UN DOPPIO SGUARDO

Transcript

UN DOPPIO SGUARDO
Estratto distribuito da Biblet
UN DOPPIO SGUARDO
ETNOGRAFIA DELLE INTERAZIONI
TRA SERVIZI E ADOLESCENTI DI ORIGINE STRANIERA
Contesti urbani, processi migratori e giovani migranti/3
Ivo Giuseppe Pazzagli
Federica Tarabusi
GuaraldiUniversitaria
Antropologia culturale
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Contesti urbani, processi migratori
e giovani migranti
a cura di
Matilde Callari Galli
3
Ivo Giuseppe Pazzagli – Federica Tarabusi
Un doppio sguardo.
Etnografia delle interazioni tra servizi e adolescenti
di origine straniera
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Pubblicato nell'ambito delle attività previste dal progetto di ricerca PRIN
2006 Cod. 2006118849 – Contesti urbani, processi migratori e giovani
migranti
Prima edizione: novembre 2009
© 2009 by Guaraldi s.r.l.
Sede legale e redazione: via Grassi 13, 47900 Rimini
Tel. 0541 790194 Fax 0541 791316
www.guaraldi.it
e-mail: [email protected]
ISBN
978-88-8049-381-5
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
IVO GIUSEPPE PAZZAGLI – FEDERICA TARABUSI
Un doppio sguardo
Etnografia delle interazioni
tra servizi e adolescenti di origine straniera
Guaraldi
Estratto della pubblicazione
INDICE
Ringraziamenti
p.
7
Prefazione
di Ivo Giuseppe Pazzagli
p.
9
Servizi in frontiera, città e giovani
di “seconda generazione”
di Ivo Giuseppe Pazzagli
p. 13
Etnografia dei servizi e giovani migranti.
Prospettiva antropologica e note di metodo
di Federica Tarabusi
p. 31
Dal punto di vista degli operatori:
la costruzione sociale dei migranti
nel mondo dei servizi
di Federica Tarabusi
p. 55
Nuove generazioni a confronto:
storie e percorsi di ragazze migranti
in un Centro per adolescenti
di Federica Tarabusi
p. 103
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Ringraziamenti
Desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito direttamente alla realizzazione della ricerca, condividendo con gli autori dubbi, questioni e riflessioni importanti anche per la stesura di questo volume. Grazie
dunque a Matilde Callari Galli, Giovanna Guerzoni,
Bruno Riccio, Giuseppe Scandurra, a Monica Russo,
Fulvia Antonelli, Casandra Cristea, Giulia Guadagnoli e
ai colleghi che hanno coordinato l’unità di ricerca di Perugia (Fiorella Giacalone, Paola Falteri e i collaboratori).
Un ringraziamento, in particolare, va anche a chi,
con estrema disponibilità, ha reso possibile la ricerca,
sottraendo tempo prezioso al proprio lavoro: in particolare, si ringraziano Annalisa Faccini e l’ex Servizio Minori e Famiglie dei Servizi sociali del Comune di Bologna, Emma Collina, e l’ex Servizio Pronta Accoglienza
dei Servizi sociali del Comune di Bologna, Chris Tomesani e l’ex Servizio Integrazione Interculturale del Settore Coordinamento Sociale e salute del Comune di Bologna, alcuni operatori impegnati nei servizi di informazione e orientamento di Quartiere, in “casa famiglia” e
in associazioni attive sul tema dell’immigrazione.
Un grazie speciale lo riserviamo, infine, a Paola
Marmocchi e a tutti gli operatori dello Spazio Giovani
dell’AUSL di Bologna, che hanno mostrato, fin dalla
fase iniziale del progetto, un interesse particolare a con7
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Un doppio sguardo
tribuire, su ogni versante, alla realizzazione della nostra
ricerca: senza la loro sensibilità questo lavoro non sarebbe stato possibile.
8
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Prefazione
di Ivo Giuseppe Pazzagli
Questo volume ha l’obiettivo di presentare i risultati
emersi da una ricerca etnografica che è stata condotta
nell’ambito di un più ampio progetto, coordinato da
Matilde Callari Galli e finanziato dal MIUR – PRIN
2006 N. 2006118849 “Contesti urbani, processi migratori e giovani migranti”.
L’ampio programma di ricerca si proponeva di analizzare le reti sociali che coinvolgono bambini ed adolescenti di origine straniera nel rapporto con il territorio
in cui vivono, attraverso l’analisi di diversi contesti ritenuti privilegiati per indagare le relazioni che si sviluppano tra città e fenomeno migratorio: gli spazi dell’abitare e i percorsi dell’inclusione/esclusione, la scuola e la
strada, i servizi del welfare rivolti ai giovani, l’associazionismo delle giovani generazioni di immigrati1.
