don Vito Cascio Ferro, l`uomo che inventò la mafia

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don Vito Cascio Ferro, l`uomo che inventò la mafia
Mafiosi
Il primo Boss dei Boss
Don Vito
l’«anarco-mafioso»
dei Due Mondi
Era affascinante e determinato. Ma anche spietato e violento.
Vito Cascio Ferro, don Vito, fu il fondatore della moderna Mafia.
Una carriera iniziata come piccolo intrallazzatore fra Palermo
e i sobborghi e schizzata alle stelle con la creazione
della prima multinazionale del crimine che univa Sicilia
e New York. Simpatizzò per gli anarchici ma mise in piedi
un vero e proprio anti-Stato che si sostituiva a quello legittimo
secondo il suo personale senso di giustizia. Sconfitto
dalla polizia del Prefetto di Ferro Cesare Mori, finì i suoi giorni
nei più duri carceri fascisti, dove morì avvolto nell’oblio
V
di Michele Vaccaro
ito Cascio Ferro fu il primo gran
padrino della Mafia. Seppur cresciuto prevalentemente in un ambiente di campagna si contraddistinse per uno stile cittadino. Era
alto di statura, snello, eretto nella
persona; altero e autorevole era il
portamento, esuberante il temperamento, signorile l’aspetto. Nella maturità la barba bianca, fluente, ben curata, tagliata a punta alla Mefistofele, «gli
dava – scrisse Luigi Barzini Jr. – l’aria di un saggio, di un
venerabile predicatore protestante della Nuova Inghilterra
nel secolo scorso, o di un giudice autorevole». Quell’apparente atteggiamento distinto, però, velava una determinazione senza uguali e il ricorso all’uso della violenza come uno
dei modi più consueti d’esprimersi. La sua espressione fisionomica fu definita «mafiosa» dai funzionari della prefettura
di Palermo. L’abbigliamento abituale era quello «civile», ma
vestiva spesso con eleganza, da «galantuomo», e prediligeva stoffe inglesi che comprava da Bustarino, un apprezzato
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negozio della centralissima via Maqueda a Palermo; amava
farsi baciare la mano; frequentava i locali pubblici e i teatri;
aveva un debole per le donne e per il gioco del giusso (una
specie di poker alla siciliana); fumava in pipe lunghissime,
stravaganza che amava ostentare; intrecciava rapporti con
personaggi politici filo-governativi e aveva larghi legami in
ogni strato della società. Sentimentale, sembra che fosse particolarmente sensibile alle storie d’amore, tanto da proteggere le fughe degli innamorati. A Palermo era ospitato nei
migliori hotel della città, come l’Albergo Pizzuto o l’Hotel
de France; consumava il pranzo abitualmente al Gran Caffè
Oreto: pare che non pagasse, ma la sua presenza infondeva
prestigio e sicurezza. Spesso era gradito ospite di alcune delle
famiglie più in vista dell’aristocrazia e della ricca borghesia.
Per essere rintracciato dagli «amici», aveva stabilito il recapito al Ristorante Napoli, in corso Vittorio Emanuele.
Figura intrigante e personaggio ineffabile che sfugge a
ogni facile collocazione, Vito Cascio Ferro si caratterizzava per l’ambiguità, manifestandosi come l’immagine spe-
Luglio-Agosto 2012
Vito Cascio Ferro in una foto segnaletica del 1902. Sullo sfondo,
a sinistra: Piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo, a Palermo nel 1909;
a destra: una via di mercato a Little Italy, New York, nel 1905
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