Psicologia e cinema: FUR. Un ritratto immaginario di Diane Arbus

Transcript

Psicologia e cinema: FUR. Un ritratto immaginario di Diane Arbus
Articoli
Valentina Perrone
PSICOLOGIA E CINEMA:
FUR – Un ritratto immaginario di Diane Arbus
T I T O L O
O R I G I N A L E :
F u r :
a n
I m a g i n a r y
P o r t r a i t
o f
D i a n e
A r b u s
REGIA: Steve Shainberg
CAST: Nicole Kidman (Diane Arbus), Robert Downey Jr. (Lionel Sweneey), Ty Burrell (Allan Arbus) ,
Harris Yulin (David), Jane Alexander (Gertrude), Marceline Hugot (Tippa Henry)
SCENEGGIATURA: Erid Cressida Wilson
SCENOGRAFIA: Amy Danger
FOTOGRAFIA: Bill Pope
MUSICHE: Carter Burwell
MONTAGGIO: Keicho Deguchi, Kristina Boden
PAESE, ANNO: USA, 2006
PRODUZIONE: River Road Entertainment
DISTRIBUZIONE: Nexo
DURATA: 122’
GENERE: Drammatico
DATA DI USCITA IN ITALIA: 20 Ottobre 2006
TRAMA: Usa 1958. Stanca del conformismo della propria facoltosa famiglia, Diane, impeccabile
madre di famiglia e assistente di suo marito fotografo, inizia ad essere attratta da Lionel, un enigmatico
vicino di casa gravemente affetto da ipertricosi, che la introduce nel mondo degli emarginati, verso quelle
realtà sotterranee che l’hanno da sempre attratta…
Nell’ottobre del 2006 Steven Shainberg
porta sul Grande Schermo un film
misterioso
e
inquietante,
il
ritratto
immaginario della fotografa newyorkese
Diane Arbus, infelicemente nota come la
“fotografa dei mostri”. Fur - Un ritratto
immaginario di Diane Arbus (questo il titolo
completo del film), liberamente ispirato al
libro di Patricia Bosworth “Diane Arbus:
una biografia”, narra la storia immaginaria
della Arbus, esplorando la nascita del genio
creativo di un’artista eccezionale e
controversa. Di produzione americana,
l’opera cinematografica si svela con un cast
forse
misconosciuto
ma
abilmente
dominato dalla regina dello star system,
Nicole
Kidman,
nei
panni
della
protagonista. Siamo nel 1958. Diane
Nemerov è la figlia di una ricca famiglia
ebrea trapiantata a New York. E’ la moglie
di Allan Arbus, un noto fotografo di moda,
da cui ha avuto due figlie, Grace e Sophie.
Sopra l’appartamento degli Arbus si
trasferisce stabilmente Lionel Sweneey, un
Amaltea
Trimestrale di cultura
uomo molto strano che nasconde il suo
volto dietro una maschera e che di
mestiere fa il creatore di parrucche. Lionel
è gravemente affetto da ipertricosi, la
malattia caratterizzata da un’eccessiva
crescita dei peli lungo tutto il corpo. Grazie
a lui, Diane scoprirà l’esistenza di un
mondo straordinario e parallelo a quello
della normalità, scoprirà la sua repressa
attrazione per l’universo dei freaks, quegli
individui
strani
che
diventeranno
i
protagonisti indiscussi dei suoi celebri
bianchi e neri.
Attraverso la scoperta di quel mondo,
Diane riuscirà ad uscire dal triste
conformismo tipico della vita borghese, da
tutti quei limiti che hanno sempre
condizionato la sua vita e vincolato le sue
emozioni. Il titolo Fur – che letteralmente
significa pelo, pelliccia - allude forse al suo
uomo del mistero, interamente ricoperto di
pelo, dalla testa ai piedi, o forse ai suoi
genitori, ricchi commercianti di preziose
pellicce che lei detestava.
Anno I, Numero quattro, dicembre 2006
//19
Articoli
Ma perché ritrarre solo i personaggi più
marginali? Perché quell’ostinata volontà a
ritrarre i segni indelebili di una vita di
sofferenza e disperazione? L’idea centrale
del film è quella di far emergere le pulsioni
che guidarono la Arbus nell’avvicinarsi a
quell’uomo colmo di mistero, che a causa
della sua malattia vive isolato dagli sguardi
indiscreti degli ambienti sociali rispettabili.
L’intento di Shainberg non è descrivere
fedelmente
la
vita
della
fotografa
neyorkese o magari indagare la sua opera
fotografica, che risulterebbe snaturata e
banalizzata
dalla
trasposizione
cinematografica, ma piuttosto scavare
