tavolo accessibilità mobilità e comunicazione

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tavolo accessibilità mobilità e comunicazione
PIANO STRATEGICO
TAVOLO ACCESSIBILITÀ, MOBILITÀ E
COMUNICAZIONE
PREMESSA
Urbino, dal punto di vista della mobilità, presenta tre criticità di fondo.
La prima riguarda l’isolamento rispetto alle principali vie di comunicazione che comporta la
scarsa frequentazione della città da parte dei cittadini della provincia e, per gli abitanti e gli
studenti, la difficoltà di raggiungere in breve tempo le stazioni ferroviarie (Pesaro, Fano, Rimini,
Fossato di Vico).
In passato la posizione territoriale di Urbino è sempre stata valutata centrale da tutte le
pianificazioni della mobilità stradale e ferroviaria del versante adriatico di centro nord che hanno
rimarcato il suo essere snodo naturale nell’entroterra del versante adriatico. Si pensi solo che
già alla fine del 1800 il primo sistema ferroviario italiano metteva in collegamento i territori a
sud della Romagna con Roma passando per Urbino. E il fatto che Urbino si trovi sullo stesso
meridiano di Rimini e Roma (sul tratto più breve tra Rimini e Roma, dato storicamente ben
noto) è stato sempre al centro di qualsiasi ipotesi di pianificazione viaria (l’ultima, in ordine
di tempo, quella di direttissima ferroviaria Roma -Venezia passando per Assisi e Urbino).
Da qualche tempo, invece, Urbino non sta più nei progetti di razionalizzazione della viabilità né
a livello provinciale e regionale né nazionale.
La seconda criticità riguarda il problema del pendolarismo lavorativo: Urbino, infatti, ospita un
numero elevato di servizi per tutto l’entroterra del Pesarese (Università, scuole superiori,
ospedale, sede distaccata della Provincia, ecc.) che la rendono, quotidianamente e soltanto per
le ore di ufficio, meta di numerosi lavoratori e studenti.
A tal proposito, la relazione previsionale e programmatica 2003/2005 del Comune di Urbino
calcolava, nel 2001, 3500 unità di lavoratori che, da fuori comune, raggiungono il capoluogo, a
cui si aggiungono quelle delle frazioni.
Il fenomeno del pendolarismo lavorativo, per lo più basato sull’uso delle auto private, e la
carenza di parcheggi in tutto il capoluogo generano comportamenti scorretti da parte degli
automobilisti (sosta sui marciapiedi, su aree non destinate a questo scopo, sovraffollamento
delle auto a ridosso delle mura, ecc.). Un effetto ancora più grave della carenza di parcheggi, o
di sistemi alternativi all’uso dell’auto privata, è il considerare il centro storico come una grande
area di sosta o transito (si concedono in media circa 150 permessi al giorno d’ingresso al centro
storico, che si aggiungono a tutti quelli dei residenti, degli amministratori, dell’Università, dei
disabili, dei commercianti...).
La terza criticità concerne la mancanza di marciapiedi o la discontinuità degli stessi sia nel
capoluogo che nelle frazioni.
Appare, dunque, evidente come, alla macro scala, si debba puntare su infrastrutture viarie che
consentano di raggiungere più facilmente Urbino dal territorio provinciale e dal sistema della
viabilità regionale ed extra regionale.
Alla scala comunale risulta, invece, necessario il ripensamento del sistema dei parcheggi, della
mobilità pubblica e pedonale.
Perché le due azioni sopra citate abbiano valore, è necessaria una politica che investa
progettualità sulla città storica, simbolo e ragione del paesaggio dell’entroterra pesarese.
L’Università non può essere considerata la sola risorsa della città: bisogna pensare ad un
modello in cui Urbino recuperi la sua centralità.
CRITICITÀ:
ISOLAMENTO RISPETTO ALLE PRINCIPALI VIE DI COMUNICAZIONE.
- Urbino ha perso il suo storico legame territoriale con il Montefeltro tant’è che non esiste
alcun collegamento viario veloce tra la città ducale e la Romagna .
- Le principali strade di scorrimento veloce, concentrate lungo la costa e nelle medie e
basse valli del Foglia e del Metauro, terminano a Canavaccio e a Morciola.
- La ferrovia è stata soppressa, per cui gli unici mezzi per raggiungere la città sono i
mezzi privati o gli autobus.
