancata da nuove aree tematiche che ripercorrono i momenti e
i movimenti salienti della produzione artistica del nostro Paese: Arte e ideologia, Arte astratta e informale,
Per una storia della GAM (Arte Povera e Concettuale, Corpo e Azione, Scultura e Pittura negli anni '80).
Uno spazio apposito è dedicato a video e film, con documenti e opere che datano dal Futurismo ai giorni
nostri. Per far conoscere al pubblico il nuovo assetto, che costituisce la traccia per futuri sviluppi e
perfezionamenti del progetto espositivo del MAMbo, in occasione della Giornata del Contemporaneo viene
organizzata una visita guidata gratuita a cura del Dipartimento educativo, alle ore 11.30.
LUIGI ONTANI
Sabato 3 ottobre 2009, il MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna aderisce alla 5ª Giornata del
Contemporaneo AMACI. Il museo celebra l'evento con un ospite d'eccezione: Luigi Ontani, artista che è
stato protagonista di una mostra di grande successo al MAMbo nel 2008 e che torna in veste di ideatore
dell'immagine guida della Giornata del Contemporaneo 2009. Per concessione dell’artista, sarà esposta a
Bologna l'opera da lui appositamente concepita per l’occasione, dal titolo Ingadgiato: un autoritratto
fotografico in cui Ontani, con il suo linguaggio inconfondibile, si rappresenta intrappolato in una rete da
pesca da cui pendono gadget e materiali promozionali dei musei associati ad AMACI. L'artista parteciperà
ai due eventi del pomeriggio a lui dedicati:
Ore 15.30
Grillomachia
Il Dipartimento educativo del museo organizza un incontro con l'artista e un racconto visivo della sua
poetica. Durante il laboratorio i bambini inventeranno figure fantastiche, ibridi tra mito e realtà, favola e
sogno: i Grilli di Luigi Ontani.
Per informazioni e prenotazioni: tel. +39 051 6496626-628
(per bambini dai 6 ai 10 anni, max 20 partecipanti, durata 90 minuti circa)
Ore 16.00
Presentazione Cofanetto Luigi Ontani
Verrà presentata al pubblico, alla presenza dell'artista e degli autori, l'ampia e preziosa pubblicazione in
tre volumi che il museo ha dedicato al maestro, dopo la grande mostra personale del 2008. Edita da
Edizioni MAMbo.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
L’agenda della 5ª Giornata del Contemporaneo al MAMbo è ricca anche di altri appuntamenti:
Ore 11.30
Visita guidata gratuita a LA COLLEZIONE. Per una storia del Museo d'Arte Moderna di Bologna
a cura del Dipartimento educativo
Per informazioni e prenotazioni: tel. +39 051 6496626-628
(max 30 partecipanti, durata 90 minuti circa).
Ore 15.00
Presentazione catalogo Not so Private
A conclusione del progetto Not So Private. Gallerie e storie dell'arte a Bologna, ciclo espositivo in sette
momenti realizzato insieme all'Associazione Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea – ASCOM
Bologna, viene presentata la pubblicazione che ne ripercorre i momenti salienti.
Ore 18.00
Presentazione I love Museums
Per questo numero di I love Museums, rivista di AMACI che da sempre racconta e osserva i musei da
diverse prospettive, è stato chiesto ad uno scrittore per ogni museo di creare un breve racconto. Per il
MAMbo ha scritto Alessandro Bergonzoni, che interverrà durante la presentazione.
Il museo effettuerà inoltre un'apertura straordinaria fino alle ore 22.00.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MAN – MUSEO D’ARTE DELLA RPOVINCIA DI NUORO
Via Sebastiano Satta, 27 – Nuoro, Tel. 0784 252110; Fax 0784 252110
[email protected]; www.museoman.it
FABRIZIO DE ANDRÉ_LA MOSTRA
16 luglio – 4 ottobre
Nuoro, a dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio De André, rende omaggio alla sua figura e alla sua opera
organizzando una grande mostra che ne racconti la vita, la musica, le esperienze, le passioni che lo
hanno reso unico e universale, interprete, e in alcuni casi anticipatore, dei mutamenti, delle pulsioni e delle
trasformazioni della contemporaneità. La mostra affronta i grandi temi della poetica di De André: la società
del benessere e il boom economico degli anni ’60, gli emarginati e i vinti, la libertà, l’anarchia e l’etica, gli
scrittori e gli chansonniers, le donne e l’amore, la ricerca musicale e linguistica, l’attualità nella cronaca, i
luoghi rappresentativi della sua vita; tutti in modo da dare il senso della sua capacità di parlare al singolo
ma di essere universale, riconosciuto e amato dalle persone di ogni genere e età. Accanto alla mostra
sono allestite alcune scenografie originali della sue tournée: i tarocchi giganti, falsi d’autore, le grandi vele
e le reti da pesca. Postazioni multimediali permanenti, tavoli con touch-screen, per approfondire
virtualmente e visivamente testi di Faber e spartiti originali. L’esposizione si sviluppa attraverso le sale del
museo, che via via raccontano in modo sorprendente e originale i temi conduttori della sua vita e della sua
poetica.
La poetica
La sala introduce il visitatore alle principali tematiche del mondo poetico di Fabrizio, allo sviluppo del suo
pensiero e ad una sorta di work in progress di alcune sue canzoni. Sei schermi trasparenti allineati in
prospettiva ottica raccontano altrettanti temi: Genova, l’amore, la guerra, la morte, l’anarchia, gli ultimi.
Il visitatore può approfondirli seguendo i manoscritti di alcune canzoni, illustrati da filmati d’attualità,
fotografie e videointerviste a Fabrizio. Tra uno schermo e l’altro sono posizionati alcuni oggetti tratti dalle
scenografie originali dei concerti di Fabrizio: il pianoforte che campeggiava nel grande salone di Villa
Paradiso e in molte foto giovanili di Fabrizio. Sulla parete destra corre un fiume di calligrafia, ricavato dalle
stesure provvisorie o meno di alcune canzoni, dalla “Canzone del Maggio” a “Crêuza de mä”, al work in
progress de “Domenica delle salme”, alla versione spagnola di “Smisurata preghiera” (“Desmedida
plegaria” nella preziosa traduzione del poeta colombiano Alvaro Mutis), fino ad un appunto inedito per il
disco, mai realizzato, che avrebbe dovuto far seguito ad “Anime salve”. Sulla parete sinistra una serie di
bacheche di forma irregolare, strutturate come scrigni luminosi nella penombra generale della sala,
raccoglie pepite della vita e dell’arte di Fabrizio: i primi bigliettini alla madre Luisa in cui Fabrizio cerca di
giustificare e di invocare perdono per le sue mancanze scolastiche, una biografia manoscritta di Fabrizio
stilata dalla madre per i giornalisti, alcuni libri e agende disseminati di appunti di lavoro e di citazioni
annotate, una lettera di Fabrizio al poeta Mario Luzi, un’altra lettera, stavolta drammatica, di Fabrizio al
padre Giuseppe scritta durante la prigionia sul Supramonte e controfirmata da Dori, il volume annotato
delle “Effemeridi” da cui Fabrizio non si separava mai e altro ancora.
La musica
La seconda sala propone al visitatore un percorso interattivo attraverso la produzione discografica di
Fabrizio. Una serie di pannellini, che riproducono le copertine dei principali dischi di studio, possono
essere scelti e posizionati su appositi tavoli attivando una serie di proiezioni. Il visitatore potrà così
“incontrare” Fabrizio, i suoi amici e collaboratori, il critico Riccardo Bertoncelli che, con i loro contributi,
inquadreranno il periodo storico e il clima sociale in cui questo o quel disco sono stati prodotti, i
meccanismi della scrittura e della registrazione, ecc. Il tutto completato da contributi video tratti da
apparizioni televisive e concerti. Alle pareti della sala tutta la discografia ufficiale di Fabrizio fin dai
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
primissimi 45 giri, accompagnata da una serie di chicche tra cui le matrici originali dei dischi Karim,
locandine ormai introvabili, elementi grafici e fotografici da cui sono state ricavate le copertine di quei
dischi (provini fotografici originali, scatti alternativi, quadri, ecc.). Completano il tutto alcuni pregevoli
“sguardi d’autore”: una piccola galleria di immagini realizzate dai fotografi che hanno seguito più da vicino
Fabrizio durante la sua vita: tra gli altri, Luca Greguoli, Mimmo Dabbrescia, Cesare Monti, Guido Harari,
Reinhold Kohl, Francesco Leoni.
I personaggi
È forse la sala più suggestiva, dove il visitatore “incontra” i personaggi delle canzoni di Fabrizio. Vicino ai
tarocchi originali, creati da Pepi Morgia per la scenografia della tournée de “Le nuvole”, sono posizionati
tre schermi della stessa forma e dimensione dei tarocchi di Morgia. Sono tarocchi virtuali dentro cui
appaiono trentun personaggi: il Miché, Nina, il matto, Geordie, Piero, Marinella, Teresa, Bocca di rosa,
l’ottico, il bombarolo, Angiolina, Sally, Carlo Martello, Andrea, Prinçesa, il gorilla, il giudice, il suonatore
Jones, Jamina, i rom di “Khorakhané”, il pescatore, Franziska, Suzanne, Maddalena, Tito, Nancy, Sinan
Capudan Pascià, il fannullone, le prostitute di “A dumenega” e la Morte. Su due lavagne touch-screen il
visitatore potrà scegliere il suo personaggio preferito e creare un tarocco personalizzato scegliendo tra
una gamma di immagini e di segni grafici e anche aggiungendo un testo. Questi tarocchi personalizzati
verranno poi proiettati in loop su una parete della sala. Alle pareti si troveranno anche quattro tarocchi di
calligrafia, ricavati dagli appunti di lavoro di Fabrizio.
