Centrali uniche avanti piano
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Centrali uniche avanti piano
26 EN TI LOCALI E STATO Sabato 22 Agosto 2015 APPALTI/ Partenza difficile per i 34 soggetti aggregatori riconosciuti dall’Anac Centrali uniche avanti piano Poche categorie previste e confusione nei questionari DI P I 34 soggetti aggregatori LUIGI OLIVERI ochi appalti per i soggetti aggregatori e rischio caos. L’entrata a regime dell’idea di concentrare gli appalti delle amministrazioni pubbliche in soli 34 enti mostra subito i limiti operativi. Poche le categorie previste, e quelle poche soprattutto in ambito sanitario. E indicazioni molto superficiali, come nel caso del Veneto che chiede di programmare l’appalto per i servizi di ristorazione, senza specificare se si tratti di mense scolastiche, aziendali o catering di rappresentanza. In molti hanno considerato l’idea, disciplinata dall’articolo 9 del dl 66/2014 e attuata dalla deliberazione 23 luglio 2015 dell’Autorità nazionale anticorruzione, come l’uovo di Colombo: aggregare tutti gli acquisti della pubblica amministrazione in pochi soggetti (in genere stazioni uniche regionali, ma non mancano le città metropolitane), per eliminare gran parte dei rischi di corruzione connessi alle moltissime procedure di appalto necessarie e ottenere anche prezzi migliori, grazie all’allargamento delle commesse e alla standardizzazione dei prezzi. A ben vedere, questi obiettivi generali, meritori, saranno conseguiti solo in parte. A molti è sfuggito che l’articolo 9, comma 3, del dl 66/2014 non obbliga affatto le amministrazioni pubbliche a utilizzare in via esclusiva i soggetti aggregatori per acquisire lavori, servizi e forniture. La norma, in effetti, dispone che un tavolo dei soggetti aggregatori individuerà «le categorie di beni e di servizi nonché le soglie al superamento delle quali le amministrazioni statali centrali e periferiche, a esclusione di istituti e scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, nonché le regioni, gli enti regionali, nonché Consip Spa Regione Abruzzo: Stazione unica appaltante Abruzzo Regione Basilicata: Stazione unica appaltante Basilicata Regione Calabria: Stazione unica appaltante Calabria Regione Campania: Soresa Spa Regione Emilia Romagna: Agenzia regionale Interccnt-Er Regione Friuli Venezia Giulia: Servizio centrale unica di committenza - Dir. centrale funzione pubblica Regione Lazio: Direzione centrale acquisti della regione Lazio Regione Liguria: Stazione unica appaltante Liguria Regione Lombardia: Arca Spa Regione Marche: Stazione unica appaltante Marche Regione Molise: Servizio regionale Centrale unica di Committenza del Molise Regione Piemonte: Scr - Società di committenza regione Piemonte Spa Regione Puglia: InnovaPuglia Spa Regione Sardegna: Servizio provveditorato - Dir. Gen. enti locali e finanze loro consorzi e associazioni, e gli enti del servizio sanitario nazionale ricorrono a Consip spa o agli altri soggetti aggregatori di cui ai commi 1 e 2 per lo svolgimento delle relative procedure». Dunque, le amministrazioni pubbliche saranno obbligate ad avvalersi di Consip spa o dei soggetti aggregatori (si veda tabella in pagina) solo per alcune categorie merceologiche e solo per appalti al di sopra di un certo valore. I 35 soggetti aggregatori riconosciuti dall’Anac hanno Regione Sicilia: Centrale unica di committenza regionale Regione Toscana: regione Toscana - Dir. gen. organizzazione - Settore contratti Regione Umbria: Cras - Centrale regionale per gli acquisiti in sanità Regione Valle d’Aosta: Inva Spa Regione Veneto: Crav - Centrale regionale acquisti per la regione Veneto Provincia autonoma di Bolzano: Agenzia per i procedimenti e la vigilanza in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture Provincia autonoma di Trento: Agenzia provinciale per gli appalti e contratti Città metropolitana di Bari Città metropolitana di Bologna Città metropolitana di Catania Città metropolitana di Firenze Città metropolitana di Genova Città metropolitana di Milano, Città metropolitana di Napoli Città metropolitana di Roma capitale Città metropolitana di Torino Provincia di Perugia Provincia di Vicenza Consorzio Cev già costituito il «tavolo tecnico» allo scopo di individuare i fabbisogni di acquisto di beni, lavori e servizi delle amministrazioni. E hanno elaborato un formulario, per chiedere alle amministrazioni dei vari territori regionali quali acquisizioni abbiano programmato per il 2015 e ritengano di programmare per il 2016, indicando le categorie merceologiche. Guardando ai contenuti del questionario, salta all’occhio come la concentrazione degli appalti sarà più di nome che di fatto. Le categorie