LA COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DELL`EMILIA

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LA COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DELL`EMILIA
Idee e proposte per la Decima Legislatura Regionale
LA COOPERAZIONE
PER LO SVILUPPO
DELL’EMILIA-ROMAGNA
Note di sintesi
Cooperare per un mondo migliore
Bologna 30.10.2014
introduzione
Per contrastare la crisi
L
a fase di profonda crisi in cui viviamo,richiama
l’esigenza di iniziative e politiche improntate sulla ripresa e sullo sviluppo.
La Cooperazione, per i suoi contenuti valoriali, a
partire dalla forte propensione verso il sociale, si presta
più di ogni altra formula societaria a seguire i tratti del
cambiamento di questa interminabile transizione.
In questo panorama, l’Alleanza delle Cooperative Italiane rappresenta una positiva novità che semplifica il
quadro delle rappresentanze e nasce soprattutto da una
condivisa volontà di diventare un soggetto unico, maggiormente in grado di cogliere i cambiamenti, per la costruzione di una visione strategica del futuro dell’Emilia
Romagna, a sostegno della crescita delle imprese e più in
generale dell’economia dei territori.
Nell’ambito delle relazioni che si potranno instaurare
con il nuovo Governo regionale riteniamo che la Cooperazione possa offrire un contributo puntuale e distintivo
nella costruzione del programma di legislatura e in tutte
le diverse fasi attuative.
In tale ambito, il richiamo al principio di sussidiarietà,
inteso quale elemento regolatore nel rapporto tra pubblico e privato, deve trovare espressione di un diverso rapporto con i corpi intermedi della società che vada oltre
il mero confronto formale, anche sperimentando nuove
forme di autentica partecipazione, al di là delle normali modalità consultive garantite dai disposti legislativi.
Nel rispetto e nella distinzione dei ruoli tra Istituzioni e
Associazioni, la Cooperazione propone alla Regione un
nuovo patto che si fondi su obiettivi di sviluppo condivisi per meglio interpretare e più efficacemente soddisfare
i bisogni emergenti da uno scenario in continuo e rapido mutamento. L’economia cooperativa, come economia
produttrice di beni pubblici e di beni relazionali collettivi, offre le proprie caratteristiche distintive di solidarietà
e mutualità al servizio della comunità regionale e il suo
valore aggiunto in termini di capitale sociale, coesione e
sviluppo umano, per uscire dalla crisi e intraprendere un
nuovo processo di crescita.
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Le sfide aperte sono tante e i cambiamenti che ci aspettono sono quasi epocali: dal riordino istituzionale, alla
sburocratizzazione della macchina amministrativa, alla
semplificazione/riduzione delle società a partecipazione
pubblica, all’interminabile lotta contro l’illegalità a favore della libera concorrenza, alla tenuta di uno stato sociale, ecc., per citare solo alcune delle sfide che ci attendono e che caratterizzano gli impegni della prossima legislatura.
Al nuovo Governo regionale chiediamo che metta al centro di ogni azione la forza, le idee e la determinazione di
chi vuole uscire dalla fase di emergenza per recuperare
la dimensione propria di regione d’Europa, che fonda le
sue radici nella distintività produttiva e imprenditoriale
oltre che nella produzione di avanzati sistemi di welfare,
di buoni servizi e di efficienza istituzionale.
Un impegno di carattere straordinario dovrà essere dedicato ai settori in crisi, con particolare riferimento al
settore delle costruzioni e alla filiera edile, che racchiude
in sè esperienze pluriennali, specializzazioni e tante storie umane e personali destinate a concludersi senza possibilità di alternativa o di riconversione, almeno nel breve periodo, se non interverranno soluzioni adeguate.
A tale riguardo, pensiamo che i Tavoli della crisi costituiti nel settore delle costruzioni, unitamente al Ministero,
debbano proseguire il lavoro iniziato in questa legislatura e ricercare tutte le opportunità/condizioni affinchè
questo importante patrimonio possa non essere disperso,
ma supportato a largo spettro, nella ricerca di soluzione
e sostegni da ricercarsi in diverse direzioni.
Va intrapreso uno sforzo non comune e senza precedenti, per fare ripartire l’economia della Regione e del Paese.
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LE PROPOSTE
DELL’ACI
1.La Cooperazione e
l’autoimprenditorialità cooperativa
• Rivedere, rispetto alle attuali necessità, nell’ambito
della piena attuazione della legge 6/2006, l’operato
della Consulta della Cooperazione, lavorando in maniera concertata sull’applicazione dell’art. 5, “Osservatorio della Cooperazione”, e l’art. 7, “Programmi integrati di sviluppo e promozione cooperativa”.
