Il mIo successo dIpende dal tuo
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Il mIo successo dIpende dal tuo
stampato su carta riciclata www.esi-piscine.com Piscine Virginia in Cemento Armato Piscine Fuoriterra Saune, Spa, Benessere Preventivi Gratuiti Personalizzati www.bertolotto.com numero verde 800.034.392 Dicembre 2009 N° 0 Anno XVII - euro 1,03 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB/CN - Iscrizione Trib. di Cuneo -14/6/1989 n. 426 - Edito dal C.S.I. Cuneo - Contiene I.P. Direttore Responsabile: Fabrizio Pepino infrastrutture La Granda davanti alle sfide di oggi e a quelle di domani paolo ragazzo e ilario bruno a pag. 4,5,6 L’editoriale Qualcosa è cambiato controtendenza dolciario Un settore che non sente la crisi ilaria blangetti a pag. 7 banche-impresa Dalla stretta del credito alla crisi Rapporto sul credit crunch sonia pellegrino a pag. 8 l’azienda La tradizione delle fucine Porte aperte alle Falci fabrizio gardinali a pag. 17 bordiga Sigillo d’oro al re del Genepy paolo ragazzo a pag. 15 Il mio successo dipende dal tuo ricetta per uscire (insieme) dalla crisi La crescita di un’impresa dipende dalla capacità di costruire una società dove gli interessi privati portino un vantaggio a tutti Giorgio Chiarva Michele Ajmone Cuneo Simone Ghiazza Filippo Monge U na delle prime cose che la Presidente Nicoletta Miroglio fece notare quando ancora era solo candidata era che la visibilità di Confindustria Cuneo era ai minimi livelli. Tutto ciò nonostante la produzione di una corposa comunicazione soprattutto di ordine tecnico e su temi specifici. Le consigliammo di riprendere in mano la riprogettazione del giornale Provincia Oggi. Oggi siamo fieri di presentarvi il primo risultato degli sforzi che già erano iniziati sotto la presidenza Antoniotti ma che in questi ultimi mesi hanno ricevuto una decisa accelerazione proprio per festeggiare oggi insieme a tutti voi questa novità. Premettiamo che il giornale che ora avete in mano non è il prodotto finito, abbiamo solo iniziato, dobbiamo ancora lavorare molto ma abbiamo chiare le idee, chiari i contenuti, chiari i modi per presentarli. Il nostro obiettivo è un giornale che sia letto e considerato per quanto contiene e soprattutto dovrà essere il mezzo per riaffermare la nostra cultura d’impresa e il nostro pensiero che oggi è lasciato alla sporadiche espressioni dei singoli esternate in sedi diverse. Segue a pag. 3 l’imprenditore Franco Adriano Cronista parlamentare “Italia Oggi” Corrispondente Class-cnbc È ragionevole cercare di costruire una impresa e una società dove gli interessi di ognuno siano per tutti. Risponde ad un interesse pratico perché al contrario non è ragionevole desiderare di vivere in una realtà dove non ci si possa fidare degli altri, dove si debbano costruire regole sempre più dettagliate e perciò inefficienti, dove ogni tanto scoppia una nuova crisi sempre più devastante. A questo ha pensato, in sintesi, Guido Corbetta, professore di Strategia aziendale della Bocconi, quando ha finito di leggere il saggio “Mantenere il successo. Lezioni di vantaggio competitivo dalle grandi imprese famigliari” del canadese Danny Miller, uno degli studiosi di management più famosi del mondo. In questo libro si tenta di spiegare il successo prolungato nei decenni di alcuni grandi gruppi aziendali come Cargill, Bombardier, Ikea, Michelin, ma ben presto leggendolo ci si accorge che sono storie paradigmatiche di ogni azienda che si rispetti. Sì, a guardare bene la realtà, si tratta di vicende che centrano con qualcosa di più profondo, come fosse situato nel cuore di tutti gli uomini. Si trovino ad operare nelle mitiche lande americane, come nelle struggenti brume delle Langhe o nello splendido scenario imbiancato del Monviso. Secondo Miller, infatti, in queste imprese “i figli dei proprietari hanno passato decenni accanto ai genitori assorbendo costantemente la passione per la missione e per la società, in condizioni emotivamente affascinanti e non sentono che l’azienda appartiene a loro, ma che loro appartengono all’azienda, e che devono esserne all’altezza”. In queste stesse imprese, i dipendenti si affezionano alla società perché la identificano con una famiglia e la famiglia proprietaria, dal canto suo, si impegna a scegliere, far socializzare, formare e seguire i propri dipendenti perché sono loro che hanno il compito di badare all’impresa, il loro bene più prezioso. Nei contatti con i partner commerciali, poi, le relazioni “eccedono di gran lunga il periodo, lo scopo e il potenziale delle episodiche transazioni di mercato o contrattuali” per fondarsi, invece, sulla convenienza di lungo termine. Non c’è dubbio. Si tratta di una lezione che nella Granda deve essere pronunciata con modi sommessi, tanto esprime il comune spirito di intrapresa qui da noi. Tuttavia, cos’è che manca a chi pure si riconosce in questi valori come base comune per sentirsi parte di un’azione sola? Cos’è che genera più facilmente delle divisioni rispetto alla necessaria unità? Eppure, le emergenze della provincia di Cuneo sono evidenti e condivise da ogni parte politica o sociale. Dalle pagine di questo giornale verranno approfondite ancora meglio: dall’annosa carenza delle infrastrutture alla piaga della disoccupazione, che sta riprendendo i valori del passato, passando per la formazione e il riassetto del sistema dell’istruzione e dell’università e dunque dell’educazione, chiave per ogni possibile accesso al futuro. Ecco perché questo giornale vuole offrirsi come luogo fisico di dibattito franco, serrato, non mediato. Non lasciando fuori nulla. Quale ruolo per l’associazione degli industriali? Segue a pag. 3 le firme A questo numero hanno collaborato: Annalisa Audino, Franco Adriano, Pierpaolo Bindolo, Ilaria Blangetti, Ilario Bruno, Giorgio Chiarva, Gianna Gancia, Fabrizio Gardinali, Paolo Gerbaldo, Beppe Malò, Gilberto Manfrin, Maurizio Marello, Silvia Marra, Nicoletta Miroglio, Sonia Pellegrino, Paolo Ragazzo, Paolo Taricco, Alberto Valmaggia IRRIGAZIONE PISCINE FONTANE E.S.I. Spa www.irrigazione.biz le firme Dicembre 2009 comune di alba politica e industria in difesa dell’università Comitato editoriale Giorgio Chiarva (responsabile) Giuliana Cirio (coordinatrice) Michele Ajmone Cuneo Simone Ghiazza Filippo Monge Fabrizio Pepino Direttore responsabile: Fabrizio Pepino Redazione: Autorivari studio associato Corso IV Novembre, 8 12100 - Cuneo Tel. 0171.601962 Fax 0171.436301 [email protected] Editrice: C.S.I. Centro servizi per l‘industria Corso Dante, 51 - 12100 - Cuneo Tel. 0171.455455 Stampa: ROTOSERVICE srl Busca - Fraz. Roata Raffo, 63 Tel. 0171.934616 Pubblicità: PARTNERS srl Via Statuto, 6 - 12100 - Cuneo Tel. 0171.697232 Chiusura: 14/12/2009 Tiratura: 10.000 copie M i è gradito poter, per la prima volta, usufruire di “Provincia Oggi” per far pervenire il mio augurio agli imprenditori ed ai cittadini del nostro territorio albese e della provincia di Cuneo. Il nostro Paese sta attraversando una crisi davvero dura. Nonostante i troppi ottimismi incautamente sparsi, da noi non ha ancora manifestato tutti i suoi effetti. Ci attendevamo organici ed incisivi interventi governativi, che finora non si sono visti. Gli enti locali hanno a disposizione strumenti limitati. Molti - e tra questi il Comune di Alba - hanno impegnato consistenti risorse per fronteggiare le situazioni più delicate nell’ambito sociale, con particolare riguardo alla casa, ad un accesso facilitato a certe provvidenze, al non aumento del costo di servizi fondamentali. Potremmo dare un contributo rilevante attivando programmi di opere pubbliche già predisposti e per cui disponiamo dei fondi necessari. Però il Patto di stabilità interno, concepito con una logica che sfugge al comune buon senso, impedisce tutto ciò. Di conseguenza i Comuni sono costretti a ritardare in modo indecente i pagamenti per lavori già fatti ed a non avviare altri lavori. Tutto ciò crea negli amministratori locali un senso di crescente frustrazione. Contiamo che queste norme insensate vengano modificate, a partire dalla Legge finanziaria, dando sollievo all’economia reale. Spero che anche altri grandi investimenti possano realizzarsi molto presto. Evidentemente penso in primo luogo ai lotti albesi dell’autostrada, indispensabili anche come collante strutturale per questa provincia per molti aspetti slabbrata e soggetta a spinte centrifughe. Mi auguro, infine, che si trovi una soluzione per non affievolire la presenza delle università in provincia. Sono una imperdibile occasione di arricchimento sociale e culturale, capace di eliminare quel gap formativo di cui purtroppo soffriamo. Una voce autorevole del mondo imprenditoriale che affianchi in questa battaglia gli enti locali sarebbe la benvenuta. Maurizio Marello Sindaco di Alba Vuoi centrare i tuoi obiettivi? con noi puoi... CONSULENZA DIREZIONALE CONSULENZA ORGANIZZATIVA STRUMENTI DI MANAGEMENT: MODELLO EFQM CONTROLLO DI GESTIONE BILANCIO SOCIALE PROGETTAZIONE, IMPLEMENTAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE, QUALITÀ, AMBIENTE, SICUREZZA, RESPONSABILITÀ SOCIALE STANDARD ALIMENTARI BRC, IFS, EUREPGAP, HACCP FORMAZIONE IN AMBITO: ORGANIZZAZIONE, GESTIONE RISORSE UMANE, QUALITÀ, AMBIENTE, SICUREZZA “Free Managers S.r.l. è KMZ\QÅKI\I XMZ XZWOM\\IbQWVM ZMITQbbIbQWVMMUIV]\MVbQWVM