Uomini, tradizioni, vita e costumi di MorManno

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di MorManno
Luigi Paternostro
Uomini, tradizioni,
vita e costumi
di MorManno
Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.
Giovanni Donadio, detto il Mormando.
Organaro ed architetto.
Forse nacque1 il 1449 e morì il 1530. Di certo si sa che il 2
novembre 1492, tramite tale notaio Malfitano, legò, i suoi beni alla
Chiesa di Santa Maria della Colla o del Colle di Mormanno,
lasciandone l’usufrutto alla sorella Valenzia.
Massimo Rosi, studioso del Nostro, pur non indicando una
precisa data di nascita, ne ipotizza la
morte nel 1545 essendo, come dice,
in possesso di dati certi anche se
poco numerosi, in relazione ad una
sua
trentennale
cittadinanza
napoletana, (1483 - 1513)2.
La lapide posta in piazza Umberto
I a Mormanno data la nascita al 1445
e al 1525 la morte3.
In una Napoli che si era
trasformata da regno a viceregno a
seguito della vittoria degli spagnoli
sui francesi (1503) molti feudatari cominciarono a trasferirsi nella
città e riedificando le loro dimore, diedero un grande impulso allo
sviluppo edilizio della Capitale.
In questo periodo vi arriva Giovanni Donadio. E’ probabile che
abbia conosciuto e frequentato, tra il 1485 e il 1490, Giuliano da
Maiano, allora presente a Napoli4.
E’ certo che lo stile mormandeo derivò da quello toscano arricchito da elementi
catalani e da reminiscenze cla
Vedi E.Pandolfi Catalogo degli scrittori di Mormanno, tip.dello
Sparviere, 1900, Mormanno. Non sono citati documenti.
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M. Rosi Rilievi Mormandei, Fiorentini editore Napoli, 1987.
Secondo lo studioso, Donadio giunse a Napoli tra il 1483 e il 1485.
3 Anche tali date sono poco attendibili perché non altrimenti
documentate.
4 Vedi: Villa di Poggio Reale (distrutta) e Porta Capuana, ultimata
da Luca Fancelli da Settignano (Fi) allora al servizio del Duca di
Calabria.
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Antonio De Callis, erudito.5
Angelo e Genesio Galtieri.
Angelo e Genesio Galtieri, pittori di Mormanno, hanno
occupato un periodo di tempo lungo circa un secolo che va dal
1716 al 1810.
E’ da sottolineare la loro importanza nel panorama culturale di
Mormanno perché essi dimostrano con la loro opera i legami che
aveva il paese con i fenomeni che avvenivano nella Napoli
capitale.
Per tutto il 1700 la cittadina fu un fervente opificio e dedicò
tutti i suoi sforzi alla ricostruzione della chiesa matrice.
Vi furono presenti maestranze qualificate - come il maestro
scalpellino Pietro Scardino da Padula che curò l’esecuzione della
facciata del tempio - stuccatori, falegnami, carpentieri e muratori
esperti.
Ad essi si aggiunga il contributo del dotto clero composto sia da
vescovi residenti - come Gennaro Fortunato e Vincenzo De
Magistris - sia degli oriundi quali: Paolino Pace, Francesco
Saverio Armentano, Pietro Fedele Grisolia, che pur esercitando
altrove il loro ministero tornavano, specie d’estate, a Mormanno 6.
La loro attività, non fu supportata da altre esperienze locali7.
Furono presumibilmente autodidatti.
Guardando attentamente le loro opere suppongo che usassero
dei cartoni appositamente preparati in botteghe d’arte napoletane
che proponevano ricordi dei pittori del seicento come Mattia Preti,
per la predisposizione delle figure in primo piano, e Luca
Giordano per le Vergini in gloria e i cieli pieni d’angeli.
Vedi nota 9.
Vedi: L. Paternostro. Mormanno un paese…nel mondo. Carrellata
storico artistica su opere e uomini di chiesa. “Il Coscile” editore, 1999.
7 Nella storia di Mormanno non appaiono altri pittori, prima dei
Galtieri.
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Oltre che a Mormanno i Galtieri operarono in quasi tutti paesi
della Diocesi dei due mari, com’era detta appunto quella di
Cassano Jonio.
Di Angelo che è il più significativo non abbiamo notizie e
ignoriamo le date di nascita e di morte.
Scompare poi nel 1739, anno in cui dipinge a Morano Calabro
una grande pala d’altare.
Tre decenni dopo appare Genesio, certamente suo figlio, come
risulta dall’atto di nascita del 1737.
Genesio dipinge dal 1760 al 1810, anno della sua morte
presunta.
Ripassa dove era già stato Angelo spingendosi a Maratea e a
Fuscaldo ove dipinge un’intera chiesa8 fornendola anche di quadri.
E’ un esecutore veloce di dipinti. Alcuni, come le Circoncisioni,
sono identici, quasi fotocopie.
