sporco burro di caramello

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sporco burro di caramello
Verona è
Quinta Parete
www.quintaparete.it
cultura e società
Mensile on-line
Anno 1° - n. 2 Novembre 2010
Direttore responsabile Federico Martinelli
Viaggi
Musica
Arte
Il ritorno di Anna Oxa
L’occhio della contemporaneità A Recanati ospiti di Giacomo
La cantante torna a calcare
i palcoscenici con la
presentazione del nuovo
disco “Proxima” e un tour
che toccherà anche Verona.
Le opere di Luigi Carboni
in esposizione presso la La
Galleria Studio “La Città”
di Lungadige Galtarossa.
L’itinerario di questo mese
ci porta a spasso tra i libri
e la terra natale del famoso
poeta de l’Infinito.
A pagina 3
A pagina 6
A pagina 11
Editoriale
Ne hanno viste di cose, questi occhi
E di nuovo la nostra “cultura” dominante è il gossip. I Rumors, evviva !
C’è da sbizzarrirsi. Si può discuterne
per ore, anzi per giorni, ma perché no
? Se venisse voglia di parlare di Tiziano Ferro, tralasciando la sua professionalità per parlare dei suoi fatti
personali, si dovrebbe sorvolare sia
sui Kymera sia su Nevruz, o su tanti
altri fenomeni televisivi stagionali. Dovrei sorvolare persino su Amici o su
programmi simili. E Il Grande Fratello? Forse è meglio essere seri o
quantomeno provare a esserlo. Tutti
ormai sappiamo che con un “massaggio ai piedi” alle persone giuste c’è la
possibilità di essere proiettati nel favoloso mondo televisivo: un mostro
fluorescente di proporzioni micidiali.
Basta guardare su youtube gli spezzoni, sfogliare le riviste “da sala
d’aspetto dei parrucchieri” e fare un
po’ di zapping, per capire come fare
successo e come tirare a campare.
Spettacolo. Spettacolo, spettacolo.
Quello vero, con la S maiuscola. E
quindi televisione e talk show: persone, o meglio tele-mostri all’ennesima potenza che sopravvivono 3
mesi per poi cadere (fortunatamente
per noi, e tristemente per loro) nell’oblio. E poi un fiorire di opinionisti,
orrore allo stato puro. La società dell’immagine e dell’apparire -già frivola
e vuota- si trasforma sotto i nostri
occhi nella società dell’irriverenza e
della stupidità. E tutti –quasi- ad applaudire, a televotare, a osannare con
striscioni e righe di lacrime sul viso.
Non serve mica cantare, avere una
bella voce o saper scrivere una canzone: non siamo mica negli anni Settanta!!! E quindi... salti su e giù da un
palco, linguacce, urli. E Nevruz regna,
raccoglie successi. E i Mengoni di
turno giocano sull’ambiguità, e giù
successo. E i Kymera e ancora di più,
sempre di più, e di più e… giù sucSegue a pag. 2
di Federico Martinelli [email protected]
Fatevi attrarre anche voi dalla forza magnetica del teatro
Quest’inspiegabile calamita!
Bisognerebbe andare a teatro più
spesso! Abbandonare la pigrizia
da poltrona e divano –anche
nelle fredde e pungenti serate invernali-, mettersi un bel cappotto
e godersi uno spettacolo teatrale.
Di occasioni ce ne sono molte,
anche troppe se si fa un rapporto
di qualità. Gigi Proietti dice:
“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto
ma niente è falso”. Allora perché
fare gli zombie, peraltro passivi,
davanti alla “cattiva maestra” televisione dove regna la falsità in
ogni suo aspetto? Verona offre
molto, ma i cittadini rispondono
poco. Dove diavolo sono coloro
che si professano cultori quando
le sale teatrali hanno poco più di
venti persone? Dal centro storico,
in cui regna indiscusso il valore
delle iniziative proposte dal Teatro Nuovo, fino alle rassegne al
Teatro Filippini e al Camploy –
che accontentano davvero tutti i
gusti, anche gli appassionati di
teatro sperimentale- le proposte
si estendono anche alla provincia
con rassegne più o meno note ma
spesso accomunate dalla ricerca
di qualità e novità. Non me ne
vogliano gli abitanti di certi comuni che sto per citare, ma persino piccoli paesi come Asparetto
e Cavaion ogni anno propongono cartelloni di qualità, a dimostrazione
che
alcune
amministrazioni comunali possono essere considerate virtuose
della cultura. Da molti anni
seguo la Compagnia Teatrale Armathan, coraggiosa compagine di
attori che in questi anni non ha
mancato di proporre alcuni tra i
più significativi testi della drammaturgia sudamericana contemporanea e di mettere in scena o
adattare testi meno noti ma
d’alto profilo. Sono spesso uscito
dispiaciuto al termine dei loro
spettacoli perché –talvolta, anzi
spesso- la sala non era gremita
come invece avrebbe meritato,
soprattutto durante le repliche di
piccoli gioielli come La fiacca, Con
assoluta ingratitudine, Aspettando il lu-
nedì e L’aberrazione delle stelle fisse.
Sembra incredibile ma il coraggio spesso non premia. Chissà
perché! Non premia compagnie
che si impegnano per scuotere il
“torpore teatrale” che troppo
spesso costringe gli spettatori a
vedere e rivedere le stesse cose e
gli stessi autori. Talvolta -e anche
qui troppo spesso- alcuni critici
teatrali si lasciano andare in divagazioni piuttosto sgradevoli,
accanendosi sulla compagnia per
la sola colpa di aver iniziato lo
spettacolo con qualche minuto di
ritardo o per aver stampato il
programma di sala in un formato
non gradito al recensore, dimenticando il loro ruolo e non evidenziando il merito di una
compagnia che all’autore “da facile consenso” predilige Strindberg, Wedekind, Cossa, Pinter o
numerosi altri del panorama teatrale internazionale. Lo stesso coraggio dell’Armathan accomuna
compagnie teatrali come La Formica, i Trixtragos e il Teatro Impiria,
quest’ultima reduce da alcune
partecipazioni a festival internazionali di teatro e vincitrice di
numerosi premi e concorsi teatrali. Un coraggio che deve essere
premiato. Senza nulla togliere
agli immortali maestri come Shakespeare, Goldoni, Pirandello e
Moliere, posso dirvi che il teatro
è anche altrove, come accaduto
sabato 30 ottobre a Bure di San
Pietro In Cariano, con la splendida rappresentazione di Novecento, di Alessandro Baricco.
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Novembre 2010
Segue dalla prima...
cesso. Mossette vergognose e imbarazzanti? Evviva, sei il più votato,
hai eliminato uno che invece di talento ne aveva davvero, e anche
tanto. Tutto questo fa scalpore, colora i discorsi del giorno dopo.
Tutti a parlarne: sondaggi, share,
forum. Dai, sediamoci al tavolino
di un bar, magari davanti all’Università. Lo scenario: è l’ora dello
Spritz (che poi si è estesa dalle
10.00-alle 21.00). E i discorsi? “Finisco le fotocopie e poi ci iscriviamo ad Amici, chissà…” -Io avrei
preferito Il Grande Fratello, ma
quest’anno cercavano un pugliese
leghista nato da madre trentina e
padre siciliano, altrimenti dicono
che non ci sono novità- O anche:
“Senti? Non è che conosci qualcuno che possa darmi una spinta?”
-Dove? Sotto il tram?– Ma nooooo, scemo ! Per la televisione, per
lo spettacolo, lo sai? A me piace apparire!!! Dai, dai, P.A.F.P – Proviamo a farci Promuovere.
Promuovere, promuoversi in tutti i
sensi, evvivaaaa! Proseguiamo il
viaggio virtuale. Lo sai? Questa sera
c’è una sfilata a Milano e partecipa
Costantino, meglio correre e prendere il posto attaccato alla pedana.
E voi? Cosa state aspettando? Persino io corro a farmi accreditare,
non vorrei mai perdere la vera cultura d’oggi. (fed.mar)
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Edito da
Quinta Parete
Via Vasco de Gama
37024 Arbizzano di Negrar - Verona
Direttore responsabile
Federico Martinelli
Autorizzazione del Tribunale di Verona
del 26 novembre 2008
Registro Stampa n° 1821
In redazione
Daniele Adami
Paolo Antonelli
Barbara Donatoni
Francesco Fontana
Federico Martinelli
Lorenzo Magnabosco
Ernesto Pavan
Alice Perini
Erika Prandi
Silvano Tommasoli
Giordana Vullo
Realizzazione grafica
Barbara Donatoni
Primo piano
2
Il re è nudo
di Silvano Tommasoli [email protected]
Alcuni giornalisti credono di poter dire e fare qualunque cosa. Invece…
C’era una volta un re...
