Tricheco News Reloaded N° 4

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Tricheco News Reloaded N° 4
mento in avanti sono costretti a vivere come dei reclusi, in ambienti disinfestati da tutto ciò che può costituire
un pericolo, senza poter essere curati
in ospedale, senza poter ricevere visite se non da parte di chi sa quali cautele adottare, con una vita improvvisamente sconvolta dai simboli del
nostro progresso. Ci sono voluti parecchi anni per riconoscere l’Mcs come patologia, a causa della straordinaria diversità dei sintomi e dell’assenza di studi su larga scala. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità
l’ha riconosciuta solo nel 1999, grazie
agli studi che un gruppo di esperti ha
condotto per una decina di anni.
Quello che si sa è che molti pazienti
presentano un’eccessiva permeabilità
cellulare in organi e tessuti di fondamentale importanza quali il cervello,
i polmoni e l’intestino, e che taluni
manifestano delle alterazioni genetiche sugli enzimi deputati alla disintossicazione: è come se i malati inalassero senza filtri tutti gli inquinanti
con cui vengono a contatto. Questo
può avere le conseguenze più varie e
comunque tutte di estrema gravità:
infarti, crisi epilettiche, edemi cerebrali, scompensi renali, crisi respiratorie sono solo alcuni degli esempi
che si possono addurre.
Per la verità la malattia potrebbe
anche essere scongiurata, si potrebbe
intervenire preventivamente per riportare il livello di tolleranza ad un
regime accettabile, ma l’assenza di
conoscenza da parte dei medici porta
spesso ad adottare scelte fallaci che
vanno dall’allergologo allo psichiatra, e
quando ci si accorge di essere affetti da
Sensibilità Chimica Multipla è ormai
troppo tardi perché la patologia, a causa della perdurante esposizione agli
agenti chimici, si è cristallizzata in maniera irreversibile. Anche sul versante
delle cure la situazione è ancora precaria: non essendo chiarito il meccanismo
biologico e molecolare della sindrome
non esistono dei farmaci appositi, e i
cortisonici, che pure sembrerebbero
indicati, spesso sono proprio tra le sostanze che rendono il paziente intollerante. L’unico rimedio è quello di ridurre l’esposizione al carico tossico, con
diete speciali, soggiorni in ambienti
purificati, ma spesso è molto costoso e
se si aggiunge che in Italia come in altri
paesi del mondo la legislazione in tema
di Mcs è di fatto inesistente, non è poi
così azzardato parlare di “malati fantasma”.
BRUCE
Ciclostilato in proprio
http://creativecommons.org/
Licenses/by-nc-sa/2.5/it
Hanno collaborato a questo numero:
BRUCE, ANGELO, CINZIA,
GIULIO, MATTIA, ANNA , CITTI
e CICCIO.
N° 04
EDITORIALE (PAG. 01)
SE NOI SIAMO LO STATO (PAG. 02)
GIOVANNI ALLEVI (PAG. 03)
LA VERGINITà INTELLETTUALE
(PAG. 06)
WELCOME TO THE REAL WORLD
(PAG. 08)
ALLEGRO MA NON TROPPO
(PAG. 10)
COSA FAREBBERO COSTORO SE...
(PAG. 04)
EDITORIALE
Eccoci qui con un nuovo numero fresco fresco del Tricheco News. Non ve
l'aspettavate vero? ... Eh sì, a memoria d'uomo questa è ritenuta essere
l'edizione in assoluto più celere del
nostro mitico giornalino! Non si è ancora finito di assaporare il numero
precedente che, veloce come un treno,
arriva una nuova infornata di articoli
per deliziare amabilmente i vostri sottili palati. In questa edizione il menù è
più che mai vario ed intrigante. Cinzia
continuerà le proprie elucubrazioni
LA CHIMICA E.. (PAG. 11)
circa l'onestà intellettuale (si si, ci
scusiamo, la prima parte è stata pubblicata circa un anno fa....bè è un
motivo in più per andare a rileggersi
il Tricheco numero 2 sul nostro sito!).
Angelo ci farà conoscere la musica di
Giovanni Allevi e .... il resto lo lascio
scoprire a voi! Come d’abitudine
vi ricordo che il nostro giornalino è
aperto a tutti!! Se volete partecipare
a questa o altre iniziative vi invitiamo a venire a trovarci nella nostra
sede il lunedì o il giovedì sera. Per
qualsiasi informazione contattateci
all’indirizzo [email protected].
CICCIO
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PRIMO PIANO - SE NOI SIAMO LO STATO ...
Siamo in periodo di elezioni ed è cominciata la corsa a chi fa la promessa
più ad effetto per sorprendere l’opinione pubblica. Dopo solo due anni dall’ultima chiamata alle urne, risentiamo le proposte dei nostri politici riempire i programmi televisivi e le discussioni si fanno accese. Idee, promesse,
dati di fatto, soluzioni, ridanno vita ad
una politica ormai assopita nel tempo.
Ogni volta sembra il risveglio delle
istituzioni quando la campagna elettorale inizia e si sviluppa dentro la nostra società. La volontà di tutte le parti è forte ed impregnata di ideologia e
solidarietà, ricette preparate in tutte le
salse; ma la domanda che faccio è questa: dobbiamo crederci?
Mi chiedo se sia possibile che ogni volta che tutto finisce, ogni volta che troviamo un vincitore, tutto ritorni nel
letargo. Promesse mai rispettate, scritte su fogli di carta senza importanza,
che davanti alla popolazione diventano utopie irrealizzabili, perché nelle
stanze dei bottoni non si riesce a tro-
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vare l’accordo per tutti gli interessi
forti che ci sono in campo. Lo Stato di
cui facciamo parte mi sembra ormai
diventato un insieme di micro-interessi
particolari che cercano di ottenere
quello per cui da soli non riescono a
costruire, un potere di cui appropriarsi
per interessi del tutto personali, ben
lontano dall’idea di Stato, sulla quale
per secoli si è discusso su come dovesse
essere concepito, per un funzionamento
sempre più perfetto; non interpreta più
il ruolo di moderatore per uno e tra
tutti i cittadini, ruolo per cui è stato
creato; ha perso purtroppo il suo scopo. Ma cosa fare allora per rompere
questo circolo vizioso in cui siamo entrati e da cui non riusciamo ad uscire?
Come dobbiamo porci di fronte al declino che colpisce il nostro bel paese
che è stato nella storia il vero precursore di innovazione e bellezza? Cosa dobbiamo fare per ritrovare il nostro onore
di Popolo e di Individui? Se siamo noi
lo Stato faccio appello ad ognuno a
ritrovare il senso comune di appartenenza alla Nazione, per la rinascita del
nostro Popolo in una nuova era di speranza e di prosperità. Chiedo a tutti di
unirci, per creare una generazione dove
sia messo il bene comune davanti a
tutto, per dare ad ognuno la possibilità
di esprimersi nel modo migliore. Voglio
che si trovi la forza di sfidare l’egoismo
e di distruggere tutti i legami tesi a
favorire piccoli e banali interessi. Chie-
quelle figure oscure, mitiche, di alchimisti alla ricerca della cosiddetta
pietra filosofale, che avrebbe dovuto
garantire all’uomo eterna salute e
benessere, oltre alla facoltà di trasformare ogni metallo in oro od argento. Oggi i connotati più intangibili e velleitari della chimica sono
stati accantonati, e la chimica non è
più un passatempo per maghi e onniscienti, bensì uno degli aspetti più
caratterizzanti della nostra società:
si pensi solamente all’uso ormai interplanetario della plastica, dei solventi e dei medicinali. Senza la chimica dovremmo rinunciare a molte
delle amenità che oggi rendono la
nostra vita più semplice, più appagata dal punto di vista materiale e, per
certi versi, peculiarmente relazionata
con l’ambiente in cui viviamo. La
nostra è la società della chimica, inutile negarlo. Ma che cosa accadrebbe
se all’improvviso il nostro organismo
decidesse che questa moltitudine di
sostanze non gli va più a genio?
Negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi nel mondo una patologia
particolare, legata appunto al mondo
della chimica; si chiama Mcs
(Sensibilità Chimica Multipla in italiano). È una malattia cronica, con
sintomi che ricorrono in maniera
carsica, in risposta ai livelli di esposizione a prodotti chimici multipli e
non connessi tra loro. Molto rara in
Italia (si stima che coloro che risultano intolleranti ad agenti chimici
multipli non siano più di 50 mila), è
più conosciuta e monitorata negli Stati
Uniti: qui le ricerche vanno avanti da
una quarantina d’anni e le stime ufficiali
parlano di un numero pari all’1,5% della
popolazione (oltre 15 milioni di persone), orientato verso un ritmo ascendente. Lì per lì sembrerebbe quasi il caso di
minimizzare, in fondo altro non è che
un’allergia un po’ particolare connessa
ai prodotti chimici più disparati, se non
fosse che l’intolleranza abbraccia solitamente uno spettro piuttosto ampio di
sostanze e che le nostre vite sono così
fortemente dipendenti da quelle sostan-
ze. Chi è affetto da questa malattia non
può più vivere come tutti gli altri, pena
il rischio della vita stessa, perché l’organismo impazzisce, divenendo del tutto
incompatibile con l’assimilazione di deodoranti, profumi, detersivi, gas di scarico delle auto, vernici, farmaci, inchiostri
e così via. La cosa incredibile è che i
malati di Mcs non nascono tali, lo diventano verso i 30-40 anni e da quel mo-
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ALLEGRO MA NON TROPPO
Allegro ma non troppo, scritto da Carlo M. Cipolla, si compone di un’introduzione e due saggi brevi. Nell’introduzione, intitolata “Tanto per cominciare”, l’autore definisce la vita una
“cosa” seria, segnata
spesso da risvolti tragicomici. Mentre la serietà
è una qualità semplice da
notare, la comicità intesa
come umorismo è molto
rara da carpire poiché
essa si basa sulla capacità di rivelare l’aspetto
più ironico della realtà in
modo intelligente e sottile.
Il primo saggio riconduce
le cause della caduta
dell’Impero Romano e delle Crociate
unicamente al ruolo del pepe nella storia dello sviluppo economico ed umano. Il secondo, intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, si
apre con la constatazione che le faccende umane hanno sempre versato in
uno stato deplorevole, aggravato dalla
presenza di un gruppo non organizzato, ma che nonostante ciò agisce sempre in perfetta sintonia: gli stupidi
(questa dichiarazione non va confusa
con qualsivoglia forma di razzismo). A
conclusione del capitolo
Cipolla espone le 5 leggi
fondamentali della stupidità umana in base alle
quali è possibile etichettare le persone in base
alle loro azioni come
banditi, intelligenti,
sprovvedute o stupide
(l’autore mostra ironicamente questo concetto
tramite un grafico cartesiano). Tali leggi si presentano nella realtà quotidiana velate
sempre da uno straordinario senso dell’umorismo ed interessante risulterebbe
inoltre l’applicazione di queste leggi al
potere politico. Consiglio a tutti questo
libro, in quanto dietro alla sua apparente frivolezza si cela un profondo
senso di verità.
ANNA
LA CHIMICA E “ I MALATI FANTASMA”
L’uomo è sempre stato ossessionato
dalla chimica. Fin dalle origini ogni
popolo si è interrogato sulla possibilità
di creare nuove sostanze manipolando
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e componendo quelle esistenti, col fine
ultimo di acquisire un dominio pressoché totale sulla materia. Personalmente sono sempre stato affascinato da
do di rialzarci in piedi e senza armi,
solo con la nostra Saggezza, riappropriarci di quello che ci appartiene per
diritto. Infine, riapriamo il cuore ed
affrontiamo il male, facciamolo per i
nostri padri che hanno lottato, facciamolo per noi che dobbiamo lottare,
facciamolo per i nostri figli che ci ringrazieranno.
CITTI
DOVRESTI SAPERE CHI E’ GIOVANNI ALLEVI
Giovanni Allevi è un pianista e compositore italiano. Laureato con lode in
filosofia proponendo come tesi “il vuoto nella fisica contemporanea”, si diploma al conservatorio in pianoforte e
in composizioni. Nel 1997, grazie all’incontro con Saturnino e Jovanotti, pubblica il suo primo album “13 dita” e nel
2003 arriva “composizioni”, dove il
giovane pianista conquista il consenso
della critica grazie alle sue grandi doti
tecniche e creative. Il successo continua: nel 2004 inizia un tour in Cina e
nel 2005 si esibisce nel tempio del jazz
di New York, il prestigioso Blue Note.
Ed è proprio in seguito al suo soggiorno a New York (più precisamente ad
Harlem) che vengono pubblicati i suoi
più grandi successi: “no concept” e
“joy”. Per capire al meglio la musica di
Giovanni Allevi può essere utile chiedersi perché ascoltare musica classica
al giorno d'oggi? A questa domanda lo
stesso Giovanni risponde in questo
modo: “Perché in essa esistono due elementi che sono in equilibrio tra loro: l’aspetto emotivo, il cuore, e la ragione
quindi una serie di costruzioni che ci
provocano del piacere intellettuale”. È
quindi come se ci fossero due personali-
tà in Allevi: da un lato, una compositrice in cui Giovanni si lascia guidare
dalla “strega capricciosa” (la musica)
nel creare quell’incontro mistico che
permette di individuare le giuste note,
unendo indefinito con concreto; dall’altro, invece, c’è l’Allevi esecutore, un
artista che ricerca continuamente la
perfezione per emozionare il più ampio
numero di persone. La musica di Allevi
sembra infatti un’organizzazione perfetta e razionale di suoni. Sembra matematica. Ed è proprio per questo motivo che in una recente intervista ha
dichiarato di non amare l’improvvisazione, di non divertirsi nel giocare con
note indefinite, con qualcosa di non
razionale. Giovanni ha paura dell’indefinito. Ascoltando la sua musica si ha
la sensazione di ascoltare un discorso
perfettamente strutturato, un corpo di
suoni che crea tensioni profondamente
meditate che non possono far altro che
coinvolgerci in un flusso incredibile di
emozioni. E proprio da questo che nasce il messaggio più bello che la musica
di Giovanni riesce a regalarmi:: ogni
individuo si rifugia in se stesso, nei
propri pensieri, aspirazioni, sogni, nella
propria parte più pura che parla il
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linguaggio dei suoni, del corpo, dei
colori o meglio ancora dell’arte; è proprio attraverso l’emozione che questi
impulsi prendono vita, comunicano tra
di loro mettendosi a nudo senza timore
di mostrare le nostre debolezze, perché
la fragilità diviene la nostra forza. Amo la musica di Allevi anche perché è
semplice e immediata, ma la sua semplicità è complessità risolta, frutto di
un lavoro durissimo che non cade mai
nello scontato e che rimane sempre alla
portata di tutti. Poi, qualche esperto di
musica può benissimo sostenere che
Allevi non è altro che un artista truffaldino che continua a macinare denaro vendendo la sua musica alla pubblicità ed enfatizzando la sua personalità
un po’ bizzarra (chi non conosce la
storia della pasta con il tonno?). Può
essere, ma a me non importa: come
dice Allevi “la musica procede per evoluzione e non per drastica rivoluzione”.