La vita
Alle pareti il visitatore troverà una dettagliata cronologia e nuovi “sguardi d’autore”, con stampe
fotografiche di grande formato. Anche questa sala è interattiva: il visitatore potrà scegliere tra 25 immagini
riprodotte su altrettante lastre di plexiglas che potranno essere inserite in apposite cornici su cavalletti, che
ricordano in maniera stilizzata i vecchi banchi ottici. Una volta posizionate, le lastre attiveranno una serie
di proiezioni di immagini, filmati, videointerviste e altro ancora, legati a un determinato periodo della vita di
Fabrizio.
Fabrizio in video
Questo spazio è attrezzato come una piccola sala cinematografica. Sullo schermo scorrerà senza
soluzione di continuità un “rullo” di oltre 5 ore, con una serie di contributi video della Rai presentati qui per
la prima volta in versione integrale e dunque con parecchi inediti: apparizioni televisive, interviste,
concerti, tutti raccolti in un corposo affresco da Vincenzo Mollica.
CONVERSAZIONE A CURA DI GIANVINCENZO MONNI. UNA STORIA NELLA STORIA:
ARTE E REALTÀ CONTEMPORANEA
Prendendo spunto dal forte contenuto umano e sociale dell’opera di Fabrizio de André, in mostra al MAN
dal 16.07 al 04.10.09, si analizzeranno i legami tra arti visive, poesia, musica e cinema e le molteplici
problematiche che affliggono l’umanità dal secondo conflitto mondiale ai giorni nostri. Attraverso lo
sguardo non convenzionale di artisti moderni e contemporanei si offrirà ai fruitori dell’evento la possibilità
di accedere a ulteriori chiavi di lettura e nuovi spunti critici circa i complessi meccanismi che regolano la
realtà odierna. Saranno inoltre evidenziate le opportunità di diffusione del messaggio artistico grazie alle
attuali tecnologie mediatiche. 3 ottobre ore 18.00.
LABORATORIO DI ARTE GESTUALE E DANZA
Il laboratorio si propone di coniugare l’espressività del corpo che danza con l’atto di creazione di un
pannello grafico a colori o in bianco e nero; alcuni ballerini, professionisti e non, si esibiranno a piedi nudi
su un foglio di plastica cosparso di gocce di colore, lasciando traccia dei propri passi al ritmo della musica
che per l’occasione riprenderà una canzone di Fabrizio de André.3 ottobre 2009 ore 16.00.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Mart, MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TRENTO E ROVERETO
Corso Bettini, 43, - Rovereto (TN), Tel.0464 438887; Fax 0464 430827
[email protected]; www.mart.tn.it
INCONTRO CON I PROTAGONISTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Questo progetto nasce da una riflessione su alcuni aspetti della vita quotidiana in Palestina e Israele.
Partendo da una serie di blog ed articoli pubblicati su internet, ci siamo concentrati sulla contrapposizione
tra controllo e terrore, sicurezza e strumentalizzazione della paura e sulla dicotomia
spaesamento/appartenenza che caratterizzano la vita in quelle zone.
Il nostro lavoro, che cita principalmente 3 fonti, è stato quello di dare voce e mettere in relazione le parole
di Leila El Haddad, giornalista palestinese che vive a Gaza, e quelle di David Grossman, scrittore
israeliano che vive a Gerusalemme ed esponente di rilievo di Peace Now. La terza fonte è il poeta
palestinese Mahmoud Darwish, di cui abbiamo illustrato parte di un saggio sui fiori palestinesi, intesi come
simbolo di bellezza fertilità e fragilità di quella terra contesa e bagnata dal sangue.
Dai testi, sotto alcuni aspetti incredibilmente simili, emergono, da una parte il ruolo salvifico della scrittura,
dall’altra quello del paesaggio, fatto oltre che di devastazione, anche di mare, sole, pioggia, arcobaleni. È
di tutte e due le parti la sensazione di vivere dentro ad una bolla ermetica, come la denuncia di una
costante condizione di precarietà. La disintegrazione della propria identità causata dal fatto di essere
soggetti al controllo dell’altro. La preoccupazione nei confronti dei propri figli, la difficoltà nello spiegare, il
desiderio di nasconder loro almeno una parte della verità.
Oltre al dialogo immaginario tra i due scrittori l’installazione si avvale di una serie di contributi audio,
sempre registrati dalla rete, che raccontano situazioni di panico, difficoltà e violenza. Alla fine, una strofa
di Lili Marleen suonata a clarinetto dal musicista israeliano Gilad Atzmon, rimanda inevitabilmente alle
tragedie del passato.
I fiori palestinesi che appaiono nello schermo centrale sono riproduzioni di dipinti e disegni di Hanna
Zeller, missionaria svizzera del diciannovesimo secolo. Gli schermi laterali ospitano un visionario collage
video, in cui le immagini, elaborate per prendere le distanze dalle quotidiane immagini di conflitto che ci
passano i media, assumono, accompagnate da musica dal vivo e parole, un carattere straniante e
poetico. Pensando all’idea di esilio come condizione esistenziale, e consci della complessità di una
situazione così lontana dalla nostra, e della difficoltà di parlarne, abbiamo cercato di interrogarci su quanto
il controllo e la paura abbiano cambiato anche la nostra quotidianità, che, benché assolutamente meno
estrema di quella mediorientale, sembra dirigersi sempre di più verso un’esasperazione del controllo
sociale con una conseguente perdita di libertà individuali.
Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini
An Incongruos Beam of Beauty over the Gaza Strip / Un assurdo raggio di splendore sopra la striscia di
Gaza, Charta, Milano, 2008
Proiezione del video: Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini
Visitati occasionalmente da un raro arcobaleno, 2008
proiezione video su schermo unico (tratta dall’installazione originale a 3 schermi), colore, suono,
dimensioni variabili,
Durata: 40 minuti circa
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
JPEGGY “THE ART OF SHOOTING OVER IP”
jpeggy non è un concorso ma l’elaborazione di un nuovo concetto di comunicazione e condivisione di
progetti fotografici. In cui la fotografia è vista come materia base dell’espressione artistica contemporanea.
La mostra standard la conosciamo tutti: c’è un curatore, un tema, vengono scelti alcuni fotografi, questi
danno le stampe. Le stampe vengono esposte in uno spazio fisico, se si è fortunati c’è il budget per un
catalogo.
Fine del progetto. In questo caso, il tutto è sperimentale: si lavora su un formato inusuale, c’è pur sempre
un tema. Ma il gruppo dei curatori è eterogeneo. E c’è Telecom Italia con Amaci che supportano il
progetto. Un progetto dove curatori/selezionatori e fotografi accettano di mettersi in gioco, di provare a
verificare alcune ipotesi non in termini astratti ma usando il progetto come terreno di prova empirica (con
tutto quello che ciò comporta). Il messaggio è “the medium is the message”. Il lavoro di ricerca
fotografica è pensato per una fruizione avanzata, con interfacce di visualizzazione molteplici. E nuova è la
modalità di comunicazione delle proprie ricerche che non è flickr, non è un blog, né un sistema “chiuso”
ma un sistema misto, strano, a tratti sorprendente.
Le istruzioni d’uso sono semplici: gli “autori” rispondono all’invito postando un’immagine nella pagina
Flickr dedicata al progetto. I curatori periodicamente selezionano le immagini che passano da Flickr a
jpeggy ed entrano a far parte della “cloud”, una nuvola di immagini che funziona come interfaccia
principale di fruizione/comunicazione.
Ogni settimana un curatore seleziona dalla cloud un’immagine che va a comporre il portfolio dei
cinquantadue autori dell’anno, cui è dedicato un blog di approfondimento.
flickr > cloud > blog
È una struttura portante abbastanza inaspettata (in genere i sistemi Flickr e blog sono aperti, mentre le
cloud sono di tipo “chiuso”, noi mescoliamo le due modalità).
Tornando al processo, sulla base dei contenuti caricati sulla pagina “cloud”, il gruppo dei curatori non
sceglie il più bravo; più semplicemente, sceglie quel lavoro che aiuta a definire meglio la ricerca/progetto
complessiva. Quel lavoro che se scelto dà molta più energia e forza all’intero progetto.
Alla fine?Se tutti quanti sono stati bravi e intelligenti (fotografi, curatori…) con jpeggy avremo inventato
una modalità di comunicare il lavoro fotografico che prima non esisteva.
11 SETTEMBRE. Un’installazione di Stefano Cagol al Mart
“11 settembre” è impresso nella mente di tutti come la drammatica data dell’attentato alle Twin Towers.
Ma è anche il giorno in cui l’artista è nato. Questa coincidenza lega indissolubilmente la sfera personale
dell’artista con l’evento tragico per antonomasia del nuovo millennio.
Il progetto parte da questa sovrapposizione tra evento personale e collettivo per riflettere sui concetti di
storia, di identità individuale e condivisa, di cambiamento, di ripetizione, e naturalmente di morte e di
nascita. Sono temi da sempre centrali nella ricerca di Stefano Cagol (Trento, 1969), che da diversi anni
concentra i suoi interventi nella sfera della public art.
Negli spazi del Mart, l’installazione di Cagol consisterà in un display led con scritte scorrevoli, sistemato
non in una sala espositiva, ma nell’ingresso del museo. Uno spazio destinato al passaggio e alla sosta dei
visitatori, che sottolinea l’intenzione dell’artista di mettersi in comunicazione con tutti, e di prescindere dai
contesti tradizionalmente dedicati alla fruizione delle opere d’arte. Sul display scorreranno delle date e
delle descrizioni di eventi. Sono fatti, di portata minuscola o enorme, avvenuti in tutto il mondo l’11
settembre di vari anni.
Uno dei presupposti dell’opera è quello di focalizzare l’attenzione su questa serie di eventi, legati
formalmente da una data, e in cui sono compresi fatti che non sono noti al grande pubblico.
