yacht D`Epoca

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yacht D`Epoca
www.solovela.net
Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Yacht d’epoca
Il piacere
del bello
Le barche
d’epoca
rappresentano
un mondo
affascinante
e ai più
sconosciuto
di Pietro Fiammenghi
sistono oggetti che hanno una loro valenza estetica, in quanto pratici e funzionali. Oggetti semplici, essenziali ed
ergonomici, sostanzialmente, tutte quelle “cose” che arredano la nostra quotidianità e che
si armonizzano perfettamente nella pragmatica e sbrigativa vita che conduciamo. Altri oggetti, esteticamente più evoluti e sinteticamente definiti “alla moda”, vengono invece
apprezzati più per la loro immagine, per il loro intrinseco contenuto estetico che per la loro mera praticità, risultando però ad una più
attenta analisi, anch’essi figli della pratica e
ripetitiva quotidianità che impregna le nostre
esistenze. Infine, esiste una terza categoria di
“oggetti”. Una categoria che travalica completamente la riduttiva visione consumistica tanto cara al mondo
occidentale e comune a tutti gli “oggetti” precedenti. Quest’ultima categoria, legando la propria essenza non alla semplice
quotidianità ma alla pura sfera estetica, lascia i freddi e banali
parametri utilitaristico-commerciali tipici della nostra realtà,
per proiettarsi direttamente nel più suggestivo di mondi, quello
artistico. A quest’ultima e ben più nobile categoria, appartengono anche le opere d’arte. Proprio ad esse dobbiamo fare riferimento quando parliamo di una categoria di scafi cui fanno capo
alcune delle barche più belle al mondo: quelle identificate col
nome di yacht d’epoca.
E
In alto, lo
Yacht Ilex,
costruito da
C&N nel 1899.
Di lato, un
momento della
lavorazione di
un albero nel
cantiere
Beconcini
EGREGIE COSE....
Questi datati yacht, realizzati rigorosamente in fragile e stagionato legno, in un mondo che pone l’indistruttibile, funzionale
ed economica plastica quale suo emblema sovrano, sembrano
apparentemente essere gli oggetti più anacronistici coi quali
prendere il mare. Paradossalmente, proprio questa totale mancanza di praticità, rende questi splendidi yacht, ancora più puri. Allontanandoli definitivamente dall’affollata sfera degli oggetti pratici di cui è pieno il mondo, per accostarli a quella assai più profonda e per alcuni versi mistica, degli oggetti artistici. In barba all’ottimizzazione degli spazi, in contrasto alla
semplicità d’uso, in odio all’assenza di manutenzione, in rifiuto
insomma a tutto ciò che il commerciale individua quale indiscutibile vantaggio, alcune barche d’epoca si riallacciano ad un gusto estetico assoluto, un gusto non inquinato che semplicemente non accetta compromessi.
Le linee della carena, l’ingombrante piano velico ed il ridotto
bordo libero, sono tangibile testimonianza di una ricerca spinta
verso la sola velocità, la sola proporzione, il solo gusto estetico.
Sulle barche d’epoca
le vele si ammainano
come si usava al momento
della loro costruzione
L’abitabilità interna, lo spazio negli armadi, il numero dei bagni
e la stessa altezza in cabina, sono solo alcuni dei funzionali parametri di cui non è stata tenuta alcuna considerazione. Le barche d’epoca, non sono nate per essere prodotte in serie, non sono state concepite per soddisfare il gusto borghese dell’utente
medio, non sono state ideate quale traslazione nautica dello
sgraziato concetto di roulotte.
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a farla da padrone non sono più i semplici metri di lunghezza, ma
solo ed unicamente lui, il tempo. Gli anni trascorsi dal varo, il cammino storico dello scafo, la fedeltà al progetto iniziale, il cantiere
che lo ha scostruito e l’attuale stato di conservazione sono gli unici parametri che hanno realmente un senso in questa nuova dimensione. Navigare su uno scafo d’epoca è molto diverso, concettualmente per un velista normale, può essere persino traumatico.
D’altronde, se tutti i più famosi yacht designer del mondo, nel loro
tempo libero, navigano su una barca d’epoca, un motivo profondo
deve pur esserci. Probabilmente, la ragione di questa scelta apparentemente curiosa, risiede nella consapevolezza che possedere e
ancor di più vivere uno scafo d’epoca, è una conquista culturale prima ancora che una enorme gratificazione personale.