Capiranno anche loro.
ANGELO
COSA FAREBBERO COSTORO SE...
Ammetto di non essere ancora andato
a vedere “Io sono Leggenda” al cinema. Non che non mi piaccia W.Smith
ma solo non ho ancora avuto tempo.
Forse pochi di voi sanno che la sceneggiatura di questo film nient’altro è che
un libro di 200 pagine pubblicato nel
1955 (inoltre anche il film “Occhi bianchi sul pianeta terra” con Charlton
Heston prese spunto da questo racconto). Tratto dall’omonimo romanzo di
Richard Matheson, racconta la storia
di Robert Neville, ultimo uomo non
infetto a vivere in un mondo sterminato da una misteriosa epidemia. Uno
scenario terribile ma intrigante. Da qui
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mi sono chiesto cosa farebbero alcuni
noti personaggi se fossero nei panni di
R. Neville ... :
- Lavoratore padano: durante gli attacchi si barricherebbe in casa colpendo all’impazzata con badile e cazzuola
chiunque si avvicini gridando loro
“tornate a casa vostra teroni!!”
amore e le esigenze politiche di una
ricca famiglia che contrastano una
passione fuorilegge, l’antica saggezza
tramandata dai maestri cerca di districarsi in un mondo che ormai non lascia
più spazio al silenzio e alla meditazione. Ormai la fretta, il bieco materialismo e la rincorsa al successo hanno
spento qualsiasi fede nel mistero dell’anima e nelle virtù umane.
L’interiorità, la spiritualità la meditazione non hanno più spazio nel frettoloso e cinico mondo occidentale; ma
l’uomo ne ha fondamentalmente bisogno. E così nascono corsi mensili di
yoga, di thai chi, di meditazione; ovvero il tanto assurdo quanto ipocrita tentativo occidentale, e ormai non solo
occidentale, di ricatturare, sempre che
ci sia mai stato, il rapporto tra corpo e
spirito.
Personalmente trovo indegno e irrispettoso questo tentativo nei confronti
delle culture in cui quelle discipline
erano un’arte, una fede, una ragione di
vita. Certo sono il primo ad essere affascinato da quella calma, da quel
completo controllo e da quella grande
saggezza racchiusa e nata dalla medi-
tazione sul rapporto tra anima e corpo.
Un equilibrio basato su una calma interiore quasi imperturbabile che porta
assennatezza ma non serenità.
Contrapposta a tanto controllo c’è l’irrefrenabilità e l’ardente passione che
solo la gioventù riesce a conoscere. Una
principessa ribelle incontra un ribelle
principesco; un incontro così fisico e
naturale da far quasi sperare nell’amore vero. Lui spinto dall’amore mette in
pericolo la propria vita; lei scappa e
inizia a girovagare in un mondo prepotente, finendo drogata nelle mani della
gelosa e vecchia maestra. Ma l’amore
maturo, si sa, protegge quello genuino
anche a rischio della propria esistenza.
Per cui la Maestra incontra la morte,
unica scossa che rende lui e la sua amata capaci di dimostrarsi l’amore che
frenano da anni. I giovani si incontrano, ma la gioventù fa fare sbagli che
non si riescono a dimenticare. E così
con un volo e un desiderio finisce il loro
amore perché anche la libertà ha le sue
regole: il rispetto, l’onestà, l’integrità
morale; altrimenti qualsiasi virtù scivolerebbe nel vizio.
- Lavoratore meridionale: accenderebbe la tv e si guarderebbe le registrazioni dei programmi di Maria DeFilippi
consolandosi con babbà e limoncello.
- Prodi: inviterebbe gli intrusi promettendo loro di non aumentare le tasse
spiegandogli che il debito pubblico è in
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ognuno di noi può avere, come in tempi remoti (remoti?) si gettavano i libri
sui roghi. Puoi dire la tua opinione,
non è certo un regime dittatoriale il
nostro: libertà d’espressione. Sappi
solo che se prendi troppo le distanze
dal libro di testo è un’insufficienza. Sei
insufficiente. Fai schifo.
Mi riduco a pensare che la società tremi all’idea che ci siano menti brillanti
che possano portare a nuove rivoluzioni culturali, mettendo così in discussione le verità dominanti; e che preferisca
soffocare sotto al peso dell’imbecillità
sopita dei futuri membri della sua classe dirigente.
Un’originalità assoluta non esiste: noi
siamo quello che siamo in funzione
delle nostre esperienze e interazioni, in
base a ciò che assimiliamo e sviluppiamo dal contatto con gli altri. E nella
storia l’uomo è cresciuto (è cresciuto?)
grazie agli strati di esperienze e cono-
scenze che si sono sommati. Non lo nego
ed è bellissimo che sia così, che ci siano
innumerevoli testimonianze in un unico
uomo. Ma ora si rischia di essere fotocopie scadenti e retrograde di messaggi
ormai inadatti alla nostra epoca.
Perciò io rivoglio la mia verginità intellettuale. Senza contaminazioni da studio
(chiaramente anche o soprattutto per
responsabilità mia) sbagliato. Voglio
essere io, nuda, davanti ad ogni foglia e
foglio che cade sull’erba. Voglio essere
io, nuda, a leggere milioni di verità in
ognuna di quelle foglie, di quei fogli. E,
se è troppo tardi, avrei voluto. E, se non
ci arrivo, farò comunque il possibile.
Preferirei partorire pensieri di merda,
ma miei, che sbandierare tesi altrui vivisezionate, di cui mi sono appropriata
perché consapevole di non possederne di
proprie.
CINZIA
WELCOME TO THE REAL WORLD
Ci sono sempre state terre lontane avvolte in un mistero che affascina il
frettoloso e inanimato uomo occidentale. Una di queste è l’oriente.
La terra degli occhi a mandorla dove
hanno regnato per secoli uomini di
onore e rispetto. Ne “la tigre e il dragone” l’autore Ang Lee ha raccolto la
sfida di mostrare e in parte forse svelare l’infinita saggezza rinchiusa nelle
poche parole e nei gesti di quella cultura. Questo film di grande spiritualità
08
unisce lo spettacolo dei combattimenti
di “Matrix” (le coreografie sono state
curate dallo stesso uomo) con la profonda saggezza che le arti marziali nascondono.
Un mondo di combattenti erranti, un
mondo rischioso e duro che tanto affascina un indomita principessa ardente
d’amore, che perde la retta via guidata
dall’odio di un’altra maestra accecata
dalla sua ambizione femminista.
