dicembre 2014 - Rotary Club Cagliari
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dicembre 2014 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2014 Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 Sommario Rotary Club Cagliari Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 Anno di fondazione 1949 n. 1/2 dicembre 2014 EDITORIALE I nostri primi 65 anni – Lucio Artizzu 1 I miei auguri di Natale – Mario Figus 3 Una fiaccola che continua a brillare – Gary C.K. Huang 7 65° Anniversario del Rotary Club Cagliari – Carlo Noto La Diega 8 Festeggiamo guardando al futuro – Mario Figus 9 Come è cambiato il Rotary – Mauro Manunza Pubblicazione riservata ai soci Rotariani Direttore responsabile: Lucio Artizzu Comitato di redazione: Francesco Birocchi, Salvatore Fozzi, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust Segretaria di redazione: Anna Maria Muru Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n. 171 del 18 agosto 1965 Progetto grafico e impaginazione Bruno Pittau – www.brokenart.org ...Quel lontano 23 novembre 1949 – Eugenio Lazzari 17 Il Rotary International – Renzo Pirisi 23 I primi passi – Achille Sirchia e Franco Spina 27 La laboriosa nascita del Rotaract – Filippo Pirisi 33 Cagliari tra favola e storia – Marcello Serra 35 Il colore di Cagliari – Francesco Alziator 38 Storia del nuovo abitato di Tratalias – Giuseppe Cascìu 41 La malattia da virus Ebola – Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu 46 Le antiche case del vino – Angelo Aru 49 Luciano Di Martino Presidente EEMA – Mauro Manunza 55 La lezione di Mennea – Francesco Birocchi 57 Benvenuto ai nuovi soci 60 Commissioni anno 2014-2015 61 LE RIUNIONI Le presenze 62 fotografie: Archivio Rotary e soci del Club Stampa e allestimento: Archimedia S.r.l., Novara _____________________________ Le opinioni espresse negli articoli firmati impegnano esclusivamente i loro autori. 13 Hanno collaborato a questo numero: LUCIO ARTIZZU • ANGELO ARU • FRANCESCO BIROCCHI • UGO C ARCASSI • GIUSEPPE C ASCÌU • MARIO FIGUS • EUGENIO LAZZARI • MAURO MANUNZA • TIZIANA PUSCEDDU • dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 1 Editoriale I nostri primi sessantacinque anni Lucio Artizzu l nostro Club compie 65 anni. Era il 23 novembre 1949 quando un gruppo di professionisti, imprenditori e dirigenti della pubblica amministrazione decisero, dopo alcune riunioni preparatorie, di dar vita al Rotary Club Cagliari ed elessero, come primo presidente Rafaele Sanna Randaccio. I In questi 65 anni anche il nostro Club è certamente molto cambiato, nella sua composizione, nelle molteplici attività nelle quali è impegnato. È cambiata la città in cui viviamo, sono cambiati i costumi ed il contesto sociale, ma i valori fondanti sono rimasti fermi, anzi, riconosciuti e sempre rivalutati nella loro attualità. La città, allora, mostrava ancora aperte molte delle ferite della guerra, ma i cagliaritani avevano desiderio di rinascere. Di archiviare un passato di dolore e di sacrifici per costruire un futuro di lavoro e di speranza, nella democrazia. I principî fondatori del Rotary corrispondevano pienamente ai sentimenti che animavano la nuova classe dirigente della città: «il Rotary è un’organizzazione di imprenditori, dirigenti e professionisti che si dedicano ad attività umanitarie, lavorano perché tutte le professioni siano improntate ad alti principî etici e cercano di costruire un mondo in cui regnino la pace e la buona volontà…». Così come non è mai mancato l’impegno di partecipazione diretta e di contribuzione per i grandi progetti della Rotary Foundation, a partire dalla Polio Plus, che è stata una delle operazioni più importanti, ampie ed efficaci che siano mai state organizzate in campo sanitario nel mondo. Fra pochi mesi il Rotary International compirà 110 anni: fu fondato infatti il 23 febbraio del 1905 a Chicago. Allora i fondatori, Paul Harris, assieme a Silvestre Schiele, Gustavus Loher e Hiram Shorey, non potevano immaginare né prevedere in che modo si sarebbe sviluppata la loro iniziativa. Dai primi Club alle migliaia che oggi prosperano in tutto il mondo, motori e protagonisti di migliaia di iniziative di solidarietà a livello locale, sino alle grandi campagne a livello internazionale. Ma uguale valore hanno i progetti locali al servizio della comunità. Le iniziative si sono moltiplicate negli anni ed hanno rafforzato l’immagine del nostro Club in città e nel territorio. Anche quest’anno, con il progetto guidato dal presidente Mario Figus che intende stabilire un legame stretto tra gli studenti di design e artigiani del SulcisIglesiente. Un modo per mettere esperienze diverse al servizio di una nuova idea di sviluppo economico, attraverso la valorizzazione e l’attualizzazione di mestieri antichi che stentano a trovare un adeguato spazio commerciale. Il progetto, che è portato avanti con i club di Carbonia e Iglesias ha certamente un’alta valenza culturale e sociale che ben si armonizza con i principî e la storia di questi primi 65 anni del nostro Club. 2 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Sessantacinque anni trascorsi in amicizia. Centrando in pieno uno degli scopi del Rotary: “promuovere e sviluppare relazioni amichevoli fra i propri soci per renderli meglio atti a servire l’interesse generale”. Anni di impegno intenso nel Club e nel Distretto, di attività locale e internazionale, per realizzare un altro dei principî fondanti del Rotary: “Propagare la comprensione reciproca, la cooperazione e la Pace a livello internazionale mediante il diffondersi nel mondo di relazioni amichevoli tra persone esercitanti diverse attività economiche e professionali, unite nel comune proposito e nella volontà di servire”. Questo numero della nostra Rivista contiene una ricca sezione dedicata al 65° compleanno del Club. Ripercorrere anche velocemente la vita della nostra associazione non vuole rappresentare un momento di sterile autocompiacimento, semmai un incentivo a fare sempre meglio. Perché i rotariani di oggi e quelli che verranno negli anni futuri continuino ad operarsi incessantemente per valori irrinunciabili come la pace, la solidarietà e il servizio alla comunità. Auguri! ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 3 Lettera del Presidente I miei auguri di Natale Mario Figus arissimi, siamo ormai arrivati a C metà del mio mandato, e questo dovrebbe essere il momento dei primi bilanci. Abbiamo trascorso tanti momenti belli insieme, ma preferisco guardare avanti e far procedere la nostra attività; solo al termine valuteremo insieme i risultati. Non vi parlerò, quindi, di azioni svolte, di progetti che sono in fase di dettaglio, ma vorrei in questa serata ringraziare con tutto il cuore il mio grande amico Past President Francesco Birocchi, i membri del Consiglio, delle Commissioni e tutti i soci che ogni giorno mi insegnano che per poter agire ed essere incisivi occorre prima di tutto star bene tra noi. Questo è il senso che ho cercato di dare alla vita del Club, nel solco tracciato da chi mi ha preceduto, in questi primi sei mesi di presidenza: il senso dell’appartenenza. La strada da percorrere è ancora lunga e ricca di serate ed appuntamenti importanti ed io mi sento sicuro nel mio percorso, forte dell’aiuto dei tanti di Voi che stanno camminando al mio fianco, per progettare e realizzare ciò che il Rotary ci chiede e ciò che noi ci siamo dati come obiettivo. Preferisco perciò dedicare lo spazio che mi è concesso alla ricorrenza che oggi celebriamo: il Natale. Il pensiero della difficile situazione economica del Paese, che in misura diversa colpisce tutti noi, degli amici, nostri consoci, che sono costretti a lasciare il club per ragioni di famiglia o di salute – a cui vanno i miei Auguri ed il mio abbraccio più caro – ed, in generale, di tutti gli avvenimenti che accadono intorno a noi, per quanto si tenti di esorcizzarlo, di tenerlo lontano, ci suggerisce che è venuto il momento di fermarci un attimo a riflettere, di rallentare la corsa affannosa che ormai caratterizza la nostra esistenza. Quale occasione migliore del Natale per farlo? Nel pensare al Natale mi viene in mente che questa festa rappresenta il massimo emblema della tradizione. La crisi con cui da qualche anno siamo costretti a convivere ci chiama a grandi sfide e forse proprio la tradizione potrebbe costituire il punto di forza in grado di risvegliare il senso della nostra identità, della nostra appartenenza, e di tenerci ben saldi alle nostre radici. Pensando alle vicissitudini trascorse negli ultimi anni, il Rotary oggi mi sembra come un albero scosso dal vento, che negli ultimi tempi sembra assumere l’intensità di una tempesta. Ma la forza della tradizione e della cultura su cui è radicato è ben salda e presente in ognuno di noi e nel club che rappresentiamo. Il Rotary è tradizione, è cultura. Ed è nella cultura che l’uomo, per il quale l’esistenza si pone come scelta e come responsabilità, trova il proprio alimento. Sono convinto che sapere e conoscere significhi comprendere, e che la comprensione generi reciproco rispetto e amicizia, che sono i più nobili ideali del Rotary. In questi giorni di spiritualità e di ritorno alla famiglia, con l’arrestarsi delle attività quotidiane e con l’auspicabile tregua di tutte quelle che generano violenza, dolore e morte, sono certo che siano in tanti coloro tra Noi che sapranno in silenzio rientrare in se stessi, riscoprendo il valore dell’interiorità. Io credo che uno dei drammi che affligge oggi la nostra società sia l’incapacità diffusa d’interiorità, per cui l’uomo diventa ina- 4 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 bile al dialogo, incapace di comunicare e di ricevere dagli altri. Ed è proprio in questa durezza di cuore che affondano le radici delle divisioni, delle violenze, dei conflitti. Nei momenti in cui vedo che dentro di me l’amarezza sta prendendo il sopravvento, ripenso ai concetti su cui si fonda la nostra associazione: la semplicità, il cuore, la tolleranza, l’aiuto verso il prossimo in difficoltà. In questo modo ritrovo il senso dell’appartenenza al Rotary, perché riconosco i valori che rendono sostenibile la nostra vita e, soprattutto ci obbligano a rendere sostenibile la vita degli altri. In questo spirito la nostra famiglia rotariana si abbraccia ed abbraccia la sua comunità! Sono nato in un periodo, i primi anni ’50, in cui il Natale era vissuto nella sua forma più autentica: nelle famiglie non c’era tantissima ricchezza, ma c’erano serenità, attesa, amore… Le attività principali in famiglia ai tempi della mia infanzia consistevano nell’allestire l’albero di Natale e soprattutto il Presepe, il simbolo del Natale che preferisco, perché ci sposta dallo scintillio delle luci, a volte abbaglianti, e ci riporta alla semplicità, al sentimento più genuino e terreno. Anche nella mia famiglia, le mie sorelle ed io componevamo il Presepe. A guidarci erano loro… mio padre e mia madre. Con loro andavamo in campagna a raccogliere il muschio, che stendevamo in terrazza sui fogli di giornale ad essiccare. Mio padre mi ha insegnato a costruire le montagne con la carta grossa, con lui tagliavamo le punte dei germogli delle sempreverdi che nel nostro presepio diventavano gli alberi. C’erano i sentieri, c’era il laghetto, c’erano le statuine. In quelle semplici operazioni si formava in noi bambini l’amore per la tradizione, per i ricordi, la gioia di impegnare il nostro tempo e le nostre energie in quello che oggi rivedo come il nostro dono d’amore per la nostra famiglia e per tutti gli amici che venivano a trovarci. Penso che oggi sia nostro dovere riscoprire l’amore e la semplicità del donare al nostro prossimo. Credo, infatti, che la nostra via di salvezza possa essere quella che ci riporta con umiltà e maturità ad amare chi ci sta accanto ed a coltivare nel nostro cuore la forza per aiutare il nostro Prossimo. Aiutarlo al di sopra dai nostri interessi personali, impegnarci a fare del bene gratuitamente, restare semplici senza mai arrenderci, e non soccombere di fronte all’indifferenza. Amare chi non ti ricambia è triste, amare chi ti ferisce coscientemente è un po’ come morire, ma ritengo che sia molto peggio non essere capaci di amare o peggio ancora, non essere in grado di riconoscere chi ci ama. Nel concludere queste righe vorrei, come facevo ogni Natale da bambino, deporre sotto l’albero pochi semplici pensieri: Vorrei donare un pezzo del mio sorriso ad un bambino che non ha più la forza di sorridere. Vorrei donare le mie poche forze ad una mamma che non avrà i suoi figli vicino il giorno di Natale. Vorrei regalare il mio poco coraggio a chi ne ha bisogno per fare scelte difficili. Vorrei donare un po’ della mia vista a chi la bellezza del cielo non l’ha mai vista. Vorrei donare un po’ del mio tempo a chi trascorre il suo sempre solo con se stesso. Vorrei donare a tutti Voi un buon Natale. Auguro, in conclusione, a tutti Voi ed ai vostri cari non solo tanta salute, tanta serenità che pure sono importantissime, ma anche e soprattutto che sappiate amare e sappiate lasciarvi amare. Vi auguro un Natale sereno e gioioso, un futuro carico d’amore, di amicizia e di speranza. Insieme ad Antonella, Stefano e Laura Vi abbraccio e Vi bacio tutti, ma sono sicuro che mi perdonerete se il mio abbraccio ed il mio bacio più caldi vanno a chi è solo ed a chi è sofferente. Buon Natale a tutti!!! ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari iovedì 4 dicembre si sono svolte le elezioni per la nomina del Presidente per l’anno rotariano 2016-2017 e per il Consiglio Direttivo che collaborerà con Stefano Oddini Carboni nel prossimo anno rotariano 2015-2016. G Caterina Lilliu è stata eletta Presidente per il 2016-2017, mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Stefano Oddini Carboni sono stati eletti: Alberto Cocco-Ortu, Francesco Danero, Salvatore Ferro, Riccardo Lasic, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Michele Rossetti a cui bisogna aggiungere il PP Mario Figus che ne fa parte per diritto. Ai cari amici Stefano e Caterina e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo compito che li attende. Auguri di buon Rotary a tutti. 5 6 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 7 Gli auguri del Presidente Internazionale Una fiaccola che continua a brillare Novembre 2014 Ai soci del Rotary Club Cagliari, È un grande piacere per me congratularmi con il Rotary Club Cagliari per il suo 65° compleanno. Per 65 anni la vostra comunità ha potuto contare sul Rotary. Ciascun Rotary Club attivo è una fiaccola di speranza e di soccorso; una fiaccola che io sono convinto continuerà a brillare per tanti anni ancora. fierezza e di responsabilità che renderà più profondo il vostro legame con la Vostra comunità e con i vostri concittadini. Congratulazioni per i Vostri 65 e tantissimi auguri di molti anni a venire di gioioso servizio. Sono certo che il Club di Cagliari continuerà a prosperare ed a lavorare unito per “Accendere la luce del Rotary”. Cordialmente, Gary C.K. Huang Presidente Rotary International 2014-2015 Non esiste un modello prestabilito di ciò che il Rotary dovrebbe essere, ed ogni club deve trovare la sua via per arricchire la comunità in cui opera e le vite dei suoi soci. La forza della nostra organizzazione risiede proprio nella nostra capacità di adattamento. Nel Rotary noi troviamo soluzioni, non giustificazioni. I Club di successo, come il vostro, hanno trovato un modello che è valido per la vostra realtà ed hanno mantenuto i loro soci impegnati, adattando il loro lavoro alle forze, alle necessità ed alle passioni suscitate dalla partecipazione alla vita del Club. La chiave del vostro successo è rappresentata dal vostro impegno e dall’impegno dei Rotariani che vi hanno preceduto, un impegno all’insegna del “servizio al di sopra degli interessi personali”. Riunendovi ogni settimana per lavorare insieme, voi rendete più forte la vostra comunità e rendete il Rotary stesso più forte. Ed in cambio del vostro impegno ricevete un regalo: un senso di 8 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Gli auguri del Governatore 65° Anniversario del Rotary Club Cagliari Carlo Noto La Diega aro Presidente Mario, guidare un Rotary Club come il Cagliari è già un grande impegno, guidarlo in occasione del suo 65° anniversario richiede “qualcosa in più” e ho potuto constatare che tutto il Club sta facendo il possibile per onorare e festeggiare questa importante ricorrenza. Sin dalla nostra prima conversazione telefonica, che risale al lontano novembre 2013, quando, ambedue incoming, cercavamo di programmare il nostro lavoro per servire nel migliore dei modi tu il tuo Club ed io il Distretto 2080, ho colto nei tuoi proponimenti l’orgoglio dell’appartenenza al Club, al Distretto 2080 ed al Rotary International. C Il R.C. Cagliari è stato il terzo Club costituito nel nostro Distretto ed uno dei primissimi dell’Italia del dopoguerra. Il suo lungo e prestigioso percorso è punteggiato da numerosi ed importanti Progetti di Service che sono stati da guida agli altri Club che sorgevano nel Territorio: Nuoro, Oristano, Cagliari Est, Cagliari Nord, Cagliari Sud e Senorbì-Trexenta, grazie al vostro generoso contributo, ed hanno contribuito alla crescita delle iniziative e dell’autorevolezza del Distretto nel Paese e nel Rotary International. Importante anche la costituzione nel 1968 di uno dei primi Rotaract Club d’Italia ed anche quella dell’Inner Wheel Club nel 1977. Il Rotary Club Cagliari ha avuto, e conta anche oggi, illustri soci che hanno dato concreti ed apprezzati contributi alle attività distrettuali ed internazionali, due dei quali han- no avuto l’onore e il privilegio di servire il Rotary da Governatori: Angelo Cherchi e Lucio Artizzu. Angelo Cherchi è stato l’Istruttore distrettuale nel mio anno di Presidenza, di Lucio Artizzu sono stato Assistente. Di certo entrambi hanno contribuito non poco alla mia crescita nella Leadership rotariana, a loro un caro ed affettuoso saluto ed un sincero ringraziamento. Quest’anno ho voluto al mio fianco come Assistente Salvatore Fozzi, vostro Socio, rotariano di lungo corso e sincero amico. Partecipano inoltre alle varie attività distrettuali i Soci Giulia Casula, Giovanni Barrocu, Michele Rossetti, Giulia Vacca Cau, Maria Luigia Muroni, Francesco Birocchi, e mi scuso se ho dimenticato qualcuno, ed altri lo hanno fatto nel passato ed altri hanno tutte le capacità di farlo nel futuro. Caro Mario, auguro a te, alla Segretaria, al tuo Direttivo, alla tua Squadra, a tutti i Soci del Rotary Club Cagliari ed ai loro consorti, ai giovani del Rotaract ed alle amiche dell’Inner Wheel un felice anniversario all’insegna dell’Amicizia, della professionalità nel Servizio e della crescita nella Leadership. Sono certo che tutti contribuirete con il vostro impegno, e con l’orgoglio di averlo già fatto per 65 anni, ad “Accendere la luce del Rotary”. Un caro saluto e Buon Rotary, Carlo. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 9 I 65 anni del club Festeggiamo guardando al futuro Mario Figus l 65° anniversario del nostro Club sionalità di ciascuno, consuetudine abban- I è un avvenimento che ci induce a parlare di Rotary, di coloro che il Rotary l’hanno fondato e di coloro che, credendo negli alti ideali rotariani, l’hanno fatto fiorire anche a Cagliari. Rammento brevemente che il nome Rotary è derivato dalla consuetudine iniziale di tenere le riunioni a rotazione presso il luogo di lavoro dei rispettivi soci, allo scopo preciso di far conoscere a ogni membro del Club l’attività degli altri, in modo da contribuire alla profes- donata quando le dimensioni dei club hanno necessariamente fatto convergere le riunioni, per il pranzo o la cena, in luoghi pubblici. I 4 soci fondatori del Rotary erano rispettivamente di discendenza americana, tedesca, svedese e irlandese e di religione protestante, cattolica ed ebraica: erano cioè un prodotto di quel misto di razze e religioni che è l’America e, da questo punto di vista, i progenitori più adatti per il movimento internazionale cui si accingevano a dar vita. 10 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Le idee che Paul Harris cercò di divulgare tra i nuovi soci del Rotary furono orientate a dare la massima importanza ai valori dell’amicizia e di considerare le professioni come lo strumento più incisivo per servire la società. In tutti questi anni l’amicizia è stata nel Rotary il mezzo per il miglioramento morale negli affari e nelle professioni e ciò è chiaramente testimoniato dal lavoro svolto con i giovani per aiutarli a migliorare moralmente e materialmente, oltre che dall’incessante fiorire di sempre nuove iniziative in favore della collettività. Non mi soffermo sulla storia del nostro Club, iniziata il 23 novembre 1949, mi limito invece a ricordare con grande riconoscenza tutti i presidenti ed i soci che mi hanno preceduto, perché senza la loro appassionata dedizione oggi non festeggeremmo questo compleanno. Dei 54 Presidenti che hanno fatto la storia del nostro Club, ben 31 non sono più con noi: alla Loro memoria rivolgiamo un grato pensiero per l’esempio di vita che ci hanno donato. Ai 23 past President che sono ancora con noi rivolgo la mia gratitudine per essersi, pur con stili di leadership e personalità diverse, adoperati nel diffondere gli ideali del servire rotariano. In questa ricorrenza è doveroso rivolgere tutto il nostro affetto ai Past Governor Angelo CHERCHI e Lucio ARTIZZU, i quali con il loro servizio distrettuale hanno nobilitato il nostro Club. Trasferendomi dal passato al presente credo di poter affermare che oggi i valori del Rotary mantengono piena concretezza: infatti in un contesto sociale in cui l’egoismo, la corruzione e l’indifferenza sembrano avere il sopravvento, il Rotary contrappone Amicizia e Servire, che significano Amore verso il prossimo. Vorrei fare una considerazione: due guerre mondiali, il progresso della scienza, della tecnica e della medicina, l’esplosione demografica, i problemi della fame nei Paesi in via di sviluppo ed i gravi fenomeni d’inquinamento hanno profondamente mutato l’ambiente, la Società e l’uomo, ma non hanno minimamente scalfito il valore dei principî sanciti da Paul Harris. Anzi oggi più che mai tali principî si manifestano nella loro reale dimensione. Diamo uno sguardo al futuro: osservando lo sviluppo del Rotary negli ultimi anni risulta evidente la sempre crescente complessità dei ruoli e quindi delle funzioni di tipo organizzativo e gestionale richieste per operare nel nostro ambiente con qualità e continuità. Analizzando la percezione che la comunità cittadina ha del nostro Club rileviamo che il Rotary, soprattutto negli ultimi tempi, ha cambiato la visione della propria identità e dei valori che fondano la sua presenza nella comunità. Per mantenere la nostra identità occorre, a mio parere, dare più forza alla formazione sia dei soci che dei dirigenti di Club, centrandola sugli aspetti culturali e identitari ed avendo chiari valori, compiti e ruoli. Nel cogliere il valore del tempo e del bisogno, che riflettono le motivazioni di base dell’agire rotariano, deve essere collocato l’obiettivo di migliorare la qualità delle attività all’interno dei nostri Club. Ciò comporta la consapevolezza che attraverso le attività di servizio si acquisiscono competenze e capacità, e che tale acquisizione si sviluppa in un processo di apprendimento permanente. Quando qualcuno ci chiede aiuto non è sempre facile sapere cosa fare e come far- dicembre 2014 — lo. Molti ci semplificano il problema chiedendoci denaro, beni, lavoro ecc. Occorre domandarci se il servizio verso la nostra comunità possa essere prestato «dando qualcosa senza donare un po’ di noi stessi». I principî fondanti del Rotary, che comprendono: • lo sviluppo di rapporti interpersonali intesi come opportunità di servizio; • improntare la propria attività professionale ed i propri rapporti di lavoro ai più elevati principî morali; • riconoscere l’importanza ed il valore di tutte le attività utili; • considerare la propria attività, dentro e fuori dal Club, come opportunità di servire la società; • applicare l’ideale del servire alla propria vita personale, professionale e sociale; • diffondere la comprensione, la tolleranza e la pace fra i popoli; • mettono al primo posto il donarsi rispetto al donare. In questo modo i problemi possono essere condivisi e affrontati insieme. Al contrario il dare senza darsi spesso significa evitare di assumersi responsabilità, non entrare in gioco, lasciando libero chi chiede aiuto di fare quello che vuole, e quindi anche di usare male i beni o i servizi che gli