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Moria delle Api: ripercussioni in sicurezza alimentare?
• L’alveare ed il suoi prodotti: Il prodotto principale dell’alveare è il miele che, grazie alle sue
peculiarità di alimento naturale, ha conquistato una buona immagine presso il consumatore italiano. La
produzione del miele ad opera delle api operaie nasce dalla necessità
di accumulare scorte di cibo. Esse, infatti, trasformano l’alimento
fresco dell'estate (nettare e melata) in un prodotto di riserva (miele).
Per raggiungere la quantità di un chilo di miele, vengono utilizzati
almeno
due
milioni
di
fiori.
All’interno
dell’alveare,
attraverso
numerosi scambi da un’ape all’altra, il nettare e la melata vengono
arricchiti di enzimi ghiandolari e depositati nei
favi. Nelle cellette, con
la perdita dell'acqua, si completa la trasformazione del miele che a
questo punto viene ermeticamente chiuso con un tappo di cera e
conservato a lungo. Oltre al miele, l’apicoltura fornisce una serie di
prodotti pregiati, che si prestano ad essere commercializzati per una
vasta gamma di utilizzi: cera, propoli, polline, pappa reale e veleno
d’api. Un’ulteriore fonte di reddito integrativo per gli apicoltori è
costituita dalla produzione di sciami e di api regine e dal servizio di impollinazione.
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• Cosa sta succedendo alle api e perchè: In tutto il mondo la popolazione delle api sta scomparendo.
Le cause di questo fenomeno sono molteplici ma gli
esperti
malattie,
appiano
concordi
andamento
nell’affermare
climatico,
scarso
che
valore
nutrizionale del polline raccolto e trattamenti chimici
con pesticidi e fitofarmaci in agricoltura, sono i principali
responsabili del fenomeno. Quest’ultimo problema in
particolare è quello di maggiore impatto scientifico e
mediatico. Infatti, appare ormai certo che la convivenza
fra agricoltura e apicoltura è difficile e che l’impiego di
insetticidi e fitofarmaci se da un lato tutela i raccolti, dall’altro può avere effetti indesiderati, anche gravi,
sulle api.
L’utilizzo dei pesticidi in agricoltura ha contribuito in maniera rilevante allo spopolamento degli alveari,
fenomeno che nei mesi scorsi in Italia ha fatto registrare punte di mortalità del 40-50%.
Durante il Workshop “Sindrome dello spopolamento degli alveari in Italia: approccio multidisciplinare alla
individuazione delle cause e delle strategie di contenimento” (Roma, 29 gennaio 2008), il Dr. Moreno
Greatti (Università di Udine, Dipartimento di Biologia Applicata alla Difesa delle Piante) ha sottolineato
come in questi ultimi anni è divenuto sempre più frequente in agricoltura l’uso di seme di mais conciato
con insetticidi. Tra di essi, il primo ad essere autorizzato e largamente impiegato è stato il Gaucho 350FS
a base di imidacloprid; successivamente sono stati messi in commercio altri prodotti: il Regent (s.a.
fipronil), il Cruiser 350FS (s.a. thiametoxam) e, per ultimo, il Poncho (s.a. clothianidin). Tali sostanze
chimiche sono risultate in numerosi studi scientifici, dannose alle api. In Italia alcuni apicoltori del nord
hanno cominciato a lamentare, durante il periodo
della semina di mais conciato con questi prodotti,
mortalità e spopolamenti degli alveari, con danni
che molto spesso si sono ripercossi per tutta la
stagione apistica e con perdite anche totali della
produzione. Uno studio condotto per approfondire
il problema ha
dimostrato scientificamente che
l’impiego delle moderne seminatrici pneumatiche
da mais comporta una fuoriuscita di sostanza
attiva, che si disperde nell’ambiente depositandosi
sulla flora circostante i seminativi. Pertanto le api verrebbero in contatto con l’insetticida durante la loro
consueta attività di raccolta di nettare, polline e acqua.
Sebbene ci sia notevole disomogeneità nei dati riportati in letteratura sulla quantità di insetticida
necessaria a causare danni alle api, appare certo che tali sostanze siano deleterie per questi animali. Nel
caso del neonicotinoide imidacloprid anche dosi subletali causano danni provocando alterazioni delle
capacità comunicative e di orientamento delle api.
In
aggiunta
agli
effetti
nocivi
degli
insetticidi
e
dei
fitofarmaci
è
noto
ormai
che
le api non apprezzano i campi coltivati con vegetali Ogm; esse infatti li evitano accuratamente forse, per
la minore presenza di piante infestanti appetibili. Inoltre, studi recenti,
hanno dimostrato che le api
vengono gravemente minacciate dalle onde elettromagnetiche; gli insetti, infatti, secondo alcuni
ricercatori rifiutano di entrare negli alveari se nei paraggi vengono piazzati ripetitori o congegni
elettromagnetici. Un gruppo di scienziati dalla Landau University, sostiene infatti, che l’inspiegabile
scomparsa da molte regioni americane di intere colonie di api che impollinano i raccolti potrebbe essere
attribuita proprio alle onde elettromagnetiche, che interferiscono con il «sistema di navigazione» degli
insetti facendo loro perdere l'orientamento. In pratica le api non riescono a tornare alle arnie, dove
rimangono solo la regina, le uova e le api operaie, e quindi muoiono.
