il calcio che fu

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il calcio che fu
internet
di Stefano Fontana
Calciatori
in rete
Beccalossi e Piras:
www.evaristobeccalossi.it
Chi non ricorda Evaristo Beccalossi,
celebre centrocampista/regista mancino di origine bresciana attivo negli
anni settanta e ottanta? È stato uno
dei giocatori più amati dal popolo interista (e non solo), ed oggi è un po-
polare commentatore televisivo.
Il suo sito ufficiale è molto vasto e ben
realizzato, curato sotto ogni aspetto.
Il comparto grafico è di buona qualità, caratterizzato dai colori sociali
dell’Inter. Lo spazio internet ufficiale
del “Bec”, così come da sempre viene
chiamato, presenta una comoda divisione tra i contenuti relativa al passato da giocatore ed al presente come
speaker televisivo. Non mancano ampi
cenni biografici e suggestive foto di repertorio relative ad anni tra i più gloriosi nella storia dell’Inter.
Cresciuto calcisticamente nel vivaio
del Brescia, Evaristo Beccalossi ha legato indissolubilmente il suo nome a
quello del club neroazzurro. Ha militato anche in altre squadre quali Sampdoria, Monza, Barletta, Pordenone
e Breno. Ha preso parte anche alla
Nazionale Under 21 ed alla selezione
Olimpica.
Il sito è munito di un piacevole commento sonoro, disattivabile a discrezione del navigatore. È possibile
scrivergli una direttamente e-mail
semplicemente cliccando sul pulsante
il calcio che fu
“contatti”. La pagina denominata “articoli” raccoglie invece una nutrita rassegna stampa, incentrata sulla visione
di Beccalossi del calcio contemporaneo. Il guestbook del sito è davvero
ricco di messaggi da parte di tifosi, appassionati ed ammiratori di Evaristo:
un autentico attestato di stima. Chiudiamo citando la nutrita video gallery
presente nel sito e la pagina dedicata
al libro scritto dal calciatore e commentatore bresciano. In conclusione
ci troviamo di fronte ad uno spazio internet curato e piacevole da navigare.
www.gigipiras.com
Questo mese ci occupiamo anche del
sito internet ufficiale di Luigi Piras,
bandiera del Cagliari nonché uno dei
calciatori sardi più amati di tutti i tempi. Chiamato col diminutivo di Gigi, ha
legato la sua carriera al Cagliari Calcio e ne divenne un grande simbolo,
amato quanto Gigi Riva. Era un eroe
“made in Cagliari” in quanto nato a
Selargius, paese contiguo al capoluogo
sardo e grosso centro dell’hinterland
del sud Sardegna. Giocò con i sardi
per ben 14 stagioni tra A e B per un
totale di 320 presenze e 87 reti (132
presenze e 31 reti in Serie A e 188
presenze e 56 reti in Serie B), terzo
marcatore in campionato della storia
del Cagliari. Segnò al suo esordio in
serie A nel 1973-74 il 28 aprile 1974,
il suo goal fu decisivo nella vittoria interna contro la Fiorentina, la partita
infatti terminò con la vittoria del Cagliari per 1-0. Terminò la carriera al La
Palma, contribuendo al miracolo della
promozione in serie C2 per la squadra del quartiere cagliaritano. Svolge
oggi il ruolo di allenatore. Guidò tra
gli altri il Tempio in Serie C, i biancorossi di Selargius in Serie D, il Tortolì,
la Polisportiva Gialeto di Serramanna,
il Monteponi Iglesias, il Santa Teresa
di Gallura.
Il sito ufficiale di Piras ha uno stile grafico semplice e pulito, caratterizzato
da una leggibilità immediata. Molti i
contenuti in gioco, disposti con ordine nella parte alta dell’homepage e
raggiungibili con un click. Le notizie riportate qui sopra sono prese direttamente dalla sezione biografica del sito,
corredata anche di un utile schema riassuntivo che copre tutta la carriera
di Gigi nel Cagliari con tanto di presenze e marcature. Una delle pagine
più suggestive è la galleria fotografica,
caratterizzata da scatti di valore storico oltre che forieri di grandi emozioni.