Anzi, c’erano dei prìncipi. Principi
del giornalismo, quello vero. Autori
di grandi inchieste, ma anche di
grandi commenti, che aprivano
squarci di verità e di buon senso
nelle valutazioni che i lettori, attraverso i loro articoli, potevano formulare sui più drammatici fatti di
cronaca. Non è solo una questione
di “saper scrivere”, giornalisticamente parlando, che se uno non sa
scrivere mi domando che cosa ci stia
a fare, in un giornale. È una faccenda assai più delicata, che investe,
oltre alla normale funzione informativa, anche la capacità di costruire
opinioni, suscitando emozione nel
lettore.
Già, i fatti separati dalle opinioni,
come nel giornalismo inglese. Opzione impossibile in Italia, dove
troppo spesso i fatti vengono ignorati e tutto lo spazio e il tempo sono
dedicati unicamente alle opinioni
dei giornalisti. E fin qui, ci si potrebbe anche stare. Se a scrivere
fosse Dino Buzzati. O Enzo Biagi.
O Indro Montanelli, e pochi altri,
che so io, Silvio Bertoldi, Oriana
Fallaci o Paolo Monelli. E nella pagina sportiva, Orio Vergani – vi ricordate quando morì Fausto Coppi
e lui attaccò il suo pezzo sul “Corriere d’Informazione” scrivendo «Il
grande airone ha chiuso le ali»?
Oggi, non ci sono più prìncipi ma
nemmeno princìpi. In senso etico,
morale. Lo scempio – orribile! – in
chiave spettacolistico al quale siamo
stati sottoposti in occasione di un
fatto di cronaca recentissimo, l’assassinio di una quindicenne per mano
di alcuni famigliari mossi da oscuri
motivi, rappresenta il punto morto
inferiore della storia del giornalismo
italiano. Certi giornalisti televisivi l’hanno uccisa altre dieci, cento volte
ogni giorno, quella povera, infelice
creatura, attraverso collegamenti
quotidiani, con approfondimenti
(cosa ci fosse ancora da approfondire, poi!) pomeridiani e ricostruzioni serali, plastici della scena del
delitto inclusi. Hanno scatenato un
voyeurismo morboso – a scanso di
equivoci, il Grande Dizionario
dell’Uso di De Mauro definisce
questo termine come “forma di psicopatia sessuale” – del quale temo
siano loro stessi i primi malati. Di
tutto questo morboso interesse, ho
sentito sempre dare colpa all’Auditel (tutte le trasmissioni sono sottoposte al capestro dell’audience) e
quindi allo spettatore, perché tutto
questo sarebbe proprio ciò che la
gente desidera vedere. A parte il
fatto che non ci posso credere, ci
sono altre considerazioni da fare. Infatti, se anche così fosse, questo non
significa che sia necessario assecondare, sempre, anche gli istinti più
bassi dei lettori; al contrario, contenerne gli eventuali impulsi verso
quelle che si possono definire vere
e proprie psicopatie è una cosa
molto diversa dalla censura. Piuttosto, a me sembrerebbe un comportamento molto responsabile sul
piano etico e professionale, e, soprattutto, dal punto di vista della civiltà. Senza contare che ci sarebbe
anche da tenere in considerazione
quel sentimento di pietas, che ci è
stato tramandato dai nostri progenitori latini, e che induce l'uomo di
nobili sentimenti a rispettare tutto
“ciò che abbia avuto la vita in sé”.
Tutta questa situazione è peggiorata
dai frequenti interventi da parte di
conduttrici e di attricette in cerca di
rilancio, all’interno di programmi
tele giornalistici in onda il pomeriggio di ogni giorno. Senza la minima
preparazione professionale, deontologica ed etica, costoro si gettano sul
fatto di cronaca nera, meglio se con
remote tracce di deviazioni sessuali,
conducendo inchieste e interviste,
con la delicatezza tipica della iena.
C’è qualcuno che, invece di perdere
tempo con le limitazioni alle intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria, non vorrebbe
far osservare le prescrizioni del
buon senso e del buon gusto giornalistico ridando dignità a questa professione?
Non vado mai al cinema, la vita è troppo breve
di Federico Martinelli [email protected]
Una rassegna di qualità a Bure, frazione della Valpolicella
L’effervescenza teatrale veronese
Curata dalla compagnia Teatro
Armathan, sotto la guida di Marco
Cantieri, giunge al quinto anno la
rassegna Vola a teatro, nella piccola
frazione di Bure a San Pietro in
Cariano di Valpolicella. Il motivo
per recarsi in questa piccola sala
teatrale è giustificato sia dalla qualità e varietà delle proposte – con
numerose presenze di compagnie
di altre città- sia per il connubio
con l’enogastronomia, tant’è che al
termine di ogni spettacolo sarà offerta agli spettatori una degustazione di vini e di prodotti tipici
della Valpolicella. Nel mese di novembre sono due gli spettacoli proposti: sabato 13 (ore 21), la
Compagnia di Lizzana presenta
Nozze, dramma di Paolo Manfrini
tratto dal celebre testo di Federico
Garcia Lorca, Nozze di sangue, uno
dei capolavori del teatro contemporaneo. D’altro genere, più allegro ma con tratti riflessivi sarà
Gaber, mon amour, monologo di teatro e canzoni che farà rivivere alcuni tra i momenti più significativi,
della carriera di Giorgio Gaber.
L’Armathan, tra le altre cose, orga-
nizza nei giorni 19, 20 e 21 novembre un interessante e originale
stage col regista e drammaturgo argentino Carlos Maria Alsina sul
metodo dell’azione fisica applicato
al teatro di T. Williams. Il teatro del
vissuto sarà dunque il punto di partenza necessario per esprimere e
interpretare l’intensità emotiva e la
forza espressiva di opere quali Un
tram che si chiama desiderio e Lo zoo di
vetro, che hanno reso questo autore
celebre in tutto il mondo.
Info: www.teatroarmathan.it
tel. 045 6801682 - 338 6000334.
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cultura e società
Novembre 2010
Musica
3
Verso l’infinito e oltre
di Francesco Fontana [email protected]
La cantante sarà al Teatro Filarmonico il 22 novembre con il suo nuovo tour
Il ritorno di Anna Oxa con “Proxima”
News dalla musica
...ora è tuo questo insieme
di musica e amore
dal quale ci faremo scaldare.
Tutto l’amore intorno - Anna Oxa
A quasi cinque anni dall’ultimo
album, Anna Oxa rompe il silenzio artistico e torna a calcare i
palcoscenici con la presentazione
del nuovo disco “Proxima” e un
tour che la porterà nei teatri delle
principali città italiane.
Una carriera ricca di grandi successi quella della cantante, iniziata con il secondo posto al
Festival di Sanremo del 1978 con
la canzone Un’emozione da poco e
proseguita, oltre che con la pubblicazione di molti album, con le
due prestigiose vittorie sul palco
dell’Ariston con Ti lascerò, in
duetto con Fausto Leali, e Senza
pietà, rispettivamente nel 1989 e
1999. Dopo la partecipazione al
Festival del 2006 con il brano Processo a me stessa e la pubblicazione,
nello stesso anno, dell’album La
musica è niente se tu non hai vissuto,
che ottenne il disco d’oro per le
vendite, la carriera della cantante
si era bruscamente interrotta.
Con “Proxima” la Oxa si ripresenta con grande forza sulla
scena musicale italiana, con
un’opera ambiziosa e un tour
che, dopo l’esordio al teatro Piccinni di Bari del 4 novembre
2010, farà tappa anche al Teatro
Filarmonico di Verona la sera del
22 novembre.
L’album presenta undici tracce e
alcune inedite collaborazioni per
l’artista, come quella con il cantautore Pacifico, che ha firmato i
brani Apri gli occhi e Dopo la neve, e
quella con Francesco Bianconi,
voce e leader del gruppo Bau-
stelle e già autore delle canzoni
interpretate da Irene Grandi
Bruci la città e La cometa di Halley,
che ha scritto per “Proxima” il
pezzo La tigre. Il brano Scarpe con
suole di vento porta invece la firma
di Paolo Enrico Archetti Maestri,
del gruppo folk rock Yo Yo
Mundi. Anche Ivano Fossati, autore per la Oxa del brano Un’emozione da poco che, nel lontano
1978, aveva fatto conoscere la
cantante al grande pubblico, collabora all’album: il pezzo Tutto
l’amore intorno, primo singolo
estratto e trasmesso dalle radio
già a partire dal mese di agosto, è
infatti composto dal cantautore
genovese.
Nel tour la cantante barese si esibirà accompagnata da cinque
musicisti e proporrà, oltre ai
pezzi inediti, una selezione dei
grandi successi del passato. Lo
spettacolo si prospetta molto suggestivo e caratterizzato da sonorità ricercate e variopinte. I
contributi artistici di cantautori
così diversi tra loro, affiancati alle
note capacità interpretative dell’eclettica cantante, assicurano infatti grande dinamicità e varietà
stilistica al nuovo progetto.
