TUBERCOLOSI BOVINA
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TUBERCOLOSI BOVINA
TUBERCOLOSI BOVINA Nel 1882, Koch descrive il bacillo rinvenuto da lesioni di origine umana, bovina e aviare ma solo nel 1911 fu chiarito che M.bovis può provocare nell'uomo una patologia simile a quella causata da M. tuberculosis Nel 1970 fu proposta la denominazione specifica di M.bovis, prima considerato come variante del M. tuberculosis (M.tuberculosis var. bovis o subspecie bovis) Tubercolosi bovina La tubercolosi bovina è una patologia con effetti socioeconomici e di salute pubblica di notevole rilevanza, essendo una malattia trasmissibile anche all’uomo. Mycobacterium bovis, appartenente al complesso del Mycobacterium tuberculosis complex che include M. tuberculosis, M. bovis, M. africanum M. leprae. SPECIE RESPONSABILI DELLA TURBECOLOSI NEI MAMMIFERI M. tuberculosis (uomo) M. bovis (bovini, ruminanti domestici e selvatici, raramente suini, equini, ovini) M. africanum (uomo - Africa tropicale, isolato in scimmie e bovini) M. microti (arvicola, isolato in gatto, suino,) Mycobacterium avium complex (MOTT) SPECIE RESPONSABILI DELLA TURBECOLOSI IN VOLATILI E UOMO M. avium M. intracellulare Tubercolosi bovina Il termine tubercolosi bovina è utilizzato prevalentemente per indicare la tubercolosi causata da ceppi bovini, indipendentemente dall'ospite Tubercolosi bovina Mycobacterium bovis risulta estremamente virulento sia per l'animale che per l'uomo, mentre la varietà tuberculosis lo è spiccatamente per la specie umana ma ha patogenicità molto ridotta per quella bovina. Ai fini della trasmissibilità all'uomo, il bovino è l'ospite più pericoloso. Già all'epoca della scoperta del bacillo ad opera di Robert Koch (1882) in Europa si stimavano affetti da tubercolosi il 20-40% dei bovini. Già a quell'epoca era stato osservato un rapporto di causa-effetto tra il consumo di latte di bovini ammalati e la comparsa nell'uomo di adenite cervicale tubercolare. Tubercolosi bovina La malattia si diffonde nel bestiame attraverso inalazione di areosol da tosse o da starnuto di animali infetti o da particelle infette di polvere. Nel caso di contagio per via intestinale i micobatteri giungono all'animale con l'alimento o attraverso l'acqua di bevanda contaminata. L'andamento dell'infezione, una volta stabilitasi dipende, da una parte dalla virulenza del micobatterio e dalla sua dose infettante e, dall'altra, dallo stato immunitario (naturale o acquisito) degli animali. Caratteristiche del M. bovis Bacillus a forma di bastoncello Aerobio obbligato Immobile Privo di capsula In natura il batterio può crescere solo all'interno delle cellule di un organismo ospite ma può essere coltivato in vitro Colorazione Ziehl Neelsen Dopo aver strisciato e fissato il materiale al calore il preparato viene colorato con fucsina fenicata a caldo. Quindi si lava con alcool e acido diluito e si aggiunge il colorante di contrasto (blu di metilene). Con la colorazione di Ziehl Neelsen i micobatteri appaiono rossi e tutto il resto del materiale strisciato (cellule, muco, altri batteri) si colora in blu. RESISTENZA Temperatura Disinfettanti Regolarmente inattivato dalla pastorizzazionee dalle radiazioni solari, ma è in grado di resistere all'essiccamento (cere di tipo D che compongono la parete e che sono formate da acido micolico, peptidi e polisaccaridi) Difficilmente inattivato dai comuni disinfettanti per la sua costituzione chimica(frazione glicolipidica parietale,cereD), alla quale è da ricondurre anche il fenomeno dell‘alcool-acidoresistenza Vitale per 30-40gg nel muco tracheale. Inattivato in circa 2gg nelle feci esposte al sole(se il tempo è Sopravvivenza umido, sopravvive 2 mesi in estate e, addirittura 5 mesi nel periodo invernale). In acqua di rubinetto contaminata a 18-24°C sopravvive per 236 giorni Nel latte anche se acidificato sopravvive per più di 15gg Nel burro almeno 4 settimane Struttura della parete cellulare Oltre al peptidoglicano, la parete cellulare è ricca in lipidi Lipidi costituiscono il 60% del peso secco della parete