L`evoluzione storica del concetto di corpo nella

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L`evoluzione storica del concetto di corpo nella
L'evoluzione storica del concetto di corpo nella cultura e nella filosofia.
Nel corso della storia il concetto di corpo ha avuto interpretazioni diverse, modificandosi in
funzione della cultura ed delle dottrine filosofiche dominanti.
La concezione del corpo
Il corpo permette all’uomo di mettersi in relazione con la realtà, di operare in essa attraverso
le azioni che intende esplicare. E’ il mezzo attorno al quale si svolge la vita di una persona:
tutte le funzioni che permettono di pensare, decidere ed agire si realizzano attraverso di
esso. Attraverso il corpo, infatti, ogni persona affronta le situazioni quotidiane.
Il corpo comunica intenzioni, sentimenti, stati d’animo, riceve ed elabora informazioni, agisce:
permette alla persona di risolvere le innumerevoli situazioni che deve affrontare
quotidianamente. Il movimento, inteso come la capacità della persona di compiere delle azioni,
rappresenta la modalità con cui la persona manifesta intenzioni, desideri, capacità, abilità: in
sostanza la modalità con cui partecipa alla realtà.
Ogni persona matura una propria
attitudine al movimento, vale a dire la capacità di agire quotidianamente nella realtà in
funzione delle proprie necessità e dei propri desideri.
Con l’affermarsi di una interpretazione olistica della persona, intesa cioè come una entità
antropologica nella quale si integrano tutte le sue componenti, anche il concetto di salute ha
recepito questa visione completa della persona fino ad identificare lo stato di benessere
come il risultato di una equilibrata integrazione delle sue componenti.
La concezione del corpo nella storia
Società arcaiche:
gli antropologi che studiano gli usi ed i costumi delle società tribali mettono in risalto lo
stretto legame esistente tra le manifestazioni rituali e religiose con le attività fisiche e di
competizione, svolte soprattutto in occasione dei funerali di persone importanti.
Anche presso gli Egizi le attività fisiche e le competizioni erano praticate perlopiù come
rituali sacri.
La civiltà Greca = da Omero a Platone:
l’attività fisica è l’esplicazione di procedimenti operanti nel campo del sacro.
La cura del corpo era da intendersi come un desiderio religioso di purificazione.
Essi miravano all’areté che era la virtù guerriera. La gloria era la ricompensa e la religione la
consacrava. Gli esercizi fisici si associavano ai funerali di un eroe in quanto avevano un
profondo senso religioso (clima di spiritualità sempre attribuito dai Greci ai Giochi).
Trionfare sugli uomini era come trascendere la condizione umana. La superiorità basata su
quella dei propri poteri ed attestata dalla vittoria faceva partecipare, in un certo qual modo,
al divino. Trionfo fisico = espressione suprema dell’ARETE.
Non si vinceva solo per se stessi ma per la famiglia, per la città.
Il corpo non veniva distinto dall’anima. L’uomo si impegnava tutto intero nella lotta. Anima e
corpo non esistevano separatamente; l’essere umano non veniva separato dal suo modo di
apparire né dai suoi atti. Solo molto tempo dopo avverrà la separazione tra corpo ed anima e si
stabilirà la posizione del corpo rispetto all’anima.
SPARTA:
il corpo era concepito come un mezzo bellico da utilizzare per salvare la patria. Perciò il corpo
veniva addestrato a questo scopo e preparato con una ginnastica militare.
ATENE: (V sec. A.C.)
Cultura della bellezza efebica. Si identificava la bellezza esteriore con la bellezza di tutto
l’essere e quindi anche dell’anima (Kalokagathia). Si dedicava molto tempo alla cura del corpo
esercitandosi con varie forme di attività fisiche distinte in: palestrica e sferica (in quanto
prevedeva l’uso della palla).
IPPOCRATE: aspetto medico della ginnastica (si curava il corpo come contenitore dell’anima)
PLATONE (sofisti): disprezzo per il corpo e quindi l’inutilità della cura del corpo in quanto
ritenuto in posizione di sudditanza rispetto all’anima ed al pensiero.
ARISTOTELE
Imposta il problema dell’anima in termini biologici e perciò la definisce “qualcosa del corpo”. In
questo modo stabilisce che la vera differenza non è, come aveva detto Platone, tra anima e
corpo, ma, come aveva detto Omero, tra corpo vivente impegnato in un mondo ed il cadavere
ridotto a cosa del mondo. Eppure, nonostante le affermazioni di Aristotele, l’Occidente
perseguirà la via profondamente tracciata da Platone la cui antropologia rimane
profondamente ostile ai valori del corpo.