A quattro anni di distanza da
“Fly” è uscito il 3 novembre
“Chocabeck”,
l’attesissimo
nuovo album di Zucchero,
composto da 11 inediti. Tornano sulla scena musicale anche
i Neri per Caso con il loro
“Donne”, nel quale il gruppo
salernitano propone duetti con
alcune giovani cantanti come,
tra le altre, Alessandra Amoroso
e Giusy Ferreri. Per gli amanti
della canzone d'autore italiana,
“Nelson” è invece l’ultimo
album di Paolo Conte, in vendita dal 12 ottobre. Anche Pino
Daniele a novembre presenta il
suo nuovo progetto discografico
“Boogie Boogie Man”, costituito
da dodici pezzi, tra i quali due
inediti, che vedono la collaborazione del cantante napoletano
con artisti italiani e internazionali. Grande attesa per ”Casa
69”, il nuovo album dei Negramaro che uscirà il 16 novembre. Dopo i successi di “La
Malavita”, “Amen” e il recente
“I Mistici dell’Occidente”, i
Baustelle hanno deciso di rimasterizzare il loro primo disco
“Sussidiario illustrato della
giovinezza”, uscito nel 2000.
“L’Essenziale” è invece il nuovo
album dei Tiromancino che
dopo sei anni tornano sulla
scena. La cantante Malika
Ayane, sull’onda del successo
dell’ultimo disco “Grovigli”, con
il suo“Grovigli Special Tour
Edition” farà tappa nelle principali città italiane a partire da
fine novembre. Spostando lo
sguardo sul panorama musicale
internazionale spicca la nuova
proposta musicale di Robbie
Williams: un doppio cd, in
vendita da ottobre, dal titolo “In
and Out of Consciousness: The
Greatest Hits 1990-2010” che
raccoglie 37 successi della ventennale carriera dell’artista inglese assieme a due inediti.
Per quanto riguarda i progetti
per il 2011, dopo l’album del
2007 “Safari”, uscirà il prossimo
anno “Ora”, il nuovo disco di
Jovanotti.
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cultura e società
Novembre 2010
Musica/Cinema
Verso l’infinito e oltre
di Erika Prandi [email protected]
Teatro Filarmonico: a breve l’inaugurazione con La Vedova Allegra
4
Dodici note in ogni ottava
e la varietà del ritmo
mi offrono delle opportunità che tutto
il genio umano non esaurirà mai.
I. Stravinskij
Si apre la stagione di opere e balletti
Quest'anno il ciclo di appuntamenti inizierà lunedì 13 dicembre,
il mese dedicato all'operetta, e terminerà sabato 26 novembre 2011.
Nel frattempo è possibile assistere,
fuori abbonamento, alla fiaba musicale per bambini dal titolo Lupus
in Fabula su musica di Raffaele Sargenti in collaborazione con Opera
Domani. Le date previste sono il 16
e il 17 novembre.
La prima opera che debutterà sarà
La Vedova Allegra di Franz Lehar, diretta da Julian Kovatchev con la
regia di Federico Tiezzi. Lo spettacolo, organizzato in co-produzione
con il Teatro Verdi di Trieste, il
Carlo Felice di Genova e il San
Carlo di Napoli, inizierà alle 20.30.
Le altre date del mese di dicembre
sono il 15, 18, 22, 29 e 31 mentre
per gennaio l'opera è prevista per il
giorno 2 alle 15.30. Seguirà, sabato
22 gennaio 2011, Manon Lescaut di
Giacomo Puccini per la regia di
Graham Vick. La direzione è affidata a Riccardo Frizza in co-produzione con il Gran Teatro La
Fenice di Venezia. Le date successive sono il 23, 25, 27 di gennaio e
il 1 di febbraio.
Il primo balletto, l'Oiseau de feu
(L'Uccello di fuoco), su musiche di
Igor Stravinsky, inizierà giovedì 17
febbraio e proseguirà tutti i giorni
fino al 20 per riprendere il 22. La
coreografia, le scene e i costumi
sono firmati dal veronese Renato
Zanella.
Venerdì 4 marzo debutterà Peer
Gynt di Edward Grieg per la regia,
le scene e i costumi di Pier Paolo
Pacini. Lo spettacolo continuerà il
6, 8, 10 e 12 marzo mentre da venerdì 1 aprile sarà possibile assistere a Les Pecheurs de perles (I
Pescatori di perle) di Georges Bizet
per la regia di Fabio Sparvoli e la
direzione di Frédéric Chaslin. Le
date dell'opera sono il 3, 5, 7 e 12
aprile. A seguire il terzo appuntamento consacrato alla danza: La
Strada su musiche di Nino Rota e
coreografie di Maria Grazia Garofoli. Il balletto inizierà venerdì 6
maggio e proseguirà il 7, 8, 10 e 11
maggio. Dal 17 giugno al 3 settembre ci sarà l'89esimo Festival Lirico
in Arena che prevede opere quali
La Traviata, Aida, Il Barbiere di Siviglia,
Nabucco, La Bohème e Roméo et Juliette.
La stagione 2010/2011 delle opere
e di balletti del Teatro Filarmonico
terminerà a novembre con il Rigoletto di Giuseppe Verdi diretto dal
veronese Andrea Battistoni. Le
date in programma sono il 18, 20,
22, 24 e 26.
Visto abbastanza?
di Erika Prandi [email protected]
Ciclo di incontri per Capire il cinema
Nuovo corso di analisi dei film
Organizzato dal Centro Audiovisivi della Biblioteca Civica in collaborazione con l'Agiscuola Tre
Venezie, il Cineforum è indirizzato ai ragazzi delle scuole medie
e superiori. Il tema trattato riguarda la relazione familiare analizzata da cinque diversi punti di
vista: il rapporto tra la madre e i
figli, tra fratelli, tra padre e figlio,
tra famiglia e animali e tra familiari in un contesto di guerra. Le
proiezioni, che partiranno a dicembre per terminare ad aprile,
saranno effettuate presso il cinema Fiume di vicolo Cere a Verona dalle 9.00 alle 12.30 circa.
Seguirà una discussione in sala a
cura della prof.ssa Maria Grazia
Roccato e una proposta di materiale con questionari didattici per
una corretta lettura del film ed
eventuale recensione. Il costo di
ogni singola proiezione è di € 3,00
e chi volesse aderire all'iniziativa
dovrà inviare una lettera o un fax
su carta intestata della scuola al
Centro Audiovisivi entro il 30 novembre. Dovrà essere specificata
la data della proiezione alla quale
si vorrebbe partecipare, il numero
delle classi con numero degli
alunni, il numero e il nome degli
insegnanti con recapito telefonico.
Il primo film sarà La prima cosa
bella di Paolo Virzì previsto per il
14, 15 e 16 dicembre mentre a
gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, sarà proiettato L'uomo che verrà di Giorgio
Diritti previsto per il 26, 27, 28. A
febbraio, in particolare il 9, 10 e
11, sarà la volta di Brothers di Jim
Sheridan mentre a marzo, nelle
stesse date, sarà presentato Io &
Marley di David Frankel. Ultima
programmazione: The Road previsto per il 6, 7 e 8 aprile.
Per chi volesse approfondire la te-
matica di analisi dei film e arrivare preparato alle programmazioni fin qua esposte, può
iscriversi al corso istituito presso
la Sala Farinati della Biblioteca
Civica. Tale corso ha ottenuto il
riconoscimento ai fini dell'attività
di formazione ed aggiornamento
degli insegnanti da parte del Ministero dell'Istruzione, inoltre gli
studenti che parteciperanno potranno chiedere un credito formativo. Le iscrizioni sono ancora
aperte e prevedono un costo di €
25 da pagare a mezzo del conto
corrente postale la cui ricevuta va
presentata alla segreteria del Centro Audiovisivi insieme all'apposita domanda. Il corso prevede
quattro incontri nei lunedì di novembre dalle 17 alle 19. I film
trattati sono gli stessi, nel medesimo ordine, di quelli che saranno
visti al cineforum, tranne Io &
Marley. Per ognuno di essi sarà ef-
fettuata un'analisi approfondita
per capirne maggiormente i contenuti, i linguaggi cinematografici
adottati e le relazioni tra ciò che
è finzione cinematografica e realtà. Per rispondere al meglio ai
problemi che saranno affrontati
interverranno due relatori: il prof.
Claudio Bisoni, docente di Storia
e metodologia della critica cinematografica presso il DAMS di
Bologna, e il prof. Alessandro Tedeschi Turco, docente di Analisi
del linguaggio visuale in riproduzione presso l'Università di Venezia. Tutti i film saranno visionabili
gratuitamente a richiesta nello
stesso giorno dell'incontro a partire dalle 15.
