numero 2 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri

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numero 2 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri
Anno LVIII - n. 2/2011
che arde
Fiamma che arde
Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve
del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Anno LVIII
N. 2/2011
Sped. in abb. post.
Distribuzione gratuita.
Sommario
Cari amici (La Redazione)
pag. 3
La rivista non ha quota di abbonamento
ma è sostenuta dalle offerte dei lettori.
Un cuore che ama
(Don Ettore Ghiano)
»
4
Direttore responsabile
Don Giuseppe Tuninetti
Padre Felice Carpignano
Consigliere della Beata Anna Michelotti
(Daniele Bolognini)
»
6
La beata Anna e i bambini
(Sr. M. Emiliana Rota)
»
8
Nella solennità del Sacro Cuore
(La Redazione)
»
10
L’acqua è sgorgata generosa e feconda
(Don Sergio Baravalle)
»
12
Assalto al Madagascar
(Sylvain Urfer)
»
13
L’Eucaristia: Grembo vocazionale
(Sr. m. Gaetana Galbusera)
»
15
Esperienze vissute
(Sr. M. Laura e Sr. M. Rose)
»
22
Attualità:
Famiglia e Lavoro
(Paola e Gabriele Riva)
»
27
Sanità e salute:
Le vertigini
(Dott.ssa Giovanna Gavazzeni)
»
29
Solidarietà
»
31
Sostegno bambini a distanza
»
32
Redattori
Galbusera Sr. M. Gaetana
Ralalao Sr. M. Agrippine
Riva Gabriele e Paola
Visconti Maria Carla
Viale Catone, 29 - 10131 TORINO
Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969
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non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte
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Il presente numero è stato consegnato alle
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Cari
Amici
nei mesi scorsi, in particolare gli ultimi giorni di aprile e
i primi di maggio, siamo stati catturati dalle numerose
immagini di Giovanni Paolo II, apparse in TV e sulla stampa
in occasione della sua beatificazione avvenuta il 1° maggio, a
soli 6 anni dalla sua morte. I mezzi di comunicazione ci hanno così regalato
una sua completa biografia illustrata. Di lui è stato scritto anche molto e sono state
organizzate diverse interviste e tavole rotonde in sua memoria. In ogni messaggio e
testimonianza veniva puntualmente richiamata l’esortazione che Giovanni Paolo II ha
rivolto ai fedeli in piazza S. Pietro, all’inizio del suo pontificato: Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!, parole udite e risuonate alla nostra memoria
con la medesima eloquenza con cui sono state da noi ascoltate per la prima volta 32
anni addietro. In questa circostanza la Chiesa ha sentito il profumo della sua primavera
e anche i nostri cuori hanno gioito di tanta grazia. Spalancare le porte a Cristo è far
vivere il nostro spirito in perenne giovinezza. È questo di cui la Chiesa e il mondo hanno
bisogno come l’aria che si respira.
Accogliere Gesù nella nostra vita è un’esigenza di risposta al suo amore: lui ci ha
amati ancora prima che noi lo amassimo. Infatti il suo cuore è stato crudelmente aperto
perché noi fossimo guariti dalle nostre infermità spirituali. Ecco, il Cuore di Gesù è un
cuore che ama senza misura, è un cuore che sa perdonare, tutti e sempre, ci ricorda don
Ettore Ghiano, che sentiamo come “nostro parroco”, per la semplicità e chiarezza con
cui si rivolge ai lettori con le sue rubriche di spiritualità. Il suo contributo, Un cuore che
ama, ci aiuta a cogliere la magnanimità del Cuore di Gesù e ci invita a pregarlo perché
anche il nostro cuore possa essergli simile.
Il mese di giugno, per tradizione, è dedicato al S. Cuore. Tuttavia per l’anno in corso
la festa cade il 1° luglio, poiché questa ricorrenza, detta mobile, è condizionata dalla
data in cui si celebra la Pasqua. La Congregazione, nella solennità del Sacro Cuore della
quale è il patrono, ricorda le ricorrenze giubilari delle Piccole Serve. In questo giorno
la liturgia è improntata alla riconoscenza e alla lode al Signore per i benefici che egli ha
elargito alla nostra Famiglia religiosa e alle Consorelle in festa.
Nel gruppo redazionale, da questo numero, vengono a far parte nuove presenze in
sostituzione di coloro che sono venuti a mancare: per decesso, Sr. M. Elisa Crippa;
per salute, don Giuseppe Colombero. Ai nuovi collaboratori: dott.ssa Maria Carla
Visconti laureata in Psicologia, dott.ri Paola e Gabriele Riva, moglie e marito, laureati
lei in Lingue e Letterature Straniere Moderne, lui in Economia e Commercio, Sr. M.
Agrippine Ralalao diplomata in Scienze Infermieristiche, il nostro grazie per aver aderito
alla richiesta di lavorare per “Fiamma che arde” e auspichiamo un buon inserimento
nell’équipe redazionale.
L’estate è prossima e con essa inizia il tempo delle vacanze, più lunghe per studenti,
molto meno per chi ha un lavoro dipendente. Quindi, buona estate per chi può partire
per un periodo di riposo. Ma ricordiamo anche che molti non potranno godersi un giorno
di vacanza per varie ragioni, per cui rimarranno tra le mura del proprio domicilio. Tra
questi ci sono persone anziane e ammalate. Anche se sul territorio sono presenti lodevoli
iniziative per andare incontro ai bisogni di queste persone, il dovere primario di dare
loro assistenza e affetto spetta soprattutto alle famiglie.
Nell’accogliere la volontà del Padre, nell’aprire il cuore a Gesù e nell’impegno nella
carità verso i vicini raccoglieremo, al termine della stagione estiva, un frutto buono e
sicuro: la pace interiore. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, troverete
ristoro per le vostre anime (Mt 11, 28-29).
A tutti buone vacanze.
La Redazione
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Un cuore che ama
Quando, nell’ottobre del 1993, durante
il mio ricovero all’ospedale delle Molinette (Torino), mi fecero l’angioplastica,
ho potuto seguire tutti i movimenti degli
operatori medici attraverso il monitor
dal mio posto privilegiato, ma non troppo comodo, di osservazione.
È evidente che mi sono subito sentito attratto da quella specie di prolungata
visione e guardavo un po’ tutto, con vivo
interesse, e soprattutto quello che per me
contava particolarmente, il cuore.
E cosa in modo speciale ho pensato?
È quello cui volentieri penso ancora anche adesso.
Quel Cuore, il mio cuore tutto speciale, ben diverso da come l’avevo sempre
immaginato, mi ha quasi immobilizzato
nell’interesse e nella curiosità, ma quello
che più mi ha fatto pensare è che il mio
cuore è un po’, anzi molto, come il cuore di Gesù e più che questo mi interessa
profondamente oggi ancora il pensiero
che Gesù quando, annientando se stesso
Figlio di Dio, prese la forma umana, accettò, nella sua realtà di uomo, di avere,
nascosto in mezzo a tante cose, che sono
quelle che vedevo quel giorno, un cuore come il mio e allora diventa facile per
me, celebrando la festa del Sacro Cuore,
pensare al mio cuore e farne un raffronto
con quello di Gesù, senza scappare da un
sincero esame di coscienza.
Dunque il nostro cuore è come quello di Gesù e Gesù ha avuto, da uomo,
un cuore come il nostro, un cuore che
è come una specie di muscolo che deve
continuare a battere, a pulsare, assicurando il vivere all’uomo che se lo porta
dentro.
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Don Ettore Ghiano
Ma non posso fermarmi a questo, bensì mi sento spinto a fare un accostamento
del mio povero cuore a quello di Gesù.
Sono uguali, ma quanta diversità c’è
tra l’uno e l’altro!
Mi piace ricordare le cose belle che
Gesù disse proprio del suo cuore.
Incomincio con quella che forse più di
tutte è ricordata dai cristiani e alla quale
maggiormente essi si richiamano.
Gesù disse: «Imparate da me che sono
mite ed umile di cuore» (Mt 11, 29).
Mi fermo un momento e penso che
molto rimane, da mettere, da togliere, da
cambiare, per cui sento di aver bisogno
di un medico, tutto speciale, che curi il
mio cuore e quel medico non è altri che
Gesù stesso.
Non posso scrivere a lungo della mitezza e dell’umiltà, ma almeno cercherò
di mettere in evidenza quel valore sacrosanto che fa stare il cuore nella mitezza,
virtù che, come leggiamo nelle Beatitudini, fa ereditare la terra e l’umiltà che
è sovrana virtù che dispone Dio a dare
all’uomo quanto gli è estremamente necessario, incominciando dalla grazia,
quella grazia che assicura una vita preziosa e la salvezza dell’anima.
È agli umili, infatti, che il Signore dà
la sua grazia.
Ecco quello che voglio dire: Se il
cuore di Gesù è fatto come il nostro, si
distingue dalla misura di amore che lo
gonfia e lo rende migliore, e quanto, di
tutti gli altri.
È un cuore pieno di amore, un cuore
che è tutto e soltanto amore.
È un cuore che di amore ne ha quanto il mondo intero non può contenere e
quindi, mentre da quel cuore viene a noi
l’aiuto amorevole del quale abbiamo bisogno, ne viene anche l’invito ad allargare il nostro cuore e a renderlo aperto,
preparato all’amore con una notevole ed
ammirabile capacità di dedizione e, prima ancora, di accoglienza degli altri, immagini tutti del Signore, che a loro volta
hanno un cuore fatto per amare.
Ecco, il Cuore di Gesù è un cuore che
ama, un cuore che ama senza misura, e
se ama così, è un cuore che sa perdonare,
tutti e sempre.
Ce lo ricorda quanto disse al buon ladrone in croce e ce lo fa presente l’invocazione che ci è abituale: Gesù, paziente
e misericordioso, abbi pietà di noi.
E qui perché non interrogarci? È così
anche il nostro cuore? Sappiamo perdonare, per amore, chiunque ci faccia un
torto, ci dia una qualsiasi sofferenza? E
siamo capaci di dimenticare un po’ noi
stessi per aiutare gli altri, offrire a loro
quello di cui hanno o avranno bisogno?
Si dice che il Papa San Pio X sia morto di crepacuore perché non era riuscito,
con le sue suppliche ed i suoi richiami,
ad ottenere che si evitasse quella prima
guerra mondiale che, scoppiata nel 1914,
fu causa di spaventose rovine e di innumerevoli vittime.