IL CIM, CHI E’ COSTUI
Di lato, il Nirvana, costruito da
Hinkley nel 1950. Sopra, lo yawl
bermudiano Latifa, costruito e
progettato da W. Fife nel 1936
A lato, il Rosalind,
costruito e
disegnato da Stow
nel 1904. Sopra
uno stupendo
salone
IL MONDO NUOVO
Questi scafi, rappresentanti di epoche in cui lo yachting era uno
sport veramente d’elite dove non era sufficiente avere una barca
per essere considerati in determinati ambienti, ma si doveva avere
una bella barca, sono un qualcosa d’eccezionale, navigarci sopra è
un esperienza unica, è come poter bucare la realtà ed entrare fisicamente dentro un’opera d’arte. Concettualmente, è come se fosse
possibile poter entrare all’interno di un quadro, poter essere non
più semplice lettore di un romanzo, ma protagonista dello stesso.
Insomma, veleggiare su uno scafo d’epoca è come possedere la
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macchina del tempo ed entrare fisicamente in una nuova dimensione, una dimensione surreale, datata ma originale, completamente distaccata dall’attuale realtà ma incredibilmente alla moda, pregna di storia ma tutto sommato semplice e possibile.
Chi possiede queste barche, o chi vi naviga abitualmente, osserva i
vari oggetti che galleggiano nell’articolato mondo della nautica,
esattamente come chi stando sulla sommità della cupola di San
Pietro, guarda con distacco il caotico traffico romano. Il semplice
fatto di vivere uno yacht d’epoca, proietta il fortunato velista in
una dimensione completamente nuova. Le barche d’epoca non sono uno status symbol, non sono un modo d’apparire, sono molto di
più, sono un modo di essere. Un modo per rompere la quotidianità,
un modo per dire basta alla spirale consumistica incentrata sul possedere e tristemente correlata alla lunghezza della barca stessa.
Qui, invece, si vive in un’altra dimensione. Una dimensione in cui
Il Comité International de la Méditerranée, l’attuale organizzatore
delle regate riservate agli scafi d’epoca, è stato fondato nel lontano 1926 a Cannes da un gruppo di appassionati yachtsmen francesi, italiani e spagnoli. Dopo varie vicessitudini storiche, legate anche alla ingombrante presenza del secondo conflitto mondiale, il
Comitato si riunisce nuovamente nel 1951 e grazie anche al contributo di Beppe Croce, entra nell’era delle regate moderne. E’ proprio in questa fase di riprogettazione dell’intera attività mediterranea che nascono nuove regate come la Giraglia e la Middle Sea Race. Infine, dopo aver visto sorgere e tramontare i regolamenti
R.O.R.C. e IOR, dal 1999 il Comitato Internazionale del Mediterraneo, ha dato vita ad un circuito internazionale di regate per yacht
tradizionali sotto l’egida di un regolamento, definito per l’appunto
C.I.M., che viene oggi applicato in quasi tutto il mondo. Un regolamento che consente esclusivamente agli yacht dotati di un determinato coefficiente d’autenticità, di essere competitivi nelle numerose regate per scafi classici che annualmente vengono organizzate. Un escamotage importante che premia con un sostanzioso abbuono, gli yacht che maggiormente sono stati mantenuti o restaurati, secondo i piani originali ufficiali. I piani insomma, del progetto iniziale e solitamente visionabili presso i vari musei e biblioteche nazionali.
Ivanhoe,
costruito
da Groves
& Guttbridge
su progetto
di L.Giles,
nel 1948
ALLA RICERCA DEL PROGETTO PERDUTO
La profonda ricerca filologica che accompagna queste regine del
mare, viene quindi premiata anche in regata, dando vita ad un assoluta e sfrenata ricerca dell’autentico. Una ricerca che passa per i
particolari più insignificanti, sino a toccare i metalli ed i legni stessi (talvolta preziosissimi), con cui si deve necessariamente eseguire il restauro. Una corsa a ritroso nel tempo, per ottenere quelle essenze indispensabili al fasciame o alla coperta stessa. Una corsa
che arriva a opzionare i preziosissimi legni americani che la guardia forestale statunitense e canadese potano saltuariamente, con
anni di anticipo. Essenze preziosissime, che verranno tra- Settembre 2004
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Sopra, Angelita. In alto a destra, la campana di bordo del
Joyette del 1907. Di fianco, il Nocturne, costruito da
Philip & Son su loro stesso sprogetto, nel 1937
In alto, Bolero,
costruito da
Nevins Yacht su
progetto di S&S,
nel 1949.