Bologna, la città su cui è focalizzata la ricerca (svolta dal 2006 al 2008), ha dunque rappresentato, per gli
antropologi coinvolti, non solo un insieme di “luoghi”
dove svolgere la ricerca bensì un territorio complesso,
un’“arena”, dove attori istituzionali e non – dai servizi
del welfare alle scuole, dalle associazioni degli immigrati, ai singoli individui – sviluppano le loro pratiche
quotidiane sperimentando nuove policy per l’immigrazione e attivando contesti in cui la cittadinanza diventa
qualcosa di concretamente esigibile.
9
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Un doppio sguardo
Su questo sfondo si colloca quindi il nostro specifico contributo orientato, nel quadro degli obiettivi stabiliti dal programma di ricerca complessivo, ad esplorare
“la natura delle relazioni che si sviluppano tra welfare
locale e giovani di cosiddetta ‘seconda generazione’.
Lo sguardo focalizzato sull’“arena locale” ha consentito così di cogliere i processi concreti che si attivano nella relazione tra servizi, da un lato, e ragazzi di origine straniera, dall’altro, e di esplorare i meccanismi discriminanti, le negoziazioni, le difficoltà e le opportunità nonché gli esiti di questo incontro ravvicinato. Il tentativo, in altri termini, è stato quello di esplorare i processi trasformativi che l’impatto con le migrazioni produce sia dentro i servizi sia nella popolazione migrante,
attraverso l’analisi di un “doppio sguardo”: quello di
chi opera quotidianamente all’interno dei servizi e quello di chi ha avuto modo di frequentarli sia pure per brevi periodi.
Gli esiti dell’incontro tra servizi e cittadini stranieri
può infatti essere meglio compreso se inteso come un
rapporto dialettico nel corso del quale si “attivano” significati (Weick 1988) e rappresentazioni reciproche fra
migranti e servizi locali. Rapporto all’interno del quale
è, a nostro avviso, importante gettare lo sguardo per individuare le sfide latenti che il fenomeno migratorio pone, non da oggi, al sistema del welfare.
Nei territori di frontiera, in cui avviene questo incontro al contempo ravvicinato e profondo tra gli operatori e i giovani di origine straniera, può diventare difficile cogliere con nettezza queste sfide senza l’attivazione di uno “sguardo” capace di prendere le distanze dai
propri sistemi di attesa e dai modelli professionali consolidati in anni di lavoro con l’utenza autoctona.
Senza questo decentramento dello sguardo, infatti,
chi lavora su questa frontiera oggi si trova a gestire un
10
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Ivo Giuseppe Pazzagli e Federica Tarabusi
elevato grado di incertezza e rischia di fare ricorso a
rappresentazioni stereotipate che rendono difficile una
lettura dei problemi posti al servizio dal “punto di vista”
del migrante2.
Note:
1
Questa ricerca è stata presentata in altri due volumi, volti a fornire
un inquadramento teorico e metodologico e ad esaminare i rapporti
che i giovani migranti sviluppano con il territorio urbano, in questo
caso la città di Bologna, (Callari Galli, Scandurra 2009) e ad esplorare il tema della “cittadinanza” attraverso l’analisi di due ambiti
significativi, quali le scuole e l’associazionismo (Guerzoni, Riccio
2009).
2
Fermo restando che il presente contributo è frutto di un’elaborazione collettiva e condivisa da entrambi gli autori, si segnala che la
stesura della prefazione e del capitolo 1 è stata curata da Ivo Giuseppe Pazzagli, mentre i capitoli 2, 3, 4 sono stati scritti da Federica Tarabusi.
