StilograficaMente
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StilograficaMente Tra Emozioni e Sentimento Prefazione: Qualche anno fa incontrai una persona che la vita l’ha vissuta a cavallo delle due grandi guerre, e di questo non ho mai dubitato sia per la sua profonda conoscenza degli avvenimenti storici sia per l’emozione che trasmetteva durante l’esposizione di alcuni momenti molto coinvolgenti, il rammarico è di non essere mai riuscito a sapere il suo nome dopo il nostro breve ma intenso incontro. Ho trascorso poco tempo assieme a lui ma la sua compostezza e semplicità nell’esposizione di emozioni vissute nella vita mi hanno aperto un mondo che forse stavo perdendo e che oggi forse abbiamo incautamente maltrattato. Quando l’incontrai per la prima volta era un pomeriggio di Agosto molto caldo, afoso, con il mare che lambiva la spiaggia lentamente. Mi si presentò innanzi una figura scarna, segnata dagli anni vissuti, gli occhi chiarissimi trasmettevano vitalità e sentimento, tra le mani teneva una vecchia penna stilografica dal pennino ormai segnato dal tempo, una Etiopia, segno della sua presenza nel periodo coloniale, delle vecchie lettere, ed un diario. Egli iniziò a parlare senza mai alzare lo sguardo quasi mi conoscesse da tempo, ed io ad ascoltarlo incredibilmente attratto e coinvolto emozionalmente; molto confuso, non riuscivo a dare il corretto significato alle sue frasi così coinvolgenti e sentite ma nello stesso tempo distanti da me, non capivo! “Vecchio!” più volte esclamai, “non riesco a comprendere ciò che dici!” Chi sei e cosa vuoi ? Sembrava non udire la mia voce fermati! gli ripetei e fammi capire. D’un tratto si fermò, si girò e col capo chino mi consegnò la sua penna stilografica, le lettere così ben raccolte con un nastro azzurro ed il diario, e con un filo di voce mi sussurrò: “ prendi questi oggetti senza tempo, e prova a spiegare alle persone che ti circondano che senza sentimento ed emozioni siamo solo ombre di un tempo che fu ”, io ho fatto il mio tempo! Da quel momento non lo vidi più, svanì durante un vortice di vento che sollevò una nuvola di sabbia di diversi metri di altezza, quando finii di stropicciarmi gli occhi lui non c’era più. 1 Le sensazioni e le emozioni sono un bene che l’umanità non deve dimenticare ma soprattutto non si deve perdere quel patrimonio tangibile che sono i pensieri scritti nel momento in cui un avvenimento ci proietta in una realtà diversa da quella vissuta fino a quel istante. A tal fine cercherò di raccontare di come ieri le mie sensazioni ed emozioni, fossero nascoste, velate dall’inquietudine del tempo e dalla frenetica vita quotidiana che non ci permette di fare trasparire ciò che veramente noi siamo e vorremmo essere ma che quel vecchio sapeva e conosceva bene per aver provato e vissuto nei suoi lunghi anni di vita raccontando e scrivendo giorno dopo giorno i momenti che lo hanno reso felice e chissà se altre persone vorranno condividere questo ritorno ad una vita meno sola e soprattutto ancora ricca di emozioni come ho fatto io. La nostra generazione vive in un’epoca dove possiamo vedere le nostre immagini a migliaia di chilometri in qualunque luogo del mondo, ascoltarci, inviarci video in tempo reale, ma in tutto questo le emozioni dove sono? Fare “clic” e vedere la persona cara dall’altra parte del globo è una vittoria sui confini della tecnologia ma rende ogni giorno la nostra vita un po’ più vuota, perché siamo convinti che questo possa bastare a colmare la nostra assenza nella vita di una persona, ma cosa abbiamo lasciato al termine della chiamata o della video chiamata? La solitudine, solo solitudine e nient’altro. Vorrei che alla fine di questo racconto ognuno potesse capire che scrivere significa lasciare un pezzo di sé al mondo, e che cartoline, lettere e diari dovranno ancora essere patrimonio di vita per le generazioni future da poter sfruttare per comprendere la vita e sentirsi meno soli. La lettera (1° sera) Ero seduto su un comodo scoglio in riva al mare, un luogo particolare, suggestivo a circa venticinque chilometri dalla bellissima città dei due mari, assaporando una fragranza di tabacco allo Cherry per pipa che il tabaccaio del paese mi aveva procurato e rispondendo ad alcuni messaggi dal mio tablet; quando improvvisamente il vento di tramontana alzò la sabbia creandomi un grosso fastidio agli occhi; quando riuscii a rivedere mi accorsi che accanto a me c’era un uomo, l’età era ben distinguibile dai suoi tratti scavati, i capelli bianchi ma fitti, una 2 carnagione chiara e segnata, in lui c’era qualcosa che non capivo, non riuscivo a cogliere che da quegli occhi chiari traspariva l’emozione di tutta una vita. “Salve” gli dissi, “mi scusi ma non mi sono accorto del suo arrivo”. Lui rimase in silenzio per qualche secondo, e con una voce fioca mi rispose che ci avrebbe scommesso una “Piuma” Perché? gli risposi e cos’è una…..Piuma Beh… rispose lui, non importa è solo un modo di dire, era intento a lavorare con la sua tavolozza, si chiama così vero? e non si accorto che la stavo osservando da qualche minuto. No, mi perdoni ma è stato il vento a crearmi un forte fastidio agli occhi. Figuriamoci! rispose lui passandosi la mano sul capo chino. Il vento e la sabbia non l’hanno neppure sfiorata, purtroppo sono le sensazioni che in lei hanno perso vigore. Devo dire, con grande stupore, che quelle parole un po’ mi diedero fastidio, ma continuai ad ascoltarlo senza interromperlo. Il vecchio si sedette al mio fianco ed io osservai che tra le mani teneva una vecchia penna, delle lettere dalla carta ingiallita e consumate sui bordi. Dopo un breve silenzio mi disse, ragazzo tu sai che strumento è questo? Gli risposi con sufficienza, una penna! Vedi ragazzo mio, rispose Lui una Piuma o penna come l’hai apostrofata non significa nulla; prese lo strumento e iniziando quasi un rito, incominciò a svitare una parte di essa, e più precisamente il cappuccio e quando completò l’azione vidi con stupore un pennino luccicante, allungato, segnato sulla punta di quell’usura che testimoniava le molte pagine scritte e che in seguito mi spiegò essere di un metallo che molta discordia portò tra gli uomini nel secolo passato. Vedi ragazzo, questa non è una semplice penna questa è una penna stilografica e più precisamente una Aurora Etiopia, del 1935, la comperai prima di partire per la campagna di Etiopia, ed è rimasta con me per sempre. 3 Io non sapevo neppure della sua esistenza né cosa fosse o che importanza avesse, ma lasciai che continuasse il suo discorso perfezionista e come un giocatore di scacchi fa preparando la giusta strategia di attacco mi preparai per sferrare la mia arringa finale; pensando che fosse la solita persona saggia dispensatrice di pillole di vita. Con questa piuma, continuò lui, e con questa carta per molte decine di anni la mia generazione è riuscita a trasmettere le sensazioni da una capo all’altro del mondo cosa che voi oggi fate con molta meno fatica e tempo, ma sono veramente vere le vostre emozioni e sensazioni? Io risposi che le emozioni sono tali perché sono il coinvolgimento del nostro Io bambino e penso si possa scrivere una mail, un sms, o una lettera inviandola con un “clik” sulla tastiera mantenendo inalterato il contenuto emotivo. Lui rimase in silenzio per qualche minuto, e poi rispose dicendomi: probabilmente hai ragione parlando di contenuto ma ascolta, ascolta con attenzione; “… una sera mi trovavo nella mia tenda in una terra lontana di cui poco si conosceva, desideravo molto raccontare alla mia ragazza del cuore, che sarebbe diventata la compagna di vita al mio rientro in Italia, cosa vedevo durante il giorno e la grande preoccupazione che avevo per averla lasciata sola in Italia, ma mi rendevo conto che avrei dovuto aiutarla a non essere troppo preoccupata per me; quella sera mi misi a scrivere con la mia stilografica dopo averla caricata con delle pastiglie a secco che potei sciogliere con pochissima acqua; scrissi per quasi tutta la notte fino ad esaurimento dell’inchiostro. Raccontai di tutto, dalle persone ai luoghi incantati di quel bellissimo paese, cercavo di sembrare coraggioso ed impavido e devo dire che dalle parole tutto sembrava corretto, nulla stonava ma non mi accorsi che la mia mano