L’elenco è estratto da un archivio collettivo e aperto, in continua evoluzione, per sottolineare l’idea di una
memoria condivisa, non imposta e non chiusa. La fonte è la ‘enciclopedia libera’ Wikipedia, e la lista è
legata ad ogni singola nazione partecipe al progetto.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MOSTRA “ITALIA CONTEMPORANEA. OFFICINA SAN LORENZO”
Proprogata la mostra “Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo” fino al 4 ottobre in occasione della
Giornata del Contemporaneo.
Con la mostra “Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo”, il Mart approfondisce il lavoro di quel gruppo
di artisti che, alla fine degli anni Settanta, lavoravano negli spazi dismessi dell'ex pastificio Cerere, nel
cuore del quartiere San Lorenzo a Roma.
Negli anni, “Officina San Lorenzo” ha finito per identificare le ricerche artistiche di Bruno Ceccobelli,
Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Marco Tirelli. Avvicinati non da un programma, ma
da una poetica comune, questi artisti hanno rimesso la pittura e la scultura al centro della pratica artistica.
Un percorso intrapreso riabilitando i concetti di unicità e di autonomia dell’opera d’arte: un’ottica per certi
versi controcorrente rispetto a molte esperienze del periodo. Gli artisti di San Lorenzo hanno sempre
messo al primo posto il principio della responsabilità individuale, e la ricerca di un linguaggio condiviso sul
quale misurare le loro invenzioni.
La mostra, a cura di Daniela Lancioni, ripercorre una vicenda artistica che si è imposta nel panorama
nazionale e internazionale tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, e che rappresenta ancora oggi un
importante contributo al rinnovamento di pittura e scultura in Italia.
Le quasi ottanta opere presenti in mostra, tra sculture, pitture e ambienti, coprono un periodo che va dal
1979 al 2008.
Saranno esposti “Morpheus” e “Loggia” (1979) di Bruno Ceccobelli provenienti entrambi dal Groninger
Museum, il dipinto di Giuseppe Gallo intitolato “Incantato” del 1983, il primo dove compare l’emblematica
figura del vecchio saggio, le sculture di Nunzio con le quali l’artista vinse nel 1986 il premio per la giovane
arte della Biennale di Venezia. Tra le opere di Marco Tirelli sarà esposta la grande pittura su carta intelata
“Senza titolo” del 1989. Sarà ricostruita una “Camera picta” di Gianni Dessì (1991), mentre di Pizzi
Cannella saranno esposti alcuni tra i dipinti più impegnativi dei suoi principali cicli pittorici, dagli “Abiti” ai
“Ferri battuti”, dai “Bagni turchi” ai “Polittici”.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MAXXI – MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Via Guido Reni, 2 – Roma, Tel. 06 32101836; Fax 06 32101829
[email protected]; www.maxxi.beniculturali.it
MAXXI VEDE LA LUCE – TOBIAS REHBERGER
Dal 3 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010
MAXXI VEDE LA LUCE. E’ questo il titolo del ciclo di eventi, iniziative, performance che, a partire
dall’autunno, accompagneranno il rush finale verso la definitiva apertura del MAXXI, il Museo Nazionale
delle Arti del XXI Secolo progettato a Roma da Zaha Hadid e ormai prossimo all’inaugurazione (primavera
2010), fortemente voluta dal Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi.
Al progetto stanno lavorando il presidente della Fondazione MAXXI Pio Baldi e i direttori del MAXXI Arte
Anna Mattirolo e del MAXXI Architettura Margherita Guccione.
La luce sarà protagonista dell’installazione site specific di Tobias Rehberger - Leone d’oro come miglior
artista alla Biennale di Venezia tuttora in corso – che aprirà il ciclo di eventi sabato 3 ottobre.
Due gli appuntamenti in programma: alle 18.00, nella piazza del Museo, l’artista incontrerà il pubblico per
introdurre il suo lavoro realizzato per il MAXXI, che verrà acceso e sarà visibile a partire dalle 19.00.
Quello con Rehberger è il terzo appuntamento della rassegna MAXXI – Dialoghi con la città, a cura di
Laura Cherubini.
Anche questa volta l’artista, come in precedenti suoi lavori, guarda al cinema, ma in modo astratto e
rarefatto. Il pubblico, infatti, non vedrà le immagini originali di film (in questo caso, quelli di Sergio Leone)
ma la loro trasposizione in impulsi luminosi, di diversa intensità e colore, secondo un processo di
astrazione tipico del lavoro di Rehberger.
L’installazione – visibile dall’esterno - sarà inaugurata sabato 3 ottobre in occasione della Quinta giornata
del contemporaneo organizzata da AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani).
Saranno aperti al pubblico i cancelli per entrare nella piazza all’aperto davanti all’edificio: la piazza sarà un
vero e proprio campus delle arti che, con l’apertura del museo, verrà messo a disposizione della città.
Nel periodo della mostra, il servizio educativo del MAXXI accoglierà il pubblico (su prenotazione) per
introdurre il lavoro di Tobias Rehberger. Info e prenotazioni: [email protected].
Il progetto di Tobias Rehberger è realizzato con il sostegno di Zumtobel Illuminazione S.r.l.
Si ringrazia la libreria Notebook all’Auditorium per la gentile concessione dei film di Sergio Leone.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MERANO ARTE
Edificio Cassa di Risparmio, Portici 163 – Merano (BZ), Tel. 0473 212643; Fax 0473 276147
[email protected]; www.kunstmeranoarte.org
IL PIACERE DEL COLLEZIONISTA: OPERE SCELTE DALLA COLLEZIONE FINSTRAL
1 ottobre 2009 – 10 gennaio 2010
In occasione dell’anniversario dei 40 anni di attività di Finstral, viene presentata per la prima volta la
grande collezione di arte contemporanea (circa 250 pezzi di cui 40 in esposizione) dell’azienda di
serramenti per l’edilizia che ha sede a Renon.
La collezione Finstral, tra le più rilevanti non solo a livello provinciale, è nata per volontà e passione di
Hans Oberrauch che ha sempre considerato l’acquisizione di opere d’arte contemporanee come
un’apertura sul mondo, una vera e propria finestra aperta sulla contemporaneità e sulle culture. Le opere
d’arte sono state raccolte spesso intorno al tema della casa e dell’abitare in modo da rappresentare e
affiancare la mission di Finstral. La stessa opera simbolo, la “Casa” 1982 dello scultore Nanni Valentini,
sta a significare che l’attenzione verso il tema è la fondamentale chiave di lettura e di unione di tutte le
opere. Eppure è essenziale sottolineare come Hans Oberrauch abbia seguito nelle sue acquisizioni
soprattutto la capacità che i lavori avevano di comunicare emozioni. La Collezione Finstral non è stata
quindi messa assieme in modo distaccato e “scientifico”, ma si tratta invece di un insieme di lavori riuniti
dalla capacità di stabilire con il collezionista un forte legame di piacere ed emozione.
La Collezione Finstral non segue quindi movimenti o specifiche aree geografiche, anche se molte opere
sono di artisti italiani, altoatesini o comunque dell’area mitteleuropea, come Joseph Beuys e l’artista e
poeta Fluxus Emmett Williams. Al di fuori di queste aree i nomi di Sol Lewitt o di Robert Barry sono
sufficienti per comprendere come la qualità delle opere è primaria. Accanto a maestri come quelli citati o
ad altri come Michelangelo Pistoletto, Heinz Mack, Giuseppe Uncini, Luciano Fabro è molto cospicua la
presenza di artisti della generazione di mezzo, dagli italiani della seconda Scuola Romana come
Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli e Marco Tirelli fino al celebre artista cinese Chen Zen morto a Parigi
nel 2000 a soli 45 anni. Anche in questi casi le opere sono forti e coinvolgenti, hanno una storia da
raccontare. Basti vedere le sculture di Peer Veeneman, in cui l’oggetto diventa ambiente pur
allontanandosi dal rigore freddo dell’arte minimal. Lo stesso si può dire di altri artisti della medesima
generazione che appartengono alla cultura tedesca e che giustamente trovano spazio in una collezione
altoatesina in cui, oltre ad uno sguardo internazionale, si legge la presenza della polarità tra cultura
italiana e tedesca. Molto belli sono anche i lavori di Thomas Locher, di Michael Kucera di Peter
Zimmermann e di Josef Adam Moser che rivelano anche come Hans Oberrauch oltre a seguire l’istinto e
la passione, abbia un occhio particolare per la pittura. Così come quando si rivolge alla fotografia la sua
attenzione va verso delle immagini intense e costruite spesso su elementi biografici, come quella della
finlandese Eija-Liisa Ahtila, conosciuta anche per i suoi video.
E sempre sul versante europeo è importante anche la presenza di Tacita Dean, artista inglese eclettica,
celebrata per un lavoro molto diversificato che va dai film, i disegni, fotografie, registrazioni audio, e gli
impianti. Fondamentale è la presenza di artisti alto altoatesini che si sono affermati negli anni a livello
internazionale. Dai lavori di Rossi Sief, tra i primissimi artisti ad entrare nella collezione, alle opere
d’esordio di Max Rohr, anche lui nativo di Renon dov’è la sede principale di Finstral, fino ad Arnold Mario
Dall’O, artista meranese. Significativa è la presenza di opere e installazioni di Ulrich Egger, artista che
padroneggia vari linguaggi e che ha un particolare feeling con il collezionista e con Finstral. In generale vi
sono diversi artisti altoatesini con opere importanti in collezione, basti pensare alla pittura Martin Pohl, alle
fotografie di Paul Thuile, ai quadri di Hans Knapp e ad alcuni recenti lavori dell’artista più giovane, Esther
Stocker, in cui gli echi dell’arte cinetica e dell’optical si fondono con il pattern painting.