Tra il rispetto dei morti che soffoca un
calo del 3% e che il tasso di disoccupazione non è mai stato tanto basso …
- S.Berlusconi: salirebbe sopra il tetto
della sua villa in Sardegna e vestito in
jeans e t-shirt (con su scritto ”questo
governo a casa”) urlerebbe al suo popolo della libertà “questa è opera dei
comunisti che cercano di togliermi le
mie televisioni, i miei giornali, le mie
radio, le mie imprese…”
- Adriano: passerebbe il giorno a far
scorta di superalcolici ripetendo a se
stesso “ora sono una nuova persona,
ora vedrete che sono cambiato…”
- Clinton: durante le ore di tranquillità
scriverebbe un libro delle sue memorie
intitolato: i miei progetti segreti sopra
la scrivania visto che quelli sotto non
sarebbero così segreti…
- The Governator: toglierebbe giacca e
cravatta e rispolverando il suo super
mitra si tufferebbe in mezzo agli invasori e, forse, riuscirebbe anche a sconfiggerli urlando “io sono la legge”.
- David Hasselhoff: nuoterebbe in lungo e in largo alla ricerca di una ragazza
da salvare e, non trovandole, ritornerà
al suo vecchio amore: Kit, la macchina
parlante.
- Vasco Rossi: canterebbe “voglio una
vita come quella dei film”, pensando
però che era meglio se il film fosse un
altro …
- E.Fede: come un (ex) inviato di guerra si ficcherebbe in un sexy shop per
compensare la penuria d’amore con
una bambola gonfiabile, salvo poi optare per un bambolotto a grandezza
naturale di Silvione suo che, sfiorandogli la pelata, con voce sexy gli direbbe
“mi consenta …”
- G.W.Bush: presumibilmente durante
il giorno, non potendo più fare delle
guerre qua e là, ritornerà alla sua vecchia passione: l’alcool. Di notte sarebbe troppo ubriaco per tentare di salvare il mondo dall’infezione …
E voi, cosa fareste.. se vi va di raccontarlo scrivete all’indirizzo e mail ….. le
più originali saranno pubblicate sul
prossimo numero del Tricheco News.
GIULIO
05
LA VERGINITA’ INTELLETTUALE - PARTE II
Dicevamo che:
Sono stata stuprata e il violentatore è
il nostro sistema culturale (aiutato
sicuramente dalla mia mancata manutenzione agli ingranaggi del cervello).
Dicevamo che:
La letteratura è anarchia: è libertà di
interpretazione. Passione e sentimento.
I cinque sensi uniti al sesto. Infinite
verità; vita nuda. L’opera si adatta a
ciò che siamo e proviamo; mette radici,
germoglia. Assume forme e ne dà noi.
Forme sprovviste di confini. Assoluta
libertà.
Dicevamo che:
Sarebbe bello se l’istituzione scolastica
garantisse un libero sviluppo delle proprie inclinazioni e di una originale personalità (se di utopia si tratta e l’utopia è irrealizzabile, ciò non implica che
ci si debba immobilizzare nella rassegnazione.).
Considerate le potenzialità dei libri
(sterminati orizzonti, baratri interminabili, violente vertigini) è riprovevole
che l’istituzione scolastica possa utilizzare questi stessi testi per violentare le
menti altrui e portandole all’omologazione.
Da strumenti per il volo, a ingegnose
trappole di tortura: questa è la trasformazione che i testi possono subire varcando la soglia di un’ aula scolastica.
Le aule in cui ci si dovrebbe riunire per
imparare a pensare diventano prigioni
di apatia in cui si sodomizzano le menti.
06
Rese passive.
Rese inoffensive.
Su di esse si accaniscono opprimenti
letture forzate, secondo direttive ministeriali lontane anni luce dalla realtà di
ogni classe, dall’esperienza esistenziale
di ogni studente.
Su di esse viene imposto lo studio di
saggi critici, interessanti e stimolanti
di per sé, come approfondimenti e
spunti di riflessione; ma opprimenti e
dogmatici quando trattati come fossero sacre scritture contenenti i comandamenti per la beatificazione culturale.
In fondo questi materiali didattici altro non sono che interpretazioni umane, probabilmente più argute e approfondite di altre, ma pur sempre opinioni personali. Opinioni personali che
assumono pieno valore quando spingono il lettore ad una riflessione approfondita e ad una propria opinione.
Quando invece vengono usati come
verità, come unica linea interpretativa
possibile, da memorizzare e riprodurre
così com’è, diventano formule matematiche.
Ma le formule matematiche funzionano
in matematica.
Nel regno dell’uomo 2 x 2 ha risultati
potenzialmente infiniti, almeno tanti
quanto la percentuale della densità di
popolazione esistente.
Senza considerare che la formazione
culturale dovrebbe portare ad evoluzioni. I grandi del passato dovrebbero
essere punto di partenza da eguagliare
prima e cercare di superare (non secondo accezioni meramente competitive,
ma in assoluta fraternità) poi.
Se ci limitiamo ad un assimilazione
sommaria non soltanto c’è un arresto,
ma un’involuzione. Soprattutto se dopo le interrogazioni si presenta quel
classico blackout cerebrale che cancella
ogni miraggio, spunto da approfondire
individualmente, lasciando spazio ad
un vuoto assoluto.
Ogni testo dovrebbe arrivare nudo agli
occhi degli studenti. Il corollario di
prefazioni, storiografie, commenti,
postfazioni.. sono secondarie. Sono
mezzi ulteriori, non gli scopi. E non
dovrebbero soppiantare il mezzo principale: il cervello. Si finisce con lo studiare in modo più approfondito quelli
che non l’opera stessa, che spesso non
viene nemmeno letta. Tanto l’importante è sapere cosa vuol dire. Perché
cercarlo noi un senso, se c’è chi già l’ha
fatto in passato?
Le testimonianze altrui sono doni preziosi. Ma dovrebbero venire dopo. Dopo un’attivazione personale, dopo che
si è sviluppato un proprio, originario
pensiero. Mettendosi in gioco, svincolando le proprie emozioni sulle emozioni ed opinioni già tradotte in parole
dagli autori. Solo dopo dovrebbero essere utilizzati altri strumenti cognitivi.
Spesso nelle aule la curiosità viene
smorzata. E’ sempre più difficile trovare educatori ed insegnanti appassionati
(ma per fortuna ce ne sono). L’anonima
freddezza architettonica degli istituti
scolastici già da ampi indizi su ciò che
si può vivere al loro interno. Rettangoli
in cemento. Grigio di muri su grigio di
menti. Mutismo inespressivo.
Tantissimi libri per tantissime materie,
da preparare tutto al meglio della propria superficiale capacità di memorizzazione. Cosicché non si abbia mai tempo e spazio per lasciarsi appassionare,
per approfondire uno degli argomenti
che sta affrontando. Un rosario di interpretazioni istituzionalizzate da recitare per la propria recita nelle interrogazioni. Poi si aggiungerà un numero
(valutazione), su un numero (assegnato
nell’appello), di un numero (l’ennesimo
registro che poi sarà da destinare a un
inceneritore). Numeri su numeri di numeri. Ecco l’essenza della nostra personalità studentesca.
E tutti gli esseri umani possano iniziare
a ragionare con la stessa testa! Amen!