11
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Estratto della pubblicazione
Servizi in frontiera, città e giovani migranti
(di Ivo Giuseppe Pazzagli)
1. Migrazione e contesti urbani: l’importanza del welfare locale
La presenza stabile delle prime generazioni di migranti e
la comparsa delle seconde generazioni hanno indirizzato
i Paesi europei a estendere l’accesso ai benefici e alle
protezioni di welfare (che rientrano nella sfera dei cosiddetti “diritti sociali”) agli immigrati e alle loro famiglie e
a progettare talvolta anche politiche di welfare specificamente dedicate. In realtà, come sottolinea Zanfrini:
La costruzione dei Welfare State è intrinsecamente
connessa con il fenomeno migratorio, giacché è proprio dalle prime esperienze di trattamento della povertà che presero forma i moderni Stato del benessere: fu il migrante povero ad aprire gli occhi delle élite
politiche e, all’inizio, la scommessa fu di trasformarlo in cittadino e lavoratore. […] Paradossalmente,
proprio nel momento in cui, attraverso la costituzione
delle repubbliche democratiche e lo sviluppo degli
apparati di welfare, la tensione universalistico-inclusiva ha toccato il suo apice, è divenuta al tempo stesso più perentoria l’esigenza di definire i criteri di appartenenza alla nazione e dì accesso ai diritti e alle
prestazioni sociali (2007: 22)
Come sappiamo, il rapporto tra welfare e immigrazione
varia da contesto a contesto e differenze significative si
riscontrano soprattutto tra “vecchi” e “nuovi” Paesi di
13
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Un doppio sguardo
immigrazione. Nei primi, in linea generale, l’accesso
dei migranti ai diritti sociali è avvenuto semplificando
le procedure verso la naturalizzazione e restringendo
contemporaneamente l’accesso ai benefici pubblici per i
non-cittadini. In molti Paesi europei invece, dove l’immigrazione è stata vista a lungo come una condizione di
“ospitalità temporanea” (Tognetti Bordogna 2004;
2005), l’accesso ai benefici del sistema pubblico è avvenuto attraverso l’estensione di tali privilegi e diritti
agli immigrati.
Indipendentemente dalle diversità che, a livello delle politiche pubbliche, hanno caratterizzato i Paesi di
vecchia e nuova immigrazione, oggi siamo sempre più
consapevoli dell’importanza che assume la “dimensione
locale” del welfare sulla morfologia concreta del fenomeno migratorio nei diversi contesti di approdo.
Da un lato, infatti, una delle direzioni assunte dal
nostro Paese, dalle risposte alla crisi del welfare state è
stata quella di articolare il sistema dei servizi sempre
più a livello regionale e locale (Martelli 2004: 307). Il
ruolo crescente che è stato assunto dalle Regioni anche
in tema di politiche migratorie (Rapporto Oecd 2004, in
Tognetti Bordogna 2007) ha permesso di elaborare le
politiche locali a partire dalle diverse concentrazioni e
caratteristiche dei flussi migratori nei vari contesti urbani e territoriali. D’altronde, non dobbiamo dimenticare
che la concentrazione dei flussi migratori nelle città è
determinato anche dall’“effetto richiamo” (Mottura
2005) rispetto ai nuovi arrivati e dall’accesso concreto
che i cittadini migranti hanno alle risorse locali dei vari
territori regionali (Tognetti Bordogna 2007).
Se è vero che questa tendenza potrà quindi produrre,
come sottolinea Martelli, diverse concezioni di “welfare
municipale”, in base al quale “differenti potranno essere
le scelte politico-organizzative a proposito del ruolo
14
Estratto distribuito da Biblet
Ivo Giuseppe Pazzagli e Federica Tarabusi
svolto dal soggetto pubblico, nonché del coinvolgimento di altri attori e/o agenzie” (2004: 307), possiamo notare come anche gli stessi progetti dell’Unione Europea
sembrano aver posto sempre più attenzione al forte nesso tra politiche urbane e politiche dell’immigrazione,
spostando il fuoco verso la risposta delle città e delle
sue amministrazioni comunali ai crescenti flussi migratori (Caponio 2006).
All’interno di questo nuovo quadro anche nell’ambito degli studi sui processi migratori sono nate recentemente nuove prospettive, che hanno contribuito a spostare l’attenzione dai macro-fattori istituzionali – politiche di accoglienza statali, diritti di cittadinanza, leggi
nazionali ecc. – agli specifici attori che assumono un
ruolo attivo nel dare forma alle politiche locali. I processi di inclusione/esclusione dei migranti divengono,
da questo punto di vista, maggiormente comprensibili
se focalizziamo lo sguardo verso l’organizzazione e la
configurazione del sistema dei servizi del welfare locale, ovvero verso quell’“insieme di processi, attori, interessi, influenze, pressioni che contribuiscono a plasmarl[o]” (Caponio 2006: 12).