scriveva con tremore, segno della paura e della fame del momento, in un attimo di sconforto cadde anche una lacrima sul foglio che fece sbiadire l’inchiostro e ritirare la carta di riso utilizzata. Finii la lettera e la diedi al caporale che avrebbe provveduto a mandarla al quartier generale per la procedura di spedizione.” Il mio pensiero è sempre stato quello di non procurarle preoccupazioni eccessive, per il suo carattere così emotivo e così feci per molti mesi fino a quando una scheggia di mortaio non mi colpì e rientrai in Patria. Al mio arrivo, venni congedato e sposai la donna del cuore che mi ha donato tanta felicità, e un giorno parlando con lei di ciò che scrissi nelle lettere, lei mi disse: capii subito che ciò che scrivevi era per non preoccuparmi, ma in fondo la paura e le preoccupazioni stavano prendendo il sopravvento. Io stupito risposi: scusa amore mio, ma come hai fatto? le mie parole erano semplici e non facevano trapelare nulla; 4 Sì rispose Lei, le parole sì, ma il tuo tremore e le lacrime trasmettevano una sensazione ed una emozione differente. Ripresi in mano una lettera e mi resi conto di quanto mi stava dicendo, aveva ragione! il mio “modus scribendi” era impreciso, gli allunghi erano frastagliati, e poi scorsi in un angolo in fondo al foglio la carta raggrinzita dalla lacrima caduta in un momento di forte sconforto. Mio caro, mi disse lei “le sensazioni non si possono celare, noi viviamo di sensazioni ed emozioni e questo mi ha fatto capire che stavi soffrendo per me”. Il vecchio dopo qualche minuto di silenzio, mi disse: “ragazzo la mail arriverà subito alla persona che vuoi bene o alle persone che conosci per lavoro, ma le tue emozioni difficilmente raggiungeranno coloro che riceveranno quanto da te scritto”. Non dimenticarlo mai, la scrittura dovrà essere sempre il segno di una emozione forte che vorrai trasmettere. Il ventò si sollevò e con la sua leggerezza avvolse i vecchio che svanì dietro l’ombra del sole ormai al tramonto. Rimasi attonito per molto tempo, le sue parole continuavano ad infierire sui miei pensieri, e mi chiedevo se a questo punto tutte quelle mail e quei SMS perentori veramente fossero stati interpretati nel modo corretto, e soprattutto mi chiesi se fosse quello il modo giusto anche se veloce di rapportarsi con il prossimo, mi chiesi soprattutto se gli amici più intimi avessero apprezzato mai il mio sentimento espresso per un “ Buon Compleanno, delle “ Congratulazioni” scritte ed inviate attraverso un banale ma sempre efficace SMS. La cartolina ( 2° sera) Il mattino seguente, ero ancora sopraffatto e confuso da quanto detto da quel vecchio, mi rendevo conto che forse nel corso degli anni avevo dimenticato qualcosa di veramente importante. Io non conoscevo molto quello stile di scrittura, neppure quello strumento; e prima che arrivasse sera mi recai in un negozio per visionare delle vecchie penne stilografiche. 5 La corriera passava in tarda mattinata, dovevo affrettarmi per non perderla, così decisi di andare in città sfidando il gran caldo. Arrivai trafelato in città e mi recai in una bottega che mi era stata indicata da un amico di mio suocero che conosceva bene la parte antica della città, suggestiva a qualunque ora del giorno e della notte, i suoi vicoli stretti e lunghi che si affacciano sui due mari sono ricchi di storia antica e moderna. Il suono delle onde che bagnano gli scogli sembra melodia di antiche muse che si fronteggiano ad Est e ad Ovest. Le sensazioni passeggiando per i vicoli ogni tanto vengono sopraffatte dalle mille voci delle persone che acquistano il pesce fresco lungo il porticciolo così bello e caratteristico. Finalmente arrivai, bussai e quando entrai rimasi basito dalla quantità di oggetti vecchi ed antichi esposti alla rinfusa, mi avvicinai al bancone con passo lento, perché non volevo urtare nulla; il commesso mi chiese cosa stessi cercando ed io gli risposi che volevo vedere delle vecchie penne stilografiche. Venga, mi segua, l’accompagno nella stanza attigua, c’è anche un’altra persona che le sta ammirando. Quando varcai lo stipite della porta che ci divideva dall’ingresso negozio, con stupore mi accorsi che accanto ad una serie infinite di penne stilografiche c’era lui, il vecchio della spiaggia. Senza che potessi avere il tempo di dire nulla, mi esclamò: Ti stavo aspettando! Chi dissi; Io? Il vecchio con gli occhi puntati su una di quelle penne, si rallegrò della decisione che presi qualche ora prima e cioè di andare a vedere le penne stilografiche. “Ma vecchio” gli dissi; come facevi a sapere che sarei venuto proprio qui? Lui, accennando ad un sorriso, rispose che quella era l’unica bottega in città che trattasse stilografiche antiche. Quindi ragazzo, solo fortuna!!!! Ma a me non convinceva per niente!! Vedi ragazzo mio, ascolta attentamente, queste sono delle belle stilografiche ed ognuna di loro se avesse la parola potrebbe raccontarti una vita o forse più. In che senso? gli risposi. Vedi, la stilografica al contrario di altri strumenti di scrittura può definirsi un oggetto con un’anima nobile. Ma come può un oggetto inanimato avere un’anima? gli risposi La stilografica per molto tempo è stata identificata come l’estensione perfetta degli arti scriventi, la nostra mano, l’avambraccio, sono comandati da una parte del nostro cervello che si è sviluppata proprio grazie a questo strumento. 6 Se tu ora provi a caricare una di queste bellissime penne ti accorgerai che anche il più banale gesto riferito alla penna ha la sua storia, ad esempio il togliere e mettere il cappuccio, a vite o ad incastro, il sistema di caricamento; dal semplice conta gocce al sistema a stantuffo e molti altri tipi ancora, fino ad arrivare al cuore della penna, il pennino, in Oro o in Acciaio, ma tutte queste varianti nascondono in sé un epoca in cui l’uomo cercava di esprimere emozioni e sentimenti. E poi il materiale con la quale è realizzata, in oro laminato le più vecchie, in celluloide, in resina, e infine il legno che da secoli l’uomo cerca di interpretare realizzando dai più piccoli monili alle grandi opere strutturali. Osserva, mi disse; osserva attentamente quella penna in alto, i miei occhi si posero su una splendida penna stilografica, dall’eleganza ineguagliabile, il cappuccio era laminato oro e il corpo in Lucite nera un materiale particolare di cui parlerò più avanti. Questa penna aveva il pennino completamente coperto, in seguito mi dissero che si chiamava corazzato; e a poca distanza da quella penna giacevano delle vecchie cartoline che rappresentavano degli aviatori vicino ai loro aerei da combattimento. Il vecchio mi disse, sai di cosa si tratta? Gli risposi che non ne avevo idea; allora lui incominciò a spiegarmi che quella penna che avevo visto un attimo prima si chiamava Parker 51, un modello di spicco per la casa americana che proprio nel 1943 fece uscire un primo modello realizzato il Lucite, una resina particolare con cui si coibentavano i cacciabombardieri americani, naturalmente mi fece vedere le cartoline dove venivano ritratti gli eroi volanti che scrivevano alle proprie fidanzate spiegando loro che la cartolina era stata scritta con una rivoluzionaria penna assomigliante ad un siluro rivestita dello stesso materiale della carlinga dell’aereo su cui loro volavano. In quelle brevi frasi traspariva l’orgoglio di appartenere ad una grande nazione, gli Stati Uniti d’America, si vedevano gli allunghi delle lettere smisurati e firme pompose a dimostrazione della volontà di affermazione e vigoria fisica. Ora ragazzo, dimmi: come riuscireste oggi a fare trapelare così tanto temperamento con una mail e una foto di un aereo? Capii che quello che mi stava dicendo era una lezione che non avrei dovuto più dimenticare. Nel mentre si era fatto tardi, e la corriera del ritorno sicuramente non sarebbe rimasta a lungo ad aspettarmi. 