Di lato e sotto,
alcuni interni di
Orion, costruito
da C&N, su
progetto di
Nicholson, nel
1910
sportate in aereo nei principali cantieri internazionali per poi dar
vita ad autentiche e costosissime opere di refitting. In pochi e specializzati cantieri nascono o meglio rinascono quindi celebri scafi
altrimenti abbandonati al loro destino e irreversibilmente segnati
dal tempo. Tavola dopo tavola, chiodo dopo chiodo tutto viene
smontato, recuperato quando possibile e rimontato. Il tutto, seguendo lo schema del progettista originario che, solitamente, il
tempo ha però stravolto. Tughe posticce, pesanti castrazioni al piano velico, inopinate rielaborazioni del piano di coperta spesso nascondono ed imbruttiscono linee di una purezza assoluta. Forme e
proporzioni che il tempo ha nascosto e che solo una fedele e radicale opera di ristrutturazione può nuovamente portare alla luce,
quasi si trattasse di una ricerca archeologica. Tra archeologia, arte
e costi proibitivi causati dall’immane numero di ore di manodopera specializzata necessaria all’impresa, lentamente (talvolta occorrono anni di lavoro), la barca ritrova la sua bellezza originaria preparandosi, come in una seconda insperata gioventù, a lottare nuovamente con le sue simili in tutto il mediterraneo.
IL CIRCUITO DELLE BARCHE D’EPOCA
Quella delle barche d’epoca, in effetti, è un autentica resurrezione. Una volta riportate all’antico fulgore e rivarate, queste datate signore talvolta ultraottagenarie, iniziano anche una nuova ed
intensa vita agonistica. Il calendario d’altronde, è fitto d’appuntamenti e manco a dirlo, il centro di tanta attività è il Mare No44 Settembre 2004
strum e segnatamente il Tirreno. Dopo la solita pausa invernale,
in giugno iniziano le prime regate internazionali con “Les Voiles
d’Antibes” proprio nei primi giorni del mese, per continuare con
la “Coppa Luigi Durand De La Penne” a La Spezia la settimana successiva, per completare l’attività pre-estiva con la classica “Argentario Sailing Week” di Porto Santo Stefano. La prima regata
valevole per il campionato CIM. Quindi il circus, si trasferisce in
Spagna e segnatamente a Mahòn per disputare la “Copa Gitana”
che precede di un mese la “Copa del Rey de barcos de epoca” in
programma l’ultima settimana d’agosto e valevole come seconda
prova del campionato CIM. Quindi, inizia il bello. Il circuito italiano si apre con la regata trasferimento da Mahòn ad Imperia dove si terrà dall’8 al 12 settembre prossimo la classica “Le vele d’epoca di Imperia”. Un appuntamento molto sentito da tutta la cittadinanza e valevole come terza prova del circuito CIM. Una regata questa, a ricorrenza biennale che nell’ultima edizione ha
ospitato oltre 130 scafi d’epoca annoverando 300 mila spettatori
nelle tre giornate di regata. Poi, il tutto si sposta in Francia con
la regata di trasferimento Imperia -Cannes il 24 settembre prossimo. A Cannes, dal dal 27 settembre al 3 ottobre si tengono le
stupende “Regates Royales”. Una settimana di regate internazionali nell’antistante golfo di Cannes, proprio davanti alla famossisima “Croisette”. Quindi il circus si trasferisce con una nuova prova-trasferimento da Cannes a Saint Tropez dove si terrà, dal 2 al
9 ottobre prossimo, la settimana velica conclusiva: la stupenda
“Le voiles de Saint Tropez”. Una regata talmente celebre ed affollata da creare problemi agli organizzatori, l’eccesso di richieste
impone infatti di limitare le iscrizioni ai soli yacht che possono
essere ospitati nel porto della cittadina francese, limitando le
iscrizioni a sole cento barche d’epoca. Le polemiche già infuriano. Nessuno vuol infatti perdere una regata che per ubicazione,
suggestione ed organizzazione non ha eguali. In effetti, il golfo
ed il porticciolo di Saint Tropez, quando gremiti dalle barche d’epoca, regalano sensazioni e viste uniche. Il calore che questi scafi trasmettono anche da ormeggiati, è ineguagliabile.
Oggi, al CIM, sono iscritte oltre trecento barche d’epoca. Un numero in costante crescita che annovera scafi di dimensioni ed armo disparati, che vanno dai sette agli oltre cinquanta metri. Questi scafi, rigorosamente non costruiti in serie, sono divisi sostanzialmente in due classi: gli yacht d’epoca, costruiti prima del 1949
e gli yacht classici realizzati prima del 1975. La condizione per concorrere al campionato CIM, è quella di partecipare a regate in almeno due dei tre paesi ospitanti (Italia, Spagna e Francia). Il circuito d’altronde, prevede regate ininterrottamente da giugno ad ottobre e solo un equipaggio di professionisti può permettersi di
prendere parte a tutte le prove in programma. Un lusso che solo
pochi fortunati possono permettersi e che quindi apre le porte al
dilettantismo ed al turnover, consentendo a molti di partecipare ad
almeno una parte del programma. Provateci anche voi, rimarrete in
cantati da queste opere d’arte galleggianti.
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