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Ricorso Pensioni Carabinieri: Tutte Le Informazioni Necessarie
Due sentenze del Tar del Lazio hanno già da tempo stabilito l’obbligo da parte delle Amministrazioni che non
avevano ancora provveduto a dare avvio alla previdenza complementare per il personale del Comparto
Sicurezza e Difesa. Le sentenze si basano sul ricorso pensioni carabinieri presentato da numerosi appartenenti
all’Arma che di fatto hanno stabilito l’ inadempimento della Pubblica Amministrazione. Recentemente, sempre
il Tar del Lazio ha cambiato il proprio orientamento in materia (sentenza 8420/2013) adeguandosi ai principi
espressi da più sezioni del Tar e dal Consiglio di Stato negando ai singoli dipendenti la possibilità di agire in
giudizio per obbligare le Amministrazioni ad avviare forme pensionistiche complementari ma dandone la
possibilità unicamente alle Organizzazioni sindacali e ai Comitati Centrali di rappresentanza degli stessi.
Pensioni carabinieri: danni per il ritardo dell’avvio della previdenza complementare
Il ricorso pensioni carabinieri è andato comunque avanti. Nel 2013, infatti, è stato nominato un Commissario ad acta –
nella persona del Capo del III Reparto della Direzione Generale per il Personale Militare, Brig. Gen. Roberto Sernicola,
per intervenire nel caso di inadempimento dell’Amministrazione. Lo stesso Commissario ad acta ha chiesto al Tar de
Lazio alcune indicazioni utili a definire i limiti, l’ambito e le modalità della propria attività finalizzata a dare avvio alla
previdenza complementare per il personale del Comparto Sicurezza e Difesa, una volta accertata l’inottemperanza da
parte delle Amministrazioni intimate. I ritardi annosi per la costituzione della previdenza complementare sta portando ad
un altro ricorso pensioni carabinieri per riconoscere il danno subito per questo ritardo. Più fonti autorevoli, infatti, hanno
riconosciuto che “Il ritardo danneggia i lavoratori del settore che stanno perdendo, tra l’altro, la possibilità di usufruire
del contributo datoriale, con connesse conseguenze sullo sviluppo dell’accumulazione con finalità previdenziale; un tale
ritardo, quindi, non è più giustificabile”.
Come sottolineato da varie organizzazioni del settore durante il ricorso pensioni carabinieri: “Ritardare
la partecipazione ad un programma di risparmio previdenziale costa caro: per ottenere l’integrazione del ridotto tasso di
sostituzione (rapporto pensione/ultimo stipendio percepito) del 30 per cento al momento della pensione, è necessario
investire nella previdenza integrativa il 5,4 per cento del proprio reddito annuo, ma se si inizia a farlo 10 anni più tardi
(nel nostro caso stiamo arrivando ai 20 anni di ritardo) occorrerà versare quasi tre volte tanto: il 13,8 per
cento”. “Costruirsi una pensione integrativa adeguata richiede un lungo periodo di partecipazione al Fondo Pensione: un
ritardo di venti anni nell’aderire, determina una riduzione della relativa rendita pari al 46,42 per cento”.
Ricorso Pensioni carabinieri: una storia lunga 20 anni La riforma del sistema previdenziale, iniziata nel 1992 con il
Decreto legge Amato n. 503 e proseguita nel 1995 con la legge Dini n. 335, aveva stabilito un sistema differenziato a
seconda dell’anzianità maturata fino a quel momento. Al sistema retribuito, per il calcolo della pensione, potevano
accedere solo dipendenti che potevano contare su almeno 18 anni di contributi, compresi i contributi figurativi, da
riscatto e ricongiunzione, alla data del 31 dicembre 1995, mentre per tutti gli altri era previsto il sistema contributivo (o
misto). Questo sistema ha notevolmente penalizzato chi si trova nella condizione di un calcolo pensionistico con il
sistema contributivo. Un carabiniere, infatti, si troverà con una riduzione del 30/40% rispetto al vecchio sistema. Per fare
fronte a questo problema, il legislatore aveva previsto la previdenza complementare da attuarsi attraverso i fondi
pensione. Previdenza che per i carabinieri e le altre forze di Polizia e Militari ancora non è stata attuata ed è nato il ricorso
pensioni carabinieri.
.Una storia che sembra infinita, che dura ormai da 20 anni, che i carabinieri (e non solo) sperano di vedersi
conclusa positivamente per il giusto diritto ad avere una pensione integrativa.
Roberta Buscherini