IOOQWZVIUMV\W LQ ;Q[\MUQ LQ /M[\QWVM 9]ITQ\o )UJQMV\M ;QK]ZMbbI 8ZWOM\\IbQWVM ML MZWOIbQWVM LQ [MZ^QbQ KWV[]TMVbQITQ QV IUJQ\W \MKVQKW ML WZOIVQbbI\Q^W 8ZWOM\\IbQWVM ML MZWOIbQWVM LQ [MZ^QbQ LQ NWZUIbQWVM UIVIOMZQITMº [email protected] CONSULENTI DI DIREZIONE www.freemanagers.it Via Ognissanti, 30/b - 12051 ALBA (CN) - Tel. 0173 287374 - Fax 0173 280875 N° 0 comune di cuneo Dialogo nel rispetto delle diverse posizioni V orrei iniziare questo breve intervento con un sincero augurio di Buon Natale e felice anno nuovo a tutta l’industria cuneese, sicuramente uno dei settori più penalizzati dalla crisi economico-finanziaria globale in corso. Sarebbe desiderio di tutti che sotto l’albero quest’anno ci fosse come regalo l’anticipo di quella ripresa di cui tanti stanno parlando ma che nei fatti fatica ancora a vedersi. Detto questo accolgo con piacere la decisione di Confindustria Cuneo di fare del suo autorevole giornale, “Provincia Oggi”, uno spazio in cui il mondo politico e quello imprenditoriale si possano confrontare e incontrare al di là delle fazioni e nel rispetto dei rispettivi ruoli che ciascuno deve svolgere all’interno della società. Mai come in questo tempo il dialogo è una carta indispensabile da giocare, a tutti i livelli, per evitare l’aggravarsi di situazioni aziendali e politiche quanto mai delicate e le pagine di un giornale sono senza dubbio un luogo idoneo per spostare la discussione dal piano istituzionale a quello sociale. Da parte mia metto in campo tutta l’apertura di cui credo di aver sem- pre dato prova e accetto volentieri un terreno di confronto neutrale in cui tutti i protagonisti sono disposti a far valere le proprie posizioni ma anche a perderle se questo serve alla causa del raggiungimento di un bene comune maggiore. Infine, non posso non mandare il mio ultimo augurio e pensiero a tutte quelle famiglie della nostra provincia in cui, per una causa più grande di noi, qualcuno abbia perso o stia perdendo il posto di lavoro. Anche e soprattutto per loro ha senso che impresa e politica facciano quadrato per impegnarsi a fare il possibile per trovare una soluzione alle situazioni più drammatiche. Buon Natale e felice 2010 a tutti. Alberto Valmaggia Sindaco di Cuneo Dicembre 2009 le firme N° 0 provincia di cuneo collaboriamo insieme nell’interesse comune L a Granda conta 80 mila imprese, la maggior parte a carattere familiare con alcune grandi realtà industriali di livello internazionale. La crisi economica in atto ha colpito tutti i comparti: lo dimostrano le numerose vertenze aziendali degli ultimi mesi e i dati, preoccupanti, sul fronte occupazionale. In quest’ottica sono particolarmente soddisfatta dell’attenzione dedicata ad istituzioni ed organi politici da parte di Confindustria: il lavoro congiunto di enti locali ed associazioni di categoria è infatti risorsa fondamentale per la crescita del territorio e per la ripresa economico-produttiva della Granda. Il rilancio passa anche attraverso la riduzione della carenza infrastrutturale che pregiudica seriamente lo sviluppo della Granda: penso a colle di Tenda, Asti-Cuneo, statale 28 del Col di Nava, statale 21 del Maddalena, ma anche ad un futuro collegamento diretto alla Liguria, come l’Armo-Cantarana. Per poter liberare risorse destinate agli investimenti dovremo essere capaci di incidere sulla spesa pubblica meno produttiva. In quest’ottica si pone il recente varo della Finanziaria provinciale: il documento mette in campo misure puntuali ed articolate di contenimento e di riqualificazione della spesa. La Provincia, di concerto con enti ed istituzioni del territorio, continuerà poi l’impegno diretto all’anticipazione della cassa integrazione straordinaria, oltre alle tante iniziative a sostegno di lavoratori e mondo dell’imprenditoria. Un impegno che sarà più forte ed efficace se condiviso. Con l’auspicio di una collaborazione crescente nell’interesse del territorio, rivolgo a tutti gli industriali cuneesi i migliori auguri di un sereno Natale e di un 2010 ricco di soddisfazioni dal punto di vista personale e in campo professionale. Gianna Gancia Presidente della Provincia ricetta per uscire (insieme) dalla crisi Il mio successo dipende dal tuo Segue da pag. 1 Le istituzioni locali: verso una ricerca di maggiore autonomia ed una fiscalità di vantaggio o sempre più integrate per cercare di drenare meglio le risorse dal centro? Le banche locali e la loro trasformazione in tempo di crisi. Il loro legame con le imprese e chi si affaccia all’impresa. Le agenzie culturali quanto incidono e quanto sono autoreferenziali. I movimenti politici che si calano dall’esterno e quelli che nascono all’ombra dei campa- nili. Sarà il nuovo spirito di queste pagine, maturato a caro prezzo nella teoria e nella prassi economica della massimizzazione del profitto e del valore azionario che abbiamo visto miseramente andare in crisi dove non supportato da un quid in più di lungimiranza. Un contributo offerto a chi, insieme agli imprenditori cuneesi e al loro giornale, vuole costruire una realtà bella e utile per tutti. Franco Adriano Cronista parlamentare “Italia Oggi” Corrispondente Class-cnbc confindustria cuneo coesione sociale come fattore di sviluppo L a lettura dell’enciclica di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, ha rappresentato un’esperienza intensa e stimolante che mi ha spinto a riflettere non solo sui temi che riguardano i destini del mondo e della nostra comunità, ma anche sulla mia esperienza imprenditoriale e associativa. Caritas in veritate esprime un senso del presente “costruito” a partire da un pensiero forte, chiaro, radicato nel Vangelo e nella dottrina millenaria della Chiesa, che va ben al di là degli eventi contingenti dell’economia. Un messaggio rivolto a un’umanità segnata da cambiamenti epocali e da grandi sofferenze indotte o acuite dalla grave crisi finanziaria ed economica che ciascuno di noi sta vivendo. Il Papa abbraccia, con un unico, profondo e coerente sguardo, tutti gli elementi che segnano la nostra esistenza: dalla tecnologia alla politica, dall’economia all’ambiente, dalla genetica alla povertà e al sottosviluppo. Della “lettera” papale molto è stato detto e scritto, io mi limito ad osservare che essa ha ricordato, prima di tutto, che è responsabilità degli uomini orientare la crescita materiale in coerenza con la dimensione sociale e la centralità della persona. Un insieme di elementi che, nella nostra provincia, si sono intrecciati con grande efficacia e originalità. Cuneo, infatti, è una realtà che ricorda quella “società della piccola impresa” descritta da alcuni tra i più attenti economisti e sociologi italiani. Mi riferisco a un territorio fattivo nel quale è protagonista un capitalismo “popolare” fondato sulla cultura del “rischio” diffusa, sulla dimensione personale e, dunque, sulla responsabilità individuale. Gli esiti di questo sono sotto gli occhi di tutti: il nostro è, da tempo, un ampio e differenziato sistema produttivo che saprà dimostrarsi competitivo anche nel nuovo scenario che sta davanti a noi. In pochi decenni la nostra comunità ha conosciuto una mobilità sociale che ha pochi precedenti in Italia e in Europa. Possiamo e dobbiamo essere orgogliosi di questo risultato: la crescita sociale è vita, è dinamismo positivo, è la rappresentazione quotidiana della possibilità di migliorare la propria condizione nel rispetto dei valori condivisi dalla legalità. Certo, sono ben consapevole di quanto sia oggi difficile e delicato parlare del rapporto tra economia e società, così come della qualità delle relazioni tra aziende e lavoratori. Sappiamo bene, infatti, che in questi difficili mesi l’oggettività delle tensioni commerciali e finanziarie, cui sono sottoposte le nostre imprese, paiono portare in secondo piano le ragioni delle persone. Ma, come nella parabola dei “talenti”, dobbiamo tutti sentirci impegnati a tutelare e valorizzare il vero grande “tesoro” che la nostra provincia custodisce. Mi riferisco a quella coesione sociale che rappresenta il primo e autentico fattore di sviluppo. Nella consapevolezza di ciò dobbiamo continuare a dialogare, a costruire coesione riuscendo, nello stesso tempo, ad elaborare le idee, i programmi e le azioni per il nostro rinnovamento. Un impegno da portare avanti perseguendo una visione positiva e condivisa del futuro. Dobbiamo sentirci tutti impegnati ad affrontare questa sfida. Si tratta di un percorso praticabile, ma che impone alla nostra comunità anche di superare scalini, gestire contrasti, correggere squilibri e ricollocare fattori da un utilizzo ad un altro. Naturalmente sono ben consapevole dei rischi che la crisi ci propone ogni giorno, ma sono altrettanto certa che riusciremo a sconfiggerla. Per avere successo dobbiamo attingere a quella stessa forza morale che i nostri padri seppero esprimere in anni nei quali le uniche risorse erano la speranza e la fiducia nelle proprie capacità. Ieri è l’esperienza. Domani è la speranza. Oggi, significa passare dall’una all’altra nel miglior modo possibile. Insieme ci riusciremo. Questo è l’augurio che formulo alla nostra comunità per il prossimo 2010. t1ANETTONE CLASSICO GLASSATO: 750g nel sacchetto Seta: 10,50 € 1 kg nella Latta contenitore a 14,00 € t VASSOIO FRANK a 25,50 €: torta nocciola 400g + barattolo paste di meliga 500g + barattolo cuneesi assortiti 400g + sacchetto cioccolosi 300g + bottiglia moscato 750ml TUTTE LE CONFEZIONI SONO ES104TE 1RESSO IL 1UNTO VENDITA. Nicoletta Miroglio Presidente Confindustria Cuneo Giorgio Chiarva Michele Ajmone Cuneo Simone Ghiazza Filippo Monge Buono OMAGGIO pe per 1 CAFFÈ Ritagliare e presentare nel puntovendita di Borgo S.Dalmazzo. Promotest Provincia OggJt/VNFrPt Scade il 10/01/2010. tBAULETTO TOMMY a 33,50 €: panettone classico glassato 750g + crostata confettura 500g + barattolo cuneesi assortiti 400g + latta caffè macinato Excelsior 250g + barattolo paste di meliga 300g + bottiglia moscato 750ml Via Cuneo,tBorgo S.