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SEZIONE 3 MISURARE IL MISURABILE Soprattutto in un istituto tecnico come il nostro, a parlare di misure sembra di dover fare riferimento a grandezze di tipo ‘scientifico’. Oggi misurare significa isolare una caratteristica quantitativa dell’oggetto misurato, senza tener conto della qualità. Eppure non sempre è stato così perché la misura nasce come valore, non come convenzione. Sul concetto di misura 1. Chi ha inventato le misure? Caino! Si comprendono dunque le parole di Giuseppe Flavio: «l’invenzione delle misure e dei pesi che mutò quell’innocente e nobile semplicità in cui erano vissuti gli uomini finché non li avevano conosciuti, in un’esistenza piena di inganni» (Antiquitates Judaicae, I, 2,2). a) Nell’antica cultura ebraica contare e misurare è peccato, tantoché l’idea di censire il popolo di Dio fu suggerita a re David dal demonio (Es 30, 11-12; 2 Sam 2; 2 Sam 24). b) Nella tradizione egiziana le misure erano opera di Hamon; nella tradizione classica le misure sono state inventate da un venerando saggio, Phidon Arginus; per i romani i princìpi dell’agrimensura venivano dalla ninfa Vegoia. Insomma, un’origine pressoché divina. 2. a) b) c) d) 3. Le antiche misure avevano un carattere non convenzionale ma significativo: in situazioni diverse ogni grado di esattezza è una necessità sociale. L’onestà nell’applicare i pesi veniva altamente apprezzata e godeva di svariate garanzia, anche di carattere sacro; «Non commettete ingiustizie nei tribunali, né con le misure di lunghezza, né coi pesi né con le misure di capacità. Avrete stadere giuste, pesi giusti, efa giusto, hin giusto» (Lev, 19, 3536); «Non avrai nella tua sacchetta due pesi, uno grande e uno piccolo» (Deut, 25, 13-15). b.1) La misura è anche simbolo di giustizia: «La stadera e la bilancia appartengono all’Eterno, tutti i pesi del sacchetto sono opera sua» (Prov., 16, 11); «Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi: e a voi sarà data anche la giunta» (Marco, 4, 24). «Nel nome di Dio, Clemente e Misericordioso. Guai ai frodatori sul peso, i quali, quando richiedono ad altri la misura, la pretendono piena! E quando pesano o misurano agli altri danno di meno! » (Corano, 83, 1-3) Soltanto in tempi relativamente recenti alla gamma di rappresentazioni simboliche se aggiunta quella della pedanteria. Misure antropomorfe: «L’uomo misura di ogni cosa» (Protagora). Molto comode, comprese universalmente e sempre ‘a portata di mano’. Anticamente le differenze individuali non avevano molta importanza. 1. «Tuo dito come misura» (farmacopea etiopica del XIV sec.), dunque un bambino avrà una quantità minore di medicina rispetto a quella di un adulto; 2. «tesa» (da dito-dito, o da polso-polso); «cubito» (gomito-dito medio o pugno chiuso) «dito», «piede», «palmo», «spanna»… diventano col tempo termini astratti; 3. Per le misure maggiori: portata della voce, suono corno, tiro della freccia… 4. Importantissima la proporzione: mattone (1, 2, 4), dove ‘4’ corrisponde a un piede; in Giappone il tatami (1*2), dove ‘2’ è una tesa; qui le stanza vengono costruite ‘a misura di tatami’ e dunque una volta costruita si poggiano semplicemente i tatami (e nessuna piastrella tagliata, come da noi). 25 4. a) b) c) d) e) 5. L’uomo ha iniziato a contare aiutandosi poco con le dita (ne ha solo 10); più spesso con le falangi (14 e 28, ma in vero 15 e 30 considerando il polso), che induce a un sistema base 15 e base 60 (la base sessagesimale, usata dai babilonesi, è ancora usata per la misurazione degli angoli e delle ore) Inoltre contava con le sillabe (es. in Ucraina ancora all’inizio del Novecento si usava l’espressione «Gospodi pomiluj» (“Signore abbi pietà”), composta di sei sillabe che, ripetute cinque volte, portano al 30. Il raggruppamento in base 10 è perfetto solo per chi conosce i princìpi della moltiplicazione e della divisione decimale con lo spostamento della virgola. Ma ancora a metà XIX sec. pochissimi ci