Caponio introduce inoltre una significativa distinzione tra l’insieme delle istituzioni che gestiscono le
politiche pubbliche di un territorio, e che rientrano nella
sfera del “governo”, e l’insieme di azioni, relazioni e
network che “danno forma” alle politiche locali e che
rientrano piuttosto nella sfera della “governance”. In
quest’ultimo caso infatti a entrare in gioco:
sono reti di attori a configurazione variabile, dove il
governo locale e, più nello specifico, politici e amministratori, possono assumere un ruolo differente a seconda delle interazioni con gli altri attori del network,
come organizzazioni del terzo settore, sindacati e as15
Estratto della pubblicazione
Estratto distribuito da Biblet
Un doppio sguardo
sociazioni degli immigrati. L’esito di questa relazione
non può dirsi per nulla per scontato (2006: 13)
Nell’ambito di un’indagine condotta dal 2000 al 2002
nella città di Bologna3 l’importanza della sfera della governance, del network, della rete tra il sistema dei servizi locali è apparsa con evidenza (Sgrignuoli 2002; Pazzagli 2002), mostrando l’emersione e il consolidamento, avvenuto lungo tutto l’arco degli anni ’90, di una rete di attori organizzativi caratterizzati da una forte eterogeneità di modelli di riferimento, sia valoriali che organizzativi e professionali, al punto che nessuna delle
metafore utilizzate nei discorsi ufficiali per designare
sinteticamente l’insieme dei servizi rivolti agli immigrati era apparsa adeguata a descriverne la reale articolazione. Il sistema del welfare locale è apparso cioè come un “arcipelago” articolato e composito, risultato di
una “pluralità di storie dai percorsi evolutivi non lineari,
frutto di ‘processi di attivazione’ organizzativa (Weick
1988) in cui ipotesi progettuali e disegni organizzativi
idealmente funzionali, fondati su letture del fenomeno
migratorio talvolta assai diverse fra loro, si erano combinate con modelli di erogazione delle prestazioni presenti nel contesto e con i vincoli derivanti da specifiche
tradizioni organizzative” (Pazzagli, Tarabusi 2007: 151152).
2. Servizi e cittadinanza
Come sottolineano diversi autori in Paesi di nuova immigrazione come l’Italia le politiche di welfare non rappresentano l’esito di progetti di riforma sistematici e
chiari, ma il frutto di una serie di aggiustamenti correttivi di precedenti interventi estemporanei, spesso attivati
16
Estratto distribuito da Biblet
Ivo Giuseppe Pazzagli e Federica Tarabusi
in risposta a pressioni di gruppi e organizzazioni4. È, ad
esempio, solo su pressione di alcune organizzazioni sindacali e di volontariato che nel corso degli anni Novanta si estenderà la protezione anche agli immigrati irregolari nel campo dell’assistenza sanitaria5 e dell’istruzione obbligatoria per minori stranieri6.
Alcuni studiosi hanno definito la condizione del migrante nel nostro Paese come uno stato di “semi-cittadino” (una condizione intermedia tra quella del cittadino
e dello straniero, privo di diritti politici) fondato su una
“progressiva disgiunzione tra la nazionalità e la fruizione di privilegi connessi con la cittadinanza” (Zanfrini
2007: 19). L’accesso ai benefici del welfare e, al contempo, la privazione dei diritti politici hanno cioè costituito una condizione di membership parziale, che, dal
punto di vista di alcuni, ha rappresentato un mezzo per
evitare di garantire una piena inclusione dei cittadini
stranieri (che resterebbero così privati dei diritti politici
in quanto meno incentivati a richiedere la naturalizzazione) (Zanfrini 2007).