Tra le opere più spettacolari che saranno presentate c’è sicuramente una grande installazione degli artisti
anglo-argentini Lucy and Jorge Orta in cui architettura, oggetti d’uso da riciclare, tematiche sociali, trovano
una sintesi di grande impatto visivo.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
La Collezione Finstral, fin qui conosciuta solo attraverso singoli prestiti a mostre nazionale internazionali, è
quindi un percorso attraverso l‘arte degli ultimi cinquant’anni vissuto come una personale esperienza di
vita, semplice e diretta, come tutte le scelte essenziali. La stessa mostra segue un andamento
emozionale, accostando le opere per consonanze rispettando la loro individualità e la loro storia,
annullando le distanze cronologiche e le origini culturali in una dimensione di contemporaneità complessa
e affascinante.
Con opere di: Eija-Liisa Ahtila, Robert Barry, Domenico Bianchi, Joseph Beuys, Bruno Ceccobelli, Arnold
Mario Dall‘O, Tacita Dean, Ulrich Egger, Luciano Fabro, Anvidal Farai, Birgit Jung-Schmitt, Michael
Kucera, Sol LeWitt, Thomas Locher, Heinz Mack, Brigitte Mahlknecht, Josef Moser, Lucy & Jorge Orta,
Luca Pancrazzi, Michelangelo Pistoletto, Martin Pohl, Marco Porta, Christian Reisigl, Max Rohr, Ivo Rossi
Sief, Esther Stocker, Samon Takahashi, Paul Thuile, Christian Thurner, Marco Tirelli, Giuseppe Uncini,
Nanni Valentini, Gerald Van der Kaap, Peer Venemann, Rolf Walz, Emmett Williams, Linda Wolfsgruber,
Chen Zhen, Peter Zimmermann.
CARMEN TARTAROTTI PRESENTA AL PUBBLICO I SUOI FILM DOCUMENTARIO
DEDICATI ALL’ALTO ADIGE
3 ottobre 20009, ore 13.00
Carmen Tartarotti è nata nel 1950 in Alto Adige. Ha studiato germanistica e politica a Francoforte.
Il suo primo cortometraggio „Kribus- Krabus- Domine“ ha ricevuto critiche positive ed è stato premiato per
il suo indiscusso valore. Con il suo ritratto dedicato a Friederike Mayröcker ha vinto il premio
cinematografico della città di Monaco di Baviera. Il suo documentario Paradiso del Cevedale ha vinto il
concorso internazionale di film e architettura a Graz e ha conseguito il premio Kulturwerks /München. Tra
il 1997 e il 2003 ha realizzato diverse installazioni presso il museo provinciale delle miniere in Valle Aurina
e presso il museo provinciale di Castel Tirolo.
Dal 1979 Carmen Tartarotti lavora come libera film maker in Austria, Germania e Italia.
Vive e lavora tra Francoforte e Berlino.
Durante la giornata del contemporaneo la Tartarotti presenterà al pubblico i lavori dedicati alla sua terra di
origine l’Alto Adige. A partire dalle ore 13 i film verranno presentati in due cicli nella sala Cassa di
Risparmio presso Merano arte.
Questi i film:
- PARADISO DEL CEVEDALE (70 Min)
- GANZALLERLIEBST. Vom Mythos der Kurstadt Meran (55Min)
- FRANZ BRUSENBACH. Der letzte Fiaker (45 Min)
- Zwischen Grant und Elend mit Graf und Gräfin Enzenberg (80Min)
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MUSEION – MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI BOLZANO
Via Dante, 6 – Bolzano, Tel. 0471 223411; Fax 0471 223412
[email protected]; www.museion.it
PROGETTO MIGRART
Il 3 ottobre 2009, a mezzogiorno il progetto Migrart, che prevede la realizzazione di una particolare asta di
beneficenza. In palio le borse del designer Martino Gamper concepite utilizzando la grande immagine
plastificata dell’opera di Brigitte Niedermair Let’s get married, esposta sulla superficie della torre in stile
razionalista dell’Accademia Europea di Bolzano dal 6 maggio al 19 giugno 2009 nell’ambito del progetto
MUSEION at the EURAC tower. Sempre all’EURAC rimarrà accessibile al pubblico per tutto il giorno la
mostra dell’artista Francesco Jodice I can see your house from here – Breve storia di una copia del
mondo (24.09.09 – 06.11.09).
Le iniziative di MUSEION si svolgeranno anche fuori dall’edificio, nello spazio pubblico: la gente che si
troverà a passeggiare la sera davanti al museo avrà la possibilità di assistere allo spettacolo inedito di un
concerto di metronomi. Le facciate di vetro diventeranno lo schermo per la proiezione di Poème
Symphonique, una composizione del musicista ungherese György Ligeti che prevede l’orchestrazione
delle pulsazioni di cento metronomi suonati all’unisono. La performance, realizzata dal compositore
ungherese nel 1962, verrà eseguita da 10 studenti dell’Istituto musicale di Bolzano. Il progetto è una
collaborazione fra MUSEION e Time - code, più spazio al tempo a Bolzano!
La sezione didattica del museo offre inoltre la possibilità di visitare assieme al team dei mediatori la
mostra di Monica Bonvicini (dal 02.10 al 10.01). Le visite guidate si svolgeranno alle 11.00 e alle 17.00.
Programma:
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Visite guidate gratuite: ore 11.00 e ore 17.00
Ore 12.00 Progetto “Migrart”: asta di beneficenza delle borse realizzate con l’immagine
plastificata dell’opera di Brigitte Niedermair “Let’s get married” realizzata nell’ambito del progetto
MUSEION at the EURAC tower (in allegato un’immagine della fotografia che giganteggia
sull’edificio). Le borse sono state realizzate designer Martino Gamper
Ore 22.30 proiezione sulla facciata mediale di MUSEION di Poeme Symponique di Györhy Ligeti,
composizione musicale per 100 metronomi. Iniziativa nell’ambito del festival del tempo di Bolzano
"Time Code - Bolzano e i suoi tempi"
Apertura straordinaria della mostra di Francesco Jodice presso l’EURAC tower, viale Druso 1 39100 Bolzano
NEW ENTRIES! Nuove acquisizioni in dialogo con Julia Bornefeld, Michael Fliri, Elisabeth
Hölzl, Francesco Jodice, Valentina Sartori, Peter Senoner & columbosnext
Dal 14 marzo 2009 al 14 febbraio 2010
Museion presenta gli acquisti più recenti della sua collezione con un progetto espositivo che punta i
riflettori su esperienze lontane dal circuito dell’arte contemporanea mainstream. La mostra NEW
ENTRIES! concentrandosi sulla presentazione delle opere fotografiche della collezione, si sviluppa
seguendo un percorso preciso che permette al contempo di tematizzare il ruolo della fotografia all’interno
dell’arte contemporanea. Una selezione di opere plastiche di recente acquisizione completa la
presentazione insieme a un nucleo di lavori appositamente concepiti per tessere un dialogo con la
collezione. Nelle sale di Museion si articoleranno molteplici “visioni del mondo” sviluppate attraverso le
diverse modalità espressive del mezzo fotografico.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
Una parte della mostra affronta con forza il tema dell’impegno socio-politico. Il pubblico avrà modo di
confrontarsi con i lavori dell’artista Zanele Muholi (Durban, Sudafrica, 1972), che descrive l’esistenza delle
comunità omosessuali e transgender del Sudafrica, e di Santu Mofokeng (Johannesburg, Sudafrica, 1956)
che fissa con il suo obiettivo “paesaggi traumatici” sia in Sudafrica che in Europa. William Kentridge
(Johannesburg, Sudafrica 1955) ha raggiunto fama internazionale soprattutto grazie ai suoi “disegni
animati”. Nell’opera in mostra Zeno Writing (2002), l’artista sviluppa un parallelismo fra la situazione di
Trieste, descritta in Coscienza di Zeno, dopo la prima guerra mondiale e quella del Sudafrica dopo la fine
dell’apartheid. Nell’ambito dell’attività della fondazione “The Atlas Group” Walid Raad (Chbanieh, Libano,
1967) documenta la storia contemporanea libanese interrogandosi sul grado di autenticità e verità di
un’immagine. Alina Szapocznikov (Kalisz, Polonia, 1926 – Praz-Coutant, Francia, 1973), interviene con
Grand Tumeur III, un’opera che affronta i temi della fragilità dell’essere umano e della vulnerabilità del
corpo femminile attraverso l’elaborazione della sua personale esperienza del campo di concentramento e
della malattia. Una scultura di Miroslaw Balka (Ottwock, Polonia, 1958) con il suo austero linguaggio
minimalista instaura un intenso confronto con memorie collettive e personali, interpellando il visitatore ad
entrare in contatto con l’opera. Con i lavori di Luis Jacob, Matti Braun, Olivier Menanteau, Werner Gasser
e Karl Unterfrauner il percorso espositivo si sofferma sul tema della fotografia come archivio del mondo.
Album VI (2007) di Luis Jacob (Lima, Peru, 1970) analizza i processi di associazione emotiva con cui
affrontiamo il mondo e gli attribuiamo dei significati. L’opera, presentata insieme all’installazione video A
Dance for Those of Us Whose Hearts Have Turned to Ice, Based on the Choreography of Françoise
Sullivan and the Sculture of Barbara Hepworth (With Sign-Language Supplement), è costituita da
centinaia di fotografie tratte dai libri e riviste molto eterogenei ricomposte in una sequenza quasi narrativa.
