il primo ciclo decorativo della residenza
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il primo ciclo decorativo della residenza
2.03 IL PRIMO CICLO DECORATIVO DELLA RESIDENZA CARLOALBERTINA Monica Tomiato S in dal 1832 l’attenzione di Carlo Alberto di Savoia-Carignano – salito al trono il 27 aprile dell’anno precedente – s’era concentrata sulla tenuta e sul castello di Pollenzo, entrati per sua espressa volontà a far parte del «Patrimonio Particolare di Sua Maestà»1. I primi lavori di «ristauro» al maniero vennero avviati nel giugno 1832. Nella relazione stilata l’anno appresso dagli ingegneri Pernigotti e Michela, l’edificio era giudicato «assai ristretto» e perciò non adatto a «ridursi ad uso di villeggiatura regia senza nuove dispendiosissime ampliazioni»; i periti ne rilevavano inoltre lo stato di degradazione «prima delle recenti grandiose riparazioni da S.M. ordinate»2. È a partire dalla primavera del 1833 che l’opera di ripristino promossa dal sovrano assume proporzioni rilevanti: il castello viene adeguato al suo nuovo status di residenza regale attraverso un’imponente campagna di lavori, ampiamente documentata dalle fonti d’archivio.3. La fitta corrispondenza intercorsa fra il geometra misuratore Michele Fasolis, il conte di Castagneto e l’Ufficio d’Arte dei Regi Palazzi di Torino, offre informazioni preziose che permettono di chiarire la successione cronologica degli interventi di riassetto attuati fra il 1833 e il 1834 sotto la direzione dell’architetto torinese Tommaso Onofrio.4. Cesare Trabucco di Castagneto.5, Intendente Generale del Patrimonio privato di Carlo Alberto, è costantemente tenuto al corrente dell’attività nel cantiere. Il 26 aprile 1833 Fasolis, assistente di Onofrio a Pollenzo, lo informa che «….i lavori progettati di Ristauro, e di sistemazione in questo Real Castello proseguono colla massima celerità, e regolarità possibile…»; una settimana dopo comunica che il lastricatore Macchi s’è procurato a Valdieri «….rubbi 206… di marmo per opere da eseguirsi in detto Castello»6. Le numerose missive spedite nei mesi successivi da Fasolis all’Intendente hanno per oggetto il procedere dei lavori: con lettera del 23 giugno il geometra riferisce che essi «…avanzano con tutta regolarità secondo le norme datemi dal Sig.r Architetto Onofrio… la scala in marmo nella Torre si può chiamar ultimata... i pavimenti alla veneziana nelle sale sono terminati… i pittori, ed i stuccatori lavorano senza perder tempo…»7. Già ai primi d’agosto s’avvicina la conclusione delle opere in muratura, mentre tutti gli altri lavori, tranne quelli «….dei marmi e ferramenta delle porte volanti…» sono portati avanti con la consueta celerità.8. Nell’ottobre 1833 gli ambienti sono pronti ad accogliere i primi ospiti, come la regina vedova Maria Cristina, che visita il castello e gli scavi d’antichità di Pollenzo in compagnia dei principi ereditari e del conte di Collobiano.9. La maggior parte degli interventi di «ammodernamento» degli ambienti al piano nobile è attuata nell’arco di pochi mesi. Particolare cura è riservata alla realizzazione della sobria veste decorativa di gusto neoclassico degli appartamenti privati e delle sale di rappresentanza, le cui pareti, rifinite per lo più a stucco – lucido oppure «matto», cioè opaco – sono ornate da «fascie, controfascie, lezene, cornici, e cornicioni» dello stesso materiale, impiegato talvolta anche nei soffitti per creare comparti ornamentali «all’antica» con «….fiorami, candellabri, greche, e corniciature intagliate…». Le volte delle stanze principali sono decorate da dipinti con soggetti mitologici e allegorici, o con motivi figurati e d’ornato ripresi con tutta evidenza dalle incisioni