Che sia bruciata l’essenza originale che
07
LA VERGINITA’ INTELLETTUALE - PARTE II
Dicevamo che:
Sono stata stuprata e il violentatore è
il nostro sistema culturale (aiutato
sicuramente dalla mia mancata manutenzione agli ingranaggi del cervello).
Dicevamo che:
La letteratura è anarchia: è libertà di
interpretazione. Passione e sentimento.
I cinque sensi uniti al sesto. Infinite
verità; vita nuda. L’opera si adatta a
ciò che siamo e proviamo; mette radici,
germoglia. Assume forme e ne dà noi.
Forme sprovviste di confini. Assoluta
libertà.
Dicevamo che:
Sarebbe bello se l’istituzione scolastica
garantisse un libero sviluppo delle proprie inclinazioni e di una originale personalità (se di utopia si tratta e l’utopia è irrealizzabile, ciò non implica che
ci si debba immobilizzare nella rassegnazione.).
Considerate le potenzialità dei libri
(sterminati orizzonti, baratri interminabili, violente vertigini) è riprovevole
che l’istituzione scolastica possa utilizzare questi stessi testi per violentare le
menti altrui e portandole all’omologazione.
Da strumenti per il volo, a ingegnose
trappole di tortura: questa è la trasformazione che i testi possono subire varcando la soglia di un’ aula scolastica.
Le aule in cui ci si dovrebbe riunire per
imparare a pensare diventano prigioni
di apatia in cui si sodomizzano le menti.
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Rese passive.
Rese inoffensive.
Su di esse si accaniscono opprimenti
letture forzate, secondo direttive ministeriali lontane anni luce dalla realtà di
ogni classe, dall’esperienza esistenziale
di ogni studente.
Su di esse viene imposto lo studio di
saggi critici, interessanti e stimolanti
di per sé, come approfondimenti e
spunti di riflessione; ma opprimenti e
dogmatici quando trattati come fossero sacre scritture contenenti i comandamenti per la beatificazione culturale.
In fondo questi materiali didattici altro non sono che interpretazioni umane, probabilmente più argute e approfondite di altre, ma pur sempre opinioni personali. Opinioni personali che
assumono pieno valore quando spingono il lettore ad una riflessione approfondita e ad una propria opinione.
Quando invece vengono usati come
verità, come unica linea interpretativa
possibile, da memorizzare e riprodurre
così com’è, diventano formule matematiche.
Ma le formule matematiche funzionano
in matematica.
Nel regno dell’uomo 2 x 2 ha risultati
potenzialmente infiniti, almeno tanti
quanto la percentuale della densità di
popolazione esistente.
Senza considerare che la formazione
culturale dovrebbe portare ad evoluzioni. I grandi del passato dovrebbero
essere punto di partenza da eguagliare
prima e cercare di superare (non secondo accezioni meramente competitive,
ma in assoluta fraternità) poi.
Se ci limitiamo ad un assimilazione
sommaria non soltanto c’è un arresto,
ma un’involuzione. Soprattutto se dopo le interrogazioni si presenta quel
classico blackout cerebrale che cancella
ogni miraggio, spunto da approfondire
individualmente, lasciando spazio ad
un vuoto assoluto.
Ogni testo dovrebbe arrivare nudo agli
occhi degli studenti. Il corollario di
prefazioni, storiografie, commenti,
postfazioni.. sono secondarie. Sono
mezzi ulteriori, non gli scopi. E non
dovrebbero soppiantare il mezzo principale: il cervello. Si finisce con lo studiare in modo più approfondito quelli
che non l’opera stessa, che spesso non
viene nemmeno letta. Tanto l’importante è sapere cosa vuol dire. Perché
cercarlo noi un senso, se c’è chi già l’ha
fatto in passato?
Le testimonianze altrui sono doni preziosi. Ma dovrebbero venire dopo. Dopo un’attivazione personale, dopo che
si è sviluppato un proprio, originario
pensiero. Mettendosi in gioco, svincolando le proprie emozioni sulle emozioni ed opinioni già tradotte in parole
dagli autori. Solo dopo dovrebbero essere utilizzati altri strumenti cognitivi.
Spesso nelle aule la curiosità viene
smorzata. E’ sempre più difficile trovare educatori ed insegnanti appassionati
(ma per fortuna ce ne sono). L’anonima
freddezza architettonica degli istituti
scolastici già da ampi indizi su ciò che
si può vivere al loro interno. Rettangoli
in cemento. Grigio di muri su grigio di
menti. Mutismo inespressivo.
Tantissimi libri per tantissime materie,
da preparare tutto al meglio della propria superficiale capacità di memorizzazione. Cosicché non si abbia mai tempo e spazio per lasciarsi appassionare,
per approfondire uno degli argomenti
che sta affrontando. Un rosario di interpretazioni istituzionalizzate da recitare per la propria recita nelle interrogazioni. Poi si aggiungerà un numero
(valutazione), su un numero (assegnato
nell’appello), di un numero (l’ennesimo
registro che poi sarà da destinare a un
inceneritore). Numeri su numeri di numeri. Ecco l’essenza della nostra personalità studentesca.
E tutti gli esseri umani possano iniziare
a ragionare con la stessa testa! Amen!
Che sia bruciata l’essenza originale che
07
ognuno di noi può avere, come in tempi remoti (remoti?) si gettavano i libri
sui roghi. Puoi dire la tua opinione,
non è certo un regime dittatoriale il
nostro: libertà d’espressione. Sappi
solo che se prendi troppo le distanze
dal libro di testo è un’insufficienza. Sei
insufficiente. Fai schifo.
Mi riduco a pensare che la società tremi all’idea che ci siano menti brillanti
che possano portare a nuove rivoluzioni culturali, mettendo così in discussione le verità dominanti; e che preferisca
soffocare sotto al peso dell’imbecillità
sopita dei futuri membri della sua classe dirigente.
Un’originalità assoluta non esiste: noi
siamo quello che siamo in funzione
delle nostre esperienze e interazioni, in
base a ciò che assimiliamo e sviluppiamo dal contatto con gli altri. E nella
storia l’uomo è cresciuto (è cresciuto?)
grazie agli strati di esperienze e cono-
scenze che si sono sommati. Non lo nego
ed è bellissimo che sia così, che ci siano
innumerevoli testimonianze in un unico
uomo. Ma ora si rischia di essere fotocopie scadenti e retrograde di messaggi
ormai inadatti alla nostra epoca.
Perciò io rivoglio la mia verginità intellettuale. Senza contaminazioni da studio
(chiaramente anche o soprattutto per
responsabilità mia) sbagliato. Voglio
essere io, nuda, davanti ad ogni foglia e
foglio che cade sull’erba. Voglio essere
io, nuda, a leggere milioni di verità in
ognuna di quelle foglie, di quei fogli. E,
se è troppo tardi, avrei voluto. E, se non
ci arrivo, farò comunque il possibile.
Preferirei partorire pensieri di merda,
ma miei, che sbandierare tesi altrui vivisezionate, di cui mi sono appropriata
perché consapevole di non possederne di
proprie.
CINZIA
WELCOME TO THE REAL WORLD
Ci sono sempre state terre lontane avvolte in un mistero che affascina il
frettoloso e inanimato uomo occidentale. Una di queste è l’oriente.