Dicono anche le biografie di San Filippo Neri che avesse un cuore capace di
gonfiarsi ed allargarsi nella spinta di un
grande amore.
Accettiamo quello che ci dicono, notizia d’altronde che vale, credo, per tutti
i santi, e allora mi posso anche fermare
qui e pensare al Cuore di Gesù che batte
forte e batte per tutti e riempirci di buona
volontà per avvicinarci, in somiglianza, il
più possibile al cuore di Gesù.
Incominciamo proprio da quel cuore
e allora, nella nostra fragilità, nella nostra debolezza, nel nostro egoismo e nella
nostra superbia, pensiamoci, pensiamoci
sul serio e alla fine, convinti, diciamo:
Gesù, mite ed umile di Cuore, tu che hai
un cuore che tanto ama, paziente e ricco
di misericordia, fa che anche noi abbiamo un cuore simile al tuo. Tua immagine,
con un cuore pieno di amore.
Torino, cappella Casa Madre: il Sacro Cuore.
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Padre Felice Carpignano consigliere della Beata Anna
Daniele Bolognini
e dei Santi torinesi dell’Ottocento
Conseguita la laurea in teo“Ho pregato tanto e parmi sia quelogia, fu ordinato sacerdote
sta la volontà di Dio: vi è in me un
(1834) grazie al sostegno
ardente desiderio di consacrarmi
economico dell’arcivescovo
tutta a Gesù, nell’assistenza ai
Fransoni. Vice curato per
malati poveri”. Questo pendue anni all’Annunziata,
siero di Madre Anna traccia
nel 1837 passò ad eserla missione che, tra mille
citare lo stesso incarico a
problemi, portò avanti
S. Filippo.
solo grazie ad una volontà
Nel 1842 entrò nella
straordinaria.
Congregazione dell’OratoI primi anni di vita della
rio.
Piccole Serve furono conPadre Felice Carpignano
Eletto preposito (supetraddistinti da povertà, abbandoni e decessi di suore: l’oratoriano riore) nel 1856, lo fu per ventisette anni,
padre Carpignano fu tra i pochi a inco- responsabile, in particolare, del clero che
frequentava la chiesa dell’Oratorio: tra
raggiare la fondatrice.
Prima di incontrarlo la Beata decise questi il beato Federico Albert che, aspiche dalle sue labbra sarebbe giunta la de- rante ufficiale dell’esercito, pregando dacisione se proseguire nell’opera. Gli aprì vanti all’urna del beato Sebastiano Valfrè
il cuore, raccontò della sua vita, della (1629-1710), aveva deciso di diventare
vocazione tanto ostacolata perché sola e prete, e il servo di Dio Eugenio Reffo.
Fu inoltre parroco per ventitre anni, dal
senza mezzi.
La fede e l’ardore della donna col- 1865.
Numerosi aspetti del suo operato
pirono il sacerdote che le disse di andare avanti nell’umiltà, nella preghiera, paiono ricalcare, nei luoghi e nelle monell’obbedienza ai superiori e nella fidu- dalità, il prodigioso ministero svolto dal
cia in Dio. Quell’incontro fu decisivo:
madre Anna Michelotti poco dopo prese
in affitto due stanze nel centro di Torino,
sul finire del 1873.
Felice Carpignano era nato a Montiglio Monferrato (Asti) il 29 luglio 1810,
ma era ancora fanciullo quando la famiglia si trasferì a Torino. I genitori, sebbene poverissimi, lo fecero studiare: si
iscrisse al ginnasio, indossò a diciassette
anni l’abito chiericale e prese a frequen- La Beata Anna Michelotti a poche ore del
suo dies natalis.
tare il “Clero di S. Filippo”.
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Torino e suoi santi
Valfrè, compresa la rinuncia, per umiltà,
della nomina a vescovo.
Confessore ricercatissimo, padre Carpignano, dal pulpito o nel confessionale,
formò moltissime coscienze. Tra i suoi
penitenti si contano importanti esponenti del clero e dell’aristocrazia, santi, beati
e servi di Dio sui quali ebbe una straordinaria influenza, in un contesto politico
complesso e in parte avverso alla Chiesa,
nei decenni in cui a Torino si erano tirate
le fila per l’unità nazionale.
Fu amico del beato Marcantonio Durando e illuminato consigliere degli arcivescovi Fransoni, Ricardi di Netro e
Gastaldi. Ebbe un ruolo positivo quando
quest’ultimo affidò il collegio di Valsalice
ai salesiani (giugno 1872), perché mal gestito dai sacerdoti diocesani. Il carisma di
p. Carpignano rifulse in modo particolare nella delicata vicenda della ordinazione sacerdotale del beato Francesco Faà
di Bruno e nella fondazione, da parte del
beato Clemente Marchisio, delle Figlie di
San Giuseppe. Anche la beata Francesca
Rubatto lo ebbe consigliere, negli anni
torinesi che precedettero la nascita delle
“sue” Terziarie Cappuccine. Fu membro,
insieme al canonico Anglesio (successore
del Cottolengo), della commissione per il
ristabilimento del Convitto Ecclesiastico
alla Consolata che sarà diretto dal B. Giuseppe Allamano, anch’egli per lunghi anni
suo amico e penitente. In Borgo Po, aiutato
dalla Principessa Maria Vittoria del Pozzo
della Cisterna, sua parrocchiana, cooperò
all’apertura delle “Protette di S. Giuseppe” per l’educazione delle ragazze povere.
Fu animatore di associazioni laicali,
socio d’onore delle Conferenze di S. Vincenzo e, nel 1884, tra i fondatori dell’Associazione per la Buona Stampa cui tanto
lavorò S. Leonardo Murialdo. Nel 1885
seguì, insieme al Servo di Dio Giulio Castelli, l’apertura dell’oratorio S. Felice per
i ragazzi che vivevano nei pressi della Piazza d’Armi. Del suo ministero beneficiarono anche la beata Enrichetta Dominici e
la serva di Dio marchesa Giulia di Barolo.
Padre Carpignano morì l’8 marzo 1888.
La beata Anna e i bambini
Domenica, 13 febbraio 2011, la nostra
Parrocchia di San Giacomo in Cornigliano
(Ge) ha celebrato la festa in onore della
Beata Anna Michelotti.
Il Parroco, Don Giacomo Pala, ha mobilitato le catechiste, soprattutto quelle che
hanno il compito di preparare i bambini
alla Prima Comunione, per far conoscere
loro la fondatrice delle suore che curano gli
ammalati a domicilio.
L’obiettivo era quello di far capire ai
bambini il rapporto inscindibile che c’è tra
Gesù e il prossimo ammalato. Per cui è stata loro illustrata l’icona di Anna bambina,
che nel giorno della sua prima comunione,
al pomeriggio, la mamma accompagna da
un malato per ricambiare a Gesù la visita
che la figlia ha ricevuto da lui in mattinata.
Poiché l’educazione ai valori cristiani
non può mancare nella formazione di un
Anna, accompagnata dalla mamma, visita
un malato nel giorno della sua Prima Co‑
munione
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Sr. M. Emiliana Rota
bambino, anche Don Giacomo nell‘omelia
della celebrazione eucaristica ha focalizzato il gesto di mamma Pierina verso la figlia
Anna, per aiutarla a vedere Gesù nel povero: un esempio che può e deve essere ancora imitato dalle mamme in occasione della
Prima Comunione dei propri figli. Ecco,
dunque, un dono prezioso e bello da regalare per un giorno tutto speciale e di grande
festa, come quello della Prima Comunione
dei bambini. Sensibilizzati al tema, alcuni
bambini hanno fatto ricerche al computer
trascrivendo pensieri di Francesco di Sales,
il santo della spiritualità di Anna Michelotti; altri invece hanno impresso su carta
libere espressioni di gratitudine al Signore,
alla fondatrice Anna e alle suore che sono
in Cornigliano, poiché da oltre cent’anni
è evangelicamente esercitata l’opera del
Buon samaritano: l’assistenza agli ammalati poveri.
Dopo il rito di comunione, dall’altare,
i bambini hanno fatto partecipi del frutto
del loro lavoro i fedeli presenti alla celebrazione eucaristica:
Al catechismo abbiamo ascoltato la
storia della Beata Anna Michelotti, che
era stata educata nella religione cristiana
fin da piccola. Il giorno della sua Prima
Comunione, per ringraziare il Signore, la
mamma la portò a visitare un ammalato
poverissimo. Noi invece pensiamo ai regali
e al pranzo in ristorante. Giorgia
Anna Michelotti, prima di diventare
suora, cominciò a cercare e servire i malati
poveri nelle case senza farsi pagare. Quan‑
do diventò suora trovò delle compagne e si
chiamarono “Piccole Serve del Sacro Cuore
per l’assistenza ai malati poveri”. Metteva‑
no in pratica le parole di San Francesco di
Sales: “… non accontentarti di essere pove‑
San Giovanni Battista e Gesù. È importan‑
te perché significa che c’è il Signore anche
se non si vede. Francesca
Un gruppo di bambini della Parrocchia di
S. Giacomo, Cornigliano.
ra come i poveri, ma sii più povera dei pove‑
ri, va a servirli quando giacciono a letto in‑
fermi e servili con le tue proprie mani. Que‑
sta virtù è più gloriosa di un regno”. Irene
Quando le ragazze diventano suore, ri‑
cevono un nome nuovo. Anna si chiamò
Suor Giovanna Francesca della Visitazio‑
ne di Santa Maria. La Visitazione indica la
Madonna quando va a trovare sua cugina
Elisabetta e tutt’e due aspettano un bimbo,
Le “Piccole Serve del Sacro Cuore di
Gesù per gli ammalati poveri” sono arriva‑
te a Cornigliano nel 1905 e hanno abitato
prima in via Bertolotti, poi in via Tonale,
poi ancora in via Minghetti e ora in via
Malaspina. Sono in poche, quattro italia‑
ne un po’ avanti negli anni e una giovane
malgascia. Per far prima, noi le chiamia‑
mo “Suore dei poveri” e siamo orgogliosi
di queste perle preziose, che la Beata Anna
Michelotti ci ha lasciato e che altri quar‑
tieri non hanno. Davanti al nome nuovo
mettono tutte “Maria” in onore della Ma‑
donna. Samuele
Cara Anna Michelotti, ti ringraziamo
perché soccorri i malati poveri del mondo:
nella pioggia, nel vento, nel sole, nel tem‑
porale e così via… Ti ringraziamo per il tuo
sostegno e per il tuo coraggio. Ringraziamo
le tue suore che aiutano tante altre persone
mentre tu sei in cielo. Max
Ringraziamento a una suora
Ogni volta che per strada, anche da lontano, la incontro, sento salirmi dal cuore un
moto infinito di riconoscenza.
