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UNIVERSALIA 3
IL LINGUAGGIO DELL’ARTE
prof. Elena Introzzi
ZZ5
Conoscere la città
LIBERTY, DECO, STILE ECLETTICO
IMMAGINI
Nel 1884 Milano contava , dentro la cerchia dei Bastioni, 216.000 abitanti + 108.000 altri residenti nei
cosidetti “corpi santi” aggregati alla città nel 1873, e si estendeva su una superficie di circa 8 Kmq
Il nuovo Piano Regolatore e di ampliamento, redatto dall’ing. Beruto dell’ufficio tecnico municipale,
prevedeva una popolazione complessiva di 516.000 abitanti e, conseguentemente, un fortissimo incremento
della superficie urbana, portata a 28 kmq.
Questo ampliamento avveniva in modo concentrico e con spessore pressochè uniforme rispetto al centro
esistente e si sviluppava mediante una rete ortogonale di strade che racchiudevano isolati compatti di lato
pari a 200 / 300 ml.
Il Piano prevedeva inoltre lo spostamento ad ovest della piazza d’armi, la demolizione della cinta dei Bastioni
spagnoli, la formazione di un parco urbano a sud e la realizzazione dello scalo ferroviario di Porta Romana
con il decentramento dei grandi complessi produttivi fuori dall’abitato.
La conseguente stesura definitiva del Piano confermava tali scelte, riducendo però le dimensioni degli isolati
ortogonali .ed aggiungendo invece la previsione di realizzazione del Parco Sempione.
Il successivo Piano redatto dagli ingegneri Pavia e Masera nel 1910 ed approvato nel 1912, dilatava ancora
la maglia urbana di quello precedente, portando la superficie complessiva a 50 kmq, con un ulteriore
aumento della capacita’ insediativa di 560.000 abitanti.
Altre novita’ erano costituite dalla previsione di lottizzazione della nuova piazza d’armi (l’area della fiera
campionaria), dalla modificazione della cintura ferroviaria con la localizzazione della nuova Stazione
Centrale, la indicazione di un porto canale a sud, collegato con i navigli esistenti
Questi brevi cenni sulla situazione urbanistica milanese di inizio secolo testimoniano efficacemente della
volonta’ di Milano’ di adeguare la propria struttura alle dimensioni delle altre citta’ europee importanti
uscendo dalla configurazione di solo capoluogo lombardo, ormai inadeguata rispetto ai programmi di
espansione commerciale e di confronto culturale, ulteriormente ribaditi dalla avvenuta apertura del traforo
del Sempione e dalla correlata Esposizione Universale tenutasi a Milano nel 1906.I
In questo clima di innovazione e di distacco dal passato ottocentesco, diventa naturale, nel campo
dell’architettura, il ricorso a forme ed a linguaggi espressivi nuovi, con espliciti riferimenti a contemporanee
esperienze europee, quali il Liberty, oppure mediante lla reinterpratazione storicistica ed ironica dei
modelli classici, tipica dello stile eclettico.
Nell’edilizia milanese realizzata nel primo ventennio del XIX secolo i caratterii stilistici derivanti dalla
suddette posizioni culturali, spesso si intrecciano e si sovrappongono dando origine a forme complesse in
cui elementi tipici del Liberty si fondono con reminiscenze storicistiche e con la residua tendenza ad una
certa monumentalità decorativa
E’ questo il cosidetto Stile Floreale che rappresenta la declinazione milanese più riconoscibile del Liberty e
che dara’ un’impronta precisa proprio a quegli isolati di nuova formazione, individuati dalla magla dei piani
Beruto e Masera e saturati in breve tempo, che ancora oggi sono testimonianza, con la loro inalterata
compattezza di quel periodo di rapida espansione edilizia.