%BMNB[[PtC/t Tel. 0171 90230t Aperto tutti i giorni dalle 6,00 alle 19,30 1ROSSIMA NUOVA A1ERTURA:1iazza Galimberti,t$UNEO Anche vendita on line:www.storeorsobianco.com L’immagine che di noi industriali viene spesso proposta è un’immagine non positiva. è purtroppo molto comune vederci indicati come sfruttatori della manodopera piuttosto che evasori delle tasse, senza che vi sia una voce in nostra difesa, una voce che dichiari quello che pensiamo, cosa facciamo, quali fatiche, quali angosce, quante notti insonni, quanti dubbi, per quali scopi, con quali mezzi, ecco, oggi noi vorremmo che questo giornale diventasse il mezzo col quale esprimerci e raccontarci. Noi industriali vogliamo dire la nostra perché siamo fieri di cosa stiamo facendo, perché siamo fieri di essere una delle colonne portanti della società e perché non abbiamo paura di confrontarci. Come detto prima questo non è il prodotto finito e anche se riteniamo di avere le idee chiare per fare un giornale che sia di gradimento alla maggioranza di voi riteniamo altresì che qualunque suggerimento, consiglio e anche critica sia un ausilio indispensabile per ottenere il risultato che ricerchiamo. Per questa ragione dai prossimi numeri inizierà un forum al quale chiunque, anche non associato, potrà partecipare. Queste sono le ragioni per le quali stiamo ristrutturando il nostro giornale, per essere presenti e per fare opinione ma dove chiunque potrà intervenire per concordare o per criticare, non importa. Perché crediamo che solo confrontando tutte le tesi e le opinioni possiamo crescere, tutti insieme. Perché tutti insieme si cresce, o, al contrario, tutti insieme no. tCOFANETTO WINNY a 16,00 €: barattolo cuneesi assortiti 400g + barattolo baci di dama 400g + barattolo brutti e buoni 200g. tCOFANETTO TEDDY a 27,50 €: barattolo cuneesi assortiti 600g + barattolo baci del cavaliere incartati 350g + barattolo baci di dama incartati 350g + barattolo paste di meliga 500g qualcosa è cambiato Segue da pag. 1 Confezioni NATALE a partire da 13,00€: tCOFANETTO WINNY a 13,00 €: barattolo esse zuccherate 350g + barattolo caffettati 350g + barattolo paste di meliga 300g. L’editoriale infrastrutture - il domani Dicembre 2009 N° 0 per una provincia al passo coi tempi non basta colmare il gap col passato La realizzazione dell’Asti-Cuneo e del Tenda bis, non fanno altro che recuperare un ritardo infrastrutturale cronico. E poi? Paolo Ragazzo D a dove iniziare a sbrogliare la matassa per rilanciarsi fuori dalla crisi? Su quale fattore occorre investire? C’è chi dice che non possiamo tollerare oltre la sofferenza del comparto edile e che lì bisogna intervenire. Per qualcuno il “new deal” passa per le energie alternative. Come dimenticare, poi, l’affanno del settore primario: “senza agricoltura si muore”, recitano cartelli di protesta sparsi per i cortei di mezza Italia. “Le nuove infrastrutture sono quelle informatiche, sapranno far recuperare il divario tecnologico e snelliranno i processi lavorativi”, sostiene qualcuno. Potremmo portare tanti altri esempi di “ricette” che esperti, economisti, sociologi e politici stanno in questi mesi elaborando; da quando il 15 settembre 2008 (crack di Lehman Brothers in Usa) il mondo si accorse che i progetti umani di crescita infinita avrebbero dovuto fare i conti con una crisi epocale alle porte. Il dibattito è molto aperto anche in provincia di Cuneo, dove il difficile momento economico ha reso ancora più evidenti quelle lacune che il sistema produttivo locale da anni conosce, ma che da troppo tempo restano senza risposta. È quasi immediato il riferimento alla mancanza di grandi opere di collegamento con il resto del Paese: la “telenovela” per il completamento della AstiCuneo e la partenza dei lavori per il raddoppio del Tenda, sono gli esempi più noti. Su entrambi i fronti ci sono stati negli ultimi mesi importanti passi in avanti e da più parti è stato assicurato che nel giro di qualche anno le opere potranno finalmente essere consegnate alla collettività. Dopo decenni di attesa i cuneesi dovranno pazientare ancora un po’, ma all’orizzonte si intravedono schiarite che inducono a essere ottimisti. Una domanda, tuttavia, sorge spontanea: basterà recuperare il gap di infrastrutture per consentire alla Granda di competere alla pari con altri territori? O sono necessari investimenti anche in altre direzioni per sostenere un sistema che ha le potenzialità per primeggiare in Italia e in Europa? Lo abbiamo chiesto a quattro imprenditori associati a Confindustria Cuneo che, per esperienza e competenza dirette, si possono a ragione considerare dei buoni conoscitori del modello economico cuneese. Il doppio ponte sul fiume Stura dell’attraversamento Est-Ovest della città di Cuneo in una foto aerea infrastrutture viarie piattaforma logistica Prevediamo le ricadute sul territorio Prima bisogna ultimare la rete viaria Filippo Monge Imprenditore con delega alle Infrastrutture e all’Università Presidente Ance Cuneo Giovanni Battista Mellano Presidente Nord-Ovest srl Membro di Giunta Camera di commercio di Cuneo “Dobbiamo capire fin da adesso che servono sane e intelligenti politiche di investimenti, come già avviene nella vicina Francia del sud, in Galles ma anche in Germania e persino in Irlanda. Non serve avere una capillare catena di bed & breakfast, se poi non abbiamo la rete stradale necessaria per far arrivare i turisti. Servono, invece, strategie di marketing territoriale condivise ed efficaci. È ora di finirla con i convegni, bisogna passare alla fase attiva. In questo senso sarebbe molto interessante rivedere il ruolo di una società come Fingranda, che potrebbe fare le veci di un’agenzia di gestione e promozione del territorio attraendo e incanalando nuovi investimenti. È chiaro che i progetti futuri vanno pensati sulla linea dei due grandi corridoi che attraversano l’Europa passando nella nostra provincia, il corridoio 5 Lisbona-Kiev e il corridoio 24 Genova-Rotterdam, ma è necessario che tutti gli assessori alle Attività produttive dei Comuni della nostra provincia si coordino per agire all’unisono. Perché bisogna pensare che la realizzazione di qualsiasi infrastruttura, grande o piccola che sia, modifica inequivocabilmente la geografia urbana ed economica del territorio su cui insiste. Per fare un esempio: la realizzazione della circonvallazione di Sommariva Perno, spostando il traffico pesante dal centro cittadino, penalizzerà l’attività delle microimprese che lavorano su un’arteria che vede transitare ogni giorno dieci mila mezzi, per andare a creare opportunità di lavoro e di sviluppo ad altre attività altrove. Non è sufficiente realizzare le opere, ma bisogna prevedere le ricadute delle infrastrutture sul territorio”. “Senza alcun dubbio la piattaforma logistica è un’opera necessaria per la nostra provincia, ma con una proiezione che va da qui ai prossimi vent’anni. Risulta difficile, infatti, pensare alla realizzazione di una piattaforma senza che la nostra provincia si sia prima dotata di una rete infrastrutturale viaria che permetta il normale svolgersi dei collegamenti stradali di base. Quindi, prima ultimiamo l’autostrada, mettiamo a posto i valichi, ottimizziamo la rete ferroviaria: poi penseremo a come e dove fare la piattaforma. Anche perché bisogna intendersi su cosa intendiamo oggi, quando diciamo piattaforma logistica. Pensiamo ad una struttura in cui pervengono tutte le merci destinate alla provincia e da cui esse partano, tramite diversi mezzi di trasporto, per le loro destinazioni finali, oppure ad uno snodo merci funzionale soprattutto agli spedizionieri e agli autotrasportatori? Purtroppo è difficile dire, oggi come oggi, qual è la soluzione migliore. Certo è che, nell’attesa, tante aziende si sono già messe a posto costruendosi ciascuna la sua piccola piattaforma. Infine, non si può pensare ad una piattaforma logistica guardando solo alla nostra provincia, ma l’idea va contestualizzata almeno in un ambito regionale. A questo proposito resta da chiedersi come mai nel recente piano della Regione Piemonte non figuri nessuna piattaforma sita in provincia di Cuneo. Bisogna pensare ad una piattaforma in grado di dialogare con il resto del territorio, integrata con le altre piattaforme delle province limitrofe, altrimenti non serve a nulla”. Dicembre 2009 infrastrutture - il domani N° 0 divario digitale deficit energetico Un duro colpo alla competitività delle aziende Energia dai rifiuti senza pregiudizi ideologici Mauro Gola Vice presidente Confindustria Cuneo Presidente Comitato Piccola Industria Cuneo Alessandro Battaglia Imprenditore con delega a Energia e Ambiente Presidente Gruppo