Per fare un esempio, la pagina dedicata
alle foto si apre con uno scatto di Cagliari e Napoli intente ad accedere nel
rettangolo di gioco a inizio partita: i
due capitani immortalati sono Gigi Piras e Diego Armando Maradona. Anche la sezione “video” riserva alcune
sorprese, con l’intera rassegna delle
marcature messe a segno dal Cagliari
nelle stagioni 1979/80 e 1982/83, mentre un terzo video riassume la storia
della squadra sarda dal 1976 al 1984.
La rassegna stampa è un’altra sezione
del sito davvero interessante, capace
di catapultare il lettore indietro nel
tempo di oltre trent’anni, periodo
in cui il calcio era pura passione e la
domenica allo stadio un momento di
festa per tutti.
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segreteria
di Diego Murari
Uno per tutti,
tutti per Unico1
Di porto in porto…
con Diego Murari
La forza della squadra
Cari amici, torno tra voi in un momento difficile, combattuto come
sono tra mille emozioni e mille imbarazzi. Ormai mi conoscete, sapete
che purtroppo (e per fortuna), sono
una persona disabile. Ma dentro di me
ho la certezza che riuscirò a lottare
contro un male che voleva la mia vita,
quella vita che io invece continuerò a
tenere stretta tra le mie mani. Inizio
questo mio bussare alla vostra porta
raccontandovi di una lettera che ho
scritto a La Gazzetta dello Sport durante le feste natalizie e che in parte
voglio riproporre anche a voi, amici
del Calciatore che mi siete vicini in
ogni momento. Eccola qui.
Gennaio 2011
“Ti scrivo, cara Gazzetta, semplicemente per dirti grazie. Ho una Onlus,
si chiama Unico1, e vicino a me ci sono
immensi cuori come Roberto Baggio,
Cesare Prandelli, Francesco Toldo, Ivan
Cordoba, Gibo Simoni, Michele Scarponi, Tatiana Guderzo, Kristian Ghedina,
Sergio Pellissier e tanti altri ancora…
E ti scrivo, cara Gazzetta, per dedicarti gli occhi dei bambini dell’Ospedale
Buzzi di Milano, quando prima di Natale siamo andati a consegnare i doni
Unico1, oppure le lacrime delle loro
stupende mamme. Quante speranze,
quanta disperazione, quanta voglia di
vivere. Dentro di me le lacrime scendevano fino al cuore, e non ricordavo più
il mio male: l’asportazione del polmone, l’emorragia interna, le lesioni ai tendini, le ischemie cerebrali e i fidati medici che mi ripetevano: «Un mese, forse
due, poi è finita». In quei meravigliosi
momenti ho scordato tutto e cercavo
gli occhi di mia madre per gridarle grazie di ogni respiro che mi ha regalato…
di ogni volta che la vedevo piangere…”
La lettera è stata pubblicata e così ora
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mi arrivano ancora più chiamate, ancora più messaggi. Confesso che scrivere mi piace, so che devo imparare
molto, so di essere nessuno ma scrivere, come faccio per te calciatore,
per me è proprio importante: anche
grazie a te calciatore trovo la forza di
alzarmi dal letto e di ascoltare ogni
giorno un nuovo dono. Di respirare
quel meraviglioso profumo della vita
che tutti noi abbiamo, ma che spesso
dimentichiamo in un cassetto, senza
accorgerci che intorno a tutti noi c’è
il Sole, ci sono i Fiori… i Colori… e
il Silenzio di chi soffre semplicemente
per sognare ancora. Grazie dal cuore,
grazie con il cuore cari campioni. Grazie di ascoltarci, di leggerci e regalarci
la gioia di chiudere gli occhi…
Quelle lacrime io comunque continuo
a versarle ogni giorno, quelle emozioni
continuo a provarle ogni volta, quel
dolore continuo a sentirlo dentro di
me, ma non cedo, non voglio mollare.