vengono donati. Mi verrebbe da pormi un interrogativo volutamente provocatorio: «Ha un futuro il Rotary?». Credo di poter rispondere dicendo che il futuro del Rotary dipende dalla sua capacità di potenziare il rendimento sociale del nostro impegno di servizio e a servizio, pensando a nuove forme di solidarietà sociale, più capaci di dare risposta ai problemi che oggi rischiano di diventare cronici e dimenticati. Per quanto mi riguarda sono convinto che i rotariani non percepiscano alcuna crisi dei propri valori identitari: le motivazioni etiche, gli obiettivi di carattere comunitario, i valori di gratuità e solidarietà sono ben presenti in ognuno di noi. Sono altresì consapevole che esistono numerose difficoltà nel portare avanti i no- Rotary Club Cagliari 11 stri valori. Tra queste, la carente collaborazione con altre associazioni, il non facile rapporto con le istituzioni e la difficoltà nel diffondere la cultura del servizio e della solidarietà in un mondo in cui prevale l’egoismo e infine i problemi nel coinvolgimento di nuovi rotariani, soprattutto giovani. Il Rotary è l’organizzazione che ha fatto del coinvolgimento giovanile uno dei cardini della propria azione a livello globale. Molta parte delle attività del Rotary sono dedicate in modo particolare al sostegno delle giovani generazioni. Rotaract, RYLA, RYE sono i programmi sui quali il nostro Club investe ogni anno enormi energie per diffondere presso le giovani generazioni i valori del Rotary e soprattutto per fornire l’opportunità ai giovani di comprendere l’importanza dell’amicizia tra i popoli, della comprensione internazionale e soprattutto dello sviluppo della leadership personale per metterla al servizio degli altri. Purtroppo nel nostro Club non riusciamo in modo efficace a coinvolgere nella nostra attività giovani ed in particolare gli ex rotaractiani oltre i 30 anni, per i quali con l’uscita dal Rotaract cessa la possibilità di accedere e partecipare alle nostre iniziative. Il coinvolgimento dei giovani trentenni all’interno del nostro Club è ancora oggi oggetto di vivaci discussioni, spesso centrate sull’opportunità di coinvolgere, in un’organizzazione che fa dell’eccellenza professionale il segno distintivo dell’appartenenza, giovani che devono ancora dimostrare le proprie capacità professionali e spesso sono ancora alla ricerca di un impiego stabile a causa dei tempi difficili che stiamo vivendo. Personalmente ritengo fondamentale affrontare l’argomento da una differente prospettiva: ritengo, infatti, che il nostro club debba sentire il dovere di essere attrattivo nei confronti dei giovani anche trentenni, che purtroppo spesso non desiderano entrare a far parte di un Rotary Club. Essi attraversano un periodo difficile della propria vita nel quale si vogliono dedicare allo sviluppo della carriera, alla costruzione di una famiglia, alla raccolta di 12 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 esperienze professionali in giro per il mondo per rafforzare proprio quelle competenze personali e quella leadership sulla quale il Rotary ha così tanto investito negli anni precedenti. Invece, tra i Rotaractiani abbiamo un livello di adesione ai valori del Rotary che è rarissimo trovare tra i non rotariani. Hanno seguito una “scuola” di formazione nella quale si sono addestrati a servire attraverso l’amicizia e a raggiungere livelli di conoscenza dei meccanismi della nostra organizzazione normalmente sconosciuta alla maggioranza dei non rotariani. Io ritengo che sia nostro dovere domandarci come possiamo mantenere questi giovani sui quali il nostro Club ha investito tante sue risorse e tante sue energie e come possiamo evitare di disperdere i talenti e fare in modo che nel futuro essi continuino ad essere la linfa dei nostri club, alimentando una tradizione in continuo rinnovamento nella quale li abbiamo cresciuti. Il tema dei giovani si lega strettamente ad un secondo tema che mi sta particolarmente a cuore: quello della conservazione e dell’incremento dell’effettivo. Anche in questo caso il cuore della questione è la capacità del club di attrarre e conservare al suo interno persone che, avendo raggiunto obiettivi importanti nella loro attività, possano impegnarsi nelle attività di servizio. Dobbiamo evitare che una persona che consideriamo idonea ad essere socio del Rotary senta la propria cooptazione come un riconoscimento pubblico del proprio successo professionale trascurando l’impegno al servizio che è richiesto ad ogni rotariano. Altri possibili candidati, animati da grande spirito di servizio e sicuramente motivati dal punto di vista dell’impegno e del servizio alla comunità, mantengono perplessità rispetto all’ambiente rotariano, spesso radicalmente diverso da quello da cui provengono o hanno, anche a causa della giovane età, ragioni economiche che suggeriscono prudenza rispetto all’ingresso nel mondo rotariano. Un altro strumento che viene proposto per sostenere la crescita dell’effettivo è quello della fondazione di nuovi club. Ritengo che questo sistema sia di dubbia utilità e personalmente la considero un’arma a doppio taglio perché nel lungo periodo si finisce per insistere con più club sullo stesso bacino di potenziali soci con il risultato di non riuscire a fronteggiare il numero sempre crescente di soci che non sono più in grado di sostenere le spese associative. Appare quindi sempre più importante sostenere la conservazione e l’incremento dell’effettivo per vie interne, sfruttando proprio quel bacino di giovani rotaractiani, ryliani e borsisti che sono passati per il Rotary in un certo periodo della loro vita ma che abbiamo perso di vista con il tempo. Occorre però considerare che un modello universale di club, come lo abbiamo vissuto fino ad oggi, forse non è più in grado di soddisfare tutte le esigenze. Ciascuno di noi deve chiedersi qual è il modo migliore per servire i bisogni crescenti della propria comunità. Posso certamente dire che il massimo punto di forza del Rotary, da cui guardare al futuro, è l’aver costruito nel tempo una rete solidissima mettendo assieme centinaia di paesi, lingue e culture diverse da tutto il mondo, tenendo unita una “diversità” fenomenale e ben funzionante. Difficilmente qualcosa potrà cambiare se noi soci insistiamo a portare nel Rotary solo persone perfettamente identiche a noi. Dobbiamo dare maggior valore alla diversità, salvaguardando i nostri valori: se condividiamo gli stessi ideali e lavoriamo per gli stessi obiettivi, siamo tutti rotariani. Forse è arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo, il momento di essere proattivi anziché reattivi, perché è solo con un tale atteggiamento che riusciremo a rendere più forti i nostri club. Attrarre più donne e più giovani, sostenere club flessibili e sviluppare progetti di servizio innovativi ed efficaci: questo deve essere il nostro modo di accendere la luce del Rotary e cercare di tornare a rendere il Rotary più brillante che mai. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 13 Utopia e speranza Come è cambiato il Rotary Mauro Manunza eve esistere una forte motivazione per indurre, una volta alla settimana, un anno dopo l’altro, indaffarati uomini d’affari a lasciare i loro uffici e andare alla riunione del Rotary». Così parlò Paul Harris tanti decenni or sono, quando l’organizzazione rotariana era ancor giovane ma ormai diffusa nel mondo. Una forte motivazione. Promuovere l’etica negli affari professionali, aiutare chi ha fame e soffre il disagio sociale, lavorare per l’amicizia e la comprensione internazionale, quindi per un mondo pacificato… Le motivazioni non mancano, e sono così alte e nobili da apparire ingenui sogni. Ma senza in- «D seguire l’utopia l’umanità non conoscerebbe progresso, ed è forse questa ispirazione a convincere i rotariani che tutti gli uomini sono stati creati liberi e uguali, che occorre contribuire a raggiungere la libertà e l’eguaglianza, e che ciò vale la pena di correre alle riunioni di club lasciando per qualche ora affari e studi professionali. Nell’impegno di aiuto ai bisogni della società, nei programmi umanitari, nell’inseguire la politica del sorriso per arrivare alla (difficile) fratellanza internazionale, i rotariani sono pionieri. Nel 1905, quando a Chicago l’avvocato Paul P. Harris fondò l’associazione assieme a tre amici, non esisteva 14 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 «Il Rotary è sempre vivace, attivo, entusiasta. Non è mai esistito un migliore esprit de corpe». Paul Harris alcuna organizzazione del genere, a parte la Croce Rossa. Questa era nata molto prima, nel 1863, a pochi anni dalla sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino: il grande numero di morti e feriti impressionò un filantropo svizzero che volle realizzare un ospedale da campo per le prime cure ai feriti di entrambi gli schieramenti in conflitto, a prescindere dalla nazionalità. Perché tutti riconoscessero e rispettassero quel punto di pietoso e solidale incontro comune, venne ideato il simbolo della croce rossa, rimasto così a contrassegnare un’importante organizzazione di volontari a livello internazionale nel settore dell’aiuto umanitario, con il compito di proteggere e assistere le vittime della guerra e della violenza. I principî enunciati nel suo statuto sono umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità, e universalità. Poi arrivò il Rotary. Fondato all’alba del XIX secolo, il Rotary crebbe, si diffuse con rapidità e ispirò in breve tempo – diventandone modello – la nascita di altri gruppi di servizio destinati a svilupparsi nella dimensione e nell’impegno: nel 1915 il Kiwanis, due anni più tardi il Lions, nel ’19 lo Zonta, nel ’21 il Soroptimist. Questa l’avanguardia dei sodalizi di carattere umanitario che nel secolo scorso sono diventati una folla talmente fitta da renderne quasi impossibile il censimento in dimensione planetaria. Solo una minoranza è rappresentata da istituzioni ufficiali di respiro mondiale (Onu, Ue, o altre organizzazioni intergovernative) benché indipendenti e di respiro mondiale, quali ad esempio l’Unicef che tutela i diritti dell’infanzia, l’Unhcr che protegge profughi e rifugiati, la Fao che si occupa di alimentazione e agricoltura, o sul piano strettamente sanitario l’Unaids (programma delle Nazioni Unite per l’Hiv/Aids). Per il resto, tutto è indipendente rispetto ai governi nazionali. Qualche esempio noto a tutti, a parte la Croce Rossa (e Mezzaluna rossa): la Human Rights Watch che difende i diritti umani, la Caritas Internazionale (di matrice cattolica), le organizzazioni sparse nelle aree depresse e zone belliche di tutti i continenti, quali Amnesty International, Emergency, Save the Children, Medici senza frontiere, Greenpeace, Source International (si occupa di comunità che soffrono casi di inquinamento ambientale, danni alla salute, violazioni dei diritti umani), Aifo (lotta alla lebbra)… Anche a guardare solo nel nostro paese, le associazioni di volontariato non si contano: da Telefono Azzurro alla Lega dei diritti umani, da Nessuno tocchi Caino alle comunità per tossicodipendenti, dalle più diffuse a livello nazionale (come la Protezione civile, che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ma impiega innumerevoli volontari) a quelle più vicine a casa, di piccole dimensioni ma agguerrite ad efficienti. Sono definite “organizzazioni non lucrative di utilità sociale” (Onlus): cooperative sociali, associazioni di promozione sociale e di volontariato, organizzazioni di privato sociale (Ops), associazioni di famiglie, fon- dicembre 2014 — dazioni, banche etiche e via elencando. Ormai è un brulicante mondo attivissimo e ben definito, tanto da essere considerato “terzo settore”: un settore no-profit, collocato tra l’intervento statale e il mercato, che produce beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva. Considerato questo galoppante proliferare di attività umanitarie, viene istintiva una domanda: il Rotary è superato? Ha ancora ragione di essere considerato entità leader della filantropia, del volontariato, dell’efficienza organizzativa? La risposta è scontata: il Rotary è tutt’altro che sorpassato. Mantiene la leadership se non altro per la sua capillarità nei cinque continenti. Conta un milione e trecentomila soci divisi in oltre 33 mila club di servizio riconosciuti in un coordinamento internazionale di distretti nazionali che si integrano reciprocamente concorrendo alla realizzazione di un fine comune: portare cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità in cui operano e nelle rispettive nazioni, con visione internazionale; risolvere i problemi drammatici della gente confinata nei più bassi livelli sociali; affrontare le piccole e grandi sfide; puntare sull’amicizia e – in prospettiva – alla pace universale. L’interdisciplinarità e la particolare prospettiva di visione aiutano ad affrontare i problemi in modo innovativo, anche grazie all’esperienza individuale di leadership e alle singole competenze (vuoi mediche o legali, ingegneristiche o economiche o imprenditoriali) che permettono di vedere la realtà da angolature diverse e che vengono applicate alle questioni sociali, dai problemi sanitari a quelli ambientali, dall’analfabetismo alla fame e la sete, dalle preoccupanti situazioni dell’infanzia a rischio e all’istruzione, fino al progresso sociale. I programmi nascono sulle piccole e grandi cose a livello di club, magari allargandosi alla cooperazione interclub e interdistrettuale, quando non internazionale. L’esempio più citato è quello del progetto Polio Plus, avviato oltre vent’anni fa (su idea di un club italiano): il Rotary è partner dell’Organizzazione mondiale della sanità e del- Rotary Club Cagliari 15 l’Unicef nell’impresa di portare a tutti i bambini del mondo il vaccino contro la poliomielite; nonostante apparisse proibitivo, l’obiettivo si può dire ormai raggiunto, anche se ancora non è stato possibile intervenire in alcune limitate e irraggiungibili aree isolate del pianeta. Sono stati vaccinati (salvati) due miliardi e mezzo di bambini nelle zone più povere e depresse, e adesso occorre una fatica determinante che comporta risorse economiche, impegno umano, rischi. In proposito un altro aspetto va sottolineato, ed è quello della credibilità. In centodieci anni di entusiastica azione il Rotary ha raccolto prestigio, sostenitori e contributi talvolta di grossa entità. È il caso della Fondazione di Bill e Melinda Gates, che ha donato 355 milioni di dollari per la campagna antipolio; e l’anno scorso, nel congresso rotariano in Portogallo, il fondatore di Microsoft ha dichiarato di voler dare due dollari per ogni dollaro impegnato dall’organizzazione rotariana per l’operazione Polio Plus, fino al 2018. Se dovesse realizzarsi in pieno, il valore di questa nuova partnership con il Rotary raggiungerebbe oltre 500 milioni di dollari. Ma Bill Gates e sua moglie non sono i soli a sostenere il programma in termini così generosi: anche Emeka Offor, ricco rotariano nigeriano, ha versato 1 milione di dollari per la lotta alla polio dopo aver donato 250 mila dollari; e un altro milione è arrivato dalla filantropa Rajashree Birla, imprenditrice indiana. Milionari a parte, è altissimo il numero di persone di reddito normale che aiutano la campagna della più grande associazione umanitaria del mondo. Oggi uno degli spot più conosciuti è quello che chiede pubblicamente un ultimo sforzo per arrivare a sconfiggere gli ultimi focolai di poliomielite: “End Polio Now!”. C’è poco da aggiungere. Vale piuttosto ricordare oggi un’intuitiva e vecchia frase del fondatore Paul Harris: «Il Rotary è sempre vivace, attivo, entusiasta. Non è mai esistito un migliore esprit de corpe». ■ 16 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 17 Le origini del sodalizio ...Quel lontano 23 novembre 1949 Eugenio Lazzari ul Rotary reputo opportuno prima di tutto ricordarVi alcuni particolari storici importanti: il primo Club Rotary italiano venne fondato a Milano il 19 dicembre 1923: il promotore fu un ingegnere di origine irlandese, Leo Giulio Culleton, ed il primo presidente Sir James Henderson, cittadino britannico, presidente della Società Cucirini Cantoni Coats. Sir James, che viene ricordato come Padre del Rotary Italiano, fu il primo Governatore, eletto nel 1924/25 per il 46° Distretto, unico Distretto in Italia. Successivamente furono fondati i seguenti R.C.: Trieste 31/1/1925, Firenze 7/3/1925, Livorno 8/3/1925, Bergamo 13/6/1925, Cuneo 18/10/1925. L’espansione dei Rotary Club in Italia fu piuttosto lenta ed ostacolata dalla voce corrente in quel tempo, che il Rotary fosse una filiazione della Massoneria. Inoltre per l’indipendenza dalla soggezione politica era malvisto e sospettato dalla dittatura fascista, la quale il 14 novembre 1938 impose la chiusura di tutti i 34 Club esistenti allora in Italia. S Nel 1947, dopo la guerra, i R.C. italiani facenti capo all’unico Distretto, il 46°, iniziarono la ricostruzione e l’espansione, che continuò efficace sino al 1949. Nel 1949 in Sardegna non esistevano Club Rotary, ma fu proprio in quell’anno di rinascita completa e pieno sviluppo del Rotary italiano, che ha inizio la “Storia del Rotary in Sardegna”. Nel 1949 ero appena laureato e stavo iniziando la mia carriera universitaria, per cui tutto quello che so e conosco di quel periodo rotariano lo ho appreso da due dei padri fondatori del nostro Club che, nonostante la differenza di età che ci separava, mi hanno onorato della l o r o amicizia: Francesco Rocchi e, soprattutto, Paolo Tronci, ed inoltre un rotariano doc quale era Achille Sirchia. Soprattutto Paolo Tronci mi raccontava delle iniziative, di cui era venuto a cono- 18 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 La “carta”costitutiva del Club di Cagliari. Il documento datato 14 aprile 1969 è un duplicato dell’originale del 23 novembre 1949 andato smarrito. scenza, precedenti la nascita del Club di Cagliari, e soprattutto mi descriveva con dovizia di particolari i primi anni di vita del Club. Ecco il motivo per cui ho accolto volentieri l’invito dell’Amico Presidente per raccontarVi ancora una volta la cronistoria dei fatti che hanno preceduto e portato successivamente alla costituzione del Rotary Club Cagliari e descriverVi, in un breve riassunto, gli eventi principali per ricordare, in ossequio ad una tradizione, il sessantacinquesimo anniversario. ranza, caratterizzato dell’attuazione dell’istituto autonomistico. E fu proprio l’anno in cui anche il Rotary mise radici nell’Isola, trasferendovi il credo di Paul Harris, vale a dire il verbo servire nell’interesse della società, del prossimo, della pace nel mondo, con la costituzione dei primi due Club: è il 6 febbraio del 1949 quando viene ammesso al Rotary International il Club di Sassari, e, trascorsi poco più di nove mesi, il 23 novembre è la volta del Club di Cagliari. Entrambi quest’anno compiono il loro 65° Anniversario. Gli anni 1948 e 1949 furono anni cruciali per la Sardegna. Segnarono, infatti, il passaggio da un periodo difficile, quale l’ultimo dopoguerra e gli stenti conseguenti al quasi totale isolamento dell’economia sarda rispetto al resto d’Italia, ad un periodo aperto alla spe- Infatti nel 1948/49 il Governatore arch. prof. Pietro Portaluppi sollecitò alcuni Rotariani del Settentrione che avevano parentele, amicizie e rapporti di affari nell’Isola perché prendessero l’iniziativa per la costituzione dei Club. dicembre 2014 — Rammento alcune iniziative delle quali sono venuto a conoscenza: il dott. Guglielmo Pernis del R.C. di Como, durante una sua visita a Cagliari ne parlò col cugino dott. Enrico Pernis e col sig. Marco Pili consegnando a quest’ultimo i moduli di domande d’iscrizione; il sig. Paolo Leone, noto commerciante in legnami, fece qualche indagine su invito di un Rotariano di Trieste; un Agente Marittimo, il rag. Luigi Marraccini, ricevette lo stesso invito da un collega di Livorno; qualche tentativo fu anche intrapreso nell’ambito dei docenti Universitari. Mi raccontava Paolo Tronci che durante quel periodo in città si sentiva parlare di Rotary in forma vaga e piuttosto nebulosa, quasi segreta, e, secondo il suo parere, l’insuccesso delle varie iniziative fu dovuto non soltanto ad uno scarso impegno delle persone, ma soprattutto alla mancanza di conoscenza delle finalità del Rotary e dei suoi principî etici. Alle domande di chiarimenti nessuno era in grado di dare esaurienti risposte. Sembrava, in definitiva, che il Rotary fosse un’associazione fra amici il cui scopo principale era quello di andare a cena insieme una volta alla settimana. Nel febbraio del 1948, come mi riferì l’amico Francesco Rocchi, l’avv. Camillo Giussani, Presidente della Banca Commerciale Italiana e Socio del R.C. di Milano, scrisse allo stesso Rocchi che allora era il Direttore della Filiale della Banca in Cagliari chiedendo la segnalazione di personalità da interpellare per la costituzione di un Club Rotary. Fu inviato un elenco di nomi (forse sei) ma tutto finì lì. Nel 1949 il Distretto assunse il n° 87 del Rotary International restando pero sempre unico in Italia. Ne fu eletto Governatore Gian Paolo Lang, il quale decise di intervenire direttamente per la costituzione di Club in Sardegna, e, come ho già detto, il 6 febbraio 1949 fu costituito il R.C. di Sassari del quale fu eletto primo Presidente il cav. Francesco Sisini. Rotary Club Cagliari 19 Contemporaneamente il Governatore conferì al Generale dei Bersaglieri Giacomo Zanussi, Segretario Generale del Distretto, l’incarico di costituire anche a Cagliare un Club. Il suddetto venne a Cagliari ai primi di agosto 1949, prese contatto col dott. Salvatore Marcello e con il dott. Paolo Tronci (entrambi avevano conosciuto il generale durante il servizio militare), con l’on. Rafaele Sanna Randaccio e col dott. Andrea Borghesan, e gli chiese di riunire, nell’Hotel Excelsior di Cagliari, (per chi non lo ha conosciuto era all’ultimo piano del Palazzo della Rinascente) un piccolo gruppo di persone, che potevano essere interessate: oltre a quelle sopra ricordate intervennero: il prof. Mario Aresu, l’ing. Gustavo Carboni Boy, il dott. Stanislao Caboni, rappresentante del Governo presso la Regione Sarda, l’avv. Giuseppe Musio ed il conte Raimondo Orrù. E dalla viva voce di Paolo Tronci che appresi che Zanussi: «ci parlò del Rotary International, del suo Fondatore Paul Harris, dei principî fondamentali, di etica Rotariana, di relazioni amichevoli, di rettitudine nelle professioni e negli affari, di rispetto della personalità e delle opinioni altrui, di comprensione, di volontà di pace tra le nazioni, dello scopo di orientare l’attività privata, professionale e pubblica dei singoli al concetto del «servizio». Noi che ascoltavamo con sempre maggiore attenzione cominciammo a conoscere il Rotary e soltanto allora a comprenderne l’essenza. Lo scetticismo iniziale veniva via via fugato e la discussione che ne segui dimostrò il nostro vivo interessamento. Al termine della riunione Rafaele Sanna Randaccio, Mario Aresu e Salvatore Marcello s’impegnarono ad approfondire gli argomenti ed esporli ai futuri soci. Un validissimo contributo fu dato dall’ing. Arminio Piga, proveniente dal Club di Tunisi, che portò fra noi l’entusiasmo e l’esperienza di vecchio e convinto rotariano». Queste in breve le premesse: successivamente furono chiamati a comporre il nucleo 20 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 dei Soci Fondatori: l’avv. Giuseppe Asquer; il dott. Ettore Bonafini, direttore del Credito italiano; il dott. Vincenzo Buttiglione, direttore generale della Soc. Elettrica Sarda; il sig. Domenico Capra, amministratore delegato della SPA Vinalcool; l’ing. Mario Carta, allora ingegnere capo del Distretto minerario Sardegna; l’ing. Lorenzo Cassinis, direttore della SPA Ferrobeton; l’avv. Francesco Cocco Ortu; il dott. Luigi Contivecchi, titolare dell’azienda delle saline; il cav. Manfredi Gessa, titolare dell’azienda di selvicoltura; il prof. Carlo Lauro, direttore dell’istituto di mineralogia; il dott. Pasquito Lauro, magistrato; il dott. Enzo Loy, dirigente della Camera di Commercio di Cagliari; il dott. Giuseppe Martelli, direttore della Società nazionale Argille e Caolini, l’ing. Vittorio Minio Paluello, consigliere d’amministrazione della SPA Ali Flotte Riunite; il prof. Francesco Passino, ispettore generale per l’agricoltura; il dott. Enrico Pernis, titolare della propria Agenzia di navigazione; il prof. Pino Pinetti, ordinario di dermosifilopatica; il prof. Salvatore Rattu, ordinario di disegno; e il conte Giulio Spetta, direttore de “L’Unione Sarda”. Il Club provvisorio di