Giovani Imprenditori “La nostra provincia, anche a causa della sua conformazione morfologica, è in una zona di divario digitale, inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle tecnologie di comunicazione e informatiche basate su Internet a banda larga, la cui diffusione è considerata un fattore di crescita economica e occupazionale per qualsiasi Paese. Purtroppo, questo divario tende progressivamente ad aumentare con lo sviluppo tecnologico, che da una parte offre sempre maggiori possibilità di sviluppo di servizi e di business, ma dall’altra penalizza sempre più marcatamente chi sta all’interno delle aree non sviluppate. Oltre ad avere un’importante valenza sociale, il problema rappresenta un ostacolo significativo alla competitività delle aziende: mai come in questo momento, infatti, le tecnologie non sono neutre e dal tipo di scelte derivano diversi modelli di organizzazione del lavoro e di strategia di sviluppo. Quotidianamente molte imprese ci segnalano problemi di qualità e di continuità di servizio e soffrono la non affidabilità delle infrastrutture di comunicazione e la non chiarezza degli sviluppi strategici. Per ovviare a questa situazione, occorre sviluppare le infrastrutture necessarie a raccordare gli utenti finali (aziende, strutture di ricerca, luoghi di pubblica utilità e singoli cittadini), collocati sul territorio provinciale, al nodo di backbone locale. Solo in tal modo, infatti, saremo in grado di creare le condizioni tecnologiche e di mercato affinché l’opportunità di accesso risulti realmente diffusa, anche nei confronti dei cittadini. Per raggiungere questi obiettivi la Regione Piemonte ha avviato il programma Reduce Digital Divide, mentre la nostra associazione si è già mossa da tempo favorendo la nascita di Granda in Rete (consorzio che raggruppa operatori dell’Ict della provincia focalizzati su soluzioni Wireless out door) e cercando contatti istituzionali con Telecom e altri operatori, al fine di governare a favore delle imprese del territorio i progetti per ridurre il digital divide”. “Il tema energetico riveste un’importanza molto grande per le imprese e per la società. In questi anni l’inefficienza del settore energia in Italia ha avuto riflessi esiziali sul conto economico e sulla possibilità di operare di molte aziende. È utile ricordare due macro dati: in primo luogo il costo dell’energia in Italia è significativamente superiore rispetto a tutti i Paesi competitors (in Francia la media industria paga l’energia elettrica circa la metà che in Italia); in secondo luogo la nostra provincia ha un saldo negativo tra produzione e consumo di energia elettrica del 35% (produce il 35% in meno di quanto produce), l’Italia di poco più del 10%. Il Paese e il territorio devono lavorare per eliminare o almeno ridurre le inefficienze e le differenze ricordate in precedenza. Alcuni degli strumenti necessari possono essere individuati in un quadro normativo più chiaro ed efficace, nella sburocratizzazione degli iter autorizzativi, nel sostegno alle energie rinnovabili (con particolare attenzione all’idroelettrico e alle biomasse), nella valutazione attenta e senza pregiudizi delle potenzialità dei rifiuti, nel superamento di posizioni solo ideologiche non supportate da riscontri scientifici (Nimby). Imboccare la strada delle energie rinnovabili consentirebbe di avvicinare due grandi obiettivi: permetterebbe di provare a tendere al target 20-20-20 che prima (2020) o dopo (2030?) il mondo e l’Italia dovranno raggiungere e di svincolare parzialmente il fabbisogno energetico della nostra economia dal petrolio. Inoltre i “green jobs” (lavori che impiegano persone nelle attività connesse allo sviluppo di fonti di energia alternativa come l’energia idroelettrica, eolica, etc.) potrebbero permettere di riassorbire parte della crisi occupazionale che colpisce settori più tradizionali dell’economia. Confindustria deve dare un contributo a questa azione in termini di proposte, di analisi e di rappresentazione dei bisogni delle aziende”. infrastrutture - l’oggi Dicembre 2009 N° 0 grandi opere - lo stato dell’arte priorità all’asti-cuneo e al tenda bis La Provincia assicura un repentino ok ai tratti albesi dell’autostrada, mentre nel 2010 partiranno i lavori per il secondo valico Ilario Bruno M entre continuano le preoccupazioni degli amministratori locali per la nuova organizzazione del collegamento ferroviario Cuneo-Nizza, l’attenzione del mondo politico e imprenditoriale è concentrata sulle prossime tappe dei lavori delle due opere considerate, in questo momento, prioritarie: AstiCuneo e Tenda bis. Con un occhio alle prospettive di una migliore fruibilità di tali infrastrutture per inserire finalmente la Granda al centro di alcuni snodi viari importanti verso la Francia e la penisola Iberica da una parte e verso la pianura Padana e l’Est Europa dall’altra. In merito a questo problema il senatore cuneese Giuseppe Menardi ha proposto la riattivazione del Comitato di monitoraggio per i valichi alpini. “La necessità di rendere permeabili le Alpi - ha detto il vice presidente della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato - è per recuperare il ritardo infrastrutturale della nostra provincia che ha collega- Il Natale che hai sempre sognato! Giuseppe Menardi menti risalenti all’epoca napoleonica, come nel caso del tunnel di Tenda. In tal senso potrebbe servire una commissione-osservatorio che sia anche cabina di regia sopranazionale per le comunicazioni transfrontaliere”. Il Comitato dovrebbe coinvolgere, oltre ai francesi, coloro che si occupano di valichi in Italia, allo scopo di integrare i rapporti in modo fattivo. Tra l’altro, con il rischio saturazione dovuto all’aumento del transito di auto e Tir attraverso l’arco alpino, si condivide l’essenzialità della linea ferroviaria Torino-Cuneo-Nizza, rispetto al quale il ministro Altero Matteoli in persona ha assunto l’im- Aperti tutte le domeniche di Dicembre Dicembre! Borgo S.Dalmazzo Galleria Borgomercato tel. 0171265525 Sfrutta la convenienza. Vieni all’Outlet del Podio Sport presso l’Iperstanda, in galleria Borgomercato. SCONTI fino al per tutto il mese di dicembre CUNEO Mad. Olmo, via Chiri, 10 tel. 0171.413210 SALUZZO Corso Italia, 71 tel. 0175.249349 PINEROLO via Bogliette 3 tel. 0121.393228 MONDOVÍ piazza Ellero 70/72 tel/fax 0174.551932 pegno di trovare un accordo tra enti per il finanziamento di installazioni di un doppio impianto di sicurezza su un certo numero di convogli, per evitare interruzioni nel collegamento. Intanto, al bando di gara per il Tenda bis, sono 27 le aziende che hanno chiesto di partecipare alla gara di appalto, che prevede sia la redazione del progetto esecutivo delle opere sia la loro realizzazione. Ai concorrenti in possesso dei requisiti richiesti, l’Anas ha inviato due mesi fa la lettera d’invito per la presentazione delle offerte. L’aggiudicazione definitiva dell’appalto è prevista per maggio 2010, termine a partire dal quale potranno iniziare subito i lavori del nuovo tunnel a doppia canna e le opere accessorie. “Sul cronoprogramma dell’intervento - dichiara la presidente della Provincia, Gianna Gancia - abbiamo risparmiato qualche mese, perché non dovranno essere anticipati i lavori, dapprima considerati propedeutici, sull’opera di presa della sorgente San Macario”. La consegna della nuova canna del Tenda, a conti fatti, potrà avvenire nel 2014 (poi si passerà all’adeguamento della vecchia) quindi grosso modo in coincidenza con la consegna dell’Asti-Cuneo. E sulla nuova autostrada, mentre proseguono i lavori sul versante cuneese, c’è attesa per l’autorizzazione ministeriale relativa ai tratti albesi più complessi, che prevedono i due tunnel di Verduno e sotto Alba. Si prevede una risposta a breve. Soltanto quando l’iter di valutazione di impatto ambientale sarà concluso ci si potrà confrontare con un cronoprogramma dei lavori finalmente definitivo e potranno decollare i lotti 2.5 e 2.6, che peraltro ancora fanno discutere poiché da qualcuno considerate soluzioni non idonee. Ma sul punto il vice presidente della Provincia Giuseppe Rossetto è tassativo: “Per il lotto 2.5 di Alba e il lotto 2.6 di Verduno sono state valutate diverse ipotesi di tracciato e si è giunti alla decisione di realizzare delle gallerie sotto la collina di Verduno e il fiume Tanaro per salvaguardare i paesaggio, limitando così l’impatto ambientale, altrimenti elevato nelle zone di Vivaro e Mussotto. Questo permetterà inoltre di salvaguardare la tangenziale di Alba, evitando la commistione del traffico locale con quello autostradale”. Ritornando al tratto cuneese, c’è da aggiungere che per il lotto 1.6 di collegamento con l’Est-Ovest la Provincia sta valutando con i Comuni interessati, ovvero Cuneo e Cervasca, la fase istruttoria. Il tratto cuneese dell’autostrada sarà consegnato verosimilmente a cavallo tra 2011 e 2012, poi ci vorrà qualche mese per l’innesto sulla Est-Ovest. In attesa che il tempo passi e porti i risultati attesi, il 1° dicembre si è tenuto un tavolo di lavoro in Provincia con i vertici di Anas e società Asti-Cuneo spa per definire alcune migliorie alla strada statale 231. Obiettivo: scoraggiare il traffico pesante attualmente concentrato sulla statale, indirizzandolo all’utilizzo dell’autostrada. Per quanto riguarda in