dicembre 2014 - Rotary Club Cagliari

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dicembre 2014 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2014
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
Sommario
Rotary Club Cagliari
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
Anno di fondazione 1949
n. 1/2
dicembre 2014
EDITORIALE
I nostri primi 65 anni – Lucio Artizzu
1
I miei auguri di Natale – Mario Figus
3
Una fiaccola che continua a brillare – Gary C.K. Huang
7
65° Anniversario del Rotary Club Cagliari
– Carlo Noto La Diega
8
Festeggiamo guardando al futuro – Mario Figus
9
Come è cambiato il Rotary – Mauro Manunza
Pubblicazione riservata
ai soci Rotariani
Direttore responsabile:
Lucio Artizzu
Comitato di redazione:
Francesco Birocchi,
Salvatore Fozzi,
Caterina Lilliu,
Mauro Manunza,
Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust
Segretaria di redazione:
Anna Maria Muru
Autorizzazione
del Tribunale di Cagliari
n. 171 del 18 agosto 1965
Progetto grafico e impaginazione
Bruno Pittau – www.brokenart.org
...Quel lontano 23 novembre 1949 – Eugenio Lazzari 17
Il Rotary International – Renzo Pirisi
23
I primi passi – Achille Sirchia e Franco Spina
27
La laboriosa nascita del Rotaract – Filippo Pirisi
33
Cagliari tra favola e storia – Marcello Serra
35
Il colore di Cagliari – Francesco Alziator
38
Storia del nuovo abitato di Tratalias
– Giuseppe Cascìu
41
La malattia da virus Ebola
– Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu
46
Le antiche case del vino – Angelo Aru
49
Luciano Di Martino Presidente EEMA
– Mauro Manunza
55
La lezione di Mennea – Francesco Birocchi
57
Benvenuto ai nuovi soci
60
Commissioni anno 2014-2015
61
LE RIUNIONI
Le presenze
62
fotografie:
Archivio Rotary e soci del Club
Stampa e allestimento:
Archimedia S.r.l., Novara
_____________________________
Le opinioni espresse negli
articoli firmati impegnano
esclusivamente i loro autori.
13
Hanno collaborato a questo numero:
LUCIO ARTIZZU • ANGELO ARU • FRANCESCO BIROCCHI •
UGO C ARCASSI • GIUSEPPE C ASCÌU • MARIO FIGUS •
EUGENIO LAZZARI • MAURO MANUNZA • TIZIANA PUSCEDDU •
dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
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Editoriale
I nostri primi
sessantacinque anni
Lucio Artizzu
l nostro Club compie 65 anni. Era il 23
novembre 1949 quando un gruppo di
professionisti, imprenditori e dirigenti
della pubblica amministrazione decisero, dopo alcune riunioni preparatorie, di dar vita al Rotary Club Cagliari ed
elessero, come primo presidente Rafaele
Sanna Randaccio.
I
In questi 65 anni anche il nostro Club è
certamente molto cambiato, nella sua composizione, nelle molteplici attività nelle
quali è impegnato. È cambiata la città in cui
viviamo, sono cambiati i costumi ed il contesto sociale, ma i valori fondanti sono rimasti fermi, anzi, riconosciuti e sempre
rivalutati nella loro attualità.
La città, allora, mostrava ancora aperte
molte delle ferite della guerra, ma i cagliaritani avevano desiderio di rinascere. Di archiviare un passato di dolore e di sacrifici
per costruire un futuro di lavoro e di speranza, nella democrazia. I principî fondatori del Rotary corrispondevano pienamente
ai sentimenti che animavano la nuova classe
dirigente della città: «il Rotary è un’organizzazione di imprenditori, dirigenti e professionisti che si dedicano ad attività
umanitarie, lavorano perché tutte le professioni siano improntate ad alti principî etici
e cercano di costruire un mondo in cui regnino la pace e la buona volontà…».
Così come non è mai mancato l’impegno
di partecipazione diretta e di contribuzione
per i grandi progetti della Rotary Foundation, a partire dalla Polio Plus, che è stata
una delle operazioni più importanti, ampie
ed efficaci che siano mai state organizzate
in campo sanitario nel mondo.
Fra pochi mesi il Rotary International
compirà 110 anni: fu fondato infatti il 23
febbraio del 1905 a Chicago. Allora i fondatori, Paul Harris, assieme a Silvestre
Schiele, Gustavus Loher e Hiram Shorey,
non potevano immaginare né prevedere in
che modo si sarebbe sviluppata la loro iniziativa. Dai primi Club alle migliaia che
oggi prosperano in tutto il mondo, motori e
protagonisti di migliaia di iniziative di solidarietà a livello locale, sino alle grandi campagne a livello internazionale.
Ma uguale valore hanno i progetti locali
al servizio della comunità. Le iniziative si
sono moltiplicate negli anni ed hanno rafforzato l’immagine del nostro Club in città
e nel territorio. Anche quest’anno, con il
progetto guidato dal presidente Mario Figus
che intende stabilire un legame stretto tra
gli studenti di design e artigiani del SulcisIglesiente. Un modo per mettere esperienze
diverse al servizio di una nuova idea di sviluppo economico, attraverso la valorizzazione e l’attualizzazione di mestieri antichi
che stentano a trovare un adeguato spazio
commerciale. Il progetto, che è portato
avanti con i club di Carbonia e Iglesias ha
certamente un’alta valenza culturale e sociale che ben si armonizza con i principî e la
storia di questi primi 65 anni del nostro
Club.
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Sessantacinque anni trascorsi in amicizia. Centrando in pieno uno degli scopi del
Rotary: “promuovere e sviluppare relazioni
amichevoli fra i propri soci per renderli meglio atti a servire l’interesse generale”. Anni
di impegno intenso nel Club e nel Distretto,
di attività locale e internazionale, per realizzare un altro dei principî fondanti del Rotary: “Propagare la comprensione reciproca,
la cooperazione e la Pace a livello internazionale mediante il diffondersi nel mondo di
relazioni amichevoli tra persone esercitanti
diverse attività economiche e professionali,
unite nel comune proposito e nella volontà
di servire”.
Questo numero della nostra Rivista contiene una ricca sezione dedicata al 65° compleanno del Club. Ripercorrere anche
velocemente la vita della nostra associazione
non vuole rappresentare un momento di sterile autocompiacimento, semmai un incentivo a fare sempre meglio. Perché i rotariani
di oggi e quelli che verranno negli anni futuri continuino ad operarsi incessantemente
per valori irrinunciabili come la pace, la solidarietà e il servizio alla comunità. Auguri!
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Rotary Club Cagliari
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Lettera del Presidente
I miei auguri
di Natale
Mario Figus
arissimi, siamo ormai arrivati a
C
metà del mio mandato, e questo dovrebbe essere il momento dei primi bilanci. Abbiamo trascorso tanti momenti
belli insieme, ma preferisco guardare avanti e far procedere la nostra attività; solo al termine valuteremo insieme i risultati.
Non vi parlerò, quindi, di azioni svolte, di
progetti che sono in fase di dettaglio, ma vorrei in questa serata ringraziare con tutto il cuore il mio grande amico Past President Francesco Birocchi, i membri del Consiglio, delle Commissioni e tutti i soci che ogni giorno
mi insegnano che per poter agire ed essere incisivi occorre prima di tutto star bene tra noi.
Questo è il senso che ho cercato di dare
alla vita del Club, nel solco tracciato da chi
mi ha preceduto, in questi primi sei mesi di
presidenza: il senso dell’appartenenza.
La strada da percorrere è ancora lunga e
ricca di serate ed appuntamenti importanti
ed io mi sento sicuro nel mio percorso, forte dell’aiuto dei tanti di Voi che stanno camminando al mio fianco, per progettare e realizzare ciò che il Rotary ci chiede e ciò che noi
ci siamo dati come obiettivo.
Preferisco perciò dedicare lo spazio che mi
è concesso alla ricorrenza che oggi celebriamo: il Natale. Il pensiero della difficile situazione economica del Paese, che in misura diversa colpisce tutti noi, degli amici, nostri consoci, che sono costretti a lasciare il club
per ragioni di famiglia o di salute – a cui vanno i miei Auguri ed il mio abbraccio più caro
– ed, in generale, di tutti gli avvenimenti che
accadono intorno a noi, per quanto si tenti
di esorcizzarlo, di tenerlo lontano, ci suggerisce che è venuto il momento di fermarci un
attimo a riflettere, di rallentare la corsa affannosa che ormai caratterizza la nostra esistenza.
Quale occasione migliore del Natale per
farlo? Nel pensare al Natale mi viene in mente che questa festa rappresenta il massimo
emblema della tradizione.
La crisi con cui da qualche anno siamo costretti a convivere ci chiama a grandi sfide
e forse proprio la tradizione potrebbe costituire il punto di forza in grado di risvegliare il senso della nostra identità, della nostra
appartenenza, e di tenerci ben saldi alle nostre radici.
Pensando alle vicissitudini trascorse negli
ultimi anni, il Rotary oggi mi sembra come un
albero scosso dal vento, che negli ultimi tempi sembra assumere l’intensità di una tempesta.
Ma la forza della tradizione e della cultura su
cui è radicato è ben salda e presente in
ognuno di noi e nel club che rappresentiamo.
Il Rotary è tradizione, è cultura. Ed è nella cultura che l’uomo, per il quale l’esistenza
si pone come scelta e come responsabilità, trova il proprio alimento. Sono convinto che sapere e conoscere significhi comprendere, e che
la comprensione generi reciproco rispetto e amicizia, che sono i più nobili ideali del Rotary.
In questi giorni di spiritualità e di ritorno alla famiglia, con l’arrestarsi delle attività
quotidiane e con l’auspicabile tregua di tutte quelle che generano violenza, dolore e morte, sono certo che siano in tanti coloro tra Noi
che sapranno in silenzio rientrare in se stessi, riscoprendo il valore dell’interiorità.
Io credo che uno dei drammi che affligge oggi la nostra società sia l’incapacità diffusa d’interiorità, per cui l’uomo diventa ina-
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bile al dialogo, incapace di comunicare e di
ricevere dagli altri. Ed è proprio in questa durezza di cuore che affondano le radici delle
divisioni, delle violenze, dei conflitti.
Nei momenti in cui vedo che dentro di me
l’amarezza sta prendendo il sopravvento, ripenso ai concetti su cui si fonda la nostra associazione: la semplicità, il cuore, la tolleranza, l’aiuto verso il prossimo in difficoltà.
In questo modo ritrovo il senso dell’appartenenza al Rotary, perché riconosco i valori che rendono sostenibile la nostra vita e,
soprattutto ci obbligano a rendere sostenibile
la vita degli altri. In questo spirito la nostra
famiglia rotariana si abbraccia ed abbraccia
la sua comunità!
Sono nato in un periodo, i primi anni ’50,
in cui il Natale era vissuto nella sua forma
più autentica: nelle famiglie non c’era tantissima ricchezza, ma c’erano serenità, attesa, amore…
Le attività principali in famiglia ai tempi della mia infanzia consistevano nell’allestire l’albero di Natale e soprattutto il Presepe, il simbolo del Natale che preferisco, perché ci sposta dallo scintillio delle luci, a volte abbaglianti, e ci riporta alla semplicità, al
sentimento più genuino e terreno. Anche nella mia famiglia, le mie sorelle ed io componevamo il Presepe. A guidarci erano loro…
mio padre e mia madre.
Con loro andavamo in campagna a raccogliere il muschio, che stendevamo in terrazza
sui fogli di giornale ad essiccare. Mio padre
mi ha insegnato a costruire le montagne con
la carta grossa, con lui tagliavamo le punte
dei germogli delle sempreverdi che nel nostro
presepio diventavano gli alberi. C’erano i sentieri, c’era il laghetto, c’erano le statuine.
In quelle semplici operazioni si formava
in noi bambini l’amore per la tradizione, per
i ricordi, la gioia di impegnare il nostro tempo e le nostre energie in quello che oggi rivedo come il nostro dono d’amore per la nostra famiglia e per tutti gli amici che venivano a trovarci.
Penso che oggi sia nostro dovere riscoprire
l’amore e la semplicità del donare al nostro
prossimo. Credo, infatti, che la nostra via di
salvezza possa essere quella che ci riporta con
umiltà e maturità ad amare chi ci sta accanto
ed a coltivare nel nostro cuore la forza per aiutare il nostro Prossimo. Aiutarlo al di sopra
dai nostri interessi personali, impegnarci a
fare del bene gratuitamente, restare semplici senza mai arrenderci, e non soccombere di
fronte all’indifferenza.
Amare chi non ti ricambia è triste, amare chi ti ferisce coscientemente è un po’ come
morire, ma ritengo che sia molto peggio non
essere capaci di amare o peggio ancora, non
essere in grado di riconoscere chi ci ama.
Nel concludere queste righe vorrei, come
facevo ogni Natale da bambino, deporre sotto l’albero pochi semplici pensieri:
Vorrei donare un pezzo del mio sorriso
ad un bambino
che non ha più la forza di sorridere.
Vorrei donare le mie poche forze
ad una mamma
che non avrà i suoi figli vicino
il giorno di Natale.
Vorrei regalare il mio poco coraggio
a chi ne ha bisogno per fare scelte difficili.
Vorrei donare un po’ della mia vista
a chi la bellezza del cielo
non l’ha mai vista.
Vorrei donare un po’ del mio tempo
a chi trascorre il suo
sempre solo con se stesso.
Vorrei donare a tutti Voi un buon Natale.
Auguro, in conclusione, a tutti Voi ed ai
vostri cari non solo tanta salute, tanta serenità che pure sono importantissime, ma anche e soprattutto che sappiate amare e sappiate lasciarvi amare. Vi auguro un Natale
sereno e gioioso, un futuro carico d’amore,
di amicizia e di speranza.
Insieme ad Antonella, Stefano e Laura Vi
abbraccio e Vi bacio tutti, ma sono sicuro che
mi perdonerete se il mio abbraccio ed il mio
bacio più caldi vanno a chi è solo ed a chi è
sofferente.
Buon Natale a tutti!!!
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Rotary Club Cagliari
iovedì 4 dicembre si sono svolte le elezioni per
la nomina del Presidente per l’anno rotariano
2016-2017 e per il Consiglio Direttivo che
collaborerà con Stefano Oddini Carboni nel
prossimo anno rotariano 2015-2016.
G
Caterina Lilliu è stata eletta Presidente per il 2016-2017,
mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza
di Stefano Oddini Carboni sono stati eletti:
Alberto Cocco-Ortu, Francesco Danero, Salvatore Ferro,
Riccardo Lasic, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Domenico
Porcu, Michele Rossetti a cui bisogna aggiungere il PP
Mario Figus che ne fa parte per diritto.
Ai cari amici Stefano e Caterina e a tutti i componenti
del nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di
buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo
compito che li attende.
Auguri di buon Rotary a tutti.
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Gli auguri del Presidente Internazionale
Una fiaccola
che continua a brillare
Novembre 2014
Ai soci del Rotary Club Cagliari,
È un grande piacere per me congratularmi con il Rotary Club Cagliari per il suo
65° compleanno.
Per 65 anni la vostra comunità ha potuto
contare sul Rotary. Ciascun Rotary Club attivo è una fiaccola di speranza e di soccorso;
una fiaccola che io sono convinto continuerà
a brillare per tanti anni ancora.
fierezza e di responsabilità che renderà più
profondo il vostro legame con la Vostra comunità e con i vostri concittadini.
Congratulazioni per i Vostri 65 e tantissimi auguri di molti anni a venire di gioioso
servizio. Sono certo che il Club di Cagliari
continuerà a prosperare ed a lavorare unito
per “Accendere la luce del Rotary”.
Cordialmente,
Gary C.K. Huang
Presidente Rotary International 2014-2015
Non esiste un modello prestabilito di ciò
che il Rotary dovrebbe essere, ed ogni club
deve trovare la sua via per arricchire la comunità in cui opera e le vite dei suoi soci.
La forza della nostra organizzazione risiede
proprio nella nostra capacità di adattamento. Nel Rotary noi troviamo soluzioni,
non giustificazioni. I Club di successo, come
il vostro, hanno trovato un modello che è
valido per la vostra realtà ed hanno mantenuto i loro soci impegnati, adattando il loro
lavoro alle forze, alle necessità ed alle passioni suscitate dalla partecipazione alla vita
del Club.
La chiave del vostro successo è rappresentata dal vostro impegno e dall’impegno
dei Rotariani che vi hanno preceduto, un
impegno all’insegna del “servizio al di sopra
degli interessi personali”. Riunendovi ogni
settimana per lavorare insieme, voi rendete
più forte la vostra comunità e rendete il Rotary stesso più forte. Ed in cambio del vostro impegno ricevete un regalo: un senso di
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Gli auguri del Governatore
65° Anniversario del
Rotary Club Cagliari
Carlo Noto La Diega
aro Presidente Mario, guidare un
Rotary Club come il Cagliari è già un
grande impegno, guidarlo in occasione del suo 65° anniversario richiede “qualcosa
in più” e ho potuto constatare che tutto il Club
sta facendo il possibile per onorare e festeggiare questa importante ricorrenza.
Sin dalla nostra prima conversazione telefonica, che risale al lontano novembre 2013,
quando, ambedue incoming, cercavamo di
programmare il nostro lavoro per servire nel
migliore dei modi tu il tuo Club ed io il Distretto 2080, ho colto nei tuoi proponimenti l’orgoglio dell’appartenenza al Club, al Distretto 2080 ed al Rotary International.
C
Il R.C. Cagliari è stato il terzo Club costituito nel nostro Distretto ed uno dei primissimi dell’Italia del dopoguerra. Il suo lungo e prestigioso percorso è punteggiato da numerosi ed importanti Progetti di Service che
sono stati da guida agli altri Club che sorgevano nel Territorio: Nuoro, Oristano, Cagliari Est, Cagliari Nord, Cagliari Sud e Senorbì-Trexenta, grazie al vostro generoso contributo, ed hanno contribuito alla crescita delle iniziative e dell’autorevolezza del Distretto nel Paese e nel Rotary International.
Importante anche la costituzione nel
1968 di uno dei primi Rotaract Club d’Italia ed anche quella dell’Inner Wheel Club nel
1977.
Il Rotary Club Cagliari ha avuto, e conta anche oggi, illustri soci che hanno dato concreti ed apprezzati contributi alle attività distrettuali ed internazionali, due dei quali han-
no avuto l’onore e il privilegio di servire il Rotary da Governatori: Angelo Cherchi e Lucio Artizzu.
Angelo Cherchi è stato l’Istruttore distrettuale nel mio anno di Presidenza, di Lucio Artizzu sono stato Assistente. Di certo entrambi hanno contribuito non poco alla
mia crescita nella Leadership rotariana, a loro
un caro ed affettuoso saluto ed un sincero ringraziamento.
Quest’anno ho voluto al mio fianco come
Assistente Salvatore Fozzi, vostro Socio, rotariano di lungo corso e sincero amico. Partecipano inoltre alle varie attività distrettuali
i Soci Giulia Casula, Giovanni Barrocu, Michele Rossetti, Giulia Vacca Cau, Maria
Luigia Muroni, Francesco Birocchi, e mi scuso se ho dimenticato qualcuno, ed altri lo hanno fatto nel passato ed altri hanno tutte le capacità di farlo nel futuro.
Caro Mario, auguro a te, alla Segretaria,
al tuo Direttivo, alla tua Squadra, a tutti i Soci
del Rotary Club Cagliari ed ai loro consorti, ai giovani del Rotaract ed alle amiche dell’Inner Wheel un felice anniversario all’insegna dell’Amicizia, della professionalità
nel Servizio e della crescita nella Leadership.
Sono certo che tutti contribuirete con il vostro impegno, e con l’orgoglio di averlo già
fatto per 65 anni, ad “Accendere la luce del
Rotary”.
Un caro saluto e Buon Rotary,
Carlo.
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Rotary Club Cagliari
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I 65 anni del club
Festeggiamo
guardando al futuro
Mario Figus
l 65° anniversario del nostro Club sionalità di ciascuno, consuetudine abban-
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è un avvenimento che ci induce a parlare di Rotary, di coloro che il Rotary
l’hanno fondato e di coloro che, credendo negli alti ideali rotariani, l’hanno fatto fiorire
anche a Cagliari.
Rammento brevemente che il nome Rotary
è derivato dalla consuetudine iniziale di tenere
le riunioni a rotazione presso il luogo di lavoro
dei rispettivi soci, allo scopo preciso di far conoscere a ogni membro del Club l’attività degli altri, in modo da contribuire alla profes-
donata quando le dimensioni dei club hanno
necessariamente fatto convergere le riunioni,
per il pranzo o la cena, in luoghi pubblici.
I 4 soci fondatori del Rotary erano rispettivamente di discendenza americana, tedesca, svedese e irlandese e di religione protestante, cattolica ed ebraica: erano cioè un
prodotto di quel misto di razze e religioni che
è l’America e, da questo punto di vista, i progenitori più adatti per il movimento internazionale cui si accingevano a dar vita.
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Le idee che Paul Harris cercò di divulgare tra i nuovi soci
del Rotary furono orientate a dare la massima importanza
ai valori dell’amicizia e di considerare le professioni come
lo strumento più incisivo per servire la società. In tutti questi anni l’amicizia è stata nel Rotary il mezzo per il miglioramento morale negli affari e nelle professioni e ciò è chiaramente testimoniato dal lavoro svolto con i giovani per aiutarli a migliorare moralmente e materialmente, oltre che dall’incessante fiorire di sempre nuove iniziative in favore della collettività.
Non mi soffermo sulla storia del nostro Club, iniziata il
23 novembre 1949, mi limito invece a ricordare con grande
riconoscenza tutti i presidenti ed i soci che mi hanno preceduto, perché senza la loro appassionata dedizione oggi non
festeggeremmo questo compleanno. Dei 54 Presidenti che hanno fatto la storia del nostro Club, ben 31 non sono più con
noi: alla Loro memoria rivolgiamo un grato pensiero per
l’esempio di vita che ci hanno donato. Ai 23 past President
che sono ancora con noi rivolgo la mia gratitudine per essersi,
pur con stili di leadership e personalità diverse, adoperati nel
diffondere gli ideali del servire rotariano. In questa ricorrenza
è doveroso rivolgere tutto il nostro affetto ai Past Governor
Angelo CHERCHI e Lucio ARTIZZU, i quali con il loro servizio distrettuale hanno nobilitato il nostro Club.
Trasferendomi dal passato al presente credo di poter affermare che oggi i valori del Rotary mantengono piena concretezza: infatti in un contesto sociale in cui l’egoismo, la corruzione e l’indifferenza sembrano avere il sopravvento, il Rotary contrappone Amicizia e Servire, che significano Amore verso il prossimo.
Vorrei fare una considerazione: due guerre mondiali, il
progresso della scienza, della tecnica e della medicina, l’esplosione demografica, i problemi della fame nei Paesi in via di
sviluppo ed i gravi fenomeni d’inquinamento hanno profondamente mutato l’ambiente, la Società e l’uomo, ma non
hanno minimamente scalfito il valore dei principî sanciti da
Paul Harris. Anzi oggi più
che mai tali principî si manifestano nella loro reale dimensione.
Diamo uno sguardo al futuro: osservando lo sviluppo
del Rotary negli ultimi anni
risulta evidente la sempre
crescente complessità dei
ruoli e quindi delle funzioni
di tipo organizzativo e gestionale richieste per operare nel nostro ambiente con
qualità e continuità. Analizzando la percezione che la comunità cittadina ha del nostro Club rileviamo che il Rotary, soprattutto negli ultimi
tempi, ha cambiato la visione della propria identità e dei
valori che fondano la sua
presenza nella comunità.
Per mantenere la nostra
identità occorre, a mio parere, dare più forza alla formazione sia dei soci che dei
dirigenti di Club, centrandola
sugli aspetti culturali e identitari ed avendo chiari valori, compiti e ruoli.
Nel cogliere il valore del
tempo e del bisogno, che riflettono le motivazioni di
base dell’agire rotariano, deve
essere collocato l’obiettivo di
migliorare la qualità delle
attività all’interno dei nostri
Club. Ciò comporta la consapevolezza che attraverso
le attività di servizio si acquisiscono competenze e capacità, e che tale acquisizione si sviluppa in un processo di apprendimento permanente.
Quando qualcuno ci chiede aiuto non è sempre facile
sapere cosa fare e come far-
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lo. Molti ci semplificano il problema chiedendoci denaro, beni, lavoro ecc. Occorre domandarci se il servizio verso la nostra comunità possa essere prestato «dando qualcosa senza donare un po’ di noi stessi».
I principî fondanti del Rotary, che comprendono:
• lo sviluppo di rapporti interpersonali intesi come opportunità di servizio;
• improntare la propria attività professionale ed i propri rapporti di lavoro ai più
elevati principî morali;
• riconoscere l’importanza ed il valore di
tutte le attività utili;
• considerare la propria attività, dentro e
fuori dal Club, come opportunità di servire
la società;
• applicare l’ideale del servire alla propria
vita personale, professionale e sociale;
• diffondere la comprensione, la tolleranza
e la pace fra i popoli;
• mettono al primo posto il donarsi rispetto
al donare.
In questo modo i problemi possono essere condivisi e affrontati insieme. Al contrario il dare senza darsi spesso significa evitare di assumersi responsabilità, non entrare in
gioco, lasciando libero chi chiede aiuto di fare
quello che vuole, e quindi anche di usare male
i beni o i servizi che gli vengono donati.
Mi verrebbe da pormi un interrogativo volutamente provocatorio: «Ha un futuro il Rotary?». Credo di poter rispondere dicendo che
il futuro del Rotary dipende dalla sua capacità di potenziare il rendimento sociale del nostro impegno di servizio e a servizio, pensando
a nuove forme di solidarietà sociale, più capaci di dare risposta ai problemi che oggi rischiano di diventare cronici e dimenticati.
Per quanto mi riguarda sono convinto che
i rotariani non percepiscano alcuna crisi dei
propri valori identitari: le motivazioni etiche,
gli obiettivi di carattere comunitario, i valori
di gratuità e solidarietà sono ben presenti in
ognuno di noi.
Sono altresì consapevole che esistono
numerose difficoltà nel portare avanti i no-
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stri valori. Tra queste, la carente collaborazione con altre associazioni, il non facile rapporto con le istituzioni e la difficoltà nel diffondere la cultura del servizio e della solidarietà in un mondo in cui prevale l’egoismo
e infine i problemi nel coinvolgimento di nuovi rotariani, soprattutto giovani.
Il Rotary è l’organizzazione che ha fatto
del coinvolgimento giovanile uno dei cardini della propria azione a livello globale. Molta parte delle attività del Rotary sono dedicate in modo particolare al sostegno delle giovani generazioni. Rotaract, RYLA, RYE
sono i programmi sui quali il nostro Club investe ogni anno enormi energie per diffondere presso le giovani generazioni i valori del
Rotary e soprattutto per fornire l’opportunità
ai giovani di comprendere l’importanza dell’amicizia tra i popoli, della comprensione internazionale e soprattutto dello sviluppo
della leadership personale per metterla al servizio degli altri.
Purtroppo nel nostro Club non riusciamo
in modo efficace a coinvolgere nella nostra
attività giovani ed in particolare gli ex rotaractiani oltre i 30 anni, per i quali con l’uscita dal Rotaract cessa la possibilità di accedere e partecipare alle nostre iniziative.
Il coinvolgimento dei giovani trentenni all’interno del nostro Club è ancora oggi oggetto di vivaci discussioni, spesso centrate sull’opportunità di coinvolgere, in un’organizzazione che fa dell’eccellenza professionale
il segno distintivo dell’appartenenza, giovani che devono ancora dimostrare le proprie
capacità professionali e spesso sono ancora
alla ricerca di un impiego stabile a causa dei
tempi difficili che stiamo vivendo. Personalmente ritengo fondamentale affrontare
l’argomento da una differente prospettiva: ritengo, infatti, che il nostro club debba sentire il dovere di essere attrattivo nei confronti
dei giovani anche trentenni, che purtroppo
spesso non desiderano entrare a far parte di
un Rotary Club.
Essi attraversano un periodo difficile
della propria vita nel quale si vogliono dedicare allo sviluppo della carriera, alla costruzione di una famiglia, alla raccolta di
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esperienze professionali in giro per il mondo per rafforzare proprio quelle competenze personali e quella leadership sulla quale
il Rotary ha così tanto investito negli anni precedenti. Invece, tra i Rotaractiani abbiamo
un livello di adesione ai valori del Rotary che
è rarissimo trovare tra i non rotariani. Hanno seguito una “scuola” di formazione nella quale si sono addestrati a servire attraverso
l’amicizia e a raggiungere livelli di conoscenza
dei meccanismi della nostra organizzazione
normalmente sconosciuta alla maggioranza
dei non rotariani.
Io ritengo che sia nostro dovere domandarci come possiamo mantenere questi giovani sui quali il nostro Club ha investito tante sue risorse e tante sue energie e come possiamo evitare di disperdere i talenti e fare in
modo che nel futuro essi continuino ad essere la linfa dei nostri club, alimentando una
tradizione in continuo rinnovamento nella
quale li abbiamo cresciuti.
Il tema dei giovani si lega strettamente ad
un secondo tema che mi sta particolarmente a cuore: quello della conservazione e dell’incremento dell’effettivo. Anche in questo
caso il cuore della questione è la capacità del
club di attrarre e conservare al suo interno
persone che, avendo raggiunto obiettivi importanti nella loro attività, possano impegnarsi nelle attività di servizio. Dobbiamo evitare che una persona che consideriamo idonea ad essere socio del Rotary senta la propria cooptazione come un riconoscimento
pubblico del proprio successo professionale
trascurando l’impegno al servizio che è richiesto ad ogni rotariano.
Altri possibili candidati, animati da grande spirito di servizio e sicuramente motivati dal punto di vista dell’impegno e del servizio alla comunità, mantengono perplessità rispetto all’ambiente rotariano, spesso radicalmente diverso da quello da cui provengono o hanno, anche a causa della giovane età, ragioni economiche che suggeriscono prudenza rispetto all’ingresso nel
mondo rotariano.
Un altro strumento che viene proposto per
sostenere la crescita dell’effettivo è quello della fondazione di nuovi club. Ritengo che questo sistema sia di dubbia utilità e personalmente la considero un’arma a doppio taglio
perché nel lungo periodo si finisce per insistere con più club sullo stesso bacino di potenziali soci con il risultato di non riuscire a
fronteggiare il numero sempre crescente di
soci che non sono più in grado di sostenere
le spese associative.
Appare quindi sempre più importante sostenere la conservazione e l’incremento dell’effettivo per vie interne, sfruttando proprio
quel bacino di giovani rotaractiani, ryliani e
borsisti che sono passati per il Rotary in un
certo periodo della loro vita ma che abbiamo perso di vista con il tempo. Occorre però
considerare che un modello universale di club,
come lo abbiamo vissuto fino ad oggi, forse
non è più in grado di soddisfare tutte le esigenze. Ciascuno di noi deve chiedersi qual è
il modo migliore per servire i bisogni crescenti
della propria comunità. Posso certamente dire
che il massimo punto di forza del Rotary, da
cui guardare al futuro, è l’aver costruito nel
tempo una rete solidissima mettendo assieme centinaia di paesi, lingue e culture diverse
da tutto il mondo, tenendo unita una “diversità” fenomenale e ben funzionante.
Difficilmente qualcosa potrà cambiare se
noi soci insistiamo a portare nel Rotary solo
persone perfettamente identiche a noi. Dobbiamo dare maggior valore alla diversità, salvaguardando i nostri valori: se condividiamo
gli stessi ideali e lavoriamo per gli stessi obiettivi, siamo tutti rotariani. Forse è arrivato il
momento di provare qualcosa di nuovo, il momento di essere proattivi anziché reattivi, perché è solo con un tale atteggiamento che riusciremo a rendere più forti i nostri club. Attrarre più donne e più giovani, sostenere club
flessibili e sviluppare progetti di servizio innovativi ed efficaci: questo deve essere il nostro modo di accendere la luce del Rotary e
cercare di tornare a rendere il Rotary più brillante che mai.
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dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
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Utopia e speranza
Come è cambiato
il Rotary
Mauro Manunza
eve esistere una forte motivazione
per indurre, una volta alla settimana, un anno dopo l’altro, indaffarati uomini d’affari a lasciare i loro uffici e andare alla riunione del Rotary». Così
parlò Paul Harris tanti decenni or sono, quando l’organizzazione rotariana era ancor giovane ma ormai diffusa nel mondo.
Una forte motivazione. Promuovere l’etica negli affari professionali, aiutare chi ha
fame e soffre il disagio sociale, lavorare per
l’amicizia e la comprensione internazionale,
quindi per un mondo pacificato… Le motivazioni non mancano, e sono così alte e nobili da apparire ingenui sogni. Ma senza in-
«D
seguire l’utopia l’umanità non conoscerebbe
progresso, ed è forse questa ispirazione a convincere i rotariani che tutti gli uomini sono
stati creati liberi e uguali, che occorre contribuire a raggiungere la libertà e l’eguaglianza, e che ciò vale la pena di correre alle
riunioni di club lasciando per qualche ora affari e studi professionali.
Nell’impegno di aiuto ai bisogni della società, nei programmi umanitari, nell’inseguire la politica del sorriso per arrivare alla
(difficile) fratellanza internazionale, i rotariani sono pionieri. Nel 1905, quando a Chicago l’avvocato Paul P. Harris fondò l’associazione assieme a tre amici, non esisteva
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
«Il Rotary è sempre vivace, attivo, entusiasta. Non è
mai esistito un migliore esprit de corpe».
Paul Harris
alcuna organizzazione del genere, a parte la
Croce Rossa. Questa era nata molto prima,
nel 1863, a pochi anni dalla sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino: il grande
numero di morti e feriti impressionò un filantropo svizzero che volle realizzare un
ospedale da campo per le prime cure ai feriti di entrambi gli schieramenti in conflitto,
a prescindere dalla nazionalità. Perché tutti
riconoscessero e rispettassero quel punto di
pietoso e solidale incontro comune, venne
ideato il simbolo della croce rossa, rimasto
così a contrassegnare un’importante organizzazione di volontari a livello internazionale nel settore dell’aiuto umanitario, con il
compito di proteggere e assistere le vittime
della guerra e della violenza. I principî enunciati nel suo statuto sono umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità, e universalità. Poi arrivò il
Rotary.
Fondato all’alba del XIX secolo, il Rotary crebbe, si diffuse con rapidità e ispirò in
breve tempo – diventandone modello – la nascita di altri gruppi di servizio destinati a svilupparsi nella dimensione e nell’impegno: nel
1915 il Kiwanis, due anni più tardi il Lions,
nel ’19 lo Zonta, nel ’21 il Soroptimist. Questa l’avanguardia dei sodalizi di carattere
umanitario che nel secolo scorso sono diventati una folla talmente fitta da renderne
quasi impossibile il censimento in dimensione
planetaria. Solo una minoranza è rappresentata da istituzioni ufficiali di respiro
mondiale (Onu, Ue, o altre organizzazioni intergovernative) benché indipendenti e di respiro mondiale, quali ad esempio l’Unicef che
tutela i diritti dell’infanzia, l’Unhcr che
protegge profughi e rifugiati, la Fao che si occupa di alimentazione e agricoltura, o sul piano strettamente sanitario l’Unaids (programma delle Nazioni Unite per l’Hiv/Aids).
Per il resto, tutto è indipendente rispetto ai governi nazionali. Qualche esempio noto
a tutti, a parte la Croce Rossa (e Mezzaluna
rossa): la Human Rights Watch che difende
i diritti umani, la Caritas Internazionale (di
matrice cattolica), le organizzazioni sparse
nelle aree depresse e zone belliche di tutti i
continenti, quali Amnesty International,
Emergency, Save the Children, Medici senza frontiere, Greenpeace, Source International (si occupa di comunità che soffrono casi
di inquinamento ambientale, danni alla salute, violazioni dei diritti umani), Aifo (lotta alla lebbra)… Anche a guardare solo nel
nostro paese, le associazioni di volontariato
non si contano: da Telefono Azzurro alla Lega
dei diritti umani, da Nessuno tocchi Caino alle
comunità per tossicodipendenti, dalle più diffuse a livello nazionale (come la Protezione
civile, che dipende dalla Presidenza del
Consiglio dei ministri ma impiega innumerevoli volontari) a quelle più vicine a casa,
di piccole dimensioni ma agguerrite ad efficienti. Sono definite “organizzazioni non lucrative di utilità sociale” (Onlus): cooperative sociali, associazioni di promozione sociale
e di volontariato, organizzazioni di privato
sociale (Ops), associazioni di famiglie, fon-
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dazioni, banche etiche e via elencando. Ormai è un brulicante mondo attivissimo e ben
definito, tanto da essere considerato “terzo
settore”: un settore no-profit, collocato tra
l’intervento statale e il mercato, che produce beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva.
Considerato questo galoppante proliferare
di attività umanitarie, viene istintiva una domanda: il Rotary è superato? Ha ancora ragione di essere considerato entità leader della filantropia, del volontariato, dell’efficienza organizzativa?
La risposta è scontata: il Rotary è tutt’altro
che sorpassato. Mantiene la leadership se non
altro per la sua capillarità nei cinque continenti. Conta un milione e trecentomila soci
divisi in oltre 33 mila club di servizio riconosciuti in un coordinamento internazionale di distretti nazionali che si integrano reciprocamente concorrendo alla realizzazione di un fine comune: portare cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità in cui operano e nelle rispettive nazioni, con visione internazionale; risolvere i problemi drammatici della gente confinata nei più bassi livelli sociali; affrontare le piccole e grandi sfide;
puntare sull’amicizia e – in prospettiva – alla
pace universale. L’interdisciplinarità e la particolare prospettiva di visione aiutano ad affrontare i problemi in modo innovativo,
anche grazie all’esperienza individuale di leadership e alle singole competenze (vuoi mediche o legali, ingegneristiche o economiche
o imprenditoriali) che permettono di vedere la realtà da angolature diverse e che vengono applicate alle questioni sociali, dai problemi sanitari a quelli ambientali, dall’analfabetismo alla fame e la sete, dalle preoccupanti situazioni dell’infanzia a rischio e
all’istruzione, fino al progresso sociale.
I programmi nascono sulle piccole e
grandi cose a livello di club, magari allargandosi alla cooperazione interclub e interdistrettuale, quando non internazionale.
L’esempio più citato è quello del progetto Polio Plus, avviato oltre vent’anni fa (su idea
di un club italiano): il Rotary è partner dell’Organizzazione mondiale della sanità e del-
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l’Unicef nell’impresa di portare a tutti i bambini del mondo il vaccino contro la poliomielite; nonostante apparisse proibitivo,
l’obiettivo si può dire ormai raggiunto, anche se ancora non è stato possibile intervenire in alcune limitate e irraggiungibili aree
isolate del pianeta. Sono stati vaccinati (salvati) due miliardi e mezzo di bambini nelle
zone più povere e depresse, e adesso occorre una fatica determinante che comporta risorse economiche, impegno umano, rischi.
In proposito un altro aspetto va sottolineato, ed è quello della credibilità. In centodieci anni di entusiastica azione il Rotary
ha raccolto prestigio, sostenitori e contributi talvolta di grossa entità. È il caso della Fondazione di Bill e Melinda Gates, che ha donato 355 milioni di dollari per la campagna
antipolio; e l’anno scorso, nel congresso rotariano in Portogallo, il fondatore di Microsoft ha dichiarato di voler dare due dollari
per ogni dollaro impegnato dall’organizzazione rotariana per l’operazione Polio Plus,
fino al 2018. Se dovesse realizzarsi in pieno,
il valore di questa nuova partnership con il
Rotary raggiungerebbe oltre 500 milioni di
dollari. Ma Bill Gates e sua moglie non sono
i soli a sostenere il programma in termini così
generosi: anche Emeka Offor, ricco rotariano nigeriano, ha versato 1 milione di dollari per la lotta alla polio dopo aver donato 250
mila dollari; e un altro milione è arrivato dalla filantropa Rajashree Birla, imprenditrice
indiana. Milionari a parte, è altissimo il numero di persone di reddito normale che aiutano la campagna della più grande associazione umanitaria del mondo. Oggi uno degli spot più conosciuti è quello che chiede
pubblicamente un ultimo sforzo per arrivare a sconfiggere gli ultimi focolai di poliomielite: “End Polio Now!”.
C’è poco da aggiungere. Vale piuttosto ricordare oggi un’intuitiva e vecchia frase del
fondatore Paul Harris: «Il Rotary è sempre
vivace, attivo, entusiasta. Non è mai esistito un migliore esprit de corpe».
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Le origini del sodalizio
...Quel lontano
23 novembre 1949
Eugenio Lazzari
ul Rotary reputo opportuno prima di
tutto ricordarVi alcuni particolari storici importanti:
il primo Club Rotary italiano
venne fondato a Milano il 19 dicembre 1923: il promotore fu un
ingegnere di origine irlandese, Leo
Giulio Culleton, ed il primo presidente Sir James Henderson, cittadino
britannico, presidente della Società Cucirini Cantoni Coats.
Sir James, che viene ricordato
come Padre del Rotary Italiano, fu il primo Governatore,
eletto nel 1924/25 per il 46°
Distretto, unico Distretto in
Italia.
Successivamente furono
fondati i seguenti R.C.: Trieste 31/1/1925, Firenze
7/3/1925, Livorno 8/3/1925,
Bergamo 13/6/1925, Cuneo
18/10/1925.
L’espansione dei Rotary Club in Italia fu
piuttosto lenta ed ostacolata dalla voce corrente in quel tempo,
che il Rotary fosse una filiazione della Massoneria. Inoltre
per l’indipendenza
dalla soggezione politica era
malvisto e sospettato dalla dittatura fascista,
la quale il 14 novembre 1938 impose la
chiusura di tutti i 34 Club esistenti allora in
Italia.
S
Nel 1947, dopo la guerra, i R.C. italiani facenti capo all’unico Distretto, il 46°, iniziarono la ricostruzione e l’espansione, che
continuò efficace sino al 1949.
Nel 1949 in Sardegna non
esistevano Club Rotary, ma fu
proprio in quell’anno di rinascita
completa e pieno sviluppo del
Rotary italiano, che ha inizio la
“Storia del Rotary in Sardegna”.
Nel 1949 ero appena
laureato e stavo iniziando la mia carriera
universitaria, per cui
tutto quello che so e
conosco di quel periodo rotariano lo ho
appreso da due dei
padri fondatori del
nostro Club che,
nonostante la differenza di età
che ci separava, mi hanno onorato della
l o r o
amicizia: Francesco Rocchi e,
soprattutto, Paolo
Tronci, ed inoltre un rotariano doc quale era
Achille Sirchia.
Soprattutto Paolo Tronci mi raccontava
delle iniziative, di cui era venuto a cono-
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La “carta”costitutiva del Club di Cagliari. Il documento datato 14 aprile 1969 è un duplicato dell’originale
del 23 novembre 1949 andato smarrito.
scenza, precedenti la nascita del Club di Cagliari, e soprattutto mi descriveva con dovizia di particolari i primi anni di vita del Club.
Ecco il motivo per cui ho accolto volentieri l’invito dell’Amico Presidente per raccontarVi ancora una volta la cronistoria dei
fatti che hanno preceduto e portato successivamente alla costituzione del Rotary Club
Cagliari e descriverVi, in un breve riassunto, gli eventi principali per ricordare, in ossequio ad una tradizione, il sessantacinquesimo anniversario.
ranza, caratterizzato dell’attuazione dell’istituto autonomistico. E fu proprio l’anno
in cui anche il Rotary mise radici nell’Isola,
trasferendovi il credo di Paul Harris, vale a
dire il verbo servire nell’interesse della società,
del prossimo, della pace nel mondo, con la
costituzione dei primi due Club: è il 6 febbraio del 1949 quando viene ammesso al Rotary International il Club di Sassari, e, trascorsi poco più di nove mesi, il 23 novembre
è la volta del Club di Cagliari. Entrambi quest’anno compiono il loro 65° Anniversario.
Gli anni 1948 e 1949 furono anni cruciali per la Sardegna. Segnarono, infatti, il passaggio da un periodo difficile, quale l’ultimo
dopoguerra e gli stenti conseguenti al quasi
totale isolamento dell’economia sarda rispetto
al resto d’Italia, ad un periodo aperto alla spe-
Infatti nel 1948/49 il Governatore arch.
prof. Pietro Portaluppi sollecitò alcuni Rotariani del Settentrione che avevano parentele, amicizie e rapporti di affari nell’Isola perché prendessero l’iniziativa per la costituzione
dei Club.
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Rammento alcune iniziative delle quali
sono venuto a conoscenza:
il dott. Guglielmo Pernis del R.C. di
Como, durante una sua visita a Cagliari ne
parlò col cugino dott. Enrico Pernis e col sig.
Marco Pili consegnando a quest’ultimo i moduli di domande d’iscrizione;
il sig. Paolo Leone, noto commerciante in
legnami, fece qualche indagine su invito di
un Rotariano di Trieste;
un Agente Marittimo, il rag. Luigi Marraccini, ricevette lo stesso invito da un collega di Livorno;
qualche tentativo fu anche intrapreso nell’ambito dei docenti Universitari.
Mi raccontava Paolo Tronci che durante
quel periodo in città si sentiva parlare di Rotary in forma vaga e piuttosto nebulosa, quasi segreta, e, secondo il suo parere, l’insuccesso delle varie iniziative fu dovuto non soltanto ad uno scarso impegno delle persone,
ma soprattutto alla mancanza di conoscenza delle finalità del Rotary e dei suoi principî etici. Alle domande di chiarimenti nessuno era in grado di dare esaurienti risposte.
Sembrava, in definitiva, che il Rotary fosse
un’associazione fra amici il cui scopo principale era quello di andare a cena insieme una
volta alla settimana.
Nel febbraio del 1948, come mi riferì l’amico Francesco Rocchi, l’avv. Camillo Giussani, Presidente della Banca Commerciale Italiana e Socio del R.C. di Milano, scrisse allo
stesso Rocchi che allora era il Direttore della Filiale della Banca in Cagliari chiedendo
la segnalazione di personalità da interpellare per la costituzione di un Club Rotary. Fu
inviato un elenco di nomi (forse sei) ma tutto finì lì.
Nel 1949 il Distretto assunse il n° 87 del
Rotary International restando pero sempre
unico in Italia. Ne fu eletto Governatore Gian
Paolo Lang, il quale decise di intervenire direttamente per la costituzione di Club in Sardegna, e, come ho già detto, il 6 febbraio 1949
fu costituito il R.C. di Sassari del quale fu eletto primo Presidente il cav. Francesco Sisini.
Rotary Club Cagliari
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Contemporaneamente il Governatore conferì al Generale dei Bersaglieri Giacomo Zanussi, Segretario Generale del Distretto, l’incarico di costituire anche a Cagliare un Club.
Il suddetto venne a Cagliari ai primi di
agosto 1949, prese contatto col dott. Salvatore Marcello e con il dott. Paolo Tronci (entrambi avevano conosciuto il generale durante
il servizio militare), con l’on. Rafaele Sanna
Randaccio e col dott. Andrea Borghesan, e gli
chiese di riunire, nell’Hotel Excelsior di Cagliari, (per chi non lo ha conosciuto era all’ultimo piano del Palazzo della Rinascente)
un piccolo gruppo di persone, che potevano
essere interessate: oltre a quelle sopra ricordate intervennero: il prof. Mario Aresu,
l’ing. Gustavo Carboni Boy, il dott. Stanislao
Caboni, rappresentante del Governo presso
la Regione Sarda, l’avv. Giuseppe Musio ed
il conte Raimondo Orrù.
E dalla viva voce di Paolo Tronci che appresi che Zanussi:
«ci parlò del Rotary International, del suo
Fondatore Paul Harris, dei principî fondamentali, di etica Rotariana, di relazioni amichevoli, di rettitudine nelle professioni e negli affari, di rispetto della personalità e delle opinioni altrui, di comprensione, di volontà
di pace tra le nazioni, dello scopo di orientare l’attività privata, professionale e pubblica dei singoli al concetto del «servizio». Noi
che ascoltavamo con sempre maggiore attenzione cominciammo a conoscere il Rotary e soltanto allora a comprenderne l’essenza.
Lo scetticismo iniziale veniva via via fugato
e la discussione che ne segui dimostrò il nostro vivo interessamento.
Al termine della riunione Rafaele Sanna
Randaccio, Mario Aresu e Salvatore Marcello
s’impegnarono ad approfondire gli argomenti
ed esporli ai futuri soci. Un validissimo
contributo fu dato dall’ing. Arminio Piga, proveniente dal Club di Tunisi, che portò fra noi
l’entusiasmo e l’esperienza di vecchio e convinto rotariano».
Queste in breve le premesse: successivamente furono chiamati a comporre il nucleo
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dei Soci Fondatori: l’avv. Giuseppe Asquer;
il dott. Ettore Bonafini, direttore del Credito italiano; il dott. Vincenzo Buttiglione, direttore generale della Soc. Elettrica Sarda; il
sig. Domenico Capra, amministratore delegato della SPA Vinalcool; l’ing. Mario Carta,
allora ingegnere capo del Distretto minerario
Sardegna; l’ing. Lorenzo Cassinis, direttore
della SPA Ferrobeton; l’avv. Francesco Cocco Ortu; il dott. Luigi Contivecchi, titolare dell’azienda delle saline; il cav. Manfredi Gessa,
titolare dell’azienda di selvicoltura; il prof. Carlo Lauro, direttore dell’istituto di mineralogia; il dott. Pasquito Lauro, magistrato; il dott.
Enzo Loy, dirigente della Camera di Commercio di Cagliari; il dott. Giuseppe Martelli, direttore della Società nazionale Argille e
Caolini, l’ing. Vittorio Minio Paluello, consigliere d’amministrazione della SPA Ali Flotte Riunite; il prof. Francesco Passino, ispettore generale per l’agricoltura; il dott. Enrico Pernis, titolare della propria Agenzia di navigazione; il prof. Pino Pinetti, ordinario di
dermosifilopatica; il prof. Salvatore Rattu, ordinario di disegno; e il conte Giulio Spetta, direttore de “L’Unione Sarda”.
Il Club provvisorio di Cagliari venne così
costituito il 16 ottobre 1949 con 29 soci e furono eletti: Presidente Rafaele Sanna Randaccio; vicepresidente Salvatore Marcello; segretario Andrea Borghesan; tesoriere Giuseppe
Musio. Ma ufficialmente il Rotary Club Cagliari entrava a far parte del Rotary International con la consegna della Carta di Ammissione da parte del Governatore Lang il 23
novembre del 1949: fu il secondo Club sardo,
il terzo dell’attuale distretto 2080 (dopo
Roma e Sassari), ed il cinquantottesimo dell’allora 87° Distretto unico.
Tornando alla cronaca, nella primavera del
1951, il Governatore De Courten concesse alla
Sardegna, ed in sostanza ai due Club sardi
di Sassari e di Cagliari appena nati, il privilegio dell’organizzazione del XV Congresso Distrettuale Itinerante del Rotary International, che in realtà fu un vero Congresso Nazionale in quanto l’allora 87° Distretto era l’unico in Italia: itinerante perché prevedeva l’imbarco dei congressisti sul tran-
Un momento storico: Rafaele Sanna Randaccio e il
Governatore Gian Paolo Lang. Nasceva il Club di Cagliari.
satlantico “Conte Biancamano”, in partenza da Napoli, con scalo a Livorno e a Genova ed arrivo a Cagliari ove i partecipanti sbarcarono per proseguire per Sassari.
Fu un attestato lusinghiero di fiducia nella capacità organizzativa dei due giovani Club
e dei loro Presidenti Sanna Randaccio per Cagliari e Gavino Alivia per Sassari.
Il primo decennio di vita del Club, nel quale i soci passarono dai 29 iniziali a 57, terminò
con tre grandi avvenimenti rotariani: la
fondazione del 5° Club sardo, quello di
Nuoro, con 21 soci fondatori che elessero
come primo presidente Pietrino Guiso, l’organizzazione, di nuovo affidata al Club di Cagliari, dell’assemblea distrettuale e l’elezione a Governatore del Distretto, per l’anno rotariano 1959-60, del nostro socio fondatore
avv. Rafaele Sanna Randaccio, primo Governatore sardo.
Nel frattempo furono notevoli le modifiche all’interno dell’organizzazione del Rotary International, fra cui, la più importante fu il frazionamento dei Distretti
italiani: con Governatore Omero Ranelletti,
ultimo del Distretto unico, nel 1955-56, l’Italia fu divisa in quattro Distretti, e la Sarde-
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gna fece parte, unitamente
al Lazio, Marche, Abruzzo,
Umbria e Molise, del nuovo
Distretto n° 188, sino al 197778 in cui assunse il n° 208.
Il secondo decennio di
vita del Club di Cagliari fu
improntato a quelli che furono chiamati gli anni della
rinascita. Alla guida del Club
si alternavano ancora i soci
fondatori, e il decennio finì
con due presidenze di notevole spessore: quella di Giuseppe Peretti, (1965-67), nel
cui biennio di presidenza, il
Club raggiunse il numero di
90 soci, e quella dell’attivissimo e rotariano per eccellenza Paolo Tronci (196769), ultimo dei soci fondatori ad essere nominato presidente. Il suo cavallo di battaglia, ed anche quello del suo
nuovo segretario Renzo Pirisi, fu la diffusione dell’ideale rotariano: entrambi erano molto conosciuti e
sapevano come muoversi per
cui, in modo abbastanza rapido, riuscirono a fondare nel
1968, a breve distanza uno
dall’altro, i due Club di Oristano (18 febbraio) e di
Iglesias (27 maggio). Ma la
prontezza di questo Presidente e la sua abilità di manager, gli fece intuire che
era anche giunto il momento di presentare un nuovo
aspirante all’elezione del governatore per l’anno 19691970: infatti quando il Club
presentò la candidatura a
tale carica di Giuseppe Peretti non ci furono problemi.
E fu così che il ventennale del
Club venne festeggiato, il 23
novembre 1969, con in cari-
Rotary Club Cagliari
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La consegna della “Carta” all’avv. Pietro Riccio, primo Presidente del
Club di Oristano, dal Governatore del 188° distretto prof. Giulio Agostini. In primo piano la campana donata dal Club padrino di Cagliari.
Sotto la ruota si intravede il dott. Paolo Tronci.
ca il secondo governatore sardo, non solo ma anche con
il compito, per la terza volta, di ospitare il Congresso distrettuale.
Nel terzo decennio il Rotary Cagliari era ormai maturo
e pienamente inserito nelle molteplici attività del Distretto,
ed ebbe, come novità, l’espansione dell’ideale rotariano in
Città: fu infatti creato il secondo sodalizio cagliaritano. Ormai il Club di Cagliari aveva quasi raggiunto la quota dei
107 soci, e questo fatto agevolò l’idea del past-presidente Paolo Tronci per la realizzazione di un nuovo Club, che si realizzò nell’ottobre del 1972 con il nome di Club Rotary Cagliari Est: il suo primo presidente fu il dott. Raffele Isola,
con segretario Aldo Vallscas. Il 30 giugno avvenne la consegna ufficiale della “carta” durante una cerimonia che si
svolse con l’imponente partecipazione di rotariani e di autorità: fu una giornata di giubilo come la definì Zaccagnini, sottolineando per l’occasione:
«oggi non è l’ammissione di un socio, bensì l’ammissione di 33 soci... ...e la costituzione di un nuovo centro di diffusione della idea rotariana».
Fu facile profeta, infatti a metà del decennio, nell’anno
1976-77, la Sardegna ottenne il suo terzo Governatore Distrettuale nella persona di Renzo Pirisi.
In quell’anno reggeva il Club un altro rotariano di grande spessore, il prof. Angelo Cherchi, il quale, con l’aiuto di
numerosi collaboratori, centrò diversi obiettivi. Il primo fra
tutti, fu la creazione del terzo Club, Cagliari Nord, di cui
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
La Campana donata al Club di
Nuoro dai “padrini” del R.C. di
Cagliari.
La carta costitutiva del club di
Nuoro. (Il documento datato 24
settembre 1994 è un duplicato dell’originale del 22 aprile 1958 andato smarrito).
il riconoscimento ufficiale
avvenne il 22 giugno 1977,
con la consegna della “Carta” al primo presidente, col.
Ignazio Satta, a mani del
past-governatore Vianelli e
del governatore Pirisi. Verso
la fine del suo anno di presidenza, Cherchi condusse felicemente a conclusione anche altri importanti obiettivi
del suo programma, tra cui,
la nascita del Premio La
Marmora, e il varo dell’Inner
Wheel, organizzazione prevista dal R. I. per le donne
mogli o parenti di rotariani: il primo sorto in Sardegna ed
il secondo in assoluto in Italia dopo quello di Napoli.
E siamo ormai negli anni ’80: di questo decennio, il quarto del nostro club, è da ricordare l’anno rotariano 1985-86
con presidente Antonio Romagnino che dedicò il ciclo delle conversazioni “Al mondo che cambia” ed ebbe l’intuizione
di raccogliere una brillante idea di Salvatore Campus organizzando il primo Archeotour, ossia un itinerario archeologico nel Sud Sardegna per i rotariani di tutta l’Italia,
al quale parteciparono 120 rotariani, provenienti da più parti della penisola e dalla Sicilia. L’indice di gradimento fu talmente tanto che ad esso ne seguirono molti altri coinvolgendo
rotariani di tutta Italia, con crescente enorme successo.
E non è da dimenticare l’anno rotariano 1987-88, con alla
guida del Club Rafaele Corona, poiché fu un anno caratterizzato dal segno del quarto governatore espresso dal Club
di Cagliari e quinto governatore sardo (prof. Giuseppe
Mastrandrea): il prof. Angelo Cherchi, un vero rotariano
da antologia, sempre pronto ad ascoltare e comprendere, a
stimolare e consigliare. Con Cherchi al timone del Distretto si registrò una forte crescita, quantitativa e qualitativa,
sia di club che di soci.
Siamo così giunti alla fine degli anni Ottanta, il Rotary
Club di Cagliari, durante la presidenza di Cesare Olivetti,
nella piena consapevolezza della propria funzione, festeggiò il suo quarantesimo anno di vita.
E qui ritengo di fermare questo mio racconto perché il
Rotary di Cagliari, giorno dopo giorno, giovedì dopo giovedì,
ha continuato e continuerà sempre a crescere, nonostante che
la società, da quel lontano 23 novembre 1949, sia rapidamente
cambiata. Il Rotary ha cercato di adeguarsi ai cambiamenti, il nostro Club ha, come è peraltro logico succeda in così
tanti anni, vissuto momenti di grande importanza e visibilità ed altri meno sfavillanti, ma l’importante è che oggi siamo ancora qua a festeggiare un evento che non è da tutti poter vantare.
Evento che ci permette di celebrare il ricordo doveroso
soprattutto di quelle 29 persone, che, sessantantacinque anni
fa, hanno creduto in un ideale che allora forse non era facile da capire ma che oggi riconosciamo come una speranza per un mondo sempre più difficile da vivere: “il servire
al di sopra del proprio interesse personale”. Non solo, ma
ci permette di rivolgere un pensiero commosso e riverente
a Chi oggi non c’è più, e purtroppo sono tanti gli Amici che
in questi anni ci hanno lasciato, e che possiamo ricordare con
un pensiero di Jean Paul Sartre: “Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati”.
■
dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
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La lezione dell’indimenticato Past Governor
Il Rotary
International
Renzo Pirisi
1 – LO SCOPO
o scopo del Rotary International è di
incoraggiare e sviluppare l’ideale del
“servire” inteso come motore e propulsore di ogni attività. In particolare esso si
propone di:
– promuovere e sviluppare relazioni amichevoli tra i propri soci, per renderli meglio
atti a “servire” l’interesse generale;
– informare ai principî della più alta rettitudine la pratica degli affari e delle professioni, riconoscere la dignità di ogni occupazione utile a far sì che essa venga esercitata nella maniera più degna quale mezzo per
“servire” la società;
– orientare l’attività privata, professionale
e pubblica dei singoli al concetto del “servizio”;
– propagare la comprensione, la buona volontà e la pace fra nazione e nazione mediante
il diffondersi nel mondo di relazioni amichevoli fra gli esponenti delle varie attività
economiche e professionali, uniti nel comune proposito e nella volontà di “servire”.
L
2 – L’AFFASCINANTE AVVENTURA
l Rotary è nato dalla volontà di pochi uomini, ma soprattutto dal volere di un
uomo: Paul Harris, il cui grande merito è stato l’aver intuito l’avventura rotariana con occhio sicuro, volto verso alti spazi, privo di ogni
provincialismo. Tutto ciò gli veniva oltre che
da un grande animo, anche dall’aver avuto
la possibilità, nella sua giovinezza, di viaggiare per ogni dove del mondo.
Siamo nel 1905 a Chicago, città di frontiera,
con tutte le contraddizioni di una società in
disordinato sviluppo, presa da una forte sete
I
di guadagno e di potere. Il trentasettenne avvocato Paul Harris con spiccata sensibilità avverte la solitudine e il distacco che c’è tra gli
uomini e con mente lucida pensa a qualche
modo di associare tra loro persone appartenenti a diverse attività, che possano in amicizia arricchirsi delle conoscenze altrui e trasmettere le proprie esperienze. E così dopo brevi contatti, il giovedì 23 febbraio 1905 egli e
altri tre amici si riuniscono nello studio dell’ingegnere minerario Gus Loehr, in Dearborn
street. Oltre a Paul Harris, avvocato, e a Gus
Loehr, ingegnere, vi sono Hiram Shorey, sarto, e Silvester Shiele, commerciante di carbone.
Harris espone il suo pensiero: l’idea è di fondare un Club riunendo uomini provenienti da
diverse attività. La proposta piace e si decide che per ogni attività vi sia un unico rappresentante allo scopo di evitare contrasti tra
soci appartenenti alla stessa categoria. Non
stupisca quanto fu deciso; si tenga presente
la situazione esistente nella società di Chicago di quei tempi.
Stabilito che ciascuno dei quattro si sarebbe interessato a trovare altri soci con le caratteristiche che Silvester Shiele, comprendendo appieno il pensiero di Paul Harris, definì “degni di appartenere ad una associazione
efficiente, dove ciascuno dentro di sé dovrà
pensare al bene degli altri”, si decide che le
riunioni vengano tenute nello studio di uno
di loro a rotazione. Da qui il nome “Rotary”.
Pensavano allora questi uomini, infiammati dalla idea di solidarietà, che questa
avrebbe coinvolto tanti altri uomini e che si
sarebbe sviluppata in tutto il mondo?
Uno certamente ci credeva e lo sperava:
“l’uomo dal cuore solitario”, Paul Harris.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
3 – PAUL HARRIS
hi era Paul Harris? Nato a Racine nel Wisconsin nel 1868, all’età di tre anni, assieme al fratello Cecil di cinque anni, va a vivere con i nonni paterni a Wallingford nel Vermont, dove compie gli studi, frequenta l’accademia militare e l’Università, per laurearsi
poi in leggi nell’Università di Iowa City nel
1891. Dopo la laurea gira per il mondo facendo i mestieri più disparati: dall’operaio in
un’officina, al giornalista, al guardiano di bestiame (per ottenere l’imbarco gratis per l’Europa), e così via. Rientra in America nel 1893,
lavora per un commerciante di marmi, ritorna
in Europa e finalmente, nel 1896, corona la
sua aspirazione di stabilirsi a Chicago, dove
inizia la pratica legale.
Dopo aver conosciuto gente di diversa
estrazione, storia e cultura, la sua grande sensibilità resta colpita dall’egoismo che impera a Chicago, città da lui tanto amata. Non
accetta che si debba volere il successo senza
scrupoli e senza considerazione alcuna per gli
altri. Si ribella dunque a tale disumanizzazione
della società. E sogna di poter fare qualcosa
per cambiare quella mentalità perversa. Di qui
il suo tentativo del 23 febbraio 1905.
Come andarono le cose in seguito?
Si ammette il quinto socio, Harris Ruggles
e poi via via il Club si arricchisce di elementi validi e pieni di entusiasmo. La stampa si
interessa a questo nuovo tipo di associazione
e finalmente nasce il secondo Club a San Francisco: siamo nel 1908. Subitamente anche in
altre città degli Stati Uniti sorgono Rotary Club.
Nel 1910 ne nasce uno a Winnipeg, in Canada. Il Rotary era diventato internazionale!
Da allora un susseguirsi di nuovi Club anche al di fuori dell’America: nel 1911 in Inghilterra e Irlanda, nel ’20 il primo Club dell’Europa continentale a Madrid, subito dopo
in Francia, e nel 1923 in Italia. E così di seguito in tutto il mondo: si realizzava il sogno
del fondatore.
I primi Rotary autonomi, tra di loro collegati in via amichevole, si danno dei regolamenti simili: un consiglio direttivo, la definizione delle varie cariche sul modello di altre associazioni.
C
4 – LE CONVENTION
d ecco lo sviluppo improvviso e contemporaneo (tanto da portare all’esistenza di
circa venti Club con un numero sensibile di
soci: circa 1.800) rende necessario un incontro, un congresso dei vari Club. La prima
“Convention” si ha a Chicago nei giorni 1517 agosto 1910. Numero dei partecipanti: 60!
Nasce così l’Associazione Nazionale dei Rotary Club: Presidente eletto, Paul Harris. Nel
1912, dopo la fondazione dei Club in Gran Bretagna e Irlanda, il Congresso di Dluth delibera
di cambiare il nome in “International Association of Rotary Clubs”. Occorre attendere
il 1922 perché si assuma definitivamente il
nome attuale di “Rotary International”.
Dopo i primi ordinamenti, nel 1915 si ha
la prima forma del manuale di procedura.
Punto essenziale è che il Rotary Internazionale sia una associazione costituita dai Rotary Club i quali godono di propria autonomia nel rispetto degli statuti e dei regolamenti.
Non fu cosa facile invero far sì che le norme
fossero valide in ogni parte del globo.
Sempre nel Congresso del 1915, tenutosi
a San Francisco, si dà corpo alla formazione dei Distretti con a capo i rispettivi Governatori, e conseguentemente la formazione del Consiglio Centrale.
L’ideale del “Servire” anima i propositi dei
congressisti a Portland nel 1911, dove Paul
Harris viene confermato Presidente internazionale. Da allora la parola d’ordine è “Servire”, sembrata a molti scettici velleitaria ma
che il Rotary Internazionale continua imperterrito, sia negli organi centrali sia nei singoli Club, a seguire.
Nel 1913 sono proprio i Rotary Club a portare aiuto alle popolazioni colpite da calamità
naturali. Inizia l’assistenza ai giovani ed alla
infanzia malata. Nel 1917 prende corpo,
nell’emozione della prima guerra mondiale,
la prima scintilla di quella grande istituzione che è la Fondazione Rotary; impegno rinnovato nel 1931 e perfezionato in Società nel
1938. Da questa Fondazione si sono diramati
tanti progetti a favore dei giovani, dei fanciulli, delle popolazioni del Terzo Mondo, con
spirito di grande impegno e solidarietà.
E
dicembre 2014 —
Il Rotary International ha sancito la formazione dei Club giovanili dell’Interact nel
1961 e del Rotaract nel 1967. A quest’ultima
realizzazione hanno partecipato in maniera
determinante due Rotariani italiani, Tristano Bolelli e Giovanni Gelati, ai quali va tutta la nostra riconoscenza.
5 – LA RUOTA
a raccontare la storia del Rotary porta
a conoscere tanti piccoli, eppur significativi episodi: come quello della storia minuta
dell’emblema, che fin dall’inizio fu sempre
una ruota. Ruota di calesse, con gli sbuffi di
polvere avanti e dietro, ruota non dentata ad
otto raggi e sempre con la scritta Rotary Club.
Ed, infine, nel 1923, l’attuale insegna, riportata anche nei distintivi, ruota con 24 denti e sei raggi, con la scritta Rotary International, che compare in azzurro e oro sulla
bianca bandiera del Rotary.
I Motti del Rotary sono stati causa di malumori e incomprensioni. “Servire al di sopra di ogni interesse personale”, “Chi serve
meglio guadagna di più”. Ed è quest’ultimo
che per l’apparente significato utilitaristico
ha creato perplessità. Ad ogni modo verrà
abolito. In vero a suo tempo vi fu una proposta di usare un motto in latino per essere
di carattere universale. Proposta poi non accolta. Sarebbe stato bello assumere il motto
che Gabriele D’Annunzio coniò per il Rotary “Sicut rotarum dentes dantes et accipientes”.
Sebbene gli scopi del Rotary, che campeggiano agli inizi di queste note, siano di spirito elevato, molte amarezze, sospetti ed incomprensioni gli sono stati rivolti. Tra i più
lievi la ridicolizzazione di “rotariano tipo” fatta dallo scrittore americano Sinclair Lewis.
Il romanzo “Babbit”, del 1922, certamente
noto ai meno giovani, è una satira amara che
ridicolizza il Rotary. Però lo stesso autore, sei
anni dopo, fece ammenda per quanto aveva
scritto riconoscendo le alte finalità del sodalizio.
M
Rotary Club Cagliari
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6 – ROTARY E CHIESA CATTOLICA
en più grave e serio fu il contrasto con la
Chiesa Cattolica. Il Rotary ha sempre difeso la dignità dell’uomo a qualunque razza e nazione appartenga, qualunque credo religioso professi; mostrando pari rispetto per
gli agnostici. E fu per tutti i Rotariani cattolici un momento di grande turbamento la
severità dimostrata dalla Chiesa Cattolica.
L’inizio di questa vicenda risale ad alcune richieste fatte da Club del centro America che
nel 1927 mettono alla Santa Chiesa il quesito sulla liceità dei cattolici e dei sacerdoti in
particolare a partecipare al Rotary come soci.
Le richieste provengono anche da altri Paesi e la situazione precipita allorché il 23 gennaio 1929 il Primate di Spagna, Arcivescovo di Toledo, il Cardinale Pedro Segura y Saenz, a nome dei Reverendissimi Metropoliti
di Spagna proibisce ai religiosi di appartenere al Rotary e sconsiglia fortemente i fedeli di farne parte. In Italia già prima si era
criticato il Rotary, ma ancora non vi erano
state decisioni precise da parte delle autorità vaticane. Scrive Cianci: “l’atteggiamento
dei maggiori prelati era contrario al Rotary,
e non restava limitato all’ambito degli Uffici Vaticani”. Si preferii attaccare su fronte
aperto affidando l’incarico ai Padri Gesuiti,
che provvidero da par loro sviluppando
una campagna di stampa documentata e puntigliosa. La situazione peggiorò e i rapporti
si fecero sempre più tesi.
C’è voluto l’impegno di un animo nobile
e dal grande coraggio, l’italiano Omero Ranelletti, a far sì che dopo molti anni di assidua e tenace pazienza, con gioioso entusiasmo, umiltà e fede profonda si chiarissero le
posizioni. E nel 1951 ecco terminare quel giusto turbamento dei cattolici del mondo intero.
I riconoscimenti ad Omero Ranelletti vennero da più parti: ricevette dal Cardinale Vagnozzi, nella Messa celebrata durante il Congresso, il ringraziamento della Chiesa Cattolica per quanto aveva fatto, riportando la pace
nell’animo dei rotariani cattolici. Si dovrebbero leggere le pagine da lui scritte e quei documenti, per ammirare un Rotariano di cristallina purezza e di fede profonda. Ho avu-
B
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
to il privilegio di conoscerlo e di godere della sua amicizia, e tanto mi è caro ricordarlo
qui, con affettuosa devozione. E a proposito
della pace raggiunta ricordo con commozione la presentazione dei Rotariani, in occasione
del Congresso CENAEM (Rotary Club dell’Europa Continentale, Nord Africa e Mediterraneo Orientale), al Pontefice Paolo VI, ed
il saluto a Lui rivolto da un illustre Rotariano italiano, Gian Paolo Lang, Presidente del
Rotary International nel 1956-57. Attualmente in Italia molti prelati, un Cardinale, Arcivescovi e Vescovi, Monsignori, sono soci dei
Rotary Club. Ed un Gesuita, padre Federico
Weber, recentemente scomparso, è stato Governatore del 211 Distretto, nel 1982-83.
7 – COME INTERPRETARE IL ROTARY
ltre amarezze ha avuto il Rotary e ne
avrà, dai suoi stessi componenti. Come
in ogni organizzazione vi sono coloro che credono fervidamente o in maniera più tiepida,
coloro che fanno, che vogliono e che si impegnano; ma vi sono coloro, che pur essendo ai vertici, non sempre dimostrano perfetta
aderenza alla semplicità degli ideali che ci
portano ad appartenere al Rotary. Non sempre viene osservato quanto Paul Harris raccomandava nel 1947, poco prima di morire,
e cioè di attenersi a quei principî nei quali
aveva costantemente creduto e sperato.
Tale sensibilità non sempre il Rotary
sembra averla dimostrata. Vari sono i motivi. La continua crescita dei Club, il formarsi di cospicui fondi sia per il Rotary, sia per
la Fondazione Rotary, tanto da indurre alla
necessità di una amministrazione più attenta, ma anche burocratizzata. Efficientismo
nobile ma che può mortificare lo spirito di attenta osservazione, di suscitazione di idee e
di stimolazioni alle pubbliche istituzioni. Nasce il pericolo di uno iato fra il Rotary Internazionale ed il Rotariano.
Ma ben più grave è la poca sensibilità palesata dal Rotary Internazionale ogni qualvolta un Club scompare perché viene meno
la libertà. L’avvenimento è notarilmente
annotato e comunicato senza commento. Così
come è avvenuto anche quando l’Italia, la
A
Spagna, la Germania, l’Austria, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, la Cina, l’Iran, sono scomparse dall’Albo del Rotary International, per
la perdita della libertà. Ed è perciò che con
grande gioia vediamo ritornare il Rotary a Budapest ed a Varsavia. È, inoltre, mancato un
forte sdegno e l’orrore per il genocidio e l’olocausto del popolo Ebraico.
Se è vero che uno dei principî del Rotary è evitare le questioni politiche, è altrettanto
vero che se si accetta di essere invitati come
osservatori alla fondazione dell’ONU ed
avervi un osservatore permanente, non si può
ignorare la dignità dell’uomo quando viene
offesa.
Non sembrino queste parole di sfiducia.
Non si è illanguidita la mia fede negli ideali del Rotary: idea di libertà, nonostante talvolta ad essa non ci si adegua perfettamente. Il patrimonio del Rotary è sempre attuale anche nel mutare degli uomini e dei tempi. La mia fede è anche confortata dalle cifre. Oggi i Rotariani nel mondo sono
1.070.100, suddivisi in 24.171 Club, con 465 Distretti in 167 Paesi. Nel numero dei soci sono
comprese parecchie donne dato che da quest’anno le stesse possono far parte del sodalizio in tutti i Distretti. Una forza quindi che
rinvigorisce la nostra speranza di Rotariani
e aumenta la nostra fiducia.
Nel suo messaggio d’addio il Presidente
internazionale uscente, Royce Abbey, dice “la
storia del Rotary continua”. E continua con
un nuovo Presidente, Hugh Archer, nato a Dearborn (felice ritorno di un nome), che ha lanciato un motto “Vivete il Rotary con gioia”.
Indovinato messaggio; perché proprio gioiosamente, in perfetta letizia, Gloria dell’Altissimo, si può vivere, sperare ed operare con in cuore la dolce esortazione di Virgilio: “Sic vos non vobis”.
Da 40 anni al servizio della città, Il Rotary Club
di Cagliari 1949-1989,
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dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
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Come nacque il club
I primi
passi
Achille Sirchia e Franco Spina
1 - LA PRIMA RIUNIONE
l Rotary di Cagliari nacque ufficialmente il 23 novembre 1949. Il giorno infatti gli
venne rilasciata la “Carta” di ammissione al Rotary International che ne sanciva l’ingresso nell’allora unico Distretto italiano, l’87°.
Governatore del Distretto era Gian Paolo Lang, livornese di grande levatura, uno dei
protagonisti della ricostituzione del Rotary
in Italia dopo il ciclone della guerra. Di lì a
pochi anni sarebbe diventato presidente internazionale. Suo delegato per la costituzione del Club l’infaticabile gen. Giacomo Zanussi.
Ma la prima riunione, che precede di regola il rilascio della “Carta”, si svolse il 16 del
mese precedente, di domenica, nel salone dell’Hotel Excelsior, affacciato sulla centralissima via Roma nuovamente lastricata in granito, ma le cui colonne dei portici mostravano
ancora le orribili ferite delle incursioni aeree.
I
Nonostante l’Excelsior fosse la sede dei
grandi avvenimenti cittadini di quegli anni,
pochi dei cagliaritani a passeggio sul lungomare fecero caso a quegli uomini che frettolosamente s’infilavano nella hall. Forse attirava maggiormente la loro attenzione il cartellone de Il cielo può attendere, con Gene
Tierney, in programmazione al Cinema
Astra, a fianco.
La stampa locale diede invece ampio rilievo all’avvenimento. Il quotidiano “L’Unione Sarda” lo presentò ai lettori con un articolo dal titolo eloquente: «Fondato da 31 soci
il Rotary Club cagliaritano. Le più eminen-
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Francesco Rocchi.
ti personalità del mondo economico e culturale cittadino nella grande associazione internazionale». In realtà i soci fondatori furono esattamente ventinove. Il cronista si premurò di riportare per intero il Consiglio direttivo, attratto dalla larga notorietà dei nomi:
«Presidente, il sen. Rafaele Sanna Randaccio; Vice Presidente, il dott. Salvatore Marcello; Segretario, il dott. Andreino Borghesan;
Prefetto, il dott. Enrico Pernis; Consiglieri,
il prof. Mario Aresu e l’ing. Gustavo Carboni»; e non conoscendo il sistema di cooptazione, secondo le regole del Rotary, evidenziò in maniera singolare la composizione della «Commissione per le nomine: conte Raimondo Orrù, dott. Giuseppe Martelli, prof.
Carlo Lauro e ing. Lorenzo Cassinis», precisando: «si prevede che il numero dei soci
sarà limitato ad una cinquantina, numero già
abbastanza rilevante se si pensa che Milano
ne conta appena 108 e Roma una novantina».
Tornando alla manifestazione proseguì: «La
prima seduta del Rotary cagliaritano si è svolta domenica, presenti, oltre a tutti i soci, il
Presidente della Regione avv. Crespellani, il
Rappresentante del Governo Prefetto Caboni, il prefetto dott. Solimena, il Sindaco dott.
Leo. In rappresentanza del 46° Distretto italiano del R.C. è giunto il generale Zanussi
mentre il Rotary club di Sassari era rappresentato dal prof. Alivia».
Perché “L’Unione Sarda”, nel pezzo dedicato alla riunione di ottobre, scriveva 46°
e non 87° Distretto? Presto chiarito. Tra il 16
ottobre e il 23 novembre 1949, data del rilascio della “Carta”, il Distretto restava unico ma cambiava numero.
In quella prima riunione di ottobre presero la parola per il discorso di saluto il sen.
Sanna Randaccio e poi, nell’ordine, il prof.
Alivia e il gen. Zanussi. Concluse il Presidente
della Regione avv. Crespellani. Tutti gli interventi furono improntati ad illustrare le finalità del Rotary e l’apprezzamento delle autorità. In particolare merita di essere ricordata una spontanea affermazione del prof.
Gavino Alivia, rappresentante dell’altro club
sardo nato qualche mese prima a Sassari. Infatti, dà la misura del clima e delle speranze del periodo, e del tentativo di sprovincializzazione: «la Sardegna è malata di isolamento che non è lo splendido isolamento
delle isole britanniche ed il Rotary è uno dei
mezzi eccellenti per uscire da questo stato di
cose». Lo stesso argomento sarà riproposto,
vent’anni dopo, dal governatore Giuseppe Peretti: «nel 1949 la Sardegna entrava a far parte del mondo rotariano con l’entusiasmo e la
certezza di chi crede che, attraverso il legame tra gli uomini di condizioni sociali, politiche ed economiche diverse, gli individui
possono manifestare veramente se stessi: era
un bisogno particolarmente sentito dai sardi, i quali per lunghi secoli, a causa della servitù politica nonché della posizione geografica, sono stati costretti ad un isolamento, che
impediva loro di comunicare con gli altri, rendendoli impenetrabili e diffidenti. Il temperamento del sardo è, infatti, ricco di quei sentimenti che trovano piena rispondenza nell’ideale rotariano: egli è portato all’amicizia,
della quale sente la sacralità inviolabile; è generoso e pone questa sua qualità al servizio
di chi ha bisogno; ha altissimo il senso del dovere e dell’onore».
Ma chi furono questi soci fondatori a cui
si deve ascrivere la svolta decisiva nell’avvio
dell’attività rotariana in città? Si ricorderanno
tra breve, con affetto e con le parole di Paolo Tronci.
dicembre 2014 —
2 - LA FASE PREPARATORIA
na simpatica disputa ha animato per
anni il dibattito nel Club allorquando veniva rievocata la fase preparatoria della costituzione e i tentativi che l’avevano preceduta. Due amici di vecchia data, Francesco
Rocchi e Paolo Tronci, che tanta parte
avranno nella vita del Club, si esprimevano
sugli avvenimenti in maniera apparentemente
diversa. Annotava Rocchi: «La pratica per la
costituzione di un Rotary Club a Cagliari ebbe
inizio in seguito ad invito del Club di Milano, Club riaperto nel 1947, nella persona dell’avv. Camillo Giussani, Presidente del sodalizio e Presidente della Banca Commerciale
Italiana. Il prelodato scrisse al Direttore
della Comit di Cagliari (e similmente ad altri Direttori dell’Istituto, ad esempio Sassari) per ottenere l’indicazione di alcune persone dell’ambiente che avrebbero dovuto costituire il nucleo iniziale e pervenire alla vagheggiata costituzione. Persone di primo piano come posizione professionale, industriale, economica, ecc. Il Direttore della Comit
di Cagliari (lo stesso Francesco Rocchi:
n.d.r.) rispose al Presidente avv. Giussani in
data 6 marzo 1948 comunicando le generalità e le caratteristiche informative di sei nominativi. Ricevette biglietto di ringraziamento
in data 11 marzo dell’avv. Giussani con la indicazione che «le informazioni mi sono preziose e lo saranno per il Governatore». Il Direttore della Comit di Cagliari venne trasferito nell’aprile del ’48 alla direzione di Napoli e la pratica passò nelle mani del dott. Salvatore Marcello subentrato e per quanto mi
consta gli artefici furono il prelodato dr. Marcello, il dr. Borghesan che fu Segretario del
Club di Cagliari, persona attivissima, e
l’avv. Sanna Randaccio, primo Presidente”.
Rocchi a seguito del trasferimento non fece
parte dei soci fondatori. Diventerà socio nel
1952, al suo rientro in città.
Ma, osservava Tronci, presente invece tra
i fondatori e dando per esaurito il tentativo
dell’avv. Giussani così come quello di alcuni rotariani di Como, Trieste e Livorno: «Nel
1949 il Distretto – sempre unico in Italia – assunse il numero 87 e ne fu eletto Governa-
Rotary Club Cagliari
29
U
Paolo Tronci (L’uomo della frontiera).
tore Gian Paolo Lang. Lang decise di intervenire direttamente per la costituzione del
R.C. di Cagliari (il R.C. di Sassari in data
6.2.1949 – Presidente il cav. ing. Francesco
Sisini – era stato ammesso al R.I.) e conferì
l’incarico, inviandolo nella nostra Città, al generale Zanussi, Segretario Generale del Distretto. Il generale dott. Giacomo Zanussi era
persona di primo piano, proveniva dall’Arma dei Bersaglieri, era stato Addetto Militare
presso Ambasciate Italiane all’Estero ed
aveva, oltre che cultura, una forte personalità. Ebbi il privilegio di conoscerlo durante il mio servizio nello Stato Maggiore dell’Esercito. Egli, contemporaneamente al generale Castellano, fu inviato dal generale Badoglio, ma con diverso itinerario, con pieni
poteri per prendere contatto con i Comandi
Alleati. Il generale Castellano fu più fortunato, trattò e firmò a Cassibile l’Armistizio
che porta la data dell’8 sett. 1943. Il generale Zanussi venne a Cagliari a fine luglio ed
ai primi di agosto del 1949 prese contatto col
dott. Salvatore Marcello (anch’egli aveva conosciuto il generale durante il servizio di S.M.)
che mi diede l’occasione di incontrarlo, con
l’on. avv. Rafaele Sanna Randaccio e col dott.
Andrea Borghesan. Zanussi convocò
nell’Hotel Excelsior un piccolo gruppo di persone, oltre a quelle già ricordate. Intervennero Mario Aresu, Gustavo Carboni Boy, Sta-
30
Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
nislao Caboni, Giuseppe Musio e Raimondo
Orrù. Ci parlò del Rotary e dei suoi principî, di etica Rotariana, di relazioni amichevoli,
di rettitudine negli affari e nelle professioni,
di rispetto della personalità e delle opinioni
altrui, di comprensione, di volontà di pace fra
le nazioni e dello scopo di orientare l’attività privata, professionale e pubblica dei singoli al concetto del «servizio». Cominciammo così a conoscere il Rotary ed a comprenderne l’essenza. La discussione che ne seguì dimostrò il nostro interessamento, mentre lo scetticismo iniziale veniva via via fugato. Sanna Randaccio, Mario Aresu e Salvatore Marcello presero l’impegno di approfondire gli argomenti per esporli ai futuri soci. Un valido apporto fu dato dall’ing. Arminio Piga che portò fra di noi l’esperienza
di vecchio e convinto Rotariano. Egli veniva dal Club di Tunisi. Successivamente furono chiamati a comporre il nucleo dei soci
fondatori: Giuseppe Asquer, Ettore Bonafini, Vincenzo Buttiglione, Domenico Capra,
Mario Carta, Lorenzo Cassinis, Francesco
Cocco Ortu, Luigi Contivecchi, Manfredi Gessa, Carlo Lauro, Pasquito Lauro, Enzo Loy,
Giuseppe Martelli, Vittorio Minio Paluello,
Francesco Passino, Enrico Pernis, Pino Pinetti, Salvatore Rattu e Giulio Spetia. Il club
provvisorio di Cagliari era costituito con 29
soci, e furono eletti: presidente Rafaele Sanna Randaccio; vice presidente Mario Aresu;
segretario Andrea Borghesan; tesoriere Giuseppe Musio. Il Club di Cagliari è entrato ufficialmente nel Rotary International in data
23 novembre 1949 ed era 58° dell’87° Distretto. Dopo qualche settimana, il governatore Gian Paolo Lang consegnava la Carta di ammissione al R.I.”.
Una ricognizione negli archivi di Zurigo
e lo spoglio della stampa dell’epoca consentono ora, su base documentale, di dare piena conferma sulla ricostruzione degli avvenimenti fornita da Paolo Tronci. Si tratta di
una cronaca redatta sul filo della memoria
e delle note del libro di cassa del tesoriere, fonte preziosa d’informazione.
Vi è però un particolare da rettificare.
Mentre Tronci indica quale vice presidente il
prof. Mario Aresu, nella domanda di ammissione originale del Club provvisorio datata 15 ottobre 1949, e sottoscritta da Sanna
Randaccio e da Borghesan, figura vice presidente il dott. Salvatore Marcello. La domanda risulta compilata, quindi, alla vigilia della domenica 16 ottobre di cui si è parlato. La circostanza e la costante presenza nella fase preparatoria del socio fondatore
Marcello (come ricorda lo stesso Tronci), potrebbero indicare la continuità dell’azione avviata dall’avv. Giussani attraverso gli ambienti
della Comit, e portata a termine dal gen. Zanussi con la costituzione del Club.
Sicché, dopo quarant’anni di simpatiche
precisazioni e distinguo tra i due, la questione
può finalmente concludersi con la piena convergenza delle notazioni di Rocchi e di
Tronci.
Si deve a Borghesan un’ulteriore tessera
sulla costituzione. In occasione dei festeggiamenti del Club sassarese egli fu ospite dei
soci fondatori ing. Francesco Sisini e del figlio ing. Giorgio. Durante la conviviale venne da questi presentato al gen. Zanussi. Seguì a breve un interessante colloquio sul Rotary che sarebbe proseguito di lì a poco a Cagliari.
Purtroppo la “Carta” originale di ammissione del Club al Rotary International
andò perduta con la documentazione del primo decennio. Fu riconsegnata al Club per il
XX anniversario e porta l’indicazione esplicita che l’originale venne emesso il 23 novembre 1949. Per chi volesse prendersi la briga di approfondire anche le cose minute, si
rileva che la “Carta” originaria portava il numero 7397. Qualche anno dopo il Rotary abolì la menzione del numero che di conseguenza
non figura sul duplicato della “Carta” oggi
in possesso del Club.
3 - I FONDATORI
questo punto quegli uomini che da soci
fondatori fanno parte di diritto della storia del Club meritano un apposito cenno, anche se con rapida carrellata. Ciò nella consapevolezza che molti fra di loro meriterebbero ben altro spazio, essendo stati fra i pro-
A
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tagonisti della storia stessa della Sardegna nel
periodo. Sarà possibile soffermarsi su di loro,
ricordandone l’intenso lavoro svolto nell’attività rotariana degli anni successivi.
Eccoli, intanto, nell’ordine in cui compaiono nell’ufficialità della “LISTE DES
MEMBRES FONDATEURS”, compilata alla
data del 15 ottobre del 1949 e conservata all’Ufficio del Rotary International di Zurigo:
Aresu prof. Mario, ordinario di Clinica Medica; Asquer avv. Giuseppe, avvocatura (diritto civile); Bonafini dott. rag. Ettore, direttore Credito Italiano; Borghesan dott.
rag. Andrea, consulenza amministrativa e
commerciale; Buttiglione dott. Vincenzo,
direttore generale Soc. Elettrica Sarda; Caboni dott. Stanislao, Rappresentante del
Governo nella Regione Sarda; Capra Domenico, amministratore delegato SPA Vinalcool; Carboni dott. ing. Gustavo, edilizia
(acquedotti); Carta dott. ing. Mario, ingegnere
capo Distretto minerario Sardegna; Cassinis
dott. ing. Lorenzo, direttore SPA Ferrobeton;
Cocco Ortu on. avv. Francesco, avvocatura
(diritto commerciale); Conti Vecchi dott. Luigi, titolare azienda propria (sale); Gessa cav.
Manfredi, titolare azienda propria (selvicoltura); Lauro prof. Carlo, ordinario Istituto mineralogia; Lauro dott. Pasquale, magistratura (sostituto procuratore); Loy dott. Vincenzo, dirigente Camera di Commercio;
Marcello dott. Salvatore, direttore Banca
Commerciale Italiana; Martelli dott. Giuseppe,
direttore Soc. An. Naz. Argille e Caolini; Minio Paluello dott. ing. Vittorio, consigliere amministratore SPA Ali Flotte Riunite; Musio
avv. Giuseppe, pubblicista (giornalismosettimanali); Orrù conte avv. Raimondo, titolare azienda propria (cerealicoltura); Passino prof. Francesco, ispettore generale per
l’agricoltura; Pernis dott. Enrico, direttore Miniere di Sardegna Soc. Breda; Pinetti prof.
Pino, ordinario di dermosifilopatica; Rattu
prof. Salvatore, architetto; Sanna Randaccio
sen. avv. Rafaele, avvocatura (diritto penale); Spetia conte Giulio, direttore de L’Unione Sarda; Tronci dott. Paolo, contitolare
azienda propria (legnami).
Rotary Club Cagliari
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4 - VITA DEL CLUB
opo la fase protocollare, il Club iniziò la
sua vita attiva e ordinata presso l’Excelsior, fino all’estate del 1951, con riunioni
conviviali (il primo e il terzo lunedì del mese,
alle venti e trenta) e non conviviali (il secondo
e quarto sabato del mese, alle ore diciannove e trenta). Secondo la prassi rotariana, nel
corso delle riunioni tenute con rigorosa
puntualità, cominciarono ad essere presentate le prime relazioni riguardanti questioni di carattere generale da parte di soci, ma
anche di ospiti esperti.
È proprio con questo sistema che i rotariani vengono costantemente informati ed aggiornati, attraverso la mediazione di relatori che trattano, in forma concisa ma esauriente, materie di specifica competenza e i
problemi interessanti la comunità.
Telegrafico il messaggio esterno. Eccone
uno su “L’Unione Sarda” del dicembre 1949:
«Conversazione del prof. Passino al Rotary
cagliaritano. Nella consueta riunione del Rotary Club il prof. Passino parlerà lunedì sera
del contributo che la bonifica agraria può apportare alla lotta antimalarica». Due brevi
chiose. Primo, la riunione è già allora “consueta” e tale è rimasta dopo decenni con l’incontro settimanale spostato al giovedì; secondo, il Rotary affrontò immediatamente
uno dei problemi centrali per l’isola con il suo
contributo di conoscenza. E nel 1978 il primo premio “La Marmora” venne conferito –
come si vedrà – alla Rockefeller Foundation,
per aver concorso in maniera determinante
a debellare il flagello della malaria.
Per il resto dell’anno il Club non ammise altri soci che saranno invece ben dodici
l’anno seguente. Ricorda Ernesto Cianci, nel
suo Il Rotary nella società italiana, che furono anni di grande espansione: «infatti mentre l’anno 1948 si chiudeva con 29 Club e 1406
soci, nel 1949 i Club diventano 59 e i soci
2779. Eloquente il raffronto con i 34 Club e
i 1650 soci del 1938 all’atto dello scioglimento
del sodalizio in Italia».
D
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Caricature di Franco Putzolu dei rotariani:
Antonio Romagnino, Nicolò Fara Puggioni, Renzo Pirisi, Marcello Marchi.
5 – LA REALTÀ DI QUEI TEMPI
agliari, uscita tragicamente segnata dal
conflitto mondiale, si impegnò allo spasimo non solo nella ricostruzione e nella riparazione dei tre quarti delle proprie case, ma
anche nel rilancio della sua fragile economia
e di quella dell’entroterra. Dominante il problema delle comunicazioni con la penisola.
Ma guardò anche con apprensione, in quello squarcio del 1949, ai grandi avvenimenti internazionali, che un conflitto vissuto sulla propria pelle le aveva insegnato a tenere d’occhio:
dal Patto Atlantico, alla clamorosa notizia dell’atomica in mano ai russi, dalla liquidazione delle colonie alla prima assemblea consultiva a Strasburgo. Il quinto governo De Gasperi diede l’avvio a riforme di ampio respiro, come il rilancio di una politica meridionalistica, ma dovette nel contempo affrontare giornalmente problemi quali banditismo,
occupazione di terre, e simili.
Ai sardi la strada autonomistica si rivelò
più difficile del previsto e a pochi mesi dell’insediamento del Consiglio regionale vennero
respinte le prime tre leggi. In un clima di incertezza per il bacino minerario del Sulcis e
per il suo carbone, partì la realizzazione del
secondo gruppo elettrico di Porto Vesme.
Con curiosità la città assistette alla liquidazione di alcuni provvedimenti del periodo
più buio: l’abolizione della carta annonaria
prima e la sostituzione delle Am-lire poi. Con
la ricostruzione iniziarono anche le lamentele dei cagliaritani, più attenti alle scelte urbanistiche a cominciare dalla recinzione del-
C
l’area portuale, attuata d’imperio dalle autorità
marittime, che sancì la separazione tra la città e il suo mare. Gli stessi plaudirono al Bastione di S. Remy, nuovamente illuminato, ma
guardarono con scetticismo al progetto del
centro affari e alla borsa nella galleria che si
pensava di realizzare al posto dell’amato mercato monumentale del Largo Carlo Felice. Alla
vigilia dell’Anno Santo si chiusero così gli anni
Quaranta, forse i più tormentati del secolo,
all’insegna della speranza che diverrà fervore di iniziative nel decennio seguente, con i rotariani impegnati in prima linea.
Da Una storia dentro la città. I 45 anni del Rotary Club Cagliari.
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Rotary Club Cagliari
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Il fiore all’occhiello
La laboriosa nascita
del Rotaract
Filippo Pirisi
el 188° Distretto operavano già da diversi anni i Gruppi Giovani (o circoli Paul Harris) patrocinati dai
Rotary Clubs. Queste organizzazioni
avevano già intuito sin dai Congressi
Interdistrettuali di Lurisia (1965)
Modena (settembre 1966) e Cagliari (settembre 1967) che era necessaria (per la loro stessa sopravvivenza) la creazione di un organismo distrettuale che, oltre a coordinare
l’attività, fungesse da tramite fra i vari
Clubs. Dopo le “Presidenze Distrettuali” di Giorgio Bompani (1965-66),
Gigi Ghezzi (1966-67) e Fabio Zaganelli
(1967-68), durante il Congresso di Firenze
mi fu affidato l’incarico di presiedere la segreteria distrettuale per l’anno 1968-69.
Chi seguiva allora la politica rotariana verso i giovani ricorderà come i Gruppi Giovani non venissero visti di buon occhio a
Evanston e come solo dopo molti anni, e proprio nel periodo citato, venisse varato il programma Rotaract.
Anche se in passato i Governatori del Rotary avevano solo tollerato e mai riconosciuto
l’attività dell’organo distrettuale, questo era
stato sempre assai vitale. La sua forza derivava dal fatto di non essere una struttura
“istituzionale” ma qualcosa di voluto dai singoli Club per libera scelta e il cui scopo era
quello di rendere un “servizio” ai Club che
lo esprimevano.
Così nel giugno 1968, all’inizio del mio
mandato, mi trovai di fronte al duplice
problema di far accettare ai Club che mi avevano eletto il programma Rotaract con tutte le limitazioni che – rispetto alla tradizio-
N
ne dei Gruppi Giovani – questo portava e,
contemporaneamente, di rendere più “ufficiale” l’azione della Segreteria Distrettuale attraverso il suo riconoscimento da parte del
Rotary.
Grazie alla collaborazione del Rotary di
Cagliari, ed in particolare del Presidente Paolo Tronci, di Niccolò Fara Puggioni ed altri,
riuscimmo ad organizzare un incontro col Governatore Camillo Brancaccio e la Segreteria Distrettuale. Ricordo come l’avv. Brancaccio, dapprima incerto, si fosse appassionato al problema che gli prospettavamo: per
trasformare tutti i Gruppi Giovani in Rotaract era essenziale la collaborazione con la Segreteria Distrettuale. Io e gli amici delegati
regionali (Enzo Miranda per le Marche,
Sandro Sordini Sorbi per l’Umbria, Sergio
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Gristina per la Toscana, Maurizio Viola per
il Lazio e Michele Pietrangeli per la Sardegna) offrimmo il nostro impegno ad ottenere entro l’anno la trasformazione dei Gruppi in Rotaract e il Governatore del Rotary si
impegnò a “riconoscere” il nostro operato.
E fu così che il risultato da tutti auspicato
venne raggiunto: i Rotaract si moltiplicarono (tanto che il Distretto fu per un certo periodo il primo nel mondo per numero di Rotaract fondati) e l’azione della Segreteria Distrettuale servì ad amalgamare l’azione ed i
rapporti fra i vari Club, grazie anche alla
creazione di un “notiziario distrettuale”.
Nel corso di quell’anno si tennero tre
convegni distrettuali a Foligno, Terni e Livorno
su temi organizzativi e di attualità. Su questi
temi, poi, il Distretto presentò le sue posizioni al Congresso Interdistrettuale di Genova.
Questo congresso fu preceduto dal 1° Congresso Distrettuale dei Rotaract del 188° Distretto, che segnò il passaggio dalla carica di
“Presidente Distrettuale” a quella di Governatore Rotaract istituita dal Board del R.I. nel
febbraio 1969. Si chiudeva così un ciclo di attività che aveva visto Gruppi Giovani (e
spesso Rotary padrini) battersi per il riconoscimento di queste attività. Certo fu una fase
nella quale l’attività risultò essere soprattut-
to organizzativa; ma senza questa l’operato che
oggi i Rotaract esplicano non sarebbe stato possibile. È di allora – ad esempio – la realizzazione (attuata con la collaborazione del Rotaract di Cagliari) dell’Annuario dei Rotaract
d’Italia che fu curato dal 188° Distretto.
Fu questo uno strumento di reciproca conoscenza ed amicizia i cui risultati sono oggi
ancora evidenti.
A distanza di dieci anni da quella esperienza potrei dire che forse non fu un bilancio esaltante quello che presentai al Congresso
Distrettuale a fine mandato. Ma di quell’anno
ricordo soprattutto il rapporto di amicizia che
ebbi con rotariani e rotaractiani e che ancora oggi tale rimane. Dovrei citare tanti
nomi. Alcuni li ho già fatti; fra gli altri ricordo
in particolare l’avv. Alberto Pugliese, il dott.
Orlando Orlandi, il dott. Paolo Tronci, Niccolò Fara Puggioni, Emilio Fadda Ravot, Gigi
Cosentino, Piero Zuffardi, Arrigo Basetti Sani,
Fausta Pugliese, Andrea Busoni, Nicola
Granati e i miei “colleghi” degli altri Distretti:
Gabriele Pizzorno (184°) e Carlo Nicolosi
Asmundo (190°).
Da 30° anniversario della fondazione, 23 novembre 1979.
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Al servizio della città
Cagliari
tra favola e storia
Marcello Serra
bocciata dal cuore calcareo delle sue colline con una calda ed inusitata efflorescenza di case, di bastioni e di torri, CAGLIARI si specchia sul mare con civetteria
affettuosa. Ed anche con fiducia, perché da
questo golfo non le potrà mai venire alcun
male, come assicura una favola consolante.
Racconta infatti una leggenda che su questa baia si era rintanata una volta una legione
torva e rissosa di demoni, che sotto l’incitamento di Lucifero batteva tutta la contrada.
Il diavolo alato tenne il campo per molte lune,
seminando strage, fiamme e tempeste su questo lembo dell’isola. Finché i sardi non invocarono l’arcangelo Michele. Dal suo trono
celeste il santo atleta discese con una valanga
di angeli armati ed ingaggiò una lotta epica
con le schiere di Satana. Tutti i sardi attoniti
e trepidanti assistettero alla furiosa zuffa, che
si risolse ben presto in una fuga disperata dei
diavoli. Anzi l’esodo di Lucifero fu così precipitoso che egli, allontanandosi, perdette la
sella del suo cavallo. Questa precipitò in mare
con fragore inaudito e qui rimase, immersa
e pietrificata, a testimoniare la sconfitta irrimediabile: e qui dura ancora e si chiama anche oggi la Sella del Diavolo. Mentre tutta la
baia redenta e pacificata ebbe da allora il
nome di Golfo degli Angeli. Perché gli angeli
veramente da quel giorno han preso dimora perenne in questo golfo. Navigando felici nel cielo di diamante e nel mare sempre pacato, essi preservano questa riviera da ogni
ritorno maligno e ne custodiscono, col vigile schermo delle loro ali. La tenerezza incantata di ogni seno. Questa è la favola antica che celebra il sorriso angelico della riviera
che inghirlanda Cagliari, il suo placidissimo
S
mare, le coste serene e fiorite di case, di stagni ed alberi, le umide scogliere che si spengono docilmente per fare posto a spiagge morbide e nitide.
Ma se la leggenda sottolinea e conforta con
la sua fantasiosa invenzione la benignità di
questo golfo, anche la storia conferma con i
suoi eventi la natura propizia di esso e
l’orientamento fortunato che, fin dalle epoche più remote, indussero i popoli più diversi
a ricercare e a prediligere questo approdo della Sardegna. A cominciare dai cavernicoli
preistorici che si insediarono sulla costa, a
contatto diretto col mare, nelle grotte di S.
Elia ed in quella dei Colombi, situata proprio
alle radici della Sella del Diavolo.
La Grotta dei Colombi, a ridosso della Sella del Diavolo, non è soltanto una meta ricercata dagli innamorati estivi per la sua quiete ritrosa.
Questo anfratto marino, insieme alle numerose caverne che s’aprono su tutto il
promontorio di Sant’Elia, deve anche considerarsi come una delle più antiche stazioni umane del Golfo degli Angeli. Dentro queste spelonche lambite dal mare ha trovato il
suo primo rifugio l’uomo preistorico, e può
forse dirsi perciò che qui è stato gettato il primo seme di Cagliari ed ha avuto inizio faticosamente la storia dei Sardi.
Poiché in questo speco si rintraccia dunque una delle radici più lontane della loro civiltà, occorre che vi fissiamo la prima tappa di questo viaggio.
La Grotta dei Colombi è situata ai margini di un dirupo calcareo alto 70 metri ed
è protetta da due saldi speroni, che ne fecero un riparo molto propizio per uomini pri-
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mitivi sprovvisti di tutto. Nell’interno si
estende per 70 metri di lunghezza ed è alta
e larga 20 metri. I colombi che le danno il
nome mancano assolutamente: forse turbati nella loro innocenza dai convegni frequenti
di altri migratori, hanno ceduto il campo!
L’esplorazione effettuata alcuni anni fa nel
pavimento della spelonca ha confermato l’esistenza di una cospicua ed antichissima stazione archeologica. Dallo scavo è affiorata una
congerie di cocci, di ossa d’uomini e d’animali, di valve di molluschi, di carbone vegetale. Queste reliquie sono un documento
eloquente che ha consentito di ricostruire con
chiarezza la fisionomia, i costumi, le abitudini di quella colonia di trogloditi.
Accanto ai cocci rudimentali lisci o decorati con cerchielli concentrici e con minute tacche, di evidente fabbricazione indigena, ne vennero scoperti altri di probabile fattura fenicia. Risorge così attraverso questi segni tutto un ciclo misterioso di vita e di morte: le ceramiche, i rozzi utensili di pietra, i primordiali strumenti, i frammenti ossei d’animali, i resti del cibo testimoniano la vita operosa di una generazione preistorica.
Le tombe, custodite con umana sollecitudine sotto il focolare, documentano quell’ancestrale culto dei morti, che doveva suggerire fin d’allora la pietà a quegli esseri quasi ferini. Gli ami, gli arnesi per la pesca, le
valve dei molluschi, ritrovati in grande abbondanza durante lo scavo, hanno d’altronde
dimostrato che, fin da quell’età preistorica,
il più antico nucleo di Cagliari si era già rivolto al mare come alla sua più naturale risorsa.
Così quei nostri antenati lontanissimi
avevano già orientato inconsapevolmente la
loro vita e la loro sorte in una direzione fatale che non doveva essere più smentita, né
abbandonata. Nell’oscura Grotta dei Colombi
ma anche in quelle di Calamosca e di S. Bartolomeo, oltre 40 secoli fa, dal cuore di quelle creature primitive è germogliato la prima
volta l’anelito verso il mare, e dunque già si
preannunciava in quella stagione favolosa
quel destino marittimo che avrebbe condizionato tutta la vicenda millenaria di Cagliari.
Questa particolare sorte si è dunque manifestata fin dalle sue origini mitiche. E ciò
fin dall’alba dell’età eneolitica, quando su questa riviera meridionale della Sardegna si verificarono i primi stanziamenti umani. Questi remotissimi abitanti si sistemarono sulle
alture, nelle grotte e in riva al mare, rifugiandosi nei ripari naturali, oppure edificando
villaggi sul colle di S. Michele, sul Monte della pace, sul Monte Urpinu, nelle alture di Calamosca e di S. Elia, di Stampace, di Bonaria e dell’attuale Castello, sulle rive del Poetto, nella regione di Terramaina. Oltre che
dalle foreste, che rameggiavano dense su tutto il litorale e pullulavano di cervi, di cinghiali,
di mufloni e d’altra selvaggina, questi clan
traevano il loro sostentamento dalla fauna copiosa del golfo. Ce lo attestano, oltre a quella dei Colombi, anche le altre grotte situate
a ridosso dei vari promontori, e i fondi di capanne scoperti nel retroterra, dove furono rinvenuti ugualmente, tra i residui dei pasti, molti depositi di valve, di frutti marini ed anche
qualche lisca di grosso pesce. Il mare fu dunque un campo di caccia ed una fonte generosa di risorse per quei trogloditi, che, con la
loro presenza, hanno dato origine al nucleo
più antico di Cagliari e che pertanto dovevano
aver già una certa familiarità col liquido elemento. Questa inclinazione marinara non è
stata mai più tradita nei secoli successivi dalla popolazione di questo litorale.
Anche i Fenici, con abile intuito e con senso preveggente, fondarono la primitiva colonia
di Karel su questo golfo lunato che s’apre tra
il Capo Carbonara e Capo Spartivento. Né diversamente si orientarono i Romani e i Bizantini, e più tardi i Pisani e i Genovesi, e
l’Aragona e la Spagna e il Piemonte e l’Italia medesima. Tutti hanno dovuto riconoscere
sempre l’importanza preminente di questa
baia favorevolissima, che è lo sbocco più agevole e naturale non solo delle maggiori pianure, ma anche delle zone più coltivate e di
quelle, come l’Iglesiente ed il Sulcis, ricche
di metalli, più evolute industrialmente ed economicamente prospere. Tutti questi popoli,
apprezzando i vantaggi che offriva questo scalo, l’importanza del suo retroterra, la sua fe-
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lice posizione rispetto alle
varie rotte del Mediterraneo,
l’hanno sempre tenuto in
gran conto e si sono industriati di valorizzarlo. Infatti, per i Fenici, Cagliari costituì la stazione scaglionata
tra le coste orientali e le colonie della Spagna Betica.
Per i Cartaginesi divenne il
principale porto granario e
così per i Romani, che ne fecero però anche la loro principale base militare marittima dell’Isola. E dopo i secoli di barbarie dilagante, quando la sconfitta del saraceno
Mugahid ripristinò la sicurezza sul mare, Cagliari fu
ancora la prima a risorgere.
I pisani, trasformatala in una
poderosa fortezza, restituirono al suo porto un ritmo
serrato ed intenso, che ne stimolò la floridezza. Questa
non poté declinare del tutto
neppure con la conquista
aragonese, né sotto gli Spagnoli, che con la loro politica dissennata recarono a tutta l’isola danni esiziali. Finalmente dal 1720, rientrata
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la Sardegna coi Savoia nella sua naturale sfera italiana, Cagliari ha cominciato a riprendere la sua importanza economica, industriale e politica, sviluppandosi ogni giorno anche sul piano edilizio con una cadenza vivacissima.
L’impulso dei secoli e del progresso la dilatano sulla riviera, su altri colli e su altre pianure. Già alcuni borghi sono
stati raggiunti da quel possente anelito ed altri aspettano trepidi l’abbraccio immancabile. Cagliari è infatti una città che
cammina: il suo passo si fa ogni giorno più spedito e marcato; tanto che si stenta ad adeguarvicisi ed a seguirlo. Ogni
mese nascono nuovi edifici, ogni anno nuove strade, ogni lustro nuovi quartieri, che i cagliaritani medesimi scoprono con
sorpresa e con malcelata fierezza nelle loro passeggiate domenicali.
Ormai il metropolitano deve consultare spesso la pianta
della città per fornire qualche indicazione, mentre nei vari
quartieri si vanno affermando altri centri che trattengono e
polarizzano i cittadini. La via Roma non è più il salotto comune a tutti i cagliaritani, ma è soltanto il ritrovo di quelli
che abitano nelle vie adiacenti. Ogni quartiere possiede ormai una nuova vita ed una propria autonomia, e gravita intorno al centro solo per alcune e ben determinate necessità.
La città dunque ha acquisito un umore europeo. Esemplare è sotto questo punto di vista il quartiere di S. Benedetto, dove tutto è nuovo di zecca e concepito con un chiaro sentimento del tempo. Edifici razionali e piazze ampie,
negozi, ritrovi ed uffici eleganti parlano di modernità e di
progresso. Ma anche nei vecchi quartieri, a Stampace, a Villanova, o per risanare le crudeli ferite della guerra o per una
sorta di festosa emulazione, i cagliaritani si uniformano con
impegno a questa aria nuova. Perché essi posseggono una
solida virtù: quella di amare concretamente la propria città. Questo amore si traduce in una puntigliosa volontà di migliorarla, anche e soprattutto col contributo personale. La
rapidissima ricostruzione di Cagliari, che sa di miracolo, è
la testimonianza viva e più convincente di tale attaccamento.
Cagliari, una delle città più danneggiate dai bombardamenti, è risorta interamente dopo pochi anni e soprattutto
per iniziativa privata, tanto che oggi, a così breve distanza
dalla fine della guerra, si stenterebbe a ritrovare le tracce di
quel flagello, che sradicò anche le fondamenta di alcuni quartieri.
Questa la fisionomia di Cagliari odierna, l’ultima sua incarnazione, che si innesta con eleganza e senza fratture stridenti nella sua tradizione millenaria.
Dal volume Mal di Sardegna, Ed. Vallecchi, Firenze 1963.
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Il mare e il calcare
Il colore
di Cagliari
Francesco Alziator
gni città ha il suo colore, il suo inconfondibile colore, fiume che non scaturisce clamoroso da violenti incontri
tonali, ma fluisce piuttosto lento e come vischioso dall’incontro di cento rivi sconosciuti
e sonnolenti.
È così che per cento vie ombrose o solari nasce anche il colore di Cagliari: un colore dovizioso, caldo, dorato, che il calcare
ostenta e sul quale i secoli diffondono venature innumeri sino a confonderlo in profondissime ombre o levigarlo, scarnito e terso,
con sole e piogge, o forarlo, fragile e bianco,
come pane che ha molto lievitato.
Cagliari è una città essenzialmente di pietra; l’intonaco ed il mattone sono necessità
od eccezioni. La storia della città è scritta sulla pietra, sullo stupendo calcare dei colli vicini consacrati alla Vergine o ai Santi.
Dal colle della Vergine di Bonaria, da quello di Sant’Ignazio, di San Michele, dai poggi di Sant’Avendrace Cartaginesi, Romani, Pisani, Spagnoli e Sabaudi cavarono le pietre
e con esse e sopra di esse fu scritta la storia
di ognuno di quei popoli.
Cartagine scavò acquedotti e tombe,
aprendo baratri come pronai dell’Averno e
punteggiando di miriadi di vuote occhiaie le
colline che dolcemente digradano verso le lagune di Santa Gilla.
Roma affidò alla pietra la dolce e luttuosa storia di Pontilla e di Cassio Filippo e nomi
di consoli e di tribuni. Accogliente e maestoso in età imperiale s’aprì, nelle potenti cavee,
l’anfiteatro; il genio architettonico lasciò tracce di grandiosità pari a quelle della stessa Roma
nello stilobate di San Saturno e ville e templi
diedero a Cagliari romana grazia e serenità.
O
Distesa lungo il mare da occidente ad
oriente, tra calme acque, rocca contro la forza di Cartagine: così la vide Claudiano e Floro ne riconobbe tutta la maestà di città capitale chiamandola urbs urbium. Fu forse
quel suo colore, quella sua imponenza di pietra in vista a deviare le rotte degli Arabi.
Nella grandiosità delle rovine che la caduta dell’Impero aveva qui accumulate,
come dovunque, Pisa riconobbe una nobiltà di razza e ne addolcì l’asservimento donando alla città il pulpito che Guglielmo aveva scolpito per il Duomo di Bonanno.
Con le pietre che i Romani avevano tratto dalle cave di San Lorenzo e di Palabanda si levarono mura e torri e si innalzò Santa Maria di Castello. Nella Torre di San Pancrazio ed in quella dell’Elefante sono visibili, più che nella stessa Pisa, la potenza e la
sicurezza di quella repubblica.
Cagliari è tutta una immensa scalea che
dal mare sale al Castello. La ascesa inizia da
ogni parte: da San Benedetto, pretenziosa di
architetture moderne, dalla Marina, affacciata
sullo «struscio» della Via Roma o da Stampace o da Villanova, fitti di casette fiorite e
ricche di finestre.
In questo svolgersi a scalea, ogni palazzo, ogni monumento trova il suo rilievo, ogni
campanile si colora di cielo. E a chi arriva dal
mare o dalle grandi strade statali, l’antica rocca appare aerea e massiccia ancora come la
videro le truppe dell’Infante Alfonso che ne
sognava la conquista.
Su quell’ammucchiarsi scomposto e pur
tanto pittoresco di facciate, di tetti, di altane si leva il biancore del Duomo, e la formidabile cinta di bastioni – costante preoc-
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Basilica di San Saturnino.
cupazione dei consoli pisani, dei re di Aragona e dei duchi di Savoia – spartisce ancora oggi l’antico dal recente e separa e taglia
la rocca dalle appendici.
Di là dalle mura, verso l’alto: la storia; di
qua: la vita. Di là: ricordi di lotte, di vicerè
e di stamenti adunati nella chiesa della Speranza o in Duomo, magnificenze di cavalieri intorno a Carlo V che torna trionfatore da
Tunisi, tristezze di corte in esilio e speranze
di vittorie per Carlo Emanuele, tra gli echi delle battaglie napoleoniche e quelli dei valzer
del Congresso di Vienna; di qua: anelito di vita,
urgere di traffici, ardore di opere.
Nella città murata ogni età ha lasciato nobili vestigia della sua arte: limpida semplicità del romanico nelle mura del primo
duomo pisano, gotico d’Aragona alla Purissima, bellezza senza pari del Rinascimento
che si innesta al Barocco nel portone a colonne
bugnate che Antonio Brondo y Ruegas innalzò
quando, nel 1622, voleva mutare in palazzi
le veteres et angustas aedes.
Ma la città murata è soprattutto settecentesca: con i duchi di Savoia entra il Barocchetto piemontese: Davisto, Belgrano di
Famolasco, Perin avevano negli occhi la Torino di Benedetto Alfieri, dello Juvara e cercarono di rifare quei modi nella piccola capitale sarda. Ne risultò un Barocchetto con
nuove prospettive, con nuove esigenze e sotto un cielo del tutto diverso da quello torinese.
Certo furono i tempi nuovi, le nuove esigenze, nate con la Rivoluzione francese e le
guerre napoleoniche, ad imprimere nuova vita
alla città. Forse fu anche il bisogno di spazio sentito da quegli architetti, l’esigenza dei
moduli ampi e mossi del Barocchetto a
sfondare l’antica barriera e così non solo la
città vecchia ebbe i suoi monumenti, ma li
ebbe la nuova e nacque la scenografica
chiesa di Sant’Anna.
D’altronde, anche fuori delle mura, le pietre avevano parlato sin da quando un architetto, tanto ignoto quanto grande, aveva
levato, forse nel quinto forse nel sesto secolo, sul primo impianto, l’incomparabile basilica di San Saturno.
Col secolo XVIII il calcare si risolve in formule nuove. Il Rinascimento come il Barocco sono rimasti linguaggi troppo forestieri,
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troppo estranei all’architettura cagliaritana;
la chiesa nuova di Sant’Agostino, concepita
sotto suggestioni bramantesche, quella di San
Michele, miracolosa pagina di raffinato barocco romano ed europeo, sono senza echi.
Come fu in realtà eccezione anche la scuola
stampacina dei Cavaro, presto spenta col Mainas, pittori nei quali l’incanto dell’arte italiana, spagnola e della tradizione locale non
riuscì del tutto a fondersi armoniosamente.
A dimostrare quanto Rinascimento e Barocco
siano stati estranei al gusto cittadino basterebbe il fatto che essi non si tradussero mai
in pietra.
Il gotico aragonese trovò nel tufo la sua
espressione e quella pietra ne tradusse assai
bene, con la sua mollezza e labilità, quel tanto di arabo che i moros avevano fatto filtrare in uno stile nato europeo e germanico.
Rinascimento e Barocco si espressero a Cagliari solo in intonaco e in gesso come a Sant’Agostino, a San Michele, nelle sale delle case
gentilizie o in qualche raro palazzetto settecentesco della Marina.
Obliata la pietra, il Settecento scoprì in
città il ferro battuto. Chi ama veramente il
caratteristico e non l’uniformità dei composti quartieri moderni dominati dall’asfalto,
dalle luci fluorescenti ed uguali in ogni città,
ricerchi tra le tante vie della Marina o del
Castello, strette ed alte come fiordi rimasti
in secco, cerchi e troverà ringhiere e poggioli
di stupenda fattura. Il ferro, piegato in volute, stretto in spirali, articolato in curve ed
angoli, panciuto come un cassettone tirato a
vilucchi, domina in ogni balcone e sorregge
le lastre nere d’ardesia dalle quali sgorgano
esuberanti giardini pensili di gerani e garofani che danno colore e festa a quelle anguste viuzze.
Gaetano Cima e Giovanni Marghinotti e
la generazione degli architetti e dei pittori che
da loro discesero non dispersero il carattere
aulico della città.
Cagliari è stata sempre capitale, sia che
un Pietro, un Filippo o un Carlo regnassero
in Aragona o in Castiglia, sia che un Amedeo o un Emanuele sedesse sul trono di Torino.
Il neoclassico mantenne, talvolta anzi accentuò, in Cagliari il carattere di capitale. Cominciò allora anche l’evasione dal centro urbano.
Nel primo decennio dell’Ottocento i conti
Pollini costruirono sotto Castel San Michele
la prima villa di gusto palladiano. Carlo Felice dona al popolo i Musei d’Archeologia e
di Storia Naturale aprendo le vie all’indagine
del reale e all’abbandono della scolastica.
Poi Cagliari s’immerge lentamente nel gusto
del Romanticismo e comincia, tra insurrezioni e canti, la febbre della sua crescenza.
Sotto l’immutabile colore delle pietre, passano gli anni delle guerre per l’indipendenza e quando la grande, gloriosa epopea è chiusa, la composta età umbertina riprende il suo
segnar il tempo con le pietre.
Il calcare sembra broccato d’oro sui fianchi dei Bastioni di Saint Remy che il gusto
della romanità in bella calligrafia fa coronare
di un arco di trionfo.
Al colore della città s’aggiunge un tocco
nuovo: il grigio del granito. Cupo, greve, impegnativo, il granito s’atteggiò solenne, pretenzioso, nei colonnati del Mercato del pesce
ed in quelli della frutta s’aggeminò al ferro
ed alla ghisa, con la complicità del liberty trasformati in colonnine. Ma granito e ferro sono
intrusi a Cagliari. Cagliari è città di pietra,
ma non di bigia, dura pietra montana, bensì di calda, compiacente pietra di colle. Di calcare, di un calcare che non scaccia la luce
come il granito, ma la rifonde e la colora, le
dà un senso ed un moto: verticale, mistico nella torre e nei conci del San Domenico nuovo: dovizioso negli ornati del palazzo comunale: accogliente negli archi della basilica nuova di Bonaria; civettuolo tra il rosso
dei mattoni ed il verde dei pini del Viale del
Terrapieno.
Calda, materna carezza del calcare che
fa di Cagliari una città dove le pietre dicono di storie e di glorie.
Dal volume L’elefante sulla torre – Itinerario cagliaritano, edito dal Rotary Club Cagliari - 1979.
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A proposito di paesaggio – Un insediamento nel Basso Sulcis
Storia del
nuovo abitato di Tratalias
Giuseppe Cascìu
a recente visita del 18 luglio scorso alla paura di incursioni piratesche, paura di
Cantina Sociale di Santadi e al territo- territori malsani, delle paludi o altro. Può esrio e al paesaggio del Basso Sulcis, sa- serlo un felice incontro di strade o di vie compientemente illustrati dal caro amico Angelo merciali, che ha magari determinato un
Aru, mi ha ricordato che anch’io in que- primo insediamento stabile, l’impianto di un
st’ambiente ho avuto una mia piccola storia, luogo di scambi, la nascita e lo sviluppo di
collegata all’essenza della geografia umana; al- un luogo di culto.
l’esigenza di articoPer Tratalias può
lare al meglio nel
esserci stato un po’
“paesaggio dell’uodi tutto questo, e
mo” le strutture socioè gli iniziali inseciali (economiche,
diamenti nuragici
produttive e di rela(il complesso de “is
zione) e gli spazi che
Meurras” verso
esse richiedono, pur
Giba, i vicini nuranella difficoltà, sotghi Giaragiara, Areto la spinta di esisi, Tratalias e altri
genze utilitaristiche,
siti ne sono testidi valutare al giusto
monianza); o l’imlivello le componenportante risorsa
idrica del vicino Rio
ti e le testimonianze
Palmas; o la preculturali di un sito e
senza punica sulle
di armonizzare la
pendici del vicino
loro presenza con
Monte Sirai; o le
nuovi o diversi fatPlanimetria del nuovo abitato.
antiche presenze rotori di sviluppo che
possano portare, nel tempo, al travolgimento mane vicino alle saline di Porto Pino, e soprattutto la strada romana che univa Sulcis
delle originali situazioni ambientali.
La nascita di una comunità deriva da par- a Nora passando per Bithia. Oppure vicende
ticolari condizioni ambientali: può essere la del medioevo, con le testimonianze appena viposizione favorevole all’agricoltura e all’al- sibili delle rovine del castello di Tului e di quellevamento quale la vicinanza di un fiume, del- lo di Palmas, in una collina isolata vicino al
l’acqua che fa diventare fertili le terre e i pa- vecchio insediamento di Palmas, appunto.
scoli, la posizione pianeggiante dei terreni che
La maggiore testimonianza, comunque,
ne rende facile e proficua la coltivazione. Può della presenza di una florida comunità è data
essere la vicinanza del mare che significa pe- dall’antica chiesa oggi dedicata a Santa Masca, commercio, rapporti con gli altri; o la ne- ria di Monserrato, databile almeno dal 1213
cessità di stare un po’ lontani dal mare per stando all’iscrizione scolpita nel coro dietro l’al-
L
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Basilica di Santa Maria di Monserrato.
tare maggiore, e costruita in stile romanico pisano con le trachiti rosate e verdi chiare estratte dalle colline vicine; ma sicuramente edificata sulle rovine di una precedente antica chiesa, che conservava le spoglie dei due Vescovi Alberto, dall’anno
1122, e Aimone, dall’anno 1163. È infatti probabile che, dal tempo della svolta storica dell’intervento politico commerciale del
Papato e di Pisa e Genova dopo la seconda metà dell’11° secolo, i Vescovi di Sulcis (l’attuale Sant’Antioco) abbiano dimorato nel territorio fino alla prima metà del 15° secolo, quando il Vescovado fu trasferito da Tratalias a Iglesias.
E insieme ai Vescovi e al Clero vennero gli Spagnoli al seguito dell’infante Alfonso d’Aragona, che nel 1323 sbarcò nel
golfo di Palmas con 10.000 uomini, e da lì preparò l’assedio
di Iglesias e il tentativo di conquista del Giudicato di Cagliari.
Un passato illustre, quindi, segnato da notevoli presenze, che si sono gradualmente affievolite fino a scomparire
nella monotonia della povertà quotidiana di una popolazione
senza più storia, o meglio che non si è più sentita protagonista della propria storia e che ha continuato a vivere in un
ambiente, certo progressivamente definito dai segni dell’uomo,
dalla sua capacità di trasformare e organizzare la realtà che
lo circondava ma, negli anni passati, un ambiente intensamente degradato dalle attività minerarie.
Un territorio, comunque, – bisogna tornare indietro a quegli anni – ed un paesaggio ancora unici, particolari, fatti di
grandi solitudini, di silenzio, di deserti e di cieli vasti, nei quali la severa nudità di certi tratti di costa e la vegetazione stentata, qua e là punteggiata dalla caratteristica macchia mediterranea, dall’euforbia e dalla palma nana ridotta ormai quasi allo stato di relitto, facevano sentire già aria d’Africa e portavano il ricordo al nome di Maurreddìa che ha la zona, e a
quei Mauri che, deportati dai
Vandali, vi abitarono un tempo numerosi e mescolarono il
loro sangue a quello locale.
In questo paesaggio, e per
modificare questo territorio
degradato e renderlo più produttivo ai fini agricoli e industriali, nel 1951 fu realizzata la
diga di Monte Pranu, per conto del Ministero dell’Agricoltura, dalla Cassa per il Mezzogiorno, nell’ambito del Piano di Rinascita della Sardegna.
Il serbatoio di Monte Pranu,
della capacità massima di 50
milioni di metri cubi, è sotteso ad un bacino imbrifero di
43.000 ettari in gran parte in
territorio di Tratalias. Esso
ha determinato modifiche irreversibili nel territorio e conseguenze di vario genere:
– anzitutto, in positivo, ha
permesso l’utilizzazione irrigua dei terreni del Comprensorio di Bonifica del Basso Sulcis nei Comuni di Tratalias, S. Giovanni Suergiu,
Carbonia, Sant’Anna Arresi,
Perdaxius, Santadi, Narcao:
circa 5.500 ettari coltivabili a
carciofeto, vigneto, colture
specializzate in genere;
– in secondo luogo ha garantito un apporto idrico costante, per il Nucleo di Industrializzazione di Portovesme, di 10 milioni di metri
cubi annui; di circa di 5 milioni per le attività industriali del Comune di Sant’Antioco; per il Consorzio
Acquedotti di Sant’Antioco e
per il Poligono militare di tiro
di Capo Teulada;
– di contro, in negativo, la
localizzazione del bacino e
della diga ha imposto lo spo-
dicembre 2014 —
stamento dei due abitati di
Palmas e Villarios in posizioni
di franco esterne all’invaso ed
ha causato inoltre, per infiltrazione, l’imprevisto innalzamento della falda acquifera in tutta l’area occupata dal
vecchio centro di Tratalias,
chiesa monumentale compresa. In pratica, mentre gradualmente si sollevava la
quota dell’acqua nel bacino
di invaso, una particolare
circolazione sotterranea nelle trachiti fessurate esistenti
a valle ha subdolamente imbibito i terreni all’intorno, impregnato e ammalorato muri,
fondazioni e strutture di sottosuolo dell’abitato, con risalite di falda, talvolta, fino
ai pavimenti interni.
La chiesa monumentale,
con la cripta sotterranea invasa dall’acqua, fu messa in
qualche modo in sicurezza
dalla Regione Sarda nel 1954
con drenaggi e protezioni
perimetrali, ma le abitazioni
risentirono gravemente di
questa inesorabile alterazione, che proseguiva nel tempo. Anche se si trattava di costruzioni semplici, realizzate
nei modi più vari – mattoni
di ladiri, blocchetti di cemento, muri in pietra scapola legata con malte scadenti,
fondazioni poco profonde
con nessuna impermeabilizzazione di base –, erano le
case dove la gente aveva nel
tempo celebrato i matrimoni,
allevato i figli, curato gli animali, preparato e sognato il
proprio futuro.
In tale circostanza, si può
dire che la gente di Tratalias
ha ritrovato la sua storia; si
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Alcune abitazioni del vecchio centro abitato.
è sentita nuovamente partecipe, viva e protagonista del suo
destino, e con un’azione corale prolungatasi per oltre 15 anni,
tutti gli abitanti hanno convinto e costretto la pubblica amministrazione, nel gennaio del 1970, allo spostamento dell’intero abitato; hanno ottenuto l’impegno alla restituzione
del proprio ambiente, del proprio “paesaggio”.
Da quella data si è avviato un singolare e importante episodio della mia vita professionale, che è continuato per molti anni e che ha interessato con me tutti i collaboratori del
mio Studio tecnico che si sono avvicendati nel tempo: la realizzazione di questo nuovo abitato, con un insieme complesso
e coordinato di attività di pianificazione, progettazione e direzione dei lavori, in continuo contatto e confronto con la
popolazione, con gli amministratori e con gli Enti finanziatori
e di controllo.
È stata un’esperienza esaltante che, posso dire, ha contribuito notevolmente, da un lato a confermare il mio orientamento professionale verso impegni di carattere prevalentemente pubblico (già avviati in passato per gli ospedali, i
borghi rurali, altri vari interventi) e da un altro lato a farmi ritenere che nella soluzione di un problema tecnico specifico come questo, il coinvolgimento e la partecipazione umana degli interessati sia più appagante e gratificante di una
pur brillante soluzione razionale di calcolo o della progettazione di una importante struttura tecnologica o industriale;
che fanno capo, in fondo, alle sole, seppur importanti, risposte
e conoscenze scientifiche che si richiedono al professionista.
L’opportunità mi era stata offerta dall’iniziale incarico dello studio urbanistico e di fattibilità, con l’ipotesi di risanamento del vecchio abitato e la previsione di un nuovo insediamento. Il tutto è stato possibile per l’apporto di sinergia
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e competenza degli uffici regionali e della
“Cassa per il Mezzogiorno” e per la disponibilità delle personalità politiche del tempo,
che hanno reso possibili i finanziamenti e l’approvazione degli interventi; ma soprattutto
per la continua, violenta e determinata partecipazione di tutta la popolazione di Tratalias
e delle Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo; primo fra tutti l’appassionato Sindaco di allora, Amedeo Zara.
E così l’incarico originario, per la decisione
di portare fino in fondo il trasferimento del
paese è sfociato in un progetto generale che
prevedeva vari stralci e lotti esecutivi di attuazione; oltre allo studio e un concorso di
idee per il mantenimento del Centro storico,
dominato dalla chiesa romanica e da alcuni edifici cinque-seicenteschi di contorno.
Nel primo lotto sono stati compresi l’importante fase di acquisizione dei terreni, un
notevole settore di urbanizzazioni primarie
(in pratica la griglia di impianto del tutto)
e, a seguito di una complessa indagine demografica e socio economica, la realizzazione delle prime 38 abitazioni di diversa tipologia.
Il trasferimento del paese, allora con oltre 1350 residenti, si è sviluppato negli anni
successivi con un complesso percorso di abbattimenti, risarcimenti economici e nuove
assegnazioni, per oltre dodici fasi temporali di intervento durante le quali sono state costruite strade, impianti e sottoservizi per tutto l’abitato, altre 123 abitazioni, gli edifici pubblici, commerciali e scolastici, la palestra coperta, il campo sportivo comunale, il depuratore fognario e varie altre attrezzature in
preparazione dell’ufficio postale, dell’agenzia bancaria e di diverse possibili iniziative
future.
L’ultimo intervento in ordine di tempo ha
riguardato la realizzazione di ulteriori 140
nuove abitazioni, l’assegnazione di 20 lotti urbanizzati per emigrati non residenti e la costruzione, sulla collina di Monte Nigali, della nuova chiesa parrocchiale, che è stata consacrata il 23 maggio del 1998 con una solenne
cerimonia di dedicazione alla Vergine di Monserrato di Tratalias.
Le oltre 300 nuove abitazioni, il sistema
di strade, servizi, infrastrutture e gli edifici
pubblici hanno quindi avviato la costituzione dell’attuale insediamento, tramite un
meccanismo amministrativo e di legge che prevedeva l’abbattimento di tutte le costruzioni fatiscenti, il compenso ai proprietari del valore di mercato di eventuali abitazioni oltre
la prima, la costruzione di una nuova abitazione in sostituzione della prima ma di caratteristiche adeguate al nucleo familiare e l’assegnazione, a chi non era proprietario, della
prima casa anch’essa con le caratteristiche
adeguate al nucleo familiare assegnatario.
Oggi, con il riordino del centro storico e
alcuni altri lavori che dal 2001-2002 non
hanno più interessato me direttamente – essendosi la mia stagione e la mia partecipazione concluse dopo l’ultimo intervento
iniziato nel 1998 – il nuovo paese è ulteriormente cresciuto, con una popolazione aumentata per l’inserimento di famiglie
emigrate di ritorno e per la formazione di
molti nuclei familiari giovani. Si è ricostituito
un ambiente e rinnovato un “paesaggio”.
Non tutto è andato benissimo, naturalmente: il criterio sociale di assegnazione inserito in legge e lungamente discusso ha
innescato iniziali sconvolgimenti e attriti ma
le cose, alla fine, si sono risolte in modo abbastanza equilibrato.
Dopo l’ultima realizzazione, alla chiusura di tutta la vicenda la SAR film, una società
culturale dell’Iglesiente, aveva prodotto e diffuso un documentario cinematografico intitolato: Tratalias, una fiaba, che iniziava così:
C’era una volta nelle prime alture del Sulcis un piccolo, sereno e pacifico paese: Tratalias… ...e c’è ancora, a dispetto del grande torto che l’acqua, la diga, la superficialità degli uomini hanno fatto a questa comunità, che ha davvero rischiato di scomparire e che ora, come l’Araba Fenice, è invece risorta dalle sue ceneri.
Senza enfatizzare troppo direi che sia per
me che per gli abitanti del paese, che ritengo i veri protagonisti della vicenda, è stata
un’avventura affascinante e un’appagante
esperienza. Oltre alla singolarità dell’opera le-
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gata alla nascita… univoca di
un intero abitato, che in Sardegna ha avuto come esempi illustri, per diversi scopi e
con ben maggiori dimensioni, credo solo Carbonia e gli
insediamenti delle grandi bonifiche, la caratteristica interessante, per quanto riguarda l’intervento sul “paesaggio” sta nella corale, fondamentale sinergia di tutti gli attori e nell’unicità della regia
operativa; eterno argomento,
sempre ricorrente e oggi poi
più che mai attuale, anche nel
Sulcis e in maggior scala territoriale. Per me l’importanza dell’esperienza di Tratalias
deriva dall’aver potuto progettare le abitazioni, pur nell’ambito di un incarico pubblico, non asetticamente ma
tenendo conto delle personali esigenze e delle diverse attività degli abitanti del paese (agricoltori, commercianti, artigiani, impiegati..), che
sono stati interessati e resi
partecipi delle decisioni e
delle tipologie loro destinate
con numerosi contatti e riunioni: ad esempio per l’organizzazione dei cortili e delle
tettoie, per la posizione del
forno di cottura, per la distribuzione interna e i collegamenti degli ambienti per i
familiari disabili e per gli
anziani. Dall’aver potuto progettare e realizzare in uno con
le abitazioni anche tutte le
strade, gli spazi pedonali, gli
edifici pubblici e i vari impianti, con un continuo e
concreto coordinamento con
gli uffici amministrativi e di
controllo e con una reale economia finale, per il rispetto
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Il nuovo centro visto dalla collina di Monte Nigali.
dei dati e dei costi iniziali di progetto; il che ha portato a puntuali, compiaciuti riscontri da parte delle imprese costruttrici,
degli utenti, delle commissioni di collaudo.
E poi nell’aver potuto fare, io, la “nave scuola”: trasferire cioè le esperienze professionali che da tutto questo nascevano, oltre che ai componenti del mio Studio e a me stesso ovviamente, anche ai vari giovani tecnici e operatori locali coinvolti, che nel tempo sono diventati professionisti autonomi e che ora con le nozioni acquisite continuano il cammino in questo territorio.
Un’ultima considerazione personale: in questi casi la progettazione richiede al professionista una forte dose di umiltà, che mitighi la naturale ambizione a fare “qualcosa di diverso” e di “eccezionale se possibile”. In occasioni come questa è necessario rispettare schemi di vita e atteggiamenti che
magari inizialmente non si capiscono, comprendere la
mentalità e i comportamenti delle persone interessate per cercare di tramandare, pur con l’adozione di tecniche costruttive moderne e di soluzioni e materiali attuali, quella “civiltà
dell’abitare” insita nel meccanismo di vita giornaliero che
deve continuare nel tempo, a testimonianza della cultura del
luogo e della tradizione.
Ecco, questa mia piccola storia, quest’affascinante avventura, forse perché vissuta in tempi lontani dall’attuale crisi o forse perché nata per un pizzico di fortuna ha lasciato
in me, sempre vivi, un grato ricordo e l’emozione di aver partecipato e in qualche modo contribuito alla positiva evoluzione del così detto “paesaggio degli uomini”, tanto ricercato dalla scienza della geografia umana alla quale ho prima fatto cenno. All’evoluzione, in questa porzione del Basso Sulcis, di un ambiente in fondo importante, definito nei
secoli dal segno dell’uomo, ma da mantenere ancora oggi a
misura delle sue esigenze.
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Rischi presunti e rischi reali
La malattia
da virus Ebola
Ugo Carcassi, Tiziana Pusceddu
el 1930 autori russi avevano descritto una forma morbosa a carattere epidemico caratterizzata da nausea, vomito, febbre, cefalea, prostrazione, profuse
emorragie, ematuria e vomito sanguigno. Una
affezione simile era stata anche riscontrata dalle autorità sanitarie giapponesi in zone della Manciuria tra il 1939 ed il 1945. Le forze alleate dislocate sul fronte della Corea erano state colpite nel 1951 da una malattia epidemica simile a quella più sopra descritta per la
quale sia gli angloamericani che gli autori
giapponesi avevano concordato la denominazione di Febbre epidemico-emorragica.
Qualcuno l’aveva persino paragonata alla Peste di Atene efficacemente descritta dallo storico greco Tucidide nella sua opera La guerra del Peloponneso. Le discussioni sull’eziologia si erano protratte a lungo, ma alla fine
aveva prevalso l’orientamento che portava a
ritenere responsabile di questa affezione uno
o più agenti virali (cfr. Carcassi U.*).
I virus sono i più piccoli fra i microrganismi. Non sono visibili al microscopio ottico e non crescono nei comuni terreni di coltura. Essi dipendono completamente dalle cellule (batteriche, animali o di piante) per riprodursi. La cellula è l’unità fondamentale
di ogni organismo vivente. Le sue principali caratteristiche sono di essere in grado di vivere autonomamente e soprattutto di riprodursi. I virus sono composti da uno strato
esterno di proteine e da un nocciolo interno
N
* UGO CARCASSI, La febbre epidemico emorragica, Archivio Italiano di Scienze Mediche Tropicali e di Parassitologia, Fascicolo 9, settembre 1953, Tipografia E.
Pinci, Roma, pagg. 445-458.
di acido desossiribonucleico (DNA) o di
acido ribonucleico (RNA) che costituisce il
loro corredo genetico.
Molte delle malattie infettive umane importanti sono causate da virus RNA. Fra queste vanno ricordate la Sindrome di insufficienza respiratoria acuta, l’influenza, l’epatite da virus C, la poliomielite, la rabbia, il
morbillo.
Negli ultimi decenni è stato descritto un
nuovo gruppo di febbri emorragico-epidemiche dovute a virus RNA tra loro diversi. Fra
questi figura anche il virus Ebola. La malattia
da virus Ebola, precedentemente nota come
Febbre emorragica di Ebola, è una affezione umana grave e spesso mortale. I primi episodi epidemici si erano verificati in remoti villaggi dell’Africa centrale, nei pressi delle foreste pluviali. Ma le epidemie più recenti nell’Africa occidentale hanno interessato sia aree
urbane che aree rurali. I primi casi di malattia
di Ebola erano stati descritti nel 1976 ed avevano riguardato due epidemie insorte una nel
Congo in un villaggio vicino al fiume Ebola, l’altra a Nzara nel Sudan. Le attuali epidemie dell’Africa occidentale, con i primi casi
descritti nel marzo del 2014 costituiscono la
più ampia e la più complessa epidemia di
Ebola da quando questo virus è stato descritto
nel 1976. Il processo epidemico ha interessato
la Guinea, la Sierra Leone, la Liberia, la Nigeria ed il Senegal. Va fatto rilevare che i Paesi più seriamente colpiti (la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia) sono quelli con sistemi sanitari carenti, praticamente privi di infrastrutture sanitarie e che solo di recente sono
usciti da una lunga fase di conflittualità e di
instabilità socio-politica.
dicembre 2014 —
Questa forma morbosa è caratterizzata da
sintomi che comprendono febbre, dolori
muscolari, prostrazione, processi emorragici e shock ipovolemico. La mortalità sembra
aggirarsi tra il 65 e l’85%. L’agente responsabile appartiene alla famiglia dei filovirus,
così denominati per l’aspetto filiforme che
mostra quando viene osservato al microscopio elettronico. Ne sono state identificate 5
specie di cui 4 mortali per l’uomo. Il virus si
attacca ai recettori della cellula ospite dove
si verifica una fusione della membrana virale
con quella della cellula umana creando delle vescicole che vengono assorbite dalla cellula ospite per endocitosi (introflessione). Le
componenti virali vengono rilasciate nel citoplasma (parte che circonda il nucleo) della cellula infettata. Quando la moltiplicazione
del virus raggiunge il massimo, le nuove particelle virali “virioni” si stratificano sulla
membrana della cellula ospite dalla quale poi
fuoriescono per gemmazione diffondendosi
nel circolo ed infettando altre cellule.
Non è noto con certezza il serbatoio naturale del virus. È risultato assente tra
30.000 specie di mammiferi, uccelli, rettili,
anfibi ed artropodi presenti nelle regioni colpite. È stato ritrovato in sei piccoli roditori,
in un toporagno, in scimmie, scimpanzè, gorilla, antilopi, porcospini trovati malati o morti nella foresta pluviale, ed in una famiglia
di pipistrelli, noti anche come “volpi volanti”, che si nutrono esclusivamente di frutta
ed insetti. Per le loro dimensioni e per la carestia che tormenta le regioni del centro Africa, gli esemplari più grossi sono in vendita
nei mercati locali e vengono regolarmente
consumati dagli abitanti. Questo può costituire, se infetti, una via di diffusione dell’agente virale. Al momento attuale appaiono i candidati più probabili quali serbatoi naturali in quanto albergano il virus, non ammalano, ma trasmettono l’infezione anche attraverso il succo salivare. Questa ipotesi trova conferma dal fatto che le epidemie sono
esplose con maggiore frequenza quando
compagnie occidentali e cinesi interessate alla
ricerca di giacimenti di minerali hanno iniziato a penetrare nella giungla procedendo
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ad un diffuso disboscamento. Questa attività nell’Africa centrale è di data relativamente
recente ed il disboscamento ha generato il cosiddetto “Bush Meat”, cioè il contatto con animali infetti o con la consumazione di carni
di animali infetti quali scimpanzè, gorilla, antilopi, etc.
Si ipotizza che il primo caso umano origini dal contatto con animali infetti. Il virus
successivamente si diffonde nell’uomo per
contatto diretto con sangue o liquidi biologici di soggetti affetti, o per contatto con oggetti contaminati dalle secrezioni infette. La
sintomatologia insorge dopo 3-18 giorni dal
contagio. Compaiono febbre, cefalea, dolori muscolari, faringite, vomito, profusa diarrea e manifestazioni cutanee maculopapulose.
Dopo circa una settimana si manifestano le
gravi complicazioni emorragiche viscerali che
portano a morte.
Di solito quando le epidemie interessano
piccoli villaggi si autoestinguono in quanto
uccidono quasi tutte le persone infettate. Diversa è la situazione quando l’infezione riguarda grossi villaggi o delle città in cui il virus prospera ed uccide nonostante le misure di contenimento poste in essere dalle autorità locali che, per mancanza di risorse sanitarie, non riescono a fronteggiare il progredire dell’epidemia.
È importante sottolineare come può
avvenire il contagio umano. Va ricordato
che il virus sopravvive all’esterno per alcune ore. Pertanto baciare un malato, toccare
qualcosa infetta, come un cellulare oppure la
maniglia di una porta o la tessera di un bancomat, può provocare l’infezione se l’individuo sano si tocca la bocca o gli occhi.
Un’altra modalità, che riguarda prevalentemente le popolazioni locali, è quella di con-
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sumare cibo lasciato da un malato, oppure
pulirne il cadavere o toccarlo durante le cerimonie funebri. Ugualmente pericoloso è far
sesso con una persona malata, oppure guarita dall’infezione. Il virus sembra resti attivo nello sperma per circa 4-5 settimane dopo
la guarigione. Ugualmente importante
appare sottolineare come non si può contrarre l’infezione: entrare in contatto con
persone infette che non presentano alcuna sintomatologia, oppure viaggiare in aereo con
un soggetto che poi sviluppa i sintomi specifici.
Gli immigranti che attraversano il Mediterraneo, per le condizioni terribili con cui gli
spostamenti avvengono, se infetti muoiono
prima di imbarcarsi e non costituiscono
quindi fonte di infezione. Attualmente la diagnosi viene posta con sicurezza con rapide tecniche di laboratorio. Tuttavia, e questo riguarda anche il controllo negli aeroporti, la
rilevazione della temperatura corporea è di
grande utilità in quanto la comparsa della
febbre, anche modica, precede di alcuni giorni la positività dei test di laboratorio. Il trasporto dei malati, o presunti tali, avviene con
metodiche particolarmente sofisticate. Per il
viaggio aereo si utilizza uno speciale ampio
contenitore ad aria filtrata a chiusura ermetica, mentre per il trasferimento nell’ambulanza che dovrà trasportare il paziente
in un centro specializzato l’ammalato viene
trasferito in una struttura ermetica più piccola e collocato nel mezzo di trasporto in un
vano a ricircolo interno d’aria. Il prototipo
di questa struttura ermetica è stato costruito da un’azienda italiana così come italiano
è l’unico vaccino autorizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità preparato da
uno studioso italiano e sviluppato dall’azienda italiana Okairos. Negli Stati Uniti i test sono in corso già da un anno senza
che siano comparsi effetti collaterali significativi. Probabilmente questo vaccino potrebbe
già essere utilizzato nell’epidemia in corso nei
paesi dell’Africa occidentale. Alla sua produzione e distribuzione su larga scala dovrebbe provvedere la multinazionale GSK.
Per quanto attiene invece la terapia farma-
cologica, sono in corso di sperimentazione il
brincidofovir (farmaco antivirale), il favipiravir ed un trattamento a base di sangue e
di plasma.
Una tragedia nella tragedia è costituita dal
fatto che nessuno vuole gli orfani. Non li vogliono i parenti, non li vogliono i compaesani,
non se ne occupano fino ad ora i Comitati per
le adozioni. È evidente che la via migliore per
fermare il diffondersi dell’epidemia è quella di curare in loco i malati. Per far questo
occorre personale medico ed infermieristico
altamente specializzato e strutture ospedaliere idonee. Risulta quindi giustificata la richiesta posta con forza dalle autorità sanitarie mondiali per il reclutamento di volontari disposti a contribuire alla lotta contro
questa terribile epidemia.
Come è noto i casi verificatisi al di fuori
dell’Africa sono limitati e quasi tutti hanno
esitato in guarigione, mentre secondo l’ultimo rapporto dell’O.M.S. le vittime del virus
Ebola sono 5.160, i casi registrati risultano
14.098. È recentissima la notizia che un medico italiano dell’Organizzazione Medici
Senza Frontiere è stato infettato dal virus
Ebola ed è attualmente ricoverato nel reparto
speciale dell’Ospedale Spallanzani di Roma.
Per funzionalizzare la lotta anti Ebola, in
USA è stata istituita la figura del Coordinatore unico. Lo stesso è avvenuto nei paesi della Comunità Europea compresa l’Italia. In
ogni Regione sono state create delle Unità di
prima diagnosi ed i casi accertati dovranno
essere avviati o al centro ospedaliero di alta
specializzazione di Roma (Ospedale Spallanzani) o di Milano (Ospedale Sacco).
Non deve meravigliare che i virus di questo gruppo, ed in particolare quello dell’Ebola,
abbiano stimolato la fantasia di romanzieri
e cinematografari. I film più noti su questo
argomento sono: Virus letale del 1995, Ebola area di contagio del 1995, Plague fighters
del 1996. Fra i romanzi vanno ricordati: Contagio di Robin Cook, Nel bianco di Ken Follet, Potere esecutivo di Tom Clanci, Rainbow
six (variante di Ebola “Artificiale shiva” che
si diffonde per via aerea).
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Una manifestazione popolare
Le antiche
case del vino
Angelo Aru
a alcuni anni, nella frazione di Pirri,
anticamente comune, un’associazione di abitanti pirresi, ha promosso
un’attività culturale per ricordare il passato di questo centro del Campidano di Cagliari.
Già nel recente passato e, soprattutto nel
2013, è stata promossa un’attività per ricordare e valorizzare questo paese come il più
antico centro dell’attività vinicola, come
produzione e commercializzazione.
Un certo numero di case, appartenenti in
passato ai viticoltori, oggi valorizzate e utilizzate con principale scopo abitativo, sono
state aperte al pubblico.
Molti proprietari delle case non sono più
viticoltori e non sono di origine pirrese, ma
hanno svolto un’opera di conservazione e valorizzazione della casa campidanese.
Purtroppo la maggior parte di queste case
sono state demolite per costruire volumi ben
più importanti e remunerativi sotto l’aspetto economico.
Nel 2014, nel mese di ottobre, la manifestazione è stata ripetuta con una organizzazione innovativa, ossia ciascuna casa aderente
alla manifestazione, ha presentato una mostra di artigianato artistico, scelta liberamente
da ciascun proprietario, di cui si dirà successivamente. La manifestazione è stata
realizzata anche grazie all’importante contributo, non solo economico ma soprattutto
culturale, dato dalla Municipalità di Pirri, che
ha sostenuto l’organizzazione dell’evento e ha
messo a disposizione la Vetreria di Pirri per
lo svolgimento del Convegno.
Alla manifestazione è stato associato un
convegno durante il quale sono state trattate tematiche che vanno dalle case campida-
D
nesi alla storia della viticoltura, all’importanza
che tale attività ha svolto nel Golfo di Cagliari,
all’attività commerciale vinicola del passato,
alla storia tra attività agricola e la società ed
ai rapporti esistenti da sempre tra suoli e so-
Una ceramica di Massimo Boi.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Casa Aru-Malquori.
Casa Aru-Malquori, ceramica della Cooperativa
Ceramisti di Oristano e bertula della Cooperativa Su
Trobasciu di Mogoro.
cietà ed al ruolo economico che l’enologia ha
avuto nel passato, nell’ex comune di Pirri.
Pirri in effetti ha avuto un ruolo centrale
nell’area vasta del Campidano di Cagliari e
della Sardegna per quanto riguarda l’attività vitivinicola. Infatti nell’area del Campidano di Cagliari ha sempre avuto un ruolo
fondamentale la viticoltura che ha maggiormente caratterizzato l’area vasta delle zone
pianeggianti e collinari del Campidano, della
Trexenta e della Marmilla. Gli storici riportano notizie precise sul ruolo di queste zone
sulle produzioni cerealicola e vinicola a partire dal periodo fenicio punico, al romano, al
medioevale etc. Indubbiamente l’importanza
maggiore in passato era data dalla produzione del grano, indispensabile per tutte le popolazioni in costante regime di guerra.
Il convegno ha illustrato le ragioni del
maggior interesse per le popolazioni dominanti e quelle che hanno condotto al ruolo di
capitale del vino di Pirri e dei paesi limitro-
fi. Un quadro di grande interesse è stato fatto da Gigi Picciau sulla viticoltura e sull’enologia; dal prof. Spiga sulla storia del commercio dei vini nell’Ottocento e Novecento,
elencando le grandi imprese che fecero di Pirri la capitale del vino in ambiente mediterraneo. Infatti la prima borsa del vino in Italia è nata proprio a Pirri.
Il prof. Paolo Amat, in maniera brillante, ha illustrato una parte delle attività
svolte dalle famiglie patrizie di Cagliari, dalle bellissime case dell’agro appartenente ai
suoi antenati oggi in parte ancora esistenti.
Il prof. Antonello Sanna, Direttore del Dipartimenti di Architettura dell’Università di
Cagliari, ha illustrato sinteticamente l’architettura campidanese nel Golfo di Cagliari, con particolare attenzione ai comuni di
Quartu, Pirri, Monserrato etc.
L’interesse è stato tale da suscitare nei partecipanti al convegno il desiderio di organizzare un incontro esclusivo sulla casa
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campidanese e sulla necessità ed utilità della sua conservazione e valorizzazione.
Angelo Aru ha trattato il tema del paesaggio agricolo con una relazione riguardante
la società e l’economia, con una sintesi storica a partire dal nuragico fino ai giorni nostri. Particolare importanza ha posto sul rapporto fra suoli e società nel tempo e come l’uomo abbia influito sul paesaggio agricolo, sull’aspetto economico e, soprattutto, sull’aspetto
percettivo del bellezze del paesaggio.
I viaggiatori dell’Ottocento in Sardegna
hanno descritto questo paesaggio come uno
dei più belli dell’isola e del Mediterraneo. Il
territorio del Campidano di Cagliari ha
dato i natali al vigneto come coltura specializzata che ha caratterizzato il territorio negli ultimi secoli. È interessante la rappresentazione grafica che Maurice Le Lannoux ha presentato nel suo libro Pastori e
Contadini di Sardegna negli anni ’30. La viticoltura in Sardegna era particolarmente diffusa nel Campidano di Cagliari; nelle altre
zone della Sardegna era più episodica e con
interesse esclusivamente locale.
Un aspetto che è stato trattato è stato il
degrado del paesaggio, il consumo delle
terre migliori e il danno che ne è derivato per
il futuro.
L’espansione urbana non pianificata, infatti, è stata un disastro ovunque e così pure
nel Campidano cagliaritano. Diversi comuni hanno consumato quasi tutto il territorio
a disposizione creando non pochi problemi
all’intera popolazione, alle infrastrutture, alla
gestione dei deflussi e a tutta l’organizzazione
urbana.
Ma, nonostante i vari appelli, la pianificazione urbanistica dei comuni, il disastro avanza determinando problemi di difficile soluzione.
Trattasi di fenomeni di vera e propria desertificazione, intendendo con questo termine la
scomparsa di risorse naturali non rinnovabili. È pertanto indispensabile ricorrere ad una
pianificazione rigida, che conservi per il futuro
queste risorse non rinnovabili. Nel caso del Golfo di Cagliari è probabile che un’agricoltura
part-time anche con l’ausilio di cooperative di
servizi, possa portare un miglioramento di que-
Rotary Club Cagliari
51
Casa Puddu.
sto paesaggio, conservando le caratteristiche
che l’uomo da sempre ha costruito.
Una parte di questo territorio è servito da
condotte d’acqua consortili per uso irriguo
che può essere allargato in aree più vaste dal
momento che il sistema del Flumendosa può
garantire le scorte. Sarebbe veramente un
quadro suggestivo e affascinante vedere
l’intero territorio coltivato per 12 mesi l’anno, produttivo e caratterizzato da una grande varietà di colori che solo la vegetazione mediterranea può dare.
Le case campidanesi di Pirri, come detto in precedenza, appartenenti in passato ai
viticoltori sono state rese visitabili in questa
manifestazione ed hanno accolto al loro interno interessanti mostre dell’artigianato
artistico e della Sardegna. In tutto una decina di case hanno accolto le mostre e sono
state visitate, in due giorni, da migliaia di visitatori, provenienti principalmente
dall’hinterland di Cagliari.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
l’artista, in tutte le trasformazioni del pezzo, durante e
dopo la cottura, in modo da
conferire a ciascun oggetto
particolarità irripetibili. La
sua produzione comprende
oggetti e forme originali in cui
risaltano, sul fondo opaco
annerito, smalti e accostamenti policromi che l’artista
utilizza con grande maestria.
Espone annualmente in tutte le mostre specializzate e di
settore, non solo in Italia ma
anche all’estero, portando
ovunque i colori e la vivacità della sua Sardegna.
Opera realizzata dall’artista Simonetta Liscia.
Di queste case, ne ricorderò soltanto alcune che sono state oggetto di interventi di recupero e restauro fatto dall’ing.
Annuska Malquori, che ha dedicato parte della sua attività a questo problemi. Una delle case fu la sua abitazione (Casa
Aru-Malquori) che è stata restaurata con grande impegno
professionale, con arredi antichi e moderni accostati con grande gusto artistico, dando al complesso un aspetto straordinario. La casa infatti raccoglie arredi con grandi firme mirabilmente composti con oggetti di antiquariato, oggetti artigianali e artistici provenienti da diverse parti del mondo.
La casa conserva tutto questo, insieme a ricordi di lavori eseguiti nei paesi in via di sviluppo, in Europa, in Cina etc.
In questa casa hanno esposto alcuni artisti molto noti della ceramica artistica, tra cui Massimo Boi, artista molto noto
anche a livello internazionale, Simonetta Liscia, che ha presentato le sue opere innovative nel campo della lavorazione del vetro e del rame e la Cooperativa Ceramisti di Oristano, con una collezione di ceramiche tradizionali e di nuova fattura. Questa collezione è stata esposta nella lolla tra
piante e fiori e qualche assaggio di vini offerti dalle cantine più importanti del Campidano di Cagliari (Cantine Argiolas, Cantine di Dolianova, Cantine Ferruccio Deiana, Cantina Contini, Cantina Corda-Argiolas ecc…).
Massimo Boi è considerato tra i più originali artigiani sardi contemporanei. Oltre alla lavorazione della ceramica secondo i metodi tradizionali, si è dedicato alla tecnica Raku
(dal giapponese gioia di vivere) la cui peculiarità consiste nella libertà da qualsiasi vincolo e nella guida, da parte del-
Simonetta Liscia ha da
sempre una grande passione
per arte e manualità. Un obbiettivo, aprire un laboratorio, al fine di concretizzare
l’esperienza nel settore della
ceramica. Tale esperienza si
è sviluppata negli anni attraverso la realizzazione di diversi complementi d’arredo
tra cui le lampade.
«Ed è proprio dallo studio
di tale produzione che ho
scoperto l’utilizzo di altri materiali ed in particolare il vetro, lasciandomi affascinare
dalla sua leggerezza e trasparenza, trovando in tale
materiale lo strumento più
adatto ad esprimere la mia
creatività.
La produzione di ceramiche artistiche negli anni è diminuita fino ad essere sostituita completamente dalla
lavorazione del vetro.
È soprattutto con la vetro
fusione che inizio un’intensa
ricerca stilistica e tecnica in
continua evoluzione, do
dicembre 2014 —
Lampada da tavolo di Simonetta Liscia.
Rotary Club Cagliari
53
Ceramica di Massimo Boi.
un’impronta decisiva alle mie creazioni rendendole riconoscibili attraverso i decori in rame
realizzati a mano, giochi di fili, intrecci e lastre lavorate a sbalzo e inglobate nel vetro».
Un’altra casa campidanese (Casa PoddaAru) è stata restaurata da Annuska. La casa
era ugualmente adibita in passato alla lavorazione del vino mentre oggi è occupata
dalla famiglia. In questa abitazione ha esposto la Cooperativa Tessile Su Marmuri di
Ulassai che lavora in parte su disegni di Maria Lai, la Cooperativa Su Trobaxiu di Mogoro, con una collezione di tappeti e arazzi
di rara bellezza.
In questa casa è stato esposto il Telaio realizzato da Maria Lai e donato dall’artista al
Museo Nivola di Orani. In una cornice come
la casa Podda Aru quest’opera e tutto l’artigianato esposto ha rappresentato un quadro unico e di grande interesse sotto tutti i
punti di vista.
Un’altra casa opera del restauro di Annuska è la casa Puddu, di proprietà di
Giorgio Puddu, notissimo artista nel campo
della lavorazione del legno, non solo negli oggetti tradizionali ma anche in diverse opere
artistiche presenti oggi in molte parti dell’isola
ed in musei di vari continenti. La casa è uti-
“Il telaio”, opera di Maria Lai esposta nel cortile di
casa Podda-Aru.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Casa Podda-Aru, antica cantina trasformata in soggiorno.
lizzata non solo per abitazione ma anche come
laboratorio e per lo svolgimento di lezioni sull’arte del legno che questo artista svolge per
studenti di varia età e provenienza.
La casa è spesso sede di riunioni fra artisti, artigiani ed amici, come è tradizione. Chi
ha visitato questa casa ha potuto vedere come
vive il laboratorio di un artista del legno in
un ambiente suggestivo per le creazioni del
livello di Giorgio Puddu.
Sito internet del club:
E-mail del club:
Vi sono altre case restaurate da diversi professionisti con risultati diversi, tutte molto interessanti, ove si percepisce la mano e la professionalità del progettista. Ho però volutamente citato queste tre case per ricordare il
grande impegno culturale e l’amore per
queste opere da parte di Annuska che ha dato
tanto per la conservazione del patrimonio
umano di questi luoghi.
■
www.rotarycagliari.org
[email protected]
dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
55
Importante traguardo
Luciano Di Martino
Presidente EEMA
Mauro Manunza
l professor Luciano Di Martino, Past
Governor del nostro Distretto, socio del
club Cagliari Est, è il nuovo presidente del’EEMA, l’organismo che comprende i delegati rotariani per lo scambio-giovani di tutti i paesi dell’Europa, dell’Est Mediterraneo
e dell’Africa. È il primo italiano a raggiungere il vertice dell’importante istituzione
internazionale rotariana. Negli ultimi due anni
aveva ricoperto la carica di vicepresidente,
e nell’agosto scorso è stato eletto Presidente per il biennio 2014-2016 in occasione della 62a EEMA Conference, tenutasi a Oslo.
I
La scelta non desta sorpresa: è la conferma
del riconoscimento unanime di un autorevole
esperto di una delle azioni più importanti del
Rotary International, rivolta alle nuove generazioni e, in larga prospettiva, all’educazione alla pace fra i popoli. Lo “scambio giovani” produce infatti un vastissimo movimento di ragazzi in tutto il mondo all’insegna dell’amicizia, muovendo un’attività
mondiale d’interscambio di ospitalità, quindi di conoscenze, rapporti di stima e affetto, legami tra singole persone, famiglie e luoghi a livello intercontinentale.
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Secondo il neopresidente, lo scambio-giovani internazionale è «un esperimento unico che pone i presupposti per quella pace
mondiale che tutti speriamo di vedere un giorno». Ora sente il peso di una speciale responsabilità, ma dice che assieme al vicepresidente Serdar Kelahmet farà di tutto per
meritare la fiducia che gli è stata data: «Lavorerò ancor di più con spirito di sacrificio,
con dedizione, convinzione ed entusiasmo,
cercando di dare ulteriore impulso all’organizzazione e allo sviluppo del Rotary Youth
Exchange Program nell’area geografica che
comprende Europa, Est-Mediterraneo e
Africa». Il suo primo obiettivo è il potenziamento dei rapporti di amicizia e di contatti
operativi con quanti (dai gruppi di lavoro internazionali ai singoli club) operano «nell’interesse dell’incontro, dello scambio di esperienze e conoscenze di chi si affaccia al mondo con l’ottimismo tipico dei ragazzi».
Luciano Di Martino parla correntemente
la lingua inglese e ha buona conoscenza del
francese e dello spagnolo. Nel Rotary dal 1985,
è insignito di otto PH Fellow e della Citazione d’Onore del Presidente internazionale Bill
Huntley. Fra i numerosi incarichi e impegni
rotariani, alcuni sono particolarmente significativi: come la presidenza della Commissione
distrettuale Scambio-giovani del Distretto
2080 e il ruolo (ricoperto per 9 anni) di coordinatore nazionale del Multidistretto-Centro Italiano Scambio Giovani (che si occupa
di organizzare l’accoglienza, la sistemazione
e la tranquillità dei ragazzi di anno in anno
coinvolti). Sul programma scambio-giovani
ha organizzato cinque forum distrettuali e cinque meeting internazionali (due a Cagliari, gli
altri a Roma, Pompei e Alghero). Per tre anni
ha fatto parte della Commissione internazionale dei delegati scambio-giovani EEMA
per la prevenzione delle molestie e degli
abusi. Nel 2009, in occasione della conferenza di Reykjavik, è stato nominato Membro
onorario dell’Europe, Eastern Mediterranean
and Africa Rotary Youth Exchange. È stato
relatore in numerosi meeting dei delegati latino-americani per lo scambio-giovani; ha tre
attestati di benemerenza delle associazioni bra-
siliana e sudamericana per lo scambio-giovani
del Rotary internazionale; è stato moderatore panel sulle nuove generazioni alla pre-convention scambio-giovani del congresso di
Chicago (2005), relatore alla pre-convention
Scambio Giovani del Congresso internazionale
di Malmoe (2006), relatore sulla “Attualità e
importanza dello scambio giovani” all’Institute di zona di Sorrento (2007). Infine, ha organizzato cinque forum distrettuali e cinque
meeting internazionali sul programma scambio-giovani del Rotary; ed è stato lui l’artefice della 61a EEMA Conference, svoltasi a
Roma nell’estate dell’anno scorso.
Medico oncologo cagliaritano, Luciano Di
Martino è libero docente in Patologia speciale
chirurgica e Propedeutica clinica. Medaglia
d’oro al merito della sanità pubblica, ha un
rilevante curriculum professionale. Fra l’altro, a Cagliari è stato primario chirurgo nell’ospedale Oncologico, direttore dell’Unità di
Senologia della clinica Sant’Antonio, professore all’Università degli studi (Scuola di
specializzazione di Chirurgia generale); a livello nazionale direttore della Scuola speciale
nazionale di chirurgia mammaria, vice presidente della Società italiana di Chirurgia,
presidente nazionale della Società italiana di
Chirurgia oncologica; a livello internazionale
è stato collaboratore straniero dell’Imperial
Cancer Research Fund di Londra e del Memorial Sloan Kettering Cancer di New York,
oltre che componente dell’European Board
of Surgery. È autore di oltre 250 pubblicazioni
scientifiche, edite anche in riviste straniere,
e di lavori monografici; ha partecipato a numerosi congressi nazionali e internazionali
come relatore, presidente, moderatore. Da oltre 30 anni si occupa del trattamento del carcinoma mammario sia a livello terapeutico
che plastico-ricostruttivo (per tale patologia
ha eseguito oltre 5000 interventi chirurgici);
considerata l’esperienza, nel 105° Congresso
della Società italiana di Chirurgia (Napoli
2003) gli è stato affidato l’incarico di presentare la relazione biennale sul cancro della mammella, argomento sul quale esiste una
sua monografia di rilevanza ultranazionale.
■
dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
Il Rotary e lo sport
La lezione
di Mennea
Francesco Birocchi
ancora un mito Piero
Mennea, la “freccia
del Sud” che ha riempito gli stadi, che ha fatto
parlare di sé per le sue memorabili imprese sportive,
ma anche per la capacità di
raggiungere obiettivi all’apparenza impossibili con spirito di sacrificio ed impegno
fuori dal comune. Nello sport
e nella vita.
La sua straordinaria figura di uomo e di campione,
è stata ricordata il 25 settembre dal Rotary Club Cagliari con una partecipata e
coinvolgente manifestazione
alla Fiera. Davanti ad una
sala affollata di rotariani e
sportivi di ieri e di oggi il presidente del Club, Mario Figus
ha spiegato che l’iniziativa
era stata concepita, con la
collaborazione dello stesso
Mennea, nell’intento di valorizzare i valori condivisi
dello Sport e del Rotary. La
scomparsa del grande campione (avvenuta a Roma il 21
marzo 2013) ha indotto ad un
forzato cambiamento di programma e, grazie alla collaborazione della moglie Emanuela, il ricordo del personaggio Mennea è stato lo
spunto per parlare di Sport,
quello vero, quello pulito.
È
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Con la sapiente regia del giornalista Mario Guerrini sono saliti sul palco della Fiera,
assieme a Emanuela Olivieri Mennea, alcuni indimenticabili campioni del passato
quali Eddy Ottoz, due volte campione europeo nei 110 metri ostacoli, e il figlio Laurent, anch’egli atleta di grande valore, Franco Sar, indimenticato olimpionico che ha cominciato la sua carriera sportiva ad Iglesias.
Con loro alcuni grandi sportivi sardi, Angelo Cherchi, scrittore, ex atleta e caro amico
di Pietro Mennea, Gianfranco Dotta, che ha
allenato la squadra nazionale di atletica in
Olimpiadi e campionati mondiali, Angelo Defraia, nazionale di atletica negli anni ’50, oltre che grande maestro di sport.
Particolarmente interessante, infine, l’intervento di Paolo De Angelis, magistrato
esperto di problemi di droga e doping.
Simbolo dello sport “pulito”, Pietro Mennea è stato una “leggenda sportiva”, il modello da imitare e una vera e propria “bandiera” dello sport italiano. Nei giorni dell’incontro rotariano ricorrevano i 35 anni dal
record del mondo dei 200 metri, il “19.72” di
Città del Messico (12 settembre 1979) che
riempì di orgoglio l’Italia intera. Primato rimasto in piedi per ben 17 anni.
Mennea partecipò per cinque volte ai Giochi Olimpici, sempre con risultati importanti.
A Mosca il nell’estate del 1980 conquistò l’oro
olimpico. Aveva 28 anni ed era all’apice di
una carriera che comprende anche due
bronzi olimpici, la partecipazione alle Olimpiadi di Monaco, Montreal, Mosca, Los Angeles e Seul. In 528 gare complessive conquistò due primati mondiali e ben otto europei: uno di questi a Cagliari nella staffetta 4x200, il 13 settembre 1983 con Tilli, Simionato e Bongiorni, in 1’21”10.
A Cagliari Pietro Mennea aveva tanti amici ed era così legato alla Sardegna che aveva acquistato una casetta vicino al mare lungo la costa orientale.
«Lavoro, lavoro, lavoro», così la moglie
Emanuela ha sintetizzato il grande impegno
che il marito ha profuso in ogni attività. A cominciare dallo sport, naturalmente, ma an-
che nella vita: quattro lauree (Scienze politiche, Giurisprudenza, Diploma Isef e Scienze dell’educazione motoria, Lettere), avvocato
e commercialista. Ha pubblicato 23 libri, molti dei quali a testimonianza del suo impegno
nella diffusione della cultura sportiva e nella lotta al doping. Nel 2006 ha dato vita, insieme alla moglie, alla “Fondazione Pietro
Mennea”, onlus con fini filantropici. È stato
eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004.
Era nato nel 1952 a Barletta, ma aveva fatto di Formia e della scuola di atletica della
cittadina laziale la sua città di adozione. Formia divenne la sede dei suoi allenamenti lunghi e solitari. E lì che si preparò alle grandi
sfide. Non solo per superare il mitico Valery Borzov (l’ucraino, allora con la maglia dell’Urss) del quale raccolse l’eredità sportiva,
ma anche contro se stesso. Sotto la guida attenta e amichevole del prof. Carlo Vittori raggiunse risultati allora impensabili per un atleta, che lo portarono a dominare la scena da
protagonista per oltre un decennio, con una
longevità di prestazioni di altissimo livello sino
ad allora ritenuta impossibile. Basti pensare che disputò la sua quinta olimpiade a 36
anni, quando, allora, nella sua specialità,
quella dello sprint, non si andava oltre i 28.
Qualità non comuni le sue che sono state ricordate, con un filo di commozione nella sala affollata della Fiera. Ancora la moglie Emanuela: «esempio, responsabilità,
impegno per gli altri, hanno caratterizzato la
sua vita sempre, da campione dello sport a
personaggio della vita pubblica e anche nel
privato». Il magistrato Paolo De Angelis, che
ha collaborato a lungo con Mennea nella lotta contro il doping nello sport, aveva stretto con lui una vera amicizia. Ha ricordato,
con evidente partecipazione emotiva, l’aspetto etico del suo impegno nel sociale, attraverso
i valori che esprimeva e i messaggi positivi
che non si stancava di inviare. «Ha insegnato
il senso delle regole», ha detto. «Era un concentrato di impegni, di forza e di umiltà».
Esortava i ragazzi a prendere in mano la propria vita: «soffri ma sogna», era il suo insegnamento.
dicembre 2014 —
E via via che le testimonianze si alternavano nella serata l’emozione in sala si è fatta palpabile. E man mano che Mario Guerrini introduceva i personaggi gli applausi scosciavano e a qualcuno sono venuti gli occhi
lucidi.
Dai grandi risultati di Mennea alla fatica e alla passione degli atleti sardi. Angelo
Defraia che fu nazionale di atletica leggera
negli anni ’50, Angelo Cherchi, anch’esso già
primatista italiano di velocità e grande amico personale di Pietro Mennea e Franco Sar,
decatleta per due volte olimpionico (1960
Roma e 1964 Tokyo) tutti provenienti dalla
gloriosa Monteponi. Testimoni di uno sport
vero, fatto con poche risorse e molto entusiasmo, con enormi sacrifici personali e tanta volontà. «Bisogna saper perdere – è stato
ripetuto – la sconfitta nello sport deve essere solo l’inizio di una nuova fase».
Poi Gianfranco Dotta, atleta e allenatore della nazionale italiana velocisti nelle olimpiadi di Seul, Barcellona e Atlanta e nei campionati del mondo, che ha curato la preparazione dei più grandi atleti sardi negli anni
’80 e ’90, a cominciare da Sandro Floris che
ha portato alla conquista di molte medaglie
negli scenari internazionali.
Quindi i campioni che hanno fatto grande l’Italia nello sport. Eddy Ottoz, olimpionico a Tokyo e bronzo a Città del Messico nei
110 a ostacoli, una specialità nella quale è
stato campione europeo con un tempo superato solo da suo figlio Laurent, anch’egli
a Cagliari con una serie di aneddoti e racconti
di sport. Infine la mamma Liana Calvesi, Moglie di Eddy Ottoz, presidente della Società
Atletica Sandro Calvesi, creata nel nome di
suo padre uno dei più grandi allenatori italiani di atletica leggera.
Una intera serata a parlare di sport e ai
valori che esso rappresenta. «Il Rotary ha nell’attenzione alle giovani generazioni una
delle sue linee d’azione fondamentali», ha detto il Presidente Mario Figus. «Per questa ragione tutti noi rotariani ci prodighiamo per
trasformare in prospettive concrete le speranze di cambiamento alle quali le giovani
generazioni aspirano.
Rotary Club Cagliari
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L’incontro con lo sport pulito e con i suoi
reali valori formativi ed educativi sono
espressi dalla storia sportiva di Pietro Mennea e dal suo impegno sociale seguito ai successi agonistici. Questa serata vuole essere il
contributo che il nostro Club offre innanzitutto ai giovani e in generale alla nostra comunità, perché ognuno capisca a fondo che
la sola condizione che avvalora e dà senso al
nostro essere umani è proprio l’impegno a migliorare la nostra società attraverso i propri
sforzi, le proprie idee e le proprie passioni».
Grazie alle testimonianze di Manuela
Olivieri Mennea, compagna di Pietro nella sua
vita familiare e professionale, e di grandi sportivi che l’hanno conosciuto in profondità, il
Rotary ha voluto mettere in evidenza i valori
che lo sport nella sua accezione più elevata
intende diffondere tra le giovani generazioni: il rispetto del valore del lavoro, lo spirito di squadra, l’impegno totale nel raggiungere i propri obiettivi nello sport e nella vita,
il saper umilmente apprendere dai propri errori, la solidarietà, l’integrazione, il no assoluto al doping ed alla droga come scorciatoie verso il successo, il fair play e il sacrificio come unico mezzo di raggiungimento dei propri obiettivi.
La diffusione di questi valori, che costituiscono anche i valori fondanti del nostro agire rotariano, vuole essere un ideale abbraccio tra il nostro Club e la Città, oltre che il
modo in cui intendiamo raccogliere in
un’ideale staffetta il testimone lasciato da Pietro, per continuare la gara della vita da lui
corsa fino all’ultimo metro, offrendo nobilmente tutto se stesso.
■
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Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Benvenuto ai nuovi soci
Luigi BETTONI
Nato a Bozzolo (Mantova) febbraio 1954, laureato con lode in Giurisprudenza all’Università di Parma. Sottotenente nel corpo della Guardia di Finanza di cui ora è Tenente della Riserva.
Nel 1979 è entrato nella Banca d’Italia svolgendo incarichi ispettivi; dirigente nel 1995, Vice Direttore in varie Filiali, Direttore della
Filiale di Sondrio e, dal 2010 al 2014, di quella Regionale dell’Aquila
dove affronta con encomiabile impegno i noti problemi dell’attuale crisi economica ancor più grave, in tale sede, per le difficoltà create dal
sisma. Dal 3 ottobre è Direttore della Sede di Cagliari.
Rotariano dal 2007 e dal 2010 socio del Club dell’Aquila.
Antonio FACCI
Nato a Sant’Andrea Frius (CA ) il 19/8/1961; ottenuta la Maturità Tecnico Commerciale, segue presso la Bocconi di Milano corsi di formazione in marketing gestionale in campo sanitario e dal 1984 lavora presso la multinazionale Pall Italia Corporation attiva in tale settore, in particolare, in ambito trasfusionale. Responsabile vendite per
Sardegna e Lazio e poi per l’Italia. Nel 1993 costituisce la AF Forniture Ospedaliere. La specializzazione e l’esperienza nella realizzazione
di strutture riabilitative, con impiego di tecnologie robotizzate, per i
colpiti da ictus o politraumatizzati, lo porta, nel 2003, a costituire la
FC Genetics Service Srl e ad assumere le funzioni di Direttore TecniAlessandro FASCIOLO
Nato a Cagliari il 22 Maggio 1980; è sposato ed ha un figlio.
Laureato in Farmacia nella Università di Cagliari nel 2004 con una
tesi realizzata presso il CDDR della School of Pharmacy di Londra. Ha
conseguito il Master Universitario in Management per la Sanità (MIMS)
presso la SDA Bocconi e quello di Master specialistico in Fitoterapia
presso le Università di Cagliari e Complutense di Madrid.
Socio della Farmacia del dott. Andrea Fasciolo di Cagliari dove lavora. Fondatore e responsabile di Farmaquick.it (commercio elettronico di prodotti farmaceutici). Collabora con Unifarm Sardegna SpA
del gruppo Unifarm, terzo in Italia nella distribuzione del farmaco ed
Sposato con Luisa Mazzocchi nel 1985; il loro figlio Ludovico è
avvocato a Milano.
Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, Cavaliere
di grazia Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta alle cui attività assistenziali e caritative partecipa con la moglie; Commendatore
dell’Ordine di S. Silvestro Papa.
co del “Centro di Cura e Riabilitazione Santa Maria Bambina”. Nel 2010
costituisce la HS Provider con altri imprenditori con il fine di fornire alla
innovazione per l’organizzazione della sanità, rafforzando e migliorando i rapporti fra le aziende.
Capo Scout e Capo Gruppo AGES, istruttore di arti marziali ed arbitro federale, maratoneta amatoriale, appassionato di mountain bike.
Sposato con due figlie laureate operanti nelle sue Società.
operando in questo campo, è stato impegnato in un progetto relativo
all’ASL 8.
Ha partecipato a vari seminari di aggiornamento professionale.
Eletto per il triennio 2014/17 nel Consiglio Direttivo dell’Associazione Giovani Farmacisti della Sardegna con l’incarico di Presidente
e nel Consiglio Direttivo di Federfarma Cagliari, come socio.
Richard KNOWLTON
Laureato con lode all’Università di Cambridge (storia, filosofia e letteratura antica), nel 1973 entra in carriera diplomatica nel Regno Unito.
In un lungo periodo di 32 anni, serve con prestigio in una grande varietà di luoghi in Europa, Africa, Medio Oriente, Caraibi, America Latina.
Nel 2005 assume la funzione di Vice Presidente della società privata di sicurezza Olive Group, con sede a Dubai, responsabile dell’attività
di analisi dei rischi internazionali. Nel 2007 fa parte del Gruppo UniCredit nella sede centrale di Milano e sviluppa i primi sistemi di Business Intelligence e di sicurezza del Gruppo. Introduce nuovo modello
per la sicurezza di viaggio, per i grandi eventi e per la tutela dei Ma-
nager della società. Dal 2009 è Direttore Globale per la sicurezza di
Vodafone con sede a Londra. Membro dei Consigli di Amministrazione dell’Internet Security Alliance (Washington) e del Commonwealth
Cyber Crime Initiative (Londra); Consigliere del Governo Britannico per
l’informazione sulla sicurezza per le società britanniche operanti all’estero.
È sposato con Evelina Ravarino, cagliaritana; hanno due figli: Katherine e William. Ha praticato da giovane il rugby, ama storia antica e cinema. Di madre lingua inglese, parla spagnolo e finlandese.
Simonetta ODDO CASANO
Nata il 10/3/1954. A Roma consegue la Maturità classica e nel
1978, al “La Sapienza”, la laurea in Giurisprudenza, e, nel 1992,
il Diploma di specializzazione nel corso triennale di diritto sindacale,
con il massimo dei voti nei tre esami. Dipendente della Camera di
Commercio di Roma dal 1977. Dal 1° giugno 2014 ad oggi, Dirigente T. D. dell’Area Anagrafe Economica della Camera di Commercio di Cagliari, Conservatore R.I., Vice Segretario Generale. Dal
dicembre 1983 a maggio 2003 in distacco sindacale presso la Segreteria Nazionale della Federazione Pubblica CISL. Ne diventa Segretario nel maggio 1993 con ampia, diretta responsabilità in vari
settori, con delega alla contrattazione per le Camere di Commercio,
alle politiche internazionali, e, in particolare, con la funzione di coordinatrice di corsi di formazione, anche internazionali, specie in tema
di riforme pensionistiche e di previdenza per i dipendenti pubblici.
Come docente, relatrice, rappresentante di UnionCamere, ha partecipato a numerosi ed importanti corsi di studio e aggiornamento e a
gruppi di ricerca con speciale riguardo ai problemi della previdenza.
In materia è autrice di un libro e di una sezione di un rivista internet.
Conosce inglese e spagnolo.
dicembre 2014 —
Rotary Club Cagliari
61
COMMISSIONI ANNO 2014–2015
AZIONE INTERNA
AMMINISTRAZIONE DEL CLUB
Presidente coordinatore:
Rafaele CORONA
FORMAZIONE
E ISTRUZIONE ROTARIANA
Presidente: Angelo CHERCHI
[email protected]
COMPONENTI: Lucio Artizzu, Salvatore Fozzi
PROGRAMMI
Presidente: Francesco BIROCCHI
[email protected]
COMPONENTI: Guido Chessa Miglior,
Alberto Cocco Ortu, Alfonso Dessì,
Pasquale Mistretta, Domenico Porcu
ASSIDUITÀ, AFFIATAMENTO
ED EVENTI
Presidente: Luigi PUDDU
[email protected]
COMPONENTI: Paolo Ciani,
Angelo Deplano, Antonio Lenza,
Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri
AMMISSIONI, CLASSIFICHE
E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO
Presidente: Enzo PINNA
[email protected]
COMPONENTI: Ugo Carcassi,
Piergiorgio Corrias, Salvatore Ferro,
Salvatore Fozzi, Pasquale Mistretta
COMUNICAZIONE, IMMAGINE
E SITO WEB
Presidente: Michele ROSSETTI
[email protected]
COMPONENTI: Riccardo Lasic,
Roberto Nati, Pier Francesco Staffa
RIVISTA DEL CLUB
Presidente: Lucio ARTIZZU
[email protected]
COMPONENTI: Francesco Birocchi, Salvatore
Fozzi, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,
Marcello Marchi, Giovanni Sanjust di Teulada
COMPONENTI: Christian Cadeddu,
Alfonso Dessì, Salvatore Ferro,
Alberto Lai, Giuseppe Masnata
COMPONENTI: Vincenzo Cincotta,
Caterina Lilliu, Cecilia Onnis,
Pier Francesco Staffa
AZIONE SOCIALE
Presidente: Guido CHESSA MIGLIOR
[email protected]
COMPONENTI: Margherita Mugoni,
Gian Paolo Piras, Marco Rodriguez
RYLA
Presidente: Roberto NATI
[email protected]
COMPONENTI: Michele Bajorek, Paola Dessì,
Giuliano Frau, Andrea Lixi
OASI SAN VINCENZO
Presidente: Gian Paolo RITOSSA
[email protected]
COMPONENTI: Rafaele Corona, Gaetano
Giua Marassi, Giovanni Sanjust di Teulada
PROGETTI DI SERVIZIO
Presidente coordinatore:
Gian Paolo RITOSSA
[email protected]
SOLIDARIETÀ CON
LE FASCE DISAGIATE
Presidente: Maria Pia LAI GUAITA
[email protected]
COMPONENTI: Gaetano Giua Marassi,
Maria Luigia Muroni,
Luigi Puddu, Michele Rossetti
AZIONE INTERNAZIONALE
Presidente coordinatore:
Giovanni BARROCU
[email protected]
RAPPORTI INTERNAZIONALI
Presidente: Angelo ARU
[email protected]
COMPONENTI: Ginevra Balletto,
Maurizio Boaretto, Angelo Deplano
ROTARY FOUNDATION
Presidente: Alberto COCCO ORTU
[email protected]
COMPONENTI: Ginevra Balletto, Francesco
Danero, Caterina Lilliu, Massimiliano Masia,
Enzo Pinna, Domenico Porcu
NUOVE GENERAZIONI
Presidente coordinatore:
Maria Luigia MURONI
[email protected]
AZIONE PROFESSIONALE
Presidente coordinatore:
Giorgio LA NASA
[email protected]
ROTARACT
Presidente: Francesca COZZOLI
[email protected]
COMPONENTI: Riccardo Lasic,
Roberto Nati
AZIONE SANITARIA
Presidente: Carlo CARCASSI
[email protected]
SCAMBIO GIOVANI
Presidente: Francesco DANERO
[email protected]
ANTICHE ARTI
GIOVANI INNOVATORI
Presidente: Maurizio BOARETTO
[email protected]
COMPONENTI: Lucia Pagella, Michele Rossetti
ARCHEOTOUR
Presidente: Antonio CABRAS
[email protected]
COMPONENTI: Giuseppe Cascìu,
Francesco Danero, Giancarlo Deidda,
Paola Giuntelli, Caterina Lilliu,
Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri,
Giovanni Sanjust di Teulada
NANIUKI
Presidente: Francesco BIROCCHI
[email protected]
COMPONENTI: Michele Bajorek,
Paola Giuntelli
ACIDO FOLICO - MUSIKARALIS
Presidente: Giuseppe MASNATA
[email protected]
COMPONENTI: Efisio Baire,
Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Salvatore
Lostia di Santa Sofia, Luigi Puddu
ROTARY PER LA CITTÀ
Presidente: Giovanni Maria CAMPUS
[email protected]
COMPONENTI: Ercole Bartoli, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Alessio Grazietti,
Stefano Liguori, Lucia Pagella
62
Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
LE RIUNIONI DEL CLUB
5 GIUGNO 2014
DAL COLLEGE DI YALE ALLA FACOLTÀ
DI MEDICINA DI HARVARD,
RIFLESSIONI SULLA MIA ESPERIENZA
NEL MONDO DELLA IVY LEAGUE
Relatore: dottor ENRICO FERRO
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek,
Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Giovanni
Maria Campus, Carlo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua
Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai
Guaita, Riccardo Lasic, Stefano Liguori, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Lucia Pagella, Franco Passamonti, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Pier Francesco Staffa.
Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi, Pietrina
Ferro, Antonella Figus, Tiziana Masnata, Maura Rossetti, Maria Grazia Rosella, Elisabetta Sanjust di Teulada.
Ospiti dei soci: di Michele Bajorek il signor Antonello Facci, di Giuseppe Masnata la madre Cecilia, di Riccardo Lasic la figlia Laura, di Mauro Manunza la nipote Martina Manunza.
Ospiti dei Club: i giovani del Rotaract Davide Rossetti, Sergio Puddu, Mercede e Michele Schintu.
12 GIUGNO 2014
LE NUOVE FRONTIERE
DELLA CARDIOLOGIA
Relatore: Dr. MAURIZIO PORCU,
direttore del Dipartimento di Patologia
Cardio-Toracico-Vascolare dell’Azienda
Ospedaliera “G. Brotzu” di Cagliari
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Michele Bajorek, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Giulia Casula,
Francesca Cozzoli, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai
Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Giorgio
La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Marcello Marchi, Massimiliano Masia,
Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella,
Enzo Pinna, Domenico Porcu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.
Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Paola Dessì, Vanda Porcu.
Ospiti dei soci: di Michele Bajorek il signor Antonello Facci.
19 GIUGNO 2014
ASSEMBLEA DEI SOCI
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus,
Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Rossetti, Antonio Scrugli.
26 GIUGNO 2014
PASSAGGIO DELLA CAMPANA
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Baire, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,
Antonio Cabras, Christian Cadeddu, Marcello Caletti,
Giovanni Maria Campus, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Ezio Castagna, Angelo Cherchi, Alberto
Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Giancarlo Deidda, Alfonso Dessì, Paola Dessì, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Alberto Lai, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano
Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Franco Passamonti, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust, Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca Cau.
Sono presenti in sala i coniugi: Maria Grazia Atzori, Giulia Baire, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Laura Cadeddu, Maria Gabriella Caletti, Haydee Cascìu, Antonella
Cherchi, Franca Cincotta, Rita Cocco Ortu, Maria Rosaria Corona, Paola Dessì, Pietrina Ferro, Antonella Figus, Franca Fozzi, Paola Lasic, Tiziana Masnata,
Mariella Mistretta, Giacomo Onnis, Giovanna Passamonti, Barbara Pinna, Loredana Piras, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti,
Elisabetta Sanjust di Teulada, Antonello Vacca
Cau.
Ospiti del Club: il segretario distretto 2080 per
la zona Sardegna dottor Gabriele Andria e gentile
signora; il rappresentante del governatore distretto 2080 2013/14 avvocato Italo Doglio; il rappresentante del governatore distretto 2080
2014/15 dottor Giacomo Oppia e gentile signora; per il club di Carbonia il vice presidente professor Paolo Amorino in rappresentanza del presidente
architetto Stefano Carbone; per il club di Iglesias il
presidente 2013/14 dottor Piergiorgio Delrio ed
il presidente 2014/15 ragionier Giovanni Cui; per
il club Cagliari Anfiteatro il presidente 2013/14 avvocato Antonio Bardi, il presidente 2014/15 signora
Vanda Mulliri; per il club Inner Wheel di Cagliari la
presidentessa 2013/14 dottoressa Angela Imbesi e la presidentessa 2014/15 signora Pia Carta;
per il Rotaract club Cagliari il presidente 2013/14
dottor Antonello Fiori ed i soci dottoressa Paola Carcassi, Davide Rossetti, Gabriele Cosentino; il signor
Marco Ghiani socio del Rotary Club di Cagliari Est
ed amministratore unico delle Grafiche Ghiani; la dottoressa Lucia Siddi della soprintendenza per i beni
architettonici e paesaggistici, storici artistici ed antropologici delle province di Cagliari ed Oristano; il
signor Roberto Monticelli, presidente della commissione Rotary-IED e gentile signora; Il dottor Piero Maccioni e gentile signora con la figlia Margherita, rientrata dagli Stati Uniti dopo un’esperienza
di un anno nell’ambito del programma di scambio
giovani del Rotary.
Ospiti dei soci: di Domenico Porcu la madre signora Teresa Porcu, di Riccardo Lasic la madre signora Paola Lasic, di Salvatore Ferro il figlio dottor
Enrico Ferro, di Francesco Danero il dottor Alessandro
Fasciolo e gentile signora ed il dottor Carlo Pinna,
di Marcello Marchi la sorella, signora Cecilia Masnata,
di Mario Figus i figli ing. Stefano Figus e Laura Figus, la sorella Rosanna Figus col marito dottor Mariano Pudda, di Margherita Mugoni, la sorella dottoressa Vanna Mugoni, di Michele Rossetti la cognata
Roberta Cosentino.
3 LUGLIO 2014
ASSEMBLEA DEI SOCI
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Michele, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras,
Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Giovanni
Cascìu, Giuseppe Cascìu, Alberto Cocco Ortu, Rafaele
Corona, Piergiorgio Corrias, Francesca Cozzoli,
Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus Salvatore, Fozzi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico
Porcu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti.
18 LUGLIO 2014
VISITA ALLA CANTINA DI SANTADI
E CENA IN AGRITURISMO
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa, Rafaele
Corona, Francesco Danero, Mario Figus, Alessio
dicembre 2014 —
Grazietti, Riccardo Lasic, Andrea Lixi, Margherita
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry
Pagella, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Antonio
Scrugli.
Sono presenti le Sig.re: Marina Birocchi, Elia
Maria Cabras, Luisella Chessa Miglior, Maria Rosaria
Corona, Antonella Figus, Rossana Grazietti, Paola
Lasic, Lia Lixi.
11 SETTEMBRE 2014
NUOVE GENERAZIONI
Sono presenti
I soci: Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero,
Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Antonio Facci,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni,
Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella,
Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti,
Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli.
Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona.
Ospiti dei soci: di Marinella Ferrai Cocco Ortu
il nipote Emanuele Cocco Ortu.
Sono ospiti del Club: dottor Luciano Di Martino PG e la sig.ra Gemma, i ragazzi del Rotaract e
il loro Presidente Simone Parente, i ragazzi partiti per lo scambio giovani e i ragazzi stranieri e i nostri ospiti per l’intero anno.
18 SETTEMBRE 2014
LA NUOVA FRONTIERA DELLA
RADIOLOGIA INTERVENTISTICA
ONCOLOGICA IN SARDEGNA
Relatore: dr. CLAUDIO PUSCEDDU
Sono presenti
I soci: Francesco Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo
Cherchi, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Caterina
Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.
Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, Maria Rosaria Corona, Vanda Porcu.
Ospiti dei soci: di Massimiliano Masia l’avv. Natascia Manca, di Mario Figus la dott.ssa Simona
Oddo Casano.
25 SETTEMBRE 2014
PER NON DIMENTICARE
PIETRO MENNEA
Madrina della serata EMANUELA OLIVIERI
MENNEA
Rotary Club Cagliari
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giuseppe Cascìu, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Caterina
Lilliu, Mauro Manunza, Pasquale Mistretta, Maria
Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti, Antonio Scrugli.
Sono presenti in sala le signore: Rita Cocco Ortu, Antonella Figus, Vanda Porcu.
2 OTTOBRE 2014
Presentazione del libro “LE ZONE
FRANCHE. MITO PRECONCETTI,
OPPORTUNITÀ IN SARDEGNA”
Relatori: prof. ALDO BERLINGUER,
ing. SALVATORE CHERCHI
Sono presenti
I soci: Giovanni Barrocu, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo
Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesca
Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti,
Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini
Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Michele Rossetti,
Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le signore: Antonella Cherchi, M. Rosaria Corona, Antonella Figus.
Ospiti dei soci: di Salvatore Ferro la dott.ssa Orsola Altea, di Francesco Danero il dottor. Alessandro Fasciolo.
9 OTTOBRE 2014
Interclub con i club di Cagliari Est, Cagliari Nord,
Cagliari Sud, Anfiteatro, Quartu Sant’Elena
PRESENTAZIONE DEL DOSSIER
DELLA CANDIDATURA DI CAGLIARI A
CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
Relatore: dott.ssa ENRICA PUGGIONI
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Balletto, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras,
Giovanni Maria Campus, Alberto Cocco Ortu, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Riccardo Lasic, Andrea Lixi,
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano
Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Lui-
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gi Puddu, Giampaolo Ritossa, Michele Rossetti.
Sono presenti in sala le signore: Mirella Campus, Paolo Dessì, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Orsol
Altea, Marinella Corrias.
Ospiti del Club: Giacomo Oppia assistente del
governatore.
Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni, il generale di brigata Umberto Di Nuzzo, comandante della Guardia di Finanza della Regione Sardegna ed il
colonnello Davide Angrisani, già comandante provinciale dei Carabinieri di Cagliari di Francesco Danero, il dottor Alessandro Fasciolo di Marinella Ferrai Cocco Ortu, la dott.ssa Liliana Fadda e il dott. Giampaolo Salice di Roberto Nati, il prof. Andrea Demontis,
di Domenico Porcu la prof. Angela Ingianni.
16 OTTOBRE 2014
AMSICORA EROE SARDO
Relatori: avv. ANTONELLO ANGIONI
e dott. TONINO OPPES, OTTAVIO NIEDDU
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ginevra Balletto, Giovanni Barrocu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Ugo
Carcassi, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Francesco Danero,
Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia
Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Giampaolo
Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada.
Sono presenti in sala le signore: Maria Artizzu, Maria Rosaria Corona.
Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dott. Alessandro Fasciolo, di Salvatore Fozzi la nipote Eleonora Murgia, di Angelo Aru la nipote Valentina Podda.
Ospiti del Club: Giacomo Oppia assistente del
Governatore.
23 OTTOBRE 2014
OPERATION SMILE ITALIA
Relatore: dott. DOMENICO SCOPELLITI
Sono presenti
I soci: Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi,
Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry
Pagella, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Paolo Ritossa,
Mauro Rosella, Michele Rossetti.
64
Rotary Club Cagliari — dicembre 2014
Sono presenti in sala le signore: Maria Pia
Ciani, Paola Dessì, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Vanda Porcu, Maria Grazia Rosella, Cecilia Masnata.
Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo, di Stefano Oddini Carboni il dottor Maurizio Foresti, dottor Luca Moricca, dott.ssa
Loredana Pinna, dott.ssa Flavia Fatone, di Marcello
Marchi la sorella Cecilia Masnata.
30 OTTOBRE 2014
IL RILANCIO DEL TEATRO LIRICO E I
GRANDI SUCCESSI DELLA STAGIONE
2014. A NOVEMBRE
UN’ECCEZIONALE TRAVIATA
Relatori: il Maestro MAURO MELI
e l’ing. GUALTIERO CUALBU
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior,
Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco
Ortu, Rafaele Corona, Silvano Costa, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Angelo Deplano, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Gaetano Giua Marassi, Salvatore Fozzi,
Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Margherita Mugoni
Contini, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Giampaolo Piras, Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo
Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Pierfrancesco Staffa.
Sono presenti in sala le signore: Maria Artizzu, Mirella Campus, Franca Cincotta, Rita Cocco
Ortu, Maria Rosaria Corona, Paola Deplano, Paola
Dessì, Antonella Figus, Lia Lixi, Maria Grazia Rosella.
Ospiti del Club: il socio onorario prof. Eugenio
Lazzari.
Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo, di Andrea Lixi l’ing. Giovanni Mozzoni e la gentile Sig.ra Antonella Perrotta, di Salvatore Fozzi il dottor Luigi Bettoni direttore della sede
di Cagliari della Banca D’Italia nonché socio del Rotary Club de L’Aquila.
6 NOVEMBRE 2014
COMMEMORAZIONE DEL NOSTRO
SOCIO PAOLO PICCALUGA
Il nostro socio MARCELLO MARCHI
ha ricordato Paolo Piccaluga
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Francesco Birocchi, Antonio Cabras, Carlo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Giulia Casula, Guido Chessa Miglior, Rafaele Corona, Alfonso Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Alessio Grazietti, Riccardo Lasic, Stefano Liguori,
Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giu-
seppe Masnata, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro
Palmieri, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Luigi Puddu,
Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti.
Sono presenti in sala le signore: Elia Maria Cabras, Haydee Cascìu, Luisella Chessa Miglior,
Franca Cincotta, Paola Dessì, Cecilia Masnata.
Ospiti del Club: il dr. Gabriele Andria Segretario Distretto 2080 Sardegna, Giacomo Oppia assistente del Governatore.
Sono presenti: la Sig.ra Maria Teresa moglie del
nostro caro ed indimenticabile Paolo Piccaluga con
la sorella Rita, il fratello di Paolo Piccaluga Giorgio
con la moglie Luisa e il figlio di Paolo, Enrico.
12 NOVEMBRE 2014
LA MALATTIA DA VIRUS EBOLA.
RISCHI PRESUNTI, RISCHI REALI
Relatore: il nostro socio UGO CARCASSI
Sono presenti
I soci: Angelo Aru, Ettore Atzori,Giovanni Barrocu,
Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Ugo Carcassi, Giovanni Cascìu, Giuseppe Cascìu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Rafaele Corona, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Paola Dessì, Antonio Facci, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Mario Figus, Salvatore Fozzi, Paola Giuntelli, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic,
Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Salvatore Lostia di S.Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano
Masia, Margherita Mugoni Contini Maria, Luigia Muroni, Oddini Stefano Carboni, Cecilia Onnis, Larry
Pagella, Enzo Pinna, Domenico Porcu, Luigi Puddu,
Rosella Mauro, Michele Rossetti, Giovanni Sanjuest
di Teulada, Eugenio Lazzari.
Sono presenti in sala le signore: Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Antonella Cherchi, Luisella
Chessa Miglior, M.Rosaria Corona, Maria Grazia Rosella.
20 NOVEMBRE 2014
LA DONNA E LE DROGHE
Relatore: la nostra socia MARIA PIA LAI GUAITA
Sono presenti
I soci: Ginevra Balletto, Francesco Birocchi, Antonio
Cabras, Francesca Cozzoli, Francesco Danero, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Alessio Grazietti, Maria
Pia Lai Guaita, Riccardo Lasic, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Massimiliano Masia,
Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Enzo Pinna, Giampaolo
Piras, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa, Mauro Rosella,
Michele Rossetti.
Sono presenti in sala le signore: Cecilia Masnata, Simona Oddo Casano.
Ospiti dei soci: di Francesco Danero il dottor Alessandro Fasciolo
I Ragazzi del Rotaract Davide Rossetti e Roberto Arru.
27 NOVEMBRE 2014
PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO E
VIDEO SULL’ALLUVIONE DEL
NOVEMBRE 2013 CAUSATA DAL
CICLONE CLEOPATRA CHE AFFOSSÒ
ALCUNE ZONE DELLA SARDEGNA
Relatori: i giornalisti NICOLA PINNA
e PAOLO MASTINO
Sono presenti
I soci: Giovanni Barrocu, Francesco Birocchi,
Maurizio Boaretto, Antonio Cabras, Giovanni Maria Campus, Giuseppe Cascìu, Guido Chessa Miglior,
Francesco Danero, Angelo Deplano, Antonio Facci,
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Alessio Grazietti, Alberto Lai, Riccardo Lasic, Mauro Manunza, Massimiliano Masia, Margherita Mugoni Contini, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini Carboni, Cecilia Onnis, Larry Pagella,
Domenico Porcu, Luigi Puddu, Gianpaolo Ritossa,
Mauro Rosella, Michele Rossetti, Eugenio Lazzari.
Sono presenti in sala le signore: Antonella Figus, Maria Grazia Rosella, Simona Oddo Casano.
Ospiti del Club: Sabrina Marogna, Carlo Mariotti,
Nicola Pinna, Paolo Mastino.
Ospiti dei soci: di Mario Figus Gigi Mete, di Luigi Puddu Silvia Schirru.
ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA
ROTARY CLUB CAGLIARI
ORGANIGRAMMA DEL CLUB
Anno Rotariano 2014 / 2015
Presidente
Mario FIGUS
E-mail: [email protected]
Presidente
uscente
Francesco BIROCCHI
E-mail: [email protected]
Presidente
eletto
Stefano
ODDINI CARBONI
E-mail: [email protected]
Vice Presidenti
Salvatore FOZZI
Michele ROSSETTI
E-mail: [email protected]
E-mail: [email protected]
Segretario
Cecilia ONNIS
E-mail: [email protected]
Tesoriere
Salvatore FERRO
E-mail: [email protected]
Prefetto
Riccardo LASIC
E-mail: [email protected]
Consiglieri
Ettore ATZORI
E-mail: [email protected]
Ginevra BALLETTO
E-mail: [email protected]
Giorgio LA NASA
E-mail: [email protected]
Maria Luigia MURONI E-mail: [email protected]