GALENO: anche per Galeno il corpo non deve richiedere eccessive attenzioni
SENECA: (stoicismo)
Corpo subordinato all’anima
ROMANI:
presso i Romani si diffonde l’Atletismo professionistico.
Nei combattimenti tra gladiatori i Romani cercavano una distrazione capace di suscitare forti
sensazioni. Ma gli atleti che affrontavano la morte erano modelli nei quali una società in
declino riconosceva quel che avrebbe voluto essere e si vendicava per ciò che non sapeva
essere.
CRISTIANESIMO:
con l’avvento del cristianesimo appare l’incompatibilità fondamentale tra una religione che
attribuisce una posizione inferiore al corpo, lo disprezza e lo trascura, con l’attenzione
accordata al corpo da chi pratica esercizi fisici.
La tradizione giudaico – cristiana ignora il dualismo greco tra anima e corpo ma non
l’equivalente generale che mantenendo separati la carne dallo spirito mantiene una opposizione
disgiuntiva che non esita a chiedere il sacrificio del corpo per l’accumulo di valori spirituali.
MEDIOEVO: dualismo anima e corpo (permane un retaggio Galenico che vede prevalere
l’aspetto medico nella cura del corpo). L’educazione dei giovani aveva un carattere
essenzialmente religioso: significava mettere in condizione di assicurare la salvezza dell’anima.
Il corpo non veniva considerato degno di educazione.
Tuttavia esistevano alcune forme di competizione riservate ai nobili (tornei) mentre il popolo
si dedicava a giochi comuni.
Il cogito Cartesiano origina uno spirito dispregiativo del corpo. Cartesio introducendo la
divisione tra anima e corpo dà origine alla distinzione tra res cogitans e res estensa,
sottraendo l’anima ad ogni influenza corporea per risolverla nel puro intelletto, nell’ego
intersoggettivo che, con le sue cogitazioni, esprime ogni possibile senso del mondo, in cui il
corpo si trova ridotto a pura estensione e movimento.
Riprendendo il dualismo platonico-cristiano dell’anima e del corpo, e spogliandolo di ogni
rivestimento mitico e religioso, Cartesio priva il corpo del suo mondo e di tutte quelle
formazioni di senso che si fondano sull’esperienza corporea, attraverso cui il mondo ci è
direttamente alla mano, per relegarlo nella res extensa dove è risolto in oggetto, al pari di
tutti gli altri corpi, in base alle leggi che presiedono l’estensione ed il movimento.
L’anima, a sua volta, sottratta da ogni influenza corporea, viene pensata come puro intelletto,
come ego intersoggettivo nelle cui cogitazioni, rigorosamente eseguite con metodo
matematico, c’è ogni possibile senso del mondo.
La “lacerazione cartesiana”, inoltre, dopo aver diviso l’uomo in anima e corpo pensa di poterlo
ricomporre con la semplice riduzione del corpo a mero strumento di un’intenzionalità che lo
trascende.
Epoca della Rinascenza:
nuova impostazione accordata al corpo per la semplice constatazione quotidiana che il corpo è
indispensabile alla vita dell’anima.
Secoli XVI – XVII – XVIII
Razionalismo - Abate Fleury (razionalismo di ispirazione cartesiana)
La natura umana si compone di un corpo e di un’anima per cui ci si deve occupare sia del corpo
che dell’anima. Le tesi di Fleury attestano la possibilità, per una filosofia razionalista, di
incorporare gli esercizi corporei in un sistema di educazione.
Si mette in risalto l’importanza, per così dire, metafisica del corpo se considerato nelle sue
relazioni con l’essenza dell’umana natura; la parte fondamentale che per la conoscenza e la
virtù ha il corpo; la possibilità che la ginnastica dia al corpo, insieme ad un’occupazione sana,
più vigore e salute, tanto da permettergli di assolvere meglio i suoi compiti.
Questi concetti influenzeranno i secoli successivi XVII e XVIII.
LOCKE (empirismo)
Incontestabile attaccamento alla natura. Locke crede nel determinismo della natura umana e
nel suo finalismo. Egli sostiene che ”bisogna lasciare alla natura umana la cura di formare il
corpo come crede di doverlo fare. Essa lavora spontaneamente molto meglio e con molta più
arte di quanto non potremmo fare se pensassimo di guidarla”.