pubblicate nei celebri volumi delle Antichità di Ercolano. Nell’aprile 1833 Tommaso Onofrio sottopone al conte di Castagneto il progetto di un ciclo di dipinti «d’ornato e figura» elaborato dai pittori Pietro Ayres.10, Giuseppe Borra e Giuseppe Franzé, auspicandone l’esecuzione «….sia per provare la Sovrana Protezione degli Artisti Piemontesi, sia ancora per ottenere, con discreta spesa, buone opere nel sud.to R. Castello…»11. Nelle parole dell’architetto si può cogliere una sfumatura polemica nei confronti di Palagi, che subito dopo il suo arrivo in Piemonte – negli ultimi mesi del 1832 – era riuscito ad imporre nel cantiere di Racconigi i propri collaboratori di fiducia, ottenendo commissioni di lavoro per artisti e artigiani fatti appositamente venire dalla Lombardia. 108 CAPITOLO II - PARTE SECONDA Palagi ha modo di vedere i disegni approntati per la decorazione dei nuovi appartamenti reali di Pollenzo e di apportarvi delle correzioni, come si apprende da una lettera di Ayres indirizzata a Castagneto, ma il suo intervento non sembra andare al di là di una semplice consulenza in merito ad una proposta progettuale altrimenti definita.12. I tre «capi pittori», coadiuvati da cinque garzoni, si mettono all’opera alla fine d’aprile 1833 e lavorano alacremente, tanto da poter domandare già il 13 giugno un acconto di 600 o 700 lire per le opere eseguite. Fasolis inoltra la richiesta al conte di Castagneto, informandolo sullo stato effettivo dei lavori, a suo parere condotti «con tutta maestria»13. Pochi giorni dopo, rivolgendosi ad Onofrio per chiedergli di chiarire con l’Intendente un equivoco a proposito dell’anticipo chiesto, Ayres e Franzé ritengono di dover fare una precisazione sul parametro in base al quale determinare la loro retribuzione: «….siccome non essendo stati interpellati sui prezzi dei lavori noi crediamo essere trattati ne più, ne meno sul piede dei pittori che lavorano a Racconigi ognuno secondo il suo gennere [sic]…»14. L’attività dei pittori prosegue senza interruzione nei mesi successivi e si conclude intorno alla metà d’ottobre. Entro il 20 agosto viene portata a termine la decorazione di quattro ambienti: le due stanze da letto dei sovrani e le loro rispettive anticamere. La «società degli artisti Ayres Borra e Franzè» presenta quindi al conte di Castagneto una nota particolareggiata delle spese sostenute fino a quel momento, da quelle occorse per «colori, carta per disegno, colla e pennelli», fino a quelle relative alle giornate di lavoro e al soggiorno a Pollenzo di ciascuno dei garzoni; in quanto al compenso per le «loro particolari fatiche» i tre pittori dichiarano di voler lasciare «….l’Ill.mo Sig.r Intendente di fare come meglio crederà ragionevole»15. Il 13 settembre, quando non restano da ultimare che le pitture nella «Sala grande d’angolo» al piano nobile, Ayres trasmette la parcella del lavoro a di Castagneto, che immediatamente eccepisce sull’ammontare della spesa (8.850 lire), cresciuta a suo dire «oltre a quanto S.M. si proponeva»16. Ayres controbatte rammentando all’Intendente che il prezzo delle opere non era stato concordato all’atto dell’affidamento dell’incarico, ed afferma di non comprendere per quale motivo la somma richiesta sia giudicata eccessiva, considerato «… che vi sono ben quatro [sic] mesi di continuo lavoro in otto persone, tutte le spese contemplate…» e che i prezzi praticati «… non sono certamente da artisti di alte pretese…»17. Circa un mese dopo il conte di Castagneto invita «confidenzialmente» il pittore lombardo Marc’Antonio Trefogli ad effettuare una perizia delle opere. Il 28 ottobre Trefogli, specializzato nell’esecuzione di ornati e all’epoca impegnato nella