dentro le pulsioni che spingono una
persona a confrontarsi con la parte più
oscura di sé. Tra l’altro, la produzione non
ha ottenuto la concessione dei diritti per
l’utilizzazione dell’opera autentica.
Diane non è la fotografa dei mostri, ma
piuttosto l’occhio sulla realtà che l’estetica
contemporanea si rifiuta di vedere. Di
immaginario, nel film, c’è il percorso che la
donna seguirà per giungere a cotanta
convinzione nella scelta dei soggetti da
ritrarre, un percorso - secondo quanto
raccontato nel film- indelebilmente segnato
dall’incontro con Lionel e dalla grande
passione erotica che Diane proverà per lui.
All’inizio del film Diane è l’icona di una
tipica
trentacinquenne
del
periodo,
appartenente ad una famiglia agiata,
moglie e madre dell'America borghese
degli anni '50 e '60. E’ una donna che
soffre gravemente, imprigionata dagli
schemi
della
classe
sociale
a
cui
appartiene, intenta a mimare ogni gesto
che la famiglia, la società, il mondo, si
aspettano da lei.
Ma sarebbe troppo semplicistico pensare
che le frustrazioni di una casalinga
insoddisfatta siano il fattore principale della
nascita del suo genio. La sua fervida
creatività è già presente: la Arbus storica
ebbe, infatti, un’istruzione scolastica in
scuole rinomate e il padre l’avviò allo
studio del disegno, apprese le tecniche
fotografiche dal marito e collaborò col lui
come stilista. Diane non è solo costretta a
recitare la parte di donna borghese e ricca,
ma
si
ritrova
anche
confinata
in
quell’estetica
vuota
imperante
nell’iconografia della moda del periodo.
L’incontro con l’uomo che copre il suo volto
la spinge a emanciparsi dalla sua maschera
di scena: più che un incontro reale è la
Amaltea
Trimestrale di cultura
scintilla della volontà che si libera dai
vincoli a cui è legata. Questa progressiva
liberazione dai condizionamenti imposti è
simboleggiata dall’abbigliamento di Diane,
che, inizialmente ingessata negli abiti delle
donne americane dei primi anni ’60, e
quindi fedelmente ancorata al pieno rigore
del conformismo borghese, diventa più
essenziale e meno vestita man mano che il
film procede.
Lionel la inizia alla realtà dei bassi fondi,
delle creature che la società finge di non
vedere: da allora sboccia il suo singolare
interesse per i ritratti di individui ai margini
della vita "normale", come giganti, nani,
travestiti, prostitute, ritardati mentali,
unita ad una sorta di ossessione per i
gemelli. Ma la sua ispirazione artistica non
può
essere
guardata
attraverso
la
sensibilità comune che farebbe della Arbus
solo un’anticonformista sostenitrice di pari
diritti nei confronti di persone discriminate
per l’aspetto fisico o per una vita al di fuori
della morale comune.
Diane è invece una strenua ricercatrice
della forma, al pari di un fine scultore: è
questo uno dei significati della sua arte.
«Credo davvero che ci siano cose che
nessuno
vedrebbe
se
io
non
le
fotografassi», avrebbe detto, riferendosi,
da un lato, ai veli del perbenismo e dei
pregiudizi che confinano il nostro orizzonte
di vedute, dall’altro, ad una realtà che non
può
essere
connotata
secondo
le
tradizionali categorie di bello e brutto, di
buono e cattivo.
Nei secoli scorsi la spettacolarizzazione dei
soggetti strani (freaks, cioè scherzi di
natura) era una pratica comune che resta
ancora oggi nell’espressione di fenomeno
da baraccone, dimostrando un’innata
attrazione e una curiosità dell’uomo nei
confronti della non-forma. Al cinema vari
registi hanno affrontato l’argomento dei
freaks, ma la fotografia della Arbus ha una
prospettiva diversa, è una profonda
riflessione sulla Natura, in grado di
produrre esseri omologhi, persone comuni,
ma anche esseri al di fuori della forma,
atipici, compresi i gemelli.
Dal punto di vista artistico, la Arbus cerca
di soppiantare il canone classico di bellezza