7 Chiesi in modo frettoloso al commesso gli orari di apertura perché era mia intenzione ritornarci, mi diede le informazioni e mi congedai di gran lena. Il Diario (3° sera) La giornata passata in quella bottega mi aveva profondamente segnato, e il giorno seguente presi nuovamente la corriera di buon mattino e mi recai con passo lesto presso la bottega, arrivai e la trovai ancora chiusa, effettivamente il commesso mi aveva detto che avrebbe aperto dopo le 10. Mi guardai attorno e visto che mancavano pochi minuti all’apertura volli affacciarmi su una terrazza che dava sul mar grande, salii le scale e quando arrivai alla meta, oh perbacco! Esclamai; vidi il vecchio e accanto a lui una anziano con cui stava parlando; mi avvicinai e dissi: bella combinazione trovarci senza appuntamento proprio qui. Stupiti il vecchio e l’anziano mi dissero: cosa intendi senza appuntamento? Ma non avevamo concordato di vederci qui oggi! Dissi io; Ragazzo ribatté l’anziano; ragazzo ascolta: ieri uscendo da quella bottega hai lasciato la razionalità e hai dato sfogo a quelle che sono le tue emozioni, e sono proprio queste ad averci dato l’appuntamento. Dai ragazzi!, risposi con tono ironico, non capisco più nulla, cosa sta succedendo? Nulla risposero loro, nulla, sono le emozioni che stanno parlando al posto della razionalità. Comunque mi presento sono il Guardia marina J.W ed io risposi presentandomi e stringendogli la mano. Piacere di conoscerla Guardia marina W. Vi conoscete? Dissi loro; il vecchio puntò lo sguardo verso il mare grande e disse: Guardia marina W. raccontaci la tua storia. W. iniziò il suo racconto volgendo anche lui gli occhi al mare ed io con lui sembrava che i nostri tre punti di osservazione avessero creato un unico specchio piano sull’orizzonte infinito. “Era il 1944 ed eravamo imbarcati su di un sommergibile della marina americana in perlustrazione quando venimmo intercettati da una corazzata tedesca che riuscì a metterci in seria difficoltà e durante lo scontro a fuoco il 8 capitano venne colpito, fu gravemente ferito alle mani e non riuscì più a scrivere il diario di bordo; “ Guardia marina W.” mi disse, sarai tu che dovrai redigere il diario di bordo al posto mio, prendi la penna dal cassetto e comincia a scrivere quanto ti dico. Presi la penna, era una bellissima penna stilografica Parker 51, vedi Guardia Marina W. questa è una penna rivoluzionaria, osservala attentamente e scoprirai che nei nostri tubi di lancio ci sono dei siluri che le assomigliano, il suo sistema di caricamento aerometrico è degno dell’alta ingegneria che ha progettato questo sommergibile. Io osservai la penna era stupenda, brillava, il suo corpo era slanciato il suo pennino così ben corazzato era praticamente indistruttibile, il cappuccio ad incastro scorreva sul fusto della penna e la clip una freccia dorata che ancora oggi tiene fede alle bellissime frecce lavorate dagli indiani d’America. Scrissi per molti giorni fino al rientro in porto; il capitano al nostro arrivo prima che venisse trasferito all’ospedale militare mi disse, tienila questa penna ora appartiene a te, servitene ogni qual volta tu debba raccontare qualcosa, ti aiuterà a scrivere con emozione.” Da quel giorno la tengo sempre con me, nel mio taschino e trascrivo tutto ciò che mi dà emozione sul mio diario. “Bellissima storia” dissi, ma prima che potessi dire altro il Vecchio mi disse, la tua bottega ha aperto ora puoi andare a prendere quella penna che hai visto ieri sera. Ma come hai fatto a capire che la desideravo? Dissi io. Vedi ragazzo, una Parker 51 non è semplicemente una penna che puoi trovare dovunque, se la vedi e ti brillano gli occhi allora e solo allora la puoi possedere. Ieri nella bottega i tuoi occhi riflettevano la stessa luce degli occhi che il Guardia Marina W. aveva quando il capitano gli regalò quella penna. Ora vai, la tua penna è già pronta sul bancone, non troverai nessun commesso ma solo un diario dove inizierai a scrivere le tue emozioni. Vai ragazzo e scrivi. Io rimasi in silenzio, scesi le scale velocemente, entrai nella bottega e feci quanto mi era stato detto. Presi questa scatola con all’interno la stilografica unitamente al diario ed uscii. Arrivai alla fermata della corriera che presi al volo e tornai verso casa. 9 Lo stupore (4° sera) Durante il viaggio di ritorno, non mi trattenni e volli aprire la scatola, ragazzi che bellezza; questa penna luccicava, i raggi del sole che la colpivano venivano riflessi per tutta la corriera con grande stupore delle persone che mi stavano vicino. Arrivai a casa, salutai in modo composto tutta la famiglia e mia moglie che mi corse incontro con grande impeto; abbracciandomi mi chiese dove ero stato tutto il giorno ed io le spiegai senza molti dettagli cosa mi era accaduto e le feci vedere cosa avevo tra le mani. E’ molto bella.. di valore mi chiese? io le risposi che il valore di una penna non sta nel costo della penna stessa ma nel quantitativo di emozioni che può trasmetterti. Lei mi guardò e con stupore mi disse, caro qualcosa in te è successo, di qualunque cosa si tratti, ti ha cambiato profondamente, ne sono molto contenta e condividerò con te questa nostra nuova vita fatta di emozioni e sentimento. Iniziai da quel giorno ad apprezzare la stilografica in tutte le sue forme e colori, scrivevo su questo diario le emozioni che provavamo durante le nostre gite, lo stupore di osservare come la mia scrittura potesse modificarsi a seconda delle emozioni che provavo e proprio quella sera mentre sedevo sullo scoglio in riva al mare con la mia penna stilografica, sentii il vento sollevarsi e prima che la sabbia ricadesse sulla spiaggia salutai il vecchio. Ciao vecchio gli dissi, ti ho sentito arrivare Lui rispose: avrei scommesso la Piuma che mi avresti sentito. Già! Proprio un Piuma gli risposi; non sono più cieco come la prima volta, le mie emozioni e le sensazioni si stanno risvegliando, sono contento di poter vedere questa parte di mondo che non conoscevo. Il vecchio mi venne vicino, e con quegli occhi che brillavano mi disse: ragazzo vivi la tua vita raccontando le emozioni che condividerai con la tua compagna del cuore come ho fatto io, e riuscirai a captare e percepire quanto la vita può darti, scrivi sul tuo diario, e non stancarti mai. Il mio compito è finito, ora tocca a te spiegare al mondo che scrivere non è trasferire un concetto su una macchina ma è lasciare un segno che al di là del significato possa fare trasparire emozioni e sentimento. Questo è possibile farlo solo con una penna stilografica e la passione per essa. Il vento non si sollevò più da quel giorno. Il ritorno: Le vicende dei giorni scorsi mi stavano per trasformare la vita, io non lo sapevo ancora, ma le sensazioni che avevo ritrovato si sposavano molto poco con la vita asettica degli impegni di lavoro ed i molteplici meeting che stavo per tornare a fare terminata la breve vacanza. 10 Le abitudini di un manager, perché di questo stiamo parlando, si esprimono durante la giornata in continui meeting e risposte ad innumerevoli mail delle quali alle volte non conosciamo neppure la persona che ci ha messo in indirizzo. Non parliamo poi delle presentazioni dove i numeri fanno la parte del leone e il loro stravolgimento farebbe invidia ad una equazione di Einstein; in 20 anni di carriera in azienda penso di aver visto lo stesso numero scritto ed interpretato in almeno 50 modi diversi. A parte ciò che è insito nella carriera di un manager di medio livello, sicuramente il viaggio di ritorno verso casa fu caratterizzato da poche frasi e da un mistico silenzio tra me e Marzia; ella aveva capito che qualcosa in me era cambiato e da lì a breve ne sarebbe stata attrice protagonista. Arrivammo a Torino dove io ho sempre trascorso la mia vita e svolto gli studi universitari e dove Marzia si era trasferita dopo la nostra unione; era già tardi e dopo una cena leggera ci accingevamo ad andare a dormire quando mi colse una voglia irrefrenabile di scrivere. La esortai ad iniziare ad andare a riposare promettendole che l’avrei seguita da lì a breve. Andai nello studio e cercai il cofanetto con la splendida Parker 51 che mi venne donata nei giorni scorsi, lo aprii e cominciai ad osservare la penna, le sue dorature la sua pietra incastonata nel cabochon, il fusto così nero e lucido, e tenuto conto che il modello era del 1943 potevo proprio ritenermi fortunato; il suo stato era impeccabile. Mi feci coraggio e la caricai, ora detto così sembra un’operazione da niente, ma mettetevi nelle mie condizioni, fino a poco tempo fa l’operazione più complicata era mettere sotto carica il telefonino o la tavolozza. Aprii con molta delicatezza il calmo colmo di un inchiostro di color turchese, era bellissimo, la luce lo attraversava e lo spettro dava mille colori diversi. Presi la penna e come mi era stato consigliato, dopo averla smontata, la immersi nella boccetta, e iniziai quello che in seguito diventerà per me un rito, il caricamento. Quando, dopo averla immersa schiacciai la sua pipetta, ecco che mille bollicine di diverso colore cominciarono a salire a galla, mentre l’inchiostro saliva per una semplice legge fisica nel serbatoio, ripetei il caricamento con colori diversi più volte a seconda di quello che desideravo descrivere. 