La diagnosi, gli effetti e la cura del cinismo

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La diagnosi, gli effetti e la cura del cinismo
La diagnosi, gli effetti e la cura del cinismo
Dicevo nel mio turbamento: ogni uomo è bugiardo. Salmi 116:11.
Lettura biblica: Salmi 116
Domenica scorsa, andando via da Baltimore, il fratello che mi ha accompagnato
all’aeroporto mi ha fatto un bel regalo: due brevi articoli tratti dalla rivista evangelica
“Table talk” (Discorsi a tavola). Uno dei due ha particolarmente toccato il mio cuore al
punto che ne ho fatto oggetto di riflessione personale e di condivisione con altri fratelli
nella fede. Il titolo dell’articolo è “L’altare del cinismo” (che conto di farvi avere al più
presto, tradotto in italiano). Congiuntamente a questo articolo ho letto più volte e
meditato su uno dei versetti del Salmo 116 che, oggi, costituirà l’oggetto della nostra
riflessione e l’essenza del mio messaggio.
Ma prima consideriamo il salmo nella sua interezza.
Esposizione del Salmo 116
Si tratta di uno dei sei che costituiscono l’Hallel, ovvero l’inno che, in varie parti, viene
cantato dagli israeliti la sera della pasqua (cfr. Matteo 26:30; Marco 14:26). Ovviamente
questo, come tutti gli altri ha una intima relazione con il ricordo della liberazione dall’Egitto
e con il sacrificio che il NSGX stava per compiere per la nostra redenzione.
a. Autore e occasione del Salmo. Non sappiamo chi sia, nel senso che non è espresso.
Tuttavia il tono e i contenuti sono assolutamente davidici. Si mettano a confronto:
116:1-2
34:3-4
116:3
18:4-6
116:5
145:17
116:8
86:13
116:9
56:13
116:11
12:1-2
116:16
86:16
Tutti i salmi menzionati nella seconda colonna sono espressamente attribuiti a
Davide e sono certo che potremmo trovare anche molte altre comunanze. Possiamo
quindi attribuire al re Davide questo salmo. Per quanto riguarda l’occasione in cui fu
composto non abbiamo indicazioni precise. Si tratta di un salmo scritto a posteriori,
ovvero composto nella forma di una preghiera di lode e ringraziamento in seguito
all’esperienza dell’intervento di Dio in suo favore che lo aveva liberato rispondendo
alla sua preghiera (alcuni sono scritti prima, altri durante la prova…).
b. Divisione del salmo. Possiamo quindi dividere il salmo così:
I.
Vv. 1-2. Ringraziamento a Dio che ha udito le preghiere. Dichiarazione
dell’affetto,
della
gratitudine,
della
fiducia
ottenuta
grazie
all’incoraggiamento sperimentato dal suo intervento.
II.
Vv. 3-9. Ricordo dell’afflizione della preghiera e della liberazione con la
descrizione dello stato attuale. Disgrazia e angoscia… il senso della paura
1
III.
IV.
determinata dall’anticipazione o dalla realizzazione di qualcosa di pericoloso,
di terribile…
Vv. 10-11, 15. Descrizione del suo stato d’animo presente e passato con un
riferimento alle parole pronunciate prima e dopo l’afflizione. Davide era stato
“molto” afflitto e turbato e aveva espresso delle parole aspre, ma adesso
afferma di essere fiducioso, di parlare in modo appropriato e di riposare nella
certezza che il Signore si prende cura di lui.
Vv. 12-19. Risoluzioni e promesse. Riesce a guardare anche al futuro con
fiducia, ha nuova forza, può fare nuove risoluzioni.
L’afflizione aveva prodotto in Davide il cinismo.
Qualunque sia stata l’afflizione di Davide, sappiamo cosa abbia prodotto. Il v. 11 contiene
le parole che egli pronunciava in quel tempo di intenso dolore.
a. Lo stato d’animo. Davide era stato “molto” (daom. me’od, stesso termine di Gen.