Conoscevo l’impegno silenzioso delle suore che a Cornigliano chiamiamo da
sempre “dei poveri”, ma proprio per questo
appellativo credevo che si dedicassero agli
ammalati poveri e non ai poveri ammalati.
Dopo quasi sei anni di devastante malattia di mia madre, quando sentivo ormai
di non reggere più alla stanchezza, la Provvidenza mi mandò Suor Maria Felice.
Bastava la sua presenza perché mamma
si rasserenasse un poco.
Delicata, le cambiava le medicazioni,
poi sedeva al capezzale ed assieme pregavano.
“La Provvidenza mi mandò Suor Maria Felice”.
Ma era una suora “ora et labora”, che
non poteva stare con le “mani in mano”,
perciò chiedeva almeno dei rammendi da
fare.
I calzini di mio marito divennero i grani
della corona del Rosario.
Catechista Olga
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Nella solennità del SACRO Cuore
Il nostro appuntamento, per unirci alle
consorelle che celebrano la loro ricorrenza giubilare di consacrazione religiosa, è
per il prossimo 1° luglio, giorno in cui la
liturgia celebra la solennità del S. Cuore di
Gesù. È sempre emozionante pensare che
donne, con pregi e difetti, hanno tenuto
alto il loro impegno a seguire Gesù per
La Redazione
tutta la vita. Da Lui affascinate dal giorno in cui sono state chiamate a seguirlo e
ancora oggi innamorate dalla sua quotidiana proposta di lavorare per il regno di
Dio, colme di gioia, oggi cantano la loro
riconoscenza per i benefici del suo amore.
Le nostre espressioni di profonda gratitudine e affetto fraterno sono per:
Sr. M. Consolata Garino - Casatenovo (Lc)
Sr. M. Ines Rota Nodari - Casatenovo (Lc)
che ricordano il 60° di vita religiosa;
M.dre Luigia De Bernardi - Sesto S. Giovanni (Mi)
Sr. Maria Ester Comi - Sesto S. Giovanni (Mi)
che ricordano il 50° di vita religiosa.
La Chiesa, da sempre, ha alta stima della vita religiosa
Cari Figli e Figlie, con libera risposta all’appello dello Spirito Santo, voi avete deciso di seguire il Cristo, consacrandovi totalmente a lui.
I consigli evangelici di castità votata a Dio, di povertà e di obbedienza sono divenuti la
legge della vostra esistenza.
L’autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di
regolarne la pratica ed anche di istituire, in base ad essi, forme stabili di vita. Così essa riconosce e rende autentico lo stato di vita, costituito dalla professione religiosa: Mediante i voti
o altri vincoli sacri, con i quali il cristiano si obbliga all’osservanza dei tre consigli evangelici,
egli si dona totalmente a Dio, amato al di sopra di ogni cosa (cfr Lumen gentium, n. 43).
Tale consacrazione poi sarà tanto perfetta, quanto più solidi e stabili sono i vincoli, con i
quali è rappresentato il Cristo indissolubilmente unito alla Chiesa, sua sposa.
Ciò mette in luce la grandezza di questo dono, da voi stessi liberamente deciso, a immagine di quello fatto dal Cristo alla sua Chiesa.
Proprio in vista del Regno dei Cieli, voi avete votato al Cristo, con generosità e senza
riserva, queste forze d’amore, questo bisogno di possedere, e questa libertà di regolare la
propria vita, cose che sono per l’uomo tanto preziose.
Paolo VI
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Lo spirito gioisce in Dio
Magnificat ánima mea Dóminum,
et exultávit spíritus meus
in Deo salutári meo;
quia respéxit humilitátem ancillæ suæ,
ecce enim ex hoc beátam me dicent
omnes generatiónes.
Quia fecit mihi magna, qui potens est:
et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius a progénie in progénies
timéntibus eum.
Fecit poténtiam in bráchio suo,
dispérsit supérbos mente cordis sui,
depósuit poténtes de sede,
et exaltávit húmiles;
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
esuriéntes implévit bonis,
ha ricolmato di beni gli affamati,
et dívites dimísit inánes.
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Suscépit Israel, púerum suum,
recordátus misericórdiæ suæ,
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
sicut locútus est ad patres nostros,
come aveva promesso ai nostri padri,
Abraham et sémini eius in sæcula.
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Glória Patri et Fílio
et Spíritui Sancto
sicut erat in principio et nunc et semper
et in sæcula sæculórum. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
11
L’acqua è sgorgata generosa e feconda
Torino, 6 aprile 2011
Carissima Madre Carmelina,
“Fiamma che arde” n. 1/2011 mi ha offerto un buon motivo per benedire il Signore.
La mia attenzione è caduta sulle due
fotografie che ritraggono le Piccole Sorelle
appena arrivate negli anni ‘70 (pag. 21), e
le Piccole Sorelle che con mons. Di Pierro e lei festeggiano i 40 anni di presenza!
(pag. 19).
Quelle immagini mi tornano in mente
nella Messa vespertina, mentre il lettore
(un po’ piatto nel tono, per la verità!) legge all’ambone il passo di Ezechiele, dell’acqua che sgorga abbondante e feconda dal
tempio.
Il tempio è il culmine dell’Esodo, il nuovo eden ricostruito, e abbellito di ogni ricchezza d’arte. Ezechiele la vede allo stesso
modo, al termine del suo lungo percorso.
Lì Iddio ci dà appuntamento. Nel Verbo
fatto carne impariamo ad apprezzare la figura e la realtà del tempio.
E a vederne i benefici, che sono senza
numero!
Avete donato al Signore e al Madagascar le vostre esistenze, siete state il suo
tabernacolo.
L’acqua è sgorgata generosa e feconda.
Le giovani Piccole Serve testimoniano la
bellezza del dono, la giustizia e la fecondità
del dono.
Ringrazio il Signore che mi ha concesso
di prender parte alla vostra gioia, in alcuni momenti (nel 1988 e nel 2007). Come
partecipo alla vostra sofferenza per le tante
fatiche e anche i dolori, come la recente dipartita di Sr. Maria Elisa.
Il mio augurio per la Pasqua attinge a
questa storia. Formulo per lei e per le sorelle tutte la speranza che possiate vivere sempre più intensamente l’avventura di fede, di
12
Don Sergio Baravalle
bontà e di giustizia che vi ha caratterizzate
in questi 40 anni di Madagascar, di Italia,
di Romania.
A don Giuseppe Colombero
la nostra più viva riconoscenza
Don Giuseppe C., articolista e membro della redazione di Fiamma che arde dal 1984, ci lascia con
profonda tristezza a causa di una maculopatia degenerativa bilaterale, che ultimamente ha seriamente
compromesso il suo campo visivo. Ha passato la vita
a leggere con passione e a scrivere con il cuore, ora
non riesce neppure a decifrare il titolo di un libro.
La nostra Congregazione lo ha conosciuto nel lontano 1966 quando era cappellano all’ospedale Astanteria Martini, ora Giovanni Bosco, Torino.
Da allora sono iniziati rapporti di amicizia che si
sono sempre più consolidati col passare degli anni e
che tutt’ora permangono.
La redazione, con la larga cerchia di lettori che per
27 anni hanno letto i suoi contributi psico-formativi, intrisi di saggezza, profondamente educativi e
ricchi di umanità, lo ringrazia per il bene seminato
con la sua brillante penna nelle pagine di “Fiamma
che arde”.
Il nostro caro Don Giuseppe saluta i suoi cari e affettuosi amici e ringrazia per la stima che i lettori gli
hanno da sempre dimostrato.
Don Giuseppe Colombero nel giorno del suo
60° anniversario di ordinazione sacerdotale:
31 giugno 2008.
Assalto al Madagascar
Negli anni scorsi il Madaga­scar, con i
suoi 20 milioni di abitanti su una superficie complessiva di 587mila km2, si è trovato al centro dei progetti di due società
multinazionali straniere che intendevano
accaparrarsi ampie aree di terreni coltivabili dell’Isola Rossa. Ciò ha provocato
una dura reazione da parte della popolazione. Ma l’al­larme non è cessato. Se una
di queste società ha infatti rinunciato ai
suoi piani, l’altra non ha ancora «gettato
la spugna». Ripercorriamo i fatti.
Il 18 novembre 2008 il Fìnancial Ti‑
mes ha rivelato che il presidente Marc
Ravalomanana aveva offerto in affitto per
99 anni alla multina­zionale sudcoreana
Daewoo Logistics la metà della superficie
coltivabile del Paese, ovvero 1.300.000
ettari. Il caso ha suscitato molto scalpo­re
e ha contribuito alle dimissioni e alla fuga
del presidente, avvenuta il 17 marzo 2009
sotto le pressioni delle mani­festazioni popolari. In seguito, si è venuto a sapere
che l’ex presidente si era fatto regalare da
Daewoo un aereo di lusso dei valore di
28 milioni di dollari e che se l’era fatto
rimborsare dallo Stato con 60 milio­ni di
dollari su un conto estero.
Il 26 gennaio 2009 è poi apparsa
sulla stampa un’altra notizia: la mul­
tinazionale indiana Varun avrebbe acquistato 232mila ettari di terre, oc­cupate per
tre quarti da contadini, nel Nord-Ovest
del Paese. Per la cessione di terreni di tali
dimensioni sono stati firmati contratti
con autorità regio­nali che non avevano
né il potere né la competenza per farlo.
Ma, soprattutto, gli abitanti delle zone
coinvolte non erano stati informati delle
con­seguenze degli impegni che avevano
sottoscritto con la multinazionale.
Sylvain Urfer S.I. (da Popoli, aprile 2010)
Preparazione del terreno per la semina del
riso.
All’inizio del 2011, la stampa malga­
scia segnalava poi la vendita di acqua
dolce del fiume Mananara‑nord (ac­qua
famosa per la sua purezza) a un Paese
non specificato del Golfo. La voce è stata
smentita, ma tutti sanno quale valore abbiano le smentite in politica.