cellulare ed il 30% del peso secco del corpo batterico. Struttura complessa di natura polisaccaridica e proteica, i cui lipidi complessati con le cere formate dagli acidi grassi a lunga catena (acidi micolici) hanno una potente azione adiuvante. Lipidi comprendono: 1. Acidi grassi: (ac. palmitico, oleico, linoleico, tubercolostearico) 2. Cere: A, B, C, D. La cera D tipica dei M. virulenti è costituita da acidi micolici (acidi grassi a lunga catena) esterificati con un polisaccaride (D-galattosio, D-mannosio e D-arabinosio). Un legame fosfodiesterico unisce l’arabinogalattano all’acido muramico del peptidoglicano sottostante Un micoside (dimicolil-trealoso) localizzato superficialmente alla parete cellulare costituisce il fattore cordale Lipoarabinogalattani (LAM) correlati con il lipopolisaccaride O dei batteri Gram neg 3. Fosfatidi o fosfolipidi: glicerolo esterificato con ac. grassi Struttura della parete cellulare Proteine dello strato esterno: costituiscono il 15% delle proteine della parete cellulare. Sono importanti Ag (es. PPD) che stimolano la risposta immunitaria cellulomediata PPD: (derivato proteico purificato) utilizzato come test di reazione cutanea per valutare l’esposizione a M. tuberculosis Test di reazione cutanea PATOGENESI La trasmissione della tubercolosi dal bovino all'uomo può avvenire per via : Respiratoria Alimentare Cutanea Possibile contagio interumano attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse o gli sternuti da individui infetti M. bovis DISTRIBUZIONE: Eradicata in molti paesi del Nord Europa Discreta prevalenza in Spagna e Irlanda, più rara in Germania, Francia, Portogallo e Grecia Bassa prevalenza nei bovini in Italia PROVINCE E REGIONI UFFICIALMENTE INDENNI AI SENSI DELLA NORMATIVA COMUNITARIA AL 19/04/2012 La tubercolosi da M. bovis in Italia è una malattia controllabile ed eradicabile. In Italia ogni anno vengono riscontrate oltre 500 aziende positive con un’incidenza che varia dallo 0,11% al 2,81% a seconda della Regione. Nel 2010 la Regione con più alta prevalenza e di incidenza risulta essere la Sicilia, seguita dalla Basilicata. Regioni Ufficialmente Indenni da TBC bovina: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana. In Abruzzo solo la Provincia di Pescara ha la qualifica di Provincia Ufficialmente Indenne M. bovis Tubercolosi gastrointestinale Tubercolosi polmonare Tubercolosi cutanea Tubercolosi gastrointestinale La forma primaria è dovuta al consumo latte e di derivati del latte non pastorizzato. Oggi si tratta di un evento eccezionale grazie alla pastorizzazione del latte. Consumo di carne e prodotti carnei: improbabile, la cottura inattiva i micobatteri presenti. Tubercolosi gastrointestinale Inizialmente localizzata alla regione ileo-cecale e può successivamente diffondersi al tenue ed al colon. Sintomatologia Dolori addominali, diarrea alternata a stipsi, dimagrimento, febbre. Presenza del micobatterio nelle feci. Noduli caseocalcifici in linfonodi mesenterici(Tbc organica cronica) Tubercolosi polmonare Contatto diretto con animali vivi: - contaminazione per aerosol. Contaminazione indiretta delle carcasse: - contaminazione per aerosol, quando porzioni di carne infetta sono tagliate e sbattute sui banchi, con rilascio di patogeni. M. bovis La tubercolosi polmonare da Mycobacterium bovis nell’uomo non è distinguibile per gravità, lesioni e decorso dalla forma causata da Mycobacterium tuberculosis. La localizzazione può essere polmonare e/o extrapolmonare (linfonodi ed altre parti del corpo). Principali manifestazioni della TB, dall’infezione alla difesa dell’ospite: a. infezione abortiva con guarigione spontanea; b. malattia acuta che può manifestarsi nei soggetti immunodepressi subito dopo l’infezione tubercolare; c. contenimento del Mycobacterium tuberculosis all’interno del granuloma mentre la malattia si può sviluppare in un secondo momento, quale risultato di una riattivazione (situazione più frequente). (da Kaufmann, 2001) L’immunità nell’infezione tubercolare La replicazione intracellulare dei micobatteri stimola