Tricheco News Reloaded N° 4
Transcript
Tricheco News Reloaded N° 4
mento in avanti sono costretti a vivere come dei reclusi, in ambienti disinfestati da tutto ciò che può costituire un pericolo, senza poter essere curati in ospedale, senza poter ricevere visite se non da parte di chi sa quali cautele adottare, con una vita improvvisamente sconvolta dai simboli del nostro progresso. Ci sono voluti parecchi anni per riconoscere l’Mcs come patologia, a causa della straordinaria diversità dei sintomi e dell’assenza di studi su larga scala. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità l’ha riconosciuta solo nel 1999, grazie agli studi che un gruppo di esperti ha condotto per una decina di anni. Quello che si sa è che molti pazienti presentano un’eccessiva permeabilità cellulare in organi e tessuti di fondamentale importanza quali il cervello, i polmoni e l’intestino, e che taluni manifestano delle alterazioni genetiche sugli enzimi deputati alla disintossicazione: è come se i malati inalassero senza filtri tutti gli inquinanti con cui vengono a contatto. Questo può avere le conseguenze più varie e comunque tutte di estrema gravità: infarti, crisi epilettiche, edemi cerebrali, scompensi renali, crisi respiratorie sono solo alcuni degli esempi che si possono addurre. Per la verità la malattia potrebbe anche essere scongiurata, si potrebbe intervenire preventivamente per riportare il livello di tolleranza ad un regime accettabile, ma l’assenza di conoscenza da parte dei medici porta spesso ad adottare scelte fallaci che vanno dall’allergologo allo psichiatra, e quando ci si accorge di essere affetti da Sensibilità Chimica Multipla è ormai troppo tardi perché la patologia, a causa della perdurante esposizione agli agenti chimici, si è cristallizzata in maniera irreversibile. Anche sul versante delle cure la situazione è ancora precaria: non essendo chiarito il meccanismo biologico e molecolare della sindrome non esistono dei farmaci appositi, e i cortisonici, che pure sembrerebbero indicati, spesso sono proprio tra le sostanze che rendono il paziente intollerante. L’unico rimedio è quello di ridurre l’esposizione al carico tossico, con diete speciali, soggiorni in ambienti purificati, ma spesso è molto costoso e se si aggiunge che in Italia come in altri paesi del mondo la legislazione in tema di Mcs è di fatto inesistente, non è poi così azzardato parlare di “malati fantasma”. BRUCE Ciclostilato in proprio http://creativecommons.org/ Licenses/by-nc-sa/2.5/it Hanno collaborato a questo numero: BRUCE, ANGELO, CINZIA, GIULIO, MATTIA, ANNA , CITTI e CICCIO. N° 04 EDITORIALE (PAG. 01) SE NOI SIAMO LO STATO (PAG. 02) GIOVANNI ALLEVI (PAG. 03) LA VERGINITà INTELLETTUALE (PAG. 06) WELCOME TO THE REAL WORLD (PAG. 08) ALLEGRO MA NON TROPPO (PAG. 10) COSA FAREBBERO COSTORO SE... (PAG. 04) EDITORIALE Eccoci qui con un nuovo numero fresco fresco del Tricheco News. Non ve l'aspettavate vero? ... Eh sì, a memoria d'uomo questa è ritenuta essere l'edizione in assoluto più celere del nostro mitico giornalino! Non si è ancora finito di assaporare il numero precedente che, veloce come un treno, arriva una nuova infornata di articoli per deliziare amabilmente i vostri sottili palati. In questa edizione il menù è più che mai vario ed intrigante. Cinzia continuerà le proprie elucubrazioni LA CHIMICA E.. (PAG. 11) circa l'onestà intellettuale (si si, ci scusiamo, la prima parte è stata pubblicata circa un anno fa....bè è un motivo in più per andare a rileggersi il Tricheco numero 2 sul nostro sito!). Angelo ci farà conoscere la musica di Giovanni Allevi e .... il resto lo lascio scoprire a voi! Come d’abitudine vi ricordo che il nostro giornalino è aperto a tutti!! Se volete partecipare a questa o altre iniziative vi invitiamo a venire a trovarci nella nostra sede il lunedì o il giovedì sera. Per qualsiasi informazione contattateci all’indirizzo [email protected]. CICCIO 12 01 PRIMO PIANO - SE NOI SIAMO LO STATO ... Siamo in periodo di elezioni ed è cominciata la corsa a chi fa la promessa più ad effetto per sorprendere l’opinione pubblica. Dopo solo due anni dall’ultima chiamata alle urne, risentiamo le proposte dei nostri politici riempire i programmi televisivi e le discussioni si fanno accese. Idee, promesse, dati di fatto, soluzioni, ridanno vita ad una politica ormai assopita nel tempo. Ogni volta sembra il risveglio delle istituzioni quando la campagna elettorale inizia e si sviluppa dentro la nostra società. La volontà di tutte le parti è forte ed impregnata di ideologia e solidarietà, ricette preparate in tutte le salse; ma la domanda che faccio è questa: dobbiamo crederci? Mi chiedo se sia possibile che ogni volta che tutto finisce, ogni volta che troviamo un vincitore, tutto ritorni nel letargo. Promesse mai rispettate, scritte su fogli di carta senza importanza, che davanti alla popolazione diventano utopie irrealizzabili, perché nelle stanze dei bottoni non si riesce a tro- 02 vare l’accordo per tutti gli interessi forti che ci sono in campo. Lo Stato di cui facciamo parte mi sembra ormai diventato un insieme di micro-interessi particolari che cercano di ottenere quello per cui da soli non riescono a costruire, un potere di cui appropriarsi per interessi del tutto personali, ben lontano dall’idea di Stato, sulla quale per secoli si è discusso su come dovesse essere concepito, per un funzionamento sempre più perfetto; non interpreta più il ruolo di moderatore per uno e tra tutti i cittadini, ruolo per cui è stato creato; ha perso purtroppo il suo scopo. Ma cosa fare allora per rompere questo circolo vizioso in cui siamo entrati e da cui non riusciamo ad uscire? Come dobbiamo porci di fronte al declino che colpisce il nostro bel paese che è stato nella storia il vero precursore di innovazione e bellezza? Cosa dobbiamo fare per ritrovare il nostro onore di Popolo e di Individui? Se siamo noi lo Stato faccio appello ad ognuno a ritrovare il senso comune di appartenenza alla Nazione, per la rinascita del nostro Popolo in una nuova era di speranza e di prosperità. Chiedo a tutti di unirci, per creare una generazione dove sia messo il bene comune davanti a tutto, per dare ad ognuno la possibilità di esprimersi nel modo migliore. Voglio che si trovi la forza di sfidare l’egoismo e di distruggere tutti i legami tesi a favorire piccoli e banali interessi. Chie- quelle figure oscure, mitiche, di alchimisti alla ricerca della cosiddetta pietra filosofale, che avrebbe dovuto garantire all’uomo eterna salute e benessere, oltre alla facoltà di trasformare ogni metallo in oro od argento. Oggi i connotati più intangibili e velleitari della chimica sono stati accantonati, e la chimica non è più un passatempo