I vincoli culturali
La proprietà delle terre in Madagascar non è so­lo una questione econo­mica
o legale. Riguarda invece uno dei punti
più sensibili e gelosamente custoditi della tradizio­ne locale. Nella cultura malgascia, la terra è un elemento fondamentale
del culto degli antenati. Il termine malgascio tanindrazana ha un signi­ficato molto complesso. Nel senso più letterale, la
parola indica la porzione della terra sulla
quale si costruisce la tomba di famiglia,
cioè dove riposano gli avi e dove tutti i
discen­denti aspirano a riposarvi un giorno. In sen­so, più lato, fa riferimento alla
totalità del ter­ritorio, quindi si può tradurre con il termine «patria».
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In questo contesto, non è affatto strano che venga vietata la vendita a uno stra­
niero di una terra che è, al tempo stesso,
il luogo sacro dove dimorano gli antenati e la patria. Questo spie­ga la reticenza
dell’opinione pubblica nei confronti della cessione di terreni a stranieri, anche se
queste cessioni potrebbero promuovere
in­vestimenti e sviluppo economico.
Questo rifiuto è anche spiegato da
motivazioni nazionalistiche: 64 an­ni di
colonizzazione (1896‑1960) hanno insegnato ai malgasci che la proprietà della
terra da parte degli stranieri si trasforma
spesso in un potere ampio, che si può
spingere fino a rimettere in gioco l’indipendenza nazionale. Adottata dalla fine
del 2010, la costituzione della IV Repubblica esprime bene questo imbarazzo.
L’art. 1 afferma che «nulla può minare
l’integrità nazionale della Repubblica. Il
territorio nazionale è inalienabile» e aggiunge: «la legge definisce le modalità e
le condizioni relative alla vendita di terreni e all’enfiteusi (una sorta di contratto
di affitto dei fondi agricoli, ndr) a favore
di stranieri».
Vendita impossibile
Nessuno contesta il fatto che i terreni
debbano essere coltivati prioritaria­mente
dai contadini che li abitano e nessuno è
autorizzato a cacciarli.
Occorre però riconoscere che nes­sun
contadino malgascio è riuscito a rendere altamente produttivi i propri terreni e
che la malnutrizione imper­versa ancora
ovunque. Per attacca­mento al loro stile di
vita tradizionale e per paura di assumere rischi in un ambiente dominato dalla
precarietà, i contadini non osano adottare nuove tecniche di coltivazione. Questo
torpo­re spiega l’indifferenza dei politici
nei confronti del mondo rurale, ma anche
il fallimento di qualsiasi sviluppo agricolo. Pas­siva e disorganizzata, la classe contadina non minaccia i poteri isti­tuzionali,
a differenza delle città, irrequiete e ribelli,
i cui movimenti popolari hanno destabi­
lizzato a più riprese il Madagascar.
Inoltre, la proprietà è re­golamentata
dagli usi e costumi e la campagna non dispone né di cata­sto né di titoli fondiari.
Ripulitura dei campi di riso da erbacce e zizzanie.
14
segue a pag. 19
1/L’Eucaristia: grembo vocazionale
A cura di Sr. M. Gaetana Galbusera
15
“In ascolto della volontà della Padre”
Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone.
I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, con l’Alleluia alla proclamazione
del Vangelo, alle invocazioni con un tema vocazionale, alla fine con una lode di ringraziamento.
La parola della Chiesa
(dal Messaggio del Santo Padre per la 48°
Giornata Mondiale di Preghiera per le
Vocazioni).
«Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come
pecore che non hanno pastore», e disse: «La
messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe
perché mandi operai nella sua messe!» (Mt
9,36-38).
L’arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù
chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa
con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui
Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc
10,9). Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima
di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in
orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di
sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio
intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al
ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante
contatto con il Dio vivente e di un’insistente preghiera che si eleva al “Padrone della
messe” sia nelle comunità parrocchiali, sia
nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali.
Spunti di riflessione
– La vocazione di coloro che hanno scelto
di seguire Gesù è nata dall’incontro delle
pagine del Vangelo.
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– La parola di Gesù continua ad essere la
forza luminosa che attrae i chiamati a seguirlo nella via dei consigli evangelici .
– Nell’intimo colloquio di Gesù con il Padre è nata la vocazione dei discepoli e
quella di coloro che in futuro avrebbe
chiamato a sé.
La Chiamata (cf. Ger 4,10)
(eseguito da due solisti e coro)
1° Prima di formarti nel grembo,
io già ti conoscevo;
prima che vedessi la luce,
io già ti amavo.
2° Signore, io non so parlare;
sono giovane, abbi pietà.
Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie.
1° Io sarò con te per guidarti:
questa è la voce del Signore.
Io ti metterò sulle labbra
ogni mia parola.
2° Signore, io non so parlare;
sono giovane, abbi pietà.
Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie.
1° Io ti manderò tra la gente
per sradicare e piantare.
Io veglierò giorno e notte
sulla mia parola.
2° Signore, io non so parlare;
sono giovane, abbi pietà.
Coro Tu non temere, e va’ dove ti manderò. Annuncia le mie vie
La parola di Gesù
Gesù passò la notte in preghiera.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi
discepoli e ne scelse dodici
Vedendo le folle Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come
pecore senza pastore. Allora disse ai suoi
discepoli:«La messe è molta, ma gli operai
sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe»
(Mt 9,36-38).
Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando
fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e
ne scelse dodici, ai quali diede il nome di
apostoli: Simone che chiamò anche Pietro,
Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni,
Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso,
Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato
Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota.
Che fu il traditore Lc (6,12-16).
Questi dodici Gesù li inviò dopo averli
così istruiti: «Non andate fra i pagani e non
entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa
d’Israele. E strada facendo predicate che il
regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi,
risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate
i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,1-8).
Pausa per rileggere i passi del Vangelo di
Matteo e di Luca, facendo attenzione ai
personaggi che incontri e sottolinea quanto ti ha maggiormente colpito.
Spunti per la riflessione
• Gesù vive la missione affidatagli dal
Padre con passione.
• Gesù prega perché la sua missione lo
chiama a scegliere dodici dei suoi discepoli per affidare loro un compito
specifico nella chiesa.
• Gli apostoli, nel loro itinerario missionario devono sentirsi in intima relazione con il proprio Maestro.
Invocazioni
Preghiamo Dio Padre perché ispiri le comunità cristiane a far proprio l’invito di Gesù ai
suoi discepoli: pregare con fiducia il padrone della messe perché mandi operai nella sua
messe.
Signore aumenta la nostra fede.
Nella certezza che ancora oggi, Signore, ha
compassione di noi, poveri di valori umani e spirituali, ti chiediamo, per tua grazia
e misericordia, di non abbandonarci a noi
stessi.
Signore perdona le nostre incoerenze.
Prima di scegliere gli apostoli, nella notte
Gesù ha pregato in solitudine non solo per
loro, ma anche per tutti coloro, che nel corso
dei secoli, avrebbe chiamato a seguirlo. Donaci, Signore, la certezza che anche nell’Europa di oggi e nella nostra Italia non verranno a mancare vocazioni alla tua Chiesa.
Signore, infondi in noi la speranza.
Noi siamo come pecore perdute, perché volutamente ci siamo allontanati dalla casa del
Signore. Per il grande amore, Padre, che hai
verso i tuoi figli, mandaci dei veri pastori che
ci nutrano della tua Parola.
Signore, aiutaci a credere al tuo amore.
Agli operai del Vangelo il Maestro ha raccomandato la gratuità. La tua esortazione,
Gesù, sproni anche noi a mettere al servizio
del prossimo quanto abbiamo da te ricevuto
in dono senza aspettarci un ritorno.
Signore, aprici ai bisogni del prossimo.
(Seguono libere invocazioni e dopo una
pausa di silenzio si canta il Padre Nostro).
Orazione
O Dio, che vegli con amore di Padre sulle
vicende di ogni vita, accogli le nostre preghiere e custodisci con il tuo Santo Spirito
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il nostro cammino nel bene, perché, con la
testimonianza dei tuoi figli, tanti possano
trovarti e amarti. Amen.
Madre Anna prega: invia di casa
in casa le suore a portare il cielo
agli ammalati
Madre Anna ha pregato intensamente il Signore per essere illuminata nella scelta della sua vocazione. Ha pregato con spirituale
affetto per le suore, che liberamente hanno
deciso di condividere la sua stessa vita.
Le invia di casa in casa a portare sollievo
nel corpo e nello spirito ai sofferenti e ad annunciare che è a loro vicino il regno di Dio.
Madre Anna di lei non ha mai scritto.
Sono le suore, per dirette testimonianze, a
raccogliere e tramandare i suoi insegnamenti. In questo non è affatto forzato paragonarla
a Gesù, di cui hanno scritto i suoi discepoli.
Ecco quanto ci hanno tramandato le suore che vissero con lei, parlando della sua
vocazione:
Ho pregato tanto, e mi pare sia questa la volontà di Dio: vi è in me un ardente desiderio di consacrarmi tutta a
Gesù, nell’assistenza dei malati poveri.
Ho deciso di consacrarmi interamente al Signore, ma perché nulla mi
distolga dalla mia vocazione, vorrei
liquidare tutto quanto mi tiene ancora
legata alla terra.
Mio Dio, fate grazia a questa vostra
indegnissima figlia di potervi servire
tutti i giorni della sua vita.
Sono una piccola Serva del Cuore di
Gesù e dei poveri ammalati; non sono
niente più di questo. Ecco il sogno del
mio passato, ecco il mio presente, ecco
tutte le speranze del mio avvenire.
A Madre Anna stava a cuore la sua vocazione e quella delle figlie. Avvertiva la
preziosità del dono della chiamata, la de-
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vota filiale riconoscenza a Dio Padre e il
bisogno di pregarlo per la perseveranza.
Così dalle sue labbra scaturivano queste
considerazioni:
La nostra dignità di piccole Serve
del Cuore di Gesù è davanti a Dio ben
più grande che se fossimo principesse.
La preziosità della vostra vocazione
la conoscerete pienamente in punto di
morte e in Paradiso. Quotidianamente
ringraziate il Signore di un dono così
grande.
Pregate per ringraziare il Signore
della vostra santa vocazione incessantemente per avere il dono della perseveranza.
Per portare il cielo della consolazione ai
malati necessitano operai/e che accolgano
l’invito di lavorare nel campo del regno di
Dio. Ed ecco che Madre Anna prega e invita
le suore a pregare per le vocazioni:
Preghiamo con fervore il Cuore di
Gesù che ci mandi delle vocazioni.
