Situazione e prospettive per il mercato avicolo

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Situazione e prospettive per il mercato avicolo
Situazione e prospettive per il mercato avicolo1
Gian Luca Bagnara – consulente Mercato Avicolo di Forlì
Gli ultimi anni sono stati segnati da frequenti problemi nella produzione zootecnica
europea, i quali si sono poi tradotti in shock alimentari per il consumatore finale. La prima
metà del 2000 è stata segnata dalla “influenza aviaria” in Italia, mentre nella seconda
metà è riemerso il problema “mucca pazza” con l’estensione anche al Sud Europa
(Francia ed Italia). Le tensioni sul settore bovino si stavano appena allentando quando
nei primi mesi del 2001 si è diffusa poi l’afta epizotica.
Tutte queste tensioni si sono comunque innestate su un trend di calo dei consumi di
carne, soprattutto bovina, iniziato negli anni ’80 ed hanno, perciò, solo accelerato un
cambiamento strutturale dei consumi. Nel breve periodo si è manifestata una riduzione
del consumo di carni bovine ed un aumento dei prodotti alternativi (carni avicole; carni
suine; pesce).
Gli effetti della “mucca pazza” ed “afta” sul settore avicolo
Buona parte delle variazioni nei consumi, tuttavia, è imputabile all’effetto di amplificazione
dato dai mezzi di comunicazione piuttosto che ad effettivi cambiamenti nei rapporti di
domanda ed offerta. Nel periodo settembre 2000-marzo 2001 rispetto allo stesso periodo
settembre 1999-marzo 2000, l’indice dei prezzi alla produzione (base 1995) delle carni
bovine è diminuito di meno del 2%, mentre lo stesso indice per i suini è aumentato del
28% e per i polli del 19%. Molto probabilmente gli effetti sono stati più visibili nelle
quantità vendute, cioè nella recettività del mercato e, quindi, nei tempi di stoccaggio dei
capi in allevamento o delle carni nelle strutture di trasformazione con una inevitabile
incidenza sui costi di produzione.
Per le strutture di trasformazione si prospetta poi un problema di non facile e, tanto
meno, immediata soluzione legato allo smaltimento dei residui di lavorazione delle carni
prima destinati ala produzione di farine animali. A distanza di alcuni mesi, è forse questo
il principale problema economico per il settore indotto dalla crisi “mucca pazza”.
Oltre ai broilers, il fenomeno “mucca pazza” ha coinvolto anche gli altri avicoli. I tacchini
hanno manifestato un aumento del 32% nel 2000 rispetto al 1999. Tuttavia, già nella
primavera del 2001 i prezzi si erano ridotti del 16% rispetto alo stesso periodo dell’anno
precedente.
Il mercato dei conigli è stato coinvolto più tardi rispetto alle altre carni, cioè solo negli
ultimi mesi del 2000 ed i primi del 2001. Nei primi 5 mesi del 2001 il prezzo era superiore
del 43% rispetto agli stessi mesi del 2000.
Le prospettive sono ora di un graduale assestamento dei mercati. I prezzi elevati dei polli
hanno stimolato elevate produzioni le quali hanno poi condotto a chiari segnali di
appesantimento dei mercati nella tarda primavera 2001. Con l’arrivo dell’estate, lo
spostamento stagionale dei consumi dalle carni rosse a quelle bianche ha in parte
riassorbito tale eccesso di offerta. Tuttavia, tale situazione ha solo spostato il problema
più tardi nel tempo, cioè nel tardo autunno-inverno 2001-02. E’ prevedibile, infatti, una
forte pesantezza dei prezzi per quel periodo.
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Articolo pubblicato su “Speciale avicoltura (a cura di AERAC)” della rivista Agricoltura Regione Emilia-Romagna - settembre 2001
G.L.Bagnara
170,0
160,0
150,0
Indice prezzi (base 1995)
140,0
Polli
130,0
120,0
110,0
100,0
90,0
Vitelloni
80,0
Suini
70,0
1
-0
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ge
ar
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01
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9
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9
99
60,0
Figura 1. Effetto “mucca pazza” sull’indice dei prezzi delle carni. Fonte: ns. elaborazione dati
ISMEA.
2,200
2,000
Italia
1,800
1,400
UE
1,200
1,000
0,800
01
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/0
7/
01
05
/0
5/
01
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3/
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7/
99
0,600
05
•/Kg
1,600
Figura 2. Andamento dei prezzi dei broilers (busto macellato) in Italia (quotazione di Forlì)
rispetto alla media europea. (Fonte: elaborazione AERAC-Mercato di Forlì su dati Commissione
Europea DG-Agricoltura)
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Prezzo
Polli bianchi pesanti
MM24sett
L / Kg
MM12sett
2800
2650
2500
2350
2200
2050
1900
1750
1600
1450
1300
2/1/01
1/2/01
3/3/01
2/4/01
2/5/01
1/6/01
1/7/01
31/7/01
30/8/01
29/9/01
Figura 3. Trend della quotazione del pollo ((prezzo = prezzo settimanale di Forlì;
MM24sett = media mobile a 24 settimane; MM12sett = media mobile a 12 settimane).
Fonte: Mercato Avicolo di Forlì
Le prospettive dal lato dei costi
Tale situazione, non rosea, potrebbe essere ancora più pesante se l’inverno 2001-02
sarà accompagnato da una riaccensione dei prezzi delle materie prime (soia, mais) per la
mangimistica in seguito alla ripresa dei mercati borsistici internazionali. La mangimistica
rappresenta, infatti, la principale voce di costo di produzione del settore avicolo: oltre il
65% dei costi di produzione dei polli è determinato dal mangime.