Le opere e le installazioni di Matti Braun (Berlino, Germania, 1968) prendono le mosse da un’idea di
sistema culturale complesso. L’artista porta in mostra la vita di Vikram Sarabhai, fisico indiano e inventore
del primo satellite del suo paese, disegnando, attraverso un’opera composta da sei stampe offset in
bianco e nero, (Untitled [Sarabhai], 2004), un intreccio narrativo che riesce a mettere in luce le
contaminazioni e le tangenze legate all’identità di una persona e di un paese. Olivier Menanteau (Salon de
Provence, Francia, 1956) è presente con la serie di fotografie Media Alert (2006) in cui offre un’immagine
singolare dell’attività della sala stampa delle Nazioni Unite. Le Verbotene Bilder (2006) di Werner Gasser
(Merano, 1969) affrontano il concetto di intoccabilità dell’opera d’arte attraverso una serie di scatti rubati in
diversi musei di Berlino. Hans Knapp (Bressanone, 1945) porta a Museion due opere fotografiche che
sono parte del progetto in fieri Tholos, iniziato dall’artista nei primi anni Novanta. La fotografia consente di
giocare anche con il concetto di messa in scena. Eleanor Antin (New York, Stati Uniti, 1935) è una
pioniera delle ricerche nell’ambito del femminismo postmodernista; in The King of Solana Beach (19741975), l’artista sperimenta un’altra sé stessa attraverso la costruzione idealizzata di una propria
personalità al maschile. L’arte della messa in scena viene impiegata da Elke Krystufek (Vienna, Austria,
1970) per rendere accessibili ad un grande pubblico temi del privato, per mettere in discussione
determinati meccanismi sociali e offrire uno sguardo disincantato sui meccanismi della scena artistica,
oppure, come in Karl Unterfrauner (Merano, 1965), può servire a riflettere sull’iperrealismo delle immagini
artificiali. Le opere presentate sono oggetto di un confronto da parte di sei artisti: Julia Bornefeld, Michael
Fliri, Elisabeth Hölzl, Francesco Jodice, Valentina Sartori e Peter Senoner con i columbosnext. Gli artisti
sono stati invitati ad entrare in un dialogo specifico con i lavori a cui si sentivano maggiormente vicini. La
scelta di aprire la collezione a nuove voci nasce dall’intento di offrire al pubblico un ulteriore sguardo sulle
opere acquisite così come di stimolare un dialogo continuo con il patrimonio museale valorizzandone la
dimensione di laboratorio del contemporaneo.
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Carmen Müller - Notizen aus Gärten
23 maggio – 1 novembre 2009
Il libro d’artista “Notizen aus Gärten” e la mostra che ne è scaturita negli spazi di Museion, nascono da
una costante osservazione pluriennale dell’artista del variegato mondo che si trova al di là delle recinzioni
dei giardini. I lavori di Carmen Müller costituiscono spesso il punto di arrivo di un lungo percorso di ricerca
su argomenti specifici, prevalentemente legati al proprio vissuto, a situazioni e contesti, con cui l’artista
intreccia una relazione personale alquanto stretta, ma che nell’elaborazione artistica, ottengono poi una
valenza più astratta e universale. Dopo aver indagato, per esempio, le opere idrauliche in Alto Adige e il
centenario della ferrovia della Val Venosta, l’artista ha affrontato con appassionata dedizione e
meticolosità scientifica il mondo di numerosi giardini altoatesini. L’attenzione di Carmen Müller si è
concentrata con predilezione sui giardini di pensionati, che hanno catturato il suo sguardo per una
peculiare “calligrafia” così come per l’impiego di oggetti quotidiani, i quali all’interno del giardino hanno
subito un’affascinante mutazione della loro originaria funzione. L’occhio fotografico dell’artista ha
incessantemente catturato e “decostruito” le strutture, sovente fortuite, che i proprietari dei giardini hanno
utilizzato come protezione contro il gelo o come sostegno per le piante. Da queste osservazioni sono nate
le interviste ai diversi proprietari dei giardini, raccolte nella pubblicazione così come una serie di immagini
fotografiche. Da anni Carmen Müller ha intessuto un rapporto molto personale con la tematica della mostra dedicando un assiduo lavoro fisico e di osservazione al proprio giardino. Al contempo ha affrontato
con curiosità ed interesse artistico il mondo delle piante e degli insetti. Nei lavori su carta fiori, frutti oppure
insetti vengono gradualmente sezionati e analizzati da vicino.
L’attenzione dell’artista è rivolta alla mutevolezza di luoghi e cose, del loro essere parte di un processo in
continua evoluzione, fortemente condizionato da fattori culturali ed ambientali. Tale interesse dell’artista si
riversa nella ricca documentazione scritta: taccuini con osservazioni sui cambiamenti stagionali, quaderni
con annotazioni, schizzi e disegni sulle piante, un glossario di vocaboli ed espressioni dialettali legate al
mondo del giardino. Carmen Müller ha costruito il proprio percorso d’artista ai confini dei territori
comunemente praticati ed è riuscita ad elaborare artisticamente ciò che le interessa con diversi linguaggi
assegnando sempre un ruolo primario alla parola.
SIMON STARLING
23 maggio 2009 - 01 novembre 09
Le opere di Simon Starling affrontano processi di trasformazione naturale e culturale. Nel suo lavoro
l’artista crea o ripercorre relazioni inattese tra i più diversi ambiti del sapere, esplorando origini e vicende
nascoste di campi come la chimica, la storia dell’arte del Novecento, l’economia, l’ecologia. Il suo modo di
operare include pratiche di ricerca e documentazione, comparazioni tra luoghi e tempi lontani tra loro,
invenzioni di nuove maniere di raccontare e interpretare le cose che ci circondano. Il risultato finale di
queste operazioni è sempre un oggetto vero e proprio: un’installazione, una scultura, una serie di foto, un
film. Inverted funicular bridge è un ponte di corde di canapa dalla realizzazione insolita e laboriosa. E’
realizzato con corde pendenti dal soffitto, appese fra coppie di ganci, poi impregnate di resina indurente.
L’intera struttura sarà infine capovolta. E’ un’opera che instaura un legame fortissimo con l’architettura: il
processo della sua costruzione avviene nel luogo stesso in cui il lavoro è presentato; il pubblico potrà
percorrere
a piedi la grande campata, che rivela una sorprendente robustezza. Con Inverted funicular bridge, Starling
sottopone i diversi elementi in gioco a inversione. Il ponte, prima sospeso e poi poggiato a terra, sembra
scambiare le funzioni del soffitto e del pavimento dello spazio espositivo; la corda, che è un elemento
flessibile, viene irrigidita per diventare struttura architettonica. I riferimenti storici di questo progetto sono i
sistemi ingegneristici di pionieri dell’architettura come Frei Otto (inventore delle tensostrutture) e Antoni
Gaudì. Da loro, l’artista prende la capacità di creare strutture tanto aeree e leggere quanto salde e
funzionali. Anche questi riferimenti vengono però capovolti: le opere architettoniche di questi maestri
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erano legate a materiali “forti”, come metalli, pietra e cemento; Starling usa una pianta, la canapa. Le
strutturazioni di Frei Otto erano frutto di calcoli matematici complessi; la curva di questo ponte, invece, è
stata determinata naturalmente dalla forza di gravità a cui erano sottoposte le grosse corde pendenti nella
prima fase della realizzazione. L’artista ha perciò definito Inverted funicular bridge un “elemento
architettonico a energia minima”.
MONICA BONVICINI
3 ottobre 2009 – 10 gennaio 2010
Considerata una delle più originali e autorevoli esponenti dell’arte contemporanea internazionale, Monica
Bonvicini ha sviluppato la sua ricerca espressiva e formale nell’ambito della scultura ambientale. Nel corso
dell’ultimo decennio ha prodotto video, installazioni e fotografie che hanno come focus la decostruzione
della presunta neutralità dell’architettura e dell’arte moderna. I suoi lavori, spesso venati di un sottile
humor, rileggono in modo dissacrante alcuni miti contemporanei, mettendo a nudo i rapporti di potere
emergenti dagli scenari abitativi. Il cuore dell’esposizione concepita per MUSEION è costituito da
Stonewall III (2002), un’installazione di grandi dimensioni realizzata con tubi d’acciaio galvanizzato e
maglie di catene intrecciate in mezzo a cui si inseriscono lastre sfondate di vetro infrangibile. L’insieme
richiama alla mente un campo d’addestramento per combattenti o una struttura sadomaso, mentre il titolo
dell’opera rievoca la serie di violenti scontri avvenuti nel 1969 fra la comunità gay e la polizia di New York.
"Stonewall" (così è di solito definito in breve l'episodio) viene infatti considerato da un punto di vista
simbolico il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno. Dietro la costruzione
campeggia su una parete bianca, scritto a grandi lettere nere, il graffito Architecture is the ultimate erotic
act, carry it to excess, una citazione dell’architetto svizzero Bernard Tschumi tratta da uno dei suoi
Advertisement for Architecture (1976). A queste due grandi installazioni si aggiungono nuovi lavori
fotografici e sculture di piccolo formato degli ormai noti “strumenti dell’artista”, appositamente realizzati per
la mostra. Filo conduttore dell’intera esposizione sarà il tema della processualità. Integra il progetto un
libro d’artista edito da Walter König. Il legame tra l’architettura e il genere, assieme a quello del linguaggio,
è un ambito di ricerca centrale per Monica Bonvicini: “Non ho mai fatto un lavoro su un edificio particolare,
non sono interessata a criticare uno specifico architetto. Io sono interessata all’architettura tout court. Uno
può, se vuole, evitare la gente, ma con l’architettura si ha sempre a che fare… in questo senso forse la
odio, come limitazione di spazio con cui si ha sempre da fare. Non esiste memoria, identità senza
architettura: è qualcosa di talmente indispensabile ed elementare, che può svilupparsi allo stesso tempo in
forme virtuose di tutti i tipi”. Ulteriore tema è la rilettura in tono
dissacrante del concetto classico di “creazione” artistica. Bonvicini realizza opere in cui l’elemento
principale non è la costruzione del lavoro, ma la sua distruzione. Questo atto non viene inteso però come
forma di terapia per scaricare l’aggressività, ma come uno strumento/arma necessario nelle mani
dell’artista. I suoi lavori invitano lo spettatore a stabilire un dialogo fisico con le opere, che spesso si
possono attraversare, toccare, abitare. Il pubblico è
quindi chiamato ad avere una reazione, a dialogare senza mediazioni, in un rapporto di parità e non di
devozione all’artista. Così si esprime Monica Bovicini sullo scopo dell’arte sul senso del suo lavoro: “mi
piacciono i lavori senza trucchi, mistero, miti, senza sublimazione. Mi piace l’arte in cui l’idea e la sua
traduzione in un’opera siano un tutt’uno. Mi piace l’affermazione “what you see is what you get”, che
intende una conoscenza a priori e un’esperienza nel vedere e recepire arte. Per me l’arte quando è buona
è come uno squillo di una sveglia. Il mio approccio all’arte ha molto a che fare con l’arte stessa. Riguarda
il domandarsi cosa sia l’arte, il sistema dell’arte e il relativo ruolo dell’artista al suo interno...”