Le richieste di assistenza che mi
pervengono sono così numerose, che
avrei bisogno di un esercito di figlie, di
molte e molte vocazioni; oggetto questo,
delle mie insistenti preghiere al Cuore
di Gesù. Tali richieste sono la dimostrazione palese che la carità di Cristo mi
spinge a desiderare i desideri del suo
Cuore dolcissimo.
Mio Dio, l’opera non è mia, è vostra! Se la volete, porgetemi la mano!
Non privatemi di tante figlie buone che
potrebbero aiutarmi!
La piccola Serva, per raggiungere lo
scopo principale della sua caritatevole
assistenza, che non è di portare un po’
di terra alla terra, ma di portare il Cielo, di cui ella dispone a piene mani perché è l’apostola di Cuore di Gesù, deve
presentarsi all’ammalato con umiltà.
Tanto è vero che, in passato, le terre venivano pe­riodicamente ridistribuite, senza for­malità giuridiche, in funzione delle
necessità delle famiglie e del numero dei
figli. Da qui è sorto un malinteso, fonte
di frustrazione e di violenza: un cittadino
ricco o influente può ac­quisire in piena
legalità dall’autorità pubblica una terra
senza che il con­tadino che la lavora da
generazioni sappia di averne perso il possesso.
È questo che avrebbe potuto verificarsi su vasta scala con Daewoo e Varun,
che prevedevano di sostituire i contadini locali con manodopera importata.
«La durata del contratto di locazione – è
scritto nel testo del contratto – è di 50
anni, Varun realizza tutti i la­vori agricoli
e fornisce prodotti ai contadini. (...) Lo
schema di ripartizione della pro­duzione
è il seguente: su un terreno sottoposto
a contratto di locazione (ad esempio
un terreno di un ettaro con rendimento
previsto di 10 tonnellate di riso vestito per ettaro), Varun riceve il 70% dei
raccolti mentre il contadino proprietario
deve ricevere il 30% dei raccolti». Ma
della quota distribuita al contadino, il
30% è destinato all’au­toconsumo (0,9t
nell’esempio citato) e il restante 70%
deve essere obbli­gatoriamente venduto a
Varun (2,1t) a un prezzo fissato da Varun stessa in funzione del corso locale
delle zone di produzione. In breve, delle
10 tonnellate di riso vestito/ha, più di 9
finiscono nelle mani di Varun, di cui solo
2 tonnellate dietro pagamento.
L’annullamento del contratto con
Daewoo e la sospensione di quel­lo con
Varun sono state decisioni contingenti
per calmare gli animi della popolazione,
ma non avranno effetti benefici se non
comporteran­no l’accantonamento definitivo delle politiche di vendita su larga
scala dei terreni. Ma i governi futuri sa­
Il riso in spiga giunto a maturazione.
pranno mettere in atto una strategia di
sviluppo rurale che consenta ai contadini
di conservare e coltivare in modo redditizio i terreni?
Ny fandrobana natao an’i
Madasikara
Traduzione di Sr. M. Solange Rakotoarivony
I Madagasikara dia firenena manana
mponina miisa 20 tapitrisa sy velarantany mahatratra 587.000km2 . Tamin’ny
taona lasa dia sehatra namolavolan’ireto
orin’asa 2 goavana avy any ivelany mba
handrobàna velaran-tany midadasika
azo ambolena izy. Nahatafin-tohina ny
vahoaka maro io volavolan-kevitra io.
Kanefa na dia izany aza dia tsy nanakana
ny iray tamin’ireo orin’asa goavana
hihemotra amin’ny fanapahan-keviny
izany. Handeha ary hovoaboasantsika ny
momba io tantara io.
Ny 18 novambra 2008 dia nivoaka
tamin’ny gazety “Financial Times” hoe:
nomen’i Marc Ravalomanana hofain’ilay
orin’asa goavana avy ao Corée atsimo
mandritra ny 99 taona ny antsasaky ny
velaran-tany azo volena eto Madagascar.
19
Izany velaran-tany izany dia mirefy
1.300.000 hectar. Tsy nankasitrahin’ny
vahoaka io fanapahan-kevitra io, ary
isan’ny antony nampikomy azy ireo izay
niafara tamin’ny nialan-dRavalomanana
teo amin’ny fitondrana ny faha- 17
marsa 2009 . Avy eo dia heno fa nasainy
nanolotra fiaramanidina mitentina 28
tapitrisa vola dollar ho azy io orin’asa
goavana Daewoo ( avy ao Corée atsimo)
io , ary nalainy tamin’ny tahirim-bola
malagasy ny vola mitentina 60 tapitrisa
ho onitr’io fiaramanidina io.
Ny 26 janoary 2009 dia nivoaka
tamin’ny gazety indray ity vaovao iray ity
: misy orin’asa goavana karàna iray atao
hoe “Varum “ nahazo velaran-tany mirefy
232.000 hectar izay nalainy teo ampelan-tanan’ny ¾ ny mpamboly monina
any avaratr’andrefan’i Madagascar .
Nisy fifanekena sy sonia natao
mba hanalana eo am-pelan-tanan’ireo
mpamboly ny velaran-taniny. Ny
filohan’ny Province no nanantontosa
ny raharaha ara-panjakana momba io
tetik’asa io.Kanefa azo lazaina fa tsy
manan-kery akory io fifanekena io ary tsy
manan-jo izy hankatò io tetik’asa io.
Soritana eto fa na ny mponina nanao
io sonia momba io fifanarahana io aza
dia tsy nampahafantarina akory ny
mombamomban’izay mety ho vokatr’io
fifanarahana ho fanomezana alalana haka
ny taniny io.
Tamin’ny
fiandohan’ny
taona
2011 dia voasoratra tao anaty gazety
malagasy fa namidy ny reniranon’i
Mananara Avaratra, malaza amin’ny
fahadiovany io renirano io. Nolavin’ny
fanjakana ankitsirano hoe tsy marina io
fanambarana io. Kanefa efa fantatry ny
20
daholobe fa zava-marina io nolazain’ny
gazety io!
Ny fomban-drazana malagasy
Ho an’ny malagasy ny tanindrazana
izay onenany dia manana ny hasiny lehibe
tokoa ary tsy atakalony sy ataony ambaninjavatra na dia mety ahazoan-karena aza.
Amin’ny toe-tsaina malagasy, ny
tanindrazana dia manana ny heviny
lehibe dia lehibe tokoa.Raha raisina arabaki-teny ny atao hoe tanindrazana dia
tany andrian’ny nofon’ireo razam-be efa
nialoha lalana ary efa namandriahan’ireo
taranaka amam-para toerana ho azy rehefa
tonga ilay andro andaozany ity fiainana
mandalo ity.
Raha fintinina dia ao no toerana
ihaonan’ny razam-ben’ny fianakaviana
rehetra. Noho izany dia tsy mahagaga
raha lavina ny hivarotana azy amin’ny
vahiny.
Io no mahatonga ny vahoaka hanohitra
io volavolan-kevitra hoe hivarotra tany mba
hampitombo ny harin-karena malagasy.
Efa fijaliana nianjady tamin’ny
malagasy mantsy io nandritry ny
fanjanahan-tany(1896-1960)
ary
nahalalany tsara fa ny vahiny mampiasa
sy mandidy eo an-tanindrazana dia afaka
tsara manararaotra hampiasa ny taninao
amin’ny fomba rehetra. Kanefa azo atao
ny manohitra azy na dia handatsahandrà aza. Io herim-po io no nahazoana ny
fahaleovan-tena tamin’ny 1960.
Ary nohamafisina ao amin’ny lalampanorenan’ny IV° Republique Art 1 dia
milaza mazava tsara fa “ tsy azo amidy na
hampanofaina amin’ny vahiny na oviana
na oviana ny tany onenan’ny malagasy”
Il riso costituisce la principale alimentazione del popolo malgascio.
Varotra tsy raikitra
Hevitra tsy azo tsipahina velively ny
hoe: zon’ny tantsaha tsirairay ny mamboly
sy mioty ny vokatry ny hasasarany ary tsy
misy mahazo mandroaka azy na maka
an-keriny ny taniny.
Tsapa anefa fa tsy misy mpamboly
malagasy mba afaka hiteny hoe afa-po
tokoa tamin’ny vokatry ny fambolena
nosasarany satria maro amin’izy iero no
tsy ampy sakafo.
Maro amin’izy ireo koa etsy andaniny
no malaina handray ny teknika vaovao
mety hampivoatra ny fambolena satria
mbola te hifikitra mafy amin’ny fombandrazana. Izany no mahatonga ireo mpanao
politika tsy manome lanja firy ny tantsaha
sy ny fiainana eny ambanivolo ary vokatry
izany dia tsy ahitana fandrosoana mihitsy
ny tontolon’ny fambolena malagasy.
Vokatr’izany fahantrana ara-kolontsaina eo amin’ny tantsaha izany dia
mora tamin’ny mpitondra fanjakana ny
manambaka azy ireo izay hita tsy mitovy
tanteraka amin’ny mponin’ny tanandehibe.
Ny any an-tanan-dehibe mantsy dia tsy
azo ambakaina sy resen-dahatra amin’ny
toky fitaka. Izy ireo no nahavita nanohitra
ny tsy mety nataon’ny mpitondra teto
Madagasikara matetika.
Manaraka izany dia tsy misy
voafaritra mazava mihitsy ny tany eny
ambanivohitra(cadastre). Ary tsy fantatra
hoe iza marina no tompon’ny tany (titre
foncier).
Fahiny mantsy dia nozarazaraina
amin’ny ankapobeny fotsiny ny velarantany ary notsinjovina manokana ireo
fianakaviana sahirana sy maro anaka. Io
fomba nentim-pahazarana io no nanimba
ny zava-drehetra satria mora amin’ireo
mpanankarena mahalala tsara ny lalàna
ahafahana mividy tany sy mandroaka
ireto tantsaha eo amin’ny taniny.
Io tetik’asa io no notadiavin’ny
Daewoo sy Varum hotontosaina. Ny
Le acque del fiume Mananara‑nord, pre‑
ziose per la loro purezza.
tanjona dia ny hanala ny tantsaha eo
amin’ny taniny ary hampidirana orin’asa
vaovao. Araka ny fifanarahana dia
mandritry ny 50 taona ny Varum no
hanatanteraka io asam-pambolena io ary
hanome am-paham-bokatra ny tantsaha
tompon-tany.