per maghi e onniscienti, bensì uno degli aspetti più caratterizzanti della nostra società: si pensi solamente all’uso ormai interplanetario della plastica, dei solventi e dei medicinali. Senza la chimica dovremmo rinunciare a molte delle amenità che oggi rendono la nostra vita più semplice, più appagata dal punto di vista materiale e, per certi versi, peculiarmente relazionata con l’ambiente in cui viviamo. La nostra è la società della chimica, inutile negarlo. Ma che cosa accadrebbe se all’improvviso il nostro organismo decidesse che questa moltitudine di sostanze non gli va più a genio? Negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi nel mondo una patologia particolare, legata appunto al mondo della chimica; si chiama Mcs (Sensibilità Chimica Multipla in italiano). È una malattia cronica, con sintomi che ricorrono in maniera carsica, in risposta ai livelli di esposizione a prodotti chimici multipli e non connessi tra loro. Molto rara in Italia (si stima che coloro che risultano intolleranti ad agenti chimici multipli non siano più di 50 mila), è più conosciuta e monitorata negli Stati Uniti: qui le ricerche vanno avanti da una quarantina d’anni e le stime ufficiali parlano di un numero pari all’1,5% della popolazione (oltre 15 milioni di persone), orientato verso un ritmo ascendente. Lì per lì sembrerebbe quasi il caso di minimizzare, in fondo altro non è che un’allergia un po’ particolare connessa ai prodotti chimici più disparati, se non fosse che l’intolleranza abbraccia solitamente uno spettro piuttosto ampio di sostanze e che le nostre vite sono così fortemente dipendenti da quelle sostan- ze. Chi è affetto da questa malattia non può più vivere come tutti gli altri, pena il rischio della vita stessa, perché l’organismo impazzisce, divenendo del tutto incompatibile con l’assimilazione di deodoranti, profumi, detersivi, gas di scarico delle auto, vernici, farmaci, inchiostri e così via. La cosa incredibile è che i malati di Mcs non nascono tali, lo diventano verso i 30-40 anni e da quel mo- 11 ALLEGRO MA NON TROPPO Allegro ma non troppo, scritto da Carlo M. Cipolla, si compone di un’introduzione e due saggi brevi. Nell’introduzione, intitolata “Tanto per cominciare”, l’autore definisce la vita una “cosa” seria, segnata spesso da risvolti tragicomici. Mentre la serietà è una qualità semplice da notare, la comicità intesa come umorismo è molto rara da carpire poiché essa si basa sulla capacità di rivelare l’aspetto più ironico della realtà in modo intelligente e sottile. Il primo saggio riconduce le cause della caduta dell’Impero Romano e delle Crociate unicamente al ruolo del pepe nella storia dello sviluppo economico ed umano. Il secondo, intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, si apre con la constatazione che le faccende umane hanno sempre versato in uno stato deplorevole, aggravato dalla presenza di un gruppo non organizzato, ma che nonostante ciò agisce sempre in perfetta sintonia: gli stupidi (questa dichiarazione non va confusa con qualsivoglia forma di razzismo). A conclusione del capitolo Cipolla espone le 5 leggi fondamentali della stupidità umana in base alle quali è possibile etichettare le persone in base alle loro azioni come banditi, intelligenti, sprovvedute o stupide (l’autore mostra ironicamente questo concetto tramite un grafico cartesiano). Tali leggi si presentano nella realtà quotidiana velate sempre da uno straordinario senso dell’umorismo ed interessante risulterebbe inoltre l’applicazione di queste leggi al potere politico. Consiglio a tutti questo libro, in quanto dietro alla sua apparente frivolezza si cela un profondo senso di verità. ANNA LA CHIMICA E “ I MALATI FANTASMA” L’uomo è sempre stato ossessionato dalla chimica. Fin dalle origini ogni popolo si è interrogato sulla possibilità di creare nuove sostanze manipolando 10 e componendo quelle esistenti, col fine ultimo di acquisire un dominio pressoché totale sulla materia. Personalmente sono sempre stato affascinato da do di rialzarci in piedi e senza armi, solo con la nostra Saggezza, riappropriarci di quello che ci appartiene per diritto. Infine, riapriamo il cuore ed affrontiamo il male, facciamolo per i nostri padri che hanno lottato, facciamolo per noi che dobbiamo lottare, facciamolo per i nostri figli che ci ringrazieranno. CITTI DOVRESTI SAPERE CHI E’ GIOVANNI ALLEVI Giovanni Allevi è un pianista e compositore italiano. Laureato con lode in filosofia proponendo come tesi “il vuoto nella fisica contemporanea”, si diploma al conservatorio in pianoforte e in composizioni. Nel 1997, grazie all’incontro con Saturnino e Jovanotti, pubblica il suo primo album “13 dita” e nel 2003 arriva “composizioni”, dove il giovane pianista conquista il consenso della critica grazie alle sue grandi doti tecniche e creative. Il successo continua: nel 2004 inizia un tour in Cina e nel 2005 si esibisce nel tempio del jazz di New York, il prestigioso Blue Note. Ed è proprio in seguito al suo soggiorno a New York (più precisamente ad Harlem) che vengono pubblicati i suoi più grandi successi: “no concept” e “joy”. Per capire al meglio la musica di Giovanni Allevi può essere utile chiedersi perché ascoltare musica classica al giorno d'oggi? A questa domanda lo stesso Giovanni risponde in questo modo: “Perché in essa esistono due elementi che sono in equilibrio tra loro: l’aspetto emotivo, il cuore, e la ragione quindi una serie di costruzioni che ci provocano del piacere intellettuale”. È quindi come se ci fossero due personali- tà in Allevi: da un lato, una compositrice in cui Giovanni si lascia guidare dalla “strega capricciosa” (la musica) nel creare quell’incontro mistico che permette di individuare le giuste note, unendo indefinito con concreto; dall’altro, invece, c’è l’Allevi esecutore, un artista che ricerca continuamente la perfezione per emozionare il più ampio numero di persone. La musica di Allevi sembra infatti un’organizzazione perfetta e razionale di suoni. Sembra matematica. Ed è proprio per questo motivo che in una recente intervista ha dichiarato di non amare l’improvvisazione, di non divertirsi nel giocare con note indefinite, con qualcosa di non razionale. Giovanni ha paura dell’indefinito. Ascoltando la sua musica si ha la sensazione di ascoltare un discorso perfettamente strutturato, un corpo di suoni che crea tensioni profondamente meditate che non possono far altro che coinvolgerci in un flusso incredibile di emozioni. E proprio da questo che nasce il messaggio più bello che la musica di Giovanni riesce a regalarmi:: ogni individuo si rifugia in se stesso, nei propri pensieri, aspirazioni, sogni, nella propria parte più pura che parla il 03 linguaggio dei suoni, del