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02G/testi/alimentazione%2520biologica/pesticidi.jpg&imgrefurl=http://giacomoleopardi.provincia.venezia
.it/globalizzazione%25202G/testi/alimentazione%2520biologica/fitofarmaci2.htm&h=602&w=970&sz=16
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• Cosa comporta la moria delle api:
Come sottolineato di recente al Workshop “Sindrome dello
spopolamento
degli
alveari
in
Italia:
approccio
multidisciplinare alla individuazione delle cause e delle
strategie di contenimento” (Roma, 29 gennaio 2008), dal
Dott. Claudio Porcini del Dipartimento di Scienze e
Tecnologie
Agroambientali
(DISTA)
dell’Università
di
Bologna, “Che le api producano il miele e la pappa reale
tutti lo sanno: che le api, attraverso l’impollinazione
incrociata, concorrano alla formazione dei semi e dei frutti
delle piante, è cognizione di pochi o perlomeno cognizione molto vaga. E’ strano, infatti, come fenomeni
di primaria importanza per la sopravvivenza dell’uomo, come l’impollinazione, si manifestino in una
maniera così discreta da sfuggire alla nostra percezione. Il declino degli impollinatori selvatici e lo
spopolamento degli alveari di api domestiche registrati negli ultimi anni, hanno però messo in evidenza il
fondamentale ruolo degli insetti pronubi nell’impollinazione delle piante coltivate dall’uomo. In Italia è
stato calcolato che annualmente l’apporto economico di tale attività al comparto agricolo è di circa 1.600
milioni di Euro (pari a 1.240 Euro per alveare). Considerando che nel 2007 sono stati perduti circa
200.000 alveari (dati indicativi), si evince che la perdita economica per mancata impollinazione si è
aggirata sui 250 milioni di Euro”.
A prescindere dalla causa del fenomeno (fitofarmaci, insetticidi, malattie ecc.), è certo che lo
spopolamento degli alveari ha ripercussioni di natura ambientale in quanto viene a mancare il prezioso
lavoro che le api svolgono quotidianamente; infatti, la moria di questi insetti potrebbe alterare
l’equilibrato sistema natura di conseguenza è indispensabile intervenire per impedire che un problema di
sanità veterinaria oggi si trasformi in un problema ecologico e ambientale domani, con conseguenze ben
più gravi.
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• Moria delle api e sicurezza alimentare:
Per quanto concerne i consumatori, la moria
delle api dovuta ai fitofarmaci, agli
insetticidi ed alle malattie non ha
ripercussioni in termini di sicurezza
alimentare.
Infatti nessuna evidenza scientifica permette di confutare l’opinione diffusa tra gli esperti
secondo la quale non vi sono rischi prodotti dal consumo di miele e pappa reale dato che i
principi attivi derivanti da trattamenti fitoiatrici si rilevano nelle api morte, che non rientrano
nell’alveare, e di conseguenza le molecole dannose non si rinvengono nel miele; quindi non si
ha alcuna ricaduta sulla qualità delle produzioni né sulla salute dei consumatori. Inoltre in
merito alle malattie che affliggono le api, pur essendo estremamente preoccupanti da un
punto di vista strettamente veterinario ed in termini di patrimonio zootecnico, non destano
problemi in sanità pubblica.
Quali sono i provvedimenti adottati:
In Europa, nel settembre 2006, si è deciso di concentrare le attività di ricerca sulle problematiche
sanitarie delle api in un gruppo di lavoro unico denominato “ Bee colony losses”, perdite di api appunto, al
fine di comprendere meglio il fenomeno dello spopolamento degli alveari. Inoltre si sono attivati i governi
dei diversi Stati Membri comunitari per tentare di arginare il fenomeno.
Già diversi mesi fa la Germania aveva proibito l’impiego di insetticidi ritenuti dannosi per le api. Infatti, la
regione del Baden-Württemburg, lungo la valle del Reno così come nella regione di Strasburgo, in Alsazia
e in Baviera erano state colpite da fenomeni di moria in contemporanea con le semine del mais conciato
con insetticidi. L’Agenzia federale per la tutela dei consumatori e per la sicurezza alimentare – BVL – della
Germania ha in breve tempo preso atto delle evidenze incontestabili e ha assunto la decisione di
sospendere l’autorizzazione d’uso di tutti i concianti tossici per le api.
Lo stesso provvedimento è stato in seguito adottato dalla Francia e solo recentemente dalla nostra
nazione. Infatti, nell’ambito della tutela del patrimonio apistico, il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche
Sociali ha emanato un Decreto di sospensione cautelativa dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze
attive neonicotinoidi thiamethoxan, clothianidin, imidacloprid e la sostanza attiva fipronil (fenilpirazolo)
utilizzate nel trattamento di concia delle sementi.