• Attivare politiche idonee e incentivi mirati al fine di:
favorire la nascita di start up e spin-off cooperativi
ad alto contenuto innovativo e creativo (green economy, energia e ambiente), oltre a definire forme di
sostegno aggiuntive rispetto alla richiesta crescente
di riconversione delle imprese private in imprese cooperative (workers buy out).
• Promuovere le cooperative di comunità, strumento di
sviluppo locale utile a mantenere il presidio della democrazia economica, soprattutto nelle aree più svantaggiate del territorio, come, ad esempio, quelle montane.
• Sviluppare tutte le forme di aggregazione innovative
e le reti d’impresa che vanno oltre il tradizionale modello consortile, quali, ad esempio, il gruppo cooperativo, i contratti di rete, ecc.
2.La semplificazione amministrativa,
un processo e insieme un obiettivo
a forte valenza strategica per
favorire la competitività del
sistema e la legalità
• Proseguire con determinazione il processo avviato
dalla legge regionale n. 18/2011 nei vari ambiti d’intervento, dalle norme sull’edilizia a quelle ambientali, al fine di favorire decisi processi di sburocratizzazione a livello procedurale e la definizione di modulistiche omogenee.
• Prevedere, nelle more di specifiche norme nazionali in materia, la stesura del Regolamento Urbanistico
per l’Edilizia tipo, da sottoporre alla Conferenza Stato-Regioni, in termini di contributo per la predisposizione del regolamento nazionale, unitamente alla definizione dei criteri per la determinazione delle specifiche locali.
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• Predisporre testi unici contenenti le principali misure/
adempimenti a carico delle imprese su alcuni ambiti di
particolare complessità, oggetto nel corso degli anni di
diversi interventi normativi. Il riferimento va in particolare alle procedure previste per l’AIA, la Via e in altri
ambiti, quale quello energetico.
• Favorire l’assegnazione di risorse, a partire dai fondi
strutturali, su progetti imprenditoriali in grado di promuovere crescita e occupazione attraverso percorsi di
innovazione che possono toccare aspetti organizzativi,
sociali, tecnologici/impiantistici.
• Promuovere e favorire l’applicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa; per gli appalti di lavori,
perseguire una politica di accorpamento delle stazioni
appaltanti finalizzata alla razionalizzazione delle varie
funzioni coinvolte allo scopo di creare nuovi processi di
acquisizione delle risorse economico-finanziarie, dare
certezza dei tempi, lasciando a soggetti qualificati l’attività di progettazione degli interventi.
4. Ricerca e innovazione
• Adottare, a partire da Intercenter-ER, codici etici per la
sostenibilità sociale degli acquisti, nel riconoscimento
del territorio in termini di valore aggiunto, premiando
la buona reputazione delle imprese locali e, più in generale, svolgere una funzione di stimolo nei confronti
delle stazioni appaltanti del territorio affinchè si rendano promotrici dell’inclusione delle clausole sociali
negli appalti, anche attraverso accordi fra enti pubblici
e rappresentanze sociali.
•
Dare attuazione concreta agli indirizzi comunitari in
tema di riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione ai fornitori di beni e di servizi.
• Promuovere, accanto a politiche di supporto dell’innovazione tradizionale ad alta valenza tecnologica, anche quelle a favore dell’innovazione incrementale, organizzativa e sociale.
• Superare gli ostacoli dell’innovazione, derivanti dallo
scarso dimensionamento e dalla sottocapitalizzazione
delle imprese, attraverso la promozione di forme imprenditoriali e flessibili (dai contratti di reti in poi).
• Aggregare il lato dell’offerta della ricerca, incentivando l’integrazione tra i laboratori di ricerca della rete
alta tecnologia.
• Monitorare l’attività svolta dalla rete dei tecnopoli
al fine di verificarne l’efficacia in ragione dei risultati
conseguiti e delle relative risorse impiegate.
5. Meno carichi fiscali e tributari per
le imprese
3. Per una nuova competitività e
attrattività dei territori, nel sistema
regione
• Valutare, a fronte dell’attuazione di significativi tagli
della spesa, possibili riduzioni dell’addizionale regionale e dell’Irap.