corpo, dei colori o meglio ancora dell’arte; è proprio attraverso l’emozione che questi impulsi prendono vita, comunicano tra di loro mettendosi a nudo senza timore di mostrare le nostre debolezze, perché la fragilità diviene la nostra forza. Amo la musica di Allevi anche perché è semplice e immediata, ma la sua semplicità è complessità risolta, frutto di un lavoro durissimo che non cade mai nello scontato e che rimane sempre alla portata di tutti. Poi, qualche esperto di musica può benissimo sostenere che Allevi non è altro che un artista truffaldino che continua a macinare denaro vendendo la sua musica alla pubblicità ed enfatizzando la sua personalità un po’ bizzarra (chi non conosce la storia della pasta con il tonno?). Può essere, ma a me non importa: come dice Allevi “la musica procede per evoluzione e non per drastica rivoluzione”. Capiranno anche loro. ANGELO COSA FAREBBERO COSTORO SE... Ammetto di non essere ancora andato a vedere “Io sono Leggenda” al cinema. Non che non mi piaccia W.Smith ma solo non ho ancora avuto tempo. Forse pochi di voi sanno che la sceneggiatura di questo film nient’altro è che un libro di 200 pagine pubblicato nel 1955 (inoltre anche il film “Occhi bianchi sul pianeta terra” con Charlton Heston prese spunto da questo racconto). Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Matheson, racconta la storia di Robert Neville, ultimo uomo non infetto a vivere in un mondo sterminato da una misteriosa epidemia. Uno scenario terribile ma intrigante. Da qui 04 mi sono chiesto cosa farebbero alcuni noti personaggi se fossero nei panni di R. Neville ... : - Lavoratore padano: durante gli attacchi si barricherebbe in casa colpendo all’impazzata con badile e cazzuola chiunque si avvicini gridando loro “tornate a casa vostra teroni!!” amore e le esigenze politiche di una ricca famiglia che contrastano una passione fuorilegge, l’antica saggezza tramandata dai maestri cerca di districarsi in un mondo che ormai non lascia più spazio al silenzio e alla meditazione. Ormai la fretta, il bieco materialismo e la rincorsa al successo hanno spento qualsiasi fede nel mistero dell’anima e nelle virtù umane. L’interiorità, la spiritualità la meditazione non hanno più spazio nel frettoloso e cinico mondo occidentale; ma l’uomo ne ha fondamentalmente bisogno. E così nascono corsi mensili di yoga, di thai chi, di meditazione; ovvero il tanto assurdo quanto ipocrita tentativo occidentale, e ormai non solo occidentale, di ricatturare, sempre che ci sia mai stato, il rapporto tra corpo e spirito. Personalmente trovo indegno e irrispettoso questo tentativo nei confronti delle culture in cui quelle discipline erano un’arte, una fede, una ragione di vita. Certo sono il primo ad essere affascinato da quella calma, da quel completo controllo e da quella grande saggezza racchiusa e nata dalla medi- tazione sul rapporto tra anima e corpo. Un equilibrio basato su una calma interiore quasi imperturbabile che porta assennatezza ma non serenità. Contrapposta a tanto controllo c’è l’irrefrenabilità e l’ardente passione che solo la gioventù riesce a conoscere. Una principessa ribelle incontra un ribelle principesco; un incontro così fisico e naturale da far quasi sperare nell’amore vero. Lui spinto dall’amore mette in pericolo la propria vita; lei scappa e inizia a girovagare in un mondo prepotente, finendo drogata nelle mani della gelosa e vecchia maestra. Ma l’amore maturo, si sa, protegge quello genuino anche a rischio della propria esistenza. Per cui la Maestra incontra la morte, unica scossa che rende lui e la sua amata capaci di dimostrarsi l’amore che frenano da anni. I giovani si incontrano, ma la gioventù fa fare sbagli che non si riescono a dimenticare. E così con un volo e un desiderio finisce il loro amore perché anche la libertà ha le sue regole: il rispetto, l’onestà, l’integrità morale; altrimenti qualsiasi virtù scivolerebbe nel vizio. - Lavoratore meridionale: accenderebbe la tv e si guarderebbe le registrazioni dei programmi di Maria DeFilippi consolandosi con babbà e limoncello. - Prodi: inviterebbe gli intrusi promettendo loro di non aumentare le tasse spiegandogli che il debito pubblico è in 09 ognuno di noi può avere, come in tempi remoti (remoti?) si gettavano i libri sui roghi. Puoi dire la tua opinione, non è certo un regime dittatoriale il nostro: libertà d’espressione. Sappi solo che se prendi troppo le distanze dal libro di testo è un’insufficienza. Sei insufficiente. Fai schifo. Mi riduco a pensare che la società tremi all’idea che ci siano menti brillanti che possano portare a nuove rivoluzioni culturali, mettendo così in discussione le verità dominanti; e che preferisca soffocare sotto al peso dell’imbecillità sopita dei futuri membri della sua classe dirigente. Un’originalità assoluta non esiste: noi siamo quello che siamo in funzione delle nostre esperienze e interazioni, in base a ciò che assimiliamo e sviluppiamo dal contatto con gli altri. E nella storia l’uomo è cresciuto (è cresciuto?) grazie agli strati di esperienze e cono- scenze che si sono sommati. Non lo nego ed è bellissimo che sia così, che ci siano innumerevoli testimonianze in un unico uomo. Ma ora si rischia di essere fotocopie scadenti e retrograde di messaggi ormai inadatti alla nostra epoca. Perciò io rivoglio la mia verginità intellettuale. Senza contaminazioni da studio (chiaramente anche o soprattutto per responsabilità mia) sbagliato. Voglio essere io, nuda, davanti ad ogni foglia e foglio che cade sull’erba. Voglio essere io, nuda, a leggere milioni di verità in ognuna di quelle foglie, di quei fogli. E, se è troppo tardi, avrei voluto. E, se non ci arrivo, farò comunque il possibile. Preferirei partorire pensieri di merda, ma miei, che sbandierare tesi altrui vivisezionate, di cui mi sono appropriata perché consapevole di non possederne di proprie. CINZIA WELCOME TO THE REAL WORLD Ci sono sempre state terre lontane avvolte in un mistero che affascina il frettoloso e inanimato uomo occidentale. Una di queste è l’oriente. La terra degli occhi a mandorla dove hanno regnato per secoli uomini di onore e rispetto. Ne “la tigre e il dragone” l’autore Ang Lee ha raccolto la sfida di mostrare e in parte forse svelare l’infinita saggezza rinchiusa nelle poche parole e nei gesti di quella cultura. Questo film di grande spiritualità 08 unisce lo spettacolo dei combattimenti di “Matrix” (le coreografie sono state curate dallo stesso uomo) con la profonda saggezza che le arti marziali nascondono. Un mondo di combattenti erranti, un mondo rischioso e duro che tanto affascina un indomita principessa ardente d’amore, che perde la retta via guidata dall’odio di un’altra maestra accecata dalla sua ambizione