11 La tolsi dal calmo e con un panno cotonato la liberai dall’inchiostro in eccesso che aveva raccolto; l’afferrai e dopo aver calzato il cappuccio sul retro, presi un bel foglio di carta e cominciai a scrivere. Che bella sensazione!, l’inchiostro scorreva libero, il suono del pennino sulla carta mi faceva venire i brividi, e poi cominciai a scrivere quello che si era fatto durante la vacanza ad un amico di università con cui avevo avuto fino a quel momento solo scambi di mail ed ogni tanto un aperitivo il venerdì sera. Cercai di omettere gli incontri avuti, limitandomi solo a spiegare le gite trascorse presso una città chiamata Grottaglie famosa per la lavorazione e la decorazione dell’argilla e le lunghe passeggiate sul lungo mare, descrissi le sensazioni che provavo nel possedere una penna con delle iniziali che forse un tempo impresse le stesse emozioni che provavo io in quel momento; tra me e me pensavo: magari questa è proprio la penna che ha siglato il trattato di pace tra due grandi popoli che si sono fronteggiati nella seconda Guerra Mondiale. Scrissi, scrissi per molto tempo non accorgendomi dell’ora ormai tarda, finii la lettera, la imbustai e al mattino seguente la imbucai. La vita nelle giornate seguenti non cambiò tranne per il fatto che nel mio taschino ora c’era una bellissima penna stilografica e giorno dopo giorno le penne aumentavano di numero. Qualche settimana dopo, una mail mi inquietò, era il mio amico che mi allarmava scrivendo se ero impazzito! Ma perché? Risposi Ma cosa ti è capitato, mi hai scritto un poema e mi hai descritto così intensamente la visita presso la città dell’argilla che mi sembrava di viverla. Potevo immaginare i colori di quelle decorazioni sui vasi ed i monili, la loro intensità nel solo cambiamento di pressione della tua mano con un tratto che si alternava tra spesso e sottile in funzione delle emozioni ricevute. Fantastico!. Le passeggiate in riva al mare descritte con degli allunghi delle lettere corsive così slanciati che sembrava proprio di percorrere la spiaggia osservando il mare e il suo infinito. Le onde erano così ben disegnate in questi occhielli corsivi che non si faceva fatica a percepire la spuma bianca lambire la spiaggia. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la descrizione della battuta di pesca in notturna con le polpare, l’inchiostro nero sembrava descrivere l’intenso buio che vi circondava e gli spazi bianchi che lasciavi tra le parole indicavano le lunghe attese con la speranza che qualche polpo afferrasse l’esca. 12 E poi, il polpo catturato che per difendersi lascia il suo ultimo segno di resa, l’inchiostro nero, l’hai scritto con così tale intensità quasi stessi rivivendo il momento, tantè che l’inchiostro della penna aveva delle colature sul foglio. Bello, Bellissimo!!!! La sua interpretazione mi colpì e mi convinsi che le emozioni si potevano trasmettere con la scrittura viva, attraverso allunghi o lettere molto grandi e pressioni diverse in funzione della forza stessa dell’emozione. Ero contento! finalmente ero riuscito a descrivere una sensazione e a capire quanto il vecchio mi aveva raccontato. Il tempo passava e la mia conoscenza sulle penne stilografiche migliorava, feci degli studi sul comportamento dell’inchiostro, durante alcune mie lezioni presso il Politecnico di Torino, convinsi degli studenti a studiare il fenomeno della capillarità applicandolo proprio alla penna stilografica. Ne diventai un cultore, e nel mentre continuavo la mia vita che mi stava regalando la più grande emozione della vita dopo il matrimonio. L’incontro: Il culto della penna stilografica ormai era in me, sempre più la utilizzavo per i miei appunti scritti su bellissime agende con carta di varia grana a seconda dei tipi di inchiostri usati; e la voglia di possedere modelli antichi e nuove espressioni di questo strumento mi spingeva a girare la mia città e altri paesi italiani ed esteri ed entrare in queste bellissime botteghe, in alcuni casi delle vere e proprie gioiellerie per acquistarne di nuove. Un sabato pomeriggio di Autunno, passeggiando per la bellissima Via Cernaia a Torino, venni sopraffatto da una vetrina di una antica bottega che metteva in mostra moltissime penne, molte di nuova realizzazione e altre antiche ma tutte riposte sfidando le regole del visual mercandising, e cioè non dando lustro all’oggetto con luci e teatrini o forme ipnotiche ma secondo lo stile e le emozioni che la penna poteva trasferire. Mi fermai ad osservarle e colsi nello stile antico la volontà di chi aveva realizzato la vetrina di far si che dovessi entrare per capire cosa celavano quelle bellissime penne. Entrai e con grande stupore mi accorsi che la bottega era strutturata come quella che vidi in estate nella città dei due mari naturalmente limitata ad un solo oggetto, le penne. L’uomo che mi accolse mi fece delle semplici domande e iniziammo a parlare sottolineando la passione che entrambe avevamo per le penne. Discorremmo per molto tempo saltando qua e là sui materiali dei corpi delle penne, e poi sui pennini, e poi ancora sulle clips, e via dicendo, ma sempre partendo dal presupposto che una penna stilografica per acquistarla dovesse trasmettere delle sensazioni. 13 Mentre stavamo disquisendo sulla bontà dei pennini in oro 14 K rispetto a quelli in oro 18 K entrò un uomo molto anziano ma di una vivacità incredibile, mi accorsi che quell’uomo di penne se ne intendeva e prima che Ubaldo, il proprietario della bottega, mi potesse spiegare chi fosse ci presentammo e lui scandì il nome Giacomazzi, Giacomazzi Pier; mi si aprì un mondo! davanti a me riconobbi l’uomo che vidi in un vecchio libro sulla storia della Città di Settimo Torinese che dei cari amici mi regalarono per il mio compleanno, questa cittadina dista pochi chilometri da Torino, anch’essa fortunata per essere attraversata dal grande fiume Po. La città di Settimo ebbe e ha tuttora una posizione importante nella storia della penna stilografica italiana, negli anni 40 e 50 era il distretto più grande in Italia dove venivano realizzate quasi tutte le penne stilografiche. Non vi dico l’emozione!, aveva nel suo taschino una decina delle sue penne più importanti ma non perché avessero un costo elevato ma perché cariche di quelle emozioni e sentimenti che avevo capito essere lo spirito di una penna stilografica. Una in particolare mi colpì, era una Punto Rosso, bella ed elegante, un cappuccio laminato oro, un corpo in celluloide marrone anellata, il pennino corazzato in perfetto stile fine anni 40 inizio anni 50. La penna era proprio caratterizzata da un bellissimo punto rosso sul gripper, ovvero la l’impugnatura della penna, e un puntino rosso distintivo sulla parte alta della clip. Pier di penne se ne intende, siamo diventati amici, e di tanto in tanto ci facciamo delle chiacchierate interminabili su come venivano realizzate un tempo le penne, lui oggi rappresenta la terza generazione di Piumisti, così si chiamavano gli specialisti delle penne stilografiche e la sua famiglia gli ha trasmesso anni di esperienza nel settore. Oggi il distretto di Settimo ricopre un ruolo primario non per la realizzazione in sé della penna ma per la tecnica usata per la lavorazione dei metalli e per le finiture superficiali. E’ possibile ancora oggi passeggiare per il centro storico e apprezzare negli angoli delle vie e nelle piazze delle bellissime sculture che rappresentano le stilografiche che hanno reso famosa la città. Aurora: Lasciando la città di settimo e risalendo il fiume Po per qualche chilometro incontriamo la prima importantissima maison di penne italiane, l’Aurora. 