Riassunto Tesi di Laurea di Danilo Cortesi – matricola
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Riassunto Tesi di Laurea di Danilo Cortesi – matricola
Riassunto Tesi di Laurea di Danilo Cortesi – matricola 47261 I contratti bancari: trasparenza e tutela della clientela Compito fondamentale del settore bancario è quello di fare da intermediario tra i soggetti che registrano degli avanzi finanziari e quelli che necessitano di liquidità: questo avviene mediante le due attività fondamentali delle banche, che consistono nella raccolta del risparmio e nell’esercizio del credito. L’attività delle banche deve tuttavia svolgersi secondo modalità che tutelino la clientela, evitando comportamenti tesi ad approfittare della propria favorevole posizione rispetto alla massa dei piccoli risparmiatori, anche al fine di migliorare la propria immagine in un contesto di elevata concorrenzialità. Tale esigenza si è definitivamente esplicata grazie alle iniziative e direttive in ambito comunitario, mentre in precedenza l’Italia aveva sottovalutato queste tematiche, come ben dimostra il fatto che fino a qualche anno fa prevaleva il regime delle Norme Bancarie Uniformi con i clienti delle banche soggetti a clausole di carattere vessatorio. Il nostro ordinamento ha compiuto i primi importanti passi verso una reale tutela della clientela nel 1992, con l’approvazione delle leggi 142 (dedicata alla specifica materia del credito al consumo) e 154. Questi due dispositivi presentavano però alcuni problemi di coordinamento, inoltre la Legge Bancaria allora in vigore, datata 1936, conteneva pesanti incongruenze con il disposto della normativa comunitaria: si rese dunque necessario un riordino generale della normativa, che si realizza nel 1993 tramite l’approvazione del Decreto Legislativo 385, meglio noto come Testo Unico in materia Bancaria e creditizia (Tub). 1 Il Testo Unico dedica il Titolo VI al tema della trasparenza delle condizioni contrattuali, stabilendo una serie di norme tese a garantire la massima informazione possibile alla clientela sul contenuto dei contratti che essa va a stipulare con le banche od intermediari finanziari. Viene disposto, fra le altre cose, che in ogni locale aperto al pubblico siano pubblicizzati i tassi d’interesse, i prezzi, le spese ed ogni altra condizione economica connessa ai prodotti e servizi offerti. Viene imposta a pena di nullità la forma scritta per i contratti, con un esemplare che deve essere consegnato al cliente. Il Testo Unico interviene in modo incisivo anche sulla possibilità di variare le condizioni in senso sfavorevole al cliente, una prassi fino a quel momento usata regolarmente dalle banche che la giustificavano tramite le superiori esigenze di mercato: con la nuova normativa si condiziona tale possibilità all’approvazione di una specifica clausola da parte del cliente, con quest’ultimo che in caso di modifica delle condizioni ha la facoltà di recedere dal rapporto. Un altro tema particolarmente delicato è quello legato alla capitalizzazione trimestrale degli interessi (meglio nota come anatocismo) nell’ambito del contratto di conto corrente, che rappresenta la tipologia di rapporto più diffusa e che al giorno d’oggi costituisce una vera e propria necessità anche nell’ambito della vita quotidiana. Le banche avevano approfittato di queste circostanze per imporre alla clientela determinate condizioni, accumulando in questo modo guadagni miliardari, approfittando dell’appoggio indiretto della giurisprudenza che a lungo legittimò l’anatocismo considerandolo come un uso o consuetudine. Ma in seguito all’entrata in vigore del Testo Unico iniziarono a registrarsi alcune pronunce giurisprudenziali che mettevano in discussione la legittimità di questa prassi, fino ad arrivare alle sentenze della Cassazione del marzo 1999 che negavano il valore consuetudinario della capitalizzazione infrannuale. A questo punto, per regolamentare in modo definitivo la questione, nel 1999 viene emanato il Decreto Legislativo 342, che a sua volta però scatena una 2 contesa legata alla irretroattività sancita dalla normativa: l’eventuale applicazione ai rapporti antecedenti avrebbe determinato, secondo le banche, un risarcimento di dimensioni tali da minare l’intero sistema creditizio. Nonostante questo nel 2004 arriva una pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che sostiene la possibilità per la clientela di richiedere il rimborso nel caso siano state in passato corrisposte somme a titolo di interessi anatocistici: tuttavia la risoluzione di questa matassa è ancora al di là da venire, e secondo autorevoli esperti la stessa pronuncia delle Sezioni Unite presenta delle lacune. L’Associazione Bancaria Italiana (Abi), che riunisce la grande maggioranza degli istituti di credito italiani, ha sviluppato alcune importanti iniziative tese a migliorare il rapporto fra banche e clientela: ad esempio la costituzione del Consorzio Patti Chiari, che si rende promotore di progetti di vario tipo tesi a migliorare la conoscenza e la fiducia dei piccoli risparmiatori nei confronti delle banche. Importante anche l’iniziativa legata alla costituzione dell’Ombudsman Bancario, sorto nel 1993 e destinato alla risoluzione dei reclami presentati dalla clientela qualora essa non sia stata soddisfatta dall’Ufficio Reclami presente presso ogni istituto di credito. L’operatività dell’Ombudsman, che incontra dei limiti connessi all’importo della causa in oggetto, è stata inizialmente oggetto di critiche per via della mancanza nella sua compagine di rappresentanti delle associazioni dei consumatori. Questa lacuna è stata infine colmata a partire dal gennaio 2006, con la presenza nell’organismo di due nuovi soggetti, indicati rispettivamente dalle Associazioni dei consumatori e delle altre categorie di clienti come imprese, artigiani e commercianti. 3