- Non esiste un passante tra la media valle del Foglia e quella del Metauro per le merci
su gomma (zona industriali di Montecchio, Talacchio, Fermignano, Canavaccio,
Calcinelli, ecc.), per cui i mezzi pesanti che si devono muovere tra queste aree
produttive sono costretti a giungere alle porte di Urbino provocando inquinamento e
rallentamenti, soprattutto nelle ore di punta.
CENTRO STORICO E CAPOLUOGO ASSEDIATI DALLE AUTO, MANCANZA DI
MARCIAPIEDI E PISTE CICLABILI CHE INCENTIVINO UNA MOBILITÀ
ALTERNATIVA ALL’USO DELL’AUTO PRIVATA
Nel centro storico il traffico veicolare produce gravi danni alle pavimentazioni e ai
monumenti, a causa delle vibrazioni indotte e dell’inquinamento. Le auto parcheggiate
compromettono fortemente la percezione della città e ne limitano il naturale flusso
pedonale, anche a scapito delle attività commerciali. Il fenomeno è particolarmente
accentuato dalle ripetute contravvenzioni ai divieti di parcheggio e accesso alla ZTL, e
alla estrema facilità di ottenere permessi temporanei (almeno 150 al giorno).
La mobilità pedonale o ciclabile di collegamento tra i quartieri a ridosso delle mura e del
capoluogo è resa difficoltosa per la mancanza di marciapiedi, che spesso sono
discontinui o occupati da auto in sosta autorizzate o tollerate. Stessa situazione è
riscontrabile in quasi tutte le frazioni.
OBIETTIVI STRATEGICI:
PREVEDERE UN PIANO E UNA PROGRAMMAZIONE DI INTERVENTI SULLA
VIABILITÀ PROVINCIALE, REGIONALE ED EXTRA REGIONALE, volti a collegare
Urbino e l’entroterra pesarese alla costa e alle regioni confinanti ed in particolare alla
Romagna.
Anche se qualcuno ritiene ineluttabile il “magnifico” isolamento di Urbino (realpolitik del
peso elettorale!), è necessario che almeno le istituzioni di Urbino sostengano nelle sedi
di pianificazione gli interessi del territorio.
Azioni a breve termine
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Spingere gli amministratori provinciali a pretendere l’ultimazione della Fano-Grosseto.
Di strategica importanza è la realizzazione del tratto Canavaccio-Fermignano che
permetterebbe di collegare l’alta valle del Metauro e Urbino (attraverso la recente
costruzione della bretella -E78-) alla costa.
Azioni a lungo termine
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Una volta completata la Fano-Grosseto (mancano pochi chilometri) Urbino sarà
finalmente in relazione con la Toscana (ma anche con Roma via Arezzo). Diviene
naturale quindi che le aree industriali di Pesaro, ormai giunte nel loro sviluppo fino a
Morciola, cerchino di collegarvisi per il percorso più breve ed agibile che in questo
momento passa ancora per Urbino (Bernardini aveva scelto Lunano). Un fatto, questo,
che costituisce una importante sinergia (rafforza le ragioni di Urbino per l’attuazione del
collegamento).
Il tracciato che dovrà collegare in maniera veloce Pesaro con Urbino, per raggiungere
dunque la Toscana, dovrebbe passare per Schieti. Già nei primi anni novanta uno studio
di fattibilità della Provincia (ing.Macchi) aveva individuato nel percorso per Schieti la
strada più conveniente in quanto oltre a collegare (con la differenza di poche centinaia di
metri) Urbino con la costa lo avvicina alla Romagna e ai territori del Montefeltro e
della Vallata del Foglia, a noi amministrativamente e storicamente legati. Anche i
tre piani regolatori succedutesi nel tempo individuavano la via di Schieti come la più
opportuna.
Il percorso qui proposto potrebbe sfruttare la galleria ferroviaria esistente (e non più
utilizzata) tra Schieti e Trasanni.
In questo quadro sarebbe necessario realizzare il progetto della galleria tra la zona “Le
Conce” e la zona “Sasso”-Trasanni in modo da assicurare il collegamento veloce dalla
valle del Foglia alla Fano-Grosseto. In questa maniera si creerebbe inoltre un passante
tra le due valli che consentirebbe al trasporto merci di evitare di passare per Urbino.
Prevedere un uso alternativo dell’attuale linea ferroviaria dismessa, considerandola
come una metropolitana leggera (tipo tram treno o autobus diretti che colleghino
Fossombrone, Fermignano e Urbino senza soste intermedie). Accanto alla
metropolitana leggera potrebbe correre una pista ciclabile a fini turistici.