14 Ho incontrato il Dott. Verona, più volte in questi anni, persona gradevolissima, dallo stile armonioso ed estremamente elegante, e ricordo che la prima volta rimasi allibito dalla sua abilità nel rendere così attraente questo oggetto, mi accolse all’interno di questo edificio maestoso e nello stesso tempo composto, di uno stile liberty armonioso, nulla era fuori posto, il tempo sembrava essersi fermato. Mi fece accompagnare da uno dei suoi tecnici in un giro veloce dei laboratori, tutto mi sembrava così strano, così lontano dai miei concetti di processi industriali avanzati. Mi ricordo che una visione mi fece rimanere interdetto per qualche minuto, vedere ancora le postazioni di lavoro a banchi sequenziati con tante signore con il grembiule adoperarsi alacremente per il montaggio delle penne. Vi posso dire che immagini di quel genere le avevo viste solo in alcuni frammenti di libri trovati nelle biblioteche specializzate nel settore manifatturiero. L’incontro con Cesare Verona non fece altro che aumentare ancora la mia voglia di penne stilografiche, e durante la visita mi fece strada annunciandomi che mi avrebbe fatto visitare il museo di famiglia. Museo di famiglia? Risposi Si, qui vengono raccolte le penne che sono state prodotte nella nostra azienda. Ah dissi, molto interessante, non pensavo minimamente che avrei scoperto l’inimmaginabile. Entrai in questo grandissimo salone, dove una illuminazione perfetta e una musica da salotto settecentesco appena udibile metteva a proprio agio iniziando così quel percorso di rilassamento necessario per apprezzare quanto avrei visto in seguito; dei corners in cristallo lavorato delimitavano le epoche di produzione e all’interno si potevano ammirare i capolavori di un’arte che ha vissuto di luce intensa durante tutto il ‘900. Ma sebbene oggi l’arte scrittoria possa essere vista come un processo desueto, il quel luogo ogni penna raccontava di sé e della storia del mondo. La dilatazione del tempo e dello spazio erano così evidenti che un quadro di Dalì sarebbe stato meno eloquente. Mentre mi aggiravo tra i corners apprezzando quanto i miei occhi potevano cogliere, una penna mi colpì in modo particolare, sembrava la conoscessi, ma in verità non l’avevo mai vista, c’era qualcosa che mi incuriosiva e nello stesso tempo non capivo, ma man mano che cercavo di mettere a fuoco l’oggetto sentivo una serie di emozioni che crescevano dentro di me. Mi avvicinai e lo stupore fu grande quando mi accorsi che davanti a me proprio lì innanzi c’era una Vecchia Aurora Etiopia. Già proprio la penna del Vecchio che vidi sulla spiaggia mesi orsono. 15 Mi girai e cercai il dott. Verona per farmi dare delle informazioni sulla penna, ma ad un tratto la luce del salone perse di intensità e quando sfiorai il vetro che proteggeva la penna vidi riflessa sulla parete la figura del Vecchio che guardandomi mi sussurrò: “qui è riposta la storia dell’uomo e delle sue emozioni, ogni pezzo che tu vedi è stato posseduto da qualcuno che ha partecipato alla storia e all’evoluzione dell’umanità.” La luce tornò a illuminare la sala, l’immagine del vecchio svanì lentamente e il dott. Verona sopraggiunto mi diede ulteriori notizie sul museo e sulla famiglia e sul nonno paterno che creò l’azienda. Il tempo era passato velocemente e la mia voglia di raccontare quanto vissuto in quell’esperienza a Marzia era grande. Mi congedai dal Dott. Verona con promessa che sarei tornato per continuare quel giro nella storia dell’uomo. La visita presso lo stabilimento Aurora era stata una vera e propria emozione, colori, luci, temi tutto sembrava realizzato per esaltare le emozioni, e naturalmente i mesi che seguirono cercai di concentrare la mia voglia di conoscere anche sul altre case. La mia attenzione si focalizzò sugli Illustri del settore delle penne in Italia, e naturalmente dopo aver vissuto l’esperienza di Pier e del distretto di Settimo e il dott. Verona dell’Aurora, ho chiesto ad altre aziende di poter visitare il luogo dove si progettano questi strumenti di emozioni e dove si realizzano fisicamente. L’Italia, non so se avete mai prestato la giusta attenzione, ha una serie di costruttori di penne conosciuti in tutto il mondo per la tecnica e la maestria con cui i tecnici artigiani realizzano le penne. Alcune come Aurora, Montegrappa, Visconti, rispettivamente situate a Torino sotto la Basilica di Superga, Montegrappa a Bassano del Grappa e Visconti a Firenze sono riuscite a creare ambienti così raffinati che la visita diventa una meta dovuta per un appassionato. Visconti: Visconti ed il suo responsabile il Sig. Dante sono riusciti a modellare l’insieme ambiente - stilografica con sinestesie tra forme, e luci che sono impressionabili. La villa cinquecentesca che ospita i tecnici Visconti riesce a stimolare idee, sentimenti, nuovi colori con i quali la maison riesce a creare ogni anno pezzi unici; in particolare ricordo un luogo dove alcune penne trovavano posto su di un piccolo tavolino disposto al centro di una stanza, io chiesi la motivazione, mi fu risposto che ad un ora precisa da un foro di meridiana disposto sulla volta penetrava un raggio di luce che creava un gioco di colori perfetto per poi scegliere e disporne la produzione proprio di quelle sfumature che uno spettrometro coglieva e registrava. Oggi sappiamo che le più belle penne realizzate da questa maison disponibili sul 16 mercato hanno colori dalle mille tonalità e proprio queste sono frutto della perfetta integrazione tra antico e moderno. Passeggiando per l’antico parco, si possono cogliere gli spostamenti delle persone che interagiscono nei vari settori potendo cogliere quanto di meglio la natura possa offrire. Le penne della Visconti portano all’interno questo sentimento e molte di loro rappresentano momenti od opere importanti di Scrittori, Pittori e Scienziati. Stipula: Scendendo dalla collina fiorentina ed entrando nella città si incontra Stipula una maison che disegna e realizza penne particolari, ne ricordo una in particolare dedicata al grande autore Collodi e alla sua opera il Pinocchio, che tutti noi abbiamo letto almeno una volta e mentre stavo chiacchierando con il responsabile marketing i miei occhi si posero su una penna particolarissima: era un esemplare di Amerigo Vespucci, realizzata con dei vecchi legni dismessi dalla marina, il suo pennino rientrante e le rifiniture bronzee ne facevano uno spettacolo per gli occhi. I più esperti probabilmente avrebbero da dire ma vi garantisco che non è semplice riprodurre così fedelmente in una penna tanti tratti significativi della nostra bellissima nave scuola. OMAS: Risalendo l’Italia, ci fermiamo nella bellissima e affascinante Bologna, altra città che possiede una delle maison più illustri per quanto riguarda la scrittura la OMAS ovvero le Officine Meccaniche Armando Simoni, che nei primi anni del ‘900 ha iniziato la sua attività realizzando penne stilografiche di gran classe e oggi la sua struttura di tecnici e artigiani fusi in una simbiosi armonica ci pregia di strumenti bellissimi con lavorazioni che sono degne dei migliori artigiani orafi. Durante la visita di questa maison ricordo che la responsabile del marketing mi portò a vedere una delle loro ultime creazioni la OMAS Invisibilis. Ragazzi, i miei occhi non potevano cogliere cosa più bella! un oggetto senza tempo, dalla bellezza infinita, Argento, Oro, fusi insieme per dare vita a qualcosa che viene difficile descrivere, bisogna osservarla, tenerla in mano, avere la possibilità di tradurre tutte le scritte Maja riportate per capire quanta maestria e tecnica ci sia all’interno di quella penna e l’alone di mistero che l’avvolge. 