la risposta dei linfociti T helper CD4+ e citotossici CD8+. L’attivazione dei CD4+ porta alla produzione di anticorpi, ma tale risposta è inefficace nel controllo della malattia da micobatteri poiché questi sono protetti dalla loro localizzazione intracellulare. Le cellule T, inoltre rilasciano IFN-gamma, IL-2 che attivano i macrofagi. I Macrofagi attivati possono fagocitare e uccidere i micobatteri. I linfociti citotossici possono anche lisare cellule fagocitiche contenenti micobatteri in replicazione, permettendo così la fagocitosi e l’uccisione dei micobatteri da parte delle cellule fagocitiche attivate. L’immunità nell’infezione tubercolare Gli Ac circolanti contro gli Ag proteici e polisaccaridici non sono protettivi perché il micobatterio è insensibile all’azione battericida del complemento e perché riesce a sopravvivere all’interno di macrofagi non attivati. L’immunità cellulo-mediata responsabile dell’allergia ritardata (di tipo IV) si manifesta con la comparsa di macrofagi attivati con elevata reattività ed aumentata capacità di fagocitosi e di killing intracellulare nei confronti dei micobatteri e costituisce un evento fondamentale in grado di influenzare l’evoluzione dell’infezione. Tubercolosi polmonare Se esiste uno stimolo antigenico (bassa carica batterica), quando i macrofagi sono attivati, i bacilli possono essere distrutti con minimo danno tissutale. Se invece sono presenti molti bacilli, la risposta immuno-cellulo mediata provoca necrosi tissutale. Numerosi fattori dell’ospite sono coinvolti in questo processo, compresa la tossicità delle citochine, ischemia, attivazione della cascata del complemento, enzimi idrolitici, ROI. Tubercolosi polmonare I segni istologici dell’infezione sono determinati dalla carica batterica e dalla risposta immunitaria dell’ospite all’infezione: Lesioni di tipo essudativo (nodulo o focolaio essudativo) Lesioni di tipo produttivo (granuloma) Lesione di tipo essudativo: L’infezione tubercolare primaria è caratterizzata da reazione infiammatoria acuta (alveolite) con edema, PMN, monociti intorno ai bacilli, notevole replicazione batterica senza segni di reazione specifica. Il focolaio essudativo (nodulo) può guarire per riassorbimento dell’essudato con formazione di cicatrice, oppure può sfociare in una lesione di tipo produttivo Tubercolosi polmonare Sviluppo di una lesione acuta di tipo essudativo che si diffonde ai linfatici e alle linfoghiandole regionali. La lesione primaria polmonare e la linfoadenite satellite costituiscono il complesso primario di Ghon La linfoghiandola subisce un processo di caseosi massiva di solito seguita da calcificazione Lesione di tipo produttivo: granuloma cronico formato da tre zone: Zona centrale di grosse cellule polinucleate (cellule di Langhans) contenenti bacilli all’interno Zona intermedia di cellule epitelioidi Zona periferica di fibroblasti, linfociti, monociti Nella zona periferica si sviluppa una reazione connettivale. Questa lesione viene detta TUBERCOLO Tubercolo Può andare incontro a necrosi caseosa Un tubercolo caseificato può svuotare il proprio contenuto in un bronco, in un vaso, con formazione di escavazioni nel parenchima polmonare (caverne tubercolari). Può andare incontro a calcificazione per deposizione di sali di calcio entro il quale possono persistere elementi bacillari vitali. Bacilli “murati vivi” all’interno del tubercolo possono riprendere in seguito la loro virulenza (reinfezione endogena), con la ripresa della moltiplicazione batterica, la formazione di lesione granulomatose multiple confluenti ed invasione del circolo ematico, determinando la diffusione dell’infezione in altre sedi polmonari o extrapolmonari (tubercolosi miliare). Tubercolosi miliare: lesioni tubercolari multiple negli organi Osteomielite caseosa vertebrale Tubercolosi polmonare Sintomatologia: L’infezione primaria può essere asintomatica. Occasionalmente il paziente può presentare una lieve sintomatologia costituita da febbricola, inappetenza. L’infezione primaria e secondaria “progressiva” decorrono con sintomi