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MUSEION at the EURAC tower - Francesco Jodice
24 settembre – 06 novembre 2009
Ritorna l’iniziativa nata dalla sinergia fra EURAC, Accademia Europea, e MUSEION, museo d’arte
moderna e contemporanea di Bolzano, finalizzata a promuovere i lavori di alcuni giovani artisti, che sulla
base del dialogo con un gruppo di ricercatori dell’Istituto di ricerca bolzanino hanno la possibilità di
realizzare delle apposite installazioni per l’EURAC tower. Il progetto non mira ad ottenere una traduzione
didascalica tra arte e scienza, ma a creare un fertile scambio che porti a nuovi punti di vista, ad
un’originale possibilità di considerare la tematica in questione.
Protagonisti di questo nuovo appuntamento saranno l’artista Francesco Jodice e i ricercatori dell’istituto
per il telerilevamento applicato. Una caratteristica del lavoro di Jodice è il tentativo di evadere dalle griglie
del sistema dell’arte, certe volte anche tentando di minare il sistema stesso, ma senza mai perdere la
lucida consapevolezza di farne comunque parte. Proprio il suo approccio, naturalmente trasversale, ha
fatto sì che nascesse un confronto – poi sfociato in progetto – tra il suo lavoro e quello portato avanti dai
ricercatori dell’istituto per il telerilevamento dell’EURAC. L’intento di “Museion at the EURAC tower” è di
rendere condivisibili dei contenuti specifici a un numero molto ampio di persone non necessariamente
legate al mondo dell’arte: proprio questo fattore è un elemento distintivo di molte “incursioni semiclandestine” che caratterizzano i diversi progetti di Francesco Jodice. In questo specifico caso l’artista
cerca di veicolare i contenuti di un istituto che – per utilizzare un linguaggio volutamente semplificato –
analizza ed elabora visioni della terra dall’alto. Questo comporta inevitabilmente lo sviluppo di un modo di
vedere che ci allontana dalle situazioni, impedendoci di “stare dentro” i contesti. Il progetto di Francesco
Jodice si focalizza proprio su una delle possibili conseguenze che deriva da una costante veduta dall’alto,
ovvero che si accettino come vere e “reali” solo le visioni da lontano. Utilizzando diversi linguaggi visivi,
che vanno dal film-making alla video-installazione, passando anche per la fotografia, l’artista è diventato
osservatore consapevole della “fede” che ogni studioso sviluppa nei confronti delle immagini. Su questa
fede e sull’impatto delle immagini tecnologiche sul pubblico verte il progetto installato all’interno
dell’EURAC tower, che vuole contemporaneamente assecondare la particolarità dello spazio espositivo:
una sorta di torre di Babele con varie stazioni fatte da immagini e testi, che in cima sfocia in una serie di
visioni arcaiche, affatto tecnologiche, ma “primitive”. Un invito a ripensare la nostra capacità di entrare,
anche visivamente, nelle situazioni e di continuare a proiettare i nostri desideri nelle immagini, accettando
la tecnologia non solo come prova, ma anche come potenzialità sempre aperta e re-interpretabile.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
MUSEO DEL NOVECENTO
Palazzo Reale – Piazza Duomo,12 – Milano, Tel. 02 72095659; Fax 02 72095660
[email protected]; www.museodelnovecento.org
MARZIA MIGLIORA, QUELLI CHE TRASCURANO DI RILEGGERE SI CONDANNANO A
LEGGERE SEMPRE LA STESSA STORIA
Nell’ambito di Twister, iniziativa promossa dalla Regione Lombardia, il Museo del Novecento presenta a
Palazzo Reale l’anteprima dell’opera di Marzia Migliora.
Come si evince dal titolo, citazione di Roland Barthes, l’artista ha pensato a un’opera che desse una
lettura nuova e inusuale delle collezioni. Attraverso un dispositivo audio, progettato in collaborazione con il
designer Giulio Iacchetti, il pubblico potrà intraprendere un viaggio il cui punto di partenza è rappresentato
da alcuni capolavori del museo.
Marzia Migliora ha selezionato dei dipinti di Filippo De Pisis, Lucio Fontana, Osvaldo Licini e Luigi
Russolo, e ha chiesto ad alcune persone di raccontare di fronte ad essi le suggestioni evocate. I “lettori”
invitati non sono addetti ai lavori, bensì persone con particolari esperienze di vita o artisti che lavorano
negli ambiti liminari della letteratura, del teatro e della musica.
Lavorare con un museo ancora chiuso che conserva una collezione di arte del Novecento è una doppia
sfida: il progetto di Marzia Migliora mette in relazione le opere con storie e tracce di vissuti, valorizzandole,
interrogandole e, secondo le sue parole, chiedendo loro di continuare a parlare anche oggi. Al posto della
fruizione individuale prevista per il futuro museo, le opere scelte per l’installazione a Palazzo Reale
“parlano” all’unisono attraverso le voci di un cosmonauta, una suora di clausura, uno scrittore, un operaio,
un musicista. Alzando lo sguardo su Piazzetta Reale, nelle ore serali sarà possibile vedere una finestra
illuminata e colorata, dietro la quale si intuisce la sagoma del Palazzo dell’Arengario, idealmente costruito
e decostruito in loop. Si tratta del delicato e poetico intervento dell’artista israeliana Ofri Cnaani,
selezionata dalla giuria per realizzare un progetto che collegasse tutti i musei coinvolti nell’iniziativa
Twister con altrettante installazioni site specific.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 14 – Milano, Tel. 02 76009085; Fax 02 783330
www.comune.milano.it/pac
CONIGLIOVIOLA. Sono un pirata / Sono un signore
Per la Giornata del Contemporaneo il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea presenta Sono un pirata /
Sono un signore, la prima personale antologica dedicata a ConiglioViola. Marchio artistico attivo in tutti i
campi della scena artistica contemporanea – dalla videoarte alla fotografia, dalla musica elettronica al
teatro sperimentale, dalla net.art alla performance – ConiglioViola si è imposto rapidamente all'attenzione
di pubblico e critica per la capacità di dare vita a progetti che varcano le mura dell'arte contemporanea,
all'insegna di un'indagine trasversale che invade tutti gli ambiti dell'espressione creativa. Trait d’union dei
tanti progetti firmati dal gruppo è l’investigazione, ironica e tentacolare, sui confini sempre più incerti tra i
vari comparti della cultura contemporanea e, in particolare, tra cultura di massa e cultura d’élite.
Sono un pirata / Sono un signore prende le mosse dall'Attacco Pirata alla Biennale di Venezia compiuto
da ConiglioViola nel 2007 allorché, a bordo di un enorme coniglio pirata alato, ha sparato 52 cannonate
sulla sede della più prestigiosa manifestazione artistica contemporanea. Questa azione, al tempo stesso
spettacolare e simbolica, è eletta a manifesto per definire il ruolo, eccentrico ma di primo piano, che
ConiglioViola ha fatto suo sulla scena dell’arte.
La mostra al PAC, ideata in sé come una meta-opera, si snoda attraverso una serie di stanze, ognuna
dedicata a un progetto diverso, in cui il visitatore è condotto per mano quasi a trasformarsi in relazione alle
opere e allo spazio, in una sorta di percorso iniziatico e alchemico. ConiglioViola, erede elettronico del
BianConiglio, guida così il visitatore, novello Alice, nel suo universo fantastico, abitato da creature
classiche come da mostri contemporanei, falsamente rassicurante e sottilmente crudele.
Ripercorriamo così tutte le tappe dell’evoluzione creativa di questa “bottega rinascimentale nell’era
digitale”, dal periodo underground (2001-2004) dei progetti esclusivamente net.art al colossale
Recuperate Le Vostre Radici Quadrate (2004-2006), il progetto “più pop” che investiga l’estetica e la
musica popolare degli anni Ottanta, dalla poetica e malinconica fuga sulla Luna di Nous Deux (2007)
all’enigmatico REBUS con Achille Bonito Oliva, e, ancora, l’installazione Fine Primo Tempo che rilegge in
chiave escatologica il brano “Ci sarà” di Al Bano e Romina Power.
Il catalogo della mostra – edito da SilvanaEditoriale – comprende gli interventi di Achille Bonito Oliva,
Alessandro Bergonzoni, Martina Corgnati, Maurizio Ferraris, Antonio Arevalo, Domenico Quaranta.
