DALL`800 CON AMORE - Edizioni del Faro

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DALL`800 CON AMORE - Edizioni del Faro
Isabella Banskoliev
DALL’800 CON AMORE
Isabella Banskoliev, Dall’800 con amore
Copyright© 2015 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizionidelfaro.it – [email protected]
Prima edizione: aprile 2010 – UNI Service
Seconda edizione: febbraio 2015 – Printed in EU
ISBN 978-88-6537-294-4
In copertina: luxury © olly - Fotolia.com
DALL’800 CON AMORE
Capitolo 1
Perché vi vestite da uomo?
F
aceva un caldo terribile. La gente si rifugiava in casa al fresco
o in qualche negozio con l’aria condizionata o con almeno un
ventilatore funzionante.
Il sole cuoceva qualsiasi cosa venisse colpita dai suoi implacabili
raggi e nessuno era tanto temerario da uscire a farsi una passeggiata all’aperto.
Ne sapeva qualcosa Raelynn, che come sempre stava seduta
all’ombra di una vecchia quercia in mezzo al piccolo parco a leggere uno dei suoi soliti romanzi d’amore.
Quel giorno, però, non era come tutti gli altri giorni. Non bastava mettersi all’ombra e aspettare che una leggera brezza estiva scompigliasse i capelli e rinfrescasse la pelle accaldata, perché
nemmeno un sottile filo di vento si sentiva nell’aria e purtroppo
l’ombra non dava nessun sollievo.
Raelynn si deterse il sudore della fronte con un fazzoletto di carta e sbuffò contrariata, mentre un rivolo di sudore le correva giù
per la schiena.
Si guardò attorno, ma non trovò nessuno intorno a lei. I bambini, che prima giocavano nel parco, ora erano spariti e nell’aria afosa e umida si sentiva solo il cinguettio di qualche uccello nascosto
tra gli alberi.
Di solito nel tardo pomeriggio quel parchetto accanto al lago
era sempre pieno di gente. Chi faceva jogging sotto il sole cocente
con le cuffie infilate nelle orecchie, chi si stendeva ad abbronzare
un po’ il viso, chi accompagnava i bambini a giocare e si sedeva
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Perché vi vestite da uomo?
su una panchina a leggere il giornale, con un occhio sempre ben
piantato sui figli, e chi faceva solo una semplice passeggiata tanto
per occupare la giornata e non stare a casa a guardare la televisione.
Raelynn era una di quelle persone a cui non piaceva stare a casa
con le mani in mano. Amava la natura e tutto quello che la riguardava. Le piaceva uscire, sia per una semplice capatina al supermercato per comprare qualche snack, sia per andare a leggere un buon
libro sotto il suo albero preferito.
Non sopportava di stare a casa troppo a lungo perché si annoiava.
Non le piaceva guardare troppo la televisione o stare davanti al computer. O ascoltare semplicemente musica senza uno scopo preciso.
Amava stare all’aria aperta, anche se a volte era costretta a stare a
casa a badare ai suoi cuginetti, mentre invece i suoi fratelli minori,
Thisbe e Taylor, due gemelli di quattordici anni, se ne andavano in
giro con gli amici.
Aveva appena compiuto 18 anni e voleva godersi la vita al meglio, finché era giovane e bella. Faceva tutto quello che si poteva
definire eccitante ed emozionante e non rifiutava mai di fare nuove esperienze, quando ne capitava l’occasione. Però tutto aveva un
limite per lei. Tutto quello che faceva doveva rientrare in queste
categorie. Doveva essere sano, legale e non stupido.
Infatti non fumava, beveva solo in certe, e rare, occasioni, senta
ubriacarsi mai, e non aveva mai fatto cose stupide come rubare
una macchina per provare un’emozione.
In poche parole: era una brava ragazza, tranquilla, studiosa, intelligente e a cui piaceva la vita. Infatti spendeva il suo tempo libero a leggere romanzi di vario genere sotto un’enorme e vecchissima quercia, di cui aveva imparato a conoscere come le sue tasche
ogni nodo del tronco rugoso e ogni nuovo ramo.
Raelynn si decise a chiudere il libro e ad alzarsi in piedi, stiracchiandosi con uno sbadiglio. Erano passate da poco le cinque ed
era ora di tornare a casa.
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Capitolo 1
Doveva preparare la cena ai suoi fratelli, dato che sua madre tornava tardi dall’ufficio e suo padre era in Giappone per un viaggio
di lavoro, e poi, dopo aver fatto una doccia veloce, avrebbe raggiunto il suo migliore amico Isaac a casa sua, per godere insieme di
un buon film noleggiato.
Mise il libro nella grande borsa a tracolla e si tirò via i capelli
neri come l’ebano dalla fronte imperlata di sudore. Mai come quel
giorno aveva desiderato avere i capelli più chiari, in modo che il
sole non l’attaccasse così spietatamente ogni volta che si mostrava
alla sua luce.