previste sono ben poche, prevalentemente di ambito sanitario. Dando una scorsa ai questionari, si evidenziano, poi, alcune storture. Un dettaglio sulla tipologia delle acquisizioni si riscontra esclusivamente appunto per le acquisizioni in ambito sanitario. Vi sono, invece, molte voci assolutamente generiche che, così come formulate, non consentono a ben guardare nessuna programmazione: la regione Veneto, per esempio, mediante il Crav (Centro regionale acquisti) chiede di programmare l’appalto per «infrastrutture Ced» o per «ristorazione». Si tratta di voci che richiederebbero, ai fini di una programmazione, la disaggregazione in moltissime altri prodotti: la «ristorazione», per esempio, qual è? La mensa scolastica? La mensa aziendale? Il servizio di catering per attività di rappresentanza? I questionari, inoltre chiedono alle singole amministrazioni di indicare il valore presunto delle acquisizioni che ritengono di effettuare, e anche la durata dei contratti da stipulare. Si tratta di dati oggettivamente inutili, se i soggetti aggregatori sono intenzionati a fare quel che la legge richiede loro: cioè essenzialmente mettere a disposizione degli enti contratti già disponibili, dopo aver effettuato le gare d’appalto per individuare il contraente, perché gli enti effettuino semplicemente gli ordinativi, scegliendo in proposito le modalità più opportune: le convenzioni come da tempo fa la Consip, o portali analoghi al Me.Pa. o i sistemi dinamici di acquisizione. La conoscenza del dettaglio della pianificazione del singolo appalto e della durata ha un senso solo se il soggetto aggregatore agisca come centrale di committenza, esclusivamente incaricata di effettuare un singolo appalto per conto della singola amministrazione. L’aggregazione degli appalti, invece, presupporrebbe un massiccio intervento nel mercato, intercettando il ventaglio più ampio possibile (con capitolati dettagliati) di acquisizioni. Il questionario riporta in grandissima parte acquisizione di beni, per altro tutti o quasi già presenti nel Me.Pa., e qualche servizio. Tra i quali il trasporto locale o la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, per i quali competenti, se si applicasse la legge Delrio, dovrebbero essere le province. © Riproduzione riservata DAI GOVERNATORI PRIORITÀ AI DEBITI 2014. MA SARÀ POSSIBILE DESTINARE I RESIDUI AD ALTRE FATTISPECIE Più libertà alle regioni sul patto verticale incentivato Regioni più libere sul Patto verticale incentivato. I governatori, infatti, nell’assegnare gli spazi finanziari per agevolare i pagamenti in conto capitale degli enti locali, dovranno dare priorità ai debiti maturati nel 2014, ma potranno destinare le quote residue ad altre fattispecie. I riparti dovranno essere definiti entro il prossimo 30 settembre, sulla base delle richieste trasmesse da comuni ed enti di area vasta entro il 15 settembre. È questo l’effetto della nuova disposizione di cui art. 9, comma 3, del dl 78/2015, che ha modificato la disciplina dettata dalla legge 190/2014. In precedenza, con il Patto incentivato potevano essere sbloccati esclusivamente pagamenti relativi a debiti commerciali di parte capitale maturati al 30 giugno 2014. Tale limite ha impedito il pieno utilizzo dell’istituto, che complessivamente vale 1,2 miliardi. Secondo i calcoli dell’Ance, infatti, rimangono da assegnare circa 474 milioni. In base al dl 78, tali somme dovranno essere prioritariamente destinate ai debiti commerciali maturati nella seconda metà dello scorso anno, entro il 31 dicembre 2014. Come precisato dal Mef, per debiti commerciali si intendono i debiti derivanti da contratti che prevedono la consegna di merci o la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo, ivi compresi quelli disciplinati dal dlgs 163/2006. Deve trattarsi di debiti che, alla predetta data del 31 dicembre 2014, presentavano contestualmente, con regolare documentazione, i requisiti di certezza, liquidità ed esigibilità. Le eventuali quote inoptate potranno essere destinate dalle regioni ad altre tipologie di pagamenti (sempre di parte capitale) e segnatamente a debiti diversi da quelli commerciali e/o ma- turati in data successiva, così come gli eventuali ulteriori spazi che dovessero rendersi disponibili nell’ambito del Patto non incentivato. I governatori hanno tempo per decidere fino al 30 settembre, mentre gli enti locali devono trasmettere le loro richieste entro il 15 settembre. Attenzione, però, alle eventuali diverse scadenze previste dalle singole amministrazioni regionali. Per esempio, il Piemonte ha già provveduto a definire il riparto del Patto incentivato, esaurendo il plafond disponibile. Matteo Barbero © Riproduzione riservata