1:31) afflitto e turbato (zp;x' kaphaz, che significa anche atterrito, allarmato). Il
termine “turbamento” descrive lo stato di ansietà, la fretta, l’allarme addirittura il
“panico” nel quale una persona si trova a causa di un pericolo reale o presunto (Deu
20:3; 1 Sa 23:26; 2 Sa 4:4; 2 Re 7:15) il cui esatto contrario è rappresentato
dall’atteggiamento dell’ippopotamo del quale è detto: «Straripi pure il fiume, esso
non trema (zAPx.y: al, lo kaphaz); rimane calmo, anche se avesse un Giordano alla
gola» (Giobbe 40:23).
b. Le parole pronunciate. La frase riportata: «Ogni uomo è bugiardo», rivela un grande
senso di sfiducia, di solitudine e di smarrimento, perfino. È una frase che apre una
finestra sulla condizione mentale di Davide che ammette e confessa che era giunto a
credere che non ci si poteva fidare di nessuno. Il modo in cui interpreto questa frase
è che Davide era divenuto “cinico”.
Cos’è il cinismo?
I “cinici” furono gli appartenenti ad una corrente filosofica antica, di poco posteriore a
Socrate, il cui fondatore fu un certo Antistene (444-365 a.C.) e il cui esponente più famoso
fu Diogene (del quale si narrano molti aneddoti dei quali è difficile verificarne l’autenticità).
Pare che il nome “cinico” sia stato dato a causa del loro ideale di vita e della loro pratica:
quello di imitare gli animali nella loro semplicità, ma anche nelle loro sfacciataggine. Il loro
ideale mitologico era il semidio Ercole, che domina se stesso, sottomette la natura e le sue
forze mostruose fino a trionfare affermando la sua forza d’animo. Sono stati famosi per
essere sfrontati e per aver nutrito un disprezzo radicale nei confronti di tutte le passioni
umane e, quindi, per tutti gli uomini che si donavano ad esse. Erano dei più che convinti
materialisti che credevano «che non ci sia altro se non ciò che si può stringere con le
mani» (cfr. N. Abbagnano, Storia della Filosofia, Grupo Editoriale L’Espresso, 2005, pp. 137141). Oggi, il cinico, può apparire un po’ diversamente ma, essenzialmente, è una persona
che, come Davide e Antistene e Diogene, non ha fiducia negli uomini e giunge a disprezzarli
tutti. Il problema è che questo “disprezzo” e sfiducia, presto o tardi diviene anche un’arma
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che si rivolge contro di sé e, presto o tardi, il cinico, giunge a commettere una sorta di
karakiri. Ciò è inevitabile, perché se io dico che: «Ogni uomo è bugiardo», concluderò con
l’ammettere – poiché anch’io sono un uomo - che anche io lo sono!
Vuoi sapere se sei cinico, in parte o in toto? Quanto dirò ti aiuterà a fare
un’autodiagnosi. Il cinico ha queste caratteristiche:
a. È una persona che desidera e che pensa. Una persona distratta e superficiale non è
candidata a divenire cinica. Chi non cerca l’intimità nelle relazioni, che non si
sofferma a riflettere sul senso delle cose, della gioia come della sofferenza… una
persona che, come le farfalle si posa di fiore in fiore, va di locale in locale, di donna
in donna (o anche di uomo in uomo…) prendendo un po’ qui e un po’ lì difficilmente
diverrà conquistata da questo falso dio. Magari morirà in un incidente stradale dopo
una nottata in discoteca mentre, ubriaca, torna a casa… ma non diventa cinica! Ha
molti amici (che in realtà non lo sono) e pensa di essere felice. Ma, se si tratta di una
persona cerca il senso delle cose… che riflette, che desidera l’eccellenza, allora ci
sono buone probabilità che, presto o tardi, divenga cinica. Il cinismo è una religione
per le persone pensanti non per le “teste vuote”.