Empirismo gnoseologico: per Locke tutte le nostre conoscenze derivano dai sensi. La
conoscenza umana non può raggiungere il fondo delle cose; benché limitata essa però basta
per orientare la nostra condotta.
Empirismo sociale: solamente i figli dei gentlemen devono essere educati.
Empirismo teologico che si estende in quello morale. La fonte della morale è la Bibbia. L’unico
compito della ragione è di adeguare nel modo più efficace la natura umana ai dettami divini.
Non c’è nelle teorie di Locke nessuna distinzione tra anima e corpo come non c’è nessuna
valorizzazione del corpo. E’ ovvio però che non si può negligere il corpo non solo perché Dio ce
l’ha dato e perché la vita dello spirito è condizionata dal trovarci in un buono stato fisico ma
anche perché il corpo esiste di fatto e se non l’avessimo nessuna attività potrebbe venire
svolta.
Hume
Pur ammettendo il dualismo cartesiano riconosce, tuttavia, che tutti i filosofi ammettono che
niente è realmente presente alla mente fuori delle sue percezioni o impressioni o idee.
Agnosticismo di Hume: la conoscenza non va oltre le percezioni sensibili.
Filosofia della natura
Descartes
voleva riconoscere come vere soltanto le idee chiare: l’essenza dell’anima è
definita dal pensiero, quella del corpo dall’estensione e dal movimento. La natura è dinamismo,
in genere, finalistico ossia che persegue certi scopi e che li realizza.
Questa natura si manifesta nell’uomo costituendo un “tertium quid” che si aggiunge
all’anima o al corpo o che ne è il principio.
Erasmo da Rotterdam ( XVI sec.) restituisce prestigio alla natura.
Tuttavia egli era un pensatore cristiano e non poteva portare oltre un certo limite la
riabilitazione del corpo. Prima o poi, infatti, la riabilitazione del corpo doveva scontrarsi
contro il dogma cristiano del pervertimento della natura umana.
Rebelais:
la natura è buona. Poiché è la natura stessa ad invitare l’uomo a realizzare la propria essenza,
questa realizzazione non può che essere buona sotto ogni riguardo.
Una simile concezione si distingue nettamente da quelle precedenti degli empiristi e dei
razionalisti i quali sostenevano che, dato che si ha un corpo, bisogna pur accettarlo, esso del
resto non mancando di rendere diversi servizi all’anima.
Ora, pur se il corpo viene ancora considerato come inferiore all’anima, cessa di esserle
asservito.
La filosofia della natura è intrinsecamente orientata verso la realizzazione dell’essenza
dell’uomo ed è favorevole alla cura del corpo. La natura non dà all’anima una posizione
privilegiata.
Le filosofie che affermano nell’uomo qualcosa di trascendente (l’anima o la ragione) possono
trovare una certa difficoltà nel proporre lo sviluppo dell’uomo preso nel suo complesso.
Montaigne:
l’anima è presente persino nei piaceri che si potrebbero ritenere soltanto corporei e che,
invece, grazie a tale presenza, divengono “intellettualmente sensuali e sensualmente
intellettuali”.
E’ impossibile separare l’anima dal corpo di cui essa condivide il destino..
Attività del corpo indispensabile per la buona salute. Per mezzo del corpo la natura umana
tutta intera persegue i suoi fini.
Rousseau
Il punto di partenza della sua filosofia è la critica alla società. Antinomia: la società si
contrappone alla natura.
La società ha mutato la natura umana, ha deformato l’uomo, gli sta facendo vivere un’esistenza
alla quale non era destinato; perciò essa è, per l’uomo, l’origine di ogni male.
Rousseau propone il perfetto adattamento dell’uomo delle origini al suo ambiente.
Teoria della natura e teoria dei valori. Al contrario di Hobbes che riteneva l’uomo
assolutamente malvagio, per Rousseau la depravazione della natura umana, origine di tutti i
mali, non era inevitabile. Il ritorno alla natura prefigurato da Rousseau consiste in una precisa
relazione tra natura umana ed il suo ambiente; relazione che si realizzerà allorché le
intenzioni della Natura (opera della volontà divina) vengono attuate.
La nauta mira ad un “equilibrio fra potere e desiderio”. Per Rousseau l’attività, il movimento,
crea, in un certo senso, l’intelligenza. L’uomo eserciterà “il suo corpo, i suoi sensi, le sue
energie”. “Così il suo corpo e il suo spirito si addestreranno contemporaneamente” in modo che
“una ragione sensitiva” faccia da base “alla ragione intellettuale”.
