La mia strada - C. Cavalleri
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La mia strada - C. Cavalleri
La mia strada Frugo nelle mie tasche. Tasto con le dita il profilo delle chiavi della macchina. Apro la portiera e mi siedo al posto di guida. Specchietti, cintura, luci. Tutto in ordine. Mani sul volante. Mi sorrido nello specchietto retrovisore e metto in moto. Parte la radio. La musica del mio viaggio in sottofondo. Mentre seguo le linee sull’asfalto, ne canto le parole a squarciagola. Nessuno può sentirmi. Occhiate fugaci ai semafori. Tutti presi dalla frenesia del lunedì mattina. Nessuno sorride, ma io canto. Impazienti sgasano, suonano il clacson e al verde tutti scattano. Riparto anch’io, ma la mia non è una gara. É solo lunedì mattina. Paesaggi corrono ai lati della strada, ma non possono guardarli gli occhi puntati sull’asfalto e sulle luci rosse della macchina che mi precede. C’è traffico. C’è sempre traffico. Non è una novità stare in coda. Ma io canto. Altre occhiate stranite da parte di altri automobilisti costretti, come me, quotidianamente in coda. Non so se siano più preoccupati dal fatto che io muova le labbra, come se stessi parlando da sola o perennemente inveendo contro qualcuno, o, più probabilmente, più sorpresi perché sorrido. É lunedì mattina e, come al solito, sono in coda, ma canto. E sorrido. Sto andando all’università. Ho l’opportunità e la fortuna di studiare ciò che ho io stessa scelto di fare. É passato un mese dal mio primo giorno. Ne sono passati di più dal mio timore di non farcela, di non passare il test d’ammissione, prima, e dalla preoccupazione e di non saper guidare nel traffico, dopo. Di perdermi per strada per l’uno e l’altra. Ma non è andata così. Ho preso confidenza con la strada. La mia strada. E poi con il passaggio dei tram a Milano, la città con la sua cappa grigia e la fretta nelle ossa. E quel cielo terso, a volte, che ti sorprende. E gli alberi che incominciano a colorarsi d’autunno ai lati delle strade. E, al ritorno, i fari negli occhi la sera, le pagine fitte di appunti nella borsa. É lunedì mattina e mi chiedo perchè non dovrei sorridere: questa è la mia strada, questa è la libertà. Chiara