b. È una persona che ha esperienza. Ci sono “peccati giovanili” e peccati dell’età
adulta. Il cinismo è un peccato della maturità. A chi desidera il mondo e non lo ha
ancora gustato tutto sembra delizioso e soddisfacente; mentre chi si è già
abbeverato alle sue cisterne sa bene che la gioia che offrono è solo passeggera, che
niente dura, niente soddisfa, niente appaga. Ma chi ripone una certa fiducia
nell’umanità e investe nelle relazioni presto o tardi gusterà l’amarezza della
delusione e del tradimento. Es. Il giovane prodigo di Luca 15 e la sua condizione
descritta ai vv. 14-16.
c. È una persona che possiede una certa onestà. Per essere veramente cinici, però è
richiesta anche una certa onestà intellettuale perché non diviene davvero cinico
colui che non giunge a vedere anche la propria miseria. Es. La storia del romanzo
citato nell’articolo della rivista “Table talk”. Davide disse «Ogni uomo è bugiardo…
anch’io lo sono».
Salomone, il perfetto candidato al cinismo
Nel libro dell’Ecclesiaste, Salomone ci spiega come lottò contro il cinismo. Quest’uomo
aveva avuto e aveva goduto di tutto ciò che la vita può offrire: buona salute, benessere,
denaro, donne, buon cibo e buon vino, conoscenza, grandi imprese e molto altro. Come
giudicò tutte queste cose e la gioia che possono dare? «Vanità», ovvero: vuoto,
inconsistenza, nulla; e la loro ricerca come «correre dietro al vento»!
Ecclesiaste 1:2; 12:8 è il testo del suo sermone e, nel corso di esso ripete per ben 36
volte la stessa parola. Mostrategli qualunque cosa… vi dirà: «Lo so, l’ho già avuta, si trova
nel mio sgabuzzino dei “giocattoli vecchi”, è nulla!».
Ma Salomone non morì nel cinismo: Leggi Ecclesiaste 12:11-16 e nota il v. 15.
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La cura del cinismo
Il cinico è colui che ha perso la speranza: tutti lo hanno deluso e tradito, tutto si è rivelato
“sabbia e nulla più”… non ha fiducia né stima nemmeno di se stesso. Ma c’è ancora
speranza per lui, per lei? Sì, c’è! Torniamo al Salmo 116.
a. Il Dio della speranza. Vv. 1-6.
b. Gesù Cristo: l’unico uomo che non è stato un bugiardo: Isaia 53, in particolare il v. 9.
c. La preghiera: 116:4.
d. La fede nelle preziose promesse di Dio: 116:10; Ebrei 13:5
e. La forza di dare fiducia agli altri: Colossesi 3:13.
Applicazioni conclusive
Per cinici increduli: la vostra condizione è molto difficile, ed è anche pericolosa. Se Diogene
aveva una qualche buona ragione per cercare “l’Uomo”, voi non avete alcuna scusa. !Ecce
homo” disse Pilato mostrando Gesù Cristo al popolo, ecco l’Uomo che Diogene non ha
potuto trovare e che, probabilmente, se lo avesse visto non lo avrebbe riconosciuto. Ma
voi non siate altrettanto ciechi. Cristo crocifisso, Cristo risorto, Cristo asceso al cielo e
seduto alla destra del Padre, l’Agnello che è stato immolato è degno di tenere nelle sue
mani il mondo intero e di governare il corso della storia. Il Leone delle tribù di Giuda,
vittorioso e amabile più di Aslan (de “Le cronache di Narnia”) è colui che dona fiducia e che
risolleva, colui che vive sempre per intercedere per noi e colui che mai vi deluderà!
Per cinici “credenti”: Avete bisogno di rialzare il vostro capo. La moltiplicazione
dell’iniquità è una grande tentazione: intiepidisce e può perfino soffocare l’amore (Matteo
24:12), allo stesso modo l’odio del mondo e il male che ci fanno gli uomini (buoni e
malvagi) possono “vincerci” trascinandoci nel vortice della vendetta e del rancore,
dell’isolamento, del settarismo (Romani 12:21). Pensate a Cristo e ai martiri cristiani
eseguite il loro esempio!
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