specifico la questione degli abbonamenti agevolati per i residenti nella tratta Asti-Cuneo, l’amministratore delegato della società Giuseppe Sambo ne ha annunciato l’introduzione con il nuovo anno, con uno sconto rilevante. l’intervista - giuseppe menardi verso Un “nuovo Mercantour” per dare senso alla viabilità esistente Giuseppe Menardi, senatore, è vice presidente della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione del Senato. è sua la proposta di pensare ad un “nuovo Mercantour” per offrire una risposta alle domande del traffico commerciale, collegando la Francia con Milano passando attraverso Cuneo. Senatore Menardi, ci parli del suo progetto e dei vantaggi che ne deriverebbero per i collegamenti... “La mia proposta è di pensare ad un nuovo Mercantour, per favorire un collegamento tra Aix-en-Provence e Milano che, guardando la cartina, si comprende come passi dal Colle della Maddalena. Dobbiamo dare un senso alla viabilità esistente, guardando al medio periodo, quando l’Asti-Cuneo nel 2014 sarà ultimata e non potrà limitarsi a servire la città di Cuneo con il suo bacino di 100 mila abitanti, ma avrà un senso se farà parte di un collegamento internazionale che potrebbe essere tra Aix-en-Provence (dove c’è un’autostrada che arriva fino a Tallard) e Cuneo. Questo progetto consentirebbe di utilizzare una viabilità già pronta sul versante francese, dando quindi un senso a una viabilità esistente. Il costo potrebbe essere ammortizzato negli anni, ricorrendo anche ad una concessione a tempi lunghi, cercando di reperire fondi sul mercato internazionale, ancorché lo Stato italiano possa intervenire direttamente”. Sul raddoppio del Tenda non ci sono più dubbi. L’opera era attesa ed è importante ma servirà soprattutto il traffico turistico… “è evidente che il valico serve soprattutto un traffico turistico e, al di là del fatto che i francesi sono contrari ad un suo utilizzo a fini commerciali, anche per ragioni di tipo finanziario, vi sono impedimenti oggettivi in tal senso, considerando che la viabilità in tutta la valle Roja sarebbe da rivedere. Dobbiamo quindi sin d’ora pensare risposte alternative a una domanda che arriva da chi utilizza i valichi per esigenze di tipo commerciale”. C’è il Frejus… “Ormai è diventato una gallina dalle uova d’oro. Ho già preparato un’interrogazione parlamentare, perché abbiamo una gestione dei valichi in regime di sostanziale monopolio, dove possono essere imposte tariffe anche al di là di ritorni. E la società che gestisce il Frejus ha di nuovo aumentato il pedaggio. Non dimentichiamo che in passato gli investimenti sono stati quasi tutti pubblici, e oggi il Frejus è una gallina dalle uova d’oro per il concessionario”. Come la mettiamo con la prossima interruzione della linea CuneoVentimiglia-Nizza? “Proprio nei giorni scorsi ho avuto assicurazione dal direttore regionale di Trenitalia Claudio Teti che il provvedimento non pregiudica in alcun modo i collegamenti sulla linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza. Il contratto di servizio in essere tra le Regioni Piemonte e Liguria con le Fs garantisce la piena funzionalità sulla tratta italiana, che continuerà in modo diretto da Torino a Bordighera. Il cambio di convoglio a Breil riguarderà esclusivamente i viaggiatori diretti a Nizza. Per ovviare a questa situazione sarà importante concentrare gli sforzi politici e istituzionali nei prossimi mesi, in stretto raccordo con gli amministratori francesi della regione confinante del Paca. Darò il mio pieno appoggio, in questo senso, a tutte le iniziative che si renderanno necessarie per arrivare a una soluzione del problema”. Dicembre 2009 oltre la crisi N° 0 settore controtendenza il dolciario non sente la recessione Gli indicatori di crescita e il portafoglio ordini dei due colossi del panettone, Balocco e Maina, oscillano dal + 10 al +18 % Ilaria Blangetti S i parla di crisi e di momento difficile ma c’è un settore che, soprattutto in coincidenza del periodo natalizio, proprio non si può lamentare. Stiamo parlando del settore dolciario, dove il mercato va semplicemente bene. “Operiamo in un settore anticiclico - commenta Alberto Balocco, amministratore delegato della Balocco - che prescinde dai principi macroeconomici del sistema. Noi produciamo prodotti da ricorrenza e prodotti continuativi, quali i biscotti per la prima colazione e notiamo un rafforzamento dei consumi domestici, un consumo più controllato che premia la colazione a casa rispetto a quella al bar. Forse sì, questo può essere effetto della crisi, ma noi registriamo un forte sviluppo della quota di mercato riservata ai biscotti per il mattino. Siamo molto soddisfatti anche per quanto riguarda la produzione da ricorrenza: anche se è ancora presto per fare bilanci abbiamo già degli indicatori di crescita che oscillano tra il 15 e il 18% e anche la Pasqua 2009 si era chiusa in cifre I consumi alimentari nella Granda Spesa media mensile familiare in euro Pane e cereali Dolciumi e drogheria Carni e salumi Pesce Oli e grassi Latte, formaggi e uova Legumi e ortaggi Frutta Bevande Totale Fonte: Unioncamere Piemonte 59,21 47,36 61,41 16,69 8,92 55,46 26,83 23,90 21,50 321,29 con un segno positivo”. La fossanese Balocco è la seconda azienda in Italia nel settore dolciario, “con un fatturato in costante crescita da ormai cinque anni - continua Balocco - e quest’anno arriveremo ad un fatturato di 120 milioni di euro”. Anche l’altra grande azienda leader nella produzione di panettoni, la Maina, si dice più che soddisfatta. “Il portafoglio ordini indica un più 10% - commenta Marco Brandani, amministratore delegato della Maina -. In generale il mercato del panettone è in controtendenza con altri settori in crisi, si tratta di un prodotto da ricorrenza al quale difficilmente le famiglie italiane sono disposte a rinunciare. Qualcosa a livello italiano ha perso, circa un 1%, ma non è un’oscillazione dettata dalla crisi. Non abbiamo registrato battute d’arresto neanche l’anno scorso, quando si parlava fortemente di Natale povero. Sicuramente questo successo è dato anche da fattori psicologici, in un clima di insicurezza non si rinuncia ai simboli della tradizione e al buon Natale all’italiana”. Natale vuol dire panettone ma anche i.p. nuova sede a parigi nel 2010 per la “bios management” Dopo un 2008 all’insegna di una forte crescita, Bios ha potuto affrontare il 2009 con un organico ricco e completo, che le ha permesso di sostenere progetti di consulenza e sviluppo sempre più complessi e di collaborare con aziende di dimensioni sempre più rilevanti. Ne sono testimonianza, tra le altre, le collaborazioni iniziate con Unifarma Distribuzione, leader nazionale nella produzione e distribuzione di prodotti farmaceutici, con l’istituto di riabilitazione Santo Stefano, struttura sanitaria di primaria importanza della regione Marche e, negli ultimi mesi, con il Gruppo Iride, società quotata, nata dall’integrazione fra Aem Torino e Amga Genova, con la quale è in atto un importante progetto di elaborazione di reportistica direzionale ad hoc per l’Ad. Queste ed altre realtà si sono affiancate ad un parco clienti che, dal settore bancario al no profit, dall’automotive al food&beverages, ha potuto godere di un servizio sempre più efficiente e di grande qualità. Altro punto chiave di un ottimo 2009 è il crescente interesse che Bios ha suscitato all’estero, con diversi incontri commerciali e collaborazioni con importanti aziende francesi, che porterà il prossimo anno ad aprire una sede Bios anche a Parigi. Nelle parole di Fabio Ghi, Ceo di Bios, tutta la soddisfazione per un anno che si chiude con ottimi risultati e prospettive per il futuro altrettanto buone: “Come ogni anno, dicembre “Nel 2008 - spiega Fabio Ghi abbiamo avuto un rilevate incremento di fatturato e la qualità del lavoro è aumentata significativamente, anche grazie ad un’offerta più ampia” è il mese in cui ci volgiamo indietro e proviamo ad analizzare il percorso degli ultimi 12 mesi. Anche quest’anno possiamo essere soddisfatti di quanto abbiamo fatto. C’è stato un rilevante incremento di fatturato e, in generale, la qualità del lavoro (intesa come soddisfazione dei clienti) è aumentata significativamente, grazie anche ad un’offerta più ampia, sia in termini di prodotti che di competenze. Vorrei quindi ringraziare a nome di Bios tutti i collaboratori che hanno contribuito a questo successo e naturalmente tutti i clienti che hanno voluto rinnovare la loro fiducia in noi. Due menzioni particolari vanno ad altrettanti partner d’eccezione: Board, che anche quest’anno ci ha supportato con grande disponibilità e tempestività, e Servizi bancari associati, con cui proseguono proficuamente diversi progetti e con cui si sta ormai consolidando un rapporto di fiducia reciproca destinato a durare nel tempo. A tutti quanti e a voi lettori, da parte di Bios i migliori auguri per un felice Natale ed un 2010 ricco di soddisfazioni”. cioccolato, alimento che ormai è entrato nelle nostre abitudini alimentari quotidiane. “Il picco di Natale - dicono Gibi e Alberto Mantelli, rispettivamente direttore commerciale e marketing della Venchi e amministratore delegato del Relais Cuba Chocolat - è sempre più diluito, infatti il cioccolato è sempre più un alimento che prescinde dall’idea regalo. Il