17 Il reparto studi mi ha fatto tenere in mano una resina particolare, definita cotonata, un materiale che se non fosse per alcune nozioni studiate all’università definirei volgarmente materiale plastico, invece al tatto sembra scaldarsi e prendere la temperatura del corpo che la mantiene, sembra viva! L’ Officina Armando Simoni oggi è, e rappresenta l’Italia con degli oggetti che sono esposti nei Retails più importanti nel mondo. Montegrappa: Lasciando Bologna ci portiamo a Est e passando le mura antiche della città di Bassano sulle rive del fiume Brenta incontriamo la Montegrappa, il cui titolare il Cav. Aquila ha fatto un po’ la storia della penna in Italia. La struttura che accoglie la maison è anch’essa storia per il nostro paese e per la città stessa di Bassano. La Montegrappa la definirei un’azienda orafa più che di “Piume”, la maestria nel lavorare la celluloide e i metalli nobili con pietre preziose incastonate ne fa l’eccellenza nel mondo delle penne, sia stilografiche sia a sfera. Ogni penna viene controllata minuziosamente e realizzata a mano da persone molto qualificate nei vari settori. La loro tecnica di lavorazione e controllo della celluloide è esemplare, modelli come la Montegrappa Extra sono apprezzati in tutti i paesi del mondo, gli esemplari che sono esposti nel loro museo sono pezzi unici che segnano i momenti storici della maison. In Italia ci sono poi altre aziende che producono penne e ne cito alcune: Delta di Napoli, Marlene di Caserta; Grifos della Valle d’Aosta, Parafernalia di Milano; Storia di Trento; Filcao e Punto Rosso di Settimo, e tante altre minori, tutte sono accumunate dallo spirito di realizzare penne molto belle e dal designe accattivante ed il mio consiglio è di contattarle per poter un giorno apprezzare i tantissimi lavori di infinita maestria che tutti ma proprio tutti hanno realizzato e realizzano tuttora mantenendo alta la bandiera di un grande made in Italy. Potete apprezzare la grande maestria della Grifos nel realizzare penne con materiali ceramici e graniti della Valle d’Aosta, presso Storia l’abilità nel lavorare il legno; presso Delta la produzione di penne con pennini di particolare pregio; Marlene e le sue rifiniture auree. Questa panoramica molto veloce delle principali maison mi rendo conto non rende giustizia, e riconoscendo di non essere stato molto esauriente la mia speranza è di avervi comunque trasmesso la voglia di poter fare da voi quanto da me descritto tra le maison più accreditate per la produzione di penne stilografiche. 18 Quel risveglio di sensazioni che il vecchio a suo tempo cercò di farmi capire mostrandomi esempi di vita trascorsa, ebbene da quel momento ormai son passati anni e durante questo tempo ho approfondito ciò che lega la penna stilografica all’uomo, la scrittura la sua interpretazione le sue logiche; ma le emozioni più belle si vivono nei brevi istanti dove una firma o un semplice pensiero possono cambiarti la vita per sempre. Il Matrimonio: Uno dei momenti che ho vissuto con la massima intensità e penso che tutti coloro i quali sono sposati l’abbiano provato è la firma sul registro ecclesiastico che immortala per sempre l’unione di due persone. Ebbene quel giorno è per tutti momento di felicità e gioia e ricordo che studiai molto la penna come qualunque altro accessorio per il giorno del matrimonio. Ma la penna doveva darmi qualcosa di più perché con la stessa penna doveva firmare anche la mia Marzia e trasmetterci per sempre quella sensazione di gioia. I giorni che precedettero il matrimonio come sempre passavano tra concitazione e continui accorgimenti per far si che il momento del sì fosse per entrambi il giorno più bello della vita, e così deve essere, ma alle volte dimentichiamo che il matrimonio in tutte le religioni del mondo è in primis un atto di amore semplice, con una promessa importante di rimanere uniti nella semplicità della vita nel bene e nel male nella gioia e nella malattia. Qui stavo commettendo un grande errore! Ero alla ricerca di una penna che come tutto rappresentasse lo sfarzo, il luccicare dell’oro la ricercatezza delle linee, ma stavo sbagliando tutto. Nella settimana che precedeva l’evento feci un giro in chiesa per capire se tutto era stato organizzato per accogliere le persone che avevano aderito all’invito, e girando qua e là i miei occhi si fermarono su una bellissima pianta di ulivo, e mentre la osservavo con intensità una figura di donna con un velo che le copriva il capo si avvicinò e senza che potessi dire nulla, mi si avvicinò e mi disse: “questa pianta di ulivo rappresenta la purezza e la semplicità davanti a Dio, da esso si raccoglie un frutto dal quale si può produrre un olio che servirà a sciogliere i problemi della vita, apprezzalo e fallo benedire ragazzo”. Il momento fu così pieno di emozione che non esitai, l’idea era di arrivare al matrimonio con una penna stilografica realizzata in legno di ulivo di Betlemme. Mi misi in contatto con una persona che conobbi qualche anno addietro durante i miei giri presso le maison di penne e fui fortunato perché questo artigiano realizzava penne di legno. Lo sentì e con grande coraggio si mise a realizzare questa penna con del legno di ulivo di Betlemme, la penna quando mi arrivò fu una vera emozione, via gli sfarzi aurei e le rifiniture d’argento, ma solo la semplicità del legno di ulivo con le sue bellissime venature, e l’inchiostro lo realizzai di colore blu intenso con una base oleosa. 19 Il giorno del matrimonio spiegai a Marzia quanto importante sarebbe stato per me avere la possibilità di scrivere i nostri nomi con questa penna, lei accolse la notizia con stupore ma quando vide la penna e la toccò sentì che all’interno era celato quel sentimento di purezza e semplicità che avrebbe rappresentato tutta la nostra vita futura, una vita basata su rispetto reciproco e sulla semplicità del vivere insieme tutte le emozioni. L’amico ritrovato: La vita si sa può essere dispensatrice di felicità ma alle volte sembra chiuderti le porte e metterti alla prova, attraverso molti eventi nefasti, come le malattie, o la morte di persone care, questo momento per una persona che conoscevo da qualche anno arrivò inaspettato un giorno mentre stava accudendo i suoi vigneti, un malore lo colpì improvvisamente e soccorso in ospedale l’anamnesi fu perentoria, un aneurisma celebrale aveva distrutto una parte del suo cervello, rendendolo purtroppo privo delle facoltà logomotorie. I giorni che seguirono andai a trovarlo e seguii attentamente il suo decorso, fatto di riabilitazione motoria fino alla sua dimissione dalla clinica ed il rientro a casa, una bellissima abitazione sulle colline astigiane dove si poteva osservare il vigneto di proprietà; nei nostri colloqui molto semplici per la sua inabilità ancora accentuata nel riuscire a parlare colsi la voglia in lui di provare a ricominciare a scrivere, io nel mentre mi ero specializzato nel recupero dei problemi di disgrafia per bambini e quando vidi in lui questa voglia mi prestai a dargli tutto il supporto per ricominciare a scrivere; dovevamo percorrere insieme una lunga strada perché la sua parte occipitale sinistra era stata gravemente danneggiata, iniziammo con il supporto del fisioterapista le ginnastiche per riabituare le mani a impugnare la penna, e dal punto di vista degli sforzi fatti tutto andava per la giusta strada, ma mancava qualcosa, uno stimolo, una sensazione, affinché Carlo riuscisse a superare questa difficoltà. Il tempo passava e con l’aiuto della ginnastica gli arti avevano ripreso una certa tonicità, ma quando era ora di prendere in mano la penna non c’era verso, Carlo si fermava, non riusciva a trovare lo stimolo giusto. Quella sera andai via molto scoraggiato anche se cercavo di celarlo sotto un sorriso molto stentato e una serie di “ però”, “dai” “vedrai” ecc… Quando arrivai a casa, Marzia si accorse del mio malumore e mi chiese, intuendo che il problema fosse Carlo, cosa c’era che non andava; le spiegai che non riuscivo a trasmettere a Carlo una sensazione vera, genuina che potesse sentire, vedere. “Caro” rispose, prova a concentrarti sul lavoro della sua via, magari la soluzione è proprio li, e noi non la vediamo. Mi si illuminarono gli occhi, la baciai, la ringraziai e come un lampo anche se era tardi uscii di casa velocemente, montai in macchina e avvisai un maestro dell’arte della lavorazione del legno che avevo conosciuto in una mostra; gli telefonai e lo avvisai che stavo andando da lui a Champdepraz in Valle d’Aosta. Quando lo sentii era con pantofole e stava per andare a dormire, gli dissi: fermati, rivestiti, ho bisogno di un grande favore: lasciami il tempo di arrivare e ne parliamo! 