Si tolse qualche filo d’erba dai jeans chiari e si raddrizzò la Tshirt azzurra sul ventre piatto, poi salì sul marciapiede e si diresse
verso casa, a pochi isolati di distanza.
Come al solito, il cane della signora Poretti venne a salutarla
scodinzolando felice, aggrappandosi ai suoi jeans con le zampette
minute. Era un Chiwawa che si chiamava Tornado, nome perfettamente azzeccato dato il carattere dell’animale, e ogni volta che
il cagnolino la vedeva, iniziava subito a tirare il guinzaglio della
vecchia padrona, costringendola ad affrettare il passo.
“Buongiorno, signora Poretti. Come sta oggi?” le chiese gentilmente, mentre il cane le saltava in grembo e cercava quasi disperatamente di avvicinare la sua linguetta guizzante alla guancia di
Raelynn.
“Molto bene, Raelynn. E tu? Stai andando a casa?” le domandò
la donna con voce roca.
“Bene, grazie. E già, per oggi ho finito la mia lettura quotidiana.
E lei?” Mise giù il cane, si raddrizzò per guardare in viso la vecchia
signora. Il cappellino di seta pendeva da una parte del capo, in
bilico, e il viso pesantemente truccato di tonalità rosa si abbinava
alla sua camicia a fiori color fucsia.
“Oh! Sì, Tornado doveva fare un bisognino.” Rise la donna, facendo dondolare i due grossi orecchini d’oro alle orecchie.
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Perché vi vestite da uomo?
“Ora devo andare, mi stanno aspettando a casa…” mentì
Raelynn, ma era meglio non scambiare troppe parole con quella
donna, o sarebbe invecchiata in quel parco.
Salutò con la mano la signora, che tornò alla sua passeggiata e in
pochi minuti fu a casa.
Preparò qualcosa di veloce per i suoi fratelli, che iniziarono, non
si sa perché, a litigare per il telecomando, nonostante nessuno dei
due non stesse guardando la televisione.
Si fece una doccia veloce, si cambiò e andò a casa del suo migliore amico.
Isaac l’accolse con il suo solito sorriso gioviale e la condusse nella sua stanza.
Raelynn non badò al caos che vi regnava, ma si mise subito a
pancia in giù sul grande letto e aspettò che lui la raggiungesse con
i Pop Corn e il da bere, e accendesse la tv.
Raelynn non si soffermò a constatare quanto il suo migliore
amico fosse carino ed cercò di evitare di poggiare lo sguardo su un
paio di boxer neri buttati su una sedia.
Come facevano le sue compagne di scuola a trovarlo così bello e
affascinante, e a considerarlo l’uomo della loro vita, quando non era
capace di mettere un po’ in ordine la sua stanza e infilare i suoi indumenti intimi in un cassetto, nemmeno quando la sua migliore amica
arrivava per il consueto film serale, che si teneva una volta alla settimana? Era incredibile quanto le ragazze della sua età fossero così volubili!
Mentre lui metteva il cd nel lettore dvd, Raelynn si guardò intorno, notando che, per l’ennesima volta, l’amico aveva cambiato
i poster di automobili e moto appesi al muro azzurro, ma ad un
tratto si stupì di vedere anche una foto di lei e lui in una bella
cornice d’argento.
Raffigurava Raelynn e Isaac all’ultimo anno delle scuole medie,
che avevano frequentato assieme, e tenevano in mano i loro diplomi belli sorridenti.
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Capitolo 1
Il viso da ragazzino di Isaac era molto cambiato in quegli ultimi
anni. Era diventato un bel ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli
biondi, che facevano impazzire letteralmente le ragazze. Ma non
lei, Raelynn lo guardava sempre come il suo migliore amico, come
un fratello a cui confessare i suoi segreti e si sentiva strana all’idea
di poterlo considerare qualcosa di più.
“Ti sei di nuovo scordata di portarmi quel cd che ti ho chiesto
l’altro giorno, vero?” la rimproverò Isaac, guardandola male, mentre si metteva nella sua stessa posizione e prendeva una manciata
di patatine alla Paprika da un’altra ciotola.
“Oh! Cavoli! Me ne sono completamente dimenticata, Isaac!
Scusami! Ti prometto che domani, dopo la scuola, te lo porto”
disse dispiaciuta lei, facendogli gli occhioni dolci per rabbonirlo
e farsi perdonare.
“E va bene” acconsentì lui. Poi spense la luce schiacciando l’interruttore con un piede e fece partire il film di quella sera.
Il giorno dopo, come sempre, si diresse al parco. La sua adorata quercia l’aspettava offrendole la sua fresca ombra e Raelynn fu
contenta di potersi sedere e rilassare, visto che per tutta la giornata
non aveva fatto altro che badare ai suoi due cuginetti pestiferi e a
placare i loro bisticci. Per fortuna, quel giorno, non faceva così caldo come quello precedente e Raelynn si godette quel leggero venticello che rinfrescava a tratti l’aria calda di quella metà di agosto.