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Novembre 2010
Cinema
Visto abbastanza?
5
Non voglio dimostrare niente,
voglio mostrare.
di Barbara Donatoni [email protected]
Sbanca il botteghino il fedele remake della commedia francese “Giù al Nord”
Federico Fellini
Pregiudizi e stereotipi, Benvenuti al Sud!
Venezia. Piazza S. Marco. Classica gita della domenica di un’allegra famigliola partita all’alba
dalla Brianza per raggiungere la
romantica città del Gran Canal.
Il padre, Alberto, rilassato e spensierato, guarda il figlio che gioca
e… splash! Un piccione lascia
sulla sua spalla “un ricordino”…
e lui: «Porca trota!» Che si riferisca proprio al figlio del Senatur
recentemente entrato in politica?
Non sarebbe affatto fuori luogo,
dato che la commedia non a caso
gioca con i pregiudizi – alimentati
dalla Lega – riprendendo vizi e
stereotipi usati talvolta dai settentrionali nei confronti dei meridionali.
«Benvenuti al Sud», diretto da
Luca Miniero, è il remake italiano
della singolare commedia francese «Giù al nord» di Dany Boon.
La storia racconta le vicende di
Alberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, che, sotto
pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), orgogliosa “padana”, cerca di ottenere il
trasferimento nella grande Milano.
Deciso a usare qualsiasi strategia
per ottenerlo, Alberto dichiara
nella domanda di trasferimento
di essere invalido, ma ahilui, il suo
imbroglio viene scoperto e per
punizione viene spedito a Castellabate, paesino del Cilento. Munito di giubbotto antiproiettile,
pieno di pregiudizi, Alberto parte
da solo verso quella che ritiene
una terra temibile e infestata da
malviventi. Ma saranno il calore,
Film in uscita consigliati
il luogo affascinante, la popolazione ospitale e un nuovo grande
amico, Mattia (Alessandro Siani),
innamorato della bella Maria
(Valentina Lodovini), a cancellare
in lui tutti i pregiudizi che fino ad
allora lo avevano accompagnato
e a fargli scoprire una realtà diversa da quella che immaginava.
La commedia di Maniero lascia
di proposito intatta l’originale
scrittura di Dany Boonm, egli
stesso presente in un piccolo
cameo nel ruolo di turista all’ufficio postale di Castellabate: un
omaggio “all’italiana” al film di
grande successo made in France.
Anche in Italia possiamo ben dire
che il successo non è mancato. Il
film ha ottenuto incassi da record
al botteghino, più di ventisette
milioni di euro, e già si parla del
sequel “Benvenuti al Nord”. Speriamo che, visto l’enorme successo, non vogliano toccare tutti i
punti cardinali, o nel prossimo
film ci troveremo a guardare un
postino di Caorle trasferito nelle
Langhe: potere alla fantasia, ma
non so se ne uscirebbe qualcosa
Precious
Di Lee Daniels. Con Mo'Nique, Paula
Patton, Mariah Carey, Sherri Shepherd,
Lenny Kravitz.
Drammatico, produzione USA, 2009.
The Killer Inside Me
Di Michael Winterbottom.
Con Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica
Alba, Ned Beatty, Elias Koteas.
Thriller, produzione USA, 2010.
La donna della mia vita
Di Luca Lucini. Con Luca Argentero,
Alessandro Gassman, Stefania Sandrelli,
Valentina Lodovini, Giorgio Colangeli.
Drammatico, produzione Italia, Gran
Bretagna, 2010.
Il mio nome è Khan
Di Karan Johar. Con Shah Rukh
Khan, Kajol, Katie A. Keane, Kenton
Duty, Benny Nieves.
Drammatico, produzione India, 2010.
Da venerdì 3 dicembre
di buono!
Luca Maniero, in questa divertente commedia, ha volutamente
tralasciato i problemi sociali che
affliggono il meridione (e non
solo…), enfatizzando invece con
ironia i disagi più comuni. Un
esempio? Picnik e partita di calcio
tra gli automobilisti bloccati sulla
Salerno-Reggio Calabria. Qui
non si parla più di finzione, ma di
reportage televisivo.
Una commedia che vuole prima
di tutto sorridere del conflitto
ideologico che l’Italia da sempre
si porta dietro. Giocando molto
sull’enogastronomia e sulla lingua, un po’ alla Totò, Peppino e la
malafemmina (ricordate la famosa
gag “Bittescèn, noyo volevàn savuàr l'indiriss... ja?").
Usanze e costumi, dialetti e cibi
differenti, è la varietà e l’insieme
di queste cose che caratterizza il
nostro Paese. Un Paese che per
molte cose sta “andando a rotoli”,
ma che ritrova nelle persone che
vi abitano la propria unicità.
Jamme ja!
Incontrerai l'uomo dei tuoi
sogni
Di Woody Allen. Con Antonio Banderas, Josh Brolin, Anthony Hopkins,
Gemma Jones, Freida Pinto.
Sentimentale, produzione USA, Spagna,
2010.
Nowhere Boy
Di Sam Taylor Wood. Con Aaron
Johnson, Kristin Scott Thomas, David
Threlfall, Anne-Marie Duff, Ophelia
Lovibond.
Biografico, produzione Gran Bretagna,
2009.
We Want Sex
Di Nigel Cole. Con Sally Hawkins,
Bob Hoskins, Miranda Richardson, Geraldine James, Rosamund Pike.
Drammatico, produzione Gran Bretagna,
2010.
Il responsabile delle risorse
umane
Di Eran Riklis. Con Mark Ivanir, Guri
Alfi, Julian Negulesco, Rozina Cambos,
Bogdan Stanoevitch.
Drammatico, produzione Israele, Germania, Francia, 2010.
Da venerdì 10 dicembre
Cyrus
Di Jay Duplass, Marc Dupass.
Con John C. Reilly, Jonah Hill, Marisa
Tomei, Catherine Keener, Matt Walsh.
Commedia, produzione USA, 2010.
In un mondo migliore
Di Susanne Bier. Con Ulrich Thomsen,
Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Bodil
Jørgensen, Camilla Gottlieb.
Drammatico, produzione Danimarca,
Svezia, 2010.
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Arte
La vita non imita l’arte, imita la cattiva televisione
di Erika Prandi [email protected]
6
I colori, come i lineamenti, seguono
i cambiamenti delle emozioni
Pablo Picasso
Le opere dell’artista alla Galleria Sudio “La Città”
Carboni e l’occhio della contemporaneità
La Galleria Studio La Città di
Lungadige Galtarossa inaugurerà sabato 27 novembre alle
11.30 una mostra di Luigi Carboni. Curata da Ludovico
Pratesi, l'esposizione ha nel titolo
L'occhio si nasconde tutta la
metafora intrinseca dell'arte
contemporanea. È un occhio
che si plasma ai segni della veggenza e del visionario per svelare
un mondo fatto di parti in contesa tra loro. Il piacere visivo si
trasforma in un momento di estraneità e l'oggetto indagato,
seppur silenzioso, può diventare
molesto senza capirne il perché.
Le opere di Carboni, composte
da grandi tele annegate nel colore e da sculture plasmate nel
vetro, nel legno e nella resina,
sono chiara espressione della
natura frammentaria ma allo stesso
tempo
unitaria
della nostra epoca
in cui convivono
sentimenti contrastanti e dove la
diversità
può
trasformarsi in incertezza. Questa
sensazione di instabilità la si
scorge nelle tele
dove un intricatissimo gioco di segni
e decori floreali si
addensa per creare
Mostra alla Galleria Ghelfi
Jorn – Lam – Matta
Tre selvaggi che facevano avanguardia. Questo il nome della mostra curata dalla Galleria
Ghelfi di Verona che aprirà al
pubblico venerdì 19 novembre
alle 18.30 e terminerà domenica 5 dicembre. Gli artisti
coinvolti sono tre delle massime personalità artistiche internazionali del secolo scorso.
Li accomuna la stessa formazione giovanile parigina negli
anni trenta, allora ricettacolo
di nuove idee moderniste che
andavano soppiantando gli influssi delle Avanguardie. Seppure lontani i tre giovani
pittori guardavano nella medesima direzione, situata al centro delle sperimentazioni
cubiste e surrealiste, verso
nuove tipologie di espressione
artistica come l'astrattismo
americano. Per Asger Jorn
(1914-1973) importante fu l'incontro con Mirò e Pollock
nella sua costante ricerca verso
l'astrattismo a cui cercò di arrivare attraverso numerosi
viaggi, tra cui a Cuba, punto
focale della sua attività artistica policromatica. Wifredo
Lam (1902-1982) è considerato
il primo pittore di colore a vantare un riconoscimento ufficiale nella storiografia dell'arte
occidentale. Questo grazie alla
sua costante ricerca verso
nuovi modelli espressivi rimanendo sempre ancorato alla
tradizione picassiana unita alla
vivacità materica mironiana.
