i due lampi di oggi
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i due lampi di oggi
Rispetta l’ambiente! Non consumare carta e toner: potrai rileggere tutti i lampi su infolampo a cura dello Spi nazionale in collaborazione con Spi Marche 16 aprile 2011 i due lampi di oggi 1 - Uguaglianza e giustizia, la fiamma resta accesa 2 - Il mercato dell’affitto in Italia www.rassegna.it Uguaglianza e giustizia, la fiamma resta accesa La rivista online Social Europe promuove un importante dibattito per ridefinire "la promessa dell'uguaglianza". Tra i contributi, quello di Zygmunt Bauman: "La disuguaglianza incattivisce e immalinconisce gli animi". Dure critiche a New Labour e Terza Via di Davide Orecchio "La disuguaglianza è un male non solo in sé, non solo a causa della sua ingiustizia, crudeltà, immoralità e del suo potenziale distruttivo per la vita, ma perché incattivisce e immalinconisce gli animi". Parola di Zygmunt Bauman, il più famoso sociologo vivente, che affida a questa considerazione la conclusione di un suo articolo pubblicato dalla rivista online Social Europe Journal. La disuguaglianza, prosegue lo studioso e teorico della società liquida citando sarcasticamente un saggio americano, ha un "legame morboso con la biologia, ora finalmente confermato su basi scientifiche: 'Gli esseri umani sono stressati quando si trovano alla base di una gerarchia. Lo stress porta a cambiamenti biologici', come l'accumulo di grasso addominale, malattie cardiache, comportamenti autodistruttivi e (sic!) ... la povertà persistente. Ora, finalmente – prosegue Bauman con ironia -, sappiamo, sulla base di certificazioni fornite da illustri scienziati al di sopra di ogni sospetto, perché alcune persone sono affondate nella miseria e perché, a differenza di noi, non riescano ad evitare di affondare in essa, né, una volta affondate, siano capaci di uscirne: (…) è solo una questione di biologia, stupido!". Il contributo dello studioso polacco è solo uno dei molti pubblicati in un dibattito in Rete su uguaglianza e giustizia (sociale) lanciato da Social Europe insieme alla fondazione tedesca Friedrich Ebert (vicina alla Spd) e allo svedese Arbetarrörelsens Tankesmedja. Una "discussione aperta", spiegano i redattori della rivista, che si pone l'obiettivo di ridefinire "la promessa dell'uguaglianza" nel pensiero liberale e socialdemocratico entro una società orientata al mercato. "Il dibattito si è appena concluso – mi spiega Christian Kellermann, uno dei redattori, in una mail – ma era solo il primo passo di un progetto che prosegue con una importante conferenza sull'uguaglianza a Stoccolma e con la pubblicazione dei contributi più appassionanti in un numero cartaceo di Social Europe". In fondo Social Europe riprende la migliore tradizione della libera stampa, che sin dal suo parto illuministico si è data la missione di propagare idee e formare un'opinione pubblica progressista e riformatrice, e la converte nella lingua e con gli strumenti dell'era digitale. Così temi e valori che annaspano nella realtà della nostra società, della nostra politica e dei nostri media tradizionali, riprendono vita su un sito, con tanto di commenti 2.0 e avatar di Facebook e Twitter. Steele e Addison, per non parlare di Hume e Diderot, sarebbero contenti se potessero costatare che una certa idea di pubblicistica al servizio del progresso (spirituale, intellettuale) non muore mai, ma cambia semplicemente pelle grazie a un’interminabile metamorfosi tecnologica. Tornando al dibattito, i contributi vengono essenzialmente da studiosi e sindacalisti di estrazione anglosassone e tedesca. Frank Nullmeier analizza l'avvento di una "seconda fase del neoliberismo", osservando come dopo un brevissimo periodo keynesiano, durato poco più di un anno (2009), i governi abbiano reagito alla crisi del Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/2011/04/14/73417/uguaglianza-e-giustizia-la-fiamma-resta-accesa www.nelmerito.it Il mercato dell’affitto in Italia di Lorenzo Bellicini La questione abitativa è tornata al centro delle questioni sociali, e le motivazioni sono principalmente tre. La prima è demografica e si esprime nella ripresa di una domanda primaria non prevista. La seconda è economica e dipende dal boom speculativo del mercato immobiliare, dall’eccezionale crescita del numero delle compravendite e dei prezzi, dalla quantità di nuove costruzioni che si sono realizzate e si stanno ancora realizzando… Come ormai tutti abbiamo scoperto, la