Si concesse un sonnellino, appoggiando la testa sul tronco grinzoso dell’albero, ma verso il tardo pomeriggio si svegliò e decise di
tornare a casa.
Lasciò il parco, prese il cellulare dalla borsa e nella rubrica trovò
il numero di Isaac. Aprì la chiamata e attraversò la strada.
In un attimo tutto accadde. Un’auto svoltò l’angolo a tutta velocità a pochi metri da lei e Raelynn, presa di sorpresa, rimase immobile sulle strisce pedonali.
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Perché vi vestite da uomo?
Raelynn sentì un esplosione di dolore per tutto il corpo, quando
l’auto la prese in pieno sul fianco sinistro e continuò la sua corsa
senza nemmeno fermarsi.
Poi un altro dolore, meno acuto, quando cadde a terra, a qualche
metro di distanza dal veicolo ormai sparito.
Lo schianto fu talmente forte da attirare l’attenzione delle persone rifugiate in casa, che uscirono subito ad andare a vedere e a
prestare soccorso. Le poche persone del parco rimasero attonite a
guardare la scena, non credendo ai loro occhi, ma si ridestarono e
corsero da Raelynn.
La folla si riunì attorno a lei, ma la ragazza non sentì nemmeno
l’agitato vociare. Continuava a stringere nella mano destra il cellulare rimasto illeso e a sentire la voce di Isaac dall’altro capo. Finché
non ebbe più la forza e si lasciò abbandonare all’oblio.
Quando si svegliò, percepì un piccolo formicolio ai piedi, che
poi si trasformò in un umido solletico.
Non riusciva a muovere il suo povero corpo pesante come roccia
quindi si limitò ad aprire gli occhi con un po’ di fatica.
Si ritrovò davanti il viso bianco come la neve di una giovane ragazza, che le sorrideva gentilmente dall’alto.
“Vi siete svegliata finalmente!” esclamò radiosa, poi si chinò ai
suoi piedi e raccolse dalle lenzuola un piccolo cane dal pelo lungo
e marrone scuro, che continuava ad agitare la coda e ad annusare
l’aria contento.
“Scusate se il povero Pitney vi ha svegliata leccandovi i piedi, ma
non riesco proprio a fargli dimenticare questa brutta abitudine.
Lo fa con tutti!” disse ridendo la ragazza.
Raelynn osservò meglio la giovane e si stupì di quello che vide.
Aveva appena partecipato ad un ballo in maschera?
La ragazza, infatti, indossava un lungo vestito di seta rosa, dalle
gonne ampie e decorate di pizzo, un rigido corsetto dalla scolla14
Capitolo 1
tura modesta e quadrata le fasciava il busto, schiacciando il seno
e facendolo quasi traboccare. Le maniche erano orlate di pizzo e
lunghe fino ai polsi e delle delicate scarpette rosa di stoffa spuntavano da sotto la gonna.
Aveva i capelli biondi e lunghi tenuti su da chissà quante forcine
e dei ciuffi riccioluti le incorniciavano il volto a forma di cuore,
dove spiccavano dei vivaci occhi azzurri.
“Chi sei? Dove mi trovo?” chiese confusa Raelynn, cercando di
mettersi a sedere, ma senza riuscirci per il dolore lancinante alla
testa e al fianco sinistro.
“Oh! Mi chiamo Margareth Burnham, ho 17 anni e vi trovate a
casa mia, a Telford Manor. Ma potete chiamarmi Maggie” rispose
la ragazza, abbandonando il cagnolino sul pavimento e sedendosi
su una sedia accanto al letto a baldacchino. “E voi chi siete?” le
chiese curiosa, lisciandosi la gonna con grazia.
Perché quella ragazza continuava a darle del Voi? E perché si
comportava in modo così strano?
L’unica cosa che Raelynn ricordava era l’auto che le finiva addosso e il dolore di quando aveva sbattuto sulla strada. Come diavolo era finita in quel posto?
“Telford Manor, dici? Mai sentita nominare, cosa è successo?
Perché mi trovo qui?” domandò sempre più confusa Raelynn,
massaggiandosi la testa dolorante e constatando che la ragazza
stava parlando in inglese.
Fortunatamente, la sua famiglia era di origini inglesi e, avendo
vissuto per un certo periodo in Inghilterra, conosceva perfettamente la lingua.
“Non lo ricordate?” fece stupefatta Maggie, alzandosi in piedi di
scatto. “Rammentate almeno chi siete e a che famiglia appartenete?” domandò ancora.
“Sì, me lo ricordo” rispose Raelynn, notando stranita il modo in
cui parlava la sconosciuta.
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