decorazione della residenza di Racconigi, riferisce d’essersi recato a Pollenzo insieme all’economo Cornagliotto per procedere all’estimo dei dipinti, e di aver trovato «… questi lavori eseguiti con amore e diligenza, ben condotti a seconda dei vari partiti adottati da quei Signori Pittori; ciò non pertanto ardisco pronunciare un giudizio assoluto perché queste varie stanze sono, quali più quali meno condecorate anche con figure, e perciò non posso dare su questo ramo abbastanza schiarimento…». Egli propone quindi una valutazione delle opere sulla base della grandezza delle figure e della dimensione delle stanze; ma dal tono della lettera si comprende che è suo desiderio non esporsi più di tanto nel giudicare il lavoro di Ayres e soci «… non conoscendo con quali compensi siano questi artisti usi ad essere tratati [sic] ne sapendo il tempo impiegatovi, ne il mettodo [sic] del loro modo di disporre li suoi lavori, la prego di non farmi arrossire...»18. Prima che si raggiunga un accordo sul prezzo dei dipinti dovranno trascorrere ancora diversi mesi. Una lettera di Ayres all’Intendente del 6 marzo 1834 attesta che la situazione non si è ancora sbloccata ed è divenuta per lui intollerabile; cortesemente, ma con molta fermezza, egli si dice non disposto a adattarsi alle condizioni espresse nell’estimo che gli è stato consegnato e ne mette in dubbio la validità.19. Non molti giorni innanzi il geometra Fasolis aveva inoltrato al conte di Castagneto una dettagliata memoria sui lavori di «… sistemazione, ristorazione, ed ampliazione…» effettuati nel castello di Pollenzo durante il 1833, indicando fra le voci di spesa 7.700 lire per tutti i dipinti eseguiti da Ayres, Franzé e Borra; almeno un migliaio di lire in meno rispetto a quanto era stato chiesto dagli artisti.20. La relazione, datata 27 febbraio 1834, fornisce una puntuale descrizione e valutazione delle opere realizzate nella residenza da artisti e artigiani di provata professionalità. Con la qualifica di «marmorini» sono menzionati gli scultori Giovan Maria Quadrone di Mondovì e Gio. Maria Fossati di Racconigi, affiancati dai torinesi Pietro Giani, Francesco Gussone e Bernardo Cortazza, e dal «Signor Scalpellino Marmorista Giuseppe Gaggini di Genova», attivissimo a Pollenzo dalla metà degli anni Trenta come collaboratore di Palagi e di Melano.21. L’esecuzione delle rilevanti opere da stuccatore risulta interamente affidata a Pietro Cremona, ornatista di buon livello già attivo per conto di Carlo Felice nel castello d’Agliè fra il 1827 e il 1830.22. Nella sua relazione Fasolis descrive le opere a cominciare dall’esterno del castello; passa quindi ai sotterranei ed al piano terreno, si sofferma negli ambienti al piano nobile e in quelli al livello supe- 2 . 0 3 - I L P R I M O C I C L O D E C O R AT I V O D E L L A R E S I D E N Z A C A R L O A L B E R T I N A 109 riore per giungere fino ai tetti ed alla «Gran Torre», il donjon medioevale ristrutturato completamente nei mesi precedenti. La descrizione degli appartamenti al primo piano inizia con la Camera da letto della regina, il cui soffitto, inquadrato da una cornice «in stucco intagliato», è dipinto a «Colori, Cornali, Fiori, Draperie, e Medaglione nel centro in figure rappresentante Endimione, e Diana…»; sulle pareti si distende un fregio in stucco «rappresentante Putti, fiori e Patere»23. La volta a padiglione dell’attigua Anticamera è dipinta «in colore» con figure ed ornati, mentre le pareti sono rifinite a stucco lucido; la sala è munita di un «fornello in Marmo statuario di Carrara». Nella «Sala a Pranzo» (poi Sala del Bigliardo) i paramenti murari sono adorni di stucchi e anche il «gran volto a padiglione» è decorato