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PALAZZO FABRONI – Arti Visive Contemporanee
Via Santa, 5 – Pistoia, Tel. 0573 371817; Fax 0573 371382
[email protected]; www.comune.pistoia.it/palazzofabroni
ARTE/NATURA – NATURA/ARTE. Paesaggio e arte contemporanea in Toscana
27 settembre – 29 novembre 2009
La mostra ARTE/NATURA - NATURA/ARTE – promossa e organizzata dal Comune di Pistoia/Palazzo
Fabroni e dalla Regione Toscana e curata da Ludovico Pratesi, curatore scientifico di Palazzo Fabroni, e
da Adriana Polveroni, esperta di arte ambientale - è una ricognizione che analizza il rapporto tra l’arte
contemporanea e il paesaggio in Toscana, la regione italiana dove è più elevata la presenza di opere di
artisti contemporanei nel contesto ambientale ed urbanistico. Si articola in due momenti espositivi diversi:
ARTE/NATURA
Il primo è una grande rassegna nelle sale del piano nobile di Palazzo Fabroni, che riunisce gli artisti più
presenti sul territorio: Daniel Buren, Vittorio Corsini, Luciano Fabro, Antony Gormley, Joseph Kosuth,
Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Luigi Mainolfi, Eliseo Mattiacci, Mario Merz, Robert Morris, Hidetoshi
Nagasawa, Mimmo Paladino, Anne e Patrick Poirier, Daniel Spoerri, Mauro Staccioli.
Ogni artista è rappresentato da un’opera particolarmente significativa della vocazione ambientale della
propria ricerca, al fine di creare un percorso che costituisca un paesaggio, un orizzonte visivo e
concettuale incentrato sul rapporto tra l’opera e lo spazio che la circonda.
Inoltre una sala di studio e una sala video sono allestite per documentare l’arte ambientale in Toscana e in
Italia.
NATURA/ARTE
Il secondo momento espositivo consiste in una serie di sei itinerari nei luoghi dove arte contemporanea e
paesaggio ambientale ed urbano hanno creato un patrimonio unico in Italia, da promuovere e valorizzare.
Gli itinerari vengono proposti ai visitatori attraverso visite guidate organizzate da Palazzo Fabroni nelle
località più significative che ospitano opere d’arte contemporanea realizzate dagli artisti esposti in mostra:
Pistoia, la Fattoria di Celle, Quarrata, Prato, Vinci, Certaldo, San Gimignano, Poggibonsi, San Casciano,
Mercatale Val di Pesa, il Castello di Ama, Carrara, Montemarcello e Seggiano.
I visitatori della mostra possono così proseguire il percorso espositivo nei luoghi dove la natura incontra
l’arte.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
PAN – Palazzo delle Arti Napoli
Palazzo Roccella – Via dei Mille, 60 – Napoli, Tel. 081 7958652; Fax 081 7958608
[email protected]; www.palazzoartinapoli.net
MIGRANTI di Sergio Fermariello
26 settembre – 12 ottobre 2009
Il PAN I Palazzo delle Arti di Napoli propone la riedizione della mostra Migranti dell’artista Sergio
Fermariello, recentemente presentata al MAC di Niteroi, per la cura di Mario Franco e Maurizio Siniscalco.
Un progetto espositivo concepito da subito sia per la prestigiosa sede museale in Brasile, dove ha ricevuto
anche il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, che per questa nella città di cui
Fermariello (Napoli, 1961) è una preziosa risorsa artistica, presente e riconoscibile con ricerche, progetti
ed opere fin dalla fine degli anni ’80.
Migranti, che pare ricondurre all’unica matrice-mare quell’insieme di elementi diversamente dispiegati nel
tempo da Sergio Fermariello nei suoi lavori, è dunque un’occasione che ha stimolato il progetto
istituzionale del PAN di Documentazione dei linguaggi del contemporaneo, ancora nella direzione di un
protagonismo della cultura visiva propria di Napoli.
“Sono come un poeta che usa una sola parola, un musicista che usa una sola nota. I miei guerrieri
incarnano l’archetipo simbolico del combattente, recuperano il mito dell’eroe: sono la storia della
tradizione e della cultura. Sono i nostri antenati”:così parla di sé Sergio Fermariello, l’artista napoletano, la
cui ricerca parte dal recupero dei modelli, memorie familiari che si estendono poi a una ricerca più
approfondita di archetipi universali nel recupero di un’inconscia memoria collettiva.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
SMS CONTEMPORANEA
Piazza Duomo, 1 – Siena, Tel. 0577 224811; Fax 0577 42039
[email protected]; www.santamariadellascala.com
FRANCESCA WOODMAN
26 settembre 2009 – 10 gennaio 2010
sms contemporanea, il Centro di arte contemporanea del Santa Maria della Scala di Siena, in
collaborazione con l’Espacio AV di Murcia e l’Estate di Francesca Woodman di New York presenta una
grande mostra retrospettiva di Francesca Woodman composta da 114 fotografie, alcune delle quali
assolutamente inedite.
Nata a Denver nel 1958, figlia degli artisti Betty e George Woodman, Francesca cominciò a lavorare col
mezzo fotografico a soli tredici anni di età, quando realizzò il primo autoscatto. Nei nove anni che
separano questo esordio dall’abbandono volontario della vita, avvenuto nel gennaio 1981 a soli ventidue
anni, l’artista ha continuato a fotografare se stessa in ambienti domestici, in mezzo alla natura, sola o con
amiche, nel vivo di azioni e performance appositamente progettate.
Le serie fotografiche più significative si identificano con i luoghi dove sono state realizzate e ripercorrono i
passaggi essenziali della sua biografia: la prima ha per scenario Boulder, nel Colorado, e data agli anni
della scuola superiore, la seconda riguarda l’intenso periodo di formazione presso la Rhode Island School
of Design di Providence, seguita da quella, molto ricca, che fra 1977 a 1978 venne eseguita a Roma. New
York, da una parte, e la natura incontaminata della MacDowell Colony nel New Hampshire rappresentano
le fasi estreme della sua opera.
Quasi tutta la produzione dell’artista vive nel rapporto tra il proprio corpo, oggetto e soggetto degli scatti, e
il proprio sguardo, nella dialettica cioè che s’instaura fra la Francesca Woodman artista e la Francesca
Woodman modella di se stessa. Di sé non offre mai alcuna visione idealizzata, eroica, caricata di
particolari significati; al contrario, la propria immagine è sempre inserita nell’universo delle cose, come
fosse una di esse o, meglio ancora, parte di esse. Ecco allora che il corpo di Francesca quasi si assimila
con l’intonaco dei muri, gioca con la propria ombra, compare da porte e finestre, si nasconde tra i mobili e
gli oggetti; la luce ne sfalda la consistenza piuttosto che esaltarla, oppure ne tornisce le forme purché
siano sempre colte come frammenti, come particolari. Tratti caratteristici e ricorrenti sono anche l’assenza
del volto, tagliato via dall’inquadratura – o nascosto da maschere, dai propri capelli, da una torsione del
collo o del busto – e la dimensione performativa, ben evidenziata anche dai pochi minuti di video girati
dall’artista che sarà possibile vedere nel percorso della mostra.
La mostra è a cura di Marco Pierini e Isabel Tejeda.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Silvana Editoriale con testi di Isabel Tejeda, Marco
Pierini, Rossella Caruso e Lorenzo Fusi.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
SOPRINTENDENZA SPECIALE PER IL PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO,
ETNOANTROPOLOGICO E PER IL POLO MUSEALE DELLA CITTÀ DI NAPOLI
CASTEL SANT’ELMO
Via Tito Angelini, 22 - Napoli, Tel. 081 2294401; Fax 081 2294498
[email protected]; http://santelmo.napolibeniculturali.it
A TAGLIO
1 ottobre – 1 novembre 2009
Carmine Rezzuti e Quintino Scolavino sono artisti napoletani. Sulla scena contemporanea dagli anni
Settanta risultano essere adepti e fautori di una concezione ‘collettiva’ dell’arte, che si pose da subito il
problema dell’esperienza artistica come esito di un linguaggio comune. Oggi, dopo aver fondato e
partecipato con altri artisti a eventi collettivi come ‘Orologio ad acqua’ – da cui prese nome il gruppo – e
‘Viaggiatori senza bagaglio’, sempre ambientati in luoghi non consueti, come l’Orto Botanico di Napoli o il
Museo ferroviario di Pietrarsa, Rezzuti e Scolavino affrontano la loro idea dell’arte, confrontandosi
direttamente. Impavidi compagni di creazione e dibattito, distribuiscono le loro opere negli ambienti del
Castello sia ciascuno per proprio conto, sia unendosi insieme a tracciare un percorso che è opera d’arte
ma anche segno di un andare comune.
Le personalità dei due artisti, molto diverse, risaltano quando, contrapposte l’una all’altra, si specchiano
nella fiducia verso un compito liberatorio, spiazzante e conoscitivo dell’operare artistico. Rezzuti, più lirico
e sedotto dalla forza della pittura e della figura animale, come in un moderno Bestiario, presenterà quadri
e installazioni tra cui Diventa ciò che sei, nella quale un gufo e una farfalla, simboli della notte e del giorno,
sono disposti ai lati un cipresso. Scolavino mette in opera invece, con poetico coraggio, delle installazione
dove il pretesto naturale – il vento, la fauna marina – danno luogo a veri e propri teatrini dedicati al fluire
delle cose, come Tre cerri, carta del vento ispirato alla trasformazione ininterrotta del mondo sotto
l’incalzare delle forze della natura.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
VILLA GIULIA – CRAA, CENTRO RICERCA ARTE ATTUALE
C.so Zanitello, 8 – Verbania, Tel. 0323 503249; Fax 0323 507722
[email protected]; www.craavillagiulia.com
FLOWER POWER
La mostra, divisa in 7 sezioni, esamina le molteplici rappresentazioni “dell’oggetto fiore” attraverso un
excursus tematico, stilistico e simbolico che comprende oltre cinque secoli di arte italiana e internazionale
e oltre 160 opere di artisti dall’epoca barocca ai nostri giorni. I differenti capitoli dell’esposizione e del
catalogo tendono a raggruppare per temi e rappresentazioni l’uso simbolico del fiore che, attraverso la
nostra cultura, è stato messaggero ed espressione di grazia, fascino e seduzione.