Sebastián Matta (1911-2002)
fu inserito a pieno titolo nel
surrealismo su richiesta di Dalì
ma nel 1949 assumerà un importante ruolo di raccordo tra
l'espressionismo astratto e il
nascente astrattismo italiano.
In America esercitò, infatti,
una rilevante influenza sul
“giovane” Pollock e su Gorky.
una porzione di mondo. La
grafia è sottile, lineare, a tratti vibrante per costruire un tessuto
complesso di immagini nascoste,
lacerate, ancora immerse nella
matrice pittorica ma che stentano ad apparire in uno spazio
immateriale. L'attenzione dell'artista è rivolta a quel confine
labile tra astrazione lirica e figurazione del quotidiano, tra stile
decorativo ed espressione individuale portando l'essenza del
lavoro pittorico innanzi alla nostra visuale accompagnandoci
fino al limite dell'impenetrabilità. Nelle sculture, invece, è
prevalente la contrapposizione
tra l'oggetto e la sua trasformazione verso un'estetica del design dominata dalla ricerca del
linguaggio.
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Giochi di ruolo
Nessun uomo è un fallito se ha degli amici
7
We're part of a story,
part of a tale/Sometimes beautiful,
sometimes insane.
di Ernesto Pavan [email protected]
Sporchi segreti: un gioco di crimini e violenza sotto casa
Within Temptation, The Neverending Story
I panni sporchi si lavano in famiglia
Succede tutto nella vostra città,
in questi giorni. Viene commesso un crimine, qualcuno
muore, una persona indaga cercando di scoprire la verità. Sporchi segreti (di Seth Ben-Ezra,
Narrattiva, € 24,90) tiene fede al
suo nome: le storie create dai
giocatori sono piene di violenza,
miseria e tristezza, e il fatto che
si svolgano nella realtà quotidiana rende il tutto più forte e
più vicino.
Un giocatore assume il ruolo
dell'Investigatore. L'investigatore
(con la minuscola, per riferirsi al
personaggio e non al giocatore
che lo interpreta), dal cui punto
di vista è narrata la storia, non è
necessariamente un agente delle
forze dell'ordine, ma può essere
una persona qualunque. La
creazione di questo personaggio,
come quella di tutti gli altri, è
collettiva: ciascuno stabilisce un
suo dato anagrafico, ossia nome,
sesso, provenienza e così via. Si
stabilisce quindi qual è il crimine
che dà il via all'indagine, chi è la
vittima e in che rapporti è l'investigatore con essa (c'è sempre un
coinvolgimento personale: può
essere un parente della vittima,
l'amante, un amico, ecc). A questo punto comincia il gioco vero
e proprio, diviso in scene (chiamate “capitoli”). A turno, ciascun giocatore assume il ruolo
dell'Autorità, l'individuo che determina tutto quanto non coinvolge
direttamente
l'investigatore: quali altri personaggi esso incontra, in che
modo essi reagiscono alla sua
presenza e così via. Attraverso il
dialogo fra Investigatore e Autorità di turno si racconta un'inda-
Segnalazione
Nel numero precedente non abbiamo indicato i nomi degli autori
dei giochi citati; colmiamo ora a
questa grave lacuna. Annalise è un
gioco di Nathan Paoletta; Lo Spirito
del Secolo è di Robert Donoghue,
Fred Hicks e Leonard Balsera,
mentre 1001 Notte è opera di Meguey Baker. Ci scusiamo con i lettori e gli interessati.
gine, ma anche e sopratutto si
esplorano i lati più oscuri della
propria città e ci si diverte a tirare in ballo persone note in diversi ruoli: il giornalaio
all'angolo vi sta antipatico? Indicatelo come il sospettato numero
uno. La commessa del negozio
di scarpe vi ha sempre affascinato, ma non le avete mai rivolto
la parola? Inseritela nella vostra
storia e forse (ma solo forse) la
curiosità di vedere quanto somiglia al personaggio che le avete
costruito attorno vi darà il coraggio per parlarle. Alla fine si
scoprirà chi è colpevole, ma questo non è lo scopo del gioco: lo
scopo ultimo è raccontare il percorso dell'investigatore e, ma-
gari, scoprire qualcosa di più sul
suo conto (una regola opzionale
rende possibile avere un investigatore “bugiardo”, che può essere lui stesso il colpevole del
crimine).
Se amate le storie noir e avete
un gruppo di 2-4 amici interessati, Sporchi segreti è un gioco che
ci sentiamo di consigliarvi.
Il miglior gioco per vivere eccitanti Avventure in prima serata
La più grande serie TV mai realizzata!
Guerra Fredda! Spazio! Esplorazione di mondi sconosciuti!
Queste e altre cose si dicono (o
si urlano) durante la preparazione di una sessione di Avventure in prima serata (di Matt
Wilson, Narrattiva, € 16,90), il
gioco delle serie televisive.
Scopo di questo gioco di ruolo
è infatti narrare le vicende dei
protagonisti di un serial tv, utilizzando strumenti analoghi a
quelli degli sceneggiatori: ciascun Protagonista sarà quindi
caratterizzato da un Problema
di tipo personale, possiederà
Vantaggi e Legami e avrà, in
ogni episodio, un determinato
valore di Presenza in scena che
ne determinerà il “peso” narrativo. Ciascuno dei giocatori
assumerà la guida di un Protagonista e si occuperò di costruire le scene che lo
riguardano e di guidarlo nel
corso di ogni puntata; l'eccezione è il Produttore, ruolo che
sarà assunto da un giocatore il
quale avrà il compito di facilitare e mediare il gioco, nonché
di fornire un'opposizione e
delle sfide basate sui Problemi
dei Protagonisti.
Prima di cominciare bisogna
mettersi d'accordo sugli argomenti e i toni della serie; la
cosa migliore è che ciascuno
citi una serie (reale) che gli
piace e ne tragga un elemento
distintivo da incorporare in
quella che si andrà a creare. Di
solito questo è il momento in
cui si dicono le cose bizzarre di
cui sopra. Avventure in prima serata è l'unico gioco che conosciamo dove si decide anche il
numero di giocate: cinque per
una “stagione” breve, nove per
una stagione lunga. Questo
mette i giocatori nella prospettiva di avere solo un certo numero
di
“episodi”
a
disposizione per approfondire i
loro Protagonisti e creare una
bella storia: i limiti, come sempre, alimentano la creatività.
Il gioco è molto collaborativo,
senza competizione fra giocatori. Le situazioni di conflitto
(quando, ad esempio, il Protagonista di Daniele vuole fuggire dal carcere, o quando il
Protagonista di Barbara e
quello di Silvano hanno idee
molto diverse su cosa fare di
quella bomba nucleare inesplosa) sono risolte con un sistema semplice e veloce: si
estraggono delle comuni carte
da gioco e si conta un punto
per ogni carta rossa. Chi ha più
punti vince, ma chi ha la carta
più alta narra le conseguenze
del conflitto, il che significa che
ci si può trovare a dover narrare una sconfitta del proprio
personaggio. I giocatori, inoltre, possono ricompensare i
contributi migliori con fanmail
che forniscono bonus.
Avventure in prima serata è il gioco
di ruolo per le serate fra amici
(da 4 a 6): si gioca in fretta e
con pochissima preparazione.
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Libri
8
È la stampa, bellezza
di Ernesto Pavan [email protected]
L'ultimo romanzo di Anne Rice lascia l'amaro in bocca
Il sangue non è acqua... ma anche sì
Che Anne Rice avesse toccato
l'apice con Memnoch il Diavolo,
dopo il quale il livello dei suoi
romanzi ha cominciato a calare, lo si sapeva già. Sarà stata
la riconversione al cattolicesimo, che ci ha portati dal «In
questa chiesa io sono l'unica
creatura sovrannaturale» di Intervista col vampiro ai colloqui immaginari di Lestat col Papa e
all'ambizione del vampiro più
famoso al mondo di diventare
santo; sta di fatto che il brutto
trend preso dallo stile di Rice
non si è invertito. Come già Il
vampiro Marius e Il vampiro di
Blackwood, Blood è un romanzo
lento e appesantito dall'esteticismo, pieno di dialoghi fondati
sull'accumulo di esclamazioni e
aggettivi.
L'impressione che abbiamo
avuto della trama è quella di un
qualcosa piagato da continui
blocchi, mandato avanti a col-
petti più o meno discreti da
parte dell'autrice che tenta di
collegare fra loro quelli che paiono episodi slegati. Non
manca la voglia di mettersi in
gioco, che Rice esprime attra-
verso colpi di scena e scelte narrative non banali; il problema è
che la storia non va da nessuna
parte e, tirando le somme, non
succede proprio un bel niente.
