govi, o della “govattografia”

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govi, o della “govattografia”
GOVI, O DELLA “GOVATTOGRAFIA”
Dentro quel locale appena inaugurato, in piazza della Vittoria, puoi voltarti, oh lettore
curioso, verso la parete di fondo. In basso, la porta bianca del bagno tappezzata
dalle scritte multicolori degli ospiti. Lì ti si avvicinerà Martin Piccolo Marinaio, giovane
figlio di Giampaolo Artista Marinaio, e ti porgerà un pennarello per lasciare su quelle
pareti una testimonianza del tuo passaggio. Allora cercherai a stento un fazzoletto di
vuoto muro per imprimere il ricordo della tua fermata nel Grande Viaggio e, mentre lo
cercherai, proprio lì su quella porta, ti verrà di alzare lo sguardo. A quel punto troverai,
quasi in penombra incorniciato, un disegno. Un ritratto di Ernest Hemingway. Mirabile,
bellissimo, perfetto. In fondo, dedica e firma: Daniele Govi. Il cugino del padre Marinaio del figlio Giovin Marinaio. Capita di rado di vedere tanta perfezione in un disegno. A
te, ora, è capitato, oh lettore. E allora ti chiederai chi sia quell’artista. Non lo conosci?!
Lo conoscono tutti, a San Vincenzo. Lo conoscono tutti in Toscana e nel resto d’Italia.
Lo conoscono anche all’estero: Daniele Govi d’Anima Pittore. 22 giugno 1960. Esordio di un’estate. Govi nasceva – per lo stupore dei medici – con un lapis e un pennello nel cuore, strumenti che da feto aveva intinto nel liquido amniotico della vita. Si dice che con essi avesse colorato la placenta.
Quel bambino, pochi anni dopo, copiava egregiamente Cèzanne ed eseguiva bellissimi ritratti dei nonni. Daniele parla con l’Arte,
di voce ha un sussurro cordiale, quasi un atto di cortesia, una carezza da usare poco. Silente e gentile, ha un difetto che è un
pregio: riesumare la verità. Anche e soprattutto quella nascosta nell’animo del mondo: in una spiaggia, in un volto, in un corpo, in
un cielo, in un paesaggio. La gente comune non può sopportare dosi troppo consistenti di verità. Ma di questi nietzschiani pensieri egli non si preoccupa. La verità è lì sulla carta, sulla tela, sulla tavola, sul pezzo ligneo raccolto sull’arenile: chi la percepisce è
fortunato, chi non la percepisce è estasiato. Quanta amorevole invidia causa nel Cugino Marinaio! Metà degli anni ’70. Daniele va
a Firenze, appena adolescente, al Liceo artistico. Poi, sempre nella Città dell’Arte, s’iscrive all’Accademia: è il miglior studente del
corso di pittura. Son diversi, lui e il cugino Giampaolo, dicono. Sì, lo sono. Ma quanti punti in comune hanno, oltre allo stesso
color rosso del sangue? Molti, più di quelli che si pensi. Intanto, il maestro d’Arte e di Vita è lo stesso: Goffredo Trovarelli. Ancor
ragazzino, Daniele stringe amicizia con un campigliese illustre: Carlo Guarnieri pittore, xilografo fra i maggiori al mondo. Ora assomiglia a Courbet, il nostro Daniele. Gli assomiglia nell’animo romantico, nella tecnica, nei colori. Sul pittore francese realizza la sua
tesi di laurea. E’ il 1982. L’anno dopo, la nuda verità si mette in posa e lui la disegna in armonici corpi, mentre nel suo scrigno
d’amicizia si aggiungono Silvio Loffredo e Pietro Annigoni. Il maestro, diceva Jorge Luis Borges, insegna ciò che non sa fare:
Daniele Sanvincenzin Dipintore è l’eccezione che conferma l’argentina sentenza. Lui insegna ciò che sa, e che sa bene. Daniele
viaggia, ma con una gamba resta lì, come un Colosso di Rodi che allunghi il gigantesco passo per affacciarsi su altri lidi e poi retrocedere al punto di partenza: ti guardo, ti leggo, ti conosco e torno indietro, a fissarti per sempre nell’Arte e con l’Arte. “C’è
tanto naturale sapere delle Cose della Pittura” nei suoi quadri, “il vero profanato e risolto di figure oggetti e vedute, tanto naturale
amore per ogni soggetto”. Govi Gentil Pittore si chiude nel suo studio, emigra da lì en plein air, ritrae i luoghi della sua amata San
Vincenzo, ad archiviar la memoria struggente del passato. Son dieci, venti, cinquanta, cento. Anche di più. E poi gli studi, i bozzetti
a centinaia anch’essi, di maestria non comune. Il Talan Cugino dipinge ascoltando musica. Daniele ce lo immaginiamo in silenzio, con