• Indirizzare le azioni del Governo regionale verso la
competitività del sistema territoriale, l’attrattività e la
qualità della rete delle città e delle aree urbane e dei
territori rurali.
• Testare l’efficacia della legge regionale sulla “Promozione degli investimenti” estendendo alcune strumentazioni, quali “gli accordi regionali di insediamento”,
alle imprese locali che investono nel territorio.
• Introdurre, in alternativa, l’abbattimento degli oneri tributari e fiscali di competenza regionale alle neo
nate imprese per un arco temporale di tre anni.
• Proseguire le iniziative volte a sostenere i percorsi di
internazionalizzazione che coinvolgano imprese e reti
d’imprese e, più in generale, incrementare il numero di imprese che si relazionano con i Paesi esteri ed
esportano prodotti e servizi.
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• Rivedere alcuni aspetti, relativamente a Piani recentemente adottati, che andranno ad incidere pesantemente sui bilanci d’impresa. Il riferimento va al Piano regionale dei rifiuti, per gli obiettivi di raccolta differenziata introdotti, che produrranno nel breve periodo consistenti riorganizzazioni del servizio con pesanti ricadute sulle tariffe, e il Piano regionale sulla qualità dell’aria, dove, per esempio, la previsione di emissioni pari a zero in caso di ampliamenti o nuove edificazioni comportano onerose misure di compensazione
a carico delle imprese.
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6. Favorire l’accesso al credito
• Supportare le imprese storicamente sottocapitalizzate e in forte crisi di liquidità nella gestione ordinaria,
con adeguate politiche regionali nei confronti del sistema creditizio.
• Programmare misure di sostegno, sia a fondo perduto,
sia in conto interesse, per rilanciare gli investimenti.
• Rafforzare il ruolo dei Consorzi Fidi a sostegno degli
investimenti produttivi, attivando per es. l’art 18, lettera r) della Legge Bassanini, dove si prevede che il
Fondo Centrale di Garanzia operi in regione solo come
controgaranzia dei Confidi di tutti i settori, almeno per
le operazioni di importo contenuto. In tal modo, si potrebbe alleggerire l’accantonamento del patrimonio
dei Confidi per le garanzie offerte.
• Rivedere le modalità di intervento del Foncooper, aggiornando le tipologie d’investimento finanziabili e
determinando le procedure che rendano organici gli
interventi in questa struttura con i finanziamenti in
c/capitale normalmente disposti dai fondi mutualistici e da CFI.
7. Mercato del lavoro e nuovi
fabbisogni formativi
• Rivedere la formula dei centri per l’impiego, attualmente presenti in regione, mettendo a confronto risultati ottenuti e risorse erogate.
• Promuovere Centri per l’impiego anche di carattere privato, magari affidati all’associazionismo economico.
• Sostenere la formazione continua e permanente delle imprese valorizzando la vocazione verso questa tipologia formativa delle strutture che hanno dimostrato una relazione diretta e continuativa con le imprese del territorio.
• Orientare le iniziative alla formazione e ricollocazione dei lavoratori che appartengono a settori maturi in
corso di transizione anche mediante l’utilizzo di strumenti flessibili come i voucher e prevedendo la destinazione di tali risorse anche alle imprese oggetto di ristrutturazione aziendale.
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• Rivedere la legge regionale sui tirocini (7/2013) per superare le complesse procedure attivate in ambito di
inserimento di soggetti svantaggiati.
• Promuovere percorsi di autoimprenditorialità per giovani e meno giovani, comprese le operazioni di workers buy out.
• Sostenere politiche attive del lavoro rivolte ai giovani, superando anche il limite dei 29 anni previsto dalla Garanzia Giovani.
• Promuovere forme di “staffetta generazionale”, nel
superamento dei vincoli e delle restrizioni emersi a
tutt’oggi.
8. La nuova programmazione dei fondi
strutturali
• Indirizzare le risorse provenienti dai fondi strutturali
prioritariamente al sistema produttivo al fine di favorire sviluppo e nuova occupazione.
• Adottare un approccio plurifondo tra FESR, FSE e FEASR come sollecitato dalla Commissione Europea, ovvero superare i confini dei tradizionali settori economici per promuovere progettualità e progetti integrati e di filiera.
• Attivare una specifica cabina di regia con gli Assessori
coinvolti nella gestione dei fondi strutturali al fine di
favorire una maggior integrazione far le politiche settoriali e i diversi strumenti europei.