femminista. Tra il rispetto dei morti che soffoca un calo del 3% e che il tasso di disoccupazione non è mai stato tanto basso … - S.Berlusconi: salirebbe sopra il tetto della sua villa in Sardegna e vestito in jeans e t-shirt (con su scritto ”questo governo a casa”) urlerebbe al suo popolo della libertà “questa è opera dei comunisti che cercano di togliermi le mie televisioni, i miei giornali, le mie radio, le mie imprese…” - Adriano: passerebbe il giorno a far scorta di superalcolici ripetendo a se stesso “ora sono una nuova persona, ora vedrete che sono cambiato…” - Clinton: durante le ore di tranquillità scriverebbe un libro delle sue memorie intitolato: i miei progetti segreti sopra la scrivania visto che quelli sotto non sarebbero così segreti… - The Governator: toglierebbe giacca e cravatta e rispolverando il suo super mitra si tufferebbe in mezzo agli invasori e, forse, riuscirebbe anche a sconfiggerli urlando “io sono la legge”. - David Hasselhoff: nuoterebbe in lungo e in largo alla ricerca di una ragazza da salvare e, non trovandole, ritornerà al suo vecchio amore: Kit, la macchina parlante. - Vasco Rossi: canterebbe “voglio una vita come quella dei film”, pensando però che era meglio se il film fosse un altro … - E.Fede: come un (ex) inviato di guerra si ficcherebbe in un sexy shop per compensare la penuria d’amore con una bambola gonfiabile, salvo poi optare per un bambolotto a grandezza naturale di Silvione suo che, sfiorandogli la pelata, con voce sexy gli direbbe “mi consenta …” - G.W.Bush: presumibilmente durante il giorno, non potendo più fare delle guerre qua e là, ritornerà alla sua vecchia passione: l’alcool. Di notte sarebbe troppo ubriaco per tentare di salvare il mondo dall’infezione … E voi, cosa fareste.. se vi va di raccontarlo scrivete all’indirizzo e mail ….. le più originali saranno pubblicate sul prossimo numero del Tricheco News. GIULIO 05 LA VERGINITA’ INTELLETTUALE - PARTE II Dicevamo che: Sono stata stuprata e il violentatore è il nostro sistema culturale (aiutato sicuramente dalla mia mancata manutenzione agli ingranaggi del cervello). Dicevamo che: La letteratura è anarchia: è libertà di interpretazione. Passione e sentimento. I cinque sensi uniti al sesto. Infinite verità; vita nuda. L’opera si adatta a ciò che siamo e proviamo; mette radici, germoglia. Assume forme e ne dà noi. Forme sprovviste di confini. Assoluta libertà. Dicevamo che: Sarebbe bello se l’istituzione scolastica garantisse un libero sviluppo delle proprie inclinazioni e di una originale personalità (se di utopia si tratta e l’utopia è irrealizzabile, ciò non implica che ci si debba immobilizzare nella rassegnazione.). Considerate le potenzialità dei libri (sterminati orizzonti, baratri interminabili, violente vertigini) è riprovevole che l’istituzione scolastica possa utilizzare questi stessi testi per violentare le menti altrui e portandole all’omologazione. Da strumenti per il volo, a ingegnose trappole di tortura: questa è la trasformazione che i testi possono subire varcando la soglia di un’ aula scolastica. Le aule in cui ci si dovrebbe riunire per imparare a pensare diventano prigioni di apatia in cui si sodomizzano le menti. 06 Rese passive. Rese inoffensive. Su di esse si accaniscono opprimenti letture forzate, secondo direttive ministeriali lontane anni luce dalla realtà di ogni classe, dall’esperienza esistenziale di ogni studente. Su di esse viene imposto lo studio di saggi critici, interessanti e stimolanti di per sé, come approfondimenti e spunti di riflessione; ma opprimenti e dogmatici quando trattati come fossero sacre scritture contenenti i comandamenti per la beatificazione culturale. In fondo questi materiali didattici altro non sono che interpretazioni umane, probabilmente più argute e approfondite di altre, ma pur sempre opinioni personali. Opinioni personali che assumono pieno valore quando spingono il lettore ad una riflessione approfondita e ad una propria opinione. Quando invece vengono usati come verità, come unica linea interpretativa possibile, da memorizzare e riprodurre così com’è, diventano formule matematiche. Ma le formule matematiche funzionano in matematica. Nel regno dell’uomo 2 x 2 ha risultati potenzialmente infiniti, almeno tanti quanto la percentuale della densità di popolazione esistente. Senza considerare che la formazione culturale dovrebbe portare ad evoluzioni. I grandi del passato dovrebbero essere punto di partenza da eguagliare prima e cercare di superare (non secondo accezioni meramente competitive, ma in assoluta fraternità) poi. Se ci limitiamo ad un assimilazione sommaria non soltanto c’è un arresto, ma un’involuzione. Soprattutto se dopo le interrogazioni si presenta quel classico blackout cerebrale che cancella ogni miraggio, spunto da approfondire individualmente, lasciando spazio ad un vuoto assoluto. Ogni testo dovrebbe arrivare nudo agli occhi degli studenti. Il corollario di prefazioni, storiografie, commenti, postfazioni.. sono secondarie. Sono mezzi ulteriori, non gli scopi. E non dovrebbero soppiantare il mezzo principale: il cervello. Si finisce con lo studiare in modo più approfondito quelli che non l’opera stessa, che spesso non viene nemmeno letta. Tanto l’importante è sapere cosa vuol dire. Perché cercarlo noi un senso, se c’è chi già l’ha fatto in passato? Le testimonianze altrui sono doni preziosi. Ma dovrebbero venire dopo. Dopo un’attivazione personale, dopo che si è sviluppato un proprio, originario pensiero. Mettendosi in gioco, svincolando le proprie emozioni sulle emozioni ed opinioni già tradotte in parole dagli autori. Solo dopo dovrebbero essere utilizzati altri strumenti cognitivi. Spesso nelle aule la curiosità viene smorzata. E’ sempre più difficile trovare educatori ed insegnanti appassionati (ma per fortuna ce ne sono). L’anonima freddezza architettonica degli istituti scolastici già da ampi indizi su ciò che si può vivere al loro interno. Rettangoli in cemento. Grigio di muri su grigio di menti. Mutismo inespressivo. Tantissimi libri per tantissime materie, da preparare tutto al meglio della propria superficiale capacità di memorizzazione. Cosicché non si abbia mai tempo e spazio per lasciarsi appassionare, per approfondire uno degli argomenti che sta affrontando. Un rosario di interpretazioni istituzionalizzate da recitare per la propria recita nelle interrogazioni. Poi si aggiungerà un numero (valutazione), su un numero (assegnato nell’appello), di un numero (l’ennesimo registro che poi sarà da destinare a un inceneritore). Numeri su numeri di numeri. Ecco l’essenza della nostra personalità studentesca. E tutti gli esseri umani possano iniziare a ragionare con la stessa testa! Amen! Che sia