Stefano Bollani e l`Orchestre National de Lyon, Youn Sun Nah Quartet

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Stefano Bollani e l`Orchestre National de Lyon, Youn Sun Nah Quartet
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Fabrizio
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Nell’intensa programmazione di Jazz à Vienne non poteva
certo mancare il grande Stefano Bollani. Il pianista italiano ha
dialogato con l’Orchestre National de Lyon diretta da Leonard
Slatkin in un romantico omaggio a George Gershwin, prima di
lasciare la scena allo straordinario concerto del Youn Sun Nah Quartet
Dopo i recenti concerti all’Auditorium di Lione
(http://teatro.persinsala.it/i-got-rhythm/11037), Stefano Bollani ritorna in
Francia, continuano il dialogo con l’Orchestre National de Lyon intorno alla
figura di George Gershwin. Lungi dall’essere una replica dei concerti del 30
e del 31 maggio scorsi, la serata al festival Jazz à Vienne ha omaggiato la
grande figura del compositore americano, attraverso l’eleganza
dell’orchestra, magistralmente diretta da Leonard Slatkin, e l’estro del
pianista italiano.
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Il concerto si apre con l’ONL che disegna un campo gershwiniano dolce e
raffinato. Giusto il tempo di mettere in temperatura l’udito degli spettatori,
ed ecco sulla scena apparire Bollani. Sembra non essersi ancora seduto
che la spirale di suoni e colori ha già iniziato a colorare il Théâtre antique
di Vienne. La sua improvvisazione solista è un vortice senza fine di note,
un’esagerazione che si presenta come tale fin dall’inizio. Bollani non ci
accompagna nel suo percorso ma ci assale con il suo intricato muro di
suoni, melodie, citazioni, echi. Le note, gli accordi, le dissonanze vengono
così a rincorrersi, in una logica di imbricazione che crea una struttura
straordinariamente robusta ed efficace. La sua personale rivisitazione di I
Got Rhythm, contiene un compendio di buona parte del repertorio
gershwiniano, e le varie tracce si nascondono negli interstizi sonori,
percorrendo cunicoli che le porteranno a riemergere più in là, sotto altre
forme. Sembra che Bollani voglia quasi soffocare le melodie per mostrarle,
attraverso un’affermazione per negazione, e per porre l’attenzione su
qualcosa che sta scomparendo, che ci stiamo facendo sfuggire di mano. I
Got Rhythm, Summertime, The man I love si intrecciano eclissandosi e
affiorando senza soluzione di continuità in un luogo musicale che sfiora la
perfezione.
Bollani e Slatkin decidono di collaborare su Rhapsody in Blue e, anche in
questo caso, come si era già palesato all’Auditorium, il direttore deve
cercare di mantenere il vulcanico pianista entro determinati limiti. Tanto
Kristjan Järvi quanto Leonard Slatkin non si trovano solamente a dirigere
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un’orchestra ma, soprattutto, a lavorare con la tela cromatica che il
pianista italiano tesse e disfa in continuazione. L’orchestra è tenuta ad
effettuare delle pause necessarie per lo sviluppo del discorso bollaniano e
perfino Slatkin si sorprende di trovarsi in contemplazione
dell’improvvisazione. Risituare questo vortice all’interno della direzione è
un arduo lavoro ma il direttore d’orchestra riesce perfettamente in questo
compito. Il risultato è qualche cosa di straordinario e l’ovazione che segue
è il giusto omaggio a questa operazione corale.
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Dopo un’ulteriore improvvisazione in piano solo, Bollani lascia spazio
all’orchestrazione di An american in Paris e a Promenade (Walking
the dog) che continuano a dipingere il sogno di un’America
meravigliosamente cinematografica.
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La seconda parte della serata si è dimostrata radicalmente diversa e ha
visto l’esibizione del Youn Sun Nah Quartet. La cantante coreana aveva
riscosso un grande successo durante l’edizione dell’anno scorso e il suo
ritorno a Vienne è segno di un grande amore corrisposto per questo
festival. Youn Sun Nah entra in scena con una delicatezza antica. Ma non
appena il concerto ha inizio, la sua voce lieve e timida lascia la scena a
quella di un’interprete incisiva che fa del jazz la condizione di possibilità di
una grande libertà. Passando con scioltezza dal pop al folk tradizionale,
dalla musica contemporanea alla lirica, in un universo linguistico senza
frontiere, Youn Sun Nah è un’artista impossibile da incasellare e da
descrivere con precisione. La sua voce si libera delle strette della
significazione per accedere ai limbi del suono fine a se stesso, in una
logica d’immersione estetica totale. E per giungere a ciò, il ruolo dei
musicisti è quanto mai fondamentale. Il quartetto è completato dal grande
chitarrista Ulf Wakenius (autore di quel Momento magico scelto dagli
organizzatori come sigla del festival), dal contrabbassista Simon Tailleu e
dal fisarmonicista Vincent Peirani e i quattro delineano, durante tutta la
serata, morbidi scenari tanto fumosi quanto ritmati. Un quartetto che si è
arricchito di una presenza eccellente. Youn Sun Nah ha deciso di invitare,
infatti, sul palco Yoon Jeong Heo, una delle più grandi interpreti del
geomungo, un antico strumento coreano che vira la serata verso tinte
esotiche ed antiche.
La giocosa e folle Pancake, l’intensa Inner Prayer che si situa sulla linea
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decadente immaginata dal contrabbasso, Ghost riders in the sky e il
suo spirito soul e graffiante (Tom Waits si deve essere impossessato della
voce della cantante per un momento), fino all’antica Kangwondo
Arirang, interpretata come luogo di sperimentazione, sono solo alcuni
titoli delle canzoni che hanno meravigliato il pubblico del Théâtre antique
di Vienne.
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Una serata provvista di due anime molto lontane tra di loro che hanno
dimostrato la grande ricchezza dello spirito del jazz. Il festival Jazz à
Vienne è oramai diventato un luogo dove questa apertura si può mostrare
con libertà e con gioia.
Une soirée composée par deux âmes très différentes a vu se
produire le pianiste Stefano Bollani avec l’Orchestre National de
Lyon, dirigé par Leonard Slatkin, dans un concert-hommage à George
Gershwin. Le Youn Sun Nah Quartet a assuré une deuxième partie
excellente et riche en émotions. Le festival Jazz à Vienne montre
parfaitement la richesse de l’esprit jazz et cette soirée représente,
sans aucun doute, un des moments forts de toute la programmation.
Lo spettacolo è andato in scena:
Théâtre antique
7 rue du cirque – Vienne (Francia)
lunedì 2 luglio, ore 20.30
Jazz à Vienne presenta
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Per la programmazione completa del Festival Jazz à Vienne:
www.jazzavienne.com
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