le note e i Notturni delle amate onde in sottofondo, con un velo perenne di nostalgia che lo accomuna, una volta di più, all’esteriormente più espansivo Giampaolo. Ah, la malinconia infinita fissata per sempre, le emozioni eterne che sanno tanto di Durer in altra
veste! Ricordate Hitchcok? Rimembrate le sue apparizioni nelle sue proprie gialle pellicole? Tu, lettore incredulo, ti chiederai che
c’entri il maestro del brivido. C’entra. Perché in quasi tutti i goviani quadri, a guisa michelangiolesca, Daniele è lì nei suoi autoritratti:
a tratti è fermo immobile, altre volte gioca, altre volte ancora attraversa la tela aracnidea e guarda soggetto e spettatore. Il suo falso
vero autoritratto ha nome Govatto. D’essenza felina, di natura umana, salta, s’interroga, chiede e se ne va. Sul pelo il salmastro, sul
naso si posa il granello di sabbia della Storia. Daniele ha 27 anni. La cattedra di Discipline pittoriche al Liceo artistico “L.Bianciardi”
di Grosseto è sua. Colui che insegna ciò che sa, allestisce intanto mostre di pittori importanti, espone i suoi quadri qui e là, sperimenta. E pensa alle pieghe della Storia. La Battaglia di Torre S.Vincenzo è lì, e proprio nel 1987 inizia a pensarla, disegnarla, strutturarla. Perché ritrarre la battaglia come fece Vasari nel suo peraltro fantastico quadro? Battaglia è guerra. Guerra è tragedia. Battaglia
è guerra che è tragedia che è sconfitta umana. Sconfitta umana che si ripercuote nei luoghi che paion specchio dell’animo umano.
Lo immaginiamo incredulo, Daniele, anche mentre dipinge. Mentre ragiona sulle drammatiche aporie dell’Uomo, incide, affresca e,
accanto alla sabbia usa quella cartapesta che lo fece giovane protagonista del carnevalesco tempo dorato del paesello di mare.
Anch’egli, come il cugino, viene invitato al prestigioso “Premio Lubiam” di Mantova, e la Cappella della Caserma Guastalla d’Asti la
fa sua di parete in parete fra l’anima di San Martino e quella di San Secondo. E arriva, sì, la Battaglia. Alla maniera del rinascimentale genio italico, di maniera colma le tele e la Maniera si fa nuova: è uno dei maggiori esponenti del cosiddetto “Nuovo Manierismo
italiano”. Insieme al Talani Marinaro s’unisce per decorare le pareti della Villa Pietrini di Bandita a Campiglia, con l’aiuto delle sapienti
mani di Ugo Lagasi. E’ il 1997. Govi è già uno dei più apprezzati disegnatori e paesaggisti d’Italia. Decide con gli anni di passare i
suoi dorati ricci al cugino, il quale li prende, li tinge di nero corvino e li attacca alla testa per farli frustar dal vento. Prima di Villa Pietrini, Govi ha già affrescato di sacro tocco evangelico la chiesa grossetana di Santa Famiglia. La Maremma poetica torna spesso nei
suoi quadri, e in “Agorà Picta” i favolosi ritratti dei grandi protagonisti del ‘900 prima s’incastonano nei vuoti architettonici di edifici
sanvincenzini, poi si trasferiscono nel Palazzo comunale del paese. Arrivan gli acquarelli salati dei “Pezzi di mare” fatti su materiale
trovato in spiaggia, il disegno su due ruote per il Giro d’Italia, i Palii della Costa Etrusca, i ritratti di grandi personaggi, installazioni,
scenografie e collaborazioni con l’amica Giorgia Macchi, grande danzatrice. Nel 2010, la consacrazione giunge gentile nel fiorentino
Palazzo Borghese: “Andata e ritorno”, viaggio pittorico in Maremma e in Toscana, tanti visitatori, poesia allo stato puro. Alla San
Vincenzo del suo cuore dona, nel 2012, 50 tele realizzate fra il ’77 e il 2008: paesaggi sanvincenzini, mare, colline, poesie d’olio che
s’installano per sempre nella medievale Torre. Caro lettore curioso ed esigente, ci sarebbe da dire molto altro, perché altro mi chiedi
di quest’uomo che ha vestito il cielo di grazia. C’è una cosa, però, da dire, ma la vuol dire Talan Cugino: “Nessuna storia allora non
la sua, solo il racconto costante e naturale di una pittura che già era ad aspettarlo e che di lui si è servita da subito come mezzo per
realizzarsi. Ci sono persone predestinate a creare qualcosa di bello attraverso strumenti che sono già ad attenderli e per le quali la
natura ha già deciso”.