Escursione Termini - Monte San Costanzo - Punta

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Escursione Termini - Monte San Costanzo - Punta
ESCURSIONE TERMINI – MONTE SAN COSTANZO – PUNTA CAMPANELLA
Domenica 30 marzo del corrente anno è stata effettuta dalla Sottosezione del Club Alpino di
Castellammare di Stabia una escursione nella parte finale della Penisola Sorrentina, con partenza da
Termini, frazione di Massalubrense, salita al Monte San Costanzo (m 486), discesa a Punta
Campanella e risalita a Termini attraverso l’antico sentiero denominato Via Campanella,
completando in tal modo un classico percorso ad “anello”. Il dislivello totale previsto è di 480 m., la
classificazione della difficoltà del percorso è di tipo “Escursionistico”, per cui lo stesso può essere
effettuato da persone adeguatamente attrezzate e dotate di una buona confidenza con i sentieri di
montagna. Direttori di escursione sono i soci Giovanna Lombardo e Catina Carolei. La particolarità
di questa escursione è costituita dal fatto che essa è classificata come “Intersezionale Regionale”
posta sotto la guida della Sottosezione di Castellammare. In termini più chiari questo vuol dire che
alla escursione sono invitati a partecipare le rappresentanze di tutte le sezioni CAI della Campania
che sono, come noto, Napoli, Salerno, Cava dei Tirreni, Avellino, Benevento, Caserta, Piedimonte
Matese e Celle di Bulgheria. In effetti già al raduno di Termini notiamo una numerosissima
partecipazione di soci provenienti dalle varie sezioni della Campania: sono presenti in massa i soci
della sezione di Napoli, la sezione di Salerno è guidata dal suo giovane Presidente Ugo Lazzaro,
numerosa la rappresentanza di Cava dei Tirreni guidata dal Vicepresidente Ugo Diletto e dal
Consigliere Alfonso Ferrara; notevole è stata anche la partecipazione dei soci di Benevento e
Caserta. In tutto, quindi, circa duecento escursionisti, complice anche le condizioni meteorologiche
finalmente primaverili, si accingono ad incamminarsi sul percorso che cercherò di descrivere in
maniera dettagliata.
Come detto, si parte dalla piazza Santa Croce di Termini, si percorre per un breve tratto via
Campanella e poi si prosegue sulla sinistra seguendo via del Monte che è l’antica stradina che
conduce al Monte San Costanzo. La si percorre in salita per circa mezz’ora, intersecando più volte
la strada carrozzabile. Dopo un po’ giungiamo su una selletta sulla quale si trova il sentiero che ci
condurrà a Punta Campanella: si tratta della parte finale dell’Alta Via dei Monti Lattari che,
partendo da Cava dei Tirreni, con una percorrenza di circa tre giorni di marcia, conduce a Punta
Campanella. Ricordo che l’Alta Via fu percorsa per la prima volta in modo escursionistico dal socio
della sezione di Napoli Giustino Fortunato nel lontano 1877.
Tuttavia, prima di seguire il sentiero nella direzione prevista, il nostro programma prevede una
breve deviazione sulla sinistra che, attraverso antichi gradoni ci conduce in poco tempo alla
cappella di San Costanzo che si erge solitaria e visibile anche da lontanissima distanza sulla vetta
dell’omonimo monte posta ad una altitudine di 485 metri. E’ possibile girare intorno alla chiesetta e
di lì godere di una vista bellissima : in direzione ovest di intravede Capri che nelle ore seguenti si
mostrerà a noi in tutta la sua bellezza, mentre in direzione est si ammirano i Galli, i mitici scogli
delle Sirene, Isca, Vetara, sotto di noi l’abitato di Nerano e la spiaggia del Cantone, ed in
lontananza le guglie acuminate di Sant’Angelo a Tre Pizzi.