La terra degli occhi a mandorla dove
hanno regnato per secoli uomini di
onore e rispetto. Ne “la tigre e il dragone” l’autore Ang Lee ha raccolto la
sfida di mostrare e in parte forse svelare l’infinita saggezza rinchiusa nelle
poche parole e nei gesti di quella cultura. Questo film di grande spiritualità
08
unisce lo spettacolo dei combattimenti
di “Matrix” (le coreografie sono state
curate dallo stesso uomo) con la profonda saggezza che le arti marziali nascondono.
Un mondo di combattenti erranti, un
mondo rischioso e duro che tanto affascina un indomita principessa ardente
d’amore, che perde la retta via guidata
dall’odio di un’altra maestra accecata
dalla sua ambizione femminista.
Tra il rispetto dei morti che soffoca un
calo del 3% e che il tasso di disoccupazione non è mai stato tanto basso …
- S.Berlusconi: salirebbe sopra il tetto
della sua villa in Sardegna e vestito in
jeans e t-shirt (con su scritto ”questo
governo a casa”) urlerebbe al suo popolo della libertà “questa è opera dei
comunisti che cercano di togliermi le
mie televisioni, i miei giornali, le mie
radio, le mie imprese…”
- Adriano: passerebbe il giorno a far
scorta di superalcolici ripetendo a se
stesso “ora sono una nuova persona,
ora vedrete che sono cambiato…”
- Clinton: durante le ore di tranquillità
scriverebbe un libro delle sue memorie
intitolato: i miei progetti segreti sopra
la scrivania visto che quelli sotto non
sarebbero così segreti…
- The Governator: toglierebbe giacca e
cravatta e rispolverando il suo super
mitra si tufferebbe in mezzo agli invasori e, forse, riuscirebbe anche a sconfiggerli urlando “io sono la legge”.
- David Hasselhoff: nuoterebbe in lungo e in largo alla ricerca di una ragazza
da salvare e, non trovandole, ritornerà
al suo vecchio amore: Kit, la macchina
parlante.
- Vasco Rossi: canterebbe “voglio una
vita come quella dei film”, pensando
però che era meglio se il film fosse un
altro …
- E.Fede: come un (ex) inviato di guerra si ficcherebbe in un sexy shop per
compensare la penuria d’amore con
una bambola gonfiabile, salvo poi optare per un bambolotto a grandezza
naturale di Silvione suo che, sfiorandogli la pelata, con voce sexy gli direbbe
“mi consenta …”
- G.W.Bush: presumibilmente durante
il giorno, non potendo più fare delle
guerre qua e là, ritornerà alla sua vecchia passione: l’alcool. Di notte sarebbe troppo ubriaco per tentare di salvare il mondo dall’infezione …
E voi, cosa fareste.. se vi va di raccontarlo scrivete all’indirizzo e mail ….. le
più originali saranno pubblicate sul
prossimo numero del Tricheco News.
GIULIO
05
linguaggio dei suoni, del corpo, dei
colori o meglio ancora dell’arte; è proprio attraverso l’emozione che questi
impulsi prendono vita, comunicano tra
di loro mettendosi a nudo senza timore
di mostrare le nostre debolezze, perché
la fragilità diviene la nostra forza. Amo la musica di Allevi anche perché è
semplice e immediata, ma la sua semplicità è complessità risolta, frutto di
un lavoro durissimo che non cade mai
nello scontato e che rimane sempre alla
portata di tutti. Poi, qualche esperto di
musica può benissimo sostenere che
Allevi non è altro che un artista truffaldino che continua a macinare denaro vendendo la sua musica alla pubblicità ed enfatizzando la sua personalità
un po’ bizzarra (chi non conosce la
storia della pasta con il tonno?). Può
essere, ma a me non importa: come
dice Allevi “la musica procede per evoluzione e non per drastica rivoluzione”.
Capiranno anche loro.
ANGELO
COSA FAREBBERO COSTORO SE...
Ammetto di non essere ancora andato
a vedere “Io sono Leggenda” al cinema. Non che non mi piaccia W.Smith
ma solo non ho ancora avuto tempo.
Forse pochi di voi sanno che la sceneggiatura di questo film nient’altro è che
un libro di 200 pagine pubblicato nel
1955 (inoltre anche il film “Occhi bianchi sul pianeta terra” con Charlton
Heston prese spunto da questo racconto). Tratto dall’omonimo romanzo di
Richard Matheson, racconta la storia
di Robert Neville, ultimo uomo non
infetto a vivere in un mondo sterminato da una misteriosa epidemia. Uno
scenario terribile ma intrigante. Da qui
04
mi sono chiesto cosa farebbero alcuni
noti personaggi se fossero nei panni di
R. Neville ... :
- Lavoratore padano: durante gli attacchi si barricherebbe in casa colpendo all’impazzata con badile e cazzuola
chiunque si avvicini gridando loro
“tornate a casa vostra teroni!!”
amore e le esigenze politiche di una
ricca famiglia che contrastano una
passione fuorilegge, l’antica saggezza
tramandata dai maestri cerca di districarsi in un mondo che ormai non lascia
più spazio al silenzio e alla meditazione. Ormai la fretta, il bieco materialismo e la rincorsa al successo hanno
spento qualsiasi fede nel mistero dell’anima e nelle virtù umane.
L’interiorità, la spiritualità la meditazione non hanno più spazio nel frettoloso e cinico mondo occidentale; ma
l’uomo ne ha fondamentalmente bisogno. E così nascono corsi mensili di
yoga, di thai chi, di meditazione; ovvero il tanto assurdo quanto ipocrita tentativo occidentale, e ormai non solo
occidentale, di ricatturare, sempre che
ci sia mai stato, il rapporto tra corpo e
spirito.
Personalmente trovo indegno e irrispettoso questo tentativo nei confronti
delle culture in cui quelle discipline
erano un’arte, una fede, una ragione di
vita. Certo sono il primo ad essere affascinato da quella calma, da quel
completo controllo e da quella grande
saggezza racchiusa e nata dalla medi-
tazione sul rapporto tra anima e corpo.
Un equilibrio basato su una calma interiore quasi imperturbabile che porta
assennatezza ma non serenità.
Contrapposta a tanto controllo c’è l’irrefrenabilità e l’ardente passione che
solo la gioventù riesce a conoscere. Una
principessa ribelle incontra un ribelle
principesco; un incontro così fisico e
naturale da far quasi sperare nell’amore vero. Lui spinto dall’amore mette in
pericolo la propria vita; lei scappa e
inizia a girovagare in un mondo prepotente, finendo drogata nelle mani della
gelosa e vecchia maestra. Ma l’amore
maturo, si sa, protegge quello genuino
anche a rischio della propria esistenza.
Per cui la Maestra incontra la morte,
unica scossa che rende lui e la sua amata capaci di dimostrarsi l’amore che
frenano da anni. I giovani si incontrano, ma la gioventù fa fare sbagli che
non si riescono a dimenticare. E così
con un volo e un desiderio finisce il loro
amore perché anche la libertà ha le sue
regole: il rispetto, l’onestà, l’integrità
morale; altrimenti qualsiasi virtù scivolerebbe nel vizio.
- Lavoratore meridionale: accenderebbe la tv e si guarderebbe le registrazioni dei programmi di Maria DeFilippi
consolandosi con babbà e limoncello.