In ogni caso queste architetture, indipendentemente dalla loro maggiore o minore purezza stilistica e dal
loro diverso pregio architettonico, sono importanti in quanto segnano il definitivo momento di rottura rispetto
alla tradizione classica ottocentesca
Fino a tutto il 1800 infatti, la storia dell’architettura registra un percorso lineare contrassegnato, nei diversi
momenti espressivi che si sono succeduti nel tempo, da
variazioni di proporzione fra i vari elementi
costitutivi l’edificio, da variazioni nel disegno delle modanature, dal maggiore o minore peso delle
decorazioni, anche da configurazioni volumetriche differenti, tutte modificazioni però contenute, nonostante
le diversità stilistiche, entro una sostanziale continuità tipologica, costruttiva e formale
L’adozione della tecnologia del ferro e del cemento armato consente lo svuotamento dei volumi, la
prevalenza dei vuoti rispetto ai pieni, la ricerca di asimmetrie anticlassiche, la decorazione integrata, come
elemento intrinseco, nella struttura stessa dell’edificio, aggetti e rientranze che aggiungono valori
chiaroscurali alle facciate, tutti aspetti, quest,i che costituiscono una netta e definitiva cesura con le forme
tradizionali delle architetture precedenti
Compaiono nuove aggettivazioni decorative, quali i ferri battuti, le vetrate colorate, i fregi in ceramica, al
sapere architettonico si accompagna l’abilità artigianale
L’introduzione in questo contesto di forme e materiali derivati, senza alcuna attinenza costruttiva e come
semplice citazione storicistica, dagli. stili e dalle forme dell’architettura romanica o medioevale, porta alla
formazione del cosidetto Stile Eclettico che in effetti è un non stile in quanto prevalentemente riferito ad
opzioni individual di natura disegnativai e disancorato da un corrispondente contesto culturale e sociale
Adottare indifferentemente e acriticamente stili diversi, senza alcuna ragione sostanziale e strutturale,
equivale alla negazione stessa del concetto di stile, inteso come raffigurazione culturale dello spirito e del
carattere di un’epoca
Proprio nel vuoto culturale determinato da tale negazione si inserirà più tardi, con nuovi contenuti ideologici,
nuovi obiettivi programmatici e nuove forme espressive, l’architettura razionalista
In questa situazione il Dèco (o l’Art Dèco, come era stata denominata nell’Esposizione Internazionale di
Parigi del 1925, da cui trae origine ), rappresenta una deriva di gusto, ancorato ai grafismi della pubblicità
e della moda che, sopratutto nell’oggettistica d’arte e nell’arredo, tende a semplificare le forme e rivestirle di
una patina elegante ed ironica.
Il Dèco, sostanzialmente, declina, in chiave frivola ed esclusivamente decorativa, alcuni elementi tipici
dello stile Liberty e proprio per tale sua ambigua collocazione, finisce per rappresentare la conclusione
ultima di un’esperienza raffinata e, nello stesso tempo, l’anticipazione delle forme del Novecento.
Bibliografia
AA.VV.. - MILANO – architetture per la città 1980-1990 - editoriale domus, Milano, dicembre 1989
MILANO DECO, LA FISIONOMIA DELLA CITTA’ NEGLI ANNI VENTI – a cura di Rossana Bossaglia e
Valerio Terraroli – Provincia di Milano , ed. Skira,1998
LIBERTY, DECO E STILE NOVECENTO – itinerari di Milano e provincia – a cura di C.Casero, S.Fontana
M.Marchersotti, L..Noseda – Provincia di Milano, 2000
Giuliana Gramigna, Sergio Mazza – MILANO – ed. Hoepli , Milano, 2001
UNIVERSALIA 3
IL LINGUAGGIO DELL’ARTE
prof. Elena Introzzi
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Conoscere la città
LIBERTY – DECO’- STILE ECLETTICO
ACQUARIO CIVICO - VIA GADIO - S. LOCATI – 1906
CASA BERRI MEREGALLI - VIA CAPPUCCINI 8 – G.U. ARATA - 1914
CASA CAMPANINI - VIA BELLINI 11- A. CAMPANINI - 1906
CASA GALIMBERTI - VIA MALPIGHI 3 - G.B. BOSSI - 1903
CLINICA COLUMBUS - VIA BUONARROTI 48 - G. SOMMARUGA – 1912/14
PALAZZO CASTIGLIONI – CORSO VENEZIA 47 – G. SOMMARUGA - 1901
MAGAZZINI BONOMI - CORSO VITTORIO EMANUELE 8 - A.BONOMI – 1906
MAGAZZINI CONTRATTI – VIA TOMMASO GROSSI 8 - A.B- BROGGI – 1903
TEATRO FILODRAMMATICI - PIAZZA FERRARI - GIACHI – 1904
TRIANON - PIAZZA LIBERTY – A. CATTANEO G. SANTAMARIA – 1902
PALAZZO DEL COPPEDE’ –VIA CARDUCCI 36 - GINO COPPEDE’ – 1910
CASA D’ABITAZIONE – VIA POERIO 11 – G. GREPPI
Le immagini del ppt LIBERTY sono state scattate dai corsisti di Universalia 3 Ermanno Ravanetti 96%, Vittorio Bonatti 2%,
da libro 2%