riuscivano. In tutta l’Europa medievale e moderna, nelle transazioni basate sui conteggi prevale il sistema duodecimale. La dozzina della dozzina (144) è la «grande dozzina»; moltiplicata per 5 la dozzina di rapporta al sessagesimale. Esistevano comunque anche altre basi, es. in Francia ancora oggi 80 si esprime con quatre-vingts (“quattro volte venti”) che rimanda a un’antica numerazione a base 20. La difficile arte di saper calcolare contemporaneamente secondo i differenti raggruppamenti costituiva una della principali qualità del «perfetto negoziante». Calcolare non è sufficiente: bisogna saper ricordare i risultati: marca e gessetto, magari incavato. Misurazione aree coltivabili: per tempo e per semina. a) Latini, iugero; Francia arpent; Borgogna journau; Germania morgenland, Ucraina den’polja, “giorno di campo”; Russia obza; Veneto, campo. Si può anche distinguere in grano, prato, vigna. i) iugero di Plinio (I sec dC) = 0,25ha; Germania medievale, in Renania =0,31ha; bacino della Mosella 0,34ha; Inghilterra del XVIII sec. = 0,40ha, Georgia XVIII sec. = 0,50ha ii) campo: Venezia e Trieste (0,36566ha); Padova (0,38626ha); Treviso (0,52047ha) b) terra buona = 1: terra media = 6/5; cattiva = 7/5. c) Misura con la semina era più esatta > due terreni geometricamente diversi potevano essere uguali, cioè avere lo stesso rendimento. 6. Si verificano situazioni in cui in una stessa comunità si applicavano misure diverse, una per il mercato, l’altra per pagare la decima e un’altra per assolvere gli obblighi feudali: una dove vige il sistema d’affitto e un’altra dove vige il sistema delle corvée. 7 La bilancia è uno strumento complicato e relativamente caro: 1) lavorazioni tradizionali (es. formaggio); 2) volume (staio, moggio), raso e colmo. 1. Differenti misure a distanza dalla città per camuffare il guadagno a)ma anche camuffare l’inflazione (a Roma 1 pane = 1 baiocco) 8.Ogni stato è geloso delle proprie misure. Anche i comuni salvaguardano pesi e misure, così nel Medioevo le misure erano sempre esposte nelle porte di accesso alla città, o al mercato, tantoché spesso sono esposte ancor oggi alle porte delle città (es. vicino a noi si possono avere a Treviso o Chioggia; a Venezia sono esposte dentro la Porta dei leone in Arsenale, ma è zona militare); 26 a) campioni: Gerusalemme erano conservati nel Tempio; a Roma in Campidoglio, Bisanzio a Santa Sofia; Russia zarista nella fortezza di SS. Pietro e Paolo e a Venezia in Palazzo ducale (oggi sono nelle stanze riservate dell'Archivio di Stato). b) metro: il ‘metro campione’ è conservato a Sèvres, protetto da un sofisticato sistema di allarme e anti-incendio; poi la paura di un terremoto, un incendio, la paura che il mondo potesse trovarsi «senza metro» ha fatto sì che fosse soppresso il concetto stesso di campione i) non è più la misura, sbagliata di 1/40.000.000 del meridiano terrestre, «mètre vrai et définitif» (22 giugno 1799) rimase immutato per quasi due secoli. ii) dal 14 settembre 1960 il metro è definito come «la lunghezza uguale a 1.650.763,73 lunghezze d’onda nel vuoto della radiazione corrispondente alla transizione fra i livelli 2p10 e 5d5 dell’atomo di cripto 86»; così oggi il ‘metro’ può essere riprodotto in ogni laboratorio attrezzato: dopo millenni il principio di Protagora cede il posto alla ricerca di elementi di oggettività e invariabilità. 9.La lunga storia dell’unificazione delle misure: a) Carlo Magno, 789 – (Alfonso X, 1261…, Talleyrand) i) Feudisti e chaiers de doléances b) Convenzione il 18 germinale II (7 apr. 1795) = misure repubblicane i) Francia: 1812 Napoleone > smd attenuato (unità il ½ metro e sottomultipli non decimali). Ritorno al smd puro con R.D. 4/7/1837, in vigore dal 1/1/1840. c) introduzione del smd: Lombardia (9 nevoso IX, 30 dic 1800); Paesi Bassi 1816; Belgio 1836; Piemonte 1845 (esteso alla Sardegna nel 1850); Germania e Serbia 1863; Veneto 1870; Austria 1871; Ungheria 1874; Svizzera 1876; Romania 1883; Bulgaria 1888; Russia 1918; Polonia