Non vogliamo insinuare che all'autrice manchino l'esperienza
o il talento, ma è nostro dovere
giudicare quello che leggiamo e
Blood non è un buon romanzo,
anche se fra le pagine si intravede il fantasma della Rice di
un tempo. Lestat è ancora capace di catturare i suoi vecchi
ammiratori attraverso la propria amoralità e il suo comportamento da bambino eterno; il
Giardino Selvaggio di Anne
Rice è ancora un affresco di
istinti scatenati. Ma se anche è
vero che i vecchi fan possono
godere di un romanzo come
Blood, non si può pretendere da
un lettore che paghi poco meno
di venti euro per un tributo alla
gloria passata.
In Italia Blood è arrivato con un
ritardo spaventevole: uscito nel
2003, lo abbiamo avuto nella
nostra lingua solamente quest'anno. Se non altro refusi ed
errori di traduzione sono praticamente assenti. Bizzarra la decisione di rimpiazzare il titolo
originale, Blood Canticle, con il
semplice Blood: una volta scelto
di mantenere il titolo in inglese,
perché non lasciarlo tutto intero? Può darsi che qualcuno
abbia pensato, vista la scarsa
conoscenza della lingua inglese
da parte dell'italiano medio,
che mentre blood (sangue) è una
parola nota a molti, canticle
(cantico) è di comprensione
meno immediata; questo ragionamento non rende comunque
il risultato (un titolo tronco solo
in Italia) meno ridicolo.
Anne Rice, Blood, Longanesi,
pp. 358, € 18,60
La storia dei veri pirati dei Caraibi
Navigando con la bandiera nera al vento
Edward Teach, Henry Morgan, William Kidd: questi e
altri avventurieri che hanno
navigato sotto la bandiera nera
sono i protagonisti della Storia
della pirateria di David Cordingly, fra i maggiori esperti mondiali dell'argomento.
Da ignoranti (ma amanti della
buona divulgazione) quali
siamo, il saggio ci è piaciuto,
anche se la presentazione editoriale non è del tutto onesta:
nei Caraibi, lo scenario su cui
l'autore si dilunga maggiormente, ci sono stati pirati di
molte nazionalità, mentre egli
tratta quasi solo di quelli di
origini britanniche. Ciò non
toglie che il libro sia una miniera di curiosità, citazioni e
biografie di bucanieri famosi:
le imprese criminali di questi
ultimi, in particolare, sono riccamente dettagliate, con tanto
di stazza, numero di cannoni e
di uomini delle navi che co-
mandavano, i tracciati delle
loro rotte e persino le trascrizioni dei resoconti a opera
delle autorità navali. Non
mancano però altri elementi
che rendono il volumetto interessante, come un elenco degli
stereotipi sulla pirateria e le
loro conferme o smentite, trascrizioni degli atti dei processi
ai pirati, la descrizione della
vita quotidiana in mare e
molto altro ancora. Il tutto
trattato in poco più di trecento
pagine, con grande sintesi e
precisione (anche se, a onor
del vero, il fatto che il corpo
del testo non sia fra i più
grandi contribuisce probabilmente a questa impressione di
sinteticità).
Per quanto riguarda la documentazione, la bibliografia riportata è molto ricca per un
saggio così breve; purtroppo le
note, invece che a piè di pagina, si trovano concentrate in
un capitolo a parte, col risultato fastidioso di avere i riferimenti specifici accanto alla
bibliografia generale.
Evidentemente, il fatto che a
nessuno piaccia sfogliare duecento pagine nel bel mezzo
della lettura per controllare a
cosa si riferisce il numero in
apice nel testo non è ancora
chiaro a tutti gli editori. A
parte questo dettaglio, non
proprio trascurabile, il testo è
ben curato e la traduzione discreta.
Questa Storia della pirateria è,
appunto, un testo di Storia e
non un romanzo d'avventura,
quindi potrebbe deludere chi
la prende in mano con l'intenzione di svagarsi un po'; la
consigliamo invece a chi, per
un motivo o per l'altro, è affascinato dai film sui pirati e vorrebbe saperne di più. Se poi la
vostra definizione di “svago”
coincide con la nostra, leggendo questo libro unirete
l'utile al dilettevole.
David Cordingly,
Storia della pirateria, Mondadori,
pp. 317, € 10,50
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
FuoriVerona
10
Giro giro tondo, io giro intorno al mondo
di Alice Perini [email protected]
Tutto il mondo è paese. Ma tutti i bambini son bambini? Il caso di Huachipa
Coraggio bambini, tutti al lavoro!
Ero un bambino, cioè uno di quei
mostri che gli adulti fabbricano
con i loro rimpianti.
Jean Paul Sartre
“Il fanciullo merita il massimo rispetto” scriveva il poeta latino
Decimo Giunio Giovenale nelle
Satire. Per noi uomini occidentali
del ventunesimo secolo, generalmente sensibili alle disgrazie altrui e facilmente sopraffatti da
sentimenti di compassione per i
più sfortunati, è tutto già così
chiaro, che quelle paroline scontate di Giovenale quasi ci infastidiscono. Paroline scritte quasi
2000 anni fa da un uomo della
cui vita ignoriamo tutto o quasi:
sembra fosse un misogino convinto, oltre ad avere come bersa-
glio dei suoi versi l’omosessualità.
Chissà allora cosa lo avrà portato
a scrivere che il bambino ha diritto al più grande rispetto; frase,
questa sì, pienamente condivisibile.
Cos’è il rispetto nei confronti dei
più piccoli? C’è una quota minima di rispetto, un livello sufficiente che, una volta raggiunto, ci
fa dormire sonni tranquilli? Chi
vi scrive non è ancora entrata a
far parte della schiera “genitori”
e non ha mai avuto modo di trovarsi circondata da bambini. Ma
ascolta, osserva, pensa. Si chiede,
per esempio, dove si trova Huachipa, questa località dal nome
curioso, quasi da cartone animato, dove i bambini (veri), per
contribuire alle scarse risorse familiari, si dedicano alla raccolta
e selezione dei rifiuti, alla coltiva-
zione di ortaggi o alla fabbricazione di mattoni. È in Perù, vicino alla capitale, Lima.
Pensa che soprattutto laggiù, da
quelle parti, il mondo funziona
così, in modo sbagliato; così
come le sembra che le cose non
vadano per il verso giusto in tanti
altri stati, dall’India alla Thailandia, dal Pakistan alla Nigeria fino
al Brasile. Pensa che per il momento
la faccenda sia questa, ma sa che
di gente seria al mondo ce n’è
tanta: persone che non solo sperano che il mondo cambi direzione e si metta finalmente “in
riga”, girando per il verso giusto.
Gente che lavora per questo,
come accade a Huachipa. Qui, i
bambini non sempre vanno a
scuola, di rado fanno i compiti;
non hanno il tempo per giocare.
Incredibile. I bambini che non
hanno tempo per giocare! Devono contribuire al sostentamento della famiglia e devono
lavorare. Tra i rifiuti o circondati
da mattoni non importa, visto
che sono bravi in tutte e due le
mansioni: con le loro mani piccole, le dita sottili e le gambe
svelte, girano e rigirano i mattoni
con molta più facilità e agilità di
quanto non farebbe un adulto. Li
caricano su un camion con leggerezza, come se avessero in mano
un secchiello di sabbia. Ma all’età
di 5 o 6 anni, si sa, il corpo si sta
ancora formando. E quelli non
sono sforzi per bambini. Così
come la discarica non è un parco
giochi salubre.
Ed ecco allora che in questo
paese dal nome da favola c’è bisogno di una fatina in carne ed
ossa che sappia trasformare
quelle montagne di rifiuti in giocattoli, libri, matite, quaderni;
che sappia costruire con quei
mattoni non solo le strutture per
attività creative, come il disegno,
la danza e il canto, ma anche
delle basi solide per questi bambini. Perché i bambini, lo diceva
anche Giovenale, vanno rispettati.
Aiuta anche tu le popolazioni alluvionate del veronese
Per un versamento a favore del Comune di Monteforte d'Alpone
FONDO CONCORDIA IBAN COORDINATE BANCARIE: IT 57F 02008 59580 000041174711
CODICE BIC SWIFT: UNCRITB1M30
PRESSO L'AGENZIA UNICREDIT BANCA SPA
DI MONTEFORTE D'ALPONE (VR)
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Viaggi
11
Houston, abbiamo un problema
di Alice Perini [email protected]
A spasso tra i libri e la terra natale del famoso poeta
A Recanati, ospiti di Giacomo
Nell’itinerario di questo mese il
viaggio incontra il Giacomo della
poesia italiana dell’Ottocento,
quello scrittore di Recanati che generazioni di studenti hanno etichettato (e come dar loro torto?)
