LA PAURA CHE DA LA CARICA Sono una ragazza che pratica Il

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LA PAURA CHE DA LA CARICA Sono una ragazza che pratica Il
LA PAURA CHE DA LA CARICA
Sono una ragazza che pratica Il Badminton (o Volano) a livello agonistico, al momento in
serie B, e volevo darvi la mia testimonianza sul sentimento della “paura”, in relazione allo
sport. Ritengo che quando sei uno sportivo, e credi in quello che fai, in te stesso e nelle tue
possibilità, significa che tieni moltissimo alla tua attività, e il fatto di tenerci causa
inevitabilmente l’incombenza di paura, timori o preoccupazioni supposte.
La mia paura più grande era quella dell’infortunio, di dover, arrivata ad un alto livello,
interrompere la mia attività sportiva. Ed è proprio questa la situazione che quest’anno ho
dovuto affrontare.
Quattro mesi fa, durante uno dei più importanti tornei del mio calendario sportivo, gli
Italiani Under, giocando una partita combattuta, mi sentivo carica, pronta ad affrontarla e
con tutti i mezzi per poter vincere l’incontro, quando un movimento sbagliato, favorito
dalla stanchezza muscolare, ha posto fine alla mia partita, e non solo: dopo un balzo per
recuperare il volano (la pallina che si colpisce per giocare) il piede d’appoggio cede, sento
la rotula uscire dalla sua sede e prima ancora di poter realizzare la situazione sono a terra.
Di corsa all’ospedale, gamba gonfia, ghiaccio e quelle parole che mi ricorderò per sempre:
“Probabile rottura del crociato”.
Insomma avrei dovuto farmi operare e dopo l’operazione ci sarebbero voluti 5/6 mesi per
il recupero totale. In quell’istante infinito, in cui sentivo le parole rimbalzare
continuamente nella mia testa, quasi a voler sottolineare ancora di più il mio destino, sono
crollati insieme a me tutte le speranze che nutrivo in me stessa, i miei sogni, le ambizioni e
gli obiettivi che mi ero posta di soddisfare nei futuri incontri. In quel momento ho avuto
paura: paura dell’operazione, paura di quello che sarebbe accaduto ma soprattutto la
paura di non riuscire a riprendere a giocare come prima.
È sembrerà strano, seppur paradossale, è stata proprio quella paura a stimolarmi, a darmi
la carica: mi sono detta “non devi cedere, se no non riprendi più, devi lottare e continuare
a credere in te stessa”.
La paura mi ha spinto a prepararmi fisicamente, con la fisioterapia, mettendoci massima
voglia e impegno, come se stessi facendo un torneo, e anche ora che sono a metà del mio
cammino di recupero, metto tutta la mia voglia e la mia grinta nella costante attività
fisioterapica e nella preparazione per poter tornare in forma più che mai, quando saranno
passati questi fatidici 6 mesi.
Con questo mio piccolo racconto, volevo in qualche modo testimoniare la mia esperienza
con la paura derivante dall’ambito sportivo, e dire a tutti coloro che dovessero come me,
andare incontro ad un infortunio che li può tenere lontano dai campi per parecchio tempo,
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di non scoraggiarsi e non soccombere alla paura di non riuscire a riprendersi, a tornare a
giocare come prima.
Perchè, se si tiene davvero allo sport che si pratica, si vede in esso riflessa una parte della
propria vita e mettendoci il cuore e tutta la grinta per ritornare a sentirsi liberi e se stessi
calciando il pallone, colpendo la pallina con la racchetta, o segnando un canestro, si riesce
a rovesciare la paura in un fortissimo stimolo capace di darti la forza di superare tutte le
sfortune e i rischi che inevitabilmente uno sportivo deve mettere in conto di poter
affrontare.
Alessandra Rossi
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