cioccolato, poi, ha un impatto antidepressivo e difficilmente, anche in un periodo non prospero, i clienti decidono di privarsene. Per quanto riguarda il cioccolato da regalare stiamo riscontrando un trend positivo in linea con la passata stagione. Il nostro è un prodotto che offre un’ottima qualità, sbilanciata a favore di un prezzo accessibile. La nostra azienda esporta cioccolato in 46 Paesi che rappresentano il 15% del nostro fatturato annuo, con alcuni negozi monomarca sparsi per l’Europa”. “Noi non produciamo nello specifico prodotti natalizi - commenta Luca Bonelli, direttore generale di Orsobianco dolciaria - ma prodotti dolciari di qualità, a prezzi compe- titivi, presenti sulle nostre tavole tutto l’anno. Abbiamo aperto appena un anno fa lo store a Borgo San Dalmazzo e siamo molto soddisfatti: la nostra azienda registra un netto segno positivo”. Un settore che traina il mercato quindi, ma non si registra nessuna criticità? “I problemi possono arrivare dalla distribuzione organizzata che non sempre è composta da commercianti solidi ed affidabili - commenta Balocco -. In un momento come questo bisogna essere cauti nella scelta dei centri da rifornire con i nostri prodotti. Soffre un po’ il mercato estero, dove il panettone viene visto come un prodotto facilmente sostituibile e non necessario per festeggiare il Natale, ma l’impatto sulle nostre aziende è minimo”. “Siamo stati costretti a fare delle scelte di distribuzione - aggiunge Brandani - ma le difficoltà del nostro settore in realtà sono quelle legate a tutto il mondo imprenditoriale, ossia troppa burocrazia e normative locali che non permettono a tutti i produttori, a parità di sforzi, di lavorare nello stesso modo”. dentro la crisi Dicembre 2009 N° 0 rapporto banche/imprese dalla stretta del credito alla crisi La crisi ha accresciuto il fabbisogno di finanziamento delle aziende: la recessione è conseguenza, non causa della restrizione del credito Sonia Pellegrino “L a flessione dei prestiti bancari in Italia e nell’eurozona è stata finora contenuta, soprattutto se rapportata alla caduta del Prodotto interno lordo, e ciò sembra escludere l’esistenza di un vero e proprio credit crunch. Ma le indagini qualitative indicano che la stretta selettiva del credito alle imprese e, in minor misura, alle famiglie ha preceduto la contrazione di investimenti e consumi, mentre la crisi ha accresciuto il fabbisogno di finanziamento delle aziende. Come dire: la recessione è una conseguenza e non una causa della restrizione del credito”. Così Mauro Gola - vice presidente di Confindustria Cuneo, presidente del Comitato Piccola Industria, coordinatore dell’Unità di Crisi attivata dall’organizzazione degli imprenditori cuneesi e imprenditore con delega per il settore banche e credito commenta i dati contenuti nella nota del Centro Studi di Confindustria nazionale circa la stretta creditizia. Il documento, oltre ad analizzare Mauro Gola che cos’è Credit Crunch è un’improvvisa riduzione della disponibilità di credito, indipendente dall’andamento dei tassi di interesse governati dalle banche centrali. Perciò è originato da fattori interni al sistema bancario e finanziario. In presenza di una variazione dei tassi di interesse ufficiali diventa più difficile valutare se sia in atto effettivamente un crunch creditizio, perché questa variazione muta le condizioni in cui il sistema bancario opera e non fa quindi emergere appieno le conseguenze di quei fattori interni. la congiuntura economica, spiega il reale significato di una locuzione, quella di credit crunch, tristemente abusata in questo periodo, ma di cui, forse, non tutti conoscono la reale accezione. Il credit crunch è un’improvvisa riduzione della disponibilità di credito, indipendente dall’andamento dei tassi di interesse governati dalle banche centrali, perciò è originato da fattori interni al sistema bancario e finanziario. In presenza di una variazione dei tassi di interesse ufficiali diventa più difficile valutare se sia in atto effettivamente un crunch creditizio, perché questa variazione muta le condizioni in cui il sistema bancario opera e non fa quindi emergere appieno le conseguenze di quei fattori interni. Certo è che le indagini condotte in questi mesi non solo da Confindustria, ma anche da autorevoli società di ricerca sia a livello globale sia in ambito nazionale, forniscono tutte le medesime indicazioni: le imprese sostengono che si è verificato un irrigidimento delle condizioni di accesso al credito attraverso spread più alti e costi non legati al tasso di interesse, richiesta di ulteriori garanzie, anche personali, e minore disponibilità delle banche a erogare, con allungamento dei tempi di delibera dei prestiti. Se questi indicatori non sono di per sé un segnale della stretta creditizia, il Centro Studi di Confindustria si sofferma ad analizzare dei dati interessanti, contenuti nelle ricerche della Markit o della Bce, circa il fabbisogno di credito delle imprese manifatturiere: entrambi gli studi confermano un incremento del fabbisogno di prestiti bancari sia tra le piccole e medie imprese sia tra le grandi imprese. Tra i fattori che spiegano l’incremento del fabbisogno di credito da parte delle imprese c’è, almeno in Italia, l’allungamento dei tempi di pagamento. Questi sono già molto lunghi nel confronto internazionale, essendo tra le imprese del nostro Paese pari a 88 giorni (68 di prassi più 20 di ritardo), contro 65 in Francia, 51 nel Regno Unito e 46 in Germania (dati Intrum Justitia 2008). Con la crisi si sono ulteriormente dilatati. Altro aspetto evidenziato dal Centro Studi di Confindustria è la diminuzione dell’erogazione dei prestiti. Il non certo roseo status quo porta l’organizzazione degli industriali a fare delle richieste ben precise per sostenere il fabbisogno di credito delle imprese. “Contro la restrizione del credito che incombe sulle pmi - spiega ancora Mauro Gola -, si chiede che vengano allentati, per 18 mesi, i vincoli patrimoniali imposti da Basilea 2, che frenano le banche nel concedere finanziamenti alle imprese. Occorre garantire in via automatica e immediata la deducibilità fiscale delle perdite su crediti, qualora si ricorra agli strumenti studiati per aiutare le imprese a superare la crisi e quindi consentire agli istituti bancari minori accantonamenti a fronte dell’erogazione dei prestiti alle picccole e medie imprese, rendendo meno stringenti i vincoli patrimoniali e diluendo la valutazione del rischio del credito. Una misura che però si deve riflettere integralmente su una maggiore erogazione di credito alle imprese”. convegno - intesa sanpaolo/confindustria le ripercussioni della crisi sulle imprese a conduzione familiare ® consegne in ITALIA ed ESTERO Confezioni in svariate misure totalmente personalizzabili per ogni vostra esigenza CUNEO | Via Roma, 31 | Tel./Fax 0171 601619 Natale duemila9 BORGO SAN DALMAZZO (CN) | Via Cuneo, 85 - Tel. 0171 265644 - Fax 0171 721285 CARRELLI ELEVATORI E SISTEMI DI MOVIMENTAZIONE INTERNA A u g u r i w w w . v a u d a g n a c a r r e l l i . c o m C ome gestire un’impresa a conduzione familiare nella delicata fase del passaggio generazionale, quali sono le richieste a cui deve rispondere questa tipologia di azienda per vincere la difficile sfida della competizione in un mondo sempre più globalizzato e, soprattutto, quali strumenti ha a disposizione. Per chiarire questi e altri punti si è svolto il 3 dicembre scorso, in Confindustria a Cuneo il convegno “Crescita e governance nelle imprese familiari”, organizzato da Intesa Sanpaolo Private Banking e Confindustria Cuneo. Il vice presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, ha aperto il seminario ricordando come “le imprese familiari costituiscono il cuore del tessuto produttivo della Granda ed è quindi sempre più necessario che esse conoscano le possibilità tecniche per garantire un adeguato e sicuro passaggio del testimone da una generazione ad un’altra”. Fare impresa oggi non è un gioco facile per via delle complessità che interessano non solo l’economia, ma anche la società e le dinamiche familiari, e nel corso dell’incontro i rappresentati del gruppo Intesa San Paolo hanno fornito indicazioni molto utili per Da sinistra: Stefano Marchesotti, Umberto Strano e Flavio Ravera le aziende cuneesi. Alla presenza di Paolo Bagetta, coordinatore Liguria e Piemonte Sud Intesa Sanpaolo Private Banking (Isbp), il primo a prendere la parola è stato Fabrizio Guelfa del Servizio Studi del gruppo bancario, che ha illustrato le previsioni di sviluppo delle aziende italiane, concentrandosi sulle ripercussioni della crisi in atto e sulle strade da percorrere per un rilancio delle nostre Pmi. Si è passati, poi, ad analizzare gli aspetti tecnici e fiscali legati all’utilizzo dei Trust con Flavio Ravera (responsabile Wealth Management Intesa Sanpaolo Private Banking); questo particolare istituto del sistema giuridico è uno strumento di origine anglosassone sempre più usato anche nel nostro Paese e serve a regolare una molteplicità di rapporti giuridici, in particolare in materia di successione e diritto societario. È toccato, poi, a Stefano Marchesotti della Sirefid, fiduciaria del gruppo Isbp, spiegare cosa sono e come funzionano i Patti di Famiglia, contratti utilizzati dall’imprenditore per trasferire, in