ATTUARE POLITICHE CHE DISINCENTIVINO L’USO DELL’AUTO PRIVATA NELLA
ZONA DEL CAPOLUOGO, PROGRESSIVA PEDONALIZZAZIONE DEL CENTRO
STORICO.
Perché questo possa avvenire, il tessuto urbano, dalla città nuova al centro storico,
deve essere ricucito attraverso la realizzazione e la valorizzazione di tracciati pedonali e
ciclabili (laddove l’orografia lo consenta), che favoriscano l’accessibilità al centro e la
fruibilità della città rinunciando all’auto. Ciò può essere attuato favorendo,
parallelamente alla realizzazione dei percorsi pedonali, forme di mobilità sostenibile:
potenziando l’offerta dei mezzi pubblici tradizionali tra i quartieri della città nuova,
introducendo mezzi pubblici a metano di nuova generazione o elettrici all’interno del
centro storico e attorno alle mura.
Tali provvedimenti possono, in prima battuta, sembrare impopolari ma, nelle realtà
urbane in cui sono già stati adottati, sono risultati sempre efficaci strumenti di
riqualificazione.
Azioni immediatamente attuabili
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Imporre il rispetto dell’accesso alla ZTL e delle regole esistenti con controllo sulle
autorizzazioni, mettendo in funzione le telecamere e rafforzando il controllo da parte del
personale preposto.
Eliminare la possibilità di accesso temporaneo al centro storico per motivi futili,
consentendo permessi motivati solo negli orari di carico e scarico, peraltro
razionalizzando gli accessi.
Far rispettare gli orari di carico e scarico all’interno del centro storico.
Mantenere la già sperimentata chiusura al traffico di Corso Garibaldi, rivelatasi
un’apprezzata dimostrazione di come venga incrementato il passeggio.
Eliminare il parcheggio dai marciapiedi esistenti.
Prevedere uno stoccaggio merci nel futuro parcheggio di Santa Lucia fintanto che
non sarà realizzata la rete delle infrastrutture viarie precedentemente descritte che
consentirà ai trasportatori di pianificare le consegne entro gli orari di carico e scarico
previsti dal Comune. La distribuzione delle stesse, all'interno del centro storico, potrebbe
avvenire attraverso mezzi elettrici.
Azioni a lungo termine
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Pedonalizzare completamente il centro storico iniziando, in via sperimentale, da
alcune strade che potrebbero essere chiuse con dissuasori fissi. Il primo percorso da
valorizzare potrebbe essere tra Porta Santa Lucia e la Data, attraverso via Bramante e
Corso Garibaldi (su questo asse recuperare la continuità degli spazi commerciali).
L’ascensore di Mercatale può essere considerato sufficiente a garantire una risposta per
l’accesso facilitato alla piazza e, in futuro, potrebbe essere integrato da piccoli mezzi a
metano di nuova generazione o minibus elettrici (qualora la tacnologia lo consenta) che
colleghino vari punti della città storica permettendo a chiunque (anche a chi ha difficoltà
a percorrere le salite di Urbino) di spostarsi all’interno delle mura.
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Incentivare la mobilità a piedi e in bicicletta e quindi realizzare un sistema di
percorsi pedonali e ciclabili per consentire l'accessibilità dalle zone immediatamente
contigue al centro (parallelamente, introdurre limiti di velocità e percorsi a senso unico,
che disincentivino l’uso dell’auto). Alcuni esempi:
- collegare la zona della Piantata, della Piscina e di Piansevero sfruttando l’attuale
sede stradale, che potrebbe essere ridotta creando il senso unico su via Gramsci,
sul tratto della provinciale Montefeltro fino all’innesto di via Di Vittorio e su via Giro
dei Debitori valutando il senso di marcia in ragione delle necessità del traffico e del
trasporto pubblico;
- collegare Borgo Mercatale alla zona ospedale istituendo il senso unico in via Giro dei
Debitori, via Gramsci, via Comandino fino incrocio su via Gagarin;
- collegare Mazzaferro al centro storico con un percorso pedonale attrezzato,
estendendo quello già presente fino all’incrocio con via Giro dei Debitori e
rendendo fruibile il percorso pedonale esistente che raggiunge Mazzaferro
attraverso la zona dei Collegi Universitari.
- Recuperare e attrezzare i percorsi sotto le mura che già esistono.
Si potrebbe pensare inoltre di potenziare l’offerta della mobilità sostenibile
introducendo biciclette elettriche o altri mezzi affini posizionati sia appena fuori le
mura, sia in alcune piccole piazze e slarghi della città. Il modello potrebbe essere quello
parigino dei “vélo” o delle biciclette comunali di Pesaro o Bologna, ma con piccoli
motorini elettrici, per consentire anche a chi ha difficoltà di raggiungere diversi punti
della città.