Ritornati sul sentiero dell’”Alta Via”, dopo aver attraversato una suggestiva pineta, compare sotto
di noi in tutta la sua bellezza la suggestiva Baia di Ieranto con la ben conservata Torre di Montalto e
con le sue tre punte ( Punta Penna , Punta Montalto e Punta Mortella) che la fanno somigliare ad un
rapace. Infatti alcuni studiosi fanno risiedere l’origine etimologica del nome “ Jeranto” nella parola
greca “Ierax” che significa appunto rapace, mentre altri la collegano al termine greco “Jeros” che
significa “luogo sacro.
Dopo aver attraversato un salto di roccia abbastanza impegnativo, ci immettiamo su un sentierino
alquanto esposto che ci conduce alla lunga cresta, chiamata Pezzalonga che discende verso Punta
Campanella. Qui la bellezza del paesaggio è veramente assoluta perché ci troviamo fra due scenari
incomparabili: alla nostra sinistra la baia di Jeranto visibile in tutti i suoi anfratti più reconditi,
mentre alla nostra destra Capri si offre al nostro sguardo come forse da nessun altro luogo è
possibile ammirarla. Davanti a noi si stende sulla macchia mediterranea una eccezionale fioritura di
asfodeli che ci fanno ricordare, in questo luogo così pregno di reminiscenze greche, il forte
significato simbolico che quell’antico popolo attribuiva a questo fiore : di essi erano ricoperti i
Campi Elisi, mentre, raccogliendo un asfodelo, la leggiadra Proserpina fu rapita dall’oscuro
Plutone.
Trascorsi circa quaranta minuti di discesa, appare alla nostra vista la torre di Punta Campanella,
estrema propaggine della Penisola Sorrentina. Occorre ricordare che in questo luogo i Greci
edificarono un tempio dedicato alla dea Atena, protettrice dei marinai, che secondo Strabone fu
edificato dallo stesso Ulisse. Invece, nel 1335 Roberto D’Angio fece erigere la torre di punta
Campanella sulla quale era posta una campana che segnalava, attraverso il suo suono, il
sopraggiungere dei pirati. Da qui deriverebbe il toponimo di “ punta Campanella”, sebbene
un’antica leggenda sorrentina attribuisce la nascita di quel nome alla seguente storia. Si racconta,
infatti, che pirati saraceni, dopo aver razziato molti beni nella chiesa di Sant’Antonino, fra i quali vi
era una pesante campana, caricarono gli stessi sulla loro nave. Giunti in prossimità del promontorio
di Minerva, la loro navigazione fu bloccata da una forza misteriosa. Solo quando la pesante
campana di bronzo fu gettata in acqua il sortilegio cessò e gli empi pirati poterono proseguire il
viaggio.
Giunti in prossimità della Torre, alcuni escursionisti sono discesi, attraverso uno stretto passaggio
fra incombenti pareti rocciosi al luogo che, un tempo, costituitiva l’approdo orientale del tempio di
Minerva, dove si trova anche una ampia grotta chiamata “Grotta delle Sirene”. Sulla parete rocciosa
posta in prossimità della antica scalinata che conduce al mare è scolpita una epigrafe rupestre del II
secolo A.C. , scoperta nel 1985 dal prof. Mario Russo. In essa sono menzionati i nomi dei tre
magistrati di Minerva che curarono i lavori di costruzione dell’approdo e della scala di levante che
conduceva al santuario.
Il ritorno avviene lungo l’antica via di Minerva tutta protesa sul mare. Il fondo stradale è ancora
parzialmente ricoperto con l’antico basolato romano. Lungo questa strada si può ammirare la Torre
di Fossa Papa, mentre nel tratto finale ci si affaccia sulla suggestiva Cala di Mitigliano.
Infine ci ritroviamo nel punto di Via Campanella, dove in cerchio della nostra escursione si chiude.
In tal modo possiamo dire, secondo un antico adagio e per quanto riguarda la nostra escursione, che
“tutto torna”.
Liborio Liguori