e Jugoslavia 1919; Lituania e Lettonia 1920; Giappone 1921; Cecoslovacchia 1924; Cina 1935: India 1951. d) Usa e Birmania non adottano ancora il smd (si usa solo in ambito tecnico e scientifico). I nomi delle misure La scala lunga e la scala corta sono due sistemi di denominazione usati in tutto il mondo per numeri decimali. In entrambe le scale il milione è pari a 106 mentre a mille milioni e oltre (≥ 109) le scale impiegano gli stessi termini per quantità diverse. Questi falsi amici possono essere causa di fraintendimenti. Notazione scientifica Prefisso SI Prefisso Simbolo 100 Scala corta Valore numerico Nome Scala lunga Logica Nome 1 uno uno 101 Deca D o da 10 dieci dieci 102 Hecto h 100 cento cento 103 Kilo k 1 000 mille mille diecimila 4 10 000 diecimila 105 100 000 centomila 10 106 Mega M 1 000 000 centomila milione 1 000×1 0001 2 9 Giga G 1 000 000 000 bilione 1 000×1 000 1012 Tera T 1 000 000 000 000 trilione 1 000×1 0003 10 15 Peta P 1 000 000 000 000 000 1018 Exa E 1 000 000 000 000 000 000 10 4 quadrilione 1 000×1 000 quintilione 1 000×1 0005 21 Zetta Z 1 000 000 000 000 000 000 000 sestilione 1 000×1 000 1024 Yotta Y 1 000 000 000 000 000 000 000 000 settilione 1 000×1 0007 10 etc. 6 Da un ordine di grandezza al successivo: moltiplicare per 1 000 27 Logica milione 1 000 0001 miliardo o mille milioni bilione 1 000 0002 biliardo o mille bilioni trilione 1 000 0003 triliardo o mille trilioni quadrilione 1 000 0004 Da un ordine di grandezza al successivo: moltiplicare per 1 000 000 Per avere un’idea visiva delle grandezze si può visitare il sito: scaleofuniverse.com, dove si ‘vede’ la materia dall’infinitamente piccolo ( 10-35 ) all’infinitamente grande ( 1027 ). Numeri e magia Dei numeri si studia il loro significato simbolico (numerologia), anche nel loro rapporto con le lettere, come nella cabala ebraica attraverso la permutazione numerica: qui ad ogni lettera è associato un valore numerico e il rapporto tra le parole è dato dal confronto del loro valore numerico. Così, per esempio: AChaD in ebraico significa “Unità” ed è uguale a 13 (A = 1 + Ch = 8 + D = 4); Ahavah significa “Amore”, ed è uguale a 13 (A=1, H=5, V=2, H=5). Da ciò deriva che: AChD = AHVH > dunque l’Uno, cioè Dio, è Amore. «Ma che suono è questo, così intenso e armonioso, che riempie le mie orecchie?». «È il suono – rispose – che sull’accordo d’intervalli regolari, eppure distinti da una razionale proporzione, risulta dalla spinta e dal movimento delle orbite stesse degli astri e, equilibrando i toni acuti con i gravi, crea accordi uniformemente variati; del resto, movimenti così grandiosi non potrebbero svolgersi in silenzio e la natura richiede che le due estremità risuonino, di toni gravi l’una, acuti l’altra». (M.T. Cicerone, Il sonno di Scipione) Furono i pitagorici a studiare i rapporti matematici che legavano, secondo diversi intervalli, i movimenti dei pianeti e i suoni, acuti e gravi, emessi a seconda della velocità di spostamento dei corpi celesti e in ragione degli intervalli che separavano gli astri (Platone , Timaeus 35a-36b). La fusione di tutti gli accordi, più acuti nelle sfere esterne e più gravi man mano che si procedeva verso l'interno, concorreva a formare, secondo determinate proporzioni musicali, l'ἁρµονία celeste, come la chiamavano i pitagorici, e resa da Cicerone con il termine concentus. Dunque i giri astrali («sfere») producono, a causa della differente circonferenza, una divina armonia frutto di suoni diversamente accordati o, meglio, di corpi vibranti a differente frequenza, inaudibile dall’orecchio umano ma divinamente creata a testimoniare che l’universo è perfetto (https://www.youtube.com/watch?v=HLdxwCSFeBI). Nella tradizione cristiana, la udranno un giorno le anime immortali. Di questa divina armonia lo specchio terreno è, per quasi esoterica tradizione, la polifonia di stile contrappuntistico: differenti linee vocali, ciascuna affatto indipendente, producono, con la loro artistica combinazione, una