Ho imparato proprio da voi, grandissi-
Qui sopra, la lettera di Diego uscita sulla
Gazzetta dello Sport del 2 gennaio scorso. A
fianco, alcune foto scattate all’Ospedale Buzzi
di Milano e la homepage del sito www.unico1.it
Tanti gli sms per Diego
Per lui sono come “vitamine”
/ ... grande Capitano valoroso, sei Tu
l’esempio per noi, sei Tu che ci tieni
uniti e ci dai la forza, vinceremo per te
/ ... non sarai mai più solo, sarò sempre al tuo fianco e tu sarai sempre in
campo con me / ... non mollare ora,
non devi, non puoi; stai vincendo, stai
guarendo e noi ti stiamo aspettando,
campione / ... ho parlato di te ai ragazzi
e abbiamo capito che oggi eri con noi
e che questa vittoria è tua, tutta tua /
... mi hai insegnato a rialzare la testa,
ad ascoltare il cuore, a non mollare e
ora grazie a te sono campionessa del
mondo / ... grazie di essere venuto negli spogliatoi, ci hai portato l’esempio
di chi sa essere un campione sempre
/ ... oggi abbiamo perso capitano mio,
mi spiace; volevo dedicarti una vittoria,
un gol, una gioia: per tutto quello che
tu mi insegni ogni giorno, perché sei
unico amico mio / ... la nostra vittoria
sarà la tua vittoria, ti aspetto presto, e
porta con te la tuta, i guanti: sei uno di
noi / ... abbiamo vinto ancora, abbiamo
sentito la tua forza a nostro fianco, e
abbiamo regalato all’Italia una vittoria
speciale, la tua.
segreteria
di
mi campioni, ad affrontare con coraggio gli ostacoli più duri e a reagire ogni
volta che la vita sembra rivolgersi a te
con una smorfia beffarda. È sempre
difficile, sempre più difficile
accettare ogni svolta che la vita propone; ma lo voglio, lo devo fare proprio per tenermi stretta la cosa più
preziosa che ho, la vita.
Quando il dolore mi costringe all’immobilità nello stretto letto della terapia, quando le lacrime mi rigano
il volto e nemmeno ho la forza di
raccoglierle con un dito, allora alzo
la testa e vi vedo davanti a me, miei
grandi compagni di viaggio, e capisco
che non posso più aspettare, che devo
alzarmi sui pedali, che devo spingere
con le poche forze che mi restano per
seguirvi fin lassù, dove oltre il traguardo sono sicuro di ritrovare il vostro
abbraccio, il vostro sorriso, la nostra
vita… la mia porta nel cielo…
Vi ho incontrato spesso, in questi
mesi, grandi capitani, accettando con
il cuore colmo di gioia i vostri inviti,
i vostri abbracci, i vostri “ce la devi
fare”. Ho cercato di rispondere a tutti, io umile gregario e piccolo portiere,
ho cercato di farlo anche se la malattia
era sempre lì a bussare, ad esigere impietosa il suo pegno, a cercare di rovinare il nostro gioco di squadra.
Ma insieme abbiamo lottato e vinto
ancora nuove battaglie, insieme a voi,
splendidi capitani, abbiamo raggiunto
nuove vette, nuovi scudetti, nuove
Champions. Dal vostro cuore immenso, dai vostri sorrisi senza confini io
ricevo l’incitamento per continuare
la salita, il pressing, gli schemi… incurante delle lacrime e dei dolori che
mi spaccano i muscoli. Proprio a voi,
campioni, mi sento particolarmente
vicino perché adesso pedalo realmente in gruppo con voi con il logo Unico1, perché grazie alla vostra sensibilità, tutti conoscono ora la nostra linea
di abbigliamento, di gadget, la nostra
bicicletta, il nostro mondo. Tutti possono calciare, correre, parare, insieme
a noi e ai nostri grandi capitani: sono
loro che ci insegnano, ricordate, che
se stiamo uniti e diventiamo un gruppo UNICO, possiamo fare meno fatica
e volare più veloci verso le prossime
Vittorie e diventare per sempre N1…
Grazie ragazzi… Grazie di non lasciarmi cadere… Di portarmi in campo con voi… E con voi entro nello
spogliatoio con la forza di un leone…
Infilo i guanti… E senza paura mi sento
pronto… Mi sento un campione come
voi… Unico e N1 nel cuore…
Grazie di avermi letto…
P.S.
Ragazzi, scusatemi, se con coraggio vi
chiedo un piccolo aiuto… solo se non
è un disturbo… dal cuore se mi aiutate a propagandare UNICO1: mi donerete un Sorriso, non cerco nulla di più.