crisi immobiliare è alla base della piramide speculativa finanziaria che è scoppiata nell’economia mondiale, portando le economie avanzate in una delle maggiori recessioni della storia, con effetti sull’occupazione, sui redditi e sulla capacità di pagare affitti e mutui bancari. La terza motivazione ha a che fare con la politica abitativa: lo Stato e le amministrazioni pubbliche a partire dalla fine degli anni 80 hanno smesso di occuparsi di casa e di abitazioni sociali, tagliando le risorse, esaurendo nei piani regolatori la componente di aree destinate all’edilizia economica e popolare e abbandonando la politica dei Peep (piani di edilizia economica e popolare). Così nel corso degli anni 90 e poi negli anni 2000 la fascia più debole della domanda è cresciuta. Il nodo del mercato è diventato quello di rispondere a una domanda di affitto che chiede prezzi moderati. Ma oggi si assiste ad un altro paradosso: la grande produzione mostra segnali rilevanti di invenduto, mentre l’emergenza abitativa cresce. Il ciclo immobiliare che abbiamo vissuto tra la fine degli anni 90 e questi primi anni 2000 è segnato da un sorprendente boom del mercato immobiliare, che si traduce in due dati di sintesi che ne dimostrano l’eccezionalità: nel periodo 1997-2008 in Italia sono state compravendute abitazioni pari al 37% dello stock abitativo del nostro Paese; nello stesso periodo i prezzi delle abitazioni sono cresciuti in valori costanti del 51% in Italia e del 65% nei grandi comuni; quelli degli affitti del 49% in Italia e dell’85% nei grandi comuni. Nel 2007 le compravendite si sono ridotte del 4,6%, nel 2008 e nel 2009 la flessione è stata rispettivamente del 14,6% e del 10,9%. Con il 2008, anche i prezzi hanno cominciato a scendere. Nella serie storica si osserva la particolarità dell’attuale ciclo immobiliare rispetto ai precedenti, con una lunga fase ascendente soprattutto per il numero di compravendite, ma anche per il livello dei prezzi. La crisi 2007/2010 ha, però, comportato una forte flessione delle compravendite (-30%) e una significativa riduzione dei prezzi (-15%), ridisegnando lo scenario di mercato. Anche l’incremento medio annuo dello stock è stato il più alto dagli anni 60 ed è il frutto di una grande produzione di nuove abitazioni, del ritorno sul mercato di una quota di abitazioni in precedenza tenute sfitte o utilizzate per altri usi e di interventi di ampliamento del patrimonio esistente. Il confronto della dinamica puntuale degli anni 2000 mette in evidenza la significativa crescita della produzione edilizia, con il picco toccato nel 2007 di 339 mila abitazioni, ma questa produzione si è confrontata con tassi di crescita delle famiglie eccezionali. Il carattare eccezionale degli anni 2000 ha, quindi, una natura demografica che si traduce in termini di domanda abitativa nella crescita sorprendente del numero di nuove famiglie. I fattori demografici che possiamo individuare sono almeno tre e tutti molto importanti: l’accelerazione dei flussi migratori verso il nostro Paese, ovvero il cambio di scala nei flussi di immigrazione negli anni 2000; la forte crescita di nuove famiglie italiane, dovuta ai “pigri” figli del baby boom della seconda metà degli anni 60 e della prima metà degli anni 70, che hanno lasciato le famiglie di origine con ritardo rispetto alle precedenti generazioni; la continua riduzione della dimensione media della famiglia italiana. La crisi economica ha reso sempre più complesso lo scenario della domanda, accentuando l’emergenza abitativa. La crisi economica incide sugli elementi di incertezza e di difficoltà che caratterizzano quote sempre più ampie di domanda. In sostanza crescono le famiglie che con difficoltà riescono a pagare l’affitto e i mutui. Un’analisi condotta da Federcasa sugli 11 grandi comuni metropolitani italiani evidenzia come vi siano 105 mila famiglie in attesa in graduatoria per l’edilizia residenziale pubblica, per un valore che è pari all’1,6% delle famiglie delle aree metropolitane. In realtà la tensione abitativa al di fuori delle aree metropolitane è, pur sempre, minore. Quindi si potrebbe considerare un valore di 300 mila famiglie che possono essere interessate dal fenomeno. La crisi abitativa non interessa solo fasce più povere della domanda. Recentemente la Commissione di indagine sull’escusione sociale ha evidenziato il fatto che si sta creando un segmento più ampio della Leggi tutto: http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1353&Itemid=1