con quello di polimorfismo della natura,
senza pietismi: il "diverso" è mostruoso
solo se lo si ritiene tale. Non a caso
l’interpretazione è affidata a un’attrice tra
le più belle donne del mondo e tuttavia
Anno I, Numero quattro, dicembre 2006
//20
Articoli
taluna critica cinematografica ha insistito
sul parallelo con la Bella e la Bestia,
fraintendendo, forse, il senso dell’amore
per Lionel, che incarna un simbolo più che
l’oggetto di sentimenti
BIOGRAFIA DI DIANE ARBUS (New York, 14 marzo 1923 – 26 luglio 1971)
reali.
Diane Nemerov nasce a New York il 14 marzo 1923 da una ricca famiglia ebrea di
origine polacca, proprietaria della celebre catena di negozi di pellicce, chiamata
La passione che, nel film,
"Russek's", dal nome del fondatore, nonno materno di Diane.
Diane proverà per Lionel
Seconda di tre figli - il maggiore dei quali, Howard, diventerà uno dei più apprezzati
poeti contemporanei americani, la minore, Renée, una nota scultrice - Diane vive, fra
non va forse intesa, dal
agi e attente bambinaie, un'infanzia iperprotetta, che forse sarà per lei l'imprinting
punto
di
vista
d'un senso di insicurezza e di uno “straniamento dalla realtà" ricorrente nella sua vita.
Frequenta la Culture Ethical School, poi fino alla dodicesima classe la Fieldstone
psicologico, come attraSchool, scuole il cui metodo pedagogico, improntato ad una filosofia umanistica
zione - potremmo dire
religiosa, dava un ruolo preponderante al "nutrimento spirituale" della creatività. Il suo
perversa - nei confronti
talento artistico ha quindi modo di manifestarsi precocemente, incoraggiato dal padre
il quale la manda, ancora dodicenne, a lezione di disegno da un'illustratrice di
di un individuo fuori dal
"Russek's", tale Dorothy Thompson, che era stata allieva di George Grosz.
comune, quanto forse
La grottesca denuncia dei difetti umani di questa artista troverà terreno fertile nella
fervida immaginazione della ragazza e i suoi soggetti pittorici sono ricordati come
nella
sua
desiderata
insoliti e provocatori.
realizzazione
di
artista e
All'età di quattordici anni incontra Allan Arbus, che sposerà appena compiuti i diciotto,
nonostante l'opposizione della famiglia, che riteneva il giovane inadeguato da un punto
nel suo amore per la
di vista sociale. Avranno due figlie: Doon ed Amy. Da lui impara il mestiere di
creatività.
fotografa, lavorando insieme a lungo nel campo della moda per riviste come Vogue,
In ogni caso, l’arte della
Harper's Bazaar e Glamour. Col suo cognome, che manterrà anche dopo la
separazione, Diane diventa un controverso mito della fotografia.
Arbus non si limita ad
La vita comune dei coniugi Arbus è segnata da importanti incontri, essendo essi
una pura filosofia della
partecipi del vivace clima artistico newyorkese, soprattutto negli anni '50, quando il
Greenwich Village diviene un punto di riferimento per la cultura beatnik.
forma, ma è un tentativo
In quel periodo Diane Arbus incontra, oltre ad illustri personaggi come Robert Frank e
di
scavare
nella
Louis Faurer (per citare, fra i tanti, solo coloro che l'avrebbero più direttamente
ispirata), anche un giovane fotografo, Stanley Kubrick, che più tardi da regista in
psicologia dei personaggi
"Shining" renderà a Diane l'omaggio di una celebre "citazione", nell'allucinatoria
dei suoi ritratti, non
apparizione
di
due
minacciose
gemelline.
come luogo comune di
Nel 1957 consuma il suo divorzio artistico dal marito (il matrimonio stesso è ormai in
crisi), lasciando lo studio Arbus, nel quale il suo ruolo era stato di subordinazione
opposizione tra apparire
creativa, per dedicarsi ad una ricerca più personale.
ed essere, non come
Già una decina d'anni prima aveva tentato di staccarsi dalla moda, attratta com'era da
immagini più reali ed immediate, studiando brevemente con Berenice Abbott.
contrasto tra la morale e