Vi aspetto semplicemente con il cuore
allo 339 1082481 e vi ringrazio perché
siete in moltissimi, mese dopo mese, a
chiamarmi dedicandomi il Vostro Cuore.
Per chi vuole
saperne di più
www.unico1.it
Già da qualche tempo sul web si possono
avere notizie di Diego e della sua “Fondazione Unico1”: oltre che sui siti www.
unico1.org e www.unico1.it (attualmente
in manutenzione) il navigatore può trovare un bel po’ di materiale sul social network più popolare, vale a dire Facebook.
Si potrà quindi meglio capire quale sia il
suo progetto che parte da un principio:
“Io sono sempre stato uno sportivo” –
dice Diego – “e prima o poi tornerò ad
esserlo. Ho pensato allo sport perché lo
sport è: gioia, fatica, delusione, lacrime,
emozione, paura, sofferenza, vittoria,
sconfitta, ma soprattutto è forza”.
La Fondazione Unico1 è stata creata grazie al fondamentale supporto del ciclista
Davide Rebellin in sinergia con i calciatori Roberto Baggio, Francesco Toldo e gli
sciatori Kristian Ghedina e Silvio Fauner
per aiutare l’amico Diego, ma anche altre
persone che potrebbero cadere vittime di
questa malattia.
È possibile collaborare ai progetti della Fondazione Unico1 con: 1. Donazioni spontanee di privati e aziende. 2. In sede di
dichiarazione dei redditi attraverso il 5
per mille inserendo il Codice Fiscale della Fondazione 03436710242.
3. Attraverso una partecipazione
agli utili derivanti dalla vendita
di una linea di abbigliamento
sportivo e gadget.
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sfogliando
di Nicola Bosio
frasi, mezze frasi, motti, credi proclamati come
parabole, spesso vere e proprie “poesie”
Alle volte il calcio p
diverte di più
Cerco sempre di cogliere qualcosa di
costruttivo su cui riflettere. Perciò
quando la critica, di fronte a certe partite difficili da portare a casa, ha detto
che ci comportiamo come una squadra
di club, è cresciuta la mia convinzione
che questa è la strada da percorrere.
Detesto le critiche non costruttive. Cesare Prandelli (C.T. Nazionale) È bello
misurarsi con la prima della classe, anche se porta delle insidie, ma rientra
nella logica delle cose. Vorrei disputarne
spesso partite di questa levatura, sono
quelle che danno ancora più entusiasmo
e grande voglia di fare il tuo mestiere.
Roberto Donadoni (Cagliari) Fare l’allenatore è stimolante perché prima di
tutto hai a che fare con delle persone,
Cesare Prandelli
C.T. Nazionale
“Ripartiamo dalla tecnica”
I talenti ci sono, ma alle prime difficoltà fanno fatica e perdono sicurezza. Il
segreto è trasmettere loro qualcosa
di bello, insegnare che il risultato è
importante ma non fondamentale, ripartire dalla tecnica perché è alla base
di tutto.
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con dei ragazzi e con degli atleti. Che
poi questi abbiano un valore tecnico più
o meno alto non importa. Roberto Donadoni (Cagliari) Il calcio non è scienza
esatta però i risultati sono quantificabili: si può capire quanto incide un allenatore. A un corso mi insegnarono
che un allenatore è un artista. È vero. E
a me piace non essere uguale a nessuno. Walter Mazzarri (Napoli) Non mi
dà fastidio se mi danno del difensivista
perché lo ritengo ingiusto. Difensivista
è chi gioca con 10 terzini, chi specula e
non fa giocare gli avversari. Essere attenti alla fase di non possesso è altra
cosa. Marco Gianpaolo (Catania) Una
volta era più facile, si prendeva il blocco
delle squadre principali e non si sbagliava. Cesare Prandelli (C.T. Nazionale)
La serie A non fa più sconti a nessuno,
ormai. Neppure alle big. Marek Hamsik
(Napoli) Le squadre non sono macchine
che procedono sempre a pieni giri se le
curi bene e gli cambi i pezzi che si rompono. Cesare Prandelli (C.T. Nazionale)
Quando non sono contento del risultato passo la notte in bianco, a fumare.
Mi fido di pochissime persone: diciamo
che la sigaretta è l’amica più fedele.
Walter Mazzarri (Napoli) È sbagliato
pensare che l’organizzazione del gioco
non sopporti il calciatore di fantasia.
