Ricordi di Giuseppe Tavolaro, Rocco Pennetta, Angelo Barni
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Ricordi di Giuseppe Tavolaro, Rocco Pennetta, Angelo Barni
Ci puoi dire come ti chiami e quando sei nato? -Mi chiamo Giuseppe Tavolaro, sono nato il 3 febbraio del 1935 a Tramutola, in provincia di Potenza, in Basilicata… Com’ era la scuola e cosa facevate quando eri piccolo? Iniziai la I elementare a 14 anni per mia iniziativa e richiesta perché volevo imparare anche io a scrivere come gli altri e volevo anche io studiare qualcosa. La scuola si trovava a Magorno in comune di Montesano e in provincia di Salerno. Infatti Tramutola, dalla quale partivo solitamente, era vicina al confine tra la Campania e la Basilicata. Partivo da Tramutola alle 5 per andare alla masseria che si trovava in periferia, a quasi metà strada tra Magorno e Tramutola. Per un’ ora circa governavo gli animali, poi partivo dalla masseria alle 6 e, dopo un’ ora di cammino circa, arrivavo a scuola. Io arrivavo a scuola un’ ora prima degli altri, insieme ad altri 5 ragazzi della mia età perché tutti noi eravamo più grandi degli altri e ,arrivando un’ ora prima, superavamo 2 classi in un solo anno scolastico. In un’ aula si trovavano tutte le classi (I, II, III e IV) e c’ era solo un maestro per tutti che, a turno, spiegava la lezione a tutte le classi. I banchi erano disposti in file da 4 a 6 e in ogni banco sedevano 2 alunni. C’ era una sola lavagna, una cartina dell’Italia, un mappamondo, degli attaccapanni in fondo e ai lati della classe, una cattedra e un armadietto in cui l’ insegnante metteva le proprie cose e, sul muro, il crocifisso. Si insegnavano circa le stesse materie di ora, ma non si insegnavano le lingue, facevamo una preghiera prima delle lezioni ed educazione motoria non era presente nella mia scuola, essendo Magorno un villaggio di campagna, ma si praticava a Tramutola come anche tutte le attività come parate, giochi, gare etc…, nella quale ho trascorso l’ ultimo anno, ma andandoci la sera, senza quindi fare educazione motoria e tutte le altre attività. Io portavo il materiale, ovvero un calamaio con un pennino, un quaderno a righe e uno a quadretti e un unico libro, intitolato “Scuola e Lavoro”, per tutte le materie diviso in “Lettura” e “Sussidiario” e conteneva anche qualche immagine di personaggi come Garibaldi, Cavour, i Fratelli Bandiera etc… ,in una sacca di pezza fatta a mano. Il tragitto dalla masseria alla scuola era di circa 6Km e lo percorrevo a A volte di inverno dovevo fare lo stesso tragitto anche con la neve che talvolta raggiungeva anche 1m. Quando arrivavo, il maestro, che viveva con tutta la famiglia accanto alla scuola, ci faceva riscaldare al suo camino e noi a volte gli portavamo della legna. Gli altri ragazzi facevano parte dei balilla e quindi portavano come divisa un grembiule nero, portavano i capelli rasati a zero e avevano in testa un fez col fiocco nero. Io non feci lo stesso per via del fatto che ero “un caso speciale”. La scuola mi piaceva moltissimo, avevo un’ ottima condotta e mi impegnavo molto, tanto che il maestro mi trattava particolarmente bene e non venivo mai ripreso. Quando non eravamo a scuola di solito lavoravamo alla masseria, coltivando ortaggi, uva, grano, falciando l’ erba, e occupandoci di animali come mucche, capre, pecore, maiali, pollame e animali da soma E quando non eravate a scuola cosa facevate? Lavoravate? Quando non eravamo a scuola di solito lavoravamo alla masseria, coltivando ortaggi, uva, grano, falciando l’ erba, e occupandoci di animali come mucche, capre, pecore, maiali, pollame e animali da soma. Cosa ricordi di Mussolini? L’ hai mai visto? Non ho mai visto Mussolini, ma ne ho spesso sentito parlare da mio padre o alla radio, e sapevo chi era, ma non gli davo troppa importanza. Iniziai ad andare a scuola dopo la fine della guerra, ma alcune regole imposte da Mussolini rimasero. Dove ti trovavi e cosa facevi durante la guerra? Avevo 8 anni, e dei soldati tedeschi si accamparono a 500m circa dalla masseria. Quasi ogni giorno io e mio fratello Giovanni, che eravamo i più piccoli, venivamo mandati dai nostri fratelli più grandi a portare viveri ai