Cagliari venne così costituito il 16 ottobre 1949 con 29 soci e furono eletti: Presidente Rafaele Sanna Randaccio; vicepresidente Salvatore Marcello; segretario Andrea Borghesan; tesoriere Giuseppe Musio. Ma ufficialmente il Rotary Club Cagliari entrava a far parte del Rotary International con la consegna della Carta di Ammissione da parte del Governatore Lang il 23 novembre del 1949: fu il secondo Club sardo, il terzo dell’attuale distretto 2080 (dopo Roma e Sassari), ed il cinquantottesimo dell’allora 87° Distretto unico. Tornando alla cronaca, nella primavera del 1951, il Governatore De Courten concesse alla Sardegna, ed in sostanza ai due Club sardi di Sassari e di Cagliari appena nati, il privilegio dell’organizzazione del XV Congresso Distrettuale Itinerante del Rotary International, che in realtà fu un vero Congresso Nazionale in quanto l’allora 87° Distretto era l’unico in Italia: itinerante perché prevedeva l’imbarco dei congressisti sul tran- Un momento storico: Rafaele Sanna Randaccio e il Governatore Gian Paolo Lang. Nasceva il Club di Cagliari. satlantico “Conte Biancamano”, in partenza da Napoli, con scalo a Livorno e a Genova ed arrivo a Cagliari ove i partecipanti sbarcarono per proseguire per Sassari. Fu un attestato lusinghiero di fiducia nella capacità organizzativa dei due giovani Club e dei loro Presidenti Sanna Randaccio per Cagliari e Gavino Alivia per Sassari. Il primo decennio di vita del Club, nel quale i soci passarono dai 29 iniziali a 57, terminò con tre grandi avvenimenti rotariani: la fondazione del 5° Club sardo, quello di Nuoro, con 21 soci fondatori che elessero come primo presidente Pietrino Guiso, l’organizzazione, di nuovo affidata al Club di Cagliari, dell’assemblea distrettuale e l’elezione a Governatore del Distretto, per l’anno rotariano 1959-60, del nostro socio fondatore avv. Rafaele Sanna Randaccio, primo Governatore sardo. Nel frattempo furono notevoli le modifiche all’interno dell’organizzazione del Rotary International, fra cui, la più importante fu il frazionamento dei Distretti italiani: con Governatore Omero Ranelletti, ultimo del Distretto unico, nel 1955-56, l’Italia fu divisa in quattro Distretti, e la Sarde- dicembre 2014 — gna fece parte, unitamente al Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria e Molise, del nuovo Distretto n° 188, sino al 197778 in cui assunse il n° 208. Il secondo decennio di vita del Club di Cagliari fu improntato a quelli che furono chiamati gli anni della rinascita. Alla guida del Club si alternavano ancora i soci fondatori, e il decennio finì con due presidenze di notevole spessore: quella di Giuseppe Peretti, (1965-67), nel cui biennio di presidenza, il Club raggiunse il numero di 90 soci, e quella dell’attivissimo e rotariano per eccellenza Paolo Tronci (196769), ultimo dei soci fondatori ad essere nominato presidente. Il suo cavallo di battaglia, ed anche quello del suo nuovo segretario Renzo Pirisi, fu la diffusione dell’ideale rotariano: entrambi erano molto conosciuti e sapevano come muoversi per cui, in modo abbastanza rapido, riuscirono a fondare nel 1968, a breve distanza uno dall’altro, i due Club di Oristano (18 febbraio) e di Iglesias (27 maggio). Ma la prontezza di questo Presidente e la sua abilità di manager, gli fece intuire che era anche giunto il momento di presentare un nuovo aspirante all’elezione del governatore per l’anno 19691970: infatti quando il Club presentò la candidatura a tale carica di Giuseppe Peretti non ci furono problemi. E fu così che il ventennale del Club venne festeggiato, il 23 novembre 1969, con in cari- Rotary Club Cagliari 21 La consegna della “Carta” all’avv. Pietro Riccio, primo Presidente del Club di Oristano, dal Governatore del 188° distretto prof. Giulio Agostini. In primo piano la campana donata dal Club padrino di Cagliari. Sotto la ruota si intravede il dott. Paolo Tronci. ca il secondo governatore sardo, non solo ma anche con il compito, per la terza volta, di ospitare il Congresso distrettuale. Nel terzo decennio il Rotary Cagliari era ormai maturo e pienamente inserito nelle molteplici attività del Distretto, ed ebbe, come novità, l’espansione dell’ideale rotariano in Città: fu infatti creato il secondo sodalizio cagliaritano. Ormai il Club di Cagliari aveva quasi raggiunto la quota dei 107 soci, e questo fatto agevolò l’idea del past-presidente Paolo Tronci per la realizzazione di un nuovo Club, che si realizzò nell’ottobre del 1972 con il nome di Club Rotary Cagliari Est: il suo primo presidente fu il dott. Raffele Isola, con segretario Aldo Vallscas. Il 30 giugno avvenne la consegna ufficiale della “carta” durante una cerimonia che si svolse con l’imponente partecipazione di rotariani e di autorità: fu una giornata di giubilo come la definì Zaccagnini, sottolineando per l’occasione: «oggi non è l’ammissione di un socio, bensì l’ammissione di 33 soci... ...e la costituzione di un nuovo centro di diffusione della idea rotariana». Fu facile profeta, infatti a metà del decennio, nell’anno 1976-77, la Sardegna ottenne il suo terzo Governatore Distrettuale nella persona di Renzo Pirisi. In quell’anno reggeva il Club un altro rotariano di grande spessore, il prof. Angelo Cherchi, il quale, con l’aiuto di numerosi collaboratori, centrò diversi obiettivi. Il primo fra tutti, fu la creazione del terzo Club, Cagliari Nord, di cui 22 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 La Campana donata al Club di Nuoro dai “padrini” del R.C. di Cagliari. La carta costitutiva del club di Nuoro. (Il documento datato 24 settembre 1994 è un duplicato dell’originale del 22 aprile 1958 andato smarrito). il riconoscimento ufficiale avvenne il 22 giugno 1977, con la consegna della “Carta” al primo presidente, col. Ignazio Satta, a mani del past-governatore Vianelli e del governatore Pirisi. Verso la fine del suo anno di presidenza, Cherchi condusse felicemente a conclusione anche altri importanti obiettivi del suo programma, tra cui, la nascita del Premio La Marmora, e il varo dell’Inner Wheel, organizzazione prevista dal R. I. per le donne mogli o parenti di rotariani: il primo sorto in Sardegna ed il secondo in assoluto in Italia dopo quello di Napoli. E siamo ormai negli anni ’80: di questo decennio, il quarto del nostro club, è da ricordare l’anno rotariano 1985-86 con presidente Antonio Romagnino che dedicò il ciclo delle conversazioni “Al mondo che cambia” ed ebbe l’intuizione di raccogliere una brillante idea di Salvatore Campus organizzando il primo Archeotour, ossia un itinerario archeologico nel Sud Sardegna per i rotariani di tutta l’Italia, al quale parteciparono 120 rotariani, provenienti da più parti della penisola e dalla Sicilia. L’indice di gradimento fu talmente tanto che ad esso ne seguirono molti altri coinvolgendo rotariani di tutta Italia, con crescente enorme successo. E non è da dimenticare l’anno rotariano 1987-88, con alla guida del Club Rafaele Corona, poiché fu un anno caratterizzato dal segno del quarto governatore espresso dal Club di Cagliari e quinto governatore sardo (prof. Giuseppe Mastrandrea): il prof. Angelo Cherchi, un vero rotariano da antologia, sempre pronto ad ascoltare e comprendere, a stimolare e consigliare. Con Cherchi al timone del Distretto si registrò una forte crescita, quantitativa e qualitativa, sia di club che di soci. Siamo così giunti alla fine degli anni Ottanta, il Rotary Club di Cagliari, durante la presidenza di Cesare Olivetti, nella piena consapevolezza della propria funzione, festeggiò il suo quarantesimo anno di vita. E qui ritengo di fermare questo mio racconto perché il Rotary di Cagliari, giorno dopo giorno, giovedì dopo giovedì, ha continuato e continuerà sempre a crescere, nonostante che la società, da quel lontano 23 novembre 1949, sia rapidamente cambiata. Il Rotary ha cercato di adeguarsi ai cambiamenti, il nostro Club ha, come è peraltro logico succeda in così tanti anni, vissuto momenti di grande importanza e visibilità ed altri meno sfavillanti, ma l’importante è che oggi siamo ancora qua a festeggiare un evento che non è da tutti poter vantare. Evento che ci permette di celebrare il ricordo doveroso soprattutto di quelle 29 persone, che, sessantantacinque anni fa, hanno creduto in un ideale che allora forse non era facile da capire ma che oggi riconosciamo come una speranza per un mondo sempre più difficile da vivere: “il servire al di sopra del proprio interesse personale”. Non solo, ma ci permette di rivolgere un pensiero commosso e riverente a Chi oggi non c’è più, e purtroppo sono tanti gli Amici che in questi anni ci hanno lasciato, e che possiamo ricordare con un pensiero di Jean Paul Sartre: “Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati”. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 23 La lezione dell’indimenticato Past Governor Il Rotary International Renzo Pirisi 1 – LO SCOPO o scopo del Rotary International è di incoraggiare e sviluppare l’ideale del “servire” inteso come motore e propulsore di ogni attività. In particolare esso si propone di: – promuovere e sviluppare relazioni amichevoli tra i propri soci, per renderli meglio atti a “servire” l’interesse generale; – informare ai principî della più alta rettitudine la pratica degli affari e delle professioni, riconoscere la dignità di ogni occupazione utile a far sì che essa venga esercitata nella maniera più degna quale mezzo per “servire” la società; – orientare l’attività privata, professionale e pubblica dei singoli al concetto del “servizio”; – propagare la comprensione, la buona volontà e la pace fra nazione e nazione mediante il diffondersi nel mondo di relazioni amichevoli fra gli esponenti delle varie attività economiche e professionali, uniti nel comune proposito e nella volontà di “servire”. L 2 – L’AFFASCINANTE AVVENTURA l Rotary è nato dalla volontà di pochi uomini, ma soprattutto dal volere di un uomo: Paul Harris, il cui grande merito è stato l’aver intuito l’avventura rotariana con occhio sicuro, volto verso alti spazi, privo di ogni provincialismo. Tutto ciò gli veniva oltre che da un grande animo, anche dall’aver avuto la possibilità, nella sua giovinezza, di viaggiare per ogni dove del mondo. Siamo nel 1905 a Chicago, città di frontiera, con tutte le contraddizioni di una società in disordinato sviluppo, presa da una forte sete I di guadagno e di potere. Il trentasettenne avvocato Paul Harris con spiccata sensibilità avverte la solitudine e il distacco che c’è tra gli uomini e con mente lucida pensa a qualche modo di associare tra loro persone appartenenti a diverse attività, che possano in amicizia arricchirsi delle conoscenze altrui e trasmettere le proprie esperienze. E così dopo brevi contatti, il giovedì 23 febbraio 1905 egli e altri tre amici si riuniscono nello studio dell’ingegnere minerario Gus Loehr, in Dearborn street. Oltre a Paul Harris, avvocato, e a Gus Loehr, ingegnere, vi sono Hiram Shorey, sarto, e Silvester Shiele, commerciante di carbone. Harris espone il suo pensiero: l’idea è di fondare un Club riunendo uomini provenienti da diverse attività. La proposta piace e si decide che per ogni attività vi sia un unico rappresentante allo scopo di evitare contrasti tra soci appartenenti alla stessa categoria. Non stupisca quanto fu deciso; si tenga presente la situazione esistente nella società di Chicago di quei tempi. Stabilito che ciascuno dei quattro si sarebbe interessato a trovare altri soci con le caratteristiche che Silvester Shiele, comprendendo appieno il pensiero di Paul Harris, definì “degni di appartenere ad una associazione efficiente, dove ciascuno dentro di sé dovrà pensare al bene degli altri”, si decide che le riunioni vengano tenute nello studio di uno di loro a rotazione. Da qui il nome “Rotary”. Pensavano allora questi uomini, infiammati dalla idea di solidarietà, che questa avrebbe coinvolto tanti altri uomini e che si sarebbe sviluppata in tutto il mondo? Uno certamente ci credeva e lo sperava: “l’uomo dal cuore solitario”, Paul Harris. 24 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 3 – PAUL HARRIS hi era Paul Harris? Nato a Racine nel Wisconsin nel 1868, all’età di tre anni, assieme al fratello Cecil di cinque anni, va a vivere con i nonni paterni a Wallingford nel Vermont, dove compie gli studi, frequenta l’accademia militare e l’Università, per laurearsi poi in leggi nell’Università di Iowa City nel 1891. Dopo la laurea gira per il mondo facendo i mestieri più disparati: dall’operaio in un’officina, al giornalista, al guardiano di bestiame (per ottenere l’imbarco gratis per l’Europa), e così via. Rientra in America nel 1893, lavora per un commerciante di marmi, ritorna in Europa e finalmente, nel 1896, corona la sua aspirazione di stabilirsi a Chicago, dove inizia la pratica legale. Dopo aver conosciuto gente di diversa estrazione, storia e cultura, la sua grande sensibilità resta colpita dall’egoismo che impera a Chicago, città da lui tanto amata. Non accetta che si debba volere il successo senza scrupoli e senza considerazione alcuna per gli altri. Si ribella dunque a tale disumanizzazione della società. E sogna di poter fare qualcosa per cambiare quella mentalità perversa. Di qui il suo tentativo del 23 febbraio 1905. Come andarono le cose in seguito? Si ammette il quinto socio, Harris Ruggles e poi via via il Club si arricchisce di elementi validi e pieni di entusiasmo. La stampa si interessa a questo nuovo tipo di associazione e finalmente nasce il secondo Club a San Francisco: siamo nel 1908. Subitamente anche in altre città degli Stati Uniti sorgono Rotary Club. Nel 1910 ne nasce uno a Winnipeg, in Canada. Il Rotary era diventato internazionale! Da allora un susseguirsi di nuovi Club anche al di fuori dell’America: nel 1911 in Inghilterra e Irlanda, nel ’20 il primo Club dell’Europa continentale a Madrid, subito dopo in Francia, e nel 1923 in Italia. E così di seguito in tutto il mondo: si realizzava il sogno del fondatore. I primi Rotary autonomi, tra di loro collegati in via amichevole, si danno dei regolamenti simili: un consiglio direttivo, la definizione delle varie cariche sul modello di altre associazioni. C 4 – LE CONVENTION d ecco lo sviluppo improvviso e contemporaneo (tanto da portare all’esistenza di circa venti Club con un numero sensibile di soci: circa 1.800) rende necessario un incontro, un congresso dei vari Club. La prima “Convention” si ha a Chicago nei giorni 1517 agosto 1910. Numero dei partecipanti: 60! Nasce così l’Associazione Nazionale dei Rotary Club: Presidente eletto, Paul Harris. Nel 1912, dopo la fondazione dei Club in Gran Bretagna e Irlanda, il Congresso di Dluth delibera di cambiare il nome in “International Association of Rotary Clubs”. Occorre attendere il 1922 perché si assuma definitivamente il nome attuale di “Rotary International”. Dopo i primi ordinamenti, nel 1915 si ha la prima forma del manuale di procedura. Punto essenziale è che il Rotary Internazionale sia una associazione costituita dai Rotary Club i quali godono di propria autonomia nel rispetto degli statuti e dei regolamenti. Non fu cosa facile invero far sì che le norme fossero valide in ogni parte del globo. Sempre nel Congresso del 1915, tenutosi a San Francisco, si dà corpo alla formazione dei Distretti con a capo i rispettivi Governatori, e conseguentemente la formazione del Consiglio Centrale. L’ideale del “Servire” anima i propositi dei congressisti a Portland nel 1911, dove Paul Harris viene confermato Presidente internazionale. Da allora la parola d’ordine è “Servire”, sembrata a molti scettici velleitaria ma che il Rotary Internazionale continua imperterrito, sia negli organi centrali sia nei singoli Club, a seguire. Nel 1913 sono proprio i Rotary Club a portare aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali. Inizia l’assistenza ai giovani ed alla infanzia malata. Nel 1917 prende corpo, nell’emozione della prima guerra mondiale, la prima scintilla di quella grande istituzione che è la Fondazione Rotary; impegno rinnovato nel 1931 e perfezionato in Società nel 1938. Da questa Fondazione si sono diramati tanti progetti a favore dei giovani, dei fanciulli, delle popolazioni del Terzo Mondo, con spirito di grande impegno e solidarietà. E dicembre 2014 — Il Rotary International ha sancito la formazione dei Club giovanili dell’Interact nel 1961 e del Rotaract nel 1967. A quest’ultima realizzazione hanno partecipato in maniera determinante due Rotariani italiani, Tristano Bolelli e Giovanni Gelati, ai quali va tutta la nostra riconoscenza. 5 – LA RUOTA a raccontare la storia del Rotary porta a conoscere tanti piccoli, eppur significativi episodi: come quello della storia minuta dell’emblema, che fin dall’inizio fu sempre una ruota. Ruota di calesse, con gli sbuffi di polvere avanti e dietro, ruota non dentata ad otto raggi e sempre con la scritta Rotary Club. Ed, infine, nel 1923, l’attuale insegna, riportata anche nei distintivi, ruota con 24 denti e sei raggi, con la scritta Rotary International, che compare in azzurro e oro sulla bianca bandiera del Rotary. I Motti del Rotary sono stati causa di malumori e incomprensioni. “Servire al di sopra di ogni interesse personale”, “Chi serve meglio guadagna di più”. Ed è quest’ultimo che per l’apparente significato utilitaristico ha creato perplessità. Ad ogni modo verrà abolito. In vero a suo tempo vi fu una proposta di usare un motto in latino per essere di carattere universale. Proposta poi non accolta. Sarebbe stato bello assumere il motto che Gabriele D’Annunzio coniò per il Rotary “Sicut rotarum dentes dantes et accipientes”. Sebbene gli scopi del Rotary, che campeggiano agli inizi di queste note, siano di spirito elevato, molte amarezze, sospetti ed incomprensioni gli sono stati rivolti. Tra i più lievi la ridicolizzazione di “rotariano tipo” fatta dallo scrittore americano Sinclair Lewis. Il romanzo “Babbit”, del 1922, certamente noto ai meno giovani, è una satira amara che ridicolizza il Rotary. Però lo stesso autore, sei anni dopo, fece ammenda per quanto aveva scritto riconoscendo le alte finalità del sodalizio. M Rotary Club Cagliari 25 6 – ROTARY E CHIESA CATTOLICA en più grave e serio fu il contrasto con la Chiesa Cattolica. Il Rotary ha sempre difeso la dignità dell’uomo a qualunque razza e nazione appartenga, qualunque credo religioso professi; mostrando pari rispetto per gli agnostici. E fu per tutti i Rotariani cattolici un momento di grande turbamento la severità dimostrata dalla Chiesa Cattolica. L’inizio di questa vicenda risale ad alcune richieste fatte da Club del centro America che nel 1927 mettono alla Santa Chiesa il quesito sulla liceità dei cattolici e dei sacerdoti in particolare a partecipare al Rotary come soci. Le richieste provengono anche da altri Paesi e la situazione precipita allorché il 23 gennaio 1929 il Primate di Spagna, Arcivescovo di Toledo, il Cardinale Pedro Segura y Saenz, a nome dei Reverendissimi Metropoliti di Spagna proibisce ai religiosi di appartenere al Rotary e sconsiglia fortemente i fedeli di farne parte. In Italia già prima si era criticato il Rotary, ma ancora non vi erano state decisioni precise da parte delle autorità vaticane. Scrive Cianci: “l’atteggiamento dei maggiori prelati era contrario al Rotary, e non restava limitato all’ambito degli Uffici Vaticani”. Si preferii attaccare su fronte aperto affidando l’incarico ai Padri Gesuiti, che provvidero da par loro sviluppando una campagna di stampa documentata e puntigliosa. La situazione peggiorò e i rapporti si fecero sempre più tesi. C’è voluto l’impegno di un animo nobile e dal grande coraggio, l’italiano Omero Ranelletti, a far sì che dopo molti anni di assidua e tenace pazienza, con gioioso entusiasmo, umiltà e fede profonda si chiarissero le posizioni. E nel 1951 ecco terminare quel giusto turbamento dei cattolici del mondo intero. I riconoscimenti ad Omero Ranelletti vennero da più parti: ricevette dal Cardinale Vagnozzi, nella Messa celebrata durante il Congresso, il ringraziamento della Chiesa Cattolica per quanto aveva fatto, riportando la pace nell’animo dei rotariani cattolici. Si dovrebbero leggere le pagine da lui scritte e quei documenti, per ammirare un Rotariano di cristallina purezza e di fede profonda. Ho avu- B 26 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 to il privilegio di conoscerlo e di godere della sua amicizia, e tanto mi è caro ricordarlo qui, con affettuosa devozione. E a proposito della pace raggiunta ricordo con commozione la presentazione dei Rotariani, in occasione del Congresso CENAEM (Rotary Club dell’Europa Continentale, Nord Africa e Mediterraneo Orientale), al Pontefice Paolo VI, ed il saluto a Lui rivolto da un illustre Rotariano italiano, Gian Paolo Lang, Presidente del Rotary International nel 1956-57. Attualmente in Italia molti prelati, un Cardinale, Arcivescovi e Vescovi, Monsignori, sono soci dei Rotary Club. Ed un Gesuita, padre Federico Weber, recentemente scomparso, è stato Governatore del 211 Distretto, nel 1982-83. 