Io credo che gli allenatori italiani sono
pronti a cambiare. Il problema è che,
se hai una squadra collaudata con due
esterni offensivi che funzionano, non
riesci a piazzare un fantasista. Cesare
Prandelli (C.T. Nazionale) Per arrivare
a certi livelli in un mondo così difficile devi avere carattere e credere in te
stesso. A me interessa la stima di chi
stimo. Con gli altri mi chiudo a riccio e
posso risultare presuntuoso o antipatico. Va bene così. Walter Mazzarri (Napoli) Non bisogna essere chiusi e permalosi. Il dialogo è la base per lavorare
al meglio. Senza dialogo non si va avanti.
Fabio Cannavaro
difensore dell’Al Ahli
“Investiamo sui giovani”
Noi italiani abbiamo tanti pregi ma anche tanti difetti. Un po’ tutta l’Europa
è in difficoltà ma noi siamo un Paese
vecchio e stanco. Dovremmo investire sui giovani, non solo nel calcio.
Massimo Ficcadenti (Cesena) Io come
Van Basten? Non si può paragonare
una leggenda a un’altra leggenda. Zlatan
Ibrahimovic (Milan) Io come Ibrahimovic? Lusingato, ma qui conta la squadra.
Milos Krasic (Juventus) Per fare questo
lavoro devi avere una mentalità giusta,
come me. Devi sempre vincere, non
devi mai essere soddisfatto. Quando
non hai più fame è meglio non fare più
questo lavoro, è meglio fare qualcosa d’altro. Zlatan Ibrahimovic (Milan)
Conta lo spirito. Se non fai le cose con
passione è meglio smettere. Fabio Cannavaro (Al Ahli) Vincere è il sogno di
chiunque. Luca Toni (Juventus) In genere nel calcio fino a quando vinci va tutto
bene. Zlatan Ibrahimovic (Milan) Le vittorie portano tranquillità e serenità. La
sfogliando
parlato
del calcio giocato
tranquillità e la serenità di chi ha vinto.
Come un attaccante che segna: dopo si
sente più forte, non si rilassa di certo.
Leonardo (Inter) Quando hai campioni
abituati a vincere, a cui non devi dire
come comportarsi durante la settimana, tutto diventa più semplice. Fabio
Cannavaro (Al Ahli) Gli interpreti prevalgono sempre sul modulo. Roberto
Donadoni (Cagliari) Sono un attaccante
d’area, non mi si può chiedere di saltare
tre calciatori e tirare all’incrocio. Luca
Toni (Juventus) Per me i rapporti umani
sono fondamentali. Le mie stagioni più
belle sono state quelle con gli allenatori
che mi hanno fatto sentire importante.
Gennaro Gattuso (Milan) Nel calcio
Gennaro Gattuso
centrocampista del Milan
“Che farò da grande…”
Mi piacerebbe stare a contatto con i
giovani. È un mondo bello, sano. Mi
piacerebbe partire con loro, poi, strada facendo, vedere se da grande posso
diventare allenatore vero oppure no.
le cose cambiano. Massimiliano Allegri
(Milan) Nel calcio può succedere di tutto. Roberto Mancini (Manchester City)
La mia filosofia è che c’è sempre una
nuova storia da scrivere. Roberto Donadoni (Cagliari) La mia idea è che non
esistono stili né moduli perfetti e che
oggi l’unico stile del calcio sia di saper
leggere immediatamente il cambiamento all’interno di una partita. Cesare
Prandelli (C.T. Nazionale) No, io non mi
sento inglese. Però da un punto di vista
sportivo questo è un Paese che apprezzo. Verso lo sport ha una cultura positiva, anche se ci fanno giocare a Natale e
Capodanno. Carlo Ancelotti (Chelsea)
Questa è una caratteristica del calcio
inglese. Non hai vinto mai, neppure sul
2-0 a 15 minuti dalla fine. Roberto Mancini (Manchester City) Restiamo un Paese strano che nel peggio trova risorse
straordinarie. Questo non significa che
non si debba rivedere l’organizzazione
e la cultura per ritrovare certi valori.
Cesare Prandelli (C.T. Nazionale) Il calcio italiano? Purtroppo guardi le partite
in televisione e non ti diverti. Anche
tatticamente non ci sono novità. Ci
siamo un po’ fermati, come gli inglesi.