• Concentrare, nei primi anni del settennio, l’impiego
della maggior parte delle risorse, al fine di agevolare
l’uscita dalla crisi attraverso una buona concentrazione di finanziamenti finalizzati.
9. Costruire una nuova governance
territoriale. “Collaborare per
crescere”
A.Verso nuove forme di partecipazione
• Scrivere un nuovo patto per lo sviluppo che contenga un impegno di mandato con indirizzi, programmi e
misure mirate per uscire dalla crisi e ritornare a svolgere un ruolo di primo piano in Europa.
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• Istituire un Tavolo permanente con le parti sociali e la
Giunta regionale al fine di favorire l’attivazione di politiche e azioni integrate attraverso un congiunto impegno infrassessorile, presidiare l’emergenza, monitorare i percorsi attivati e i risultati conseguiti.
B. L’avvio del processo di riordino istituzionale assume valore costituente
• Procedere verso la riassegnazione delle competenze,
a fronte del possibile superamento delle Province, almeno nei termini conosciuti, secondo criteri chiari e
lineari, che non riproducano sovrapposizioni di ruoli.
I nuovi referenti istituzionali, dovranno essere maggiormente vicini alle esigenze di cittadini e imprese e
in grado di fornire risposte rapide ed esaustive, senza
determinare vuoti istituzionali.
• Incentivare ulteriormente il processo di aggregazione
delle autonomie locali, al fine di favorire una semplificazione del quadro istituzionale, qualificare gli uffici
amministrativi, produrre risparmi ed economie.
C.Servizi pubblici locali più efficienti nel
rispetto degli indirizzi comunitari
• Favorire percorsi verso la liberalizzazione/privatizzazione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica
e di quelli strumentali, al fine di accrescerne la competitività, la qualità nelle prestazioni e un contenimento dei costi.
• Procedere d un aggiornamento della legge 23/2011
sulle Agenzie d’ambito introducendo la figura terza di
un’Authority per l’acqua e rifiuti al fine di superare, almeno in parte, il conflitto d’interessi fra la figura del
regolatore (Atersir), partecipato dai Comuni, e i gestori, sempre partecipati dai Comuni.
• Favorire il processo di integrazione in un’unica azienda regionale di trasporto pubblico delle aziende pubbliche presenti nel territorio.
• Dare attuazione ai contenuti del Patto di mobilità, sottoscritto fra soggetti pubblici e privati.
• Promuovere il processo di aggregazione delle attuali 9
agenzie in un’unica Agenzia regionale.
• Aprire un confronto con le Associazioni di categoria
promotrici di una proposta di legge sul “trasporto non
di linea”.
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D. Un nuovo welfare di comunità
• Garantire il mantenimento di un buon livello di welfare in Emilia Romagna a carattere pubblico universalistico promuovendo nel contempo l’affermarsi di un sistema di welfare community in cui la funzione di programmazione delle P.A. sia accompagnata con percorsi reali di partecipazione per promuovere co-progettazione, valorizzando la gestione dei servizi del “privato sociale”.
• Promuovere nuovi modelli di intervento e strumenti
anche in partnership pubblico-privato come l’housing
sociale e il rilancio delle mutue integrative.
• Garantire risposte adeguate ai nuovi bisogni e a una
domanda crescente di servizi sanitari. Sotto tale profilo occorrerà, in particolare, liberare risorse a favore
della domiciliarità anche attraverso forme di sanità
leggera e di servizi di prossimità.
• Alleggerire il peso della macchina burocratica fornendo maggiore autonomia ai soggetti gestori e ai cittadini nella scelta dei servizi e rivedendo il ruolo delle
Asp, nel superamento della doppia funzione di soggetto “gestore/committente”.
• Favorire l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate, dei giovani e, più in generale, delle
persone in stato di bisogno e marginalità sociale, anche promuovendo maggiori sinergie tra sistema formativo e mondo del lavoro a partire dalle cooperative di tipo B.
• Attivare politiche di contrasto alla vulnerabilità sociale, che oramai tocca anche le famiglie mono-reddito,
garantendo risposte tempestive rispetto ai bisogni primari attraverso anche la diffusione di una cultura della solidarietà e un efficace coordinamento delle politiche e degli interventi da realizzare (diritto ai servizi,
misure di sostegno al reddito, agevolazioni abitative,
fornitura di generi alimentari, vedi iniziative di: “last
minute market”, “brutti ma buoni”).