bruciata l’essenza originale che 07 LA VERGINITA’ INTELLETTUALE - PARTE II Dicevamo che: Sono stata stuprata e il violentatore è il nostro sistema culturale (aiutato sicuramente dalla mia mancata manutenzione agli ingranaggi del cervello). Dicevamo che: La letteratura è anarchia: è libertà di interpretazione. Passione e sentimento. I cinque sensi uniti al sesto. Infinite verità; vita nuda. L’opera si adatta a ciò che siamo e proviamo; mette radici, germoglia. Assume forme e ne dà noi. Forme sprovviste di confini. Assoluta libertà. Dicevamo che: Sarebbe bello se l’istituzione scolastica garantisse un libero sviluppo delle proprie inclinazioni e di una originale personalità (se di utopia si tratta e l’utopia è irrealizzabile, ciò non implica che ci si debba immobilizzare nella rassegnazione.). Considerate le potenzialità dei libri (sterminati orizzonti, baratri interminabili, violente vertigini) è riprovevole che l’istituzione scolastica possa utilizzare questi stessi testi per violentare le menti altrui e portandole all’omologazione. Da strumenti per il volo, a ingegnose trappole di tortura: questa è la trasformazione che i testi possono subire varcando la soglia di un’ aula scolastica. Le aule in cui ci si dovrebbe riunire per imparare a pensare diventano prigioni di apatia in cui si sodomizzano le menti. 06 Rese passive. Rese inoffensive. Su di esse si accaniscono opprimenti letture forzate, secondo direttive ministeriali lontane anni luce dalla realtà di ogni classe, dall’esperienza esistenziale di ogni studente. Su di esse viene imposto lo studio di saggi critici, interessanti e stimolanti di per sé, come approfondimenti e spunti di riflessione; ma opprimenti e dogmatici quando trattati come fossero sacre scritture contenenti i comandamenti per la beatificazione culturale. In fondo questi materiali didattici altro non sono che interpretazioni umane, probabilmente più argute e approfondite di altre, ma pur sempre opinioni personali. Opinioni personali che assumono pieno valore quando spingono il lettore ad una riflessione approfondita e ad una propria opinione. Quando invece vengono usati come verità, come unica linea interpretativa possibile, da memorizzare e riprodurre così com’è, diventano formule matematiche. Ma le formule matematiche funzionano in matematica. Nel regno dell’uomo 2 x 2 ha risultati potenzialmente infiniti, almeno tanti quanto la percentuale della densità di popolazione esistente. Senza considerare che la formazione culturale dovrebbe portare ad evoluzioni. I grandi del passato dovrebbero essere punto di partenza da eguagliare prima e cercare di superare (non secondo accezioni meramente competitive, ma in assoluta fraternità) poi. Se ci limitiamo ad un assimilazione sommaria non soltanto c’è un arresto, ma un’involuzione. Soprattutto se dopo le interrogazioni si presenta quel classico blackout cerebrale che cancella ogni miraggio, spunto da approfondire individualmente, lasciando spazio ad un vuoto assoluto. Ogni testo dovrebbe arrivare nudo agli occhi degli studenti. Il corollario di prefazioni, storiografie, commenti, postfazioni.. sono secondarie. Sono mezzi ulteriori, non gli scopi. E non dovrebbero soppiantare il mezzo principale: il cervello. Si finisce con lo studiare in modo più approfondito quelli che non l’opera stessa, che spesso non viene nemmeno letta. Tanto l’importante è sapere cosa vuol dire. Perché cercarlo noi un senso, se c’è chi già l’ha fatto in passato? Le testimonianze altrui sono doni preziosi. Ma dovrebbero venire dopo. Dopo un’attivazione personale, dopo che si è sviluppato un proprio, originario pensiero. Mettendosi in gioco, svincolando le proprie emozioni sulle emozioni ed opinioni già tradotte in parole dagli autori. Solo dopo dovrebbero essere utilizzati altri strumenti cognitivi. Spesso nelle aule la curiosità viene smorzata. E’ sempre più difficile trovare educatori ed insegnanti appassionati (ma per fortuna ce ne sono). L’anonima freddezza architettonica degli istituti scolastici già da ampi indizi su ciò che si può vivere al loro interno. Rettangoli in cemento. Grigio di muri su grigio di menti. Mutismo inespressivo. Tantissimi libri per tantissime materie, da preparare tutto al meglio della propria superficiale capacità di memorizzazione. Cosicché non si abbia mai tempo e spazio per lasciarsi appassionare, per approfondire uno degli argomenti che sta affrontando. Un rosario di interpretazioni istituzionalizzate da recitare per la propria recita nelle interrogazioni. Poi si aggiungerà un numero (valutazione), su un numero (assegnato nell’appello), di un numero (l’ennesimo registro che poi sarà da destinare a un inceneritore). Numeri su numeri di numeri. Ecco l’essenza della nostra personalità studentesca. E tutti gli esseri umani possano iniziare a ragionare con la stessa testa! Amen! Che sia bruciata l’essenza originale che 07 ognuno di noi può avere, come in tempi remoti (remoti?) si gettavano i libri sui roghi. Puoi dire la tua opinione, non è certo un regime dittatoriale il nostro: libertà d’espressione. Sappi solo che se prendi troppo le distanze dal libro di testo è un’insufficienza. Sei insufficiente. Fai schifo. Mi riduco a pensare che la società tremi all’idea che ci siano menti brillanti che possano portare a nuove rivoluzioni culturali, mettendo così in discussione le verità dominanti; e che preferisca soffocare sotto al peso dell’imbecillità sopita dei futuri membri della sua classe dirigente. Un’originalità assoluta non esiste: noi siamo quello che siamo in funzione delle nostre esperienze e interazioni, in base a ciò che assimiliamo e sviluppiamo dal contatto con gli altri. E nella storia l’uomo è cresciuto (è cresciuto?) grazie agli strati di esperienze e cono- scenze che si sono sommati. Non lo nego ed è bellissimo che sia così, che ci siano innumerevoli testimonianze in un unico uomo. Ma ora si rischia di essere fotocopie scadenti e retrograde di messaggi ormai inadatti alla nostra epoca. Perciò io rivoglio la mia verginità intellettuale. Senza contaminazioni da studio (chiaramente anche o soprattutto per responsabilità mia) sbagliato. Voglio essere io, nuda, davanti ad ogni foglia e foglio che cade sull’erba. Voglio essere io, nuda, a leggere milioni di verità in ognuna di quelle foglie, di quei fogli. E, se è troppo tardi, avrei voluto. E, se non ci arrivo, farò comunque il possibile. Preferirei partorire pensieri di merda, ma miei, che sbandierare tesi altrui vivisezionate, di cui mi sono appropriata perché consapevole di non possederne di proprie. CINZIA WELCOME TO THE REAL WORLD Ci sono sempre state terre lontane avvolte in un mistero che affascina il frettoloso e inanimato uomo occidentale. Una di queste è