20 Arrivai che erano passate le 23 e preso un caffè ci mettemmo nello studio dove iniziai a spiegargli l’idea. Fabrizio ho bisogno che tu venga ad Asti domattina a prelevare un ceppo di vite e questo legno dovrai lavorarlo a forma di botte, dovremo renderlo profumato come il vino che il mio amico Carlo produce ( Vitigno Barbera e Dolcetto di Dogliani). Nel mentre si era fatto molto tardi, avvisai Marzia che avrei passato la notte fuori e che all’indomani mi sarei recato nei vitigni per prelevare un ceppo. All’indomani mattina partimmo prima dell’alba, arrivammo a Barolo e dopo la colazione tra le fragranze dei vitigni che lo circondano scendemmo a cercare un ceppo che andasse bene, ci furono dei problemi in quanto per chi se ne intende i ceppi presentano molti nodi e non era semplice trovare qualcosa che andasse bene; alla fine ne scegliemmo due li portammo all’interno di una cascina che aveva del vino Barbera sfuso ne acquistammo una trentina di litri e portammo tutto a Champdepraz dove Fabrizio aveva il suo laboratorio. Ci mettemmo a lavorare con due processi differenti, il primo prevedeva la lavorazione al tornio prima dell’impregnatura con il vino, l’altro l’esatto contrario per verificare quale dei due processi ottenesse il risultato migliore. Dopo circa un mese Fabrizio mi portò la prima Grifos di Vite, la penna era meravigliosa, si vedevano le venature di un marrone scuro dei nodi della vite ed il pennino era stato lavorato con una forma simile ad una foglia di vite. Il cappuccio ed il corpo avevano un anello in cima ed in coda che assomigliava ai cerchi metallici che delimitano e tengono insieme le doghe delle bottame. La penna era molto bella ma soprattutto profumava di quella Barbera che conosciamo, asciutta ed intensa di colore rosso rubino con questi anelli bruniti, una piccola botte nel taschino. Il giorno dopo la portai con me da Carlo e nel momento di difficoltà, lo fermai e gli feci vedere quanto tenevo nel taschino. Fu un trionfo, le lacrime dal suo viso scendevano come un ruscello in montagna riesce a trovare mille strade, sentiva il profumo del suo vino, il suo legno che per tanti anni aveva accarezzato; gli presi la mano e correttamente gliela feci impugnare, ma con stupore mi accorsi che le dita si erano sistemate correttamente. Gli presi della carta e gli dissi, non è ancora finita la sorpresa, prova a scrivere. Dopo aver odorato il fusto della penna e riconosciuto il profumo della sua Barbera, pose il pennino sul foglio e iniziò a scrivere la “C” di Carlo ma in quel momento si accorse che il colore dell’inchiostro non era più il solito blu ma era il rosso rubino calibrato proprio come il colore della sua ultima annata. Alzò gli occhi e ormai senza lacrime mi strinse a sé, ringraziandomi per aver riconosciuto quali sentimenti in lui avessero dominio in quel momento. Nei mesi seguenti la vita riaprì le porte della felicità ed il mio amico riuscì a riprendere quasi completamente l’uso della parola e della scrittura……. Che bellissima emozione! Gli studenti del Politecnico: 21 Ricordo un momento molto intenso legato ad una parte della mia vita, precisamente al periodo di insegnamento presso il Politecnico di Torino dove ho condotto per quasi dieci anni il corso di Sistemi di Produzione presso la facoltà di Ingegneria Logistica e Produzione. Durante questi anni i miei studenti hanno potuto apprezzare le migliori tecniche sulla gestione della produzione e soprattutto le teorie più avanzate per la riduzione degli sprechi nelle aziende. La mia esperienza di studio e lavoro presso una nota casa automobilistica Giapponese proprio dopo la laurea è stata di grande aiuto per capire ed insegnare le logiche della produzione snella; un anno però decisi di cambiare rotta e di portare loro parte delle testimonianze raccolte nelle mie visite presso gli stabilimenti di costruzione delle penne proprio perché i sistemi di produzione sono ancora molto lontani dalle logiche di flusso teso, lavoro massivo e massimizzazione dei profitti. Un sabato mattina mi presentai a lezione e dopo averli informati che in quella sessione avremmo discusso e appreso le logiche per la realizzazione di un manufatto che ha fatto la storia del nostro paese, quasi tutti rimasero poco sorpresi poiché il novanta per cento degli studenti pensò subito alle automobili, e quindi nulla di nuovo rispetto agli anni precedenti; quando videro che aprendo la mia valigetta estrassi una penna stilografica, rimasero interdetti e uno strano silenzio pervase l’aula. Dissi loro: ragazzi sapete di cosa stiamo parlando? Molti di questi ragazzi non avevano mai visto né tantomeno scritto con una penna stilografica. Uno di loro con coraggio mi rispose: “Prof, ma non è una automobile!” “Ebbene si, non lo è! ”risposi loro quest’anno parleremo di come l’Italia sia importante e ben apprezzata affascinante oggetto e delle aziende che lo producono. all’estero per questo Li raccolsi tutti intorno alla cattedra e con grande maestria li invitai a toccarla e a prenderla in mano. L’esemplare che utilizzai per l’incontro era una Aurora Demonstrator gentilmente donata dal Dott. Verona, persona molto vicina al sistema universitario, in quanto durante alcuni incontri fatti più volte mi disse che l’università era per lui un punto di riferimento da cui attingere per le risorse della sua azienda. La Demonstrator è forse la penna stilografica che più si addice in un corso di questo genere in quanto è completamente trasparente, la maestria dei tecnici Aurora ha fatto si che la penna si possa osservare in ogni suo particolare . 22 La mia gioia fu quella di vedere i ragazzi che tenevano la penna come se fosse un oggetto molto prezioso ed il loro stupore nel vedere all’interno l’inchiostro fluire attraverso i semplici ma molto importanti meccanismi. Passammo tutto l’inverno a studiare le leggi che governano il moto dei fluidi nei capillari, i materiali che posso essere utilizzati per la realizzazione, le chiusure e i sistemi di caricamento; piano piano arrivammo alla fine del corso con un entusiasmo mai visto prima. La prova d’esame richiesta da me fu diversa dagli anni precedenti, niente test, ma la richiesta di lavorare in gruppo per la progettazione di una penna stilografica. Lavorarono intensamente come mai vidi fare dagli studenti dei corsi precedenti e anche attraverso delle visite fatte insieme presso Aurora e Omas mi presentarono dei lavori eccezionali tanté che vennero consegnati proprio ad Aurora e ad Omas come ringraziamento per il supporto tecnico che avevamo ricevuto. Vi posso dire che molti di quegli studenti che all’inizio non sapevano neppure di cosa stessimo parlando oggi sono utilizzatori convinti della stilografica e una parte di loro è diventata collezionista, ma la cosa che li ha uniti nel lavoro e nello studio era l’aver ritrovato un oggetto che trasmetteva a tutti delle sensazioni e passione che non avevano mai provato per null’altro. La mia soddisfazione fu quella di vedere i miei studenti apprezzare ancora un oggetto che per loro era sconosciuto, ma soprattutto scoprire a distanza di anni che altri docenti del Politecnico di Torino della Facoltà di Architettura hanno voluto seguire l’esempio e scrivere un saggio sulla penna ammirandola dal punto di vista dell’eleganza e del designe. La Pinacoteca di Monaco: Lo stile, già questo è un altro aspetto fondamentale della penna stilografica, la sua stessa capacità di essere sempre al posto giusto nel momento giusto ne fa come per l’orologio da polso, l’accessorio per antonomasia di entrambe i sessi. Qualche anno fa io e mia moglie abbiamo aderito ad un viaggio organizzato nella splendida città di Monaco di Baviera in quanto pur non essendo dei cultori della pittura vi era la possibilità di visitare la Pinacoteca di Monaco e ammirare i quadri di Eduard Manet, Paul Cezanne, Vincent Van Gogh e tanti altri pittori; io, lo ammetto, sono affascinato dai dipinti di Van Gogh soprattutto per la sua maestria nel trovare colori e sfumature più appropriate agli oggetti che dipinge. La mattina seguente il nostro arrivo ci raccogliemmo davanti l’ingresso dell’albergo e aspettando l’autista del autobus iniziammo a disquisire su alcuni pittori che a breve avremmo osservato, e una persona del gruppo asserì che oggi non vi è più la capacità di poter replicare ad opere così belle. Io dissentì perché avevo nel taschino della giacca qualcosa che da lì a breve avrebbe fatto ricredere tutti i sostenitori della tesi del nostro amico. Partimmo finalmente ed in pochissimo tempo arrivammo al 29 di Barerstrasse nel quartiere di Maxvorstadt nella zona dei grandi musei. 