blandi: febbricola serotina, facili sudorazioni, deperimento organico, astenia, tosse secca, emoftoe o emottisi. Nelle lesioni più avanzate può comparire dispnea. Quando il processo colpisce altre sedi le manifestazioni cliniche variano in relazione al tipo di organo colpito. M. bovis Tubercolosi cutanea Contatto diretto con animali vivi: - morso di animali - contatto con microrganismi che si trovano sulla superficie corporea degli animali infetti (cute, pelo, coda) - insetti ematofagi (mosche o pulci) che pungono prima animali infetti e poi uomini. Contaminazione diretta con le carcasse di animali infetti: - ingresso del germe attraverso tagli e lesioni sulle mani di lavoratori di mattatoi e di stabilimenti di lavorazione della carne. Tubercolosi cutanea Localizzata alle mani e agli avambracci di contadini, macellai, veterinari caratterizzata da manifestazioni papulo-verrucose talora a focolai multipli . Il bacillo tubercolare giunge alla cute dall’esterno in soggetti esenti da lesioni tubercolari a carico di altri organi. Nella sede di inoculo si forma una papula di colore rosso-giallastro che successivamente si ingrossa e si ulcera. Evento costante è la diffusione del processo ai linfonodi regionali i quali vanno incontro a rammollimento e fistolizzazione. Tubercolosi nell’animale E’ una malattia a decorso cronico il cui quadro clinico è in relazione alla localizzazione, alla natura e all'entità delle lesioni nei vari organi e tessuti colpiti. A livello polmonare il processo si cronicizza con polmonite cronica (lesioni nodulari o tubercoli) e liquazione delle parti lese e cavitazione. Le lesioni possono coinvolgere tutti gli organi e i tessuti con particolare frequenza i linfonodi, i polmoni, l'intestino, il fegato, la milza, e le sierose pleurica e peritoneale. Tubercolosi nell’animale Il bovino si infetta generalmente con Mycobacterium bovis per via respiratoria, più raramente per via digerente (acqua, foraggio contaminati). La forma più tipica, è il complesso primario polmonare, con lesioni granulomatose nell'organo e nei linfonodi annessi (mediastinici e bronchiali). Dal polmone la malattia può generalizzarsi. Il suino si infetta con Mycobacterium bovis per via digerente. Tubercolosi nell’animale Equini, ovini e caprini sono generalmente refrattari alla malattia, con quadri limitati al periodo dell'infezione primaria. In particolare, la tubercolosi caprina è stata considerata, fino a poco tempo fa, un evento raro e sporadico. Nei carnivori domestici prevalgono le forme essudative con andamento cronico. Reazioni sierologiche A tutt’oggi non esistono metodiche sierologiche affidabili Di notevole utilità è l’accertamento della presenza di immunità cellulo-mediata specifica nei confronti di Ag proteici di M. tuberculosis (reazione di Mantoux), mediante inoculazione intradermica di tubercolina (PPD). Analogamente per M. bovis Determinazione dell’ummunità cellulo-mediata Test della Mantoux. tubercolina: test di Derivato proteico purificato (PPD), 0,1 ug (5 Unità Tubercolina) intraderma. La reattività al test cutaneo è valutata dopo 48. Positività deve essere confermata da esami clinici e microbiologici Bassa sensibilità e bassa specificità E’ una reazione di ipersensibilità di tipo IV o ritardata (risposta immunitaria cellulo-mediata) Linee Guida dell’American Thoracic Society Hanno stabilito diversi cut-off per l’interpretazione dell’esito del test: Un indurimento ≥ 5 mm è definito positivo nei soggetti ad alto rischio di infezione o riattivazione (ad esempio nei contatti recenti con pazienti affetti da TB attiva o in corso di infezione HIV) Un indurimento ≥ 10 mm è definito positivo per i soggetti a rischio medio (ad esempio nei paziento con patologie croniche o nei residenti o lavoratori in strutture residenziali ad alto rischio quali carceri, ospedali e strutture sanitarie, case di riposo) Un indurimento ≥ 15 mm è considerato positivo nei soggetti non a rischio IDT NEL BOVINO L’inoculazione deve avvenire nello spessore della cute situata tra il terzo anteriore e il terzo mediano del collo