tutto o in parte, la propria azienda ad uno o più discendenti. Il convegno è stato chiuso, infine, da Umberto Strano (direttore generale Intesa Sanpaolo Trust Company) che è ritornato a parlare di Trust connessi al passaggio generazionale, definendone gli attori, i beni oggetto del conferimento, il ciclo di vita, gli ambiti di intervento e, soprattutto, confrontandoli con i Patti di Famiglia, per far capire la convenienze nell’usare l’uno piuttosto che l’altro strumento. Dicembre 2009 dentro la crisi N° 0 convegno - “le opportunità di credito per i giovani” le banche devono “cambiare rotta” Un cliente su quattro non è soddisfatto del rapporto con il proprio istituto. I giovani chiedono una diversa concessione del credito Annalisa Audino U n anno dopo la crisi finanziaria, la battaglia tra debito, credito e crescita è al centro dell’economia mondiale, con ovvi riflessi anche nel dibattito della politica economica. Nei prossimi mesi le prospettive economiche mondiali dipenderanno in larga parte dalle scelte governative e le più recenti previsioni suggeriscono come, in diverse parti del mondo, la crescita potrebbe avere la meglio sul debito poiché, come ci insegna la storia economica dei grandi “rientri” dal debito pubblico, l’unico modo credibile per ripagare imponenti espansioni fiscali rimane quello della crescita. Rallegrandoci per queste previsioni, non dobbiamo però dimenticare che il ritorno alla crescita è in larga parte alimentato da notevoli stimoli di politica economica e finanziaria, che hanno solide radici già nel semplice comportamento che imprese ed enti bancari e finanziari avranno intenzione di adottare. In particolare, dato che la difficile battaglia si sta giocando anche in casa nostra, sembra essere fondamentale per l’economia locale l’investimento sulle piccole e medie aziende, con particolare attenzione ai progetti giovani, non solo per creazione, ma anche per risorse umane principali. Giovani e futuro è infatti un binomio da sempre strettissimo, che negli ultimi tempi, anche grazie alla crisi, sembra avere qualche difficoltà a farsi garante di crescita, sviluppo e innovazione. In realtà bisogna ammettere che, da alcuni anni, numerose sono le iniziative che hanno cercato di favorire le politiche giovanili: l’economia è stata infatti testimone di un riordino dell’accesso alle professioni, vari riconoscimenti delle associazioni professionali, un raccordo con la normativa dell’istruzione secondaria Da sinistra: Dario Perucca, Claudio Rovere, Matteo Nasi, Matteo Borgogno e Alessandro Battaglia confindustria e coldiretti “Non basta essere giovani per ottenere del credito” Al convegno non potevano certo mancare i diretti interessanti, i giovani, che sono intervenuti su più fronti portando attuali spunti di discussione ai convenuti. Tra questi particolarmente interessante l’intervento del presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo, Alessandro Battaglia, che ha introdotto la sua relazione con un concetto provocatorio: non si ha credito solo perché si è giovani. Essere giovani non basta. “Le opportunità di credito infatti - ha spiegato Battaglia - devono essere erogate quando il progetto è credibile, ossia, quando alla base della proposta ci sia la volontà e uno studio della possibilità che questo si realizzi realmente. È indubbio, analizzati i dati enunciati durante il convegno e i canali ufficiali di informazione, che la banche eroghino credito, ma ci si chiede a chi venga dedicato. La risposta è contraddittoria: si dice che la percentuale dei prestiti sia accelerata del 2% e che la percentuale di credito dato alle imprese italiane corrisponda al 138%, ma una parte ancora troppo ampia viene riservata alle multinazionali o ai grandi gruppi, danneggiando il sistema locale, vale a dire le piccole aziende che vogliono e hanno le qualità di nascere e svilupparsi sul territorio portando ricchezza e sviluppo. A queste imprese, ad esempio, che hanno spesso meno di 20 addetti, è stato riservato solo lo 0,8% dei prestiti del 2009”. La ripresa economica, secondo i dati riportati da Battaglia, è ancora molto instabile e nervosa: “La realtà, purtroppo, - ha concluso Battaglia – è che ci sono poche possibilità per i giovani: l’Italia è il paese occidentale più protettivo nei confronti dei propri figli, ma anche quello che sta agendo maggiormente contro di loro. Su ogni giovane italiano gravano 80 mila euro di debito pubblico e 250 mila euro di debito pensionistico. È quindi fuorviante pensare che ci sarà un’immediata ripresa e che soprattutto il credito sia l’unica soluzione”. Tra i dati riportati da Battaglia, anche la scoraggiante diminuzione dei finanziamenti all’agricoltura, confermata dal presidente dei Giovani Coldiretti, Dario Perucca: “Siamo i testimoni di una fase di cambiamento: a differenza dei nostri genitori, siamo ormai consapevoli che è necessario creare una filiera interamente italiana, compatta e tutelata, che ci permetta di essere buoni produttori, ma anche responsabili e capaci nella vendita del nostro prodotto. Il rapporto della giovane agricoltura con il mondo bancario sta migliorando, benché ancora oggi sia molto problematico perché vittima di una severa selettività e diffidenza sia da parte dei produttori che degli economisti”. Per far fronte a questo problema e per creare un istituto di intermediazione tra giovani e mondo finanziario in campo agricolo, la Coldiretti ha quindi creato la Agricolfidi, importante mezzo per gestire e aiutare le aziende agricole italiane (il cui 91% è ancora a conduzione famigliare) a unirsi in consorzi e creare i presupposti per aprirsi a nuovi mercati e radicarsi ancora di più sul territorio. Al termine degli interventi il moderatore ha aperto la “tavola rotonda”: protagonisti non solo i relatori, ma soprattutto il giovane pubblico che ha avuto modo di richiedere ulteriori informazioni, dando vita ad un dialogo interessante e votato alla praticità degli interventi. Le domande sono state principalmente poste da alcuni giovani interessati a far finanziare un progetto imprenditoriale e quindi intesi ad approfondire maggiormente la figura del “Business Angel”. Questo operatore finanziario è infatti apparso, agli occhi dei giovani imprenditori, una carta vincente e non troppo difficile da ottenere per offrire valore aggiunto al proprio lavoro attraverso il sostegno di persone esperte in un determinato settore che insieme all’imprenditore si impegnino al massimo, non solo dedicando cospicue somme di denaro, ma anche competenze e tempo allo sviluppo del progetto. superiore e universitaria, vari protocolli d’intesa per finanziamenti agevolati e numerose iniziative a favore delle imprese di ogni dimensione. Il convegno “Le opportunità di credito per i giovani”, organizzato dall’Associazione Alumni Bocconi, presso la Casa Montis Regalis di Vicoforte, sabato 28 novembre, ha cercato di analizzare e approfondire proprio tutte quelle iniziative rivolte a offrire ai giovani credito finanziario, commerciale e professionale, in particolare in questo periodo economicamente difficile. Dopo un breve saluto delle autorità intervenute all’incontro, tra cui il sindaco di Vicoforte, Gian Pietro Gasco, il vescovo Mons. Luciano Pacomio e l’assessore provinciale al Lavoro, Pietro Blengini, il moderatore ed organizzatore dell’evento, Matteo Nasi, ha introdotto i numerosi relatori. Il convegno ha vantato la presenza e gli interventi di amministratori e funzionari dei più importanti enti bancari e finanziari della Regione (Crt, Banca di Credito Cooperativo, Cassa Rurale di Savigliano, Eurofidi, Iban, Camelot, etc), oltre che personalità carismatiche della politica locale e delle associazioni di categoria. Dalle parole dei relatori e dall’interessante tavola rotonda è trapelato che, nonostante le previsione di una modesta ripresa per il 2010, con una crescita dello 0,5% annuo l’Italia riuscirà a tornare al livello di reddito pre-crisi, ossia relativo al 2007, soltanto nel 2020 circa. Inoltre, se il livello di soddisfazione del rapporto tra banche e clienti, secondo i sondaggi, è oggi pari al 75% circa, ci sono ancora criticità che devono essere risolte velocemente per poter rimettere in modo la macchina produttiva ed economica. Appare evidente come le banche debbano introdurre un’inversione di tendenza, sia orientandosi verso una diversa concessione del credito, sia investendo maggiormente sul territorio. 