• Costruire un rinnovato modello di governance sociale, che, in un’interlocuzione costante e continua con le
parti sociali, l’economia sociale, il terzo settore, definisca piani e programmi d’intervento per contrastare il
disagio sociale e le nuove povertà.
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LE AREE
DI RILIEVO
STRATEGICO PER
CREARE NUOVO
SVILUPPO ED
OCCUPAZIONE
1. La rigenerazione urbana,
efficientamento energetico e
sicurezza sismica
• I temi di una progressiva riduzione del consumo del
suolo al 2050, come prevedono le direttive comunitarie, debbono trovare nella rigenerazione urbana e nei
programmi di riqualificazione del territorio formule
alternative di intervento per un settore, quello delle
costruzioni e delle cooperative di abitazione, destinato
a forti ridimensionamenti/riconversioni.
• Affinché i temi della riqualificazione e della rigenerazione urbana possano diventare sotto tutti i profili economico, sociale e non da ultimo ambientale - un
programma-obiettivo di lavoro per un futuro prossimo, è necessario:
riformare le norme urbanistiche definendo strumentazioni e premialità
promuovere percorsi di coesione sociale favorendo
la partecipazione e l’associazionismo fra cittadini
favorire il crescere di una forte sensibilizzazione
confermare, per parte governativa, sgravi e incentivazioni di carattere fiscale
considerare le nuove forme di housing sociale,
come risposta alle crescenti esigenze di una parte di popolazione, non in grado di sostenere i prezzi del libero mercato.
Grande attenzione meritano ancora i temi dell’efficientamento energetico degli edifici, sia pubblici sia privati, e gli interventi strutturali legati
all’adeguamento sismico. Anche in questo caso, si
rende necessario:
confermare le politiche di incentivazione, a partire dagli sgravi fiscali
individuare adeguati strumenti, attraverso la costituzione di appositi fondi, incrementati anche da
soggetti privati (vedi ad esempio esperienze Regno
Unito con i programmi di green deal).
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2. I temi della green economy
Le politiche a favore della green economy debbono essere alimentate e perseguite nella consapevolezza che
l’economia verde si incrocia con la qualità, la coesione
sociale, la ricchezza dei territori e rappresenta una opportunità per le nostre imprese traducibile in un percorso di crescita e sviluppo.
L’economia verde presenta diversi ambiti e spazi d’intervento che toccano la prevenzione, il riciclaggio e il
recupero di energia dai rifiuti, così come gli interventi a favore del territorio, dalla manutenzione alla prevenzione del dissesto idrogeologico, all’efficientamento energetico degli edifici, ecc.
Sotto quest’ultimo aspetto, se il Piano energetico approvato dalla Regione risulta condivisibile nella determinazione degli obiettivi, non sempre, tuttavia, gli
strumenti attuativi hanno dato il necessario impulso
ponendo in diversi casi vincoli e limitazioni.
• Si rende pertanto necessario, nella prossima legislatura aprire una riflessione sugli obiettivi che la Regione
intende perseguire rispetto all’economia verde in ambito energetico - e non solo - e predisporre indirizzi coerenti e politiche adeguate.
Anche l’economia blu merita attenzione, per garantire nuovi modelli di sviluppo e per sostenere la filiera
dell’economia dei mari e dei fiumi. In questa direzione, appare opportuno e utile istituire una cabina di regia dedicata per promuovere, con tutte le parti interessate, un efficace coordinamento delle diverse politiche/iniziative.
3.Le dotazioni infrastrutturali
Il tema delle infrastrutture assume rilevanza strategica al fine di ben posizionare il sistema regione nel panorama nazionale/europeo/mondiale.
Le reti di collegamento su terra o su gomma, come
i poli fieristici o il sistema aeroportuale, vanno reinterpretati all’interno di una dimensione capace di interfacciarsi su spazi che superino i confini provinciali o anche regionali, convogliando sforzi e risorse sulle strutture che presentano maggiori vocazioni in termini di eccellenza.
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In questa direzione la stessa città metropolitana di
Bologna assume la connotazione di infrastruttura economica, culturale e sociale al servizio della regione e
dei territori. Fra gli interventi prioritari per lo sviluppo
del territorio, vanno annoverati:
• l’autostrada Cispadana e il sistema costituito dalla
E45 e dalla E55
• il Passante autostradale nord e il People Mover.
Analogo impegno dovrebbe essere dedicato:
alla rete ferroviaria regionale per la mobilità delle persone, potenziando i collegamenti veloci su ferro fra le
città e i nodi principali di collegamento nazionali.