S'iscrive ora ad un seminario di Alexey Brodovitch, il quale, già art director di Harper's
le vite che da essa si
Bazaar, propugnava l'importanza della spettacolarità nella fotografia; sentendolo però
estraneo alla propria sensibilità, ben presto comincia a frequentare alla New School le
separano, quanto come
lezioni di Lisette Model, verso le cui immagini notturne e realistici ritratti si sente
convivenza della psiche
fortemente attratta. Costei eserciterà sulla Arbus un'influenza determinante, non
umana con una forma
facendone una propria emula, ma incoraggiandola a cercare i propri soggetti ed il
proprio stile.
fisica
non
ordinaria.
Diane Arbus si dedica allora instancabile ad una sua ricerca, muovendosi attraverso
Diane diceva: ‹‹Molte
luoghi (fisici e mentali), che da sempre erano stati per lei oggetto di divieti, mutuati
dalla rigida educazione ricevuta. Esplora i sobborghi poveri, gli spettacoli di
persone
vivono
nel
quart'ordine spesso legati al travestitismo, scopre povertà e miserie morali, ma trova
timore
che
possano
soprattutto il centro del proprio interesse nell' "orrorifica" attrazione che sente verso i
freaks. Affascinata da questo mondo oscuro fatto di "meraviglie della natura", in quel
subire
qualche
periodo frequenta assiduamente il Museo di mostri Hubert e i suoi spettacoli da
esperienza
traumatica.
I
baraccone, i cui strani protagonisti incontra e fotografa in privato.
freaks sono nati con il
E' solo l'inizio di una indagine volta ad esplorare il variegato, quanto negato, mondo
parallelo a quello della riconosciuta "normalità", che la porterà, appoggiata da amici
loro trauma. Hanno già
quali Marvin Israel, Richard Avedon, e in seguito Walker Evans (che riconoscono il
superato il loro test nella
valore del suo lavoro, per i più dubbio) a muoversi fra nani, giganti, travestiti,
omosessuali, nudisti, ritardati mentali e gemelli, ma anche gente comune colta in
vita.
Sono
degli
atteggiamenti incongrui, con quello sguardo al tempo stesso distaccato e partecipe,
aristocratici››.
che rende le sue immagini uniche.
Nel 1963 riceve una borsa di studio dalla fondazione Guggenheim, ne riceverà una
La sua arte, quindi, è
seconda nel 1966. Riuscirà a pubblicare le sue immagini su riviste come Esquire,
affermazione della realtà
Bazaar, New York Times, Newsweek, e il londinese Sunday Times, spesso sollevando
in ogni suo aspetto. Non
aspre polemiche; le stesse che accompagneranno nel 1965 la mostra al Museum of
Modern Art di New York "Acquisizioni recenti", dove espone alcune sue opere, ritenute
è un caso infatti che nel
troppo forti e perfino offensive, accanto a quelle di Winogrand e Friedlander. Una
film la fotografa attenda
migliore accoglienza avrà invece, soprattutto presso il mondo della cultura, la sua
mostra personale "Nuovi Documenti" nel marzo del 1967 presso lo stesso museo; non
di scattare delle foto a
mancheranno le critiche dei benpensanti, ma Diane Arbus è già una fotografa
Lionel solo dopo averlo
riconosciuta ed affermata. A partire dal 1965 insegna in diverse scuole.
I suoi ultimi anni di vita sono all'insegna di una fervente attività, tesa forse anche a
conosciuto bene e della
combattere con vive emozioni le frequenti crisi depressive, di cui è vittima, l'epatite
Diane storica altrettanto
che aveva contratto in quegli anni e l'uso massiccio di antidepressivi, che avevano
si
può
dire
per
i
minato il suo fisico.
Diane Arbus si toglie la vita il 26 luglio 1971, ingerendo una forte dose di barbiturici e
numerosi soggetti che lei
incidendosi le vene dei polsi.
ha fotografato solo dopo
L'anno seguente la sua morte, il MoMa (The Museum of Modern Art) le dedica
un'ampia retrospettiva ed è inoltre la prima fra i fotografi americani ad essere ospitata
un’assidua
dalla Biennale di Venezia, riconoscimenti postumi, questi, che amplificheranno la sua