l’oriente. La terra degli occhi a mandorla dove hanno regnato per secoli uomini di onore e rispetto. Ne “la tigre e il dragone” l’autore Ang Lee ha raccolto la sfida di mostrare e in parte forse svelare l’infinita saggezza rinchiusa nelle poche parole e nei gesti di quella cultura. Questo film di grande spiritualità 08 unisce lo spettacolo dei combattimenti di “Matrix” (le coreografie sono state curate dallo stesso uomo) con la profonda saggezza che le arti marziali nascondono. Un mondo di combattenti erranti, un mondo rischioso e duro che tanto affascina un indomita principessa ardente d’amore, che perde la retta via guidata dall’odio di un’altra maestra accecata dalla sua ambizione femminista. Tra il rispetto dei morti che soffoca un calo del 3% e che il tasso di disoccupazione non è mai stato tanto basso … - S.Berlusconi: salirebbe sopra il tetto della sua villa in Sardegna e vestito in jeans e t-shirt (con su scritto ”questo governo a casa”) urlerebbe al suo popolo della libertà “questa è opera dei comunisti che cercano di togliermi le mie televisioni, i miei giornali, le mie radio, le mie imprese…” - Adriano: passerebbe il giorno a far scorta di superalcolici ripetendo a se stesso “ora sono una nuova persona, ora vedrete che sono cambiato…” - Clinton: durante le ore di tranquillità scriverebbe un libro delle sue memorie intitolato: i miei progetti segreti sopra la scrivania visto che quelli sotto non sarebbero così segreti… - The Governator: toglierebbe giacca e cravatta e rispolverando il suo super mitra si tufferebbe in mezzo agli invasori e, forse, riuscirebbe anche a sconfiggerli urlando “io sono la legge”. - David Hasselhoff: nuoterebbe in lungo e in largo alla ricerca di una ragazza da salvare e, non trovandole, ritornerà al suo vecchio amore: Kit, la macchina parlante. - Vasco Rossi: canterebbe “voglio una vita come quella dei film”, pensando però che era meglio se il film fosse un altro … - E.Fede: come un (ex) inviato di guerra si ficcherebbe in un sexy shop per compensare la penuria d’amore con una bambola gonfiabile, salvo poi optare per un bambolotto a grandezza naturale di Silvione suo che, sfiorandogli la pelata, con voce sexy gli direbbe “mi consenta …” - G.W.Bush: presumibilmente durante il giorno, non potendo più fare delle guerre qua e là, ritornerà alla sua vecchia passione: l’alcool. Di notte sarebbe troppo ubriaco per tentare di salvare il mondo dall’infezione … E voi, cosa fareste.. se vi va di raccontarlo scrivete all’indirizzo e mail ….. le più originali saranno pubblicate sul prossimo numero del Tricheco News. GIULIO 05 linguaggio dei suoni, del corpo, dei colori o meglio ancora dell’arte; è proprio attraverso l’emozione che questi impulsi prendono vita, comunicano tra di loro mettendosi a nudo senza timore di mostrare le nostre debolezze, perché la fragilità diviene la nostra forza. Amo la musica di Allevi anche perché è semplice e immediata, ma la sua semplicità è complessità risolta, frutto di un lavoro durissimo che non cade mai nello scontato e che rimane sempre alla portata di tutti. Poi, qualche esperto di musica può benissimo sostenere che Allevi non è altro che un artista truffaldino che continua a macinare denaro vendendo la sua musica alla pubblicità ed enfatizzando la sua personalità un po’ bizzarra (chi non conosce la storia della pasta con il tonno?). Può essere, ma a me non importa: come dice Allevi “la musica procede per evoluzione e non per drastica rivoluzione”. Capiranno anche loro. ANGELO COSA FAREBBERO COSTORO SE... Ammetto di non essere ancora andato a vedere “Io sono Leggenda” al cinema. Non che non mi piaccia W.Smith ma solo non ho ancora avuto tempo. Forse pochi di voi sanno che la sceneggiatura di questo film nient’altro è che un libro di 200 pagine pubblicato nel 1955 (inoltre anche il film “Occhi bianchi sul pianeta terra” con Charlton Heston prese spunto da questo racconto). Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Matheson, racconta la storia di Robert Neville, ultimo uomo non infetto a vivere in un mondo sterminato da una misteriosa epidemia. Uno scenario terribile ma intrigante. Da qui 04 mi sono chiesto cosa farebbero alcuni noti personaggi se fossero nei panni di R. Neville ... : - Lavoratore padano: durante gli attacchi si barricherebbe in casa colpendo all’impazzata con badile e cazzuola chiunque si avvicini gridando loro “tornate a casa vostra teroni!!” amore e le esigenze politiche di una ricca famiglia che contrastano una passione fuorilegge, l’antica saggezza tramandata dai maestri cerca di districarsi in un mondo che ormai non lascia più spazio al silenzio e alla meditazione. Ormai la fretta, il bieco materialismo e la rincorsa al successo hanno spento qualsiasi fede nel mistero dell’anima e nelle virtù umane. L’interiorità, la spiritualità la meditazione non hanno più spazio nel frettoloso e cinico mondo occidentale; ma l’uomo ne ha fondamentalmente bisogno. E così nascono corsi mensili di yoga, di thai chi, di meditazione; ovvero il tanto assurdo quanto ipocrita tentativo occidentale, e ormai non solo occidentale, di ricatturare, sempre che ci sia mai stato, il rapporto tra corpo e spirito. Personalmente trovo indegno e irrispettoso questo tentativo nei confronti delle culture in cui quelle discipline erano un’arte, una fede, una ragione di vita. Certo sono il primo ad essere affascinato da quella calma, da quel completo controllo e da quella grande saggezza racchiusa e nata dalla medi- tazione sul rapporto tra anima e corpo. Un equilibrio basato su una calma interiore quasi imperturbabile che porta assennatezza ma non serenità. Contrapposta a tanto controllo c’è l’irrefrenabilità e l’ardente passione che solo la gioventù riesce a conoscere. Una principessa ribelle incontra un ribelle principesco; un incontro così fisico e naturale da far quasi sperare nell’amore vero. Lui spinto dall’amore mette in pericolo la propria vita; lei scappa e inizia a girovagare in un mondo prepotente, finendo drogata nelle mani della gelosa e vecchia maestra. Ma l’amore maturo, si sa, protegge quello genuino anche a rischio della propria esistenza. Per cui la Maestra incontra la morte, unica scossa che rende lui e la sua amata capaci di dimostrarsi l’amore che frenano da anni. I giovani si incontrano, ma la gioventù fa fare sbagli che non si riescono a dimenticare. E così con un volo e un desiderio finisce il loro amore perché anche la libertà ha le sue regole: il rispetto, l’onestà, l’integrità morale; altrimenti qualsiasi virtù scivolerebbe nel vizio. - Lavoratore meridionale: accenderebbe la tv e si guarderebbe le registrazioni dei programmi di Maria DeFilippi consolandosi con babbà e limoncello. - Prodi: inviterebbe gli