Guts Muths
“Gymnastik fur die Jugend”
L’uomo si compone di anima e corpo ma non esiste una opposizione tra corpo e anima.
L’una deperisce senza l’altro. Lo spirito nulla produce senza il corpo o contro il corpo.
Il corpo invece influenza l’anima: il carattere dell’uomo risente del modo in cui il suo corpo
viene trattato. Muths è convinto dell’indispensabilità dello sviluppo del corpo per lo sviluppo
intellettuale e morale dell’anima che giunge a stabilire uno stretto parallelismo tra qualità del
corpo e doti dell’anima; l’attività del corpo favorisce quella dello spirito; perfino l’acutezza
dei sensi non è priva di relazione con quella del pensiero.
“Una cosa è certa: se uniamo mentalmente la perfezione del corpo proprie all’uomo di natura
alla cultura intellettuale del civilizzato abbiamo il più bell’ideale della nostra specie”.
Egli mette a contatto il concetto di cultura con quello di natura. In tal modo cerca di
conciliare i due termini, stato di natura e stato sociale, con il concetto di cultura.
Pestalozzi:
l’uomo costituito da un cuore (morale), da uno spirito (pensiero) e da un corpo. Questi tre
elementi sono indissociabili per cui lo sviluppo dell’uno ha conseguenze anche sugli altri.
Permane tuttavia nella teoria di Pestalozzi un rapporto di subalterneità dell’elemento
corporeo rispetto agli altri che si evidenzia nel momento in cui afferma che: esiste nell’uomo
una natura animale schiava dei bisogni, che lasciata a sé stessa lo spingerebbe verso il male.
Esiste però anche una natura spirituale, divina, alla quale l’altra va assoggettata.
Kant
Assegna alla cura del corpo due campi: l’uso dei movimenti volontari e quello degli organi di
senso. L’uomo è natura nella misura in cui è soggetto a leggi non dipendenti da lui in quanto
essere dotato di intelletto e di volontà. La distinzione kantiana fra natura e necessità non
corrisponde alla distinzione tradizionale, in una certa misura accettata dallo stesso Kant, tra
corpo e anima. Pur non rientrando nel dominio del corpo anche la volontà e l’intelletto sono
natura. La natura viene più o meno identificata con quell’essere fenomenico che noi siamo.
Fichte
La cura del corpo, che ha uno scopo essenzialmente morale, non deve essere orientata in senso
individualistico, ma deve assicurare l’esistenza e l’indipendenza di una comunità nazionale. La
comunità è naturale, ossia conforme all’ordine delle cose, e l’individuo ha nella comunità un
substrato tanto spirituale quanto organico. Per Fichte l’attenzione prestata alla preparazione
fisica del corpo diventa quindi strumento indispensabile per un’azione morale.
Jahn e il “Turnen”
Jahn vuole dimostrare ai Tedeschi l’importanza della preparazione del corpo ai fini
dell’organizzazione di una comunità germanica per far comprendere loro che soltanto da una
comunità le loro aspirazioni potranno essere soddisfatte. Per questo elabora il Turnen che
consiste nella indicazione a conformarsi a certe regole di condotta e, nel contempo, nel
praticare certi esercizi fisici. La pratica di esercizi fisici appare, per la prima volta nella
storia, come motore essenziale di una educazione morale: si riconosce che i fini morali non
possono venire raggiunti se non ci si dà a questi esercizi. Il pangermanesimo trovò occasione
per manifestarsi in forme grandiose (come le parate) e soprattutto per diffondere la
coscienza della sua superiorità.
XVIII sec. – XIX sec.
Concezione nel XVIII sec. = il corpo ha bisogno di essere formato e questa formazione non è
senza vantaggi per lo spirito, è anzi la condizione per il dominio dello spirito sul corpo.
La ginnastica del corpo dà un aiuto prezioso e indispensabile alla vita morale.
Concezione nel XIX sec. = lo sviluppo del corpo deve permettere all’uomo di affrontare le
difficoltà concrete presentate dalla vita, deve aiutarlo a superare situazioni critiche (incendi,
inondazioni, eventi bellici, ecc.) e, in genere, a trarsi d’imbarazzo nell’una o nell’altra
circostanza.
La ginnastica non solo deve mettere il corpo al servizio dell’anima, ma deve anche avere una
morale. La ginnastica assume anche un fine militaristico, sarà cioè una preparazione
all’addestramento militare. La ginnastica ha il compito di formare uomini vigorosi, resistenti,
abituati a dure prove, in grado di difendere la patria.