Ny fizarana ny vokatra dia toy izao:
raha iray hectar no nalaina tamin’ilay
tantsaha, ka mahavokatra vary 10
taonina ny Varum amin’io taniny io dia :
ny 30% omena azy tantsaha ary ny 70%
tsy maintsy hamidiny amin’ny Varum.
Ny vidiny hamarotany azy anefa dia ny
Varum ihany no mandidy sy manapaka
azy.
Na dia nofoananana aza taty aoriana
ny fifanarahana (contrat) natao tamin’ny
Daewoo sy nampitsaharina ny orin’asa
Varum : izay natao mba hampandry ny
saim-bahoaka fotsiny, dia tsy azo atao
hoe vita sy milamina hatreo ny raharaha.
Ny tokony hatao dia ny manakana
tanteraka ny fanjakana tsy hivarotra tany
tsy amin’antony.
Mba manana tetik’asa vonona
hampandroso ny fiaianan’ny tantsaha
eny ambanivolo ve ny governamanta izay
hitsangana eo? Hohainy ve ny hitsimbina
ireto tantsaha ka hanafoanany ny
fanambakana mihanjady amin’izy ireo?
21
Esperienze vissute
Sr. M. Laura Villa e Sr. M. Rose Razafindrasoa
Buzau (Romania), 30 marzo 2010
Da circa due anni siamo state invitate
dalla Direzione Generale a recitare, durante il tempo estivo, la Coroncina della
Divina Misericordia: preghiera che Gesù,
in una apparizione a Suor Maria Faustina Kowalska, nel febbraio nel 1931, ha
ordinato di diffondere. La religiosa, di
origine polacca, il 30 aprile 2000, è stata
elevata all’onore degli altari da Giovanni
Paolo II.
A distanza di pochi mesi, la Parrocchia di San Giuseppe in Buzau ha ospitato per alcuni giorni le Reliquie della
Santa ed esposte alla venerazione dei fedeli. Cattolici e ortodossi si sono ritrovati
uniti nella preghiera di intercessione e di
lode al Cuore di Gesù.
È stata questa un’occasione per approfondire la vita di Santa Faustina e di
sperimentare l’efficacia della Coroncina
della Divina Misericordia.
Anche il nostro apostolato è stato graziato da frutti spirituali e i nostri cuori
toccati dalla consolazione del Signore.
Le tre testimonianze che riportiamo
sono state le più significative da noi vissute.
Il Signore è occupato con lei
perché le vuole bene
Dal 2007 prestavamo assistenza al signor Matei. Eravamo da lui ricevute sempre con stima e rispetto, tuttavia non si
doveva parlare di Dio e di sacerdote. Era
Le reliquie di Santa Faustina esposte alla venerazione dei fedeli.
22
anche scettico sulla gratuità del nostro
servizio.
Come ci è stato inculcato dalla nostra
Madre Fondatrice, abbiamo pregato quotidianamente e con insistenza per lui. Per
giungere alla sua abitazione c’era esattamente il tempo per recitare la coroncina
della Divina Misericordia e così affidare
al Cuore di Gesù il caro assistito.
Giunto ormai alla fine dei suoi giorni,
durante la nostra ultima visita, prima di
lasciare il suo capezzale, il Signore ci ha
ridato il coraggio di ripetergli:
«Tataie, ne rugam pentru Dumneavoastra pentru ca Dumnezeu sa va fie
alaturi sa va ajute si sa va sustina in aceasta suferinta» (Nonno, preghiamo per‑
ché il Signore le sia vicino, l’aiuti e la
sostenga in questa sua sofferenza). Con
un filo di voce rispose: «Dumnezeu este
ocupat» (Il Signore è occupato). E Noi:
«Este ocupat cu Dumneavoastra pentru
ca va iubeste» (È occupato con lei perché
le vuole bene).
Dopo queste sue ultime parole il nostro assistito è entrato in uno stato di
pre-coma. L’abbiamo lasciato che era
sera inoltrata e al suo capezzale rimasero
i familiari.
La sua anima era a noi tanto cara e
molto di più lo era al Cuore di Gesù.
Mentre preparavamo una frugale cena ci
siamo dette: «Su, recitiamo ancora una
volta la Coroncina!».
Qualcosa dentro di noi ci faceva presagire che l’ammalato avesse ancora bisogno di un aiuto spirituale e così procedemmo. Al termine dell’ultima invocazione squillò il telefono; era la figlia che
ci comunicava che in quell’istante papà
si era spento serenamente.
Il giorno dopo, quasi a volerci dimostrare la sua gratitudine per il bene ricevuto in quattro anni, una signora sconosciuta bussa alla nostra porta e dice:
Sr. M. Laura e Sr. M. Rose a domicilio di
una anziana ammalata.
«prendete, è un’offerta per i vostri ammalati». La commozione è stata davvero
grande per un segno così toccante, manifestato attraverso la Provvidenza, il quale
non poteva essere interpretato che come
il grazie del nostro caro tataie (nonno).
Io non ho nessuna famiglia
Iosif, già avanti negli anni, l’abbiamo
avuto in cura fin dal nostro arrivo a Buzau, agosto 2002, e assistito per otto anni.
Era solito ripeterci «Io non ho nessuna
famiglia in Buzau all’infuori del Parroco
cattolico e di voi suore, che mi fate visita
tutti i giorni». Era suo intenso desiderio
averci accanto negli ultimi istanti di vita;
e così è stato.
Ha avuto la grazia di ricevere il Sacramento dell’Unzione e dopo la celebrazione del rito ha fatto seguito la recita della Coroncina della Divina Misericordia.
Mentre la preghiera volgeva al termine
l’ammalato si spense illuminato dalla
Grazia e sostenuto dalla consolazione
spirituale.
23
Dal suo volto una profonda pace
La nonna Maria invece, nel 2010,
dopo averla assistita per nove mesi se ne
è andata in cielo, lasciandoci un commovente ricordo.
Di religione ortodossa, abitando vicino alla Chiesa Cattolica la frequentava
volentieri. Aveva grande rispetto e stima
anche per il Parroco e per le Suore.
Nella sua malattia ha avuto bisogno
di terapie che le procuravano effetti collaterali, tra cui lo stato confusionale.
Quando le si parlava del sacerdote e delle
suore il suo volto si illuminava e ritornava a essere se stessa, vivace e allegra,
desiderosa di notizie della parrocchia e
dei giovani che la frequentano.
Nelle nostre quotidiane visite eravamo sempre da lei attese e calorosamente
accolte. La figlia che ci apriva la porta soleva dire alla mamma: «A venit sora» (è
arrivata la suora), e lei: «A venit? Ah! a
venit sora» (È arrivata? Ah è arrivata!).
Dopo le prestazioni e prima di lasciare la famiglia, come di abitudine, recitavamo insieme la preghiera del Padre Nostro. Al momento di congedarsi la nonnina, sempre con rammarico, esclamava:
«Plecati? Nu dormiti la noi?» (Andate
via? Non dormite da noi?).
All’aggravarsi della malattia e constatando ormai vicino il momento del
Dio si occupa sempre dell’uomo, creato a
sua immagine.
24
decesso, in quelle ore di trepidazione
siamo rimaste al suo capezzale; giunto
poi anche il sacerdote cattolico le è stato
somministrato il Sacramento dell’Unzione a cui ha fatto seguito la recita della
Coroncina della Divina Misericordia, divenuta ormai nostra consuetudine. Increduli e stupiti al termine di questa devota
preghiera la nonna si spense dolcemente,
lasciando trasparire dal suo volto una
profonda pace.
I frutti della Coroncina
Più volte siamo così rimaste toccate
dal miracolo della devozione ereditata
da Santa Faustina. Queste morti sante ci
hanno rese convinte della forza e dell’efficacia della preghiera alla Divina Misericordia. Noi, a nostra volta sentiamo il
bisogno di ringraziare profondamente il
Signore per averci dato di sperimentare
nella nostra missione di Piccola Serva la
sua presenza amorosa.
Vogliamo inoltre dire un grazie al Beato Giovanni Paolo II per aver promosso
questa devozione, e aver istituito la festa
della Divina Misericordia, la prima domenica dopo Pasqua.
Experiențe trăite
Buzău (România), 30 martie 2010
De circa doi ani am fost invitate de
Direcția Generală, să recităm în timpul
verii, Rozariul Milostivirii Divine: rugăciune pe care Isus, apărând Sorei Maria
Faustina Kowalska, în februarie 1931,
i-a cerut să o difuzeze. Călugărița, de origine poloneză, pe 30 aprilie 2000, a fost
ridicată la cinstea altarelor de către Papa
Ioan Paul al II-lea.
Cu câteva luni în urmă, Parohia Sf.
Iosif din Buzău a avut pentru câteva zile
relicva Sfintei și a expus-o venerației
credincioșilor. Catolici și ortodocși s-au
reunit în rugăciuni de cerere
și de laudă către Inima Preasfântă a lui Isus.
Aceasta a fost o ocazie
pentru a cunoaște mai bine
viața Sfintei Faustina și pentru
a experimenta puterea Rozariului Milostivirii Divine.
Chiar și apostolatul nostru a
fost binecuvântat cu roade spirituale și
inimile noastre au fost atinse de mângâierea Domnului.
Mărturiile pe care le prezentăm au
fost experiențele cele mai deosebite pe
care le-am trăit.
Domnul este ocupat cu
dumneavoastră pentru că vă iubește
Din 2007 ofeream asistență Domnului
Matei. Eram mereu primite de către el cu
stimă și respect, dar totodată nu se putea
vorbi de Dumnezeu și de preot. Era sceptic și cu privire la gratuitatea serviciului
nostru. Așa cum am fost învățate de către
Maica fondatoare, ne-am rugat în fiecare
zi cu insistență pentru el. Pentru a ajunge
la locuința lui era exact timpul de a recita
un Rozariul al Milostivirii Divine și asfel
să încredințăm Inimii lui Isus pe cel pe
care-l îngrijeam cu drag.
Ajuns aproape la sfârșitul zilelor sale,
în timpul ultimei vizite, înainte de a lăsa
bolnavul, Domnul ne-a redat curajul să-i
repetăm: “Tătaie, ne rugăm pentru dumeneavoastră pentru ca Dumnezeu să vă
fie alături, să vă ajute și să vă susțină în
această suferință”.
Cu vocea stinsă a spus: “Dumnezeu
este ocupat”. Și noi: “Este ocupat cu
dumneavoastră pentru că vă iubește”.