frequentazione
e
fama, tuttora purtroppo infelicemente collegata all'appellativo di "fotografa dei mostri".
Fonte: http://www.biografieonline.it
Amaltea
Trimestrale di cultura
Anno I, Numero quattro, dicembre 2006
//21
Articoli
conoscenza.
I soggetti appaiono nelle foto nel loro
ambiente
naturale,
manifestando
la
coesistenza di mondi diversi sebbene vicini
e
altrettanto
naturali,
vissuti
con
accettazione esistenziale, le stesse foto che
nello spettatore, invece, possono suscitare
sentimenti di imbarazzo e fastidio.
Ad un certo punto del racconto filmico, con
il rischio di provocare gli stessi sentimenti
di disgusto nello spettatore, Diane si
accosterà
all’amato
compiendo,
con
indiscussa determinatezza, un gesto di
momentanea
liberazione,
rasando
completamente il corpo del suo uomo del
mistero. Forse il senso della rasatura di
Lionel indica simbolicamente il tentativo,
da parte di Diane, di tendere una mano
verso la mentalità comune, che è assai
lontana dall’accettazione della realtà nei
suoi difformi, ma ugualmente vivi, aspetti.
L’amore per Lionel riuscirà a far rivivere
Diane, attraverso la normalità delle proprie
perversioni, anche sessuali, represse da
sempre da un famiglia dannatamente
perbenista, che sfoceranno nell’interesse
verso quelle persone condannate a vivere
ai margini della società in conseguenza
della loro “vita ridicola”. Il film, però, non
affronta in maniera dettagliata questo lato
oscuro e perverso degli interessi di Diane,
di cui si possono compiere solo svariate
interpretazioni, ma si concentra piuttosto
sull’evoluzione
psicologica
scatenata
dall’incontro tra la Bella e la Bestia, tra la
casa pulita ed ordinata di Diane e lo strano
e complesso appartamento di Lionel, tra
l’ordine e il disordine, tra la perfezione ed i
difetti. Il film non racconta il compimento
di un sogno di Diane, bensì l’evolversi
(seppure per certi versi immaginario) della
sua tormentata vita, che culminerà nel
suicidio (non descritto nel film), avvenuto
nel 1971.
Proprio come le fotografie della Arbus, Fur
ci trasporta in mondi estranei ed estremi e
in esso la fotografia si fa metafora di
evasione e di scoperta del “diverso”.
Il film, girato in maniera magistrale, rende
omaggio ad un talento che ha sfidato le
convenzioni sovvertendo il concetto di bello
e brutto, introducendo nella fotografia dei
soggetti del tutto innovativi. Non vuole
essere un film biografico, ma una sorta di
costruzione cinematografica strana e
misteriosa, che elabora aspetti reali della
vita
della
Arbus
mescolandoli
con
Amaltea
Trimestrale di cultura
personaggi fantastici ed eventi immaginari.
Immaginario o non, Fur è la storia di una
donna che riesce ad affrontare le proprie
paure e le proprie perversioni guardandole
negli occhi, in un quadro edificante che il
regista ha saputo abilmente costruire, nel
tentativo, forse, di dare occasione, anche a
noi spettatori, di prendere coscienza delle
nostre paure e sconfiggerle una volta per
tutte.
Valentina Perrone
Anno I, Numero quattro, dicembre 2006
//22

Documenti analoghi

Diane Arbus - Circolo Fotografico Vicenza

Diane Arbus - Circolo Fotografico Vicenza reali ed immediate, studiando brevemente con Berenice Abbott. S'iscrive ora ad un seminario di Alexey Brodovitch, il quale già art director di Harper's Bazaar, propugnava l'importanza della spettac...

Dettagli

Diane Arbus, l`angelo nero della fotografia randagia?

Diane Arbus, l`angelo nero della fotografia randagia? Un bel tentativo è stato fatto ad Amsterdam tra la fine dello scorso anno e gli inizi di questo: il F oam

Dettagli

Diane Arbus: diversità

Diane Arbus: diversità Diane Nemerov (1923-1971) nasce a New York da una ricca famiglia ebrea proprietaria di un gran magazzino sulla Quinta Strada. Il padre è una figura quasi assente nella sua vita, perché completament...

Dettagli