Si rende ancora necessario dare continuità all’impegno di realizzare maggiori integrazioni fra i diversi sistemi di mobilità, con particolare riferimento agli insediamenti produttivi e alle principali piattaforme logistiche della regione per quanto riguarda il trasporto merci.
4.Interventi a favore della
salvaguardia e della tutela del
territorio
Grande attenzione meritano gli interventi destinati alla manutenzione del territorio, di fronte ai gravi
problemi di dissesto idrogeologico, che riguardano una
parte significativa della regione.
Sul tema, si evidenzia l’esigenza di avviare un “Piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio”, con la consapevolezza che, al di là delle possibili
risorse messe a disposizione dal decreto “Sblocca Italia” si potranno in prospettiva registrare considerevoli
risparmi per un auspicabile contenimento delle emergenze che si traduce anche in una riduzione del potenziale pericolo per tante popolazioni.
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LE EMERGENZE
1. Ristrutturare la filiera dell’edilizia
La pesante crisi che sta attraversando il settore,
comporta un impegno senza precedenti da parte di
tutti i livelli: istituzionali, associativi, sindacali, e
una serie di interventi e di misure di carattere straordinario. Per sostenere la filiera dell’edilizia e avviare un percorso di vera e propria ristrutturazione
si ritiene opportuno:
mantenere il lavoro sul territorio, mediante lo
sblocco nel breve termine delle opere cantierabili nell’arco del periodo 2015-2016;
riconvocare e dare seguito ai Tavoli di crisi delle costruzioni (quello regionale e quello promosso con Mise e Ministero del Lavoro);
favorire il reperimento di liquidità e l’accesso a
risorse finanziarie per consentire l’acquisizione e l’avvio di nuovi lavori sul territorio, anche
attraverso la riapertura del Tavolo fra l’Assessorato Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna e il sistema bancario regionale per
valutare azioni concrete;
riproporre il bando giovani coppie in forma duratura e strutturale per tutta la prossima legislatura;
promuovere interventi di edilizia sociale;
promuovere un’azione di stimolo nei confronti
degli altri enti competenti in materia di dissesto idrogeologico (quali Aipo e Consorzi di Bonifica) per favorire l’avvio di un piano per il dissesto idrogeologico a partire dallo sblocco delle
risorse già stanziate;
dare ulteriore impulso alla ricostruzione
nell’area del cratere eliminando i perduranti
colli di bottiglia, rivedendo il meccanismo delle
white list (che nella forma attuale penalizza le
imprese più strutturate), promuovendo una maggiore uniformità di comportamento da parte delle Amministrazioni locali, favorendo il dialogo
con i cittadini;
studiare un pacchetto di misure fiscali, di incentivazione e soluzioni di semplificazione amministrativo-burocratica per favorire la valorizzazione del patrimonio turistico.
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2.Terremoto: proseguire l’opera di
ricostruzione/riqualificazione dei
territori colpiti dal sisma
Superata la fase di prima emergenza, dove molto è
stato fatto, grazie anche all’impegno straordinario del
presidente Vasco Errani nel ruolo di Commissario delegato per la ricostruzione, molto resta ancora da fare,
non solo per ultimare il processo avviato, ma anche
per riqualificare sotto tutti i profili le aree compromesse.
Si paventa, tuttavia, che stante la significativa parcellizzazione degli interventi programmati o in parte realizzati, a fronte dei modesti dimensionamenti delle
UMI da parte dei Comuni, il processo di ricostruzione
non comporti quel salto di qualità auspicato.
Premesso che attendiamo la proroga dello stato di
emergenza da parte del Governo nazionale, al fine di
favorire un forte presidio e il governo dei processi avviati occorrerà proseguire il lavoro di confronto e di interlocuzione su di un processo destinato a caratterizzare anche la prossima legislatura.
Fra i principali punti da porre a verifica, è possibile annoverare:
la revisione del meccanismo di iscrizione alle white list,
la scarsità di risorse umane, presenti nelle Pubbliche Amministrazioni,
l’esigenza di ricomporre la frammentarietà delle
proprietà private e il dialogo con i cittadini al
fine di aggregare i lavori per favorire il recupero
integrato delle aree urbane,
l’eliminazione degli esistenti “colli di bottiglia”:
ogni giorno vengono evase circa 80 pratiche Mude
e si continua a riscontrare il fenomeno dell’accumulo di pratiche da parte di singoli professionisti.
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