soldati. L’ 8 settembre del 1943 ci fu l’armistizio tra la Germania e l’Italia. Alcuni giorni dopo, evidentemente, l’informazione arrivò anche ai soldati accampati vicino a noi, ma noi non sapevamo ancora nulla, quindi come sempre, la mattina, portammo un fiasco di latte e un sacco di patate all’ accampamento. Esso si trovava in uno spiazzo addossato ad un ciglio che si affacciava su una mulattiera. Appena portammo il cibo, un tedesco prese il fiasco del latte e lo spaccò per terra, dopo prese il sacco delle patate e lo svuotò lanciando il contenuto sopra il tendone, urlando e chiamandoci “italiani traditori”. Dopo entrò sotto la tenda per prendere il mitra e io e mio fratello scappammo risalendo il ciglio e, subito dopo, infilandoci nel tombino vicino alla strada e, rimanendoci per qualcosa che assomigliava ad un’ ora, siamo usciti quando sentivamo che il soldato non ci cercava più. Quando siamo usciti da un altro tombino, che si trovava vicino al bosco, ci siamo trovati davanti dei cespugli di rovi che mio fratello ha tagliato con un coltellino. Passando per il bosco, che ovviamente conoscevamo, ci siamo diretti verso la masseria e abbiamo avvertito i nostri familiari dell’accaduto. Decidemmo, quindi, di andarcene dalla masseria e di portare con noi provviste e la maggior parte degli animali: un’ottantina di pecore, una ventina di capre, una decina di mucche, alcuni maiali e lasciammo solo le galline. Capimmo , infatti, che i tedeschi avrebbero fatto razzia e stragi di animali. Ci accampammo in una baracca di legno che si trovava nel territorio di Grumentonuovo, un paese vicino Tramutola, nella quale rimanemmo per una ventina di giorni. Durante questi giorni mia sorella Pina si sentì male e mandarono me a prendere biscotti e zucchero per farla stare un po’ meglio nella nostra casa di Tramutola. Ovviamente pensavano che fosse finito tutto e che i tedeschi se ne fossero andati. Quando arrivai a una cinquantina di metri di distanza dalle prime case, vidi correre una folla di persone verso la direzione opposta alla quale stavo andando io. I tedeschi avevano già sganciato tre bombe durante la notte e quelle persone avevano visto altri aerei tedeschi. Dato che erano tante e non facevano caso a me, iniziai a camminare dietro il muretto che costeggiava la mulattiera. Raggiunto il paese incontrai una vecchina che, non riuscendo a stare al passo con gli altri, era rimasta indietro e, vedendo me così piccolo tornare in paese, mi chiese preoccupata cosa ci facessi lì. Provò quindi, strattonandomi per un braccio, a portarmi con sé. Proprio in quel momento un aereo passò vicino al paese molto basso e sganciò una bomba, seguito da un urlo collettivo, ma io non lo vidi. La vecchina mi lasciò e io arrivai di corsa a casa, aprendo velocemente la porta, per poi prendere ciò che dovevo prendere. Tornando, trovai, vicino ad una fattoria, una bomba inesplosa, impiantata nel terreno di colore giallo e verde. Io, incuriosito, iniziai a girargli intorno e un contadino, correndo verso di me con una falce, mi gridò di andarmene e io, spaventato da lui mi misi a correre per tornare alla baracca.- Mi chiamo Angiolino Barni: Sono stato prigioniero in Germania. Non ero contento di partecipare alla guerra specialmente di stare della parte del Duce. Facevo parte dell’ aereonautica militare. Mentre c’erano i bombardamenti aerei in Germania ci nascondevamo in dei bunker. Mentre in Italia, a Bologna, durante i bombardamenti, ci nascondevamo dentro capanne che dall’ alto si mimetizzavano con la natura. Ricordo che la guerra finì con diversi problemi, anche economici. Prima che diventassi volontario per la guerra a casa mia ho ospitato delle suore che si nascondevano. Io sono tornato vivo anche se pesavo 35 chili ma molti amici che ci siamo aiutati per sopravvivere sono morti nel fronte o mentre ci hanno sprigionato per tornare a casa. Mi chiamo Rocco Pennetta: sono stato prigioniero in Egitto. La mi facevano mangiare solo riso sono tornato in Puglia tanti anni dopo la prigionia. Tornato a casa scopro che avevano già fatto la mia tomba e che mi credevano morto da diversi anni PowerPoint a cura di: Franzé Gabriele; Marchetti Luca; Pennetta Alessio.