- Prodi: inviterebbe gli intrusi promettendo loro di non aumentare le tasse
spiegandogli che il debito pubblico è in
09
ALLEGRO MA NON TROPPO
Allegro ma non troppo, scritto da Carlo M. Cipolla, si compone di un’introduzione e due saggi brevi. Nell’introduzione, intitolata “Tanto per cominciare”, l’autore definisce la vita una
“cosa” seria, segnata
spesso da risvolti tragicomici. Mentre la serietà
è una qualità semplice da
notare, la comicità intesa
come umorismo è molto
rara da carpire poiché
essa si basa sulla capacità di rivelare l’aspetto
più ironico della realtà in
modo intelligente e sottile.
Il primo saggio riconduce
le cause della caduta
dell’Impero Romano e delle Crociate
unicamente al ruolo del pepe nella storia dello sviluppo economico ed umano. Il secondo, intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, si
apre con la constatazione che le faccende umane hanno sempre versato in
uno stato deplorevole, aggravato dalla
presenza di un gruppo non organizzato, ma che nonostante ciò agisce sempre in perfetta sintonia: gli stupidi
(questa dichiarazione non va confusa
con qualsivoglia forma di razzismo). A
conclusione del capitolo
Cipolla espone le 5 leggi
fondamentali della stupidità umana in base alle
quali è possibile etichettare le persone in base
alle loro azioni come
banditi, intelligenti,
sprovvedute o stupide
(l’autore mostra ironicamente questo concetto
tramite un grafico cartesiano). Tali leggi si presentano nella realtà quotidiana velate
sempre da uno straordinario senso dell’umorismo ed interessante risulterebbe
inoltre l’applicazione di queste leggi al
potere politico. Consiglio a tutti questo
libro, in quanto dietro alla sua apparente frivolezza si cela un profondo
senso di verità.
ANNA
LA CHIMICA E “ I MALATI FANTASMA”
L’uomo è sempre stato ossessionato
dalla chimica. Fin dalle origini ogni
popolo si è interrogato sulla possibilità
di creare nuove sostanze manipolando
10
e componendo quelle esistenti, col fine
ultimo di acquisire un dominio pressoché totale sulla materia. Personalmente sono sempre stato affascinato da
do di rialzarci in piedi e senza armi,
solo con la nostra Saggezza, riappropriarci di quello che ci appartiene per
diritto. Infine, riapriamo il cuore ed
affrontiamo il male, facciamolo per i
nostri padri che hanno lottato, facciamolo per noi che dobbiamo lottare,
facciamolo per i nostri figli che ci ringrazieranno.
CITTI
DOVRESTI SAPERE CHI E’ GIOVANNI ALLEVI
Giovanni Allevi è un pianista e compositore italiano. Laureato con lode in
filosofia proponendo come tesi “il vuoto nella fisica contemporanea”, si diploma al conservatorio in pianoforte e
in composizioni. Nel 1997, grazie all’incontro con Saturnino e Jovanotti, pubblica il suo primo album “13 dita” e nel
2003 arriva “composizioni”, dove il
giovane pianista conquista il consenso
della critica grazie alle sue grandi doti
tecniche e creative. Il successo continua: nel 2004 inizia un tour in Cina e
nel 2005 si esibisce nel tempio del jazz
di New York, il prestigioso Blue Note.
Ed è proprio in seguito al suo soggiorno a New York (più precisamente ad
Harlem) che vengono pubblicati i suoi
più grandi successi: “no concept” e
“joy”. Per capire al meglio la musica di
Giovanni Allevi può essere utile chiedersi perché ascoltare musica classica
al giorno d'oggi? A questa domanda lo
stesso Giovanni risponde in questo
modo: “Perché in essa esistono due elementi che sono in equilibrio tra loro: l’aspetto emotivo, il cuore, e la ragione
quindi una serie di costruzioni che ci
provocano del piacere intellettuale”. È
quindi come se ci fossero due personali-
tà in Allevi: da un lato, una compositrice in cui Giovanni si lascia guidare
dalla “strega capricciosa” (la musica)
nel creare quell’incontro mistico che
permette di individuare le giuste note,
unendo indefinito con concreto; dall’altro, invece, c’è l’Allevi esecutore, un
artista che ricerca continuamente la
perfezione per emozionare il più ampio
numero di persone. La musica di Allevi
sembra infatti un’organizzazione perfetta e razionale di suoni. Sembra matematica. Ed è proprio per questo motivo che in una recente intervista ha
dichiarato di non amare l’improvvisazione, di non divertirsi nel giocare con
note indefinite, con qualcosa di non
razionale. Giovanni ha paura dell’indefinito. Ascoltando la sua musica si ha
la sensazione di ascoltare un discorso
perfettamente strutturato, un corpo di
suoni che crea tensioni profondamente
meditate che non possono far altro che
coinvolgerci in un flusso incredibile di
emozioni. E proprio da questo che nasce il messaggio più bello che la musica
di Giovanni riesce a regalarmi:: ogni
individuo si rifugia in se stesso, nei
propri pensieri, aspirazioni, sogni, nella
propria parte più pura che parla il
03
PRIMO PIANO - SE NOI SIAMO LO STATO ...
Siamo in periodo di elezioni ed è cominciata la corsa a chi fa la promessa
più ad effetto per sorprendere l’opinione pubblica. Dopo solo due anni dall’ultima chiamata alle urne, risentiamo le proposte dei nostri politici riempire i programmi televisivi e le discussioni si fanno accese. Idee, promesse,
dati di fatto, soluzioni, ridanno vita ad
una politica ormai assopita nel tempo.
Ogni volta sembra il risveglio delle
istituzioni quando la campagna elettorale inizia e si sviluppa dentro la nostra società. La volontà di tutte le parti è forte ed impregnata di ideologia e
solidarietà, ricette preparate in tutte le
salse; ma la domanda che faccio è questa: dobbiamo crederci?
Mi chiedo se sia possibile che ogni volta che tutto finisce, ogni volta che troviamo un vincitore, tutto ritorni nel
letargo. Promesse mai rispettate, scritte su fogli di carta senza importanza,
che davanti alla popolazione diventano utopie irrealizzabili, perché nelle
stanze dei bottoni non si riesce a tro-
02
vare l’accordo per tutti gli interessi
forti che ci sono in campo. Lo Stato di
cui facciamo parte mi sembra ormai
diventato un insieme di micro-interessi
particolari che cercano di ottenere
quello per cui da soli non riescono a
costruire, un potere di cui appropriarsi
per interessi del tutto personali, ben
lontano dall’idea di Stato, sulla quale
per secoli si è discusso su come dovesse
essere concepito, per un funzionamento
sempre più perfetto; non interpreta più
il ruolo di moderatore per uno e tra
tutti i cittadini, ruolo per cui è stato
creato; ha perso purtroppo il suo scopo. Ma cosa fare allora per rompere
questo circolo vizioso in cui siamo entrati e da cui non riusciamo ad uscire?