“pessimista”, “infelice”e “sfortunato”, per non usare altri aggettivi
più coloriti ma che si addicono
meno al tema del nostro articolo.
Di fronte all’intelligenza straordinariamente precoce di Leopardi e
alla sua vastissima cultura, si avverte forte la sensazione di essere
ignoranti, presentimento che diventa una certezza nel momento
in cui si entra nella biblioteca della
casa di famiglia, un palazzo signorile che si affaccia sulla piazzetta Il
Sabato del Villaggio. Fu il padre di
Giacomo, Monaldo, uomo molto
colto, a raccogliere e ordinare
gran parte di quei 20.000 volumi
che affollano le pareti della stanza.
Ci si sente avvolti dalla cultura,
quasi imprigionati: lo sguardo non
trova altro su cui appoggiarsi se
non libri, perfettamente ordinati
sugli scaffali; l’olfatto incontra il
leggero odore della carta e dell’inchiostro, un profumo per il bibliofilo e per il lettore assiduo.
Lettore appassionato e divoratore
di libri: noi o il Leopardi? Di quei
20.000 volumi, nessuno riuscì a
sfuggire all’analisi attenta del
poeta. Tra i 14 e i 15 anni, età che
segna oggi il passaggio alle scuole
superiori, Leopardi dichiara di
aver letto tutto, di non aver tralasciato nemmeno una riga. In
tempi fortunati per i precettori
chiamati all’erudizione dei nobili
fanciulli, casa Leopardi non poteva che rimanere un’eccezione: il
padre assunse vari educatori che,
vista la preparazione di Giacomo,
non avevano proprio nulla da insegnargli. A quel punto, ai poveri
precettori non rimaneva altra
scelta se non quella di andarsene
frustrati.
Leopardi imparò in breve tempo
il latino, il greco, l’ebraico e, ancora adolescente, scrisse una
quantità ingente di sonetti, canzonette, componimenti poetici. In
questi anni di studio, il futuro
poeta non era del tutto solo: assieme a lui, infatti, i fratelli minori
Carlo e Paolina, più giovani di
Giacomo e nati a un anno di distanza l’uno dall’altro trascorrevano
le
ore
sui
libri.
Periodicamente, ogni sei mesi, il
padre verificava il sapere dei figli,
all’epoca di 8-9 anni, con delle
prove (tutt’oggi conservate nello
studio di Monaldo) che oggi farebbero sudare gli studenti dei primi
anni delle superiori di liceo.
La biblioteca, così come il suo abitante il libro, era il fulcro attorno
al quale si svolgeva la vita familiare, come testimonia il registro
dettagliato sul quale il padre annota la nascita e la crescita della
biblioteca stessa: un’ossessione per
la cultura e i libri rari, per i quali
Monaldo arriva fino a indebitarsi.
Il borgo di Recanati apparteneva
ancora, nella prima metà dell’Ottocento, allo Stato Pontificio, una
delle zone più attardate e retrive
d’Italia: Leopardi mal sopportava
quell’atmosfera chiusa e stagnante
tanto da azzardare una fuga, poi
sventata, all’età di vent’anni. Una
giovinezza trascorsa sui libri, divorati alla luce flebile della candela
o davanti alla finestra che si affaccia su quella piazzetta poi battezzata “Il Sabato del Villaggio”. La
finestra segna per Leopardi il contatto con l’esterno,
gli dà la possibilità
di ammirare “il ciel
sereno,/le vie dorate e
gli orti,/ e quinci il
mar da lungi, e quindi
il monte”. Sono
versi tratti dalla lirica A Silvia, la
fanciulla, figlia del
cocchiere di casa
Leopardi,
che,
con il suo canto,
distoglie l’attenzione del poeta
dalle sue letture.
Una curiosità: la
Silvia più famosa
della poesia italiana si chiamava
in realtà Teresa
“Né mi diceva il cor che l’età verde
Sarei dannato a consumare in questo
Natio borgo selvaggio, intra una gente
Zotica, vil”.
Giacomo Leopardi
Fattorini e morì giovanissima di
tubercolosi.
Lasciato il mondo dei libri, scendiamo nelle cantine della Leopardi, la quale iniziò la
coltivazione della vite ad uso vinicolo già nel 1500. Il mondo rurale
era molto caro al poeta, tanto che
in alcune opere si fa riferimento
alla produzione del vino e alle sue
conseguenze sull’animo umano.
Nello Zibaldone si legge “Il piacere del
vino è misto di corporale e spirituale. Non
è corporale semplicemente. Anzi consiste
principalmente nello spirituale”.
Ancora oggi, i discendenti di Leopardi sono i proprietari di numerosi vigneti a Valdice, località del
versante marino-collinare di Recanati.
Passeggiando per la graziosa cittadina, si possono incontrare altri
luoghi di leopardiana memoria. Il
colle dell’infinito, meta delle passeggiate del poeta e punto dal
quale si può ancora godere della
vista delle colline digradanti verso
il mare o la torre campanaria della
chiesa di Sant’Agostino, conosciuta con il nome di “Torre del
passero solitario”. Ciò che è più
importante è provare ad accostarsi
a questi luoghi con gli occhi di
Giacomo, magari tenendo a portata di mano qualche sua poesia,
qualche indizio per andare oltre il
giudizio superficiale di un poeta
pessimista.
Verona è
Quinta Parete
cultura e società
Novembre 2010
Sport
12
Quando il gioco si fa duro
di Daniele Adami [email protected]
Il calciatore brasiliano è indeciso sul suo futuro. Ecco il nostro suggerimento
“Ronnie, davvero smetti di giocare?”
Biografia
Quando stacchi tutti
e arrivi da solo, la vittoria
ha il sapore del trionfo,
A proposito
del Fenomeno...
Marco Pantani
Lo ammetto. Quando alcune
settimane fa ho letto la notizia
secondo cui il calciatore brasiliano Ronaldo stava meditando il
ritiro dai campi da gioco mi
sono dato più di uno schiaffo in
faccia, perché non lo ritenevo
possibile. Ma poi ho riflettuto.
Ha già 34 anni, che non sono
pochi per un calciatore. Però
non sono nemmeno troppi.
Dopotutto ce ne sono di giocatori che, anche se passata abbondantemente la soglia dei 30,
non sono nemmeno sfiorati
dall’idea di appendere le proprie
scarpe a un chiodo. In quella
notizia menzionata all’inizio si
leggeva che il “Fenomeno”
aveva affidato a Twitter una particolare confessione: «Il mio
corpo chiede ferie eterne. È
molto triste. Ma se lanciate una
grande campagna, tipo “Gioca
ancora Ronaldo”, potreste
anche convincermi. Perché
muoio dalla voglia di tornare in
campo». Queste parole intrise di
dura e fragile malinconia sono
probabilmente state dettate da
una forma fisica che da tempo
non lo assiste al meglio, aggravata da una pubalgia che a
stento gli permette di correre
per una intera partita. Dopo
aver lasciato l’Europa per
tornare in Brasile (oggi milita tra
le fila del Corinthians) la stampa
di casa nostra un po’ si è dimenticata di lui. Lo si tirava fuori
dalla tasca non appena si veniva
a conoscenza che il suo peso era
aumentato ancora di qualche
chilo. Non molto interessante da
un punto di vista puramente
sportivo! Ci siamo dimenticati
del tutto del Ronaldo calciatore?
Rinfreschiamo la memoria. Pallone d’Oro nel 1997 e nel 2002,
tre volte nominato Fifa World
Player, miglior marcatore in assoluto nella storia dei Mondiali,
con 15 reti. Al primo anno in
Italia, con la maglia dell’Inter,
ha realizzato più di 30 gol. Meraviglioso quello al Parco dei
Principi di Parigi nella finale di
Coppa Uefa contro la Lazio.
Era il 6 maggio 1998. Da dimenticare, per i tifosi nerazzurri,
quello segnato qualche anno fa
in un derby vestendo i colori
rossoneri. Ma la sua carriera è
stata attraversata anche da numerosi e gravi infortuni, che lo
hanno costretto a rimanere
Cucina tradizionale
veneta
Gnocchi di malga al tartufo
Carne alla brace
Dolci fatti in casa
Pizzeria con forno a legna
fermo per svariati mesi. Le
ginocchia sono state il suo tallone d’Achille. Tuttavia, dopo
ogni stop si è rialzato in piedi,
continuando a fare quello che
gli riusciva meglio, segnare. Rientrato in patria nel 2009 ha
subito contribuito alla conquista
del titolo della sua nuova
squadra, con 13 goal in 21 gare.
Non male. Questa richiesta di
“ferie eterne” è allora da prendere sul serio oppure dobbiamo
considerarla solo una battuta,
col solo intento di far sorridere?