Fabio Cannavaro (Al Ahli) Gli inglesi si
sorprendono per i nostri stadi che non
sono mai pieni. Poi faticano a capire la
tessera del tifoso e tutte queste cose
qua. Loro sono avanti, ci sono già passati. A livello tecnico c’è invece apprezzamento per le squadre italiane, soprattutto per la loro forza difensiva. Carlo
Ancelotti (Chelsea) Alla base di tutto
devono esserci la certezza dei ruoli e
la credibilità. Un giocatore deve avere
la certezza che quello che sta facendo
è ciò in cui credi e che hai il coraggio
di non cambiare anche nelle difficoltà.
Se fai la banderuola sei finito. Luigi Del
Neri (Juventus) Nel calcio, bisogna lavorare con coerenza, duramente e senza
lasciar nulla al caso. È l’unico modo che
Walter Mazzarri
allenatore del Napoli
“Professionalità, non scaramanzia”
Chi crede nella professionalità totale, nel lavoro e nel sacrificio, non ha
amuleti. Certo se un rito funziona,
anche se profondamente non ci credi, lo ripeti. Tanto non costa nulla.
Ma non mi affido alla scaramanzia,
anche se ogni napoletano vorrebbe
regalarmi un portafortuna. In tasca
non ho più posto.
conosco per vincere. Roberto Mancini
(Manchester City) Una squadra deve
creare una comunione per diventare
compatta. Per me è più gratificante un
abbraccio dopo un gol che non vedere
uno schema eseguito bene o un tunnel.
Luigi Del Neri (Juventus) Nel calcio di
oggi è fondamentale rimanere compatti
e uniti e muoversi all’unisono. Robinho
(Milan) Non voglio dipendere da una
punta che, se manca, mi attacco al tram
di Opicina, come dicono dalle mie parti.
Che significa? Era il tram che si ribaltava
quando da Trieste tirava troppo vento.
Luigi Del Neri (Juventus) Se avessi e se
fossi è il patrimonio dei fessi, diciamo in
Toscana. E io, fesso, non sono. Walter
Mazzarri (Napoli) Sono diventato personaggio come conseguenza del mio
lavoro e a volte non lo vivo benissimo,
scappo dalla notorietà. Walter Maz-
zarri (Napoli)
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tempo libero
musica
libreria
Sports Law and Policy Centre
L’agente sportivo
di Paolo Amato e Michele Colucci – 324 pagine - €60,00
La figura dell’agente sportivo è stata sempre al centro di critiche e
discussioni. Alcune Federazioni, a livello nazionale ed internazionale,
hanno di recente modificato i loro regolamenti; altre, invece, sono in
procinto di farlo. In particolare, con riferimento al calcio, la FIFA ha
annunciato una riforma sostanziale della regolamentazione sugli agenti, che dovrebbe entrare in vigore nel prossimo anno.
Sulla base di questi sviluppi, l’attività della figura in esame è analizzata alla luce della normativa
italiana e di quella europea rilevante. In tale contesto gli autori analizzano l’esatta qualificazione dell’attività di agente, alla luce del diritto del lavoro, del diritto civile e penale, al fine
di inquadrare correttamente i rapporti tra agente e atleti e/o società. L’opera, quindi, offre
un’analisi quanto più possibile completa e dettagliata della disciplina degli agenti in vari settori
sportivi e in altri ordinamenti giuridici per comprenderne le problematiche, ma anche per
delinearne meglio le prospettive di riforma.
Per ordinare il libro scrivere a [email protected].