La situazione potrebbe, comunque, essere attenuata da una ripresa dell’Euro sul Dollaro
nella primavera 2002. Le materie prime sono, infatti, quotate in dollari per cui una
prevedibile riduzione della quotazione del Dollaro allenterebbe le tensioni sui costi di
produzione avicoli già dalla prima metà del 2002.
Attualmente, la produzione e le partite finali di semi oleosi (soia) sono diminuite dallo
scorso mese e dallo scorso anno risultando a livelli che sono i più bassi dall' annata
1997/98. La stima di produzione di soia americana si è ridotta rispetto le ultime previsioni
per un abbassamento delle rese.
Le disponibilità sull' esportazione e sulle partite finali di soia statunitense si sono ridotte a
seguito di una forte espansione della superficie coltivata in Sud America per cui, il prezzo
medio stagionale della soia statunitense è salito dallo scorso mese. La produzione
globale di semi oleosi per l' annata 2001/02 è salita dall' annata precedente come aumento
delle produzioni mondiali più che controbilanciate dalle riduzioni delle produzioni
statunitensi. La produzione di soia per Brasile ed Argentina è salita ma controbilancia
parzialmente la riduzione degli Stati Uniti.
Le difficoltà delle imprese di lavorazione non sono state superate
I prezzi avicoli entusiasmanti del 2000 hanno solo attenuato temporaneamente una
difficoltà strutturale del settore nel definire nuovi rapporti di mercato ed appropriate
strategie di marketing. I benefici temporanei dei prezzi sono stati, infatti, tradotti in reddito
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G.L.Bagnara
immediato per gli operatori e solo pochissime imprese ne hanno approfittato per
capitalizzare il valore aggiunto del marchio attraverso investimenti in mirate strategie di
marketing. Il reddito degli investimenti (ROI) e, in particolare, il ritorno delle vendite (ROS)
sono, infatti, in graduale riduzione (figura 4) nelle imprese di lavorazione e
commercializzazione presenti nel polo avicolo romagnolo.
Le imprese del settore mostrano, comunque, fabbisogni finanziari piuttosto contenuti. I
fabbisogni legati agli investimenti fissi hanno rappresentato meno del 3% della
produzione, mentre quelli associati alle variazioni del capitale circolante netto (magazzino
+ crediti commerciali - debiti commerciali) sono risultati negativi.
I margini piuttosto contenuti si traducono perciò in una limitata capacità di
autofinanziamento necessario per affrontare nuovi investimenti non solo strutturali e
tecnologici ma anche di marketing.
Nel 2002, il riallineamento dei prezzi agli andamenti più regolari del mercato farà perciò
riemergere il problema della creazione di valore aggiunto sollevando così le reali
problematiche legate al controllo dei costi di produzione ed alla impostazione di precise
strategie di sviluppo di mercato.
4,50
4,00
3,50
3,00
ROI
%
2,50
2,00
ROS
1,50
1,00
0,50
0,00
1997
1998
1999
2000
Figura 4. Indice di redditività media delle cooperative avicole emiliano-romagnole: ROI =
ritorno degli investimenti; ROS = ritorno delle vendite. Fonte: ns. elaborazione sui bilanci
delle cooperative.
Le prospettive del mercato europeo
Il settore avicolo in Europa è cresciuto continuamente dal 1995 al 1998 con un tasso del
3.2% all’anno. Nel 1999 e 2000 vi è stata invece una riduzione del 1.2% all’anno dovuta
alle diverse crisi di mercato. Nel medio periodo il settore dovrebbe riprendere il ritmo di
crescita favorito anche dal taglio nei costi dei cereali come previsto da Agenda 2000
(riduzione del 15% del prezzo di intervento).
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G.L.Bagnara
La produzione, trascinata principalmente dalla domanda, è prevista crescere del 2% circa
all’anno nella prima metà del decennio (previsione della Commissione Europea –DG
Agricoltura).
La maggior liberalizzazione dei mercati favorirà anche un aumento delle importazioni
previste ad un ritmo di crescita del 10% all’anno nei prossimi 5 anni. Lo stesso vantaggio
non è però previsto per le esportazioni le quali dovrebbero crescere ad un ritmo di
appena l’1% all’anno.
Tale situazione, caratterizzata da aumento della produzione e dell’import, dovrebbe così
condurre ad una progressiva riduzione del livello dei prezzi conducendo il pollo e le
relative prime lavorazioni (busto, quarti) ad essere considerate delle vere e proprie
commodities, cioè dove il prezzo è determinato dalla quantità di prodotto sul mercato.
Buona parte delle importazioni dovrebbe derivare dall’allargamento dell’Unione Europea
verso l’Est. E’ tuttora difficile prevedere esattamente l’impatto che avranno le produzioni
dei Paesi dell’Europa Centrale in quanto buona parte della loro produzione è di tipo
“rurale” e non organizzata. La Commissione Europea ha comunque stimato un aumento
della produzione avicola del 2.5% all’anno nei paesi candidati all’Unione Europea.
L’Ungheria rappresenterà il principale paese esportatore.
Anche i consumi, nei Paesi dell’Est Europa, dovrebbero aumentare di un 2% annuo. In
questo modo, a fronte di un rischio ormai certo di riduzione dei prezzi del puro prodotto
agricolo, si potrebbero però creare opportunità interessanti di mercato per i prodotti
italiani ad alto valore aggiunto.
12000
10000
Produzione
Consumo
tonnellate (000)
8000
6000
4000
2000
Export
Import
0
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Figura 5. Prospettive del settore avicolo nell’Unione Europea. Fonte: ns. elaborazione
dati Commissione Europea DG-agricoltura
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