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Attuare politiche di gestione dei parcheggi contigui al centro in modo da favorire
ed incentivare la sosta breve e la fruizione della città durante i fine settimana e nel
tardo pomeriggio. È, infatti, indispensabile che nella zone contigue al centro siano
sempre disponibili spazi di sosta breve per agevolare la fruizione degli spazi commerciali
e degli uffici. Ne deriva la necessità di indirizzare il parcheggio dei pendolari in zone
alternative, integrando il servizio già presente in via della Stazione.
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Individuare nuovi spazi di sosta per i pendolari.
Le azioni precedenti comporteranno, di fatto, una riduzione dei posti auto disponibili
(l’eliminazione delle auto dal centro storico imporrà di destinare parte dei parcheggi a
ridosso delle mura ai residenti e la realizzazione di percorsi pedonali dovrà essere fatta
sacrificando alcune aree di sosta in fregio alla strada). Non è credibile che il
parcheggio di Santa Lucia possa essere l’unica risposta, anche perché, al suo
completamento, si dovrebbe eliminare il parcheggio dalla superficie del piazzale di
Borgo Mercatale. È dunque indispensabile intercettare i flussi di traffico in arrivo
attrezzando nuovi parcheggi satellite, sull’esempio di via della Stazione. Il più
importante e strategico di questi potrebbe essere quello previsto in zona fornace
Volponi, adeguatamente piantumato, dandogli anche la funzione di terminal per bus
turistici. Tale parcheggio dovrebbe essere collegato al centro storico attraverso navette
e l’eventuale teleferica di Santa Chiara (le navette comunque sarebbero di certo meno
costose e più efficaci della teleferica). Altre aree parcheggio servite da bus navetta
integrate col servizio pubblico esistente dovrebbero essere individuate nelle zone
limitrofe alla città (Ca’ Staccolo, bocciodromo, zona De Angelis – Sasso).
Perché il sistema parcheggio satellite-navetta sia funzionale agli utenti e sostenibile
per le aziende che forniscono il servizio, sarebbe necessario che facesse capo ad un
unico gestore (ad esempio l’azienda trasporti) che potrebbe stabilire tariffe integrate
per la sosta e il bus.
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Nelle frazioni è necessario realizzare parcheggi (si parcheggia lungo la carreggiata
ad esempio nei paesi di Trasanni, Pieve di Cagna, Gadana per alcuni tratti ecc),
rotatorie e strisce pedonali rialzate per rallentare il traffico nei centri abitati
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Potenziare i mezzi pubblici.
Il territorio del Comune di Urbino è uno dei più vasti della provincia. La maggior parte dei
cittadini abita nei nuovi quartieri a ridosso del capoluogo (Piantata, Mazzaferro) o nelle
frazioni che si trovano, in alcuni casi, anche molto lontane da Urbino (Pieve di Cagna,
Cavallino, Canavaccio, La Torre). È impensabile immaginare l’intensificarsi delle corse
tra il centro e paesi così distanti. D’altra parte la scarsa frequenza dei bus dalle frazioni
più vicine alla città disincentiva l’uso dei mezzi pubblici. Si ritiene dunque che la giusta
strategia sia quella di incrementare le corse tra i nuovi quartieri della città (Gadana,
Trasanni), i futuri parcheggi satellite e il capoluogo.
Per le zone della Piantata, Piscina, Mazzaferro è necessaria la realizzazione di un
sistema di marciapiedi e piste ciclabili, così come descritto ai punti precedenti, fermo
restando che anche gli abitanti di questi quartieri possano usufruire dei bus provenienti
da Gadana e Trasanni (Mazzaferro ha già un collegamento ogni 20 min con il centro).
All’interno del centro storico i mezzi pubblici dovrebbero essere mini bus a metano di
nuova generazione o elettrici (se idonei all’orografia dei luoghi) che colleghino le porte
della città ai principali servizi (Comune, Università, ecc.) ed alle principali vie.
Per utilizzare bus a metano è necessario prevedere, nei pressi di Urbino (zona Sasso),
una stazione di rifornimento metano gestita dall’azienda trasporti che possa servire
eventualmente anche i privati.
Nelle frazioni è necessario segnalare adeguatamente gli orari dei pullman locali nelle
fermate e aggiornare, in ciascuna fermata, le informazioni che riguardano i mezzi
pubblici.