Nella ritrattistica riesce di più e qua e là coglie anche qualche
tratto interiore dei personaggi, come che si nota specialmente in
alcune figure della nobiltà castrovillarese.
In conclusione posso dire che i due nostri non hanno fatto
scuola e che tuttavia, se si esclude il contemporaneo e più raffinato
Francesco Oliva, a Mormanno dopo di loro regna un vuoto
assoluto.
Vediamo le loro opere.
Angelo Galtieri.
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Retablo, 1716 chiesa di Santa Maria delle Vergini di Laino
Castello;
Circoncisione, 1716 chiesa di Santa Maria del Colle di
Mormanno;
Circoncisione, 1720 chiesa di Santa Maria della Consolazione
di Altomonte;
Assunta, chiesa di S. Maria del Colle di Mormanno;
Serie di affreschi su Antico Testamento, 1718 Chiesa di S.
Leone in Saracena;
S. Giacomo
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Maria Luisa Fazio de Jorio
A Maria Luisa Fazio de Jorio consorte del
barone Giovanni il Comune di Mormanno aveva
intitolato lo stabile ricevuto in dono dalla
famiglia utilizzato, fino al 1969 come edificio
scolastico ad uso delle scuole elementari.
La famiglia Fazio aveva pure lasciato, uniti alla chiesa del
Soccorso e parte forse di un antico romitorio due locali utilizzati
come Asilo Notturno per i meno abbienti.
Francesco Minervini
Poeta romantico, come fu definito dal professor Francesco Lo
Parco, (Arti Grafiche A. Chicca -1941, Tivoli, studio riportato nell’Archivio storico per la
Calabria e Lucania, Roma anno X, fascicoli 3 e 4, e anno XI fascicolo 4) nacque a
Mormanno il 10 settembre 1833 dal valente giurista e letterato
Filippo e da Maria Gaetana Filomena, famiglia che annoverava tra
i suoi ascendenti lo scienziato Francesco. (Vedi a pagina 39). Morì,
all’età di soli 47 anni, il 26 ottobre 1880.
Ebbe una rara e precoce intelligenza. Da giovane fu introdotto
nell’Accademia Pontaniana da suoi congiunti del ramo napoletano
e tale ricordo lo portò a fondarne, come vedremo, anche una in
Mormanno.
Nel 1867 pubblicò a Napoli Poesie varie. Un anno dopo
per i tipi di Orazio Pastore - Messina - uscì la Cetra
dell’Appennino, nuova ghirlanda di poetici fiori per
l’avvocato Francesco Minervini, da Mormanno bruzio fra gli
arcadi Megaletore Alfeonio, socio corrispondente della
pontificia accademia tiberina, della real cosentina, della real
peloritana di Messina e del gabinetto letterario scientifico di
Ragusa.
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Il Pastificio D’Alessandro, industria d’vanguardia
Salvatore D’Alessandro (12.5.915 - 6.11.1970), vero pioniere
della alimentazione, inventò e realizzò a Mormanno, tra l’inizio
degli anni cinquanta e il 1970, un’industria che ne fa il primo dei
mormannesi benemeriti del secolo scorso e il migliore tra tutti gli
imprenditori calabresi del suo tempo.
Lavoratore instancabile e insonne
dimostrò con i fatti che la costante
tenacia e il sacrificio portano alla
realizzazione anche di progetti arditi.
Progettò e creò un complesso
industriale d’avanguardia in un luogo ove non avresti speso un
soldo bucato se si pensa alle difficoltà logistiche che
s’incontravano in quegli anni sia per l’approvvigionamento delle
materie prime che per il contemporaneo collocamento dei prodotti
finiti9 .
Circondato da collaboratori attivi e devoti10, l’industria
progredì e in pochissimo tempo la Pasta D’Alessandro,
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Si poteva usufruire solo della statale 19 delle Calabrie, strada
asfaltata, ma dall’impianto borbonico simile alle burelle dantesche
10
Tra quelli della prima ora sono da ricordare: la signora Elda De
Callis, il rag. Antonio Sangiovanni, il sig. Angelo Piragino, il sig.
Antonio Bloise, il sig, Vittorio Leone. Successivamente entrarono a
far parte del gruppo i signori: Ercole Guarino, addetto alla cassa,
Rachele Racca, addetta al personale, Rocco Maradei, Domenico
Sangiovanni, Rita Bruno, il rag. Salvatore Cavaliere, il rag.
Francesco Di Nubila. Furono responsabili dell’andamento della ditta:
don Ciccio Vaccaro, pastaio esperto chiamato direttamente da
Napoli, e dei suoi fratelli di cui mi sfugge il nome. Dopo di lui fu
garante della lavorazione Cono Petina.
L’Azienda si articolò in diversi settori: officina meccanica, parco
autisti, depositi esterni filiali e magazzini per la distribuzione.