7 – COME INTERPRETARE IL ROTARY ltre amarezze ha avuto il Rotary e ne avrà, dai suoi stessi componenti. Come in ogni organizzazione vi sono coloro che credono fervidamente o in maniera più tiepida, coloro che fanno, che vogliono e che si impegnano; ma vi sono coloro, che pur essendo ai vertici, non sempre dimostrano perfetta aderenza alla semplicità degli ideali che ci portano ad appartenere al Rotary. Non sempre viene osservato quanto Paul Harris raccomandava nel 1947, poco prima di morire, e cioè di attenersi a quei principî nei quali aveva costantemente creduto e sperato. Tale sensibilità non sempre il Rotary sembra averla dimostrata. Vari sono i motivi. La continua crescita dei Club, il formarsi di cospicui fondi sia per il Rotary, sia per la Fondazione Rotary, tanto da indurre alla necessità di una amministrazione più attenta, ma anche burocratizzata. Efficientismo nobile ma che può mortificare lo spirito di attenta osservazione, di suscitazione di idee e di stimolazioni alle pubbliche istituzioni. Nasce il pericolo di uno iato fra il Rotary Internazionale ed il Rotariano. Ma ben più grave è la poca sensibilità palesata dal Rotary Internazionale ogni qualvolta un Club scompare perché viene meno la libertà. L’avvenimento è notarilmente annotato e comunicato senza commento. Così come è avvenuto anche quando l’Italia, la A Spagna, la Germania, l’Austria, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, la Cina, l’Iran, sono scomparse dall’Albo del Rotary International, per la perdita della libertà. Ed è perciò che con grande gioia vediamo ritornare il Rotary a Budapest ed a Varsavia. È, inoltre, mancato un forte sdegno e l’orrore per il genocidio e l’olocausto del popolo Ebraico. Se è vero che uno dei principî del Rotary è evitare le questioni politiche, è altrettanto vero che se si accetta di essere invitati come osservatori alla fondazione dell’ONU ed avervi un osservatore permanente, non si può ignorare la dignità dell’uomo quando viene offesa. Non sembrino queste parole di sfiducia. Non si è illanguidita la mia fede negli ideali del Rotary: idea di libertà, nonostante talvolta ad essa non ci si adegua perfettamente. Il patrimonio del Rotary è sempre attuale anche nel mutare degli uomini e dei tempi. La mia fede è anche confortata dalle cifre. Oggi i Rotariani nel mondo sono 1.070.100, suddivisi in 24.171 Club, con 465 Distretti in 167 Paesi. Nel numero dei soci sono comprese parecchie donne dato che da quest’anno le stesse possono far parte del sodalizio in tutti i Distretti. Una forza quindi che rinvigorisce la nostra speranza di Rotariani e aumenta la nostra fiducia. Nel suo messaggio d’addio il Presidente internazionale uscente, Royce Abbey, dice “la storia del Rotary continua”. E continua con un nuovo Presidente, Hugh Archer, nato a Dearborn (felice ritorno di un nome), che ha lanciato un motto “Vivete il Rotary con gioia”. Indovinato messaggio; perché proprio gioiosamente, in perfetta letizia, Gloria dell’Altissimo, si può vivere, sperare ed operare con in cuore la dolce esortazione di Virgilio: “Sic vos non vobis”. Da 40 anni al servizio della città, Il Rotary Club di Cagliari 1949-1989, ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 27 Come nacque il club I primi passi Achille Sirchia e Franco Spina 1 - LA PRIMA RIUNIONE l Rotary di Cagliari nacque ufficialmente il 23 novembre 1949. Il giorno infatti gli venne rilasciata la “Carta” di ammissione al Rotary International che ne sanciva l’ingresso nell’allora unico Distretto italiano, l’87°. Governatore del Distretto era Gian Paolo Lang, livornese di grande levatura, uno dei protagonisti della ricostituzione del Rotary in Italia dopo il ciclone della guerra. Di lì a pochi anni sarebbe diventato presidente internazionale. Suo delegato per la costituzione del Club l’infaticabile gen. Giacomo Zanussi. Ma la prima riunione, che precede di regola il rilascio della “Carta”, si svolse il 16 del mese precedente, di domenica, nel salone dell’Hotel Excelsior, affacciato sulla centralissima via Roma nuovamente lastricata in granito, ma le cui colonne dei portici mostravano ancora le orribili ferite delle incursioni aeree. I Nonostante l’Excelsior fosse la sede dei grandi avvenimenti cittadini di quegli anni, pochi dei cagliaritani a passeggio sul lungomare fecero caso a quegli uomini che frettolosamente s’infilavano nella hall. Forse attirava maggiormente la loro attenzione il cartellone de Il cielo può attendere, con Gene Tierney, in programmazione al Cinema Astra, a fianco. La stampa locale diede invece ampio rilievo all’avvenimento. Il quotidiano “L’Unione Sarda” lo presentò ai lettori con un articolo dal titolo eloquente: «Fondato da 31 soci il Rotary Club cagliaritano. Le più eminen- 28 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Francesco Rocchi. ti personalità del mondo economico e culturale cittadino nella grande associazione internazionale». In realtà i soci fondatori furono esattamente ventinove. Il cronista si premurò di riportare per intero il Consiglio direttivo, attratto dalla larga notorietà dei nomi: «Presidente, il sen. Rafaele Sanna Randaccio; Vice Presidente, il dott. Salvatore Marcello; Segretario, il dott. Andreino Borghesan; Prefetto, il dott. Enrico Pernis; Consiglieri, il prof. Mario Aresu e l’ing. Gustavo Carboni»; e non conoscendo il sistema di cooptazione, secondo le regole del Rotary, evidenziò in maniera singolare la composizione della «Commissione per le nomine: conte Raimondo Orrù, dott. Giuseppe Martelli, prof. Carlo Lauro e ing. Lorenzo Cassinis», precisando: «si prevede che il numero dei soci sarà limitato ad una cinquantina, numero già abbastanza rilevante se si pensa che Milano ne conta appena 108 e Roma una novantina». Tornando alla manifestazione proseguì: «La prima seduta del Rotary cagliaritano si è svolta domenica, presenti, oltre a tutti i soci, il Presidente della Regione avv. Crespellani, il Rappresentante del Governo Prefetto Caboni, il prefetto dott. Solimena, il Sindaco dott. Leo. In rappresentanza del 46° Distretto italiano del R.C. è giunto il generale Zanussi mentre il Rotary club di Sassari era rappresentato dal prof. Alivia». Perché “L’Unione Sarda”, nel pezzo dedicato alla riunione di ottobre, scriveva 46° e non 87° Distretto? Presto chiarito. Tra il 16 ottobre e il 23 novembre 1949, data del rilascio della “Carta”, il Distretto restava unico ma cambiava numero. In quella prima riunione di ottobre presero la parola per il discorso di saluto il sen. Sanna Randaccio e poi, nell’ordine, il prof. Alivia e il gen. Zanussi. Concluse il Presidente della Regione avv. Crespellani. Tutti gli interventi furono improntati ad illustrare le finalità del Rotary e l’apprezzamento delle autorità. In particolare merita di essere ricordata una spontanea affermazione del prof. Gavino Alivia, rappresentante dell’altro club sardo nato qualche mese prima a Sassari. Infatti, dà la misura del clima e delle speranze del periodo, e del tentativo di sprovincializzazione: «la Sardegna è malata di isolamento che non è lo splendido isolamento delle isole britanniche ed il Rotary è uno dei mezzi eccellenti per uscire da questo stato di cose». Lo stesso argomento sarà riproposto, vent’anni dopo, dal governatore Giuseppe Peretti: «nel 1949 la Sardegna entrava a far parte del mondo rotariano con l’entusiasmo e la certezza di chi crede che, attraverso il legame tra gli uomini di condizioni sociali, politiche ed economiche diverse, gli individui possono manifestare veramente se stessi: era un bisogno particolarmente sentito dai sardi, i quali per lunghi secoli, a causa della servitù politica nonché della posizione geografica, sono stati costretti ad un isolamento, che impediva loro di comunicare con gli altri, rendendoli impenetrabili e diffidenti. Il temperamento del sardo è, infatti, ricco di quei sentimenti che trovano piena rispondenza nell’ideale rotariano: egli è portato all’amicizia, della quale sente la sacralità inviolabile; è generoso e pone questa sua qualità al servizio di chi ha bisogno; ha altissimo il senso del dovere e dell’onore». Ma chi furono questi soci fondatori a cui si deve ascrivere la svolta decisiva nell’avvio dell’attività rotariana in città? Si ricorderanno tra breve, con affetto e con le parole di Paolo Tronci. dicembre 2014 — 2 - LA FASE PREPARATORIA na simpatica disputa ha animato per anni il dibattito nel Club allorquando veniva rievocata la fase preparatoria della costituzione e i tentativi che l’avevano preceduta. Due amici di vecchia data, Francesco Rocchi e Paolo Tronci, che tanta parte avranno nella vita del Club, si esprimevano sugli avvenimenti in maniera apparentemente diversa. Annotava Rocchi: «La pratica per la costituzione di un Rotary Club a Cagliari ebbe inizio in seguito ad invito del Club di Milano, Club riaperto nel 1947, nella persona dell’avv. Camillo Giussani, Presidente del sodalizio e Presidente della Banca Commerciale Italiana. Il prelodato scrisse al Direttore della Comit di Cagliari (e similmente ad altri Direttori dell’Istituto, ad esempio Sassari) per ottenere l’indicazione di alcune persone dell’ambiente che avrebbero dovuto costituire il nucleo iniziale e pervenire alla vagheggiata costituzione. Persone di primo piano come posizione professionale, industriale, economica, ecc. Il Direttore della Comit di Cagliari (lo stesso Francesco Rocchi: n.d.r.) rispose al Presidente avv. Giussani in data 6 marzo 1948 comunicando le generalità e le caratteristiche informative di sei nominativi. Ricevette biglietto di ringraziamento in data 11 marzo dell’avv. Giussani con la indicazione che «le informazioni mi sono preziose e lo saranno per il Governatore». Il Direttore della Comit di Cagliari venne trasferito nell’aprile del ’48 alla direzione di Napoli e la pratica passò nelle mani del dott. Salvatore Marcello subentrato e per quanto mi consta gli artefici furono il prelodato dr. Marcello, il dr. Borghesan che fu Segretario del Club di Cagliari, persona attivissima, e l’avv. Sanna Randaccio, primo Presidente”. Rocchi a seguito del trasferimento non fece parte dei soci fondatori. Diventerà socio nel 1952, al suo rientro in città. Ma, osservava Tronci, presente invece tra i fondatori e dando per esaurito il tentativo dell’avv. Giussani così come quello di alcuni rotariani di Como, Trieste e Livorno: «Nel 1949 il Distretto – sempre unico in Italia – assunse il numero 87 e ne fu eletto Governa- Rotary Club Cagliari 29 U Paolo Tronci (L’uomo della frontiera). tore Gian Paolo Lang. Lang decise di intervenire direttamente per la costituzione del R.C. di Cagliari (il R.C. di Sassari in data 6.2.1949 – Presidente il cav. ing. Francesco Sisini – era stato ammesso al R.I.) e conferì l’incarico, inviandolo nella nostra Città, al generale Zanussi, Segretario Generale del Distretto. Il generale dott. Giacomo Zanussi era persona di primo piano, proveniva dall’Arma dei Bersaglieri, era stato Addetto Militare presso Ambasciate Italiane all’Estero ed aveva, oltre che cultura, una forte personalità. Ebbi il privilegio di conoscerlo durante il mio servizio nello Stato Maggiore dell’Esercito. Egli, contemporaneamente al generale Castellano, fu inviato dal generale Badoglio, ma con diverso itinerario, con pieni poteri per prendere contatto con i Comandi Alleati. Il generale Castellano fu più fortunato, trattò e firmò a Cassibile l’Armistizio che porta la data dell’8 sett. 1943. Il generale Zanussi venne a Cagliari a fine luglio ed ai primi di agosto del 1949 prese contatto col dott. Salvatore Marcello (anch’egli aveva conosciuto il generale durante il servizio di S.M.) che mi diede l’occasione di incontrarlo, con l’on. avv. Rafaele Sanna Randaccio e col dott. Andrea Borghesan. Zanussi convocò nell’Hotel Excelsior un piccolo gruppo di persone, oltre a quelle già ricordate. Intervennero Mario Aresu, Gustavo Carboni Boy, Sta- 30 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 nislao Caboni, Giuseppe Musio e Raimondo Orrù. Ci parlò del Rotary e dei suoi principî, di etica Rotariana, di relazioni amichevoli, di rettitudine negli affari e nelle professioni, di rispetto della personalità e delle opinioni altrui, di comprensione, di volontà di pace fra le nazioni e dello scopo di orientare l’attività privata, professionale e pubblica dei singoli al concetto del «servizio». Cominciammo così a conoscere il Rotary ed a comprenderne l’essenza. La discussione che ne seguì dimostrò il nostro interessamento, mentre lo scetticismo iniziale veniva via via fugato. Sanna Randaccio, Mario Aresu e Salvatore Marcello presero l’impegno di approfondire gli argomenti per esporli ai futuri soci. Un valido apporto fu dato dall’ing. Arminio Piga che portò fra di noi l’esperienza di vecchio e convinto Rotariano. Egli veniva dal Club di Tunisi. Successivamente furono chiamati a comporre il nucleo dei soci fondatori: Giuseppe Asquer, Ettore Bonafini, Vincenzo Buttiglione, Domenico Capra, Mario Carta, Lorenzo Cassinis, Francesco Cocco Ortu, Luigi Contivecchi, Manfredi Gessa, Carlo Lauro, Pasquito Lauro, Enzo Loy, Giuseppe Martelli, Vittorio Minio Paluello, Francesco Passino, Enrico Pernis, Pino Pinetti, Salvatore Rattu e Giulio Spetia. Il club provvisorio di Cagliari era costituito con 29 soci, e furono eletti: presidente Rafaele Sanna Randaccio; vice presidente Mario Aresu; segretario Andrea Borghesan; tesoriere Giuseppe Musio. Il Club di Cagliari è entrato ufficialmente nel Rotary International in data 23 novembre 1949 ed era 58° dell’87° Distretto. Dopo qualche settimana, il governatore Gian Paolo Lang consegnava la Carta di ammissione al R.I.”. Una ricognizione negli archivi di Zurigo e lo spoglio della stampa dell’epoca consentono ora, su base documentale, di dare piena conferma sulla ricostruzione degli avvenimenti fornita da Paolo Tronci. Si tratta di una cronaca redatta sul filo della memoria e delle note del libro di cassa del tesoriere, fonte preziosa d’informazione. Vi è però un particolare da rettificare. Mentre Tronci indica quale vice presidente il prof. Mario Aresu, nella domanda di ammissione originale del Club provvisorio datata 15 ottobre 1949, e sottoscritta da Sanna Randaccio e da Borghesan, figura vice presidente il dott. Salvatore Marcello. La domanda risulta compilata, quindi, alla vigilia della domenica 16 ottobre di cui si è parlato. La circostanza e la costante presenza nella fase preparatoria del socio fondatore Marcello (come ricorda lo stesso Tronci), potrebbero indicare la continuità dell’azione avviata dall’avv. Giussani attraverso gli ambienti della Comit, e portata a termine dal gen. Zanussi con la costituzione del Club. Sicché, dopo quarant’anni di simpatiche precisazioni e distinguo tra i due, la questione può finalmente concludersi con la piena convergenza delle notazioni di Rocchi e di Tronci. Si deve a Borghesan un’ulteriore tessera sulla costituzione. In occasione dei festeggiamenti del Club sassarese egli fu ospite dei soci fondatori ing. Francesco Sisini e del figlio ing. Giorgio. Durante la conviviale venne da questi presentato al gen. Zanussi. Seguì a breve un interessante colloquio sul Rotary che sarebbe proseguito di lì a poco a Cagliari. Purtroppo la “Carta” originale di ammissione del Club al Rotary International andò perduta con la documentazione del primo decennio. Fu riconsegnata al Club per il XX anniversario e porta l’indicazione esplicita che l’originale venne emesso il 23 novembre 1949. Per chi volesse prendersi la briga di approfondire anche le cose minute, si rileva che la “Carta” originaria portava il numero 7397. Qualche anno dopo il Rotary abolì la menzione del numero che di conseguenza non figura sul duplicato della “Carta” oggi in possesso del Club. 3 - I FONDATORI questo punto quegli uomini che da soci fondatori fanno parte di diritto della storia del Club meritano un apposito cenno, anche se con rapida carrellata. Ciò nella consapevolezza che molti fra di loro meriterebbero ben altro spazio, essendo stati fra i pro- A dicembre 2014 — tagonisti della storia stessa della Sardegna nel periodo. Sarà possibile soffermarsi su di loro, ricordandone l’intenso lavoro svolto nell’attività rotariana degli anni successivi. Eccoli, intanto, nell’ordine in cui compaiono nell’ufficialità della “LISTE DES MEMBRES FONDATEURS”, compilata alla data del 15 ottobre del 1949 e conservata all’Ufficio del Rotary International di Zurigo: Aresu prof. Mario, ordinario di Clinica Medica; Asquer avv. Giuseppe, avvocatura (diritto civile); Bonafini dott. rag. Ettore, direttore Credito Italiano; Borghesan dott. rag. Andrea, consulenza amministrativa e commerciale; Buttiglione dott. Vincenzo, direttore generale Soc. Elettrica Sarda; Caboni dott. Stanislao, Rappresentante del Governo nella Regione Sarda; Capra Domenico, amministratore delegato SPA Vinalcool; Carboni dott. ing. Gustavo, edilizia (acquedotti); Carta dott. ing. Mario, ingegnere capo Distretto minerario Sardegna; Cassinis dott. ing. Lorenzo, direttore SPA Ferrobeton; Cocco Ortu on. avv. Francesco, avvocatura (diritto commerciale); Conti Vecchi dott. Luigi, titolare azienda propria (sale); Gessa cav. Manfredi, titolare azienda propria (selvicoltura); Lauro prof. Carlo, ordinario Istituto mineralogia; Lauro dott. Pasquale, magistratura (sostituto procuratore); Loy dott. Vincenzo, dirigente Camera di Commercio; Marcello dott. Salvatore, direttore Banca Commerciale Italiana; Martelli dott. Giuseppe, direttore Soc. An. Naz. Argille e Caolini; Minio Paluello dott. ing. Vittorio, consigliere amministratore SPA Ali Flotte Riunite; Musio avv. Giuseppe, pubblicista (giornalismosettimanali); Orrù conte avv. Raimondo, titolare azienda propria (cerealicoltura); Passino prof. Francesco, ispettore generale per l’agricoltura; Pernis dott. Enrico, direttore Miniere di Sardegna Soc. Breda; Pinetti prof. Pino, ordinario di dermosifilopatica; Rattu prof. Salvatore, architetto; Sanna Randaccio sen. avv. Rafaele, avvocatura (diritto penale); Spetia conte Giulio, direttore de L’Unione Sarda; Tronci dott. Paolo, contitolare azienda propria (legnami). Rotary Club Cagliari 31 4 - VITA DEL CLUB opo la fase protocollare, il Club iniziò la sua vita attiva e ordinata presso l’Excelsior, fino all’estate del 1951, con riunioni conviviali (il primo e il terzo lunedì del mese, alle venti e trenta) e non conviviali (il secondo e quarto sabato del mese, alle ore diciannove e trenta). Secondo la prassi rotariana, nel corso delle riunioni tenute con rigorosa puntualità, cominciarono ad essere presentate le prime relazioni riguardanti questioni di carattere generale da parte di soci, ma anche di ospiti esperti. È proprio con questo sistema che i rotariani vengono costantemente informati ed aggiornati, attraverso la mediazione di relatori che trattano, in forma concisa ma esauriente, materie di specifica competenza e i problemi interessanti la comunità. Telegrafico il messaggio esterno. Eccone uno su “L’Unione Sarda” del dicembre 1949: «Conversazione del prof. Passino al Rotary cagliaritano. Nella consueta riunione del Rotary Club il prof. Passino parlerà lunedì sera del contributo che la bonifica agraria può apportare alla lotta antimalarica». Due brevi chiose. Primo, la riunione è già allora “consueta” e tale è rimasta dopo decenni con l’incontro settimanale spostato al giovedì; secondo, il Rotary affrontò immediatamente uno dei problemi centrali per l’isola con il suo contributo di conoscenza. E nel 1978 il primo premio “La Marmora” venne conferito – come si vedrà – alla Rockefeller Foundation, per aver concorso in maniera determinante a debellare il flagello della malaria. Per il resto dell’anno il Club non ammise altri soci che saranno invece ben dodici l’anno seguente. Ricorda Ernesto Cianci, nel suo Il Rotary nella società italiana, che furono anni di grande espansione: «infatti mentre l’anno 1948 si chiudeva con 29 Club e 1406 soci, nel 1949 i Club diventano 59 e i soci 2779. Eloquente il raffronto con i 34 Club e i 1650 soci del 1938 all’atto dello scioglimento del sodalizio in Italia». D 32 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Caricature di Franco Putzolu dei rotariani: Antonio Romagnino, Nicolò Fara Puggioni, Renzo Pirisi, Marcello Marchi. 5 – LA REALTÀ DI QUEI TEMPI agliari, uscita tragicamente segnata dal conflitto mondiale, si impegnò allo spasimo non solo nella ricostruzione e nella riparazione dei tre quarti delle proprie case, ma anche nel rilancio della sua fragile economia e di quella dell’entroterra. Dominante il problema delle comunicazioni con la penisola. Ma guardò anche con apprensione, in quello squarcio del 1949, ai grandi avvenimenti internazionali, che un conflitto vissuto sulla propria pelle le aveva insegnato a tenere d’occhio: dal Patto Atlantico, alla clamorosa notizia dell’atomica in mano ai russi, dalla liquidazione delle colonie alla prima assemblea consultiva a Strasburgo. Il quinto governo De Gasperi diede l’avvio a riforme di ampio respiro, come il rilancio di una politica meridionalistica, ma dovette nel contempo affrontare giornalmente problemi quali banditismo, occupazione di terre, e simili. Ai sardi la strada autonomistica si rivelò più difficile del previsto e a pochi mesi dell’insediamento del Consiglio regionale vennero respinte le prime tre leggi. In un clima di incertezza per il bacino minerario del Sulcis e per il suo carbone, partì la realizzazione del secondo gruppo elettrico di Porto Vesme. Con curiosità la città assistette alla liquidazione di alcuni provvedimenti del periodo più buio: l’abolizione della carta annonaria prima e la sostituzione delle Am-lire poi. Con la ricostruzione iniziarono anche le lamentele dei cagliaritani, più attenti alle scelte urbanistiche a cominciare dalla recinzione del- C l’area portuale, attuata d’imperio dalle autorità marittime, che sancì la separazione tra la città e il suo mare. Gli stessi plaudirono al Bastione di S. Remy, nuovamente illuminato, ma guardarono con scetticismo al progetto del centro affari e alla borsa nella galleria che si pensava di realizzare al posto dell’amato mercato monumentale del Largo Carlo Felice. Alla vigilia dell’Anno Santo si chiusero così gli anni Quaranta, forse i più tormentati del secolo, all’insegna della speranza che diverrà fervore di iniziative nel decennio seguente, con i rotariani impegnati in prima linea. Da Una storia dentro la città. I 45 anni del Rotary Club Cagliari. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 33 Il fiore all’occhiello La laboriosa nascita del Rotaract Filippo Pirisi el 188° Distretto operavano già da diversi anni i Gruppi Giovani (o circoli Paul Harris) patrocinati dai Rotary Clubs. Queste organizzazioni avevano già intuito sin dai Congressi Interdistrettuali di Lurisia (1965) Modena (settembre 1966) e Cagliari (settembre 1967) che era necessaria (per la loro stessa sopravvivenza) la creazione di un organismo distrettuale che, oltre a coordinare l’attività, fungesse da tramite fra i vari Clubs. Dopo le “Presidenze Distrettuali” di Giorgio Bompani (1965-66), Gigi Ghezzi (1966-67) e Fabio Zaganelli (1967-68), durante il Congresso di Firenze mi fu affidato l’incarico di presiedere la segreteria distrettuale per l’anno 1968-69. Chi seguiva allora la politica rotariana verso i giovani ricorderà come i Gruppi Giovani non venissero visti di buon occhio a Evanston e come solo dopo molti anni, e proprio nel periodo citato, venisse varato il programma Rotaract. Anche se in passato i Governatori del Rotary avevano solo tollerato e mai riconosciuto l’attività dell’organo distrettuale, questo era stato sempre assai vitale. La sua forza derivava dal fatto di non essere una struttura “istituzionale” ma qualcosa di voluto dai singoli Club per libera scelta e il cui scopo era quello di rendere un “servizio” ai Club che lo esprimevano. Così nel giugno 1968, all’inizio del mio mandato, mi trovai di fronte al duplice problema di far accettare ai Club che mi avevano eletto il programma Rotaract con tutte le limitazioni che – rispetto alla tradizio- N ne dei Gruppi Giovani – questo portava e, contemporaneamente, di rendere più “ufficiale” l’azione della Segreteria Distrettuale attraverso il suo riconoscimento da parte del Rotary. Grazie alla collaborazione del Rotary di Cagliari, ed in particolare del Presidente Paolo Tronci, di Niccolò Fara Puggioni ed altri, riuscimmo ad organizzare un incontro col Governatore Camillo Brancaccio e la Segreteria Distrettuale. Ricordo come l’avv. Brancaccio, dapprima incerto, si fosse appassionato al problema che gli prospettavamo: per trasformare tutti i Gruppi Giovani in Rotaract era essenziale la collaborazione con la Segreteria Distrettuale. Io e gli amici delegati regionali (Enzo Miranda per le Marche, Sandro Sordini Sorbi per l’Umbria, Sergio 34 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Gristina per la Toscana, Maurizio Viola per il Lazio e Michele Pietrangeli per la Sardegna) offrimmo il nostro impegno ad ottenere entro l’anno la trasformazione dei Gruppi in Rotaract e il Governatore del Rotary si impegnò a “riconoscere” il nostro operato. E fu così che il risultato da tutti auspicato venne raggiunto: i Rotaract si moltiplicarono (tanto che il Distretto fu per un certo periodo il primo nel mondo per numero di Rotaract fondati) e l’azione della Segreteria Distrettuale servì ad amalgamare l’azione ed i rapporti fra i vari Club, grazie anche alla creazione di un “notiziario distrettuale”. Nel corso di quell’anno si tennero tre convegni distrettuali a Foligno, Terni e Livorno su temi organizzativi e di attualità. Su questi temi, poi, il Distretto presentò le sue posizioni al Congresso Interdistrettuale di Genova. Questo congresso fu preceduto dal 1° Congresso Distrettuale dei Rotaract del 188° Distretto, che segnò il passaggio dalla carica di “Presidente Distrettuale” a quella di Governatore Rotaract istituita dal Board del R.I. nel febbraio 1969. Si chiudeva così un ciclo di attività che aveva visto Gruppi Giovani (e spesso Rotary padrini) battersi per il riconoscimento di queste attività. Certo fu una fase nella quale l’attività risultò essere soprattut- to organizzativa; ma senza questa l’operato che oggi i Rotaract esplicano non sarebbe stato possibile. È di allora – ad esempio – la realizzazione (attuata con la collaborazione del Rotaract di Cagliari) dell’Annuario dei Rotaract d’Italia che fu curato dal 188° Distretto. Fu questo uno strumento di reciproca conoscenza ed amicizia i cui risultati sono oggi ancora evidenti. A distanza di dieci anni da quella esperienza potrei dire che forse non fu un bilancio esaltante quello che presentai al Congresso Distrettuale a fine mandato. Ma di quell’anno ricordo soprattutto il rapporto di amicizia che ebbi con rotariani e rotaractiani e che ancora oggi tale rimane. Dovrei citare tanti nomi. Alcuni li ho già fatti; fra gli altri ricordo in particolare l’avv. Alberto Pugliese, il dott. Orlando Orlandi, il dott. Paolo Tronci, Niccolò Fara Puggioni, Emilio Fadda Ravot, Gigi Cosentino, Piero Zuffardi, Arrigo Basetti Sani, Fausta Pugliese, Andrea Busoni, Nicola Granati e i miei “colleghi” degli altri Distretti: Gabriele Pizzorno (184°) e Carlo Nicolosi Asmundo (190°). Da 30° anniversario della fondazione, 23 novembre 1979. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 35 Al servizio della città Cagliari tra favola e storia Marcello Serra bocciata dal cuore calcareo delle sue colline con una calda ed inusitata efflorescenza di case, di bastioni e di torri, CAGLIARI si specchia sul mare con civetteria affettuosa. Ed anche con fiducia, perché da questo golfo non le potrà mai venire alcun male, come assicura una favola consolante. Racconta infatti una leggenda che su questa baia si era rintanata una volta una legione torva e rissosa di demoni, che sotto l’incitamento di Lucifero batteva tutta la contrada. Il diavolo alato tenne il campo per molte lune, seminando strage, fiamme e tempeste su questo lembo dell’isola. Finché i sardi non invocarono l’arcangelo Michele. Dal suo trono celeste il santo atleta discese con una valanga di angeli armati ed ingaggiò una lotta epica con le schiere di Satana. Tutti i sardi attoniti e trepidanti assistettero alla furiosa zuffa, che si risolse ben presto in una fuga disperata dei diavoli. Anzi l’esodo di Lucifero fu così precipitoso che egli, allontanandosi, perdette la sella del suo cavallo. Questa precipitò in mare con fragore inaudito e qui rimase, immersa e pietrificata, a testimoniare la sconfitta irrimediabile: e qui dura ancora e si chiama anche oggi la Sella del Diavolo. Mentre tutta la baia redenta e pacificata ebbe da allora il nome di Golfo degli Angeli. Perché gli angeli veramente da quel giorno han preso dimora perenne in questo golfo. Navigando felici nel cielo di diamante e nel mare sempre pacato, essi preservano questa riviera da ogni ritorno maligno e ne custodiscono, col vigile schermo delle loro ali. La tenerezza incantata di ogni seno. Questa è la favola antica che celebra il sorriso angelico della riviera che inghirlanda Cagliari, il suo placidissimo S mare, le coste serene e fiorite di case, di stagni ed alberi, le umide scogliere che si spengono docilmente per fare posto a spiagge morbide e nitide. Ma se la leggenda sottolinea e conforta con la sua fantasiosa invenzione la benignità di questo golfo, anche la storia conferma con i suoi eventi la natura propizia di esso e l’orientamento fortunato che, fin dalle epoche più remote, indussero i popoli più diversi a ricercare e a prediligere questo approdo della Sardegna. A cominciare dai cavernicoli preistorici che si insediarono sulla costa, a contatto diretto col mare, nelle grotte di S. Elia ed in quella dei Colombi, situata proprio alle radici della Sella del Diavolo. La Grotta dei Colombi, a ridosso della Sella del Diavolo, non è soltanto una meta ricercata dagli innamorati estivi per la sua quiete ritrosa. Questo anfratto marino, insieme alle numerose caverne che s’aprono su tutto il promontorio di Sant’Elia, deve anche considerarsi come una delle più antiche stazioni umane del Golfo degli Angeli. Dentro queste spelonche lambite dal mare ha trovato il suo primo rifugio l’uomo preistorico, e può forse dirsi perciò che qui è stato gettato il primo seme di Cagliari ed ha avuto inizio faticosamente la storia dei Sardi. Poiché in questo speco si rintraccia dunque una delle radici più lontane della loro civiltà, occorre che vi fissiamo la prima tappa di questo viaggio. La Grotta dei Colombi è situata ai margini di un dirupo calcareo alto 70 metri ed è protetta da due saldi speroni, che ne fecero un riparo molto propizio per uomini pri- 36 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 mitivi sprovvisti di tutto. Nell’interno si estende per 70 metri di lunghezza ed è alta e larga 20 metri. I colombi che le danno il nome mancano assolutamente: forse turbati nella loro innocenza dai convegni frequenti di altri migratori, hanno ceduto il campo! L’esplorazione effettuata alcuni anni fa nel pavimento della spelonca ha confermato l’esistenza di una cospicua ed antichissima stazione archeologica. Dallo scavo è affiorata una congerie di cocci, di ossa d’uomini e d’animali, di valve di molluschi, di carbone vegetale. Queste reliquie sono un documento eloquente che ha consentito di ricostruire con chiarezza la fisionomia, i costumi, le abitudini di quella colonia di trogloditi. Accanto ai cocci rudimentali lisci o decorati con cerchielli concentrici e con minute tacche, di evidente fabbricazione indigena, ne vennero scoperti altri di probabile fattura fenicia. Risorge così attraverso questi segni tutto un ciclo misterioso di vita e di morte: le ceramiche, i rozzi utensili di pietra, i primordiali strumenti, i frammenti ossei d’animali, i resti del cibo testimoniano la vita operosa di una generazione preistorica. Le tombe, custodite con umana sollecitudine sotto il focolare, documentano quell’ancestrale culto dei morti, che doveva suggerire fin d’allora la pietà a quegli esseri quasi ferini. Gli ami, gli arnesi per la pesca, le valve dei molluschi, ritrovati in grande abbondanza durante lo scavo, hanno d’altronde dimostrato che, fin da quell’età preistorica, il più antico nucleo di Cagliari si era già rivolto al mare come alla sua più naturale risorsa. Così quei nostri antenati lontanissimi avevano già orientato inconsapevolmente la loro vita e la loro sorte in una direzione fatale che non doveva essere più smentita, né abbandonata. Nell’oscura Grotta dei Colombi ma anche in quelle di Calamosca e di S. Bartolomeo, oltre 40 secoli fa, dal cuore di quelle creature primitive è germogliato la prima volta l’anelito verso il mare, e dunque già si preannunciava in quella stagione favolosa quel destino marittimo che avrebbe condizionato tutta la vicenda millenaria di Cagliari. Questa particolare sorte si è dunque manifestata fin dalle sue origini mitiche. E ciò fin dall’alba dell’età eneolitica, quando su questa riviera meridionale della Sardegna si verificarono i primi stanziamenti umani. Questi remotissimi abitanti si sistemarono sulle alture, nelle grotte e in riva al mare, rifugiandosi nei ripari naturali, oppure edificando villaggi sul colle di S. Michele, sul Monte della pace, sul Monte Urpinu, nelle alture di Calamosca e di S. Elia, di Stampace, di Bonaria e dell’attuale Castello, sulle rive del Poetto, nella regione di Terramaina. Oltre che dalle foreste, che rameggiavano dense su tutto il litorale e pullulavano di cervi, di cinghiali, di mufloni e d’altra selvaggina, questi clan traevano il loro sostentamento dalla fauna copiosa del golfo. Ce lo attestano, oltre a quella dei Colombi, anche le altre grotte situate a ridosso dei vari promontori, e i fondi di capanne scoperti nel retroterra, dove furono rinvenuti ugualmente, tra i residui dei pasti, molti depositi di valve, di frutti marini ed anche qualche lisca di grosso pesce. Il mare fu dunque un campo di caccia ed una fonte generosa di risorse per quei trogloditi, che, con la loro presenza, hanno dato origine al nucleo più antico di Cagliari e che pertanto dovevano aver già una certa familiarità col liquido elemento. Questa inclinazione marinara non è stata mai più tradita nei secoli successivi dalla popolazione di questo litorale. Anche i Fenici, con abile intuito e con senso preveggente, fondarono la primitiva colonia di Karel su questo golfo lunato che s’apre tra il Capo Carbonara e Capo Spartivento. Né diversamente si orientarono i Romani e i Bizantini, e più tardi i Pisani e i Genovesi, e l’Aragona e la Spagna e il Piemonte e l’Italia medesima. Tutti hanno dovuto riconoscere sempre l’importanza preminente di questa baia favorevolissima, che è lo sbocco più agevole e naturale non solo delle maggiori pianure, ma anche delle zone più coltivate e di quelle, come l’Iglesiente ed il Sulcis, ricche di metalli, più evolute industrialmente ed economicamente prospere. Tutti questi popoli, apprezzando i vantaggi che offriva questo scalo, l’importanza del suo retroterra, la sua fe- dicembre 2014 — lice posizione rispetto alle varie rotte del Mediterraneo, l’hanno sempre tenuto in gran conto e si sono industriati di valorizzarlo. Infatti, per i Fenici, Cagliari costituì la stazione scaglionata tra le coste orientali e le colonie della Spagna Betica. Per i Cartaginesi divenne il principale porto granario e così per i Romani, che ne fecero però anche la loro principale base militare marittima dell’Isola. E dopo i secoli di barbarie dilagante, quando la sconfitta del saraceno Mugahid ripristinò la sicurezza sul mare, Cagliari fu ancora la prima a risorgere. I pisani, trasformatala in una poderosa fortezza, restituirono al suo porto un ritmo serrato ed intenso, che ne stimolò la floridezza. Questa non poté declinare del tutto neppure con la conquista aragonese, né sotto gli Spagnoli, che con la loro politica dissennata recarono a tutta l’isola danni esiziali. Finalmente dal 1720, rientrata Rotary Club Cagliari 37 la Sardegna coi Savoia nella sua naturale sfera italiana, Cagliari ha cominciato a riprendere la sua importanza economica, industriale e politica, sviluppandosi ogni giorno anche sul piano edilizio con una cadenza vivacissima. L’impulso dei secoli e del progresso la dilatano sulla riviera, su altri colli e su altre pianure. Già alcuni borghi sono stati raggiunti da quel possente anelito ed altri aspettano trepidi l’abbraccio immancabile. Cagliari è infatti una città che cammina: il suo passo si fa ogni giorno più spedito e marcato; tanto che si stenta ad adeguarvicisi ed a seguirlo. Ogni mese nascono nuovi edifici, ogni anno nuove strade, ogni lustro nuovi quartieri, che i cagliaritani medesimi scoprono con sorpresa e con malcelata fierezza nelle loro passeggiate domenicali. Ormai il metropolitano deve consultare spesso la pianta della città per fornire qualche indicazione, mentre nei vari quartieri si vanno affermando altri centri che trattengono e polarizzano i cittadini. La via Roma non è più il salotto comune a tutti i cagliaritani, ma è soltanto il ritrovo di quelli che abitano nelle vie adiacenti. Ogni quartiere possiede ormai una nuova vita ed una propria autonomia, e gravita intorno al centro solo per alcune e ben determinate necessità. La città dunque ha acquisito un umore europeo. Esemplare è sotto questo punto di vista il quartiere di S. Benedetto, dove tutto è nuovo di zecca e concepito con un chiaro sentimento del tempo. Edifici razionali e piazze ampie, negozi, ritrovi ed uffici eleganti parlano di modernità e di progresso. Ma anche nei vecchi quartieri, a Stampace, a Villanova, o per risanare le crudeli ferite della guerra o per una sorta di festosa emulazione, i cagliaritani si uniformano con impegno a questa aria nuova. Perché essi posseggono una solida virtù: quella di amare concretamente la propria città. Questo amore si traduce in una puntigliosa volontà di migliorarla, anche e soprattutto col contributo personale. La rapidissima ricostruzione di Cagliari, che sa di miracolo, è la testimonianza viva e più convincente di tale attaccamento. Cagliari, una delle città più danneggiate dai bombardamenti, è risorta interamente dopo pochi anni e soprattutto per iniziativa privata, tanto che oggi, a così breve distanza dalla fine della guerra, si stenterebbe a ritrovare le tracce di quel flagello, che sradicò anche le fondamenta di alcuni quartieri. Questa la fisionomia di Cagliari odierna, l’ultima sua incarnazione, che si innesta con eleganza e senza fratture stridenti nella sua tradizione millenaria. Dal volume Mal di Sardegna, Ed. Vallecchi, Firenze 1963. ■ 38 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Il mare e il calcare Il colore di Cagliari Francesco Alziator gni città ha il suo colore, il suo inconfondibile colore, fiume che non scaturisce clamoroso da violenti incontri tonali, ma fluisce piuttosto lento e come vischioso dall’incontro di cento rivi sconosciuti e sonnolenti. È così che per cento vie ombrose o solari nasce anche il colore di Cagliari: un colore dovizioso, caldo, dorato, che il calcare ostenta e sul quale i secoli diffondono venature innumeri sino a confonderlo in profondissime ombre o levigarlo, scarnito e terso, con sole e piogge, o forarlo, fragile e bianco, come pane che ha molto lievitato. Cagliari è una città essenzialmente di pietra; l’intonaco ed il mattone sono necessità od eccezioni. La storia della città è scritta sulla pietra, sullo stupendo calcare dei colli vicini consacrati alla Vergine o ai Santi. Dal colle della Vergine di Bonaria, da quello di Sant’Ignazio, di San Michele, dai poggi di Sant’Avendrace Cartaginesi, Romani, Pisani, Spagnoli e Sabaudi cavarono le pietre e con esse e sopra di esse fu scritta la storia di ognuno di quei popoli. Cartagine scavò acquedotti e tombe, aprendo baratri come pronai dell’Averno e punteggiando di miriadi di vuote occhiaie le colline che dolcemente digradano verso le lagune di Santa Gilla. Roma affidò alla pietra la dolce e luttuosa storia di Pontilla e di Cassio Filippo e nomi di consoli e di tribuni. Accogliente e maestoso in età imperiale s’aprì, nelle potenti cavee, l’anfiteatro; il genio architettonico lasciò tracce di grandiosità pari a quelle della stessa Roma nello stilobate di San Saturno e ville e templi diedero a Cagliari romana grazia e serenità. O Distesa lungo il mare da occidente ad oriente, tra calme acque, rocca contro la forza di Cartagine: così la vide Claudiano e Floro ne riconobbe tutta la maestà di città capitale chiamandola urbs urbium. Fu forse quel suo colore, quella sua imponenza di pietra in vista a deviare le rotte degli Arabi. Nella grandiosità delle rovine che la caduta dell’Impero aveva qui accumulate, come dovunque, Pisa riconobbe una nobiltà di razza e ne addolcì l’asservimento donando alla città il pulpito che Guglielmo aveva scolpito per il Duomo di Bonanno. Con le pietre che i Romani avevano tratto dalle cave di San Lorenzo e di Palabanda si levarono mura e torri e si innalzò Santa Maria di Castello. Nella Torre di San Pancrazio ed in quella dell’Elefante sono visibili, più che nella stessa Pisa, la potenza e la sicurezza di quella repubblica. Cagliari è tutta una immensa scalea che dal mare sale al Castello. La ascesa inizia da ogni parte: da San Benedetto, pretenziosa di architetture moderne, dalla Marina, affacciata sullo «struscio» della Via Roma o da Stampace o da Villanova, fitti di casette fiorite e ricche di finestre. In questo svolgersi a scalea, ogni palazzo, ogni monumento trova il suo rilievo, ogni campanile si colora di cielo. E a chi arriva dal mare o dalle grandi strade statali, l’antica rocca appare aerea e massiccia ancora come la videro le truppe dell’Infante Alfonso che ne sognava la conquista. Su quell’ammucchiarsi scomposto e pur tanto pittoresco di facciate, di tetti, di altane si leva il biancore del Duomo, e la formidabile cinta di bastioni – costante preoc- dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 39 Basilica di San Saturnino. cupazione dei consoli pisani, dei re di Aragona e dei duchi di Savoia – spartisce ancora oggi l’antico dal recente e separa e taglia la rocca dalle appendici. Di là dalle mura, verso l’alto: la storia; di qua: la vita. Di là: ricordi di lotte, di vicerè e di stamenti adunati nella chiesa della Speranza o in Duomo, magnificenze di cavalieri intorno a Carlo V che torna trionfatore da Tunisi, tristezze di corte in esilio e speranze di vittorie per Carlo Emanuele, tra gli echi delle battaglie napoleoniche e quelli dei valzer del Congresso di Vienna; di qua: anelito di vita, urgere di traffici, ardore di opere. Nella città murata ogni età ha lasciato nobili vestigia della sua arte: limpida semplicità del romanico nelle mura del primo duomo pisano, gotico d’Aragona alla Purissima, bellezza senza pari del Rinascimento che si innesta al Barocco nel portone a colonne bugnate che Antonio Brondo y Ruegas innalzò quando, nel 1622, voleva mutare in palazzi le veteres et angustas aedes. Ma la città murata è soprattutto settecentesca: con i duchi di Savoia entra il Barocchetto piemontese: Davisto, Belgrano di Famolasco, Perin avevano negli occhi la Torino di Benedetto Alfieri, dello Juvara e cercarono di rifare quei modi nella piccola capitale sarda. Ne risultò un Barocchetto con nuove prospettive, con nuove esigenze e sotto un cielo del tutto diverso da quello torinese. Certo furono i tempi nuovi, le nuove esigenze, nate con la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, ad imprimere nuova vita alla città. Forse fu anche il bisogno di spazio sentito da quegli architetti, l’esigenza dei moduli ampi e mossi del Barocchetto a sfondare l’antica barriera e così non solo la città vecchia ebbe i suoi monumenti, ma li ebbe la nuova e nacque la scenografica chiesa di Sant’Anna. D’altronde, anche fuori delle mura, le pietre avevano parlato sin da quando un architetto, tanto ignoto quanto grande, aveva levato, forse nel quinto forse nel sesto secolo, sul primo impianto, l’incomparabile basilica di San Saturno. Col secolo XVIII il calcare si risolve in formule nuove. Il Rinascimento come il Barocco sono rimasti linguaggi troppo forestieri, 40 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 troppo estranei all’architettura cagliaritana; la chiesa nuova di Sant’Agostino, concepita sotto suggestioni bramantesche, quella di San Michele, miracolosa pagina di raffinato barocco romano ed europeo, sono senza echi. Come fu in realtà eccezione anche la scuola stampacina dei Cavaro, presto spenta col Mainas, pittori nei quali l’incanto dell’arte italiana, spagnola e della tradizione locale non riuscì del tutto a fondersi armoniosamente. A dimostrare quanto Rinascimento e Barocco siano stati estranei al gusto cittadino basterebbe il fatto che essi non si tradussero mai in pietra. Il gotico aragonese trovò nel tufo la sua espressione e quella pietra ne tradusse assai bene, con la sua mollezza e labilità, quel tanto di arabo che i moros avevano fatto filtrare in uno stile nato europeo e germanico. Rinascimento e Barocco si espressero a Cagliari solo in intonaco e in gesso come a Sant’Agostino, a San Michele, nelle sale delle case gentilizie o in qualche raro palazzetto settecentesco della Marina. Obliata la pietra, il Settecento scoprì in città il ferro battuto. Chi ama veramente il caratteristico e non l’uniformità dei composti quartieri moderni dominati dall’asfalto, dalle luci fluorescenti ed uguali in ogni città, ricerchi tra le tante vie della Marina o del Castello, strette ed alte come fiordi rimasti in secco, cerchi e troverà ringhiere e poggioli di stupenda fattura. Il ferro, piegato in volute, stretto in spirali, articolato in curve ed angoli, panciuto come un cassettone tirato a vilucchi, domina in ogni balcone e sorregge le lastre nere d’ardesia dalle quali sgorgano esuberanti giardini pensili di gerani e garofani che danno colore e festa a quelle anguste viuzze. Gaetano Cima e Giovanni Marghinotti e la generazione degli architetti e dei pittori che da loro discesero non dispersero il carattere aulico della città. Cagliari è stata sempre capitale, sia che un Pietro, un Filippo o un Carlo regnassero in Aragona o in Castiglia, sia che un Amedeo o un Emanuele sedesse sul trono di Torino. Il neoclassico mantenne, talvolta anzi accentuò, in Cagliari il carattere di capitale. Cominciò allora anche l’evasione dal centro urbano. Nel primo decennio dell’Ottocento i conti Pollini costruirono sotto Castel San Michele la prima villa di gusto palladiano. Carlo Felice dona al popolo i Musei d’Archeologia e di Storia Naturale aprendo le vie all’indagine del reale e all’abbandono della scolastica. Poi Cagliari s’immerge lentamente nel gusto del Romanticismo e comincia, tra insurrezioni e canti, la febbre della sua crescenza. Sotto l’immutabile colore delle pietre, passano gli anni delle guerre per l’indipendenza e quando la grande, gloriosa epopea è chiusa, la composta età umbertina riprende il suo segnar il tempo con le pietre. Il calcare sembra broccato d’oro sui fianchi dei Bastioni di Saint Remy che il gusto della romanità in bella calligrafia fa coronare di un arco di trionfo. Al colore della città s’aggiunge un tocco nuovo: il grigio del granito. Cupo, greve, impegnativo, il granito s’atteggiò solenne, pretenzioso, nei colonnati del Mercato del pesce ed in quelli della frutta s’aggeminò al ferro ed alla ghisa, con la complicità del liberty trasformati in colonnine. Ma granito e ferro sono intrusi a Cagliari. Cagliari è città di pietra, ma non di bigia, dura pietra montana, bensì di calda, compiacente pietra di colle. Di calcare, di un calcare che non scaccia la luce come il granito, ma la rifonde e la colora, le dà un senso ed un moto: verticale, mistico nella torre e nei conci del San Domenico nuovo: dovizioso negli ornati del palazzo comunale: accogliente negli archi della basilica nuova di Bonaria; civettuolo tra il rosso dei mattoni ed il verde dei pini del Viale del Terrapieno. Calda, materna carezza del calcare che fa di Cagliari una città dove le pietre dicono di storie e di glorie. Dal volume L’elefante sulla torre – Itinerario cagliaritano, edito dal Rotary Club Cagliari - 1979. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 41 A proposito di paesaggio – Un insediamento nel Basso Sulcis Storia del nuovo abitato di Tratalias Giuseppe Cascìu a recente visita del 18 luglio scorso alla paura di incursioni piratesche, paura di Cantina Sociale di Santadi e al territo- territori malsani, delle paludi o altro. Può esrio e al paesaggio del Basso Sulcis, sa- serlo un felice incontro di strade o di vie compientemente illustrati dal caro amico Angelo merciali, che ha magari determinato un Aru, mi ha ricordato che anch’io in que- primo insediamento stabile, l’impianto di un st’ambiente ho avuto una mia piccola storia, luogo di scambi, la nascita e lo sviluppo di collegata all’essenza della geografia umana; al- un luogo di culto. l’esigenza di articoPer Tratalias può lare al meglio nel esserci stato un po’ “paesaggio dell’uodi tutto questo, e mo” le strutture socioè gli iniziali inseciali (economiche, diamenti nuragici produttive e di rela(il complesso de “is zione) e gli spazi che Meurras” verso esse richiedono, pur Giba, i vicini nuranella difficoltà, sotghi Giaragiara, Areto la spinta di esisi, Tratalias e altri genze utilitaristiche, siti ne sono testidi valutare al giusto monianza); o l’imlivello le componenportante risorsa idrica del vicino Rio ti e le testimonianze Palmas; o la preculturali di un sito e senza punica sulle di armonizzare la pendici del vicino loro presenza con Monte Sirai; o le nuovi o diversi fatPlanimetria del nuovo abitato. antiche presenze rotori di sviluppo che possano portare, nel tempo, al travolgimento mane vicino alle saline di Porto Pino, e soprattutto la strada romana che univa Sulcis delle originali situazioni ambientali. La nascita di una comunità deriva da par- a Nora passando per Bithia. Oppure vicende ticolari condizioni ambientali: può essere la del medioevo, con le testimonianze appena viposizione favorevole all’agricoltura e all’al- sibili delle rovine del castello di Tului e di quellevamento quale la vicinanza di un fiume, del- lo di Palmas, in una collina isolata vicino al l’acqua che fa diventare fertili le terre e i pa- vecchio insediamento di Palmas, appunto. scoli, la posizione pianeggiante dei terreni che La maggiore testimonianza, comunque, ne rende facile e proficua la coltivazione. Può della presenza di una florida comunità è data essere la vicinanza del mare che significa pe- dall’antica chiesa oggi dedicata a Santa Masca, commercio, rapporti con gli altri; o la ne- ria di Monserrato, databile almeno dal 1213 cessità di stare un po’ lontani dal mare per stando all’iscrizione scolpita nel coro dietro l’al- L 42 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Basilica di Santa Maria di Monserrato. tare maggiore, e costruita in stile romanico pisano con le trachiti rosate e verdi chiare estratte dalle colline vicine; ma sicuramente edificata sulle rovine di una precedente antica chiesa, che conservava le spoglie dei due Vescovi Alberto, dall’anno 1122, e Aimone, dall’anno 1163. È infatti probabile che, dal tempo della svolta storica dell’intervento politico commerciale del Papato e di Pisa e Genova dopo la seconda metà dell’11° secolo, i Vescovi di Sulcis (l’attuale Sant’Antioco) abbiano dimorato nel territorio fino alla prima metà del 15° secolo, quando il Vescovado fu trasferito da Tratalias a Iglesias. E insieme ai Vescovi e al Clero vennero gli Spagnoli al seguito dell’infante Alfonso d’Aragona, che nel 1323 sbarcò nel golfo di Palmas con 10.000 uomini, e da lì preparò l’assedio di Iglesias e il tentativo di conquista del Giudicato di Cagliari. Un passato illustre, quindi, segnato da notevoli presenze, che si sono gradualmente affievolite fino a scomparire nella monotonia della povertà quotidiana di una popolazione senza più storia, o meglio che non si è più sentita protagonista della propria storia e che ha continuato a vivere in un ambiente, certo progressivamente definito dai segni dell’uomo, dalla sua capacità di trasformare e organizzare la realtà che lo circondava ma, negli anni passati, un ambiente intensamente degradato dalle attività minerarie. Un territorio, comunque, – bisogna tornare indietro a quegli anni – ed un paesaggio ancora unici, particolari, fatti di grandi solitudini, di silenzio, di deserti e di cieli vasti, nei quali la severa nudità di certi tratti di costa e la vegetazione stentata, qua e là punteggiata dalla caratteristica macchia mediterranea, dall’euforbia e dalla palma nana ridotta ormai quasi allo stato di relitto, facevano sentire già aria d’Africa e portavano il ricordo al nome di Maurreddìa che ha la zona, e a quei Mauri che, deportati dai Vandali, vi abitarono un tempo numerosi e mescolarono il loro sangue a quello locale. In questo paesaggio, e per modificare questo territorio degradato e renderlo più produttivo ai fini agricoli e industriali, nel 1951 fu realizzata la diga di Monte Pranu, per conto del Ministero dell’Agricoltura, dalla Cassa per il Mezzogiorno, nell’ambito del Piano di Rinascita della Sardegna. Il serbatoio di Monte Pranu, della capacità massima di 50 milioni di metri cubi, è sotteso ad un bacino imbrifero di 43.000 ettari in gran parte in territorio di Tratalias. Esso ha determinato modifiche irreversibili nel territorio e conseguenze di vario genere: – anzitutto, in positivo, ha permesso l’utilizzazione irrigua dei terreni del Comprensorio di Bonifica del Basso Sulcis nei Comuni di Tratalias, S. Giovanni Suergiu, Carbonia, Sant’Anna Arresi, Perdaxius, Santadi, Narcao: circa 5.500 ettari coltivabili a carciofeto, vigneto, colture specializzate in genere; – in secondo luogo ha garantito un apporto idrico costante, per il Nucleo di Industrializzazione di Portovesme, di 10 milioni di metri cubi annui; di circa di 5 milioni per le attività industriali del Comune di Sant’Antioco; per il Consorzio Acquedotti di Sant’Antioco e per il Poligono militare di tiro di Capo Teulada; – di contro, in negativo, la localizzazione del bacino e della diga ha imposto lo spo- dicembre 2014 — stamento dei due abitati di Palmas e Villarios in posizioni di franco esterne all’invaso ed ha causato inoltre, per infiltrazione, l’imprevisto innalzamento della falda acquifera in tutta l’area occupata dal vecchio centro di Tratalias, chiesa monumentale compresa. In pratica, mentre gradualmente si sollevava la quota dell’acqua nel bacino di invaso, una particolare circolazione sotterranea nelle trachiti fessurate esistenti a valle ha subdolamente imbibito i terreni all’intorno, impregnato e ammalorato muri, fondazioni e strutture di sottosuolo dell’abitato, con risalite di falda, talvolta, fino ai pavimenti interni. La chiesa monumentale, con la cripta sotterranea invasa dall’acqua, fu messa in qualche modo in sicurezza dalla Regione Sarda nel 1954 con drenaggi e protezioni perimetrali, ma le abitazioni risentirono gravemente di questa inesorabile alterazione, che proseguiva nel tempo. Anche se si trattava di costruzioni semplici, realizzate nei modi più vari – mattoni di ladiri, blocchetti di cemento, muri in pietra scapola legata con malte scadenti, fondazioni poco profonde con nessuna impermeabilizzazione di base –, erano le case dove la gente aveva nel tempo celebrato i matrimoni, allevato i figli, curato gli animali, preparato e sognato il proprio futuro. In tale circostanza, si può dire che la gente di Tratalias ha ritrovato la sua storia; si Rotary Club Cagliari 43 Alcune abitazioni del vecchio centro abitato. è sentita nuovamente partecipe, viva e protagonista del suo destino, e con un’azione corale prolungatasi per oltre 15 anni, tutti gli abitanti hanno convinto e costretto la pubblica amministrazione, nel gennaio del 1970, allo spostamento dell’intero abitato; hanno ottenuto l’impegno alla restituzione del proprio ambiente, del proprio “paesaggio”. Da quella data si è avviato un singolare e importante episodio della mia vita professionale, che è continuato per molti anni e che ha interessato con me tutti i collaboratori del mio Studio tecnico che si sono avvicendati nel tempo: la realizzazione di questo nuovo abitato, con un insieme complesso e coordinato di attività di pianificazione, progettazione e direzione dei lavori, in continuo contatto e confronto con la popolazione, con gli amministratori e con gli Enti finanziatori e di controllo. È stata un’esperienza esaltante che, posso dire, ha contribuito notevolmente, da un lato a confermare il mio orientamento professionale verso impegni di carattere prevalentemente pubblico (già avviati in passato per gli ospedali, i borghi rurali, altri vari interventi) e da un altro lato a farmi ritenere che nella soluzione di un problema tecnico specifico come questo, il coinvolgimento e la partecipazione umana degli interessati sia più appagante e gratificante di una pur brillante soluzione razionale di calcolo o della progettazione di una importante struttura tecnologica o industriale; che fanno capo, in fondo, alle sole, seppur importanti, risposte e conoscenze scientifiche che si richiedono al professionista. L’opportunità mi era stata offerta dall’iniziale incarico dello studio urbanistico e di fattibilità, con l’ipotesi di risanamento del vecchio abitato e la previsione di un nuovo insediamento. Il tutto è stato possibile per l’apporto di sinergia 44 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 e competenza degli uffici regionali e della “Cassa per il Mezzogiorno” e per la disponibilità delle personalità politiche del tempo, che hanno reso possibili i finanziamenti e l’approvazione degli interventi; ma soprattutto per la continua, violenta e determinata partecipazione di tutta la popolazione di Tratalias e delle Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo; primo fra tutti l’appassionato Sindaco di allora, Amedeo Zara. E così l’incarico originario, per la decisione di portare fino in fondo il trasferimento del paese è sfociato in un progetto generale che prevedeva vari stralci e lotti esecutivi di attuazione; oltre allo studio e un concorso di idee per il mantenimento del Centro storico, dominato dalla chiesa romanica e da alcuni edifici cinque-seicenteschi di contorno. Nel primo lotto sono stati compresi l’importante fase di acquisizione dei terreni, un notevole settore di urbanizzazioni primarie (in pratica la griglia di impianto del tutto) e, a seguito di una complessa indagine demografica e socio economica, la realizzazione delle prime 38 abitazioni di diversa tipologia. Il trasferimento del paese, allora con oltre 1350 residenti, si è sviluppato negli anni successivi con un complesso percorso di abbattimenti, risarcimenti economici e nuove assegnazioni, per oltre dodici fasi temporali di intervento durante le quali sono state costruite strade, impianti e sottoservizi per tutto l’abitato, altre 123 abitazioni, gli edifici pubblici, commerciali e scolastici, la palestra coperta, il campo sportivo comunale, il depuratore fognario e varie altre attrezzature in preparazione dell’ufficio postale, dell’agenzia bancaria e di diverse possibili iniziative future. L’ultimo intervento in ordine di tempo ha riguardato la realizzazione di ulteriori 140 nuove abitazioni, l’assegnazione di 20 lotti urbanizzati per emigrati non residenti e la costruzione, sulla collina di Monte Nigali, della nuova chiesa parrocchiale, che è stata consacrata il 23 maggio del 1998 con una solenne cerimonia di dedicazione alla Vergine di Monserrato di Tratalias. Le oltre 300 nuove abitazioni, il sistema di strade, servizi, infrastrutture e gli edifici pubblici hanno quindi avviato la costituzione dell’attuale insediamento, tramite un meccanismo amministrativo e di legge che prevedeva l’abbattimento di tutte le costruzioni fatiscenti, il compenso ai proprietari del valore di mercato di eventuali abitazioni oltre la prima, la costruzione di una nuova abitazione in sostituzione della prima ma di caratteristiche adeguate al nucleo familiare e l’assegnazione, a chi non era proprietario, della prima casa anch’essa con le caratteristiche adeguate al nucleo familiare assegnatario. Oggi, con il riordino del centro storico e alcuni altri lavori che dal 2001-2002 non hanno più interessato me direttamente – essendosi la mia stagione e la mia partecipazione concluse dopo l’ultimo intervento iniziato nel 1998 – il nuovo paese è ulteriormente cresciuto, con una popolazione aumentata per l’inserimento di famiglie emigrate di ritorno e per la formazione di molti nuclei familiari giovani. Si è ricostituito un ambiente e rinnovato un “paesaggio”. Non tutto è andato benissimo, naturalmente: il criterio sociale di assegnazione inserito in legge e lungamente discusso ha innescato iniziali sconvolgimenti e attriti ma le cose, alla fine, si sono risolte in modo abbastanza equilibrato. Dopo l’ultima realizzazione, alla chiusura di tutta la vicenda la SAR film, una società culturale dell’Iglesiente, aveva prodotto e diffuso un documentario cinematografico intitolato: Tratalias, una fiaba, che iniziava così: C’era una volta nelle prime alture del Sulcis un piccolo, sereno e pacifico paese: Tratalias… ...e c’è ancora, a dispetto del grande torto che l’acqua, la diga, la superficialità degli uomini hanno fatto a questa comunità, che ha davvero rischiato di scomparire e che ora, come l’Araba Fenice, è invece risorta dalle sue ceneri. Senza enfatizzare troppo direi che sia per me che per gli abitanti del paese, che ritengo i veri protagonisti della vicenda, è stata un’avventura affascinante e un’appagante esperienza. Oltre alla singolarità dell’opera le- dicembre 2014 — gata alla nascita… univoca di un intero abitato, che in Sardegna ha avuto come esempi illustri, per diversi scopi e con ben maggiori dimensioni, credo solo Carbonia e gli insediamenti delle grandi bonifiche, la caratteristica interessante, per quanto riguarda l’intervento sul “paesaggio” sta nella corale, fondamentale sinergia di tutti gli attori e nell’unicità della regia operativa; eterno argomento, sempre ricorrente e oggi poi più che mai attuale, anche nel Sulcis e in maggior scala territoriale. Per me l’importanza dell’esperienza di Tratalias deriva dall’aver potuto progettare le abitazioni, pur nell’ambito di un incarico pubblico, non asetticamente ma tenendo conto delle personali esigenze e delle diverse attività degli abitanti del paese (agricoltori, commercianti, artigiani, impiegati..), che sono stati interessati e resi partecipi delle decisioni e delle tipologie loro destinate con numerosi contatti e riunioni: ad esempio per l’organizzazione dei cortili e delle tettoie, per la posizione del forno di cottura, per la distribuzione interna e i collegamenti degli ambienti per i familiari disabili e per gli anziani. Dall’aver potuto progettare e realizzare in uno con le abitazioni anche tutte le strade, gli spazi pedonali, gli edifici pubblici e i vari impianti, con un continuo e concreto coordinamento con gli uffici amministrativi e di controllo e con una reale economia finale, per il rispetto Rotary Club Cagliari 45 Il nuovo centro visto dalla collina di Monte Nigali. dei dati e dei costi iniziali di progetto; il che ha portato a puntuali, compiaciuti riscontri da parte delle imprese costruttrici, degli utenti, delle commissioni di collaudo. E poi nell’aver potuto fare, io, la “nave scuola”: trasferire cioè le esperienze professionali che da tutto questo nascevano, oltre che ai componenti del mio Studio e a me stesso ovviamente, anche ai vari giovani tecnici e operatori locali coinvolti, che nel tempo sono diventati professionisti autonomi e che ora con le nozioni acquisite continuano il cammino in questo territorio. Un’ultima considerazione personale: in questi casi la progettazione richiede al professionista una forte dose di umiltà, che mitighi la naturale ambizione a fare “qualcosa di diverso” e di “eccezionale se possibile”. In occasioni come questa è necessario rispettare schemi di vita e atteggiamenti che magari inizialmente non si capiscono, comprendere la mentalità e i comportamenti delle persone interessate per cercare di tramandare, pur con l’adozione di tecniche costruttive moderne e di soluzioni e materiali attuali, quella “civiltà dell’abitare” insita nel meccanismo di vita giornaliero che deve continuare nel tempo, a testimonianza della cultura del luogo e della tradizione. Ecco, questa mia piccola storia, quest’affascinante avventura, forse perché vissuta in tempi lontani dall’attuale crisi o forse perché nata per un pizzico di fortuna ha lasciato in me, sempre vivi, un grato ricordo e l’emozione di aver partecipato e in qualche modo contribuito alla positiva evoluzione del così detto “paesaggio degli uomini”, tanto ricercato dalla scienza della geografia umana alla quale ho prima fatto cenno. All’evoluzione, in questa porzione del Basso Sulcis, di un ambiente in fondo importante, definito nei secoli dal segno dell’uomo, ma da mantenere ancora oggi a misura delle sue esigenze. ■ 46 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Rischi presunti e rischi reali La malattia da virus Ebola Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu el 1930 autori russi avevano descritto una forma morbosa a carattere epidemico caratterizzata da nausea, vomito, febbre, cefalea, prostrazione, profuse emorragie, ematuria e vomito sanguigno. Una affezione simile era stata anche riscontrata dalle autorità sanitarie giapponesi in zone della Manciuria tra il 1939 ed il 1945. Le forze alleate dislocate sul fronte della Corea erano state colpite nel 1951 da una malattia epidemica simile a quella più sopra descritta per la quale sia gli angloamericani che gli autori giapponesi avevano concordato la denominazione di Febbre epidemico-emorragica. Qualcuno l’aveva persino paragonata alla Peste di Atene efficacemente descritta dallo storico greco Tucidide nella sua opera La guerra del Peloponneso. Le discussioni sull’eziologia si erano protratte a lungo, ma alla fine aveva prevalso l’orientamento che portava a ritenere responsabile di questa affezione uno o più agenti virali (cfr. Carcassi U.*). I virus sono i più piccoli fra i microrganismi. Non sono visibili al microscopio ottico e non crescono nei comuni terreni di coltura. Essi dipendono completamente dalle cellule (batteriche, animali o di piante) per riprodursi. La cellula è l’unità fondamentale di ogni organismo vivente. Le sue principali caratteristiche sono di essere in grado di vivere autonomamente e soprattutto di riprodursi. I virus sono composti da uno strato esterno di proteine e da un nocciolo interno N * UGO CARCASSI, La febbre epidemico emorragica, Archivio Italiano di Scienze Mediche Tropicali e di Parassitologia, Fascicolo 9, settembre 1953, Tipografia E. Pinci, Roma, pagg. 445-458. di acido desossiribonucleico (DNA) o di acido ribonucleico (RNA) che costituisce il loro corredo genetico. Molte delle malattie infettive umane importanti sono causate da virus RNA. Fra queste vanno ricordate la Sindrome di insufficienza respiratoria acuta, l’influenza, l’epatite da virus C, la poliomielite, la rabbia, il morbillo. Negli ultimi decenni è stato descritto un nuovo gruppo di febbri emorragico-epidemiche dovute a virus RNA tra loro diversi. Fra questi figura anche il virus Ebola. La malattia da virus Ebola, precedentemente nota come Febbre emorragica di Ebola, è una affezione umana grave e spesso mortale. I primi episodi epidemici si erano verificati in remoti villaggi dell’Africa centrale, nei pressi delle foreste pluviali. Ma le epidemie più recenti nell’Africa occidentale hanno interessato sia aree urbane che aree rurali. I primi casi di malattia di Ebola erano stati descritti nel 1976 ed avevano riguardato due epidemie insorte una nel Congo in un villaggio vicino al fiume Ebola, l’altra a Nzara nel Sudan. Le attuali epidemie dell’Africa occidentale, con i primi casi descritti nel marzo del 2014 costituiscono la più ampia e la più complessa epidemia di Ebola da quando questo virus è stato descritto nel 1976. Il processo epidemico ha interessato la Guinea, la Sierra Leone, la Liberia, la Nigeria ed il Senegal. Va fatto rilevare che i Paesi più seriamente colpiti (la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia) sono quelli con sistemi sanitari carenti, praticamente privi di infrastrutture sanitarie e che solo di recente sono usciti da una lunga fase di conflittualità e di instabilità socio-politica. dicembre 2014 — Questa forma morbosa è caratterizzata da sintomi che comprendono febbre, dolori muscolari, prostrazione, processi emorragici e shock ipovolemico. La mortalità sembra aggirarsi tra il 65 e l’85%. L’agente responsabile appartiene alla famiglia dei filovirus, così denominati per l’aspetto filiforme che mostra quando viene osservato al microscopio elettronico. Ne sono state identificate 5 specie di cui 4 mortali per l’uomo. Il virus si attacca ai recettori della cellula ospite dove si verifica una fusione della membrana virale con quella della cellula umana creando delle vescicole che vengono assorbite dalla cellula ospite per endocitosi (introflessione). Le componenti virali vengono rilasciate nel citoplasma (parte che circonda il nucleo) della cellula infettata. Quando la moltiplicazione del virus raggiunge il massimo, le nuove particelle virali “virioni” si stratificano sulla membrana della cellula ospite dalla quale poi fuoriescono per gemmazione diffondendosi nel circolo ed infettando altre cellule. Non è noto con certezza il serbatoio naturale del virus. È risultato assente tra 30.000 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi ed artropodi presenti nelle regioni colpite. È stato ritrovato in sei piccoli roditori, in un toporagno, in scimmie, scimpanzè, gorilla, antilopi, porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale, ed in una famiglia di pipistrelli, noti anche come “volpi volanti”, che si nutrono esclusivamente di frutta ed insetti. Per le loro dimensioni e per la carestia che tormenta le regioni del centro Africa, gli esemplari più grossi sono in vendita nei mercati locali e vengono regolarmente consumati dagli abitanti. Questo può costituire, se infetti, una via di diffusione dell’agente virale. Al momento attuale appaiono i candidati più probabili quali serbatoi naturali in quanto albergano il virus, non ammalano, ma trasmettono l’infezione anche attraverso il succo salivare. Questa ipotesi trova conferma dal fatto che le epidemie sono esplose con maggiore frequenza quando compagnie occidentali e cinesi interessate alla ricerca di giacimenti di minerali hanno iniziato a penetrare nella giungla procedendo Rotary Club Cagliari 47 ad un diffuso disboscamento. Questa attività nell’Africa centrale è di data relativamente recente ed il disboscamento ha generato il cosiddetto “Bush Meat”, cioè il contatto con animali infetti o con la consumazione di carni di animali infetti quali scimpanzè, gorilla, antilopi, etc. Si ipotizza che il primo caso umano origini dal contatto con animali infetti. Il virus successivamente si diffonde nell’uomo per contatto diretto con sangue o liquidi biologici di soggetti affetti, o per contatto con oggetti contaminati dalle secrezioni infette. La sintomatologia insorge dopo 3-18 giorni dal contagio. Compaiono febbre, cefalea, dolori muscolari, faringite, vomito, profusa diarrea e manifestazioni cutanee maculopapulose. Dopo circa una settimana si manifestano le gravi complicazioni emorragiche viscerali che portano a morte. Di solito quando le epidemie interessano piccoli villaggi si autoestinguono in quanto uccidono quasi tutte le persone infettate. Diversa è la situazione quando l’infezione riguarda grossi villaggi o delle città in cui il virus prospera ed uccide nonostante le misure di contenimento poste in essere dalle autorità locali che, per mancanza di risorse sanitarie, non riescono a fronteggiare il progredire dell’epidemia. È importante sottolineare come può avvenire il contagio umano. Va ricordato che il virus sopravvive all’esterno per alcune ore. Pertanto baciare un malato, toccare qualcosa infetta, come un cellulare oppure la maniglia di una porta o la tessera di un bancomat, può provocare l’infezione se l’individuo sano si tocca la bocca o gli occhi. Un’altra modalità, che riguarda prevalentemente le popolazioni locali, è quella di con- 48 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 sumare cibo lasciato da un malato, oppure pulirne il cadavere o toccarlo durante le cerimonie funebri. Ugualmente pericoloso è far sesso con una persona malata, oppure guarita dall’infezione. Il virus sembra resti attivo nello sperma per circa 4-5 settimane dopo la guarigione. Ugualmente importante appare sottolineare come non si può contrarre l’infezione: entrare in contatto con persone infette che non presentano alcuna sintomatologia, oppure viaggiare in aereo con un soggetto che poi sviluppa i sintomi specifici. Gli immigranti che attraversano il Mediterraneo, per le condizioni terribili con cui gli spostamenti avvengono, se infetti muoiono prima di imbarcarsi e non costituiscono quindi fonte di infezione. Attualmente la diagnosi viene posta con sicurezza con rapide tecniche di laboratorio. Tuttavia, e questo riguarda anche il controllo negli aeroporti, la rilevazione della temperatura corporea è di grande utilità in quanto la comparsa della febbre, anche modica, precede di alcuni giorni la positività dei test di laboratorio. Il trasporto dei malati, o presunti tali, avviene con metodiche particolarmente sofisticate. Per il viaggio aereo si utilizza uno speciale ampio contenitore ad aria filtrata a chiusura ermetica, mentre per il trasferimento nell’ambulanza che dovrà trasportare il paziente in un centro specializzato l’ammalato viene trasferito in una struttura ermetica più piccola e collocato nel mezzo di trasporto in un vano a ricircolo interno d’aria. Il prototipo di questa struttura ermetica è stato costruito da un’azienda italiana così come italiano è l’unico vaccino autorizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità preparato da uno studioso italiano e sviluppato dall’azienda italiana Okairos. Negli Stati Uniti i test sono in corso già da un anno senza che siano comparsi effetti collaterali significativi. Probabilmente questo vaccino potrebbe già essere utilizzato nell’epidemia in corso nei paesi dell’Africa occidentale. Alla sua produzione e distribuzione su larga scala dovrebbe provvedere la multinazionale GSK. Per quanto attiene invece la terapia farma- cologica, sono in corso di sperimentazione il brincidofovir (farmaco antivirale), il favipiravir ed un trattamento a base di sangue e di plasma. Una tragedia nella tragedia è costituita dal fatto che nessuno vuole gli orfani. Non li vogliono i parenti, non li vogliono i compaesani, non se ne occupano fino ad ora i Comitati per le adozioni. È evidente che la via migliore per fermare il diffondersi dell’epidemia è quella di curare in loco i malati. Per far questo occorre personale medico ed infermieristico altamente specializzato e strutture ospedaliere idonee. Risulta quindi giustificata la richiesta posta con forza dalle autorità sanitarie mondiali per il reclutamento di volontari disposti a contribuire alla lotta contro questa terribile epidemia. Come è noto i casi verificatisi al di fuori dell’Africa sono limitati e quasi tutti hanno esitato in guarigione, mentre secondo l’ultimo rapporto dell’O.M.S. le vittime del virus Ebola sono 5.160, i casi registrati risultano 14.098. È recentissima la notizia che un medico italiano dell’Organizzazione Medici Senza Frontiere è stato infettato dal virus Ebola ed è attualmente ricoverato nel reparto speciale dell’Ospedale Spallanzani di Roma. Per funzionalizzare la lotta anti Ebola, in USA è stata istituita la figura del Coordinatore unico. Lo stesso è avvenuto nei paesi della Comunità Europea compresa l’Italia. In ogni Regione sono state create delle Unità di prima diagnosi ed i casi accertati dovranno essere avviati o al centro ospedaliero di alta specializzazione di Roma (Ospedale Spallanzani) o di Milano (Ospedale Sacco). Non deve meravigliare che i virus di questo gruppo, ed in particolare quello dell’Ebola, abbiano stimolato la fantasia di romanzieri e cinematografari. I film più noti su questo argomento sono: Virus letale del 1995, Ebola area di contagio del 1995, Plague fighters del 1996. Fra i romanzi vanno ricordati: Contagio di Robin Cook, Nel bianco di Ken Follet, Potere esecutivo di Tom Clanci, Rainbow six (variante di Ebola “Artificiale shiva” che si diffonde per via aerea). ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 49 Una manifestazione popolare Le antiche case del vino Angelo Aru a alcuni anni, nella frazione di Pirri, anticamente comune, un’associazione di abitanti pirresi, ha promosso un’attività culturale per ricordare il passato di questo centro del Campidano di Cagliari. Già nel recente passato e, soprattutto nel 2013, è stata promossa un’attività per ricordare e valorizzare questo paese come il più antico centro dell’attività vinicola, come produzione e commercializzazione. Un certo numero di case, appartenenti in passato ai viticoltori, oggi valorizzate e utilizzate con principale scopo abitativo, sono state aperte al pubblico. Molti proprietari delle case non sono più viticoltori e non sono di origine pirrese, ma hanno svolto un’opera di conservazione e valorizzazione della casa campidanese. Purtroppo la maggior parte di queste case sono state demolite per costruire volumi ben più importanti e remunerativi sotto l’aspetto economico. Nel 2014, nel mese di ottobre, la manifestazione è stata ripetuta con una organizzazione innovativa, ossia ciascuna casa aderente alla manifestazione, ha presentato una mostra di artigianato artistico, scelta liberamente da ciascun proprietario, di cui si dirà successivamente. La manifestazione è stata realizzata anche grazie all’importante contributo, non solo economico ma soprattutto culturale, dato dalla Municipalità di Pirri, che ha sostenuto l’organizzazione dell’evento e ha messo a disposizione la Vetreria di Pirri per lo svolgimento del Convegno. Alla manifestazione è stato associato un convegno durante il quale sono state trattate tematiche che vanno dalle case campida- D nesi alla storia della viticoltura, all’importanza che tale attività ha svolto nel Golfo di Cagliari, all’attività commerciale vinicola del passato, alla storia tra attività agricola e la società ed ai rapporti esistenti da sempre tra suoli e so- Una ceramica di Massimo Boi. 50 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Casa Aru-Malquori. Casa Aru-Malquori, ceramica della Cooperativa Ceramisti di Oristano e bertula della Cooperativa Su Trobasciu di Mogoro. cietà ed al ruolo economico che l’enologia ha avuto nel passato, nell’ex comune di Pirri. Pirri in effetti ha avuto un ruolo centrale nell’area vasta del Campidano di Cagliari e della Sardegna per quanto riguarda l’attività vitivinicola. Infatti nell’area del Campidano di Cagliari ha sempre avuto un ruolo fondamentale la viticoltura che ha maggiormente caratterizzato l’area vasta delle zone pianeggianti e collinari del Campidano, della Trexenta e della Marmilla. Gli storici riportano notizie precise sul ruolo di queste zone sulle produzioni cerealicola e vinicola a partire dal periodo fenicio punico, al romano, al medioevale etc. Indubbiamente l’importanza maggiore in passato era data dalla produzione del grano, indispensabile per tutte le popolazioni in costante regime di guerra. Il convegno ha illustrato le ragioni del maggior interesse per le popolazioni dominanti e quelle che hanno condotto al ruolo di capitale del vino di Pirri e dei paesi limitro- fi. Un quadro di grande interesse è stato fatto da Gigi Picciau sulla viticoltura e sull’enologia; dal prof. Spiga sulla storia del commercio dei vini nell’Ottocento e Novecento, elencando le grandi imprese che fecero di Pirri la capitale del vino in ambiente mediterraneo. Infatti la prima borsa del vino in Italia è nata proprio a Pirri. Il prof. Paolo Amat, in maniera brillante, ha illustrato una parte delle attività svolte dalle famiglie patrizie di Cagliari, dalle bellissime case dell’agro appartenente ai suoi antenati oggi in parte ancora esistenti. Il prof. Antonello Sanna, Direttore del Dipartimenti di Architettura dell’Università di Cagliari, ha illustrato sinteticamente l’architettura campidanese nel Golfo di Cagliari, con particolare attenzione ai comuni di Quartu, Pirri, Monserrato etc. L’interesse è stato tale da suscitare nei partecipanti al convegno il desiderio di organizzare un incontro esclusivo sulla casa dicembre 2014 — campidanese e sulla necessità ed utilità della sua conservazione e valorizzazione. Angelo Aru ha trattato il tema del paesaggio agricolo con una relazione riguardante la società e l’economia, con una sintesi storica a partire dal nuragico fino ai giorni nostri. Particolare importanza ha posto sul rapporto fra suoli e società nel tempo e come l’uomo abbia influito sul paesaggio agricolo, sull’aspetto economico e, soprattutto, sull’aspetto percettivo del bellezze del paesaggio. I viaggiatori dell’Ottocento in Sardegna hanno descritto questo paesaggio come uno dei più belli dell’isola e del Mediterraneo. Il territorio del Campidano di Cagliari ha dato i natali al vigneto come coltura specializzata che ha caratterizzato il territorio negli ultimi secoli. È interessante la rappresentazione grafica che Maurice Le Lannoux ha presentato nel suo libro Pastori e Contadini di Sardegna negli anni ’30. La viticoltura in Sardegna era particolarmente diffusa nel Campidano di Cagliari; nelle altre zone della Sardegna era più episodica e con interesse esclusivamente locale. Un aspetto che è stato trattato è stato il degrado del paesaggio, il consumo delle terre migliori e il danno che ne è derivato per il futuro. L’espansione urbana non pianificata, infatti, è stata un disastro ovunque e così pure nel Campidano cagliaritano. Diversi comuni hanno consumato quasi tutto il territorio a disposizione creando non pochi problemi all’intera popolazione, alle infrastrutture, alla gestione dei deflussi e a tutta l’organizzazione urbana. Ma, nonostante i vari appelli, la pianificazione urbanistica dei comuni, il disastro avanza determinando problemi di difficile soluzione. Trattasi di fenomeni di vera e propria desertificazione, intendendo con questo termine la scomparsa di risorse naturali non rinnovabili. È pertanto indispensabile ricorrere ad una pianificazione rigida, che conservi per il futuro queste risorse non rinnovabili. Nel caso del Golfo di Cagliari è probabile che un’agricoltura part-time anche con l’ausilio di cooperative di servizi, possa portare un miglioramento di que- Rotary Club Cagliari 51 Casa Puddu. sto paesaggio, conservando le caratteristiche che l’uomo da sempre ha costruito. Una parte di questo territorio è servito da condotte d’acqua consortili per uso irriguo che può essere allargato in aree più vaste dal momento che il sistema del Flumendosa può garantire le scorte. Sarebbe veramente un quadro suggestivo e affascinante vedere l’intero territorio coltivato per 12 mesi l’anno, produttivo e caratterizzato da una grande varietà di colori che solo la vegetazione mediterranea può dare. Le case campidanesi di Pirri, come detto in precedenza, appartenenti in passato ai viticoltori sono state rese visitabili in questa manifestazione ed hanno accolto al loro interno interessanti mostre dell’artigianato artistico e della Sardegna. In tutto una decina di case hanno accolto le mostre e sono state visitate, in due giorni, da migliaia di visitatori, provenienti principalmente dall’hinterland di Cagliari. 52 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 l’artista, in tutte le trasformazioni del pezzo, durante e dopo la cottura, in modo da conferire a ciascun oggetto particolarità irripetibili. La sua produzione comprende oggetti e forme originali in cui risaltano, sul fondo opaco annerito, smalti e accostamenti policromi che l’artista utilizza con grande maestria. Espone annualmente in tutte le mostre specializzate e di settore, non solo in Italia ma anche all’estero, portando ovunque i colori e la vivacità della sua Sardegna. Opera realizzata dall’artista Simonetta Liscia. Di queste case, ne ricorderò soltanto alcune che sono state oggetto di interventi di recupero e restauro fatto dall’ing. Annuska Malquori, che ha dedicato parte della sua attività a questo problemi. Una delle case fu la sua abitazione (Casa Aru-Malquori) che è stata restaurata con grande impegno professionale, con arredi antichi e moderni accostati con grande gusto artistico, dando al complesso un aspetto straordinario. La casa infatti raccoglie arredi con grandi firme mirabilmente composti con oggetti di antiquariato, oggetti artigianali e artistici provenienti da diverse parti del mondo. La casa conserva tutto questo, insieme a ricordi di lavori eseguiti nei paesi in via di sviluppo, in Europa, in Cina etc. In questa casa hanno esposto alcuni artisti molto noti della ceramica artistica, tra cui Massimo Boi, artista molto noto anche a livello internazionale, Simonetta Liscia, che ha presentato le sue opere innovative nel campo della lavorazione del vetro e del rame e la Cooperativa Ceramisti di Oristano, con una collezione di ceramiche tradizionali e di nuova fattura. Questa collezione è stata esposta nella lolla tra piante e fiori e qualche assaggio di vini offerti dalle cantine più importanti del Campidano di Cagliari (Cantine Argiolas, Cantine di Dolianova, Cantine Ferruccio Deiana, Cantina Contini, Cantina Corda-Argiolas ecc…). Massimo Boi è considerato tra i più originali artigiani sardi contemporanei. Oltre alla lavorazione della ceramica secondo i metodi tradizionali, si è dedicato alla tecnica Raku (dal giapponese gioia di vivere) la cui peculiarità consiste nella libertà da qualsiasi vincolo e nella guida, da parte del- Simonetta Liscia ha da sempre una grande passione per arte e manualità. Un obbiettivo, aprire un laboratorio, al fine di concretizzare l’esperienza nel settore della ceramica. Tale esperienza si è sviluppata negli anni attraverso la realizzazione di diversi complementi d’arredo tra cui le lampade. «Ed è proprio dallo studio di tale produzione che ho scoperto l’utilizzo di altri materiali ed in particolare il vetro, lasciandomi affascinare dalla sua leggerezza e trasparenza, trovando in tale materiale lo strumento più adatto ad esprimere la mia creatività. La produzione di ceramiche artistiche negli anni è diminuita fino ad essere sostituita completamente dalla lavorazione del vetro. È soprattutto con la vetro fusione che inizio un’intensa ricerca stilistica e tecnica in continua evoluzione, do dicembre 2014 — Lampada da tavolo di Simonetta Liscia. Rotary Club Cagliari 53 Ceramica di Massimo Boi. un’impronta decisiva alle mie creazioni rendendole riconoscibili attraverso i decori in rame realizzati a mano, giochi di fili, intrecci e lastre lavorate a sbalzo e inglobate nel vetro». Un’altra casa campidanese (Casa PoddaAru) è stata restaurata da Annuska. La casa era ugualmente adibita in passato alla lavorazione del vino mentre oggi è occupata dalla famiglia. In questa abitazione ha esposto la Cooperativa Tessile Su Marmuri di Ulassai che lavora in parte su disegni di Maria Lai, la Cooperativa Su Trobaxiu di Mogoro, con una collezione di tappeti e arazzi di rara bellezza. In questa casa è stato esposto il Telaio realizzato da Maria Lai e donato dall’artista al Museo Nivola di Orani. In una cornice come la casa Podda Aru quest’opera e tutto l’artigianato esposto ha rappresentato un quadro unico e di grande interesse sotto tutti i punti di vista. Un’altra casa opera del restauro di Annuska è la casa Puddu, di proprietà di Giorgio Puddu, notissimo artista nel campo della lavorazione del legno, non solo negli oggetti tradizionali ma anche in diverse opere artistiche presenti oggi in molte parti dell’isola ed in musei di vari continenti. La casa è uti- “Il telaio”, opera di Maria Lai esposta nel cortile di casa Podda-Aru. 54 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Casa Podda-Aru, antica cantina trasformata in soggiorno. lizzata non solo per abitazione ma anche come laboratorio e per lo svolgimento di lezioni sull’arte del legno che questo artista svolge per studenti di varia età e provenienza. La casa è spesso sede di riunioni fra artisti, artigiani ed amici, come è tradizione. Chi ha visitato questa casa ha potuto vedere come vive il laboratorio di un artista del legno in un ambiente suggestivo per le creazioni del livello di Giorgio Puddu. Sito internet del club: E-mail del club: Vi sono altre case restaurate da diversi professionisti con risultati diversi, tutte molto interessanti, ove si percepisce la mano e la professionalità del progettista. Ho però volutamente citato queste tre case per ricordare il grande impegno culturale e l’amore per queste opere da parte di Annuska che ha dato tanto per la conservazione del patrimonio umano di questi luoghi. ■ www.rotarycagliari.org [email protected] dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 55 Importante traguardo Luciano Di Martino Presidente EEMA Mauro Manunza l professor Luciano Di Martino, Past Governor del nostro Distretto, socio del club Cagliari Est, è il nuovo presidente del’EEMA, l’organismo che comprende i delegati rotariani per lo scambio-giovani di tutti i paesi dell’Europa, dell’Est Mediterraneo e dell’Africa. È il primo italiano a raggiungere il vertice dell’importante istituzione internazionale rotariana. Negli ultimi due anni aveva ricoperto la carica di vicepresidente, e nell’agosto scorso è stato eletto Presidente per il biennio 2014-2016 in occasione della 62a EEMA Conference, tenutasi a Oslo. I La scelta non desta sorpresa: è la conferma del riconoscimento unanime di un autorevole esperto di una delle azioni più importanti del Rotary International, rivolta alle nuove generazioni e, in larga prospettiva, all’educazione alla pace fra i popoli. Lo “scambio giovani” produce infatti un vastissimo movimento di ragazzi in tutto il mondo all’insegna dell’amicizia, muovendo un’attività mondiale d’interscambio di ospitalità, quindi di conoscenze, rapporti di stima e affetto, legami tra singole persone, famiglie e luoghi a livello intercontinentale. 56 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Secondo il neopresidente, lo scambio-giovani internazionale è «un esperimento unico che pone i presupposti per quella pace mondiale che tutti speriamo di vedere un giorno». Ora sente il peso di una speciale responsabilità, ma dice che assieme al vicepresidente Serdar Kelahmet farà di tutto per meritare la fiducia che gli è stata data: «Lavorerò ancor di più con spirito di sacrificio, con dedizione, convinzione ed entusiasmo, cercando di dare ulteriore impulso all’organizzazione e allo sviluppo del Rotary Youth Exchange Program nell’area geografica che comprende Europa, Est-Mediterraneo e Africa». Il suo primo obiettivo è il potenziamento dei rapporti di amicizia e di contatti operativi con quanti (dai gruppi di lavoro internazionali ai singoli club) operano «nell’interesse dell’incontro, dello scambio di esperienze e conoscenze di chi si affaccia al mondo con l’ottimismo tipico dei ragazzi». Luciano Di Martino parla correntemente la lingua inglese e ha buona conoscenza del francese e dello spagnolo. Nel Rotary dal 1985, è insignito di otto PH Fellow e della Citazione d’Onore del Presidente internazionale Bill Huntley. Fra i numerosi incarichi e impegni rotariani, alcuni sono particolarmente significativi: come la presidenza della Commissione distrettuale Scambio-giovani del Distretto 2080 e il ruolo (ricoperto per 9 anni) di coordinatore nazionale del Multidistretto-Centro Italiano Scambio Giovani (che si occupa di organizzare l’accoglienza, la sistemazione e la tranquillità dei ragazzi di anno in anno coinvolti). Sul programma scambio-giovani ha organizzato cinque forum distrettuali e cinque meeting internazionali (due a Cagliari, gli altri a Roma, Pompei e Alghero). Per tre anni ha fatto parte della Commissione internazionale dei delegati scambio-giovani EEMA per la prevenzione delle molestie e degli abusi. Nel 2009, in occasione della conferenza di Reykjavik, è stato nominato Membro onorario dell’Europe, Eastern Mediterranean and Africa Rotary Youth Exchange. È stato relatore in numerosi meeting dei delegati latino-americani per lo scambio-giovani; ha tre attestati di benemerenza delle associazioni bra- siliana e sudamericana per lo scambio-giovani del Rotary internazionale; è stato moderatore panel sulle nuove generazioni alla pre-convention scambio-giovani del congresso di Chicago (2005), relatore alla pre-convention Scambio Giovani del Congresso internazionale di Malmoe (2006), relatore sulla “Attualità e importanza dello scambio giovani” all’Institute di zona di Sorrento (2007). Infine, ha organizzato cinque forum distrettuali e cinque meeting internazionali sul programma scambio-giovani del Rotary; ed è stato lui l’artefice della 61a EEMA Conference, svoltasi a Roma nell’estate dell’anno scorso. Medico oncologo cagliaritano, Luciano Di Martino è libero docente in Patologia speciale chirurgica e Propedeutica clinica. Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, ha un rilevante curriculum professionale. Fra l’altro, a Cagliari è stato primario chirurgo nell’ospedale Oncologico, direttore dell’Unità di Senologia della clinica Sant’Antonio, professore all’Università degli studi (Scuola di specializzazione di Chirurgia generale); a livello nazionale direttore della Scuola speciale nazionale di chirurgia mammaria, vice presidente della Società italiana di Chirurgia, presidente nazionale della Società italiana di Chirurgia oncologica; a livello internazionale è stato collaboratore straniero dell’Imperial Cancer Research Fund di Londra e del Memorial Sloan Kettering Cancer di New York, oltre che componente dell’European Board of Surgery. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche, edite anche in riviste straniere, e di lavori monografici; ha partecipato a numerosi congressi nazionali e internazionali come relatore, presidente, moderatore. Da oltre 30 anni si occupa del trattamento del carcinoma mammario sia a livello terapeutico che plastico-ricostruttivo (per tale patologia ha eseguito oltre 5000 interventi chirurgici); considerata l’esperienza, nel 105° Congresso della Società italiana di Chirurgia (Napoli 2003) gli è stato affidato l’incarico di presentare la relazione biennale sul cancro della mammella, argomento sul quale esiste una sua monografia di rilevanza ultranazionale. ■ dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari Il Rotary e lo sport La lezione di Mennea Francesco Birocchi ancora un mito Piero Mennea, la “freccia del Sud” che ha riempito gli stadi, che ha fatto parlare di sé per le sue memorabili imprese sportive, ma anche per la capacità di raggiungere obiettivi all’apparenza impossibili con spirito di sacrificio ed impegno fuori dal comune. Nello sport e nella vita. La sua straordinaria figura di uomo e di campione, è stata ricordata il 25 settembre dal Rotary Club Cagliari con una partecipata e coinvolgente manifestazione alla Fiera. Davanti ad una sala affollata di rotariani e sportivi di ieri e di oggi il presidente del Club, Mario Figus ha spiegato che l’iniziativa era stata concepita, con la collaborazione dello stesso Mennea, nell’intento di valorizzare i valori condivisi dello Sport e del Rotary. La scomparsa del grande campione (avvenuta a Roma il 21 marzo 2013) ha indotto ad un forzato cambiamento di programma e, grazie alla collaborazione della moglie Emanuela, il ricordo del personaggio Mennea è stato lo spunto per parlare di Sport, quello vero, quello pulito. È 57 58 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Con la sapiente regia del giornalista Mario Guerrini sono saliti sul palco della Fiera, assieme a Emanuela Olivieri Mennea, alcuni indimenticabili campioni del passato quali Eddy Ottoz, due volte campione europeo nei 110 metri ostacoli, e il figlio Laurent, anch’egli atleta di grande valore, Franco Sar, indimenticato olimpionico che ha cominciato la sua carriera sportiva ad Iglesias. Con loro alcuni grandi sportivi sardi, Angelo Cherchi, scrittore, ex atleta e caro amico di Pietro Mennea, Gianfranco Dotta, che ha allenato la squadra nazionale di atletica in Olimpiadi e campionati mondiali, Angelo Defraia, nazionale di atletica negli anni ’50, oltre che grande maestro di sport. Particolarmente interessante, infine, l’intervento di Paolo De Angelis, magistrato esperto di problemi di droga e doping. Simbolo dello sport “pulito”, Pietro Mennea è stato una “leggenda sportiva”, il modello da imitare e una vera e propria “bandiera” dello sport italiano. Nei giorni dell’incontro rotariano ricorrevano i 35 anni dal record del mondo dei 200 metri, il “19.72” di Città del Messico (12 settembre 1979) che riempì di orgoglio l’Italia intera. Primato rimasto in piedi per ben 17 anni. Mennea partecipò per cinque volte ai Giochi Olimpici, sempre con risultati importanti. A Mosca il nell’estate del 1980 conquistò l’oro olimpico. Aveva 28 anni ed era all’apice di una carriera che comprende anche due bronzi olimpici, la partecipazione alle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul. In 528 gare complessive conquistò due primati mondiali e ben otto europei: uno di questi a Cagliari nella staffetta 4x200, il 13 settembre 1983 con Tilli, Simionato e Bongiorni, in 1’21”10. A Cagliari Pietro Mennea aveva tanti amici ed era così legato alla Sardegna che aveva acquistato una casetta vicino al mare lungo la costa orientale. «Lavoro, lavoro, lavoro», così la moglie Emanuela ha sintetizzato il grande impegno che il marito ha profuso in ogni attività. A cominciare dallo sport, naturalmente, ma an- che nella vita: quattro lauree (Scienze politiche, Giurisprudenza, Diploma Isef e Scienze dell’educazione motoria, Lettere), avvocato e commercialista. Ha pubblicato 23 libri, molti dei quali a testimonianza del suo impegno nella diffusione della cultura sportiva e nella lotta al doping. Nel 2006 ha dato vita, insieme alla moglie, alla “Fondazione Pietro Mennea”, onlus con fini filantropici. È stato eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004. Era nato nel 1952 a Barletta, ma aveva fatto di Formia e della scuola di atletica della cittadina laziale la sua città di adozione. Formia divenne la sede dei suoi allenamenti lunghi e solitari. E lì che si preparò alle grandi sfide. Non solo per superare il mitico Valery Borzov (l’ucraino, allora con la maglia dell’Urss) del quale raccolse l’eredità sportiva, ma anche contro se stesso. Sotto la guida attenta e amichevole del prof. Carlo Vittori raggiunse risultati allora impensabili per un atleta, che lo portarono a dominare la scena da protagonista per oltre un decennio, con una longevità di prestazioni di altissimo livello sino ad allora ritenuta impossibile. Basti pensare che disputò la sua quinta olimpiade a 36 anni, quando, allora, nella sua specialità, quella dello sprint, non si andava oltre i 28. Qualità non comuni le sue che sono state ricordate, con un filo di commozione nella sala affollata della Fiera. Ancora la moglie Emanuela: «esempio, responsabilità, impegno per gli altri, hanno caratterizzato la sua vita sempre, da campione dello sport a personaggio della vita pubblica e anche nel privato». Il magistrato Paolo De Angelis, che ha collaborato a lungo con Mennea nella lotta contro il doping nello sport, aveva stretto con lui una vera amicizia. Ha ricordato, con evidente partecipazione emotiva, l’aspetto etico del suo impegno nel sociale, attraverso i valori che esprimeva e i messaggi positivi che non si stancava di inviare. «Ha insegnato il senso delle regole», ha detto. «Era un concentrato di impegni, di forza e di umiltà». Esortava i ragazzi a prendere in mano la propria vita: «soffri ma sogna», era il suo insegnamento. dicembre 2014 — E via via che le testimonianze si alternavano nella serata l’emozione in sala si è fatta palpabile. E man mano che Mario Guerrini introduceva i personaggi gli applausi scosciavano e a qualcuno sono venuti gli occhi lucidi. Dai grandi risultati di Mennea alla fatica e alla passione degli atleti sardi. Angelo Defraia che fu nazionale di atletica leggera negli anni ’50, Angelo Cherchi, anch’esso già primatista italiano di velocità e grande amico personale di Pietro Mennea e Franco Sar, decatleta per due volte olimpionico (1960 Roma e 1964 Tokyo) tutti provenienti dalla gloriosa Monteponi. Testimoni di uno sport vero, fatto con poche risorse e molto entusiasmo, con enormi sacrifici personali e tanta volontà. «Bisogna saper perdere – è stato ripetuto – la sconfitta nello sport deve essere solo l’inizio di una nuova fase». Poi Gianfranco Dotta, atleta e allenatore della nazionale italiana velocisti nelle olimpiadi di Seul, Barcellona e Atlanta e nei campionati del mondo, che ha curato la preparazione dei più grandi atleti sardi negli anni ’80 e ’90, a cominciare da Sandro Floris che ha portato alla conquista di molte medaglie negli scenari internazionali. Quindi i campioni che hanno fatto grande l’Italia nello sport. Eddy Ottoz, olimpionico a Tokyo e bronzo a Città del Messico nei 110 a ostacoli, una specialità nella quale è stato campione europeo con un tempo superato solo da suo figlio Laurent, anch’egli a Cagliari con una serie di aneddoti e racconti di sport. Infine la mamma Liana Calvesi, Moglie di Eddy Ottoz, presidente della Società Atletica Sandro Calvesi, creata nel nome di suo padre uno dei più grandi allenatori italiani di atletica leggera. Una intera serata a parlare di sport e ai valori che esso rappresenta. «Il Rotary ha nell’attenzione alle giovani generazioni una delle sue linee d’azione fondamentali», ha detto il Presidente Mario Figus. «Per questa ragione tutti noi rotariani ci prodighiamo per trasformare in prospettive concrete le speranze di cambiamento alle quali le giovani generazioni aspirano. Rotary Club Cagliari 59 L’incontro con lo sport pulito e con i suoi reali valori formativi ed educativi sono espressi dalla storia sportiva di Pietro Mennea e dal suo impegno sociale seguito ai successi agonistici. Questa serata vuole essere il contributo che il nostro Club offre innanzitutto ai giovani e in generale alla nostra comunità, perché ognuno capisca a fondo che la sola condizione che avvalora e dà senso al nostro essere umani è proprio l’impegno a migliorare la nostra società attraverso i propri sforzi, le proprie idee e le proprie passioni». Grazie alle testimonianze di Manuela Olivieri Mennea, compagna di Pietro nella sua vita familiare e professionale, e di grandi sportivi che l’hanno conosciuto in profondità, il Rotary ha voluto mettere in evidenza i valori che lo sport nella sua accezione più elevata intende diffondere tra le giovani generazioni: il rispetto del valore del lavoro, lo spirito di squadra, l’impegno totale nel raggiungere i propri obiettivi nello sport e nella vita, il saper umilmente apprendere dai propri errori, la solidarietà, l’integrazione, il no assoluto al doping ed alla droga come scorciatoie verso il successo, il fair play e il sacrificio come unico mezzo di raggiungimento dei propri obiettivi. La diffusione di questi valori, che costituiscono anche i valori fondanti del nostro agire rotariano, vuole essere un ideale abbraccio tra il nostro Club e la Città, oltre che il modo in cui intendiamo raccogliere in un’ideale staffetta il testimone lasciato da Pietro, per continuare la gara della vita da lui corsa fino all’ultimo metro, offrendo nobilmente tutto se stesso. ■ 60 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Benvenuto ai nuovi soci Luigi BETTONI Nato a Bozzolo (Mantova) febbraio 1954, laureato con lode in Giurisprudenza all’Università di Parma. Sottotenente nel corpo della Guardia di Finanza di cui ora è Tenente della Riserva. Nel 1979 è entrato nella Banca d’Italia svolgendo incarichi ispettivi; dirigente nel 1995, Vice Direttore in varie Filiali, Direttore della Filiale di Sondrio e, dal 2010 al 2014, di quella Regionale dell’Aquila dove affronta con encomiabile impegno i noti problemi dell’attuale crisi economica ancor più grave, in tale sede, per le difficoltà create dal sisma. Dal 3 ottobre è Direttore della Sede di Cagliari. Rotariano dal 2007 e dal 2010 socio del Club dell’Aquila. Antonio FACCI Nato a Sant’Andrea Frius (CA ) il 19/8/1961; ottenuta la Maturità Tecnico Commerciale, segue presso la Bocconi di Milano corsi di formazione in marketing gestionale in campo sanitario e dal 1984 lavora presso la multinazionale Pall Italia Corporation attiva in tale settore, in particolare, in ambito trasfusionale. Responsabile vendite per Sardegna e Lazio e poi per l’Italia. Nel 1993 costituisce la AF Forniture Ospedaliere. La specializzazione e l’esperienza nella realizzazione di strutture riabilitative, con impiego di tecnologie robotizzate, per i colpiti da ictus o politraumatizzati, lo porta, nel 2003, a costituire la FC Genetics Service Srl e ad assumere le funzioni di Direttore TecniAlessandro FASCIOLO Nato a Cagliari il 22 Maggio 1980; è sposato ed ha un figlio. Laureato in Farmacia nella Università di Cagliari nel 2004 con una tesi realizzata presso il CDDR della School of Pharmacy di Londra. Ha conseguito il Master Universitario in Management per la Sanità (MIMS) presso la SDA Bocconi e quello di Master specialistico in Fitoterapia presso le Università di Cagliari e Complutense di Madrid. Socio della Farmacia del dott. Andrea Fasciolo di Cagliari dove lavora. Fondatore e responsabile di Farmaquick.it (commercio elettronico di prodotti farmaceutici). Collabora con Unifarm Sardegna SpA del gruppo Unifarm, terzo in Italia nella distribuzione del farmaco ed Sposato con Luisa Mazzocchi nel 1985; il loro figlio Ludovico è avvocato a Milano. Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, Cavaliere di grazia Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta alle cui attività assistenziali e caritative partecipa con la moglie; Commendatore dell’Ordine di S. Silvestro Papa. co del “Centro di Cura e Riabilitazione Santa Maria Bambina”. Nel 2010 costituisce la HS Provider con altri imprenditori con il fine di fornire alla innovazione per l’organizzazione della sanità, rafforzando e migliorando i rapporti fra le aziende. Capo Scout e Capo Gruppo AGES, istruttore di arti marziali ed arbitro federale, maratoneta amatoriale, appassionato di mountain bike. Sposato con due figlie laureate operanti nelle sue Società. operando in questo campo, è stato impegnato in un progetto relativo all’ASL 8. Ha partecipato a vari seminari di aggiornamento professionale. Eletto per il triennio 2014/17 nel Consiglio Direttivo dell’Associazione Giovani Farmacisti della Sardegna con l’incarico di Presidente e nel Consiglio Direttivo di Federfarma Cagliari, come socio. Richard KNOWLTON Laureato con lode all’Università di Cambridge (storia, filosofia e letteratura antica), nel 1973 entra in carriera diplomatica nel Regno Unito. In un lungo periodo di 32 anni, serve con prestigio in una grande varietà di luoghi in Europa, Africa, Medio Oriente, Caraibi, America Latina. Nel 2005 assume la funzione di Vice Presidente della società privata di sicurezza Olive Group, con sede a Dubai, responsabile dell’attività di analisi dei rischi internazionali. Nel 2007 fa parte del Gruppo UniCredit nella sede centrale di Milano e sviluppa i primi sistemi di Business Intelligence e di sicurezza del Gruppo. Introduce nuovo modello per la sicurezza di viaggio, per i grandi eventi e per la tutela dei Ma- nager della società. Dal 2009 è Direttore Globale per la sicurezza di Vodafone con sede a Londra. Membro dei Consigli di Amministrazione dell’Internet Security Alliance (Washington) e del Commonwealth Cyber Crime Initiative (Londra); Consigliere del Governo Britannico per l’informazione sulla sicurezza per le società britanniche operanti all’estero. È sposato con Evelina Ravarino, cagliaritana; hanno due figli: Katherine e William. Ha praticato da giovane il rugby, ama storia antica e cinema. Di madre lingua inglese, parla spagnolo e finlandese. Simonetta ODDO CASANO Nata il 10/3/1954. A Roma consegue la Maturità classica e nel 1978, al “La Sapienza”, la laurea in Giurisprudenza, e, nel 1992, il Diploma di specializzazione nel corso triennale di diritto sindacale, con il massimo dei voti nei tre esami. Dipendente della Camera di Commercio di Roma dal 1977. Dal 1° giugno 2014 ad oggi, Dirigente T. D. dell’Area Anagrafe Economica della Camera di Commercio di Cagliari, Conservatore R.I., Vice Segretario Generale. Dal dicembre 1983 a maggio 2003 in distacco sindacale presso la Segreteria Nazionale della Federazione Pubblica CISL. Ne diventa Segretario nel maggio 1993 con ampia, diretta responsabilità in vari settori, con delega alla contrattazione per le Camere di Commercio, alle politiche internazionali, e, in particolare, con la funzione di coordinatrice di corsi di formazione, anche internazionali, specie in tema di riforme pensionistiche e di previdenza per i dipendenti pubblici. Come docente, relatrice, rappresentante di UnionCamere, ha partecipato a numerosi ed importanti corsi di studio e aggiornamento e a gruppi di ricerca con speciale riguardo ai problemi della previdenza. In materia è autrice di un libro e di una sezione di un rivista internet. Conosce inglese e spagnolo. dicembre 2014 — Rotary Club Cagliari 61 COMMISSIONI ANNO 2014–2015 AZIONE INTERNA AMMINISTRAZIONE DEL CLUB Presidente coordinatore: Rafaele CORONA FORMAZIONE E ISTRUZIONE ROTARIANA Presidente: Angelo CHERCHI [email protected] COMPONENTI: Lucio Artizzu, Salvatore Fozzi PROGRAMMI Presidente: Francesco BIROCCHI [email protected] COMPONENTI: Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco Ortu, Alfonso Dessì, Pasquale Mistretta, Domenico Porcu ASSIDUITÀ, AFFIATAMENTO ED EVENTI Presidente: Luigi PUDDU [email protected] COMPONENTI: Paolo Ciani, Angelo Deplano, Antonio Lenza, Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri AMMISSIONI, CLASSIFICHE E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO Presidente: Enzo PINNA [email protected] COMPONENTI: Ugo Carcassi, Piergiorgio Corrias, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Pasquale Mistretta COMUNICAZIONE, IMMAGINE E SITO WEB Presidente: Michele ROSSETTI [email protected] COMPONENTI: Riccardo Lasic, Roberto Nati, Pier Francesco Staffa RIVISTA DEL CLUB Presidente: Lucio ARTIZZU [email protected] COMPONENTI: Francesco Birocchi, Salvatore Fozzi, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada COMPONENTI: Christian Cadeddu, Alfonso Dessì, Salvatore Ferro, Alberto Lai, Giuseppe Masnata COMPONENTI: Vincenzo Cincotta, Caterina Lilliu, Cecilia Onnis, Pier Francesco Staffa AZIONE SOCIALE Presidente: Guido CHESSA MIGLIOR [email protected] COMPONENTI: Margherita Mugoni, Gian Paolo Piras, Marco Rodriguez RYLA Presidente: Roberto NATI [email protected] COMPONENTI: Michele Bajorek, Paola Dessì, Giuliano Frau, Andrea Lixi OASI SAN VINCENZO Presidente: Gian Paolo RITOSSA [email protected] COMPONENTI: Rafaele Corona, Gaetano Giua Marassi, Giovanni Sanjust di Teulada PROGETTI DI SERVIZIO Presidente coordinatore: Gian Paolo RITOSSA [email protected] SOLIDARIETÀ CON LE FASCE DISAGIATE Presidente: Maria Pia LAI GUAITA [email protected] COMPONENTI: Gaetano Giua Marassi, Maria Luigia Muroni, Luigi Puddu, Michele Rossetti AZIONE INTERNAZIONALE Presidente coordinatore: Giovanni BARROCU [email protected] RAPPORTI INTERNAZIONALI Presidente: Angelo ARU [email protected] COMPONENTI: Ginevra Balletto, Maurizio Boaretto, Angelo Deplano ROTARY FOUNDATION Presidente: Alberto COCCO ORTU [email protected] COMPONENTI: Ginevra Balletto, Francesco Danero, Caterina Lilliu, Massimiliano Masia, Enzo Pinna, Domenico Porcu NUOVE GENERAZIONI Presidente coordinatore: Maria Luigia MURONI [email protected] AZIONE PROFESSIONALE Presidente coordinatore: Giorgio LA NASA [email protected] ROTARACT Presidente: Francesca COZZOLI [email protected] COMPONENTI: Riccardo Lasic, Roberto Nati AZIONE SANITARIA Presidente: Carlo CARCASSI [email protected] SCAMBIO GIOVANI Presidente: Francesco DANERO [email protected] ANTICHE ARTI GIOVANI INNOVATORI Presidente: Maurizio BOARETTO [email protected] COMPONENTI: Lucia Pagella, Michele Rossetti ARCHEOTOUR Presidente: Antonio CABRAS [email protected] COMPONENTI: Giuseppe Cascìu, Francesco Danero, Giancarlo Deidda, Paola Giuntelli, Caterina Lilliu, Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri, Giovanni Sanjust di Teulada NANIUKI Presidente: Francesco BIROCCHI [email protected] COMPONENTI: Michele Bajorek, Paola Giuntelli ACIDO FOLICO - MUSIKARALIS Presidente: Giuseppe MASNATA [email protected] COMPONENTI: Efisio Baire, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Salvatore Lostia di Santa Sofia, Luigi Puddu ROTARY PER LA CITTÀ Presidente: Giovanni Maria CAMPUS [email protected] COMPONENTI: Ercole Bartoli, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Alessio Grazietti, Stefano Liguori, Lucia Pagella 62 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 LE RIUNIONI DEL CLUB 5 GIUGNO 2014 DAL COLLEGE DI YALE ALLA FACOLTÀ DI MEDICINA DI HARVARD, RIFLESSIONI SULLA MIA ESPERIENZA NEL MONDO DELLA IVY LEAGUE Relatore: dottor ENRICO FERRO Sono presenti I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Lucia Pagella, Franco Passamonti, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Pier Francesco Staffa. Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Tiziana Masnata, Maura Rossetti, Maria Grazia Rosella, Elisabetta Sanjust di Teulada. Ospiti dei soci: di Michele Bajorek il signor Antonello Facci, di Giuseppe Masnata la madre Cecilia, di Riccardo Lasic la figlia Laura, di Mauro Manunza la nipote Martina Manunza. Ospiti dei Club: i giovani del Rotaract Davide Rossetti, Sergio Puddu, Mercede e Michele Schintu. 12 GIUGNO 2014 LE NUOVE FRONTIERE DELLA CARDIOLOGIA Relatore: Dr. MAURIZIO PORCU, direttore del Dipartimento di Patologia Cardio-Toracico-Vascolare dell’Azienda Ospedaliera “G. Brotzu” di Cagliari Sono presenti I soci: Angelo Aru, Michele Bajorek, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Giulia Casula, Francesca Cozzoli, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada. Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Paola Dessì, Vanda Porcu. Ospiti dei soci: di Michele Bajorek il signor Antonello Facci. 19 GIUGNO 2014 ASSEMBLEA DEI SOCI Sono presenti I soci: Angelo Aru, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Rossetti, Antonio Scrugli. 26 GIUGNO 2014 PASSAGGIO DELLA CAMPANA Sono presenti I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Baire, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Giancarlo Deidda, Alfonso Dessì, Paola Dessì, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Franco Passamonti, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca Cau. Sono presenti in sala i coniugi: Maria Grazia Atzori, Giulia Baire, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti, Haydee Cascìu, Antonella Cherchi, Franca Cincotta, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Paola Dessì, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Franca Fozzi, Paola Lasic, Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Giacomo Onnis, Giovanna Passamonti, Barbara Pinna, Loredana Piras, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti, Elisabetta Sanjust di Teulada, Antonello Vacca Cau. Ospiti del Club: il segretario distretto 2080 per la zona Sardegna dottor Gabriele Andria e gentile signora; il rappresentante del governatore distretto 2080 2013/14 avvocato Italo Doglio; il rappresentante del governatore distretto 2080 2014/15 dottor Giacomo Oppia e gentile signora; per il club di Carbonia il vice presidente professor Paolo Amorino in rappresentanza del presidente architetto Stefano Carbone; per il club di Iglesias il presidente 2013/14 dottor Piergiorgio Delrio ed il presidente 2014/15 ragionier Giovanni Cui; per il club Cagliari Anfiteatro il presidente 2013/14 avvocato Antonio Bardi, il presidente 2014/15 signora Vanda Mulliri; per il club Inner Wheel di Cagliari la presidentessa 2013/14 dottoressa Angela Imbesi e la presidentessa 2014/15 signora Pia Carta; per il Rotaract club Cagliari il presidente 2013/14 dottor Antonello Fiori ed i soci dottoressa Paola Carcassi, Davide Rossetti, Gabriele Cosentino; il signor Marco Ghiani socio del Rotary Club di Cagliari Est ed amministratore unico delle Grafiche Ghiani; la dottoressa Lucia Siddi della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, storici artistici ed antropologici delle province di Cagliari ed Oristano; il signor Roberto Monticelli, presidente della commissione Rotary-IED e gentile signora; Il dottor Piero Maccioni e gentile signora con la figlia Margherita, rientrata dagli Stati Uniti dopo un’esperienza di un anno nell’ambito del programma di scambio giovani del Rotary. Ospiti dei soci: di Domenico Porcu la madre signora Teresa Porcu, di Riccardo Lasic la madre signora Paola Lasic, di Salvatore Ferro il figlio dottor Enrico Ferro, di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo e gentile signora ed il dottor Carlo Pinna, di Marcello Marchi la sorella, signora Cecilia Masnata, di Mario Figus i figli ing. Stefano Figus e Laura Figus, la sorella Rosanna Figus col marito dottor Mariano Pudda, di Margherita Mugoni, la sorella dottoressa Vanna Mugoni, di Michele Rossetti la cognata Roberta Cosentino. 3 LUGLIO 2014 ASSEMBLEA DEI SOCI Sono presenti I soci: Angelo Aru, Michele, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Francesca Cozzoli, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus Salvatore, Fozzi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti. 18 LUGLIO 2014 VISITA ALLA CANTINA DI SANTADI E CENA IN AGRITURISMO Sono presenti I soci: Angelo Aru, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa, Rafaele Corona, Francesco Danero, Mario Figus, Alessio dicembre 2014 — Grazietti, Riccardo Lasic, Andrea Lixi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Antonio Scrugli. Sono presenti le Sig.re: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Luisella Chessa Miglior, Maria Rosaria Corona, Antonella Figus, Rossana Grazietti, Paola Lasic, Lia Lixi. 11 SETTEMBRE 2014 NUOVE GENERAZIONI Sono presenti I soci: Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona. Ospiti dei soci: di Marinella Ferrai Cocco Ortu il nipote Emanuele Cocco Ortu. Sono ospiti del Club: dottor Luciano Di Martino PG e la sig.ra Gemma, i ragazzi del Rotaract e il loro Presidente Simone Parente, i ragazzi partiti per lo scambio giovani e i ragazzi stranieri e i nostri ospiti per l’intero anno. 18 SETTEMBRE 2014 LA NUOVA FRONTIERA DELLA RADIOLOGIA INTERVENTISTICA ONCOLOGICA IN SARDEGNA Relatore: dr. CLAUDIO PUSCEDDU Sono presenti I soci: Francesco Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada. Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona, Vanda Porcu. Ospiti dei soci: di Massimiliano Masia l’avv. Natascia Manca, di Mario Figus la dott.ssa Simona Oddo Casano. 25 SETTEMBRE 2014 PER NON DIMENTICARE PIETRO MENNEA Madrina della serata EMANUELA OLIVIERI MENNEA Rotary Club Cagliari Sono presenti I soci: Ettore Atzori, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giuseppe Cascìu, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le signore: Rita Cocco Ortu, Antonella Figus, Vanda Porcu. 2 OTTOBRE 2014 Presentazione del libro “LE ZONE FRANCHE. MITO PRECONCETTI, OPPORTUNITÀ IN SARDEGNA” Relatori: prof. ALDO BERLINGUER, ing. SALVATORE CHERCHI Sono presenti I soci: Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Pierfrancesco Staffa. Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, M. Rosaria Corona, Antonella Figus. Ospiti dei soci: di Salvatore Ferro la dott.ssa Orsola Altea, di Francesco Danero il dottor. Alessandro Fasciolo. 9 OTTOBRE 2014 Interclub con i club di Cagliari Est, Cagliari Nord, Cagliari Sud, Anfiteatro, Quartu Sant’Elena PRESENTAZIONE DEL DOSSIER DELLA CANDIDATURA DI CAGLIARI A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA Relatore: dott.ssa ENRICA PUGGIONI Sono presenti I soci: Angelo Aru, Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Alberto Cocco Ortu, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Lui- 63 gi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti. Sono presenti in sala le signore: Mirella Campus, Paolo Dessì, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Orsol Altea, Marinella Corrias. Ospiti del Club: Giacomo Oppia assistente del governatore. Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni, il generale di brigata Umberto Di Nuzzo, comandante della Guardia di Finanza della Regione Sardegna ed il colonnello Davide Angrisani, già comandante provinciale dei Carabinieri di Cagliari di Francesco Danero, il dottor Alessandro Fasciolo di Marinella Ferrai Cocco Ortu, la dott.ssa Liliana Fadda e il dott. Giampaolo Salice di Roberto Nati, il prof. Andrea Demontis, di Domenico Porcu la prof. Angela Ingianni. 16 OTTOBRE 2014 AMSICORA EROE SARDO Relatori: avv. ANTONELLO ANGIONI e dott. TONINO OPPES, OTTAVIO NIEDDU Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesco Danero, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada. Sono presenti in sala le signore: Maria Artizzu, Maria Rosaria Corona. Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dott. Alessandro Fasciolo, di Salvatore Fozzi la nipote Eleonora Murgia, di Angelo Aru la nipote Valentina Podda. Ospiti del Club: Giacomo Oppia assistente del Governatore. 23 OTTOBRE 2014 OPERATION SMILE ITALIA Relatore: dott. DOMENICO SCOPELLITI Sono presenti I soci: Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti. 64 Rotary Club Cagliari — dicembre 2014 Sono presenti in sala le signore: Maria Pia Ciani, Paola Dessì, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Vanda Porcu, Maria Grazia Rosella, Cecilia Masnata. Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo, di Stefano Oddini Carboni il dottor Maurizio Foresti, dottor Luca Moricca, dott.ssa Loredana Pinna, dott.ssa Flavia Fatone, di Marcello Marchi la sorella Cecilia Masnata. 30 OTTOBRE 2014 IL RILANCIO DEL TEATRO LIRICO E I GRANDI SUCCESSI DELLA STAGIONE 2014. A NOVEMBRE UN’ECCEZIONALE TRAVIATA Relatori: il Maestro MAURO MELI e l’ing. GUALTIERO CUALBU Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Gaetano Giua Marassi, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Pierfrancesco Staffa. Sono presenti in sala le signore: Maria Artizzu, Mirella Campus, Franca Cincotta, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Paola Deplano, Paola Dessì, Antonella Figus, Lia Lixi, Maria Grazia Rosella. Ospiti del Club: il socio onorario prof. Eugenio Lazzari. Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo, di Andrea Lixi l’ing. Giovanni Mozzoni e la gentile Sig.ra Antonella Perrotta, di Salvatore Fozzi il dottor Luigi Bettoni direttore della sede di Cagliari della Banca D’Italia nonché socio del Rotary Club de L’Aquila. 6 NOVEMBRE 2014 COMMEMORAZIONE DEL NOSTRO SOCIO PAOLO PICCALUGA Il nostro socio MARCELLO MARCHI ha ricordato Paolo Piccaluga Sono presenti I soci: Ettore Atzori, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Giulia Casula, Guido Chessa Miglior, Rafaele Corona, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Alessio Grazietti, Riccardo Lasic, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giu- seppe Masnata, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti. Sono presenti in sala le signore: Elia Maria Cabras, Haydee Cascìu, Luisella Chessa Miglior, Franca Cincotta, Paola Dessì, Cecilia Masnata. Ospiti del Club: il dr. Gabriele Andria Segretario Distretto 2080 Sardegna, Giacomo Oppia assistente del Governatore. Sono presenti: la Sig.ra Maria Teresa moglie del nostro caro ed indimenticabile Paolo Piccaluga con la sorella Rita, il fratello di Paolo Piccaluga Giorgio con la moglie Luisa e il figlio di Paolo, Enrico. 12 NOVEMBRE 2014 LA MALATTIA DA VIRUS EBOLA. RISCHI PRESUNTI, RISCHI REALI Relatore: il nostro socio UGO CARCASSI Sono presenti I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori,Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Paola Dessì, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Paola Giuntelli, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Salvatore Lostia di S.Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Margherita Mugoni Contini Maria, Luigia Muroni, Oddini Stefano Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Rosella Mauro, Michele Rossetti, Giovanni Sanjuest di Teulada, Eugenio Lazzari. Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi, Luisella Chessa Miglior, M.Rosaria Corona, Maria Grazia Rosella. 20 NOVEMBRE 2014 LA DONNA E LE DROGHE Relatore: la nostra socia MARIA PIA LAI GUAITA Sono presenti I soci: Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti. Sono presenti in sala le signore: Cecilia Masnata, Simona Oddo Casano. Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo I Ragazzi del Rotaract Davide Rossetti e Roberto Arru. 27 NOVEMBRE 2014 PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO E VIDEO SULL’ALLUVIONE DEL NOVEMBRE 2013 CAUSATA DAL CICLONE CLEOPATRA CHE AFFOSSÒ ALCUNE ZONE DELLA SARDEGNA Relatori: i giornalisti NICOLA PINNA e PAOLO MASTINO Sono presenti I soci: Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior, Francesco Danero, Angelo Deplano, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Alberto Lai, Riccardo Lasic, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Eugenio Lazzari. Sono presenti in sala le signore: Antonella Figus, Maria Grazia Rosella, Simona Oddo Casano. Ospiti del Club: Sabrina Marogna, Carlo Mariotti, Nicola Pinna, Paolo Mastino. Ospiti dei soci: di Mario Figus Gigi Mete, di Luigi Puddu Silvia Schirru. ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA ROTARY CLUB CAGLIARI ORGANIGRAMMA DEL CLUB Anno Rotariano 2014 / 2015 Presidente Mario FIGUS E-mail: [email protected] Presidente uscente Francesco BIROCCHI E-mail: [email protected] Presidente eletto Stefano ODDINI CARBONI E-mail: [email protected] Vice Presidenti Salvatore FOZZI Michele ROSSETTI E-mail: [email protected] E-mail: [email protected] Segretario Cecilia ONNIS E-mail: [email protected] Tesoriere Salvatore FERRO E-mail: [email protected] Prefetto Riccardo LASIC E-mail: [email protected] Consiglieri Ettore ATZORI E-mail: [email protected] Ginevra BALLETTO E-mail: [email protected] Giorgio LA NASA E-mail: [email protected] Maria Luigia MURONI E-mail: [email protected]