oppure a livello della spalla, 5 cm davanti o dietro la spina acromiana. L’inoculo deve essere effettuato via intradermica indirezione obliqua nella quantità di 0,1ml di PPD, pari a 5000U. Se l'inoculazione è avvenuta in modo corretto alla palpazione si rivela unpiccolo gonfiore Reazione negativa Gonfiore circoscritto della piega cutanea con aumento di spessore della piega cutanea ≤ 2 mm Assenza di segni clinici Reazione dubbia Aumento di spessore della piega cutanea compreso tra 2 e 4 mm Assenza di segni clinici Reazione positiva Aumento di spessore della piega cutanea ≥ 4 mm nel punto di inoculo Presenza di segni clinici quali edema locale diffuso, essudazione, necrosi, dolore o infiammazione dei dotti linfatici regionali o dei linfonodi Test IGRA (Interferon-Gamma Releasing Assay) Test IGRA (Interferon-Gamma Releasing Assay) Recentemente sono stati sviluppati una nuova generazione di test immunologici rapidi su sangue per la diagnosi di LTBI (IGRAs: Interferon gamma release assays): • IL QuantiFERON-TB • IL T SPOT-TB Nel 1990 venne applicato per la prima volta un test su sangue che utilizzava il PPD per la ricerca di IFN-γ in risposta a specifici antigeni, allo scopo di diagnosticare la tubercolosi bovina (Wood et al, 1990) Nel 1995 il test fu utilizzato per la prima volta nell’uomo per la diagnosi di infezione da Mycobacteriun tuberculosis e Mycobacterium avium complex e fu denominato QuantiFERON-TB. Poiché gli antigeni del PPD sono condivisi con altre specie micobatteri, un test QuantiFERON-TB positivo, così come succedeva per il TST, presentava ridotta specificità per l’infezione da Mycobacterium tuberculosis, in quanto poteva riflettere sia un’infezione da micobatteri non tubercolari, sia l’effetto della vaccinazione con BCG (Black et al, 2002). γ-IFN in vitro: Si articola in 2 FASI STIMOLAZIONE LINFOCITARIA TEST ELISA PER LA RILEVAZIONE γ -IFN Test IGRA Nel 1995 (Andersen et al, 1995) fu scoperta l’esistenza di un antigene bersaglio della risposta immune cellulare alla tubercolosi nel ratto, noto come “early secreted antigenic target 6” (ESAT 6). Successivamente, nel 1998, venne descritto un altro antigene altamente immunogenico denominato “culture filtrate protein 10” (CFP10) (Berthet et al, 1998) Gli antigeni peptidici utilizzati sono codificati da geni localizzati all’interno della “Region of Difference 1” (RD-1) del genoma del Mycobacterium tuberculosis. Questi antigeni sono più specifici rispetto al PPD, in quanto la RD-1 è presente in tutte le specie del Mycobacterium tuberculosis complex ad eccezione del ceppo vaccinale (BCG), mentre manca nella maggior parte dei micobatteri non tubercolari (con l’eccezione di Mycobacterium kansasii, Mycobacterium marinum, Mycobacterium flavescens, Mycobacterium gastri e Mycobacterium szulgai) Diagnosi di laboratorio della tubercolosi umana Esame microscopico: colorazione Ziehl Neelsen. Campioni: espettorato, broncoaspirato, aspirato gastrico, feci, linfonodi, prelievi bioptici. Diagnosi di laboratorio Isolamento colturale T. Lowenstein Jensen (a base di uovo) T. Middlebrook 7H10, 7H11 (a base di acido oleico ed albumina). Entrambi contengono verde malachite che inibisce la crescita dei batteri contaminanti. Su terreni solidi le colonie del M. tuberculosis appaiono rigogliose aspetto a cavolfiore (eugoniche) M. bovis crescita stentata (disgoniche) Metodi rapidi di identificazione: Sonde molecolari specie-specifiche marcate con fluoresceina o biotina o radiomarcate (metodo rapido: 2 ore) PCR (reazione polimerasica a catena) Amplificazione delle sequenze geniche codificanti le regioni ipervariabili dell’RNA ribosomiale 16S seguita dall’analisi della sequenza (metodo rapido 2 giorni) Sistema BACTEC 460: presenza di 14CO2 libera al di sopra della fase liquida indica attivo metabolismo e crescita batterica utilizzando substrati marcati con 14C (ac. palmitico) Sistema BACTEC MGIT 960: utilzza il terreno liquido 7H9 di Middlebrook rileva emissioni fluorescenti in seguito alla riduzione del livello di O2 . Sono normali provette contenente sul fondo un