inizialmente da un elaborato comparto ornamentale a stucco, sostituito in corso d’opera da un cassettonato dipinto a chiaroscuro.24. La ricognizione prosegue con gli ambienti di rappresentanza, per i quali si adottano soluzioni decorative adeguatamente auliche. I pittori ornano il «gran volto» della Sala di ricevimento «… con figure, intagli, stemmi, paesaggi, e rosone nel centro e freggio sotto alla cornice d’imposta…». Sul soffitto dell’Anticamera del re eseguono un «… dipinto a colore, rappresentante Trofei, intagli, fiori e medaglione nel centro esprimente il genio che presenta le arti a Giove…». Il camino verso ponente in questa sala è dotato di un fornello di marmo di Carrara di prima qualità, «munito di ornati rappresentanti Trofei, intagli etc…». Anche l’attigua Camera da letto di Carlo Alberto è decorata da soggetti allegorici: Ayres e i suoi collaboratori dipingono nel soffitto «… il genio della Giustizia, quello del Commercio, quello delle Armi, e quello dell’Astronomia, e nel mezzo un Medaglione il quale figura Minerva sul carro tirata dai Leoni…». Il Gabinetto Ottagono, adibito a stanza di toeletta del re, è fornito di nuovi stipiti in marmo di Carrara, ornati «…con intagli, e sagoma…», e di cornici a stucco analogamente lavorate. Il dipinto al centro del soffitto raffigura Apollo in atto di suonare la cetra; cornici con motivi vegetali stilizzati suddividono il campo della volta in otto riquadri dentro ai quali spiccano, sul fondo bianco, tempietti di gusto “pompeiano” alternati a figure di danzatrici dai vividi colori, derivate dalle note incisioni pubblicate nel primo volume delle Antichità di Ercolano.25 . La relazione di Fasolis ci restituisce l’immagine di una facies decorativa che di lì a poco sarebbe stata profondamente alterata; l’intero edificio sarà infatti, a partire dal 1835, progressivamente riplasmato secondo le indicazioni progettuali di Pelagio Palagi e le opere realizzate in precedenza verranno in parte sacrificate alle esigenze del grandioso riassetto concepito e guidato dall’artista bolognese. Purtroppo, le difficoltà d’accesso al castello e l’impossibilità di realizzare un’esauriente campagna fotografica non consentono, ad oggi, di verificare le informazioni desunte dalle fonti e di valutare analiticamente l’incidenza degli interventi palagiani sul primo allestimento decorativo della residenza carloalbertina. Note 1 Pollenzo fu feudo dei Romagnano dal XV secolo fino al 1751; tenuta e castello vennero in seguito incamerati dal Demanio e quindi, nel 1772, assegnati in appannaggio al duca del Chiablese. Gli interventi di ristrutturazione del maniero sono avviati prima ancora che abbia luogo – nel 1833 – il formale passaggio di proprietà al «Patrimonio Particolare di S.M.»; a questo riguardo cfr. G. CARITÀ, Restauro e rinnovo a Pollenzo, in L. BERARDO (a cura di), Celebranda Pollentia, Atti del convegno di Bra “Pollenzo: tutela e valorizzazione dei beni culturali e naturalistici”, 14 marzo 1983, Bra 1989, p. 56 e p. 72, nota 20. 2 AST, Inventario Generale, art. 696, Relazione sul valore dei latifondi infra specificati che le Regie Finanze cedono al Patrimonio Privato di Sua Maestà il Re Carlo Alberto, 22 giugno 1833; cfr. la trascrizione in CARITÀ, Restauro…, p. 75, Appendice I. 3 La documentazione relativa a questa fase dei lavori è conservata in AST, Casa di S.M., M. 2596. Per una dettagliata analisi degli interventi di ristrutturazione attuati fra il 1832 e il 1833 rimando al contributo di Giuseppe Carità in questo stesso volume, pp. 96-105. 4 AST, Casa di S.M., M. 2596, fascicoli Fasolis corrispondenza 1833 e Fasolis corrispondenza 1834. 