1. Flower Power
La prima sezione della mostra è dedicata al tema del fiore come simbolo di pace e di trasformazione
sociale. Il punto di partenza è la fotografia di Bernie Boston, scattata a Washington nel 1967 dal titolo
“Flower Power”, che ci restituisce l’immagine dei giovani ragazzi americani che introducono, per protesta
verso la guerra in Vietnam, dei fiori nei fucili dei militari schierati a difesa del Pentagono. L’uso della non
violenza come tema ricorrente negli slogan politici degli anni ‘70 e la loro rappresentazione “floreale”
determina in tutti i campi una rivoluzione politica ed estetica. La moda e il design in quegli anni cambiano
radicalmente, le forme epurate degli anni ’60 vengono contaminate da forme fitomorfe, desunte dalle parti
floreali come pistilli e petali e i colori si fanno accesi, sfolgoranti, squillanti provocando nella gente una
percezione di libertà e di allegria. La libertà sessuale transita anch’essa attraverso questo movimento che
esprime nell’uso delle droghe e nella musica rock un tutt’uno tra stile di vita, filosofia politica e rivoluzione
dei costumi. L’incontro con le religioni orientali, la pratica di uno stile di vita vissuto in comunità autogestite
e autoreferenzianti, l’idea di famiglia allargata come gruppo in cui l’idea di proprietà viene rielaborata in
termini confusi tra cristianesimo francescano e povertà buddista portando la filosofia del movimento
Flower Power verso un’idea di natura in cui, come in una grande madre cosmica, ci si annulla e si
compartecipa al grande mistero del cosmo. Il fiore, e in particolar modo il fiore di loto, assurge a questa
simbologia in cui, oltre a rappresentare i vari stadi vegetativi, prende forza e vitalità dall’acqua (grande
madre di tutti i mondi) e dalla bellezza, cura e lenimento delle paure e delle angosce che si obnubilano
nell’oblio di chiara matrice indoeuropea, (l’archetipo è nelle figure dei Lotofagi omerici).
In questa sezione gli artisti invitati rappresentano con le loro opere il punto di contatto fra presa di
coscienza della propria libertà, della loro posizione politica e dell’idea filosofica che hanno dell’esistenza.
2. La vita silente 1 e 2
Le composizioni floreali, inventate nell’ultimo quarto del XVI secolo come rappresentazione a se stante –
da Caravaggio in Italia e dai fiamminghi nei Paesi Bassi – ebbero un immenso successo di pubblico. I
collezionisti dell’epoca richiesero sempre più le composizioni pittoriche con oggetti della quotidianità, della
fauna e della flora debitamente accostati a formare composizioni decorative o rappresentazioni simboliche
del cosmo, della mitologia o più semplicemente della
natura e della vita di ogni giorno. I collezionisti dell’epoca acquistarono nuclei precisi determinati dalla
singolarità di un unico tema e gli artisti di conseguenza si specializzarono in tali tematiche. L’importanza
inoltre che ebbero alcune specie di fiori – quali il tulipano in Olanda – accrebbero il desiderio di
rappresentazione dei fiori anche in pittura come tema specifico divenendo veri e propri oggetti di “culto”.
Le rappresentazioni delle composizioni floreali, semplici o arcimboldesche che fossero, determinarono
una vera e propria mania dell’uso del fiore nelle decorazioni più disparate, dai mobili, agli oggetti, agli abiti.
Inoltre, la natura morta, ben rappresenta lo stato d’animo del suo autore e del gusto di un’epoca per stile,
forma ed estetica.
AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo – Italia – Tel +39 035 270272 – Fax +39 035 236962 – www.amaci.org
In questa sezione vengono esposte alcune fra le innumerevoli opere esistenti che rappresentano
l’evolversi del gusto per la natura morta dei fiori dal quadro barocco alla scultura contemporanea.
3. Eros e tanathos. Mitologie
L’erotismo, la sessualità, la passione, la vita e di conseguenza la morte hanno trovato nella bellezza del
fiore una costante specularità di rappresentazione. Da Ovidio a Proust i più illustri scrittori hanno traslato il
fascino, la sensualità e il desiderio umano dal corpo al fiore. I miti di Narciso e di Giacinto rappresentano il
desiderio profondo dell’uomo e della sua sessualità che nel fiore ritrovano il perpetrarsi della loro
esistenza dopo la morte. Ovidio nelle metamorfosi racconta la storia del bellissimo Narciso che per
conoscenza di se stesso, forse più che per amore per se stesso, non esita a trovare la morte e
l’espiazione nel sacrificio del proprio corpo a favore del proprio spirito. Per Giacinto invece è la cieca
gelosia di Zefiro che ne determina la trasformazione da essere semi-divino a fiore simbolo di una passione
dominante e totalizzante. Un amore nascosto e sofferto assume spesso il nome di un fiore, per il Barone
di Charlus nella Recherche di Proust l’amore fisico per la bella e volgare Odette de Crecy veniva
sussurrato attraverso una frase simbolo: “Far Cattleya” che, come per le camelie di Violetta Valery – la
Traviata di Verdi – veniva utilizzata per comunicare la propria disponibilità all’atto sessuale. Il nome di un
fiore può essere al tempo stesso dolore del ricordo e invocazione come per il Non ti scordar di me. E così
altri fiori prendono il proprio nome da caratteriste peculiari come quella di seguire l’evoluzione del nostro
astro celeste (i Girasoli), altri indicano un colore (le Viole e i Lillà), altri esprimono sentimenti o condizioni
temporali (la Sensitiva o la Belladinotte). Uomini che diventano fiori, fiori che si umanizzano attraverso un
gioco di specchi e riflessi dove il sottile confine delle cose si perde nel vasto mondo dei desideri che
diventano realtà.
4. Erbari
Gli erbari nascono nel Medioevo con le prime esperienze farmaceutiche di medicina officinale nei conventi
dei monaci e nelle prime farmacie galeniche, luoghi sospesi tra esoterismo, scienza e alchimia. Il fiore in
se con le sue qualità terapeutiche e la sua bellezza viene ricercato, coltivato e studiato. Gli erbari sono i
primi documenti di una scienza desunta dall’osservazione e dallo studio della natura. Gli elementi naturali
vengono raccolti, essiccati e ordinati in tavole che riassumono l’esame diretto delle cose, il nascere del
laboratorio scientifico e dei suoi documenti. Gli artisti hanno spesso preso a prestito questo vocabolario
per trasporlo in pittura o in fotografia realizzando opere non interpretative ma tavole oggettive della realtà
naturale. I fiori nella loro pura semplicità esprimono per gli artisti di questa sezione essenzialità,
minimalismo e purezza in bilico tra scienza e forma pura nello spazio. La “complessa semplicità” della
natura floreale – e la sua fragilità – esprime ossimori archetipici in cui concetti come forza e fragilità,
bellezza e scientismo convivono contemporaneamente e armonicamente.
5. Mutazioni genetiche
La personalizzazione della natura ha da sempre affascinato l’uomo e fin dal Rinascimento la “fusione” tra
umano e naturale si è espressa in forme ibride e fantastiche. La fantasia dell’uomo ha sopperito alle
scarse conoscenze scientifiche attraverso invenzioni e irrazionalismi come nel caso della radice del
ginseng che, a causa della sua conformazione antropomorfa, dava vita a credenze magiche e provocava
una serie di congetture sulla provenienza celeste di questa pianta. La noce di cocco delle Seychelles,
nella sua differenziazione tra pianta maschile e femminile, provocava stupore fino a farne, per i Surrealisti
bretoniani, un oggetto di culto e collezione. Ora, con la scoperta delle mutazioni transgenetiche, il mondo
floreale prefigurato dagli artisti delle avanguardie del ‘900 o in opere come La piccola bottega degli orrori o
ancora come nella fiaba “Il fagiolo magico”, il modo dei fiori si fa abnorme e orrido, il bello e il gradevole
lasciano posto al mostruoso e al deforme in cui fiori e piante prevaricano l’uomo e lo rimpiccioliscono
come un lillipuziano al cospetto di Gulliver, trasformandosi in elementi innaturali composti da materie
plastiche e polimeri.
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6. Verso l’astrazione
Il punto di partenza è il giardino di Monet a Giverny e il lento ma altrettanto inesorabile declino della natura
nella sua scomposizione ottica in particelle pittoriche. Le Ninfee e il loro riflesso sull’acqua di stagni
immobili o l’incresparsi della superficie liquida di acquitrini che rifrangono la luce solare portano la pittura,
e tutto ciò che concettualmente sta dietro a essa, a formare campiture cromatiche e spazi pittorici sempre
più indistinti, al limite dell’incomprensibile e dell’indefinito. La forma dei fiori risulta solo come spunto per
macchie e cromie inclassificabili in cui il sentimento e la sensazione – l’avevano definita “impressione” –
determinano l’opera in tutta la sua espressività. Da Monet a Twombly e dalla fotografia di Pierson fino a
Schiess il mondo dei fiori partecipa a decostruire lo spazio e il tempo, sospendendo l’opera e l’immagine
in un luogo atemporale e indefinito.
7. Geometrie, decorazioni, pop
Dalle composizioni scientifiche degli erbari scaturiscono fortemente le classificazioni, che per
schematismo e rigore, portano alla ricostruzione geometrica e formale del fiore. Un mondo razionalista,
contrapposto a quello irrazionale naturale, viene a formarsi fin dai tempi della Grecia classica antica. La
forma della colonna e del suo fusto desunto dalla forma dell’albero, porta a realizzare decorazioni
fitomorfe che, per semplificazione, vengono minimalizzate e geometrizzate. Una foglia di palma, una
d’acanto, quella di papiro per gli egizi, determinano l’elaborazione stilistica della decorazione dei capitelli e
altre foglie e altri elementi portano alle produzioni di ornamenti per l’architettura. Il mondo dei fiori,
stilizzato attraverso l’arte, porta a poco a poco a rielaborare stili e pattern, i tessuti, l’architettura, il design
urbano e si riappropriano di elementi decorativi del passato e declinano l’elemento fiore in forme in bilico
tra realtà e geometria.
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