indicatore fluorescente (complesso metallico di rutenio). Letto alla lampada di Wood il fondello diventa fluorescente. Sonde molecolari Diagnosi di laboratorio PCR (reazione polimerasica a catena) Si esegue direttamente su campioni biologici o sui ceppi in crescita nei terreni di coltura Consente di rilevare un numero esiguo di micobatteri (<10/campione) Identifica la specie Trattamento della tubercolosi Terapia combinata con farmaci attivi sulla parete e sulla sintesi di acidi nucleici Attivi sulla parete cellulare: Isoniazide Attivi sulla sintesi degli acidi nucleici: Etionamide Rifampicina Etambutolo Chinoloni (levofloxacina) Cicloserina E’ utile associare 2 o più farmaci e continuare il trattamento per 6-9 mesi allo scopo di rendere più difficile la selezione di varianti resistenti Trattamento della tubercolosi In popolazioni a bassa resistenza per isoniazide il trattamento iniziale è costituito da isoniazide, rifampicina, pirazinamide per 2 mesi. In caso di sospetta resistenza all’isoniazide, il trattamento iniziale è costituito da isoniazide, rifampicina, pirazinamide, etambutolo o streptomicina per 2 mesi. Dopo la prima fase con la negativizzazione dell’escreato, segue la fase di continuazione per 4 mesi con isoniazide e rifampicina. Chemioprofilassi Trattamento con farmaci di soggetti asintomatici con viraggio alla positività della reazione tubercolinica (chemioprofilassi) I tre protocolli raccomandati sono i seguenti: Isoniazide una volta al giorno o due volte la settimana per 9 mesi Rifampicina una volta al giorno per 4 mesi Pirazinamide e rifampicina una volta al giorno per 2 mesi Profilassi della tubercolosi umana Controllo ed eradicazione della tubercolosi bovina In Italia viene effettuato un controllo sistematico della popolazione bovina viva e sulle carcasse da macello Sorveglianza epidemiologica Attualmente la prova ufficiale per la diagnosi di TBC bovina nell’animale è il test di intradermoreazione alla tubercolina PPD bovina (Protein Purified Derivative). Altre prove diagnostiche utilizzate per la conferma di TBC sono il gamma interferon e l'isolamento colturale. Condizioni affinché un allevamento possa essere dichiarato “Ufficialmente Indenne” a livello comunitario da tubercolosi bovina A) Nessun animale deve presentare sintomi clinici di tubercolosi. B) Tutti gli animali di età superiore a sei settimane devono reagire negativamente ad almeno due intradermotubercolinizzazioni ufficiali praticate secondo le disposizioni dell'allegato B del D.Lgs196/99, la prima sei mesi dopo l'eradicazione di qualsiasi eventuale infezione dall'allevamento e la seconda sei mesi più tardi. C) Quindi….non deve essere introdotto nell'allevamento alcun bovino di età superiore a sei settimane, salvo qualora abbia reagito negativamente ad una intradermotubercolinizzazione eseguita nei 30 giorni precedenti o nei 30 giorni successivi alla data d'introduzione dell'animale nell'allevamento. Un allevamento bovino mantiene la qualifica di allevamento ufficialmente indenne da tubercolosi se: continuano ad essere soddisfatte le condizioni di cui alle lettere A) B) e C) Misure di controllo regolate per legge Consistono in: controllo periodico dei bovini dalle 6 settimane di età in poi tramite test di intradermoreazione alla tubercolina, quantiferon test, isolamento del batterio abbattimento dei bovini positivi ispezione al mattatoio di tutti gli animali macellati per la ricerca di eventuali lesioni anatomo-patologiche pastorizzazione del latte applicazione di misure di biosicurezza all’interno degli allevamenti positivi (isolamento degli animali positivi, in attesa di essere inviati al mattatoio, dal resto della mandria, disinfezioni, bonifica dei pascoli ecc.) Profilassi Immunizzazione attiva: Il vaccino più diffuso è il “BCG” allestito con una variante apatogena del M. bovis scoperta da Calmette e Guerin. Consigliato ai soggetti che vivono in stretto contatto con animali (allevatori, veterinari) Ha dato buoni risultati in Europa Si stanno sperimentando vaccini ottenuti con metodiche di ingegneria genetica