După aceste cuvinte bolnavul de care
ne îngrijeam a intrat în precomă. L-am
lăsat noaptea tărziu și la căpătâiul său rămaseră rudele.
Sufletul său ne era foate drag și cu
atât mai mult Inimii lui Isus. În timp ce
pregătem ceva pentru cină ne-am spus:
Per l’unzione degli infermi
viene usato l’olio d’oliva
benedetto durante la Mes‑
sa Crismale del Giovedì
Santo.
“Haideți să mai recităm odată
Rozariul!”
Ceva dinăuntrul nostru ne spunea că
bolnavul avea încă nevoie de un ajutor
spiritual și așa am făcut. La sfărșitul ultimei invocații a sunat telefonul: era fiica
care ne comunica că tatăl ei s-a stins cu
seninătate.
Ziua următoare, pentru a ne demostra
mulțumirea pentru binele primit în cei
patru ani, o doamnă necunoscută a bătut
la ușa noastră și ne-a zis: “Luați, este o
ofertă pentru bolnavii dumneavoastră”.
Emoția a fost într-adevăr mare pentru
un semn atât de vizibil, manifestat prin
providența, care nu putea fi interpretat
decât ca un mulțumesc din partea îndrăgitului tătaia.
Eu nu am nici o familie
Iosif, deja înaintat în vârstă, l-am avut
în îngrijire de la venirea noastră la Buzău,
august 2002, și asistat timp de opt ani.
Ne repeta mereu: “Eu nu am nici o familie la Buzău în afară de parohul catolic și
de voi surorile, care mă vizitați în fiecare
zi”. Era dorința lui cea mai mare de a ne
avea alături în ultimele momente de viață
și așa a fost.
A avut harul de a primi Sacramentul
Maslului și după celebrarea ritului a recitat rozariu Milostivirii Divine. În timp
ce rugăciunea se apropie de sfârșit bolnavul s-a stins iluminat de har și susținut de
mângâierea spirituală.
De pe fața lui o profundă pace
Bunica Maria în schimb, în 2010, după
ce am avut grijă de ea pentru nouă luni
s-a dus în cer, lăsându-ne o mișcătoare
amintire.
25
De religie ortodoxă, locuind aproape
de Biserica Catolică o frecventam cu plăcere. Avea mare respect și stimă pentru
paroh și surori.
În boala sa a avut nevoie de terapii
care îi provocau efecte colaterale, printre care și o stare confuzională. Când i se
vorbea de preot și surori fața ei se lumina
și se regăsea pe ea însăși, vivace și veselă,
doritoare de știri de la parohie și de tinerii care o frecventau. În vizita noastră de
fiecare zi eram mereu așteptate și primite cu căldură. Fiica care deschidea ușa îi
spunea mamei: “A venit sora”, și ea: “A
venit, Ah! A venit sora”.
După îngrijiri și înainte de a lăsa familia, de obicei, recitam împreună rugăciunea Tatăl nostru. În momentul despărțirii
bunica, mereu cu părăre de rău exclama:
“Plecați? Nu dormiți la noi?
Odată cu agravarea bolii și dându-ne
seama că a sosit momentul decesului, în
acele momente dificile am rămas la capul ei; ajuns și preotul catolic i-a fost dat
sacramentul Maslului după care am recitat rugăciunea Rozariului Milostivirii
Divine, care a devenit obișnuița noastră.
Increduli și surprinși la sfârșitul acestei minunate rugăciuni bunica s-a stins
liniștit, lăsând să se vadă pe față o profundă pace.
Roadele rozariului
De multe ori am rămas mișcate de miracolul devoțiunii moștenite de la Sora
Faustina. Aceste morți sfinte ne-au convins de forța și eficacitatea rugăciunii Milostivirii Divine.
Noi, la rândul nostru simțeam nevoia
de a mulțumi profund Domnului pentru
că ne-a lăsat să experimentăm în misiunea noastră de mici Surori prezența sa
iubitoare.
Am dori totodată să spunem un
mulțumesc Fericitului Ioan Paul al II-lea
pentru că a promovat această devoțiune
și pentru că a instituit sărbătoarea Divinei Milostiviri în prima Duminică după
Paști.
Giovanni Paolo II santo subito
Grazie, Benedetto XVI, per aver ascoltato la voce dei fedeli, elevando all'onore degli
altari il suo predecessore Giovanni Paolo II, a soli sei anni dalla sua morte: 2 aprile
2005 - 1° maggio 2011, festa della Divina Misericordia.
26
Attualità: lavoro e famiglia
Il lavoro e la famiglia sono due elementi
fondamentali per la vita dell’uomo. Spesso si integrano, alcune volte si ostacolano, altre sono antagonisti.
Lavorare stanca scriveva Cesare Pavese, e qualcuno aggiungeva riposare è
meglio. Il lavoro visto come realizzazione e continuazione dell’opera iniziata da
Dio nella creazione è cosa buona, ma anche Lui il settimo giorno si fermò: vide
che tutto era buono e si riposò (Genesi,
1:18-23).
Oggi nella nostra società esistono degli eccessi, da una parte il lavoro manca
(la disoccupazione giovanile è elevata e
non esistono certezze di mantenimento
dell’occupazione nemmeno per chi già ce
l’ha), dall’altra si chiede sempre di più:
la prestazione professionale deve essere
eccellente, si pretende il massimo rendimento senza mai fermarsi. Poi accade che
un banale incidente (basta una semplice
influenza stagionale) costringa a fermarsi
e si ha tempo per riflettere che un giorno
il mondo farà a meno anche di te, pur
continuando nella sua sfrenata corsa.
Paola e Gabriele Riva
Pronti, via! E poi?
Ricordiamo volentieri un’omelia di
un frate francescano che nella chiesa di
Santa Maria a Sabbioncello di Merate,
iniziò così: «Uomo, fermati, fermati!»
Sembrava inizialmente che lo stesse dicendo all’ultimo fedele appena entrato in
chiesa con notevole ritardo e invece non
era così. Lo diceva ad ognuno di noi che
lavoriamo giustamente per il pane quotidiano e per la nostra soddisfazione personale, ma non sempre ricordiamo che il
nostro lavoro è una continuazione della
creazione e che Dio probabilmente vorrebbe che noi ci fermassimo per riflettere
e per riposare.
Anche quando siamo nella nostra casa,
desideriamo che essa sia pulita, accogliente, ospitale per chi ci vive e questo è un
atto d’amore. Ma tutto deve entrare in un
ordine ben preciso. Se dedico tempo alle
attività quotidiane, devo almeno nel fine
settimana trovare spazio per dialogare in
famiglia, per riposare, per stare bene insieme e non ultimo per pregare insieme.
L’uomo che costruisce la sua casa sulla
roccia è chiamato saggio, così è dell’uomo che sa dare un giusto equilibrio alla
propria attività professionale e alla propria presenza in casa, sapendo quando è
il momento di staccare la spina. Ciò vale
anche per le cosiddette attività ricreative
e culturali: la conferenza alla quale non si
può mancare perché interessante, l’attività
sportiva che richiede un impegno assiduo,
la riunione del gruppo di volontariato che
si porta avanti da tempo, ecc. Tutte cose
buone, ma vivere è scegliere e scegliere significa rinunciare, non certo per starsene
in panciolle davanti al televisore facendo27
famigliari le emozioni della giornata trascorsa, almeno durante il momento della cena, l’unico in cui tutti si è liberi dal
ritmo lavorativo; tutto ciò offre momenti
di vero ristoro e liberazione dagli stress
lavorativi.
ci inondare di parole ed immagini, sempre più spesso negative e di cattivo gusto.
Nel momento in cui non si dà la giusta
priorità agli impegni, si finisce per perdere di vista, a volte senza rendersene conto, un bene prezioso, la famiglia, dono
che ci é dato gratuitamente e che viene
spesso ridotto al semplice abitare sotto lo
stesso tetto da parte di genitori e figli.
Famiglia: oasi rigeneratrice
La famiglia: tempo e luogo degli affetti, dell’amore disinteressato, dell’attenzione all’altro, dell’ascolto e della
condivisione di gioie e dolori, dell’aiuto
reciproco, sostenuta e vivificata quotidianamente dalla presenza del Signore
Gesù che ci ama e ci abbraccia. Condividere parte del proprio tempo per partecipare alla vita scolastica dei figli, essere
disponibile ad accogliere il loro sfogo durante l’adolescenza, partecipare ai propri
28
Stare bene in famiglia
Grazie alla famiglia ci si apre ad una
dimensione umana che fa riscoprire la
bellezza del vivere. Così la relazione genitori e figli, il rapporto di coppia degli
sposi si ritrovano attraverso il dono del
proprio tempo personale. Si sperimenta
che la bellezza del sorriso degli sposi,
la dolcezza dello sguardo dei genitori,
la gioiosa allegria dei bambini, la quiete
della vita domestica portano gratificazione sia allo spirito sia al corpo. Questo
prolungato e salutare benessere è gratuito, non è a pagamento come le terapie
e le cure che si praticano nei Centri be‑
nessere che creano solo un temporaneo e
momentaneo rilassamento.
Un antico proverbio indiano diceva
“L’uomo stolto cerca la felicità lontano,
il saggio lo fa cercando sotto i suoi piedi”. Noi in più abbiamo la Parola di Dio:
perché non seguirla?
Sanità e salute: le vertigini
Dott.ssa Giovanna Gavazzeni
Si tratta di un disturbo
ORECCHIO
molto comune, anzi di un
Condotto uditivo esterno
disturbo che più o meno
Padiglione
Osso temporale
auricolare
tutte le persone hanno speCanali semicircolari
rimentato. “Mi gira la teUtricolo
sta!”, “Mi manca la terra
Branca vestiblare
sotto i piedi!”, “Mi gira tutto!” sono espressioni che ci
Coclea
sono familiari.
Diciamo innanzi tutto
che le vertigini sono un sintomo e non una malattia di
Tuba
Timpano
di Eustachio
per sé, per cui distinguiamo
Martello
Vestibolo
tra vertigini fisiologiche e
Incudine
Sacculo
vertigini patologiche.
Staffa
Finestra ovale
Solitamente la sensaOrecchio.