Indipendentemente dalle posizioni assunte, possiamo comunque oggi affermare che la “cittadinanza sociale” concessa sulla carta ai residenti stranieri sia, nella
pratica, caratterizzata da una serie di ambiguità e di
contraddizioni7. Ambiguità e contraddizioni che difficilmente possono essere colte se non si ricostruisce la specificità dell’attivazione di una serie di soggetti e attori
che intermediano localmente e che, altre ad avere specifici commitment regionali e nazionali, producono anche
significati. È infatti necessario non solo che i diritti di
cittadinanza siano formalmente sanciti, ma che essi siano concretamente esigibili attraverso la messa a disposizione di specifici servizi che, pur funzionando sulla base di leggi e regole formali, sono anche realtà concrete
17
Estratto della pubblicazione
Un doppio sguardo
dove si negoziano costantemente significati e si “produce” inclusione ed esclusione.
Diventa importante pertanto analizzare l’idea di cittadinanza non solo sul piano dei diritti formulati in ambito giuridico, ma anche sul piano dei contesti istituzionali in cui certi valori comuni (riguardanti l’assistenza
sociale, la salute, ecc.) sono quotidianamente tradotti in
pratiche e diritti di cittadinanza.
Come ci ricorda Aiwa Ong, la cittadinanza non può
essere vista come un puro stato giuridico conferito a coloro che sono a pieno titolo membri di una comunità, ma
come un processo sociale di produzione mediata da valori, un immaginario che evolve storicamente in relazione
alle negoziazioni dei rapporti spesso ambivalenti e contestati con lo Stato da parte dei gruppi marginali o “non-cittadini” (1998). Per questa ragione – sottolinea l’antropologa – esplorare da vicino gli incontri che i migranti (nel
suo caso i rifugiati cambogiani) sviluppano negli ambiti
pubblici e ufficiali, come il sistema dei servizi, consente
di cogliere non solo una vasta gamma di politiche e pratiche istituzionali finalizzate a concretizzare ed esplicare
una serie di valori, codici e regole fondamentali della nostra democrazia (attraverso cui si impara ad “appartenere”), ma anche le interpretazioni, le resistenze, le negoziazioni e le strategie degli utenti “semi-cittadini”. Per
comprendere questi processi è dunque necessario considerare tanto il punto di vista delle istituzioni del welfare,
quanto quello della popolazione migrante.
3. Servizi in frontiera e giovani migranti: la ricerca
Per cogliere le interazioni concrete che si sviluppano tra
welfare locale e giovani migranti, la ricerca ha preso le
mosse da un’analisi quantitativa, finalizzata a costruire
18
Estratto distribuito da Biblet
Ivo Giuseppe Pazzagli e Federica Tarabusi
un quadro di insieme sulle presenze dei giovani migranti in alcuni servizi del territorio di Bologna e da
un’esplorazione complessiva di diverse tipologie di servizi che, per la specifica attività svolta, si impattano fortemente con la popolazione straniera di Bologna e/o con
i minori e giovani residenti in città. Nel corso di questa
fase esplorativa sono stati quindi presi in esame alcuni
servizi comunali (il Servizio Minori e Famiglie e il Servizio Pronta Accoglienza dei Servizi sociali del Comune di Bologna; il Servizio Integrazione Interculturale
del Settore Coordinamento Sociale e salute del Comune
di Bologna), alcuni sportelli informativi di Quartiere
(che hanno una funzione di informazione e orientamento nei confronti dei cittadini stranieri residenti o domiciliati nel Quartiere) e i servizi di pronto intervento rivolti
alla popolazione migrante e gestiti dal “privato sociale”
(un’associazione impegnata nell’accoglienza di donne
sole o con minori a carico e una comunità che ospita
minori non accompagnati).
Come vedremo successivamente, alcuni di questi
servizi, pur diversi fra loro sotto differenti aspetti, condividono la caratteristica di fornire risposte “precodificate” ai bisogni degli immigrati. Per esempio nei servizi
informativi, deputati a fornire informazioni intorno a
procedure, prevalgono difficoltà connesse alla comunicazione linguistica e alla carenza nei residenti stranieri
di alcune “competenze” circa le regole formali e informali che governano i servizi del welfare, dando origine
a specifiche dinamiche conflittuali. Su un altro fronte, i
servizi del privato sociale hanno invece la caratteristica
di attivare con i migranti un incontro mediato da rappresentazioni del bisogno fortemente ancorate a sistemi valoriali che spesso predeterminano le risposte fornite.
La focalizzazione della ricerca sui giovani di cosiddetta “seconda generazione” ci ha portato poi a centrare
19
Estratto della pubblicazione