intrusi promettendo loro di non aumentare le tasse spiegandogli che il debito pubblico è in 09 ALLEGRO MA NON TROPPO Allegro ma non troppo, scritto da Carlo M. Cipolla, si compone di un’introduzione e due saggi brevi. Nell’introduzione, intitolata “Tanto per cominciare”, l’autore definisce la vita una “cosa” seria, segnata spesso da risvolti tragicomici. Mentre la serietà è una qualità semplice da notare, la comicità intesa come umorismo è molto rara da carpire poiché essa si basa sulla capacità di rivelare l’aspetto più ironico della realtà in modo intelligente e sottile. Il primo saggio riconduce le cause della caduta dell’Impero Romano e delle Crociate unicamente al ruolo del pepe nella storia dello sviluppo economico ed umano. Il secondo, intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, si apre con la constatazione che le faccende umane hanno sempre versato in uno stato deplorevole, aggravato dalla presenza di un gruppo non organizzato, ma che nonostante ciò agisce sempre in perfetta sintonia: gli stupidi (questa dichiarazione non va confusa con qualsivoglia forma di razzismo). A conclusione del capitolo Cipolla espone le 5 leggi fondamentali della stupidità umana in base alle quali è possibile etichettare le persone in base alle loro azioni come banditi, intelligenti, sprovvedute o stupide (l’autore mostra ironicamente questo concetto tramite un grafico cartesiano). Tali leggi si presentano nella realtà quotidiana velate sempre da uno straordinario senso dell’umorismo ed interessante risulterebbe inoltre l’applicazione di queste leggi al potere politico. Consiglio a tutti questo libro, in quanto dietro alla sua apparente frivolezza si cela un profondo senso di verità. ANNA LA CHIMICA E “ I MALATI FANTASMA” L’uomo è sempre stato ossessionato dalla chimica. Fin dalle origini ogni popolo si è interrogato sulla possibilità di creare nuove sostanze manipolando 10 e componendo quelle esistenti, col fine ultimo di acquisire un dominio pressoché totale sulla materia. Personalmente sono sempre stato affascinato da do di rialzarci in piedi e senza armi, solo con la nostra Saggezza, riappropriarci di quello che ci appartiene per diritto. Infine, riapriamo il cuore ed affrontiamo il male, facciamolo per i nostri padri che hanno lottato, facciamolo per noi che dobbiamo lottare, facciamolo per i nostri figli che ci ringrazieranno. CITTI DOVRESTI SAPERE CHI E’ GIOVANNI ALLEVI Giovanni Allevi è un pianista e compositore italiano. Laureato con lode in filosofia proponendo come tesi “il vuoto nella fisica contemporanea”, si diploma al conservatorio in pianoforte e in composizioni. Nel 1997, grazie all’incontro con Saturnino e Jovanotti, pubblica il suo primo album “13 dita” e nel 2003 arriva “composizioni”, dove il giovane pianista conquista il consenso della critica grazie alle sue grandi doti tecniche e creative. Il successo continua: nel 2004 inizia un tour in Cina e nel 2005 si esibisce nel tempio del jazz di New York, il prestigioso Blue Note. Ed è proprio in seguito al suo soggiorno a New York (più precisamente ad Harlem) che vengono pubblicati i suoi più grandi successi: “no concept” e “joy”. Per capire al meglio la musica di Giovanni Allevi può essere utile chiedersi perché ascoltare musica classica al giorno d'oggi? A questa domanda lo stesso Giovanni risponde in questo modo: “Perché in essa esistono due elementi che sono in equilibrio tra loro: l’aspetto emotivo, il cuore, e la ragione quindi una serie di costruzioni che ci provocano del piacere intellettuale”. È quindi come se ci fossero due personali- tà in Allevi: da un lato, una compositrice in cui Giovanni si lascia guidare dalla “strega capricciosa” (la musica) nel creare quell’incontro mistico che permette di individuare le giuste note, unendo indefinito con concreto; dall’altro, invece, c’è l’Allevi esecutore, un artista che ricerca continuamente la perfezione per emozionare il più ampio numero di persone. La musica di Allevi sembra infatti un’organizzazione perfetta e razionale di suoni. Sembra matematica. Ed è proprio per questo motivo che in una recente intervista ha dichiarato di non amare l’improvvisazione, di non divertirsi nel giocare con note indefinite, con qualcosa di non razionale. Giovanni ha paura dell’indefinito. Ascoltando la sua musica si ha la sensazione di ascoltare un discorso perfettamente strutturato, un corpo di suoni che crea tensioni profondamente meditate che non possono far altro che coinvolgerci in un flusso incredibile di emozioni. E proprio da questo che nasce il messaggio più bello che la musica di Giovanni riesce a regalarmi:: ogni individuo si rifugia in se stesso, nei propri pensieri, aspirazioni, sogni, nella propria parte più pura che parla il 03 PRIMO PIANO - SE NOI SIAMO LO STATO ... Siamo in periodo di elezioni ed è cominciata la corsa a chi fa la promessa più ad effetto per sorprendere l’opinione pubblica. Dopo solo due anni dall’ultima chiamata alle urne, risentiamo le proposte dei nostri politici riempire i programmi televisivi e le discussioni si fanno accese. Idee, promesse, dati di fatto, soluzioni, ridanno vita ad una politica ormai assopita nel tempo. Ogni volta sembra il risveglio delle istituzioni quando la campagna elettorale inizia e si sviluppa dentro la nostra società. La volontà di tutte le parti è forte ed impregnata di ideologia e solidarietà, ricette preparate in tutte le salse; ma la domanda che faccio è questa: dobbiamo crederci? Mi chiedo se sia possibile che ogni volta che tutto finisce, ogni volta che troviamo un vincitore, tutto ritorni nel letargo. Promesse mai rispettate, scritte su fogli di carta senza importanza, che davanti alla popolazione diventano utopie irrealizzabili, perché nelle stanze dei bottoni non si riesce a tro- 02 vare l’accordo per tutti gli interessi forti che ci sono in campo. Lo Stato di cui facciamo parte mi sembra ormai diventato un insieme di micro-interessi particolari che cercano di ottenere quello per cui da soli non riescono a costruire, un potere di cui appropriarsi per interessi del tutto personali, ben lontano dall’idea di Stato, sulla quale per secoli si è discusso su come dovesse essere concepito, per un funzionamento sempre più perfetto; non interpreta più il ruolo di moderatore per uno e tra tutti i cittadini, ruolo per cui è stato creato; ha perso purtroppo il suo scopo. Ma cosa fare allora per rompere questo circolo vizioso in cui siamo entrati e da cui non riusciamo ad uscire? Come dobbiamo porci di fronte al declino che colpisce il nostro bel paese che è stato nella storia il vero precursore di innovazione e bellezza? Cosa dobbiamo fare per ritrovare il nostro onore di Popolo e di Individui? Se siamo noi lo Stato faccio