10 agroindustria Dicembre 2009 N° 0 vitivinicoltura - “boroli wine forum 2009” serve più qualità ad un costo minore Solo in questo modo il vino potrà rappresentare un motore di sviluppo per il territorio provinciale e per la sua economia Beppe Malò I l vino può o potrà rappresentare un motore di sviluppo per il territorio e la sua economia? La questione, quanto mai vitale per un comprensorio che guarda al turismo come volano economico, è stata affrontata e sviluppata nel corso di una giornata di studio promossa da Achille Boroli presso la cantina “La Brunella” e svoltasi a Castiglione Falletto lo scorso 27 novembre. Alla prima edizione del “Boroli Wine Forum” hanno portato il loro contributo il vice ministro dell’Economia e Finanze Giuseppe Vegas, il segretario nazionale della Lega Nord e capogruppo del Carroccio alla Camera dei Deputati Roberto Cota, Costantino Charrère, presidente della Federazione italiana dei vignaioli indipendenti, il giornalista Cesare Pillon e il vitivinicoltore Bruno Ceretto. Il “Boroli Wine Forum” è stato introdotto e condotto, nel ruolo di moderatore, dall’economista Oscar Giannino. L’intento della prima edizione del Forum è stato quello di sollecitare una forte coesione tra i produttori del settore per far rendere al meglio il Parterre d’eccezione: da sinistra, Giuseppe Vegas, Oscar Giannino, Bruno Ceretto e Cesare Pillon (Foto: Malò) potenziale espresso dai territori d’eccellenza del vino italiano. “Quella del Forum - ha spiegato Achille Boroli - è una nuova opportunità per costruire una vera e propria piattaforma d’informazione e di pianificazione per mettere in luce lo stato dell’arte del nostro settore in un momento, quello di poco successivo alla vendemmia, idoneo a tracciare ;didXde^Vig^X^9^\^iVa^ Bjai^[jco^dcZ 8jcZdqBVYdccVYZaaÉDabdqiZa#%&,&)&''++qlll#\hXXc#^i"\hX@\hXXc#^i INSEGNE LUMINOSE dal 1952 illuminiamo Cuneo e Provincia LAVORAZIONE PLASTICA, PERSPEX, OGGETISTICA, ILLUMINAZIONE D’INTERNI, LETTERE SCATOLATE IN OTTONE ED ACCIAIO, CARTELLONISTICA, TARGHE ANTICHIZZATE, DECORATE E INCISE, SOFFIERIA INTERNA. CUNEO BORGO S. DALMAZZO Via Vecchia di Cuneo, 72 Tel. 0171 261242 Fax 0171 262615 La seconda edizione del Forum di Achille Boroli è nato con l’obiettivo di tracciare le linee guida per la nuova annata vitivinicola all’indomani della vendemmia le linee guida per lo sviluppo della nuova annata vitivinicola. A muovere il nostro interesse, motivando me e mio padre Silvano a mettere mano all’iniziativa, è la necessità di riflettere sul modo migliore per diffondere la cultura del buon bere, dei valori culturali del vino e dei suoi territori facendo di un patrimonio unico del Paese, una risorsa fondamentale per la nostra economia”. In questa direzione l’obiettivo che il convegno si è posto è stato quello di individuare le future direttrici di crescita e le tendenze del consumo e dare impulso alla ricerca dei valori collegati al territorio, alla valorizzazione delle cantine e delle aziende del settore e alla ricerca di prodotti d’eccellenza quali “testimonial” dell’autenticità e della qualità del made in Italy. Nel suo intervento Costantino Charrère ha affrontato il tema delle nuove norme europee che regolano le produzioni agroalimentari tra cui il vino. “Una serie di norme - ha sottolineato - che in questo momento tutelano maggiormente il processo di trasformazione della materia prima e molto meno tutto ciò che concerne il territorio che l’ha prodotta. Il vino rischia perdere le sue caratteristiche e valori di autenticità e qualità superiore per via degli stessi meccanismi globalizzanti che già hanno messo in crisi il made in Italy nel settore della moda. Inquadrati nell’ambito di una “Dop Europa” i nostri vini perderebbero gran parte della capacità di attrazione nei confronti del mercato che guarda ai valori aggiunti espressi dal “Terroir”. “Ecco perché - ha concluso - è sempre più urgente fare sistema intorno alle nostre specificità, creando una ‘nuova cultura del territorio’ su cui fare perno per dare un futuro a tutta l’economia italiana”. Timori e rivendicazioni che hanno anche una data a cui fare riferimento. Il 2015, anno in cui è prevista la liberalizzazione degli impianti e la delocalizzazione delle attività produttive al fine di abbattere i costi di produzione, ma scollegando definitivamente i prodotti dalla loro origine e specificità. Valori determinanti, la cui importanza fondamentale è stata analizzata da Cesare Pillon - giornalista e critico enologico - che ha dedicato il suo intervento al tema dell’eccellenza in campo vitivinicolo. “Noi italiani - ha esordito Pillon stiamo compiendo passi importanti sul tema della qualità ormai da 30 anni. In questo senso ricordiamo però molto bene che i nostri principali antagonisti - i colleghi francesi - lavorano sulla qualità già da 300 anni. Abbiamo fatto passi avanti molto consistenti lavorando con creatività e fantasia applicate non solo al prodotto, ma alla confezione, al design, alle strategie di marketing e promozione. Ci siamo fatti onore e spazio conquistando consistenti spazi di mercato, spesso in sinergia col settore della ristorazione. Abbiamo indiscutibilmente recuperato molto terreno, ma il settore ha costruito la sua dimensione qualitativa, la sua eccellenza fuori spesso contro - un sistema di regole condivise. Il sistema italiano dell’eccellenza si è formato all’esterno di un contenitore legislativo condiviso, affidandosi quasi sempre a iniziative brillanti, ma carenti sotto il profilo della coordinazione”. La soluzione, quindi, è tornare alla storia. “Dobbiamo impegnarci per dare valore alla nostra storia - ha ribadito Pillon -, alla tradizione, alla geografia locale per non correre il rischio di cadere nel calderone omologante di un sistema di Dop su base continentale. E impegnarci a vendere qualità, sicurezza e tracciabilità. La riqualificazione delle produzioni italiane deve passare attraverso lo strumento della volontarietà su cui costruire un’immagine di fiducia e rigore nei confronti del prodotto con un feed back che si riverbera in breve sui dati di mercato. Infine dobbiamo puntare sul fatto che il vino dovrà avere una qualità certa per ogni scaglione di prezzo. Diversamente, non essendo alimento fondamentale, il consumatore ne prenderà le distanze. I consumatori hanno aspettative costantemente in evoluzione: occorre che i produttori non restino immobili di fronte al mutare di queste richieste. La chiave del futuro sarà coniugare maggiore qualità e minori costi al consumo”. In questo senso il sistema delle “menzioni geografiche aggiuntive” - la via italiana ai cru - potrebbe non essere la strada migliore per collegare qualità, tipicità e territorio. “Un percorso orizzontale di spartizione dei cru - hanno fatto rilevare i relatori - che non ha nulla a che vedere con la ‘piramide’ francese messa in funzione oltre 200 anni fa per regio decreto, dove ad ogni scalino corrispondono ben precise referenze territoriali”. Ovvero: se una bottiglia di “Romanèe Conti” costa 3.000 euro, questo significa che proviene da un vigneto storico, che ha caratteristiche uniche e che produce pochissime migliaia di bottiglie e non tutti gli anni. Il tutto verificabile, tracciabile e qualitativamente ai massimi livelli. Il mercato poi, a questi livelli, non conosce crisi. Bruno Ceretto ha puntato il dito contro lo spreco di risorse pubbliche in campagne promozionali inefficienti e messo in guardia contro l’incontrollato estendersi dei vigneti anche in zone relativamente vocate col pericolo che i grandi rossi del Piemonte finiscano per essere vittime di una pericolosa inflazione e di un pericoloso declassamento. Buone notizie, in conclusione e come viatico per il futuro, sono giunte dal vice ministro Vegas, che ha ribadito come il settore vitivinicolo sia attualmente e stabilmente la seconda voce dell’export agroalimentare italiano, facendo registrare nel 2009 una lieve contrazione dei volumi, ma non una diminuzione del fatturato. Dicembre 2009 agroindustria N° 0 11 ortofrutta - progetto di tecnogranda i piccoli frutti possono vivere di più Il nuovo packaging permette di allungare, senza additivi chimici, di 3 giorni la vita delle fragole e di 60 quella dei mirtilli Ilaria Blangetti I consumi alimentari favoriscono sempre di più i prodotti freschi dell’ortofrutta. Da questa semplice convinzione nasce un ambizioso progetto targato Tecnogranda, ossia un packaging innovativo per i piccoli frutti, presentato mercoledì 9 dicembre nell’ambito del convegno “L’innovazione come strumento per superare la crisi”, promosso proprio da Tecnogranda, associazione Air, Mark Up e Sole 24 Ore Businness. “Vogliamo sostenere una delle vocazioni locali più importanti del nostro territorio, l’ortofrutta, che gode di un mercato sano, oltre a un’estensione importante in termini di stagionalità e a una leadership di mercato - commenta Alessandro Ferrario, direttore Tecnogranda -. Abbiamo deciso di concentraci sui piccoli frutti, sperimentando con l’aiuto del Politecnico, della Facoltà di Agraria di Torino e della Novamont, un’azienda leader per la produzione di materie plastiche biodegradabili, un packaging innovativo per conservare bene e naturalmente i prodotti freschi”. Un packaging innovativo che permette di allungare, senza additivi chimici, di tre giorni la vita delle fragole e di 60 quella dei mirtilli, risultati ottenuti attraverso uno studio che parte dal prodotto vivo e lo caratterizza. Si tratta di un sistema di imballaggio semichiuso, senza i tipici “forellini”, che permette al prodotto fresco di evolversi in modo controllato. La plastica utilizzata è biodegradabile, prodotta a partire dagli amidi di mais, un progetto ad hoc, ancora da perfezionare, ma che già in questa fase promette grandi opportunità. “Sappiamo che una non buona conservazione dei prodotti significa una perdita per la filiera agricola - commenta Ferrario -. I prodotti che non arrivano in tavola a causa di una conservazione non ottimale devono essere eliminati e, dato che non esiste un sistema per smaltire separatamente i prodotti misti, frutti più imballo, tutto ciò si traduce in costi per l’ambiente e problemi di sostenibilità per la filiera”. La plastica a base mