Ecco perché i romani si sentono traditi

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Ecco perché i romani si sentono traditi
Il Nuovo Corriere
IlNuovoCorriere
di
numero 54 anno II - 1 euro
Ecco perché
i romani
si sentono
traditi
Roma e del Lazio
SABATO 3 SETTEMBRE 2016
IN PRIMO PIANO/
di Giovanni Tagliapietra
I
nutile nasconderselo, i romani si sentono traditi.
Tutti quelli che con l’entusiasmo o per lucida disperazione
solo qualche mese fa hanno fatto
saltare il banco liberandosi in un
colpo solo della vecchia politica.
Via Forza Italia, via quegli ingrati maneggioni del Pd, via la
sinistra integralista ma pronta a
fare affari, via il supertecnico
Bertolaso, l’eterna promessa
Marchini, via quella destra che
non è mai arrivata a maturazione e che portava a candidato
sindaco una bravissima politica
al nono mese di gravidanza. Un
salto nel vuoto, una sfida, la discontinuità. Puntiamo su quei
matti e divertenti grillini, ne
parlano tutti bene, sono puliti,
non rubano, sono l’alternativa
(l’unica che c’è). Ma sapranno
governare? Proviamo, peggio di
Marino non potranno fare. E
adesso i romani, Roma, tutti
siamo in difficoltà. Con poche
probabilità di uscirne bene.
Usati come terreno di sperimentazione di un progetto politico.
Possiamo pensare di tornare a
votare tra qualche mese? Certo
che no, dobbiamo aspettare che
i grillini maturino sulla nostra
pelle. Dilettanti allo sbaraglio li
hanno definiti e hanno fatto
bene. Il sollievo per essersi liberato di Giachetti, Fassina, Peciola lascia spazio all’angoscia
di vedere una città che non funziona e non riparte. In preda a
baruffe da condominio che vede
come protagonisti dei personaggi mediocri, attaccati al piccolo potere conquistato. Hanno
avuto mesi i grillini per preparare la vittoria, per preparare la
squadra, i collaboratori, per
mettere in piedi un team inattaccabile. Sono scaduti nella commedia, nella farsa, hanno perso
credibilità. E la sensazione è che
non possano estrarre dal cilindro in extremis un leader carismatico, un qualche personaggio
di spessore che si assuma tutte le
responsabilità. L’unica via
d’uscita che la Raggi ha è quella
di giocare la sua partita in autonomia tirando fuori gli artigli e
graffiando. Difendendo le sue
scelte fino in fondo e cominciando a governare. Che diamine, è stata eletta sindaco, lo
faccia, e sbatta fuori dal tempio
del Campidoglio quei mercanti
del direttorio.
Débâcle a cinque stelle
Il primo settembre è stato un giovedì nero per la Giunta Raggi. Cedendo alle pressioni il sindaco grillino ha
revocato la nomina del capo di gabinetto, il magistrato Raineri ; poi ha incassato le dimissioni dell’assessore
al Bilancio Minenna e l’addio dei vertici di Atac e Ama ( Solidoro, l’uomo dei rifiuti, si era insediato meno di
un mese fa). Campidoglio caos, caduta di immagine enorme, vertici del Movimento sotto choc . Una resa dei
conti interna appare inevitabile. Ma ufficialmente tutti si schierano a fianco del sindaco. Niente autocritica. Si
va avanti, si sceglieranno personaggi affidabili. Dalla riunione di venerdì un primo segnale di riscossa, arriva
un nuovo amministratore unico dell'Atac . Si chiama Fantasia, è ingegnere nucleare ed è nato in Venezuela
È
stato un giovedì nero per la Giunta Raggi. In poche
ore il primo settembre è successo di tutto. Cedendo
alle pressioni il sindaco grillino ha revocato la nomina
del capo di gabinetto, il magistrato Raineri giustificando il provvedimento con il parere negativo dell’Anac (ma non si poteva chiedere prima di decidere?), poi ha
ricevuto le dimissioni dell’assessore al Bilancio Minenna ( ex dirigente Consob). In parallelo l’ufficio del sindaco ha dovuto incassare
l’addio dei vertici di Atac e Ama ( Solidoro, l’uomo dei rifiuti, si era
insediato meno di un mese fa). Insomma, un disastro di proporzioni
enormi, che evidenzia un caos che forse storicamente in Campidoglio non si era mai registrato. Almeno Ignazio Marino è caduto sul
campo per essersi messo contro il suo partito, il Pd; la Raggi difende
IL PERSONAGGIO
le sue scelte (ci prova almeno) ma non è ancora in aperta contrapposizione con il M5S. Raineri e Minenna erano due figure chiave
(lex dirigente Consob era l’assessore più «pesante» della giunta
grillina) che la Raggi aveva fortemente voluto, tanto da difendere il
magistrato della Corte dei Conti anche di fronte alle polemiche sul
compenso da 193mila euro che le era stato attribuito. L’incarico e
lo stipendio, considerato da più parti incoerente con la promessa
dei Cinque stelle di risparmiare e contestato anche dalla base pentastellata, sono diventati oggetto di un esposto firmato da Fratelli
d’Italia, in base a cui la procura ha aperto un’inchiesta. Nel pomeriggio di quel giorno da cani, nel corso di un tempestoso consiglio
comunale, la Raggi non ha riferito né su Ranieri né su Minenna e
per protesta il Pd ha abbandonato l’Aula.
segue a pagina 3
SANITÀ
L’INTERVENTO
È allarme rosso per l’Ucri,
l’ex reparto modello va a fondo
L
Ma Virginia Raggi come
sindaco ci piace ancora?
a pagina 2
a struttura inaugurata nel 2011 per prendere
in carico soggetti in stato vegetativo o con
minima coscienza (a Roma il pubblico non
offre alternative) è nei guai, abbandonato dai vertici dell’ospedale di Monteverde. C’è stato un decesso, le condizioni di alcuni pazienti stanno
peggiorando. La denuncia del consigliere regionale
di Fdi Fabrizio Santori.
Terzi a pagina 3
Si muove qualcosa? Macchè
la sanità laziale è congelata
Il Corvo a pagina 4
sabato 3 settembre 2016 pagina 2
LA POLITICA
IL PERSONAGGIO
Non siamo sicuri che Virginia Raggi
come sindaco ci piaccia ancora
N
on siamo sicuri
che
Virginia
Raggi come sindaco ci piaccia
ancora. Era inevitabile che gli entusiasmi dei
primi giorni dopo la vittoria si
temperassero, era inevitabile che
emergessero degli aspetti del carattere, della personalità delle
esponente grillina meno appetibili sul piano del gradimento generale. Ma così non va, così è
troppo. O troppo poco. Con il
passare delle settimane la percezione del personaggio è sicuramente mutata, e oggi l’indice di
gradimento sta precipitando in
caduta libera. Sotto il profilo politico, sicuramente, sotto quello
umano, sotto quello comportamentale. Sembrava l’ingresso in
campo di un personaggio fresco
e genuino, una ventata di aria
nuova, pulita. Un bel sorriso, lo
sguardo pulito, i rossori, i pianti,
le ingenuità e gli entusiasmi, la
timidezza. E poi gesti, atteggiamenti che potevano far intravvedere una personalità di un certo
tipo, capace di stupire, di lasciare
il segno, di marcare la discontinuità. Ma alla luce di questo
primo periodo di governo tutti
quegli elementi suggeriscono letture diverse, meno romantiche.
Virginia Raggi con ogni probabilità non era ancora pronta a governare Roma, serviva un tempo
di incubazione, magari un passaggio in Parlamento per respirare l’aria della “politica”, quella
che alla fine ha fatto crescere
bene o male una classe dirigente
grillina. Ma l’idea di metterla
sotto tutela, di affidarla al controllo di un direttorio politico
alla fine invece di tutelare l’investimento del Movimento Cinque
Stelle ne ha svelato i limiti. Con
un effetto boomerang che nel
medio termine potrebbe avere
dei risvolti importanti. L’uscita
di Roma dal tunnel del governo
di forze politiche “bollite”, inaffidabili, non poteva essere pro-
crastinata. Bene dunque la
svolta, bene l’ingresso in campo
della variabile grillina. Ma è
mancata la consapevolezza che
affidare la guida della Capitale
ad una squadra di dilettanti –
perché tali sembrano essere gli
uomini che guidano il Campodoglio – era un rischio troppo
grosso per tutti. Serviva una
grossa personalità, autorevole,
carismatica, capace di ergersi
sopra tutti e di decidere. Bene,
male, ma in autonomia, con logica e buon senso. Non si può
lanciare una ipotesi rivoluzionaria e poi perdersi in mille piccoli
e grandi pasticci. Virginia Raggi
ha scelto male, ha scelto i suoi
compagni di viaggio degli anni
scorsi e non li ha saputi nemmeno difendere, ha scelto gli
amici fidati e non ha saputo difenderli, si è fatta influenzare, ha
fatto passi avanti e passi indietro,
è apparsa impacciata, incerta. Il
direttorio grillino non ha saputo
fare di meglio, anzi, ha finito per
ingarbugliare la situazione. Baruffe, litigi, invidie da cortile di
condominio. Eppure c’è una
città, la capitale d’Italia da amministrare.Ma mai, in queste settimane, si è avuta la senzazione
che Roma fosse finalmente “governata”. Al di là di alcuni passi
necessari si continua a procedere
in modo confuso e discontinuo,
ad inciampare su mille ostacoli, i
grillini del Campidoglio continuano a comportarsi in modo ingenuo, goliardico, sconcertando
tutti e imbarazzando infine
anche i personaggi più ragionevoli dell’opposizione. Lasciamo
sullo sfondo le polemiche sulle
nomine, sulle scelte, sugli stipendi (mai ci si sarebbe aspettati
che i grillini scivolassero su queste bucce di banana così evitabili), parliamo di atteggiamenti
apparentemente più banali, ancora più sconcertanti. La storia
della cellulite spiattellata al giornalisti chissà perché ad una festa
de Il Fatto è imbarazzante, che
c’entra il paragone con la Boschi?
Un sindaco di Roma deve avere
un altro profilo, un atteggiamento dignitoso, abbiamo già
pagato un prezzo alto con Marino. C’è una via d’uscita? Bisognerebbe che toccata dalla
bacchetta magica di Grillo Virginia Raggi diventasse da principessa regina. Trovasse un piglio
da leader, mandasse tutti a quel
paese e cominciasse a governare
assumendosi tutte le responsabilità. Facendo la voce grossa, parlando chiaro, difendendo le sue
scelte e guadagnandosi il rispetto
di tutti. Glielo permetteranno?
LIBRERIE
E
Arion tira i remi in barca,
entra in gioco la Feltrinelli
uromaDue, secondo piano.
La libreria Arion, una delle
ultime nate di quella che
forse può essere considerate l’ultima delle catene indipendenti è
chiusa. Scatta un campanello d’allarme. Di recente era stata fortemente ridimensionata, cedendo gli
spazi ad uno store della Roma,
quindi il sospetto che qualcosa stia
accadendo è legittimo. Scopriamo
che riaprirà a metà settembre, ma
con un nuovo marchio che la dice
tutta sulla svolta: Arion come marchio indipendente non esiste più,
ora c’è Feltrinelli-Arion, con un accordo del quale non si conoscono i
contenuti. Pare che il patron della
catena, Marcello Ciccaglioni, resterà in qualche modo al suo posto,
ma la leadership sarà inevitabilmente del gruppo Feltrinelli. Meglio
che morire, certo, ma i romani distratti non si erano accorti che in questi mesi alcuni gioelli
della corona di Arion-Ciccaglioni erano usciti di scena. La
libreria di Montecitorio (riaperta solo lo scorso anno, è pro-
babilmente la fine di un mito, di un punto di riferimento),
quella di Via Veneto, quella di via Cavour. Il principio della
fine, evidentemente, la storia di questa catena è cominciata
molto tempo fa, negli anni settanta.
Da un banchetto di libri è nato un
gruppo: una crescita strepitosa che
si è compiuta attraverso un percorso fatto di curiosità, passione,
impegno. Marcello Ciccaglioni e i
suoi figli hanno resistito fin che
hanno potuto, restano arroccati nel
loro quartier generale di via Eritrea,
certo non usciranno di scena e continueranno ad esercitare un ruolo
importante nella associazione dei librai romani. Soltanto un anno fa si
ragionava in termini diversi, di sviluppo, di impegno sociale, politico e
culturale, di un ruolo attivo nella leadership del tessuto produttivo romano. Sembra sia saltato tutto.
Tante librerie storiche hanno chiuso
a Roma, Milano, e in altre città italiane. Arion sembrava l’eccezione e
la catena era entrata nel cuore dei
romani, presente nei due maggiori
centri commerciali, nei punti chiave del centro storico, prolifici di iniziative, promozioni, tessere di sconti e fidelizzazioni. Si volta pagina.
sabato 3 settembre 2016 pagina 3
SANITÀ
SUCCEDE ALL’UNITÀ DI CURE RESIDENZIALI
IN PRIMO PIANO COSA
INTENSIVE DEL SAN CAMILLO?
È allarme rosso per l’Ucri,
l’ex reparto modello va a fondo
La struttura inaugurata nel 2011 per prendere in carico soggetti in stato vegetativo o con minima coscienza (a Roma
il pubblico non offre alternative) è nei guai, abbandonato dai vertici dell’ospedale di Monteverde. C’è stato un decesso,
le condizioni di alcuni pazienti stanno peggiorando. La denuncia del consigliere regionale di Fdi Fabrizio Santori
di Giulio Terzi
A
lzi la mano ch sa
che cosa sia L’Ucri,
l’Unità di Cure Residenziali Intensive
“ p a r c h e g g i a t a”
(non si può dire diversamente)
all’interno dell’ospedale San Camillo. Doveva essere un reparto
modello, realizzato per venire incontro al disperato bisogno di un
servizio che prendesse in carico
soggetti in stato vegetativo o con
minima
coscienza. A Roma
non ci sono posti
disponibili
–
pubblici – per le
famiglie che si
trovino con un
problema di questo genere in fapia intensiva
miglia, l’apertura
con 20 posti
dell’Ucri era stata
letto con cui si
accolta con solrafforzava una
lievo, nel 2011,
struttura “ad
era venuto peralta intensità
fino il presidente
fondamentale
Napolitano alFabrizio Sartori
nella sanità di
l’inaugurazione,
Roma:
“
con il ministro
della salute Fazio e l’allora gover- Dopo un anno questo reparto
natore Polverini: otto posti letto entra nuovamente nell’occhio del
che sarebbero dovuti diventare ciclone .“La situazione dell’Unità
trenta. La struttura ha vivacchiato di Cure Residenziali Intensive sta
senza diventare adulta, senza ar- rapidamente precipitando. Ad
rivare a maturazione. Nell’estate oggi si conta un decesso e aggrascorsa i parenti dei ricoverati ave- vamenti delle condizioni cliniche
vano dovuto accettare un diktat di alcuni pazienti”, denuncia il
dalla Regione, costretti ad accet- consigliere regionale di Fdi Fabritare il trasferimento in uno stan- zio Santori. C’è stato un decesso,
zone del sesto piano del e si registrano aggravamenti delle
padiglione Puddu, Alcun i mesi condizioni cliniche di alcuni padopo, a dicembre, l’ufficio stampa zienti. Insomma, una situazione
della Regione annunciava la aper- da allarme rosso che coinvolge
tura di un nuovo reparto di tera- pazienti e familiari in una emer-
genza senza alternative sulla
piazza romana. ““La situazione
dell’Unità di Cure Residenziali
Intensive, Ucri, che accoglie al
San Camillo dieci pazienti con
esiti di gravi cerebrolesioni acquisite, in stato vegetativo e di minima coscienza, negli ultimi mesi
sta rapidamente precipitando a
causa di decisioni gestionali e organizzative che potrebbero aver
rotto degli equilibri già precari.
Ad oggi si conta un decesso e aggravamenti delle condizioni cliniche di alcuni pazienti” – si legge
in una nota di Santori, “Nonostante l’importante collocazione
presso un Padiglione del San Camillo, dopo la chiusura dell’Ospedale Forlanini, non sono state mai
sanate né risolte molte annose
criticità che hanno finito con il
mettere a repentaglio peculiarità
fondamentali del reparto. Dopo il
pensionamento dello storico Responsabile di Reparto, mai adeguatamente sostituito, l’unica
figura medica con formazione ed
esperienza specifiche nel settore
è stata messa in condizioni di interrompere la prestazione della
propria attività e nel reparto si
sono immediatamente creati disservizi e confusione – spiega il
consigliere regionale di opposizione - A seguire l’assistenza medica è stata di volta in volta
affidata a figure, valide ed efficienti nei propri settori, ma prive
di esperienze e competenze specifiche sulla tipologia dei pazienti. Il Comitato Ridivita,
costituito dai familiari e dagli amministratori di sostegno dei pazienti, ha diffidato sia la Regione
Lazio che i vertici del San Camillo senza ottenere adeguate risposte e purtroppo anche questo
silenzio ha messo ulteriormente a
rischio l’incolumità e il diritto alle
cure degli ammalati. Non permetteremo che l’UCRI, istituita con
ambizione di rappresentare un’eccellenza nella sanità del Lazio,
venga destinata a trasformarsi in
una realtà amorfa. Per questi motivi ho chiesto l’urgente convocazione della commissione Salute
per fare chiarezza su alcune dinamiche di assunzione e destinazione del personale governate da
logiche fumose e di dubbia interpretazione ma soprattutto per
chiedere al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, destinatario della diffida dei
familiari, di intervenire tempestivamente al fine di tutelare, al
fianco dei familiari, i sacrosanti
diritti di questi fragili pazienti
senza voce” conclude Santori. Risposte? Per ora zero.
segue dalla prima pagina
Débâcle a cinque stelle
«S
tiamo lavorando per individuare delle personalità
di rilievo che possano
contribuire al rilancio della città: non ci
fermiamo», si è limitata d annunciare.
Forse qualche spiegazione sarebbe stata
opportuna.Il sindaco aveva annunciato
su Facebook, nella notte, il dietrofront
nei confronti della Raineri. «Sulla base
di due pareri contrastanti, aveva spiegato - ci siamo rivolti all’Anticorruzione
di Raffaele Cantone. L'Authority ha dichiarato che la nomina di Carla Romana
Raineri a capo di gabinetto va rivista in
quanto “la fonte normativa a cui fa riferimento è l’articolo 90 Tuel (Testo
unico enti locali, ndr) che in questo
caso, però, è da ritenersi impropria”. Ne
prendiamo atto. Di conseguenza, sarà
predisposta l’ordinanza di revoca».
Poco chiaro. L’Anac ha attribuito l’errore
all’Avvocatura capitolina, che «nei pa-
reri resi su richiesta» della sindaca
avrebbe «sovrapposto norme che disciplinano situazioni diverse». Dunque,
come ha chiarito la diretta interessata, la
decisione di Raggi non è dipesa da
«motivi retributivi o contrattuali». Almeno ufficialmente. Campidoglio caos,
caduta di immagine enorme, vertici del
Movimento sotto choc . Una resa dei
conti interna appare inevitabile. Ma ufficialmente tutti si schierano a fianco del
sindaco. Grillo stava per precipitarsi a
Roma, è stato fermato, Di Maio dà la
linea: è ovvio, abbiamo tutti contro, abbiamo toccato settori delicati come rifiuti e trasporti. Niente autocritica .Si
va avanti, si sceglieranno personaggi affidabili. Dalla riunione di venerdì un
primo segnale di riscossa, arriva un
nuovo amministratore unico dell'Atac .
Si chiama Fantasia, è ingegnere nucleare
ed è nato in Venezuela.
sabato 3 settembre 2016 pagina 4
RUBRICHE
L’INTERVENTO
Si muove qualcosa? Macchè,
la sanità laziale è congelata
L’
estate
sicuramente non ha
portato consiglio
al
Presidente
della
Regione
Lazio, Nicola Zingaretti. Lo abbiamo lasciato che non riusciva
a risolvere il problema veramente annoso dell’ospedale Forlanini, sempre più abbandonato
a se stesso, anzi di più, essendo
diventato un deserto decadente,
come abbiamo più volte sottolineato da queste pagine. Anche
durante l’estate qualche quotidiano si è interessato delle denunce da noi fatte sulla non
funzionalità delle strutture sanitarie, si sono aperte sui quotidiani
romani
inchieste
giornalistiche sulla inefficienza
del Sistema Sanitario Regionale
del Lazio. Il terremoto che ha
colpito anche parte della provincia di Rieti, ha tuttavia dimostrato chiaramente come il
servizio dell’emergenza sanitaria (Ares118) abbia funzionato
insieme agli interventi della protezione civile, che ha operato ed
opera grazie alle capacità organizzative delle singole unità
messe in piedi dai Comuni del
Lazio. Ci ha fatto piacere vedere
finalmente gli efficaci interventi
dell’Elisoccorso dell’Ares118 che
ha operato concretamente per il
trasporto dei feriti nelle strut-
ture ospedaliere della capitale e
di altre province. Proprio da
queste pagine, lo scorso anno
denunciavamo l’ignoranza e il
disinteresse di Zingaretti sul servizio di Elisoccorso Regionale,
pur sicuramente al avanguardia
fra le Regioni italiane. Dopo
quella
nostra
denuncia
l’Azienda Regionale dell’Emer-
genza Sanitaria, su preciso
input del Governo Regionale,
aveva provveduto al potenziamento delle elisuperfici dando
precedenza ad un servizio operativo h24, che si è dimostrato
fondamentale in questa emergenza terremoto. Ora bisogna
vedere se Zingaretti potenzierà
come promesso la operatività
del pronto soccorso o se si siederà sugli allori.
Naturalmente il terremoto si è
dimostrato una vetrina politica
importante per il governatore, e
anche si tradurrà anche in un
alibi per non affrontare le mille
altre emergenze sanitarie della
regione. Come quella della annosa vicenda della Fondazione
Santa Lucia, sempre più drammatica dopo le denunce del suo
Direttore Generale nonché Presidente pronto a riconsegnare le
chiavi dell’istituto di ricerca e
cura a carattere scientifico che è
e rimane un fiore al occhiello
della sanità della nostra Re-
gione. Ma c’è anche il risiko delle
nomine ai vertici delle aziende
sanitarie e ospedaliere da portare ad una soluzione. Non entriamo nel merito delle
sostituzioni o delle conferme ma
attendiamo l’esito dello scontro
in atto fra il sub commissario
governativo Bissoni e il capo
della cabina di regia regionale
D’Amato per comprendere
quali nomine realmente saranno
sponsorizzate da Zingaretti.
Ci auguriamo che questa stagione sia sempre più attenta a
quanto chiedono realmente gli
assistiti e non si passi a dimenticare che i cittadini del Lazio,
cosi come tanti italiani sono costretti a rinunciare alle visite
mediche e specialistiche per arginare la fuga dalle strutture
pubbliche a quelle accreditate e
private che operano anche esse
sempre nel interesse dei cittadini
assistiti.
IL CORVO
Una nuova casa della salute a Soriano nel Cimino
“I
n questi giorni drammatici –
scrivono dalla Regione Lazio
in una nota -ci siamo accorti
ancora di più di quanto sia importante dare e garantire dei punti di riferimento certi ai cittadini. Per
questo oggi abbiamo deciso di essere qui, lo facciamo proprio per ribadire che lo Stato c’è ed è
presente, e questa presenza positiva
deve essere avvertita sempre, nella
vita di tutti i giorni, grazie a un sistema di servizi vicini alle persone”.
Aperta una nuova casa della salute,
si trova a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo.
È l’undicesima in tutto il Lazio e l’ottava nelle province. “Rappresenta –
scrivono ancora dalla Regione – un
ulteriore passo avanti per la sanità
di questo territorio perché garantisce assistenza a un bacino di 40
mila persone residenti in 8 diversi
comuni: Soriano Nel Cimino,
Canepina, Bomarzo, Vasanello, Vignanello, Bassano in
Teverina, Vitorchiano e Orte”.
Le case della salute sono una
valida alternativa agli ospedali per i casi meno gravi.
“L’obiettivo è sempre lo
stesso – concludono dalla
Regione -: recuperare l’ingiustizia di un sistema sanitario
che per anni ha penalizzato
le zone periferiche e le province. Le case della salute
rappresentano il cuore di
questo processo di innovazione del sistema di cure che
la Regione sta portando
avanti. Entro fine anno apriranno altre sei case della salute”.
Le case della salute offrono
continuità assistenziale, medicina di iniziativa e studi
medici di medicina generale.
Garantiscono
poi la presa in
carico dei pazienti cronici:
servizi e cure
in
unico
luogo. I medici di medi-
direttore responsabile
Giovanni Tagliapietra
redazione
via Boezio, 6 00193 ROMA
tel. 06 32 80 34 81 - fax 06 32 80 34 00
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via del Maggiolino, 168 - 00155 Roma
cina generale provvederanno anche
alla presa in carico di pazienti con
patologie croniche come il diabete
e la bpco, broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Tra qualche settimana, fanno sapere dalla Regione Lazio, l’attività
specialistica sarà ampliata con
nuove attività come la diabetologia, l’oculistica e la pneumologia,
e verrà installato un ecografo per
l’attività diagnostica di primo livello.
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Tribunale di Roma
n° 266 del 27 novembre 2014
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