concordia armoniosa. Ogni voce è un irripetibile trionfo di canto; l’organismo è cosa suprema. Pitagora aveva messo in relazione i rapporti tra le lunghezze delle corde, gli intervalli musicali e le orbite dei corpi celesti; Keplero era arrivato addirittura a stabilire le note che ciascun pianeta emette nel corso della sua orbita (https://www.youtube.com/watch?v=WihmsRinpQU). Ormai sappiamo che le onde sonore sono vibrazioni che si propagano attraverso corpi solidi, liquidi o gassosi come l’acqua o l’aria, e che di conseguenza nessuna musica celeste si può udire negli immensi vuoti spazi interstellari. Non ci resta altro che osservare il cielo ed immaginare di ascoltarli, quei suoni, quieti e distanti, che attraversano lo spazio ed il tempo per venirci ad incantare con storie mai udite prima. La musica è un esercizio occulto di aritmetica dello spirito, ignaro del proprio numerare - cioè che, senza sapere, conta. La verace conoscenza di Dio si può raggiungere solo attraverso il tenace esercizio dell’intelletto e dello spirito, e il maggiore ausilio per l’educazione è la musica. L’Arte della Fuga di Bach (https://www.youtube.com/watch?v=XXQY2dS1Srk)è l’opera umana che maggiormente si avvicina a questo ideale disegno di perfezione divina: musica, fisica e geometria fuse in una sola arte. Misurare il tempo Per secoli per calcolare il tempo si è usato come unità di misura l’anno solare (il tempo che il pianeta Terra impiega a compiere un’orbita intorno al Sole) e come punto di inizio la nascita di 28 Gesù. Gli anni che vengono prima di questa data si dicono avanti Cristo e si contano in senso discendente (es. l’anno 50 a.C. precede nel tempo il 49 a.C.), quelli che vengono dopo si dicono dopo Cristo e si calcolano invece in modo ascendente (es. l’anno 49 d.C. precede l’anno 50 d.C.). Le ere, ovvero da quando si comincia a contare: • Per il vesc. James Ussher la Creazione iniziò domenica 23 ottobre 4004 a.C., alle ore 12 • gli Ebrei la creazione del mondo (3761 a.C.); • i Coreani dalla morte del mitico re Tan’gun (2333 a.C.); • i Greci avevano come punto di inizio la prima Olimpiade (776 a.C.); • i Romani la fondazione di Roma (753 a.C.); • i Buddisti dalla morte di Buddha (543 a.C.); • i Cristiani l’A.D. (Anno Domini) dalla nascità di Gesù (25 dicembre 1 a.C.); • La Repubblica di San Marino 301 d.C. (d.F.R., dalla Fondazione della Repubblica, 3 set.) • i Musulmani dal 622 d.C., data dell’Ègira (A.E., migrazione di Maometto a Medina) • i rivoluzionari francesi (recuperando il calendario egizio, ancora in uso tra i copti) dal 22 set. 1792, corrispondente al 1° vendemmiao 1 (calendario dismesso nel 1805): • per i giapponesi le era iniziano con la salita al trono dell’imperatore regnante; l’era corrente è Heisei, iniziata nel 1989, dunque il 2015 A.D. è Heisei 27 (fino al 7 gennaio 1989 Showa 64; dall’8 gennaio Heisei 1). Contare i secoli Oggi siamo nel XXI secolo, un periodo di cento anni che va dal 2001 al 2100 (nei calendari non esiste l’anno zero), poi inizierà il XXII secolo;… aC > I (-1/-100); II (-101/-200): III (-201/-300); … dC > I (1/100); II (101/200): III (201/300); … XVI (1501/1600); … XIX (1801/1900); XX (1901/2000). I “numeri romani” In tutte le culture antiche non esistono glifi specifici per indicare le cifre e dunque alcuni dei glifi che indicavano le lettere indicavano anche le cifre. Bisognerà attendere il Medioevo perché siano introdotti le ‘cifre arabe’ (in vero invenzione indiana, ma giunte in Europa attraverso gli arabi), perché vi siano dei glifi specifici per le cifre. Spesso, per evitare fraintendimenti, per distinguere tra glifi con valore di lettere e glifi con valori di cifre si ponevano questi ultimi tra due punti: così non v’era dubbio che .VI., oppure ·VI·,si dovesse leggere ‘6’ e non ‘vi’. Corrispondenza tra cifre romane e arabe: I (1); V (5); X (10); L (50); C (100); D (500); M (1000). Inoltre sopralineando una cifra, questa si deve intendere moltiplicata per 1000: es. V (5.000); X (10.000) … M (1.000.000). Talvolta nelle scritture epigrafiche, per ridurre le incisioni, venivano usati anche altri glifi: O (11); F (40); S (70); R (80); N (90); H (200); B (300); G (400); Z (2.000). Quello romano è un sistema di misurazione additivo in cui il numero era rappresentato con la somma dei valori dei simboli. Se oggi si usano i numeri romani si usano nella variante medievale, che permette delle stringhe un po’ più corte, in cui è previsto anche un sistema sottrattivo (altrimenti si sommavano anche quattro glifi). Dunque: • Due o più numeri uguali si sommano; es. II (2); XXX (30); CCC (300); MM (2000). • Quando una cifra minore si antepone a una maggiore, la minore va sottratta; es. IV (4); IX (9); IL (49); XC (90); IC (99); LD (450); ILM (949); CM (900): IM (999). • Quando una cifra maggiore si antepone a una minore, la piccola va sommata; es. VI (6); VIII (8); XI (11); XVII (17); LV (55); CI (101); DC (600); DCCC (800); MDLV (1555). • Ovviamente vi sono numeri per cui si deve sia sottrarre che aggiungere: es. XLVII (47); CXIX (119); CCCVL (345); CDLXXIX (479); CMI (901); MMXIV (2014). 29 Calendari I più antichi calendari sono lunari (un ciclo di 12 mesi lunari, ognuno di 29½ giorni), oppure lunisolari (che cercano di compensare la differenza di circa 11 giorni, epatta, con l’anno solare, che corrisponde a circa 365½ giorni). Oggi adottiamo il calendario gregoriano (ratificato da papa Gregorio XIII il 24 febbraio 1582), che è un calendario solare (1 anno = giorni 365,256.363.051 (365 d - 6 h - 9’ - 10”). Comunque nella misurazione antica si partiva da un periodo lungo e misurabile (anno solare o mese lunare) e si divideva in unità più piccole (giorni, ore, minuti e secondi). Oggi invece il SI (Sistema Internazionale di unità di misura), parte dall’unità più piccola per calcolare le unità maggiori. Il secondo è definito come la durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell’atomo di cesio-133. Esiste poi il periodo Giuliano, che conta i giorni a partire dalle ore 12 del 1 gennaio 4713 a.C.; è un calendario astronomico che permette di calcolare con facilità il numero dei giorni. Lo stile, ovvero quando inizia l’anno? • anno civile inizia 1° gennaio (stile della Circoncisione); • anno scolastico inizia il 1° settembre; • (anno giudiziario fino al 1941 iniziava il 29 ottobre); • anno liturgico I d’Avvento e termina il sabato della XXXIV settimana del tempo ordinario; • more veneto (calendario in uso a Venezia fino al 1797), iniziava il 1° marzo posticipato; • stile della Natività, iniziava il 25 dicembre posticipato; • stile dell’Incarnazione, iniziava il 25 marzo (fiorentina posticipata; pisana anticipata); • sitile bizantino, 1 settembre anticipato. Per gli interessati si consiglia la lettura di: Adriano Cappelli, Cronologia, Cronografia e Calendario perpetuo, Milano (Hoepli), solo introduzione, oppure di visitare l’url: http://www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/astrocal.html Ancora qualche curiosità: • Ora di Pyongyan (Corea del Nord): dal 15 agosto 2015 tutti gli orologi indietro di 30 minuti per staccarsi dal fuso orario del Giappone e cancellare così un passato coloniale non ancora dimenticato. • Spagna è stata avanzata la proposta di tornate all’ora di Greenwich lasciata il 12 maggio 1942 dal generale Francisco Franco per compiacere a Hitler e allinearsi all’ora di Berlino. • Per semplificare la vita informatica nel 1990 è stato proposto di abbandonare la vecchia ripartizione in 24esimi (ore), 60tesimi (minuti e secondi) e decimali (di secondo) e adottare l’ internet time (http://www.timeanddate.com/time/internettime.html). • Attenti a non sbagliare: con le cifre arabe si rappresentano i numeri cardinali, mentre la numerazione romana è sempre ordinale. Dunque posso trasformare un cardinale in ordinale (così, grazie a un esponente, 5 diventa 5° / 5a), ma è un errore porre un esponente nei numeri romani, proprio perché per loro natura grammaticale sono già ordinali. 30