5 Cesare Trabucco di Castagneto (Torino 1802 - Moncalieri 1888) Intendente generale della Real Casa, segretario privato di Carlo Alberto e suo «amico intimo e fidatissimo», segue con mansioni a livello decisionale i lavori nei cantieri di corte fino a tutto il 1849. Per cenni biografici cfr. A. MANNO, Patriziato Subalpino (dattiloscritto), XXVI, p. 270; N. BIANCHI, Scritti e lettere del Re Carlo Alberto, in Curiosità e ricerche di storia subalpina pubblicate da una società di studiosi di patrie memorie, Roma-Torino-Firenze 1879, III, pp. 745-746. 6 AST, Casa di S.M., M. 2596, Fasolis corrispondenza 1833; lettere al conte di Castagneto del 26 aprile e del 6 maggio 1833. 7 Ibidem, Fasolis corrispondenza 1834, lettera al conte di Castagneto, Pollenzo 23 giugno 1833. 8 Ibidem, lettere al conte di Castagneto del 7 e 10 agosto 1833. 9 Ibidem, lettera al conte di Castagneto dell’11 ottobre 1833. 10 Manca ad oggi uno studio esauriente su Pietro Ayres (Savigliano 1794 - Torino 1878) che prenda in considerazione tutti gli aspetti della sua attività, dalla pittura a tema sacro, alla ritrattistica, alla decorazione d’interni. Nel 1837, pochi anni dopo l’esecuzione del ciclo pittorico nel castello di Pollenzo, Ayres è incaricato di realizzare su disegno di Palagi gli affreschi nella volta del Medagliere in Palazzo Reale a Torino; nel 1842 – anno in cui è nominato professore all’Accademia Albertina – gli viene affidata la decorazione del Gabinetto da toeletta nell’appartamento nuziale del principe ereditario Vittorio Emanuele, al secondo piano della residenza. Già durante il suo soggiorno in Polonia, dove era stato chiamato verso il 1815 dal grande collezionista e mecenate Stanislaw Koskta Potoki, l’artista aveva realizzato delle pitture murali con paesaggi agresti in una sala del palazzo di Wilanów presso Varsavia. Per l’attività in Polonia, ancora da ricostruire compiutamente, si veda P. DRAGONE, Ayres in Polonia, in IDEM, Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1800-1830, Torino-Genova 2002, p. 211. Sull’attività in Palazzo Reale cfr. F. DALMASSO, Di Pietro Ayres nel Medagliere e di un suo omonimo nell’Armeria e una nota sul Palagi, in F. MAZZINI (a cura di), L’Armeria Reale riordinata, Torino 1977; IDEM, Pelagio Palagi nel Palazzo Reale di Torino e notizie relative a Racconigi, in Pelagio Palagi artista e collezionista, catalogo della mostra, a cura di G.C. Cavalli, Bologna 1976, pp. 203-213; per una traccia bibliografica aggiornata rimando alla voce biografica di L. DE FANTI in DRAGONE, Pittori…, pp. 310-311. 11 AST, Casa di S.M., M. 2596, Polenzo Costruzioni, fasc. 5, pacco n. 1, lettera di Tommaso Onofrio al conte di Castagneto, Torino 14 aprile 1833: «Ill.mo Sig.r P.ron Colend.mo / I Sig.ri Ayres, Franzè e Borra, Pittori Piemontesi mi fecero replicate istanze di rassegnare a V.S. Ill.ma progetti di Pitture, d’ornato e figura, e di supplicarla a volersi degnare di permetterli di eseguirli nelle Sale e Camere del R. Castello di Pollenzo / Protestarono i sudetti, che in quanto al corrispettivo si rimettono al sentimento di Giudice competente; ed in generale si offrono di effettuare i lavori sovracennati, a seconda delle migliori regole dell’arte, a totale loro rischio e diligenze ed a prezzo minore di qualunque offerta regolare e giudiziosa, dichiarando essere unico suo scopo di rassegnare al sovrano le umili loro fatiche colla massima diligenza compiute e diligentate. / Sembrandomi ciò conveniente sia per provare la Sovrana Protezione degli Artisti Piemontesi, sia ancora per ottenere, con discreta spesa, buone opere nel sud.to R. Castello, ho l’onore di rassegnare a V.S. Ill.ma i progetti e le istanze di cui sovra, pregandola a degnarsi di significarmi quelle deliberazioni che alla di Lei saviezza saranno più benevise; e frattanto con profondo rispetto mi professo / di V.S. Ill.ma / Dev.mo, obb.mo Servitore / T. Onofrio». 