Fu capo officina il signor Paolino Perrelli di cui ricordo l’aperto
sorriso e la non comune competenza. Nella stessa lavoravano:
Carmine Perrone, Michele Maradei, Albino Rinaldi. Tra gli autisti
ricordo: Francesco (Ciccio) Volpe, Mario Volpe, Francesco Cersosimo,
Francesco De Franco, Nicola Cozza, Gigino De Lucia
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il 1975.
Il rifacimento della rete idrica e fognante
La nuova casa comunale
Il centro polifunzionale in località S. Biagio
La metanizzazione
La creazione di aree di parcheggio
La risistemazione del cimitero
Il rifacimento della viabilità interna
La viabilità rurale
L’illuminazione pubblica
L’elettrificazione delle campagne
I raccordi autostradali
La creazione della zona industriale Pantano
La strada Mormanno-Rotonda
La strada Mormanno-Orsomarso
Fiduciario del deposito di Cosenza fu Gaetano De Franco. Le filiali si
aprirono a Locri, affidata a tale Leporini, a Reggio Calabria diretta
da Domenico Lione. Non so chi diresse i depositi di Vibo Valentia,
Crotone e Catanzaro.
Franco Rinaldi ed Enrico Palazzo lavorarono nel magazzino
all’ingrosso sito in località Colletta. Diressero la contabilità e la
gestione di tale branca Francesco (Ciccio) Florio e Pierino Bloise.
Da citare i commessi viaggiatori dell’Ingrosso Alimentare nelle
persone di Vincenzo Di Leo, Carmine Bruno, Franco Spanò, Adelindo
Fasanella, Otello Mazzafera.
L’Azienda fu autonoma in materia di energia usufruendo di una
propria centrale elettrica ove lavorò Giuseppe Armentano che curò
pure la manutenzione delle macchine del pastificio.
A Mormanno si aprirono due negozi al dettaglio: uno di ferramenta
in via San Biase e, il primo e più fornito di tutta l’area circostante e
anche di altri grossi paesi della provincia, un supermercato in piazza
Umberto I°. Ne fu direttore responsabile Giuseppe (don Peppino)
Florio che si avvalse dell’opera di Giuseppe Galizia, Antonio Calfa,
Giovanni Mazzeo, VincenzoArmentano, Edda Bloise, Emilia
Pandolfi, Angelo Fortunato, Carmelita Puppio e Lillina Maradei.
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INDICE
Dedica
Uomini illustri dal 1400 al 1800
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DONADIO, ANGELO E GENESIO GALTIERI, FILOMENA.
Uomini illustri dal 1800 al 1950
43
Capalbi Carlo, 43; Fazio Maria Luisa, 43; Minervini
Francesco, 44; Oliva Francesco, 46; Mimervini Vincenzo, 49;
Edoardo Pandolfi senior, 52; (nel suo Catalogo ne riporta altri
19); Anzelmi Domenico, 70; Edoardo Pandolfi junior, 74;
Alberti Gaetano, 78; Paternostro Silvio, 79; La Greca
Alessandro, 81.
Avvenimenti di progresso
85
Istituti di credito, Il Pastificio D’Alessandro, La biblioteca
popolare.
Ricordi personali
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ACCURSO, ALBERTI (Aldo, Gino, Franco); ARMENTANO
Raffaele; CAVALIERE (Fedele, Franco), FORTUNATO Luigi;
LONGO Benedetto; MARADEI (Luigi, Biagio); PANDOLFI
Francesco; PIRAGINE Saverio; APOLLARO Giulia.
Tradizioni
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Fichi lungani, vendemmia, tiganata, S. Nicola, S. Lucia,
novena di Natale, il maiale, carnevale d’altri tempi, buon
Natale, fine dicembre, pomeriggio invernale, a fagona, u
cummitu, Madonna della Catena, grano al sepolcro, riti della
settimana santa, sole di San Giovanni, cavallette, la palla di
ferru, ntinna e sticchiaruli, il focololare, intagli, canti fune
bri, partecipazione al funerale, stima al morto, abbigliamento
maschile, abbigliamento femminile, l’età feconda, i servizi
igienici, la caminata, spesa negli anni quaranta, giornate
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agricole, il pane, una bevuta d’acqua di Mormanno, gira
vasciu, confronto tra matrimonio romano e riti d’oggi,
perciavutti, i traineri, i furgiari, l’occhiatura, medicina
popolare, intervento dei Santi, paure, frasi significative,
magie.
Opere realizzate nel 1900
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Folclore
227
C’adduru di garofalu, canzuneḍḍa alla minzogna, cu ti lu dissi
ca, garofaleḍḍu meju, luna nova, mi nni vurria ì, oilì oilì oilà,
telaiolu.
Un canto religioso: Salve o Croce
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INDICE
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