Non lo so. Potrebbe sentirsi così
stanco e svuotato da voler smettere con la professione che lo
fatto conoscere in tutto il
mondo. Potrebbe invece sentire
dentro di sé il pallone che ancora batte accanto al cuore. Un
pallone collegato al cervello che
sottovoce gli dice: “non sei
finito, hai ancora qualcosa da
dare a questo sport”. Noi
vogliamo credere in queste ultime parole.
Luís Nazário de Lima, da tutti
conosciuto come Ronaldo, nasce
a Rio de Janeiro il 22 settembre
del1976, nel povero quartiere di
Bento Ribeiro. Le sue doti di calciatore vennero presto alla luce e
già a 17 anni venne ingaggiato
dalla prestigiosa squadra del
Cruzeiro. Nell’estate del 1994,
prima di sbarcare in Europa tra
le fila del Psv Eindhoven, fece
parte della trionfale spedizione
della propria nazionale nell’edizione statunitense dei Campionati del Mondo. Egli, però, non
giocò neanche un minuto. Dopo
due anni in terra olandese e uno
in Catalogna con il Barcellona,
nell’agosto del 1997 il Presidente
dell’Inter Massimo Moratti
riuscì a portarlo a Milano, dove
vi rimase sino al 2002. Il 2002 fu
inoltre l’anno della sua grande
prova ai Mondiali svoltisi in
Corea del Sud e Giappone. Con
8 reti, di cui 2 in finale con la
Germania, Ronaldo guidò la
nazionale brasiliana alla vittoria
del suo quinto titolo iridato. Lasciata l’Italia, il Fenomeno tornò
in Spagna, ma stavolta nel Real
Madrid. Dopo una breve parentesi nel Milan tra il 2007 e il
2008, Luís Nazário de Lima decise di ritornare in patria e fu ingaggiato dal Corinthians, dove
tuttora gioca.
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Novembre 2010
Società
13
Vi diremo qualsiasi cazzata vorrete sentire
di Silvano Tommasoli [email protected]
Sono in video, ergo sum
Tutti vediamo la volgarità del Grande
Fratello, ma nessuno ne parla
Omologati in TV. Peggio, omogeneizzati. No, non mi riferisco ai
programmi televisivi, che sembrano tutti “fatti con lo stampino”
da almeno dieci anni, peggio ancora dei vari telegiornali che sono
proprio tutti uguali.
Sto parlando dei concorrenti del
Grande Fratello, tutti conformi a un
modello standard tristissimo, quello
della volgarità estrema. Sì, la volgarità dei gesti, delle parole, degli atteggiamenti è il denominatore
comune che unisce, tra loro, quasi
tutti i reclusi della “casa”. E li unisce anche alla presentatrice, Alessia
a gambe sempre aperte Marcuzzi. Ma
possibile che nessuno abbia mai
fatto notare a questa povera ragazza – addirittura capace la scorsa
edizione di sedersi sul pavimento
dello studio, sempre rigorosamente
a gambe aperte, spalancando
un’ampia panoramica sulle propria
biancheria intima – che, in video,
assume delle posture che fanno a
pugni con un minimo di eleganza
e di buon gusto? Oddio, non è che
siano tanto più signorili gli autori
della trasmissione, che ricordano a
ogni piè sospinto il premio finale di
alcune centinaia di migliaia euro,
come fosse l’unica molla a spingere
questa variopinta umanità a
esporre le proprie miserie alla vista
di qualche milione di guardoni. E
qui cominciano le rogne vere, perché sarebbe necessaria una commissione di psicologi, sociologi e
antropologi per cercare di capire
che cosa possa indurre alcuni milioni di persone normali ad abbruttire il proprio spirito davanti alle
incredibili esibizioni dei “ragazzi
della casa”. Forse la solita voglia di
sentirsi migliori?
A farci respirare, fortunatamente,
c’è la Gialappa, che non ne lascia
passare una sia alla conduttrice sia
ai concorrenti. Di più, per farci capire il livello di squallore (o di crudeltà?) dell’ufficio casting del
programma, non ha mancato di
proporre una selezione – mammamia! Una selezione… Chissà gli
altri! – dei provini, dove quasi nessuno dei candidati, per esempio, ha
saputo dare una risposta sensata, o
almeno non insensata, alla richiesta
di dichiarare il proprio “tallone di
Achille”.
A ben pensarci, coloro che ne
escono meno peggio sono proprio
i reclusi del Grande Fratello. Perché
fanno pena, fino alla tenerezza. Abbagliati dal miraggio di diventare
Vip, e di guadagnare un sacco di
quattrini, si prostituiscono fino a un
punto di non ritorno, rimanendo
marchiati a vita da quel suffisso –
“del Grande Fratello” appunto –
che li accompagnerà per tutta la
vita. Pochi finora hanno avuto la
capacità di affrancarsene, e di far
dimenticare questa squallida origine mediatica. Per tutti, Luca Argentero; e pochi altri che si possono
contare sulle dita di una sola mano.
Non ritengo sia indenne da questo
baratro di volgarità l’editore di
tanto spettacolo.
Vorrei chiedergli – se mai fosse persona abituata a rispondere alle domande – se sarebbe contento di far
assistere i suoi figli adolescenti, o i
suoi nipoti, a una porcheria simile.
Ma forse conosco la risposta, direttamente ispirata dal dio denaro.
Mi sono sempre ribellato a ogni
forma di censura, come espressione
della più proterva volontà di annientare, nella gente, il senso e la
capacità di critica. Ma devo dire
che, di fronte a questo osanna alla
volgarità, comincio a capire quella
striscia di carta bianca, incollata, ai
tempi della mia adolescenza, sui
manifesti e le locandine dei film e
degli spettacoli più “sconvenienti”,
che prescriveva «V.M. di 16 anni».
Forse, adesso, sul cartellone del
Grande Fratello si dovrebbe scrivere
«V.M. di 99 anni»…
Per continuare con il giro di volgarità e stupidità sui media di oggi, vi
rimando all’ultima pubblicità di
Marc Jacobs. Ma tenetevi forte, eh!
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Novembre 2010
Cucina
14
Serviti il pasto, cowboy
di Silvano Tommasoli [email protected]
Per una prima colazione come a Manhattan. Anche se abitate a Camacici
L’originale Pancake americano
Esistono varianti di questo tipica
frittella per la prima colazione, che
differenziano i pancake inglesi da
quelli americani. Di seguito, vi fornisco la ricetta americana.
In una ciotola capiente, setacciate
insieme la farina, lievito, il sale e lo
zucchero, avendo cura che il recipiente in cui setacciate gli ingredienti in polvere sia assolutamente
asciutto e privo di umidità.
Fate il solito “vulcano” e al centro
versate il latte, le uova e burro che
avrete accuratamente fuso a fuoco
lento o a bagno maria; mescolare il
tutto a fondo. Ma prima di unire le
uova, il latte e il burro fuso agli altri
ingredienti, sbatteteli insieme ben
bene ottenendo un unico composto. Sicuramente avrete una ciotola
in più da lavare, ma noterete che
così i pancake risulteranno più soffici.
Inoltre, abbiate cura di miscelare
delicatamente e non troppo a lungo
gli ingredienti secchi e quelli umidi,
per limitare la formazione del glutine che rende più duri i pancake.
Fate scaldare, a fiamma medio-alta,
la padella precedentemente oliata
con olio vegetale (il burro brucia
troppo in fretta). Versate l’impasto
un po’ alla volta, prendendolo con
un mestolo. Quando si formano
delle bolle, è probabile che sia
giunto il momento di girare la frittella, ma prima sbirciate sotto. Se è
stato raggiunto un bel colore
bruno, potete girare. Lasciate dorare entrambi i lati e togliete il pancake dalla padella quando i bordi
sono asciutti.
Se non avete intenzione di mangiarli subito, non lasciateli impilati
uno sull’altro e non copriteli: l’umidità li renderà duri. Disponeteli in
un vassoio, su un unico piano e copriteli solo dopo che si saranno raffreddati. Servite il pancake caldo,
guarnendo ogni frittella con ciò che
più vi piace: gli americani mettono
per lo più sciroppo d’acero, ma po-
La ricetta
2 uova
250 g di farina
30 g di burro
400 cc di latte
1 cucchiaino lievito in polvere
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di zucchero
tete provare anche con marmellata,
burro, nutella, caramello, miele,
burro di noccioline, succo di limone, zucchero a velo, panna
montata o frutta fresca. Meglio ancora, disponete varie soluzioni sulla
tavola di modo che ogni persona
possa scegliere la propria guarnizione.
Non premete mai i vostri pancake!
È difficile resistere alla tentazione,
ma i pancake non vanno mai
schiacciati o andranno persi tutti gli
sforzi per ottenere un prodotto
morbido e soffice.
Gnam. Cotto e sbafato! (per lo più
dagli ospiti)…
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