Le diverse strutture dell'orecchio sono legate al senso dell'udito e al senso dell'equilibrio.
zione di vertigine fisiologica è di breve durata e legata a situazioni ben note. Ad esempio zione eretta. Si tratta di un adattamento
la vertigine può essere “visiva” , come un po’ troppo lento delle strutture che
quando si provano occhiali che sono mantengono la circolazione nelle varie
inadeguati per le nostra vista, o quan- posizioni del corpo. La terapia è semplido fissiamo un treno che si muove o ce: si tratta soltanto di essere un po’ più
quando sperimentiamo la sensazione di cauti nel cambiamento di posizione!
Le vertigini patologiche sono invece
caduta guardando verso il basso da un
espressione di una malattia più o meno
punto elevato ecc.
Una particolare forma di vertigine fi- grave.
Abbastanza frequente negli anziani è
siologica che può accompagnarsi a nausea
e vomito è la vertigine da mal d’auto o da la vertigine da artrosi cervicale dovuta
mal di mare. Si tratta di situazioni comu- ad alterazioni artrosico-­osteofitiche delle
ni, che possono essere molto fastidiose, vertebre cervicali che irritano le terminalegate a una momentanea alterazione del zioni nervose presenti in quella zona.
Tipica è in questo caso la comparsa
sistema neurovegetativo, del tutto reverdel disturbo quando si gira o si piega il
sibile quando cessa lo stimolo.
Un caso particolare, ma anch’esso fre- capo. Analoga sintomatologia compare
quente, è la vertigine che compare nelle più raramente per restringimento artepersone che assumono farmaci per l’iper- riosclerotico dei vasi sanguigni che detensione arteriosa, quando cambiano ra- corrono a livello delle vertebre cervicali.
La terapia in questi casi non può fare
pidamente postura, ad esempio passando
da sdraiate a sedute o da sedute alla posi- molto, può essere utile un trattamento
29
antinfiammatorio associato a fisioterapia,
mentre per le forme su base vascolare
sono consigliate le indagini per valutare il
grado di occlusione delle arterie basilari.
Malattie dell’orecchio possono condizionare una sindrome vertiginosa in
quanto interessano il labirinto provocando labirintiti. Il labirinto è una struttura
dell’orecchio interno formata da tre canali semicircolari orientati secondo i tre
piani dello spazio, in cui si muovono dei
sassolini chiamati otoliti, struttura che
serve a darci il senso dell’equilibrio.
Infezioni dell’orecchio medio danno
vertigini: le più frequenti sono le infezioni virali, in corso ad esempio di influenza
e simili, più raramente, ma in maniera
più grave, infezioni batteriche. In genere
in queste forme c’è una contemporanea
compromissione dell’udito dal lato del
processo infettivo, oltre che naturalmente la presenza di febbre elevata e nel caso
delle forme batteriche dolore all’orecchio, talvolta con rottura del timpano.
Le forme virali sono per lo più benigne, a risoluzione spontanea, mentre per
le batteriche è necessaria una terapia antibiotica tempestiva.
Una forma particolare di labirintite
è la malattia di Ménière dovuta ad un
abnorme aumento del liquido contenuto nell’orecchio interno (endolinfa) per
cause sconosciute. La sintomatologia è
importante: attacchi ripetuti caratterizzati oltre che da vertigine, da nausea e
vomito, con impossibilità a camminare e anche a mettersi seduti e riduzione dell’udito da un lato e sensazione di
orecchio tappato. Gli attacchi durano da
poche ore a qualche giorno e tendono a
ripetersi. La terapia si avvale di diuretici, di antinausea e anche di ansiolitici.
Tutte le situazioni fin qui descritte
sono più o meno benigne, trattabili con
terapia medica, ma la vertigine può essere anche un sintomo di malattie più gravi a livello del sistema nervoso centrale,
come il neurinoma dell’acustico, tumore
benigno del cervello che tende lentamente ad ingrandirsi, o anche tumori maligni.
I sintomi di allarme sono la durata nel
tempo, la tendenza al peggioramento, la
persistenza della sintomatologia, i sintomi di accompagnamento come la cefalea,
gli acufeni (ronzii), il nistagmo (movimenti rapidi degli occhi), l’associazione
ad altri disturbi neurologici. In questi
casi chiaramente vanno proseguite le indagini anche strumentali come la TAC.
Infine occorre ricordare che molte,
forse la maggior parte, delle situazioni in cui si verificano le vertigini, non
sono riconducibili a una causa organica,
transitoria o duratura che sia, ma sono
l’espressione di una situazione di ansia
che tende ad esprimersi con un sintomo
fisico. Stress, strapazzi fisici, tensioni
psicologiche, stati ansiosi o depressivi,
possono trovare una loro manifestazione. Molto spesso i soggetti ansiosi sperimentano una sensazione di capogiro,
sopratutto in certe situazioni, che innesca la paura di perdere i sensi, la quale a
sua volta, incrementa il senso di vertigine
a causa dell’involontario aumento della
frequenza respiratoria. È una situazione
tipica che porta al così detto attacco di
panico. È chiaro che in questi casi il labirinto non c’entra niente e i rimedi vanno
cercati altrove.
solidarie t À
Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Bellini Nino, per Bellini e
Rinaldi - Belloli Virginia -Bergero Maria - Boni Luigi - Bosio Maria - Cagna Carla Maria - Cavassori Ileana, per Osvaldo, Regina,
Rolando e Romeo - Citriniti Franco, per Marino e Vincenzo - Colombo Emilia - Comin Gilda - Cortinovis, per papà, nonni e zie Da Rodda Bertinotti Elvira - Dall’Angelo Maria e Riboli Angelo, per famiglie Riboli e Dall’Angelo - Falconi Silvana - Gambara
Alfredo, per la moglie Franca - Garavaglia, per Giuseppe - Giorda Rosina, per il figlio Alessandro - Gornati Rosaria - Menghini
Silvana, per i defunti della famiglia - Miceli Gigliola - Negri Pierino e Liliana - Palma Rita e Giampaolo - Pergola Lurgo - Perotto
Domenica - Pochettino Paola - Rappelli Annamaria - Rauccio Giuseppe - Redaelli Flavio, per Maria e Luigi - Riva Angelina
Colnaghi - Sacchi Francesco, per la moglie e sorella - Sala Giulio, per madre Crescenza Gambara - Sala Maria - Salsano Giovanna Scaccuto Luigia - Scarpellini, per famiglia Barzetti - Simen Floriano - Sirtori Ambrogio - Talenti Teresina, per la famiglia - Vago
Resy, per Carla e Carlo Vago - Venturati Andreani M. Luisa - Zanella Caterina - Zanini Angiolina, per il figlio Alberto e parenti Zanuttig Gabriella, per Clinz Maria e Zanuttig Gabriele - Zumaglino prof. Cesare, per mamma Ernestina.
Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione:
Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse
ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania.
Per le opere in Madagascar e Romania: Ass. Fraterno Aiuto Cristiano (Cortemaggiore) - Boni Luigi - Borgione Mirella Brozzoni don Federico - Canevisio Adele - Canevisio Agostina - Carena don Gabriele - Colombini Nino e Mariuccia - Cortesi
Wanda - Da Rodda Bertinotti Elvira - Dall’Angelo Maria e Riboli Angelo - Egidi Paola - Fasci Carla Canova, in memoria di
Enrica e Francesco - Ferrari Franco - Ferrari Luigi e Luigia - Ferrarotti Antonella - Gallo Castagno Franca - Gambara Alfredo Garavelli Cesira - Ghiano don Ettore - Ghiano Giudo e Carla - Grolla Ferdinanda - Gruppo Missionario (Botta di Sedrina) Gruppo Missionario Parrocchia Alticchiero (Padova) - In memoria di Alda e Angelo Olivero - Lazzarini don Luigi - Lenti Luisa e
Giuliana - Lupi Viviana - Marcassoli Cristina Azzolari - Martina Teresa Ughetti - Martinasso Bruna - Massolino Irma - Mezza
Giacomino - Miglioretti Anna - Mora Elsa - Morra Federico e Luisella - Motto Rina - NN. (Torino) - NN. (Vinzaglio) - NN. Almese NN. Vercelli - Olivero Vanni e Agostina - Perego Rinaldo - Perotto Domenica - Perrero Renzo e Laura - Pesenti Chiara Stella Piccole Serve (Roma) - Pontevia Domenico - Quaglino Innocentina Porta - Robotti don Andrea - Rossetti Teresa Nalio - Rossi
dott. Federico - Storti Maurizio - Tabone Clelia - Visconti Carla - Zanchin Attilio e Lina.
Battesimi: Luigi, da Belloli Virginia - Matilde, da Catalano Antonella - Terenzio, da NN. (Inveruno).
Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere:
Albertini e Pizzigoni - Albetis Olga Coen - Aldeghi Clorinda - Aldrighetti Maria - Balconi Maria Rosa Spada - Baldo geom.
Lino - Benedetti Veronica - Bianchi Benito - Bullo Marta - Cagna Carla Maria - Calcagno Sonia - Carminati Vittoria - Casiraghi
Mariangela - Cavallo Renata - Cavassori Ileana - Cereda Valerio - Chignola Rosetta - Colombo Emilia - Crescimone dott.
Margherita - Crivelli Maria - De Bernardi Carla - Dorci Miranda - Dotti Giuliana - Filippoli Luigi - Follani Piergiorgio - Franzoi
Ermanno e Bianca - Gagliano Mirella - Galliena Anna - Gallino Carla - Gambara Alfredo - Garbaccio Paola - Ghisani Tarquinio Gianolio Lorenzo - Gornati Giulio - Gornati Rosaria - Griva Paolina - Gurrado Anna De Rosa - Iccolti Renata - Lissoni Maria
Grazia - Maggioni Claudio - Maina Luisa - Mandelli Andrea - Manieri Mirella - Manieri Nuccia - Mannara Marilena - Marchis
Maurizio - Marocco Mario - Maurizi M. Teresa - Mimmo Maria De Martino - Minoretti Alda Miglietta - Moletta Serafina Olivetti - Palma Rita e Giampaolo - Pana Camelia - Pasta Roberto - Perotto Domenica - Personeni Maria - Possenti suor Alba Rossi Silvio - Scartoni Sonia - Secchi Mario e Camilla - Solivani Bianca - Tebaldi Verzeri Gianni - Useglio Piera Ferro - Valesi
Elsa - Vercellin Annamaria - Viarisio Luigina - Vignati Cesarina - Visetti Luigi - Zanini Angiolina - Zottera Natalina.
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31
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TORINO CMP NORD per la restituzione al
mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone
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Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
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