Come dobbiamo porci di fronte al declino che colpisce il nostro bel paese
che è stato nella storia il vero precursore di innovazione e bellezza? Cosa dobbiamo fare per ritrovare il nostro onore
di Popolo e di Individui? Se siamo noi
lo Stato faccio appello ad ognuno a
ritrovare il senso comune di appartenenza alla Nazione, per la rinascita del
nostro Popolo in una nuova era di speranza e di prosperità. Chiedo a tutti di
unirci, per creare una generazione dove
sia messo il bene comune davanti a
tutto, per dare ad ognuno la possibilità
di esprimersi nel modo migliore. Voglio
che si trovi la forza di sfidare l’egoismo
e di distruggere tutti i legami tesi a
favorire piccoli e banali interessi. Chie-
quelle figure oscure, mitiche, di alchimisti alla ricerca della cosiddetta
pietra filosofale, che avrebbe dovuto
garantire all’uomo eterna salute e
benessere, oltre alla facoltà di trasformare ogni metallo in oro od argento. Oggi i connotati più intangibili e velleitari della chimica sono
stati accantonati, e la chimica non è
più un passatempo per maghi e onniscienti, bensì uno degli aspetti più
caratterizzanti della nostra società:
si pensi solamente all’uso ormai interplanetario della plastica, dei solventi e dei medicinali. Senza la chimica dovremmo rinunciare a molte
delle amenità che oggi rendono la
nostra vita più semplice, più appagata dal punto di vista materiale e, per
certi versi, peculiarmente relazionata
con l’ambiente in cui viviamo. La
nostra è la società della chimica, inutile negarlo. Ma che cosa accadrebbe
se all’improvviso il nostro organismo
decidesse che questa moltitudine di
sostanze non gli va più a genio?
Negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi nel mondo una patologia
particolare, legata appunto al mondo
della chimica; si chiama Mcs
(Sensibilità Chimica Multipla in italiano). È una malattia cronica, con
sintomi che ricorrono in maniera
carsica, in risposta ai livelli di esposizione a prodotti chimici multipli e
non connessi tra loro. Molto rara in
Italia (si stima che coloro che risultano intolleranti ad agenti chimici
multipli non siano più di 50 mila), è
più conosciuta e monitorata negli Stati
Uniti: qui le ricerche vanno avanti da
una quarantina d’anni e le stime ufficiali
parlano di un numero pari all’1,5% della
popolazione (oltre 15 milioni di persone), orientato verso un ritmo ascendente. Lì per lì sembrerebbe quasi il caso di
minimizzare, in fondo altro non è che
un’allergia un po’ particolare connessa
ai prodotti chimici più disparati, se non
fosse che l’intolleranza abbraccia solitamente uno spettro piuttosto ampio di
sostanze e che le nostre vite sono così
fortemente dipendenti da quelle sostan-
ze. Chi è affetto da questa malattia non
può più vivere come tutti gli altri, pena
il rischio della vita stessa, perché l’organismo impazzisce, divenendo del tutto
incompatibile con l’assimilazione di deodoranti, profumi, detersivi, gas di scarico delle auto, vernici, farmaci, inchiostri
e così via. La cosa incredibile è che i
malati di Mcs non nascono tali, lo diventano verso i 30-40 anni e da quel mo-
11
mento in avanti sono costretti a vivere come dei reclusi, in ambienti disinfestati da tutto ciò che può costituire
un pericolo, senza poter essere curati
in ospedale, senza poter ricevere visite se non da parte di chi sa quali cautele adottare, con una vita improvvisamente sconvolta dai simboli del
nostro progresso. Ci sono voluti parecchi anni per riconoscere l’Mcs come patologia, a causa della straordinaria diversità dei sintomi e dell’assenza di studi su larga scala. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità
l’ha riconosciuta solo nel 1999, grazie
agli studi che un gruppo di esperti ha
condotto per una decina di anni.
Quello che si sa è che molti pazienti
presentano un’eccessiva permeabilità
cellulare in organi e tessuti di fondamentale importanza quali il cervello,
i polmoni e l’intestino, e che taluni
manifestano delle alterazioni genetiche sugli enzimi deputati alla disintossicazione: è come se i malati inalassero senza filtri tutti gli inquinanti
con cui vengono a contatto. Questo
può avere le conseguenze più varie e
comunque tutte di estrema gravità:
infarti, crisi epilettiche, edemi cerebrali, scompensi renali, crisi respiratorie sono solo alcuni degli esempi
che si possono addurre.
Per la verità la malattia potrebbe
anche essere scongiurata, si potrebbe
intervenire preventivamente per riportare il livello di tolleranza ad un
regime accettabile, ma l’assenza di
conoscenza da parte dei medici porta
spesso ad adottare scelte fallaci che
vanno dall’allergologo allo psichiatra, e
quando ci si accorge di essere affetti da
Sensibilità Chimica Multipla è ormai
troppo tardi perché la patologia, a causa della perdurante esposizione agli
agenti chimici, si è cristallizzata in maniera irreversibile. Anche sul versante
delle cure la situazione è ancora precaria: non essendo chiarito il meccanismo
biologico e molecolare della sindrome
non esistono dei farmaci appositi, e i
cortisonici, che pure sembrerebbero
indicati, spesso sono proprio tra le sostanze che rendono il paziente intollerante. L’unico rimedio è quello di ridurre l’esposizione al carico tossico, con
diete speciali, soggiorni in ambienti
purificati, ma spesso è molto costoso e
se si aggiunge che in Italia come in altri
paesi del mondo la legislazione in tema
di Mcs è di fatto inesistente, non è poi
così azzardato parlare di “malati fantasma”.
BRUCE
Ciclostilato in proprio
http://creativecommons.org/
Licenses/by-nc-sa/2.5/it
Hanno collaborato a questo numero:
BRUCE, ANGELO, CINZIA,
GIULIO, MATTIA, ANNA , CITTI
e CICCIO.
N° 04
EDITORIALE (PAG. 01)
SE NOI SIAMO LO STATO (PAG. 02)
GIOVANNI ALLEVI (PAG. 03)
LA VERGINITà INTELLETTUALE
(PAG. 06)
WELCOME TO THE REAL WORLD
(PAG. 08)
ALLEGRO MA NON TROPPO
(PAG. 10)
COSA FAREBBERO COSTORO SE...
(PAG. 04)
EDITORIALE
Eccoci qui con un nuovo numero fresco fresco del Tricheco News. Non ve
l'aspettavate vero? ... Eh sì, a memoria d'uomo questa è ritenuta essere
l'edizione in assoluto più celere del
nostro mitico giornalino! Non si è ancora finito di assaporare il numero
precedente che, veloce come un treno,
arriva una nuova infornata di articoli
per deliziare amabilmente i vostri sottili palati. In questa edizione il menù è
più che mai vario ed intrigante. Cinzia
continuerà le proprie elucubrazioni
LA CHIMICA E.. (PAG. 11)
circa l'onestà intellettuale (si si, ci
scusiamo, la prima parte è stata pubblicata circa un anno fa....bè è un
motivo in più per andare a rileggersi
il Tricheco numero 2 sul nostro sito!).
Angelo ci farà conoscere la musica di
Giovanni Allevi e .... il resto lo lascio
scoprire a voi! Come d’abitudine
vi ricordo che il nostro giornalino è
aperto a tutti!! Se volete partecipare
a questa o altre iniziative vi invitiamo a venire a trovarci nella nostra
sede il lunedì o il giovedì sera. Per
qualsiasi informazione contattateci
all’indirizzo [email protected].
CICCIO
12
01