12 Ibidem, lettera di Ayres al conte di Castagneto, Pollenzo 16 settembre 1833. 13 Ibidem, lettera di Fasolis al conte di Castagneto, 13 giugno 1833: «1° camera da Letto di S.M. la Regina, quale trovasi pressochè ultimata. 2° Anticamera di S.M. il Re quale si è già dipinta per i 2/3 abundantemente. 3° Camera da Letto della Prefatta M.S. il Re, la quale si è principiata di jeri…». 14 Ibidem, lettera di Ayres e Franzé a Tommaso Onofrio del 18 giugno 1833. 15 AST, Casa di S.M., M. 2596, Pitture eseguite nel Real Castello di Polenzo..., vedi infra, p. XXX. 16 AST, Casa di S.M., M. 2596, lettera di Ayres al conte di Castagneto del 13 settembre 1833; minuta di lettera del conte di Castagneto del 14 settembre 1833. Per la descrizione e la valutazione delle opere si veda infra, p. 106. 17 Ibidem, lettera di Ayres al conte di Castagneto, Pollenzo 16 settembre 1833. 18 Ibidem, lettera di Marc’Antonio Trefogli al conte di Castagneto, Racconigi 28 ottobre 1833. 19 Ibidem, lettera di Ayres al conte di Castagneto, Torino 6 Marzo 1834. L’artista ritiene che l’estimo non sia redatto «nelle debite forme» e osserva che i prezzi di alcune cose sono errati. 20 AST, Casa di S.M., M. 2596, Relazione Generale di tutti i lavori di sistemazione, ristorazione, ed ampliazione eseguitisi per conto del Patrimonio Particolare di S.S.R.M. nell’anno 1833 nel Reale Castello di Polenzo, con l’accluso «Quadro, ossia Riepilogo Generale di tutte le spese fattesi… col nome, cognome, e Patria di tutti li Capi Artisti, e provveditori che ebbero parte i questi lavori; coll’indicazione in dettaglio delle opere, e provviste fatte da ciascuno de’ medesimi Artisti…». La relazione è stato segnalata e pubblicata in modo parziale da M.G. VINARDI, Pollenzo, in C. ROGGERO BARDELLI - M.G. VINARDI - V. DEFABIANI (a cura di), Ville Sabaude, Milano 1990, pp. 478-499. 21 Gaggini è compensato per la fornitura di stipiti, tavoli e «fornelli» di marmo; la nota di pagamento è registrata in AST, Casa di S.M., M. 4369/2, Mandati Patrimonio particolare. Uscite dal 16 al 30 settembre 1833, n. 187: «A Gaggini Giuseppe di Genova per oggetti di marmo provvisti per il R° Castello di Polenzo Ord. 20 7mbre £ 4886». 22 Ibidem: «Cremona sig.r Pietro stuccatore, di Torino Per tutti li lavori di stucco… Lire 12.260. Per 159 giornate da quadrettatore 455. Per rubbi 2. Oglio d’oliva consunto per le stampe dei lavori d’ornato 30. Totale Lire 12.745». Per l’attività nel castello di Agliè, dove sono documentate sue opere anche nella cappella di San Massimo, cfr. E. GABRIELLI, Le decorazioni e gli arredi, in D. BIANCOLINI ed E. GABRIELLI (a cura di), Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, p. 25; p. 87, nota 31; p. 97, nota 319. 23 Una fotografia a colori del dipinto nella volta è pubblicata in VINARDI, Pollenzo…, p. 495. 24 AST, Casa di S.M., M. 2596, Relazione Generale…: «Al gran voltone superiore incomminciatosi un gran comparto a disegno di stucco, contenente filetti, fascie, fiorami, candellabri, greche, e corniciature intagliate: quindi per ordine superiore disfattosi questo lavoro, ricciatasi di nuovo la superficie della Volta, e quindi incomminciatosi alla medesima volta un scomparto a cassettoni dipinti a chiaro scuro…». 25 Una fotografia della volta di questo ambiente, pubblicata in VINARDI, Pollenzo…, p. 494, permette di riscontrare la puntuale derivazione delle quattro figure di danzatrici dalle tavole XVIII-XXI de Le Antichità di Ercolano Esposte. Le pitture antiche d’Ercolano a contorni incise con qualche spiegazione, t. I, Napoli 1757.