23 Della struttura realizzata da Ludovico I di Baviera ormai non c’è più nulla la ricostruzione avvenuta negli anni ’80 a cura di Alexander Von Branca è assolutamente moderna e bellissima. Quando arrivammo, Mario prese nuovamente la parola cominciando a sparlare sulla struttura troppo moderna per rappresentare quadri così complessi e tecnicamente molto strutturati, io cominciavo a dare segni di insofferenza, avrei voluto imbavagliarlo per non sentire le assurdità lette e riportate in modo distorto dalle testate giornalistiche di mero gossip. Entrammo e lasciatemi dire, con una certa maestria io e Marzia prendemmo una direzione diversa dal gruppo, e guarda caso proprio la direzione per andare ad apprezzare il quadro esposto di Van Gogh “Il vaso con i dodici girasoli”. Io rimasi allibito dalla freschezza del tratto, dall’ottimismo e dalla contentezza che il pittore stava esprimendo attraverso questo gioco di colori, quando all’improvviso il silenzio si interruppe e una voce squillante e irritante pervase la stanza. Nooo! era Mario che non aveva mai smesso di parlare dal suo ingresso al museo. Lasciai che si avvicinasse e quando tutte le persone del gruppo si raccogliessero intorno al quadro, lo interruppi e come vi ho anticipato prima, tirai fuori dal taschino il mio asso. Mi girai verso il gruppo è dissi: Signori, Mario vi sta dicendo che non è possibile oggi replicare a così tanta maestria, ed io posso essere d’accordo che quadri così siano unici, ma osservate ciò che sto tirando furi dalla mia tasca. Tirai fuori una penna stilografica della Visconti proprio una Van Gogh Sun flower, e dissi: osservate attentamente come è stata realizzata questa penna, perfetta sintesi tra classico e moderno, e se non bastasse in questa penna dedicata a Van Gogh potete ammirare e avere sempre in mano i colori del quadro che state ammirando ora qui nel tempio della pittura, tutto ciò grazie alla maestria dei tecnici della Visconti. La mia penna fece il giro del gruppo e anche i più scettici si dovettero convincere, spiegai loro che la Visconti progetta e realizza le penne prestando molta attenzione a ricreare con passione le tonalità dei colori che la penna stessa deve trasmettere. La Van Gogh è eccezionale, chi ne possiede una sa che può tenere nel taschino un pezzo di van Gogh, se avete la possibilità di mettere a confronto i colori della penna con quelli dei girasoli del quadro, noterete la perfetta somiglianza. Non solo! questa tecnica così raffinata è calata in perfetta simbiosi con la struttura della penna molto moderna ed è qui la vera sorpresa, la possibilità di fare convivere oggetti classici in strutture moderne, come nel caso della penna stilografica. Finito il giro alla meravigliosa Pinacoteca molte persone si recarono in centro a Monaco alla ricerca di un negozio di penne per poter scegliere le penne dedicate a Rembrant e Van Gogh nei colori più intensi e rappresentativi della collezione Pittori di Visconti. I nipotini: 24 Un momento di grande emozione che tutti i genitori conoscono bene è l’approccio alla scrittura dei propri figli e naturalmente vedere per la prima volta inciso su di un foglio “ Mamma e papà vi voglio bene” dai propri bambini; io e Marzia abbiamo due piccoli nipotini, una bellissima bambina di nome Lucrezia e un maschietto di nome Edoardo, figli di mio fratello. Edoardo è un ometto e frequenta la quarta classe della scuola elementare mentre Lucrezia il prossimo anno dovrà frequentare la prima classe. Sono bellissimi sempre gioiosi e quando un giorno in visita gli feci vedere una penna stilografica i loro occhi si spalancarono come non ho mai visto prima, la sorpresa di vedere un qualcosa che non avevano mai visto ne provato prima li rendeva ancor più vivaci. Naturalmente Edoardo prese la penna osservandola e incuriosito chiedeva del suo funzionamento, mentre Lucrezia ancora piccola osservava il fratello e cercava di imitare tutti i suoi movimenti. Che bello vedere due bimbi così attenti su un oggetto che per noi è stato sempre simbolo di crescita e maturità. Mi ricordo che vollero sapere come scendeva l’inchiostro come si doveva impugnare affinché si potesse scrivere e colorare, e per quell’occasione avevo portato un paio di penne molto colorate e dalla forma insolita sia per lei sia per lui. Queste penne stilografiche della Pelikan mi furono donate per iniziare un discorso molto importante a salvaguardia della crescita e dell’evoluzione del bambino in età prescolare e scolare e la correzione della disgrafia un disturbo che è presente in molti fanciulli e difficilmente identificabile; guardandoli presi un foglio di carta e gli feci vedere come andavano scritte le lettere in corsivo maiuscolo e minuscolo con quelle penne e come avrebbero potuto cambiare lo spessore del tratto solo giocando con la pressione del loro polso. Iniziarono a scrivere e tracciare segni nei vari colori in quanto avevo caricato le penne di un bellissimo blu e di un rosso molto intenso. Il bambino prese il foglio e con abile manualità iniziò a scrivere “ Mamma e papà vi voglio bene” e la sorellina imitava con una certa incertezza, ma alla fine entrambi scrissero il pensiero e di corsa lo portarono a vedere ai loro genitori, in quel momento vidi l’espressione di mio fratello e di nostra cognata aprirsi, e sorridere per avere rivissuto quegli attimi di anni e anni fa in cui anche loro come molti di noi hanno scritto messaggi d’amore ai genitori e alle persone care con la penna stilografica che ci ha accompagnato e vorrebbe accompagnarci sempre in ogni momento della nostra vita. I momenti sono attimi che sfuggono al controllo della nostra mente, la penna stilografica è sempre accanto a noi pronta a fissarli su un pezzo di carta sia esso uno scarabocchio o un pensiero compiuto, lei è lì, e per questo motivo noi adulti abbiamo il dovere di vigilare sui bambini di tutto il mondo al fine che tutti un domani abbiano la possibilità di poter scrivere correttamente per poter essere capiti nei sentimenti. StilograficaMente Sono passati anni da quell’incontro con quel vecchio saggio e la stilografica e la scrittura sono sempre presenti nella mia vita perché la passione e la reverenza che ho per questo stupendo 25 oggetto mi stavano accompagnando a lasciare la mia attività di manager per dedicarmi a pieno titolo a colei che ha immortalato con le sue possibili combinazioni di colori d’inchiostro tutti gli avvenimenti della mia vita, belli e purtroppo anche brutti. E così una mattina ripensando a quel bellissimo incontro sulle spiagge della Puglia, mentre stavo indossando l’abito per andare al lavoro, mi guardi indietro e osservando lo specchio che rifletteva una immagine di me che non riconoscevo più vidi quel vecchio che con espressione sorridente mi disse:“.. la bottega ti aspetta con tutte le sue penne e loro storie, condividi con il mondo questa splendida attività e sappi trasmettere a tutti coloro che te lo chiederanno quanta importanza ha la scrittura e la penna per l’uomo.” Tra me pensai che era giunta finalmente l’ora di fare il grande salto e al solo pensiero di come sarebbe stato triste girovagare per quei bellissimi mercatini delle cose antiche e al posto di vedere antichi quaderni e cartoline e monili creati dalle mani dell’uomo trovare solo delle vecchie tavolozze spente o non funzionanti con l’impossibilità di poterci vedere dentro per scoprire quanto sognato, discusso e annotato, ecco tutto ciò prevalse e stilograficamente scelsi di dedicare tutta la mia vita a questo strumento che con la carta ci darà la possibilità tra centinaia di anni di poter ancora passeggiare per mercatini e magari apprezzare vecchi quaderni e cartoline spedite dalle più remote parti del mondo salutando amici e parenti lasciando un nostro segno alle generazioni future. Ora sono qui, nella mia bottega a trasmettere le sensazioni che qualunque stilografica è in grado di trasmettere attraverso forme e colori, a proporre alle persone un pennino al posto di un altro per poterle fare scrivere nel modo migliore ma soprattutto a far ritrovare in tutti noi emozioni e sensazioni che la frenesia della vita ci sta spazzando via. Stilograficamente Scripta Manent di Ruggero Rima 26