appello ad ognuno a ritrovare il senso comune di appartenenza alla Nazione, per la rinascita del nostro Popolo in una nuova era di speranza e di prosperità. Chiedo a tutti di unirci, per creare una generazione dove sia messo il bene comune davanti a tutto, per dare ad ognuno la possibilità di esprimersi nel modo migliore. Voglio che si trovi la forza di sfidare l’egoismo e di distruggere tutti i legami tesi a favorire piccoli e banali interessi. Chie- quelle figure oscure, mitiche, di alchimisti alla ricerca della cosiddetta pietra filosofale, che avrebbe dovuto garantire all’uomo eterna salute e benessere, oltre alla facoltà di trasformare ogni metallo in oro od argento. Oggi i connotati più intangibili e velleitari della chimica sono stati accantonati, e la chimica non è più un passatempo per maghi e onniscienti, bensì uno degli aspetti più caratterizzanti della nostra società: si pensi solamente all’uso ormai interplanetario della plastica, dei solventi e dei medicinali. Senza la chimica dovremmo rinunciare a molte delle amenità che oggi rendono la nostra vita più semplice, più appagata dal punto di vista materiale e, per certi versi, peculiarmente relazionata con l’ambiente in cui viviamo. La nostra è la società della chimica, inutile negarlo. Ma che cosa accadrebbe se all’improvviso il nostro organismo decidesse che questa moltitudine di sostanze non gli va più a genio? Negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi nel mondo una patologia particolare, legata appunto al mondo della chimica; si chiama Mcs (Sensibilità Chimica Multipla in italiano). È una malattia cronica, con sintomi che ricorrono in maniera carsica, in risposta ai livelli di esposizione a prodotti chimici multipli e non connessi tra loro. Molto rara in Italia (si stima che coloro che risultano intolleranti ad agenti chimici multipli non siano più di 50 mila), è più conosciuta e monitorata negli Stati Uniti: qui le ricerche vanno avanti da una quarantina d’anni e le stime ufficiali parlano di un numero pari all’1,5% della popolazione (oltre 15 milioni di persone), orientato verso un ritmo ascendente. Lì per lì sembrerebbe quasi il caso di minimizzare, in fondo altro non è che un’allergia un po’ particolare connessa ai prodotti chimici più disparati, se non fosse che l’intolleranza abbraccia solitamente uno spettro piuttosto ampio di sostanze e che le nostre vite sono così fortemente dipendenti da quelle sostan- ze. Chi è affetto da questa malattia non può più vivere come tutti gli altri, pena il rischio della vita stessa, perché l’organismo impazzisce, divenendo del tutto incompatibile con l’assimilazione di deodoranti, profumi, detersivi, gas di scarico delle auto, vernici, farmaci, inchiostri e così via. La cosa incredibile è che i malati di Mcs non nascono tali, lo diventano verso i 30-40 anni e da quel mo- 11 mento in avanti sono costretti a vivere come dei reclusi, in ambienti disinfestati da tutto ciò che può costituire un pericolo, senza poter essere curati in ospedale, senza poter ricevere visite se non da parte di chi sa quali cautele adottare, con una vita improvvisamente sconvolta dai simboli del nostro progresso. Ci sono voluti parecchi anni per riconoscere l’Mcs come patologia, a causa della straordinaria diversità dei sintomi e dell’assenza di studi su larga scala. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità l’ha riconosciuta solo nel 1999, grazie agli studi che un gruppo di esperti ha condotto per una decina di anni. Quello che si sa è che molti pazienti presentano un’eccessiva permeabilità cellulare in organi e tessuti di fondamentale importanza quali il cervello, i polmoni e l’intestino, e che taluni manifestano delle alterazioni genetiche sugli enzimi deputati alla disintossicazione: è come se i malati inalassero senza filtri tutti gli inquinanti con cui vengono a contatto. Questo può avere le conseguenze più varie e comunque tutte di estrema gravità: infarti, crisi epilettiche, edemi cerebrali, scompensi renali, crisi respiratorie sono solo alcuni degli esempi che si possono addurre. Per la verità la malattia potrebbe anche essere scongiurata, si potrebbe intervenire preventivamente per riportare il livello di tolleranza ad un regime accettabile, ma l’assenza di conoscenza da parte dei medici porta spesso ad adottare scelte fallaci che vanno dall’allergologo allo psichiatra, e quando ci si accorge di essere affetti da Sensibilità Chimica Multipla è ormai troppo tardi perché la patologia, a causa della perdurante esposizione agli agenti chimici, si è cristallizzata in maniera irreversibile. Anche sul versante delle cure la situazione è ancora precaria: non essendo chiarito il meccanismo biologico e molecolare della sindrome non esistono dei farmaci appositi, e i cortisonici, che pure sembrerebbero indicati, spesso sono proprio tra le sostanze che rendono il paziente intollerante. L’unico rimedio è quello di ridurre l’esposizione al carico tossico, con diete speciali, soggiorni in ambienti purificati, ma spesso è molto costoso e se si aggiunge che in Italia come in altri paesi del mondo la legislazione in tema di Mcs è di fatto inesistente, non è poi così azzardato parlare di “malati fantasma”. BRUCE Ciclostilato in proprio http://creativecommons.org/ Licenses/by-nc-sa/2.5/it Hanno collaborato a questo numero: BRUCE, ANGELO, CINZIA, GIULIO, MATTIA, ANNA , CITTI e CICCIO. N° 04 EDITORIALE (PAG. 01) SE NOI SIAMO LO STATO (PAG. 02) GIOVANNI ALLEVI (PAG. 03) LA VERGINITà INTELLETTUALE (PAG. 06) WELCOME TO THE REAL WORLD (PAG. 08) ALLEGRO MA NON TROPPO (PAG. 10) COSA FAREBBERO COSTORO SE... (PAG. 04) EDITORIALE Eccoci qui con un nuovo numero fresco fresco del Tricheco News. Non ve l'aspettavate vero? ... Eh sì, a memoria d'uomo questa è ritenuta essere l'edizione in assoluto più celere del nostro mitico giornalino! Non si è ancora finito di assaporare il numero precedente che, veloce come un treno, arriva una nuova infornata di articoli per deliziare amabilmente i vostri sottili palati. In questa edizione il menù è più che mai vario ed intrigante. Cinzia continuerà le proprie elucubrazioni LA CHIMICA E.. (PAG. 11) circa l'onestà intellettuale (si si, ci scusiamo, la prima parte è stata pubblicata circa un anno fa....bè è un motivo in più per andare a rileggersi il Tricheco numero 2 sul nostro sito!). Angelo ci farà conoscere la musica di Giovanni Allevi e .... il resto lo lascio scoprire a voi! Come d’abitudine vi ricordo che il nostro giornalino è aperto a tutti!! Se volete partecipare a questa o altre iniziative vi invitiamo a venire a trovarci nella nostra sede il lunedì o il giovedì sera. Per qualsiasi informazione contattateci all’indirizzo [email protected]. CICCIO 12 01