Limina
La Coca Cola di Boninsegna
di Stefano Tomasoni – 127 pagine - €18,00
La partita di calcio più famosa del Novecento, Italia-Germania 4 a 3, non
si concluse al fischio finale dell’arbitro, il 17 giugno 1970 a Città del Messico. Continuò l’anno dopo in Coppa dei Campioni tra Inter e Borussia
Mönchengladbach, in una sfida che pareva non finire mai: 270 minuti in
campo e 40 giorni in totale tra partite, ricorsi, controricorsi e sentenze
della giustizia sportiva dell’Uefa che lasciarono il segno sulle regole del
calcio europeo. Quel confronto tra le due squadre che in quel momento
rifornivano maggiormente di giocatori le rispettive Nazionali, diventò la prima vera occasione
di rivincita della mitica semifinale dei Mondiali dell’anno prima. Nella prima partita, in casa del
Borussia, dopo mezz’ora di gioco una lattina di Coca-Cola colpì in testa l’attaccante dell’Inter
Roberto Boninsegna e lo mise ko. Quella sera l’Inter, al termine di una gara ormai fuori controllo, perse 7 a 1. La società nerazzurra presentò ricorso per l’incidente al suo bomber, ma
si scontrò contro un regolamento Uefa che all’epoca non prevedeva la vittoria “a tavolino”
per casi del genere. Sembrava una battaglia persa in partenza, ma c’era da fare i conti con
l’avvocato Peppino Prisco, l’energico vicepresidente dell’Inter e maestro del Foro milanese,
che si rese protagonista di un duello legale combattuto in punta di fioretto. “La Coca-Cola
di Boninsegna” è la storia di quella rocambolesca partita, della battaglia legale che ne seguì
e delle altre due partite che Inter e Borussia dovettero disputare, a San Siro e all’Olympiastadion di Berlino, in quell’autunno del 1971 per decidere chi dovesse vincere quella nuova,
interminabile sfida calcistica tra Italia e Germania.
Edizioni Progetto Cultura
Il calcio raccontato dai media
di Enrico Agnessi – 160 pagine - €12,00
Se la partecipazione come pubblico alle partite di calcio si colloca all’interno dei fenomeni sociali che hanno caratterizzato il passaggio dell’Italia da una società moderna ad una società di massa, il calcio narrato,
nelle forme della radiocronaca, della stampa specializzata, della telecronaca televisiva e più recentemente via Internet, si pone in maniera
autonoma come fenomeno degno di attenzione. In particolare, vale
la pena di notare come la presenza di un mezzo di comunicazione di
massa, come la radio, la televisione e Internet, contribuisca a trasformare l’essenza, oltre che
la narrazione, della partecipazione all’evento sportivo. Infatti, con la nascita del giornalismo
sportivo i mezzi di comunicazione tendono a mediare la partecipazione dei tifosi all’evento, a
fornirne un racconto che seleziona un’interpretazione - quella del cronista sportivo - prevalente rispetto alle potenzialità di comprensione e di condivisione del pubblico.
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Negramaro
Casa 69
A più di tre anni dall’album “La Finestra”
tornano i Negramaro col nuovo lavoro
dal titolo “Casa 69”, 16 tracce (18 nella Special Editon composta da cd+dvd)
molto coinvolgenti, tutte scritte dal
frontman del gruppo, nonché uno dei
più grandi autori italiani sulla piazza, vale
a dire Giuliano Sangiorgi.
Un disco che si ascolta con piacere, caratterizzato da tematiche e testi profondi dove le parole hanno un ruolo fondamentale. Una sorta di concept album
che racconta il disorientamento e le
poche certezze di tutti noi che viviamo
in questi “anni particolari”, quasi volesse
mietere le anime di tutti gli ascoltatori.
Temi del disco sono l’incomunicabilità,
il potere dell’illusione, l’individualità, e
pervadono tutti i brani. “Casa 69” deve
il proprio titolo al luogo fisico dove tutti
i componenti della band vivono e condividono ogni esperienza artistica, una
fucina dove vengono ideati e partoriti
tutti gli aspetti dei loro progetti.
Tra sonorità rock e melodie più propriamente pop delle ballate, Casa 69
scorre via veloce incrociando ora Carmelo Bene (“Io non lascio traccia” il
brano a lui dedicato), ora Elisa (che
duetta in “Basta così”), ora Mia Martini (“Comunque vadano le cose, scusa
Mimì”), ma sempre con una perfezione
di arrangiamenti e parole quasi maniacale che fa di ogni canzone un elegante
dipinto su tela.
Altamente suggestiva ed emozionante
anche la copertina dell’album: un cuore, un essere umano, con le sue ramificazioni, con le sue debolezze, con le
sue verità, ma pur sempre un uomo
che ama con un cuore che pulsa di battiti infiniti.
Foto: Liba Taylor/ActionAid - Grafica: Marco Binelli
E
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