[N-PRA - 13] NAZIONE/GIORNALE/PRA/13 02/03/17
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[N-PRA - 13] NAZIONE/GIORNALE/PRA/13 02/03/17
CAMPIONATO GIORNALISMO 13 GIOVEDÌ 2 MARZO 2017 Scuola media Femminile’s karma Dalla Chiesa II B Prato Ruoli e stereotipi: quanto condizionano il ’destino’ di ognuno? «SEI un animale mitologico: metà ingegnere e metà donna»: un collega di Elena Barba, ingegnere intervistato dalla classe, pensava di farle un complimento.. In realtà la battuta rivela un pregiudizio ancora radicato: ci sono mestieri da donna e mestieri da uomo. Una ricerca dell’Università di Genova, «Donna Faber», mostra invece che sono sempre di più le donne che svolgono un lavoro considerato maschile (minatrici, camioniste, agenti di polizia penitenziaria), e uomini che fanno il badante, il babysitter, il casalingo (l’associazione Uomini Casalinghi ha 6000 iscritti); risulta però che gli uomini, pur dovendo affrontare battute sessiste sulla propria virilità, abbiano meno difficoltà a sentirsi presi sul serio sul lavoro, mentre le donne fanno più fatica ad essere accettate in ambienti maschili. «Una volta mi sono scontrata con un carpentiere: dirigendo un cantiere, ho dovuto chiedergli di correggere dei gravi errori nel suo lavoro – ci racconta Elena –. Per tutta risposta sbottò: “Le donne non dovrebbero fare certi lavo- I pregiudizi descritti dagli studenti attraverso una vignetta ri”». Ogni anno, in prossimità della festa della donna, ci viene spontaneo interrogarci sulla differenza tra i due sessi. Il World Economic Forum pubblica un resoconto annuale sulla riduzione della disparità di genere in 142 Paesi del mondo, con una classifica che ha in testa Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca, e in fondo i Paesi asiatici e africani dove le donne hanno po- chi o nessun diritto; l’Italia è al 69esimo posto. Anche dove nessuno ci vieta di fare le stesse cose, gli stereotipi ci orientano nelle scelte. Pesa ancora troppo, per esempio, l’idea che alcuni tipi di studio siano «da femmina» o «da maschio»: le preiscrizioni alle scuole superiori per il prossimo anno, chiuse da poco, confermano una differenza ancora troppo grande tra quelle maschili e femminili al Buzzi, l’Istitu- to tecnico più grande di Prato, e al Liceo delle Scienze Umane Rodari (interviste ai presidi delle due scuole, a lato di questo articolo). Al di là dei condizionamenti esterni, è importante ascoltare se stessi, come ci dicono i maestri Emanuele e Alfredo, “mosche bianche” tra le insegnanti donne del nostro istituto comprensivo: forse l’insegnamento, specialmente quello elementare, è visto ancora come un’attività collegata alla cura dei bambini, e «si pensa che le donne sentano di più il ruolo di mamma, ma non è per forza così». Emanuele non ha frequentato una scuola magistrale per l’opposizione dei genitori e quando lavorava nella scuola dell’infanzia aveva un solo collega maschio in tutto il Comune; ma infine ha realizzato il suo desiderio, è andato oltre i pregiudizi e ha fatto quello che sentiva dentro. In fondo sarebbe proprio questo l’importante, indipendentemente dal sesso di ciascuno di noi e dai pregiudizi dell’ambiente che ci circonda. IL FOCUS CAMILLA, GIOVANE GIOCATRICE, RACCONTA IL PALLONE VISTO CON GLI OCCHI DI UNA DONNA La metà sconosciuta (e «rosa») del calcio In Italia il calcio femminile è, al momento, solo dilettantistico IL CALCIO maschile è il nostro sport nazionale: molti ragazzi lo praticano, i calciatori sono delle celebrità e per le partite importanti ci sono folle di spettatori. È così anche per quello femminile? In realtà no. In Italia le calciatrici possono essere solo dilettanti, anche le azzurre di Antonio Cabrini che disputano campionati internazionali e, per quanto brave siano, non sono conosciute; in Europa le squadre sono numerose e professionistiche, molti tifosi seguono quella del cuore allo stadio. La Figc ha cominciato a sostenere il calcio femminile con dei fondi, ma è poco per renderlo uno sport meno marginale. La nostra compagna di classe Camilla pratica il calcio da 5 anni: per 4 anni ha giocato con i maschi, mentre quest’anno è in una squadra femminile, il Doccia.«Per me scegliere il calcio è stato naturale; la prima volta che mi sono presentata al campo mi sentivo un po’ “isolata”, poi mi sono inserita, anche grazie ai miei compagni che non mi hanno mai presa in giro – spiega –. Molte ragazze non praticano il calcio perché hanno paura di essere considerate dei maschiacci e anche i genitori a volte le frenano: in Italia gli unici modelli sono maschili». Le prime cinque nazioni per numero di giocatrici sono Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Svezia; la Germania ha circa 198mila tesserate, Danimarca e Norvegia più di 60mila, mentre l’Italia è dietro perfino a Ungheria e Irlanda. «Si dovrebbe promuovere il calcio femminile, anche perché non ci sono molte differenze nel gioco rispetto a quello maschile – conclude Camilla – È un po’ meno” fisico”, ma comunque divertente per gli spettatori. Bisognerebbe solo farglielo conoscere di più». REDATTORI IN CLASSE Ecco i nomi dei ragazzi della II B delle scuole medie dell’istituto comprensivo «Pacetti» che si sono occupati della stesura degli articoli pubblicati in questa pagina: Giovanni Branciforti, Camilla Campi, Claudia Cice- ro, Evelyn D’Arrigo, Matteo Deng, Matteo Fallarini, Anglia Filippi, Filippo Giusti, Gabriele Governi, Erson Kelmendi, Gabriele Lazzurri, Carolina Madonna, Federica Madonna, Michelangelo Maranghi, Lorenzo Mattia, Alessia Mecoj, Alessia Menichini, Ting Ting Qiu, Tommaso Ramaglia, Gemma Santangelo, Laiming Shi, Simone Telarico, Ziyi Wang. La professoressa che segue il progetto in classe è Lucia Rossi. LE INTERVISTE C’è ancora differenza tra i banchi ABBIAMO parlato con i dirigenti dell’istituto tecnico «Buzzi» e del liceo delle scienze umane “Rodari”, due scuole dove la presenza di maschi e femmine non è bilanciata: il preside Erminio Serniotti rassicura: «Il Buzzi non è più una scuola solo maschile, le ragazze sono circa il 20%», ma non è abbastanza: «Il prossimo anno avremo 114 nuove iscritte, ma lo slogan per il 130° anniversario dell’istituto era 130 ragazze al Buzzi – aggiunge –. Abbiamo un’enorme crescita, 120 studenti in più, ma sono soprattutto maschi. Eppure l’istruzione tecnica non è “roba da maschi”, le ragazze ottengono risultati eccellenti; è solo la forza di alcuni stereotipi che le allontana da discipline scientifiche e tecniche». Nel 2009 le iscritte erano 123, ora sono 300; merito anche del “Progetto Rosa” di Confindustria, a cui il Buzzi aderisce: incontri di sensibilizzazione per avvicinare le ragazze all’istruzione tecnica. Al Liceo Rodari, invece, le ragazze sono circa il 90%; secondo il preside Mario Di Carlo «scontiamo un retaggio culturale antiquato e un fraintendimento: il Rodari viene identificato con le vecchie scuole magistrali, mentre è un liceo moderno che offre diverse opzioni e una preparazione utile per varie facoltà universitarie, come Economia e Giurisprudenza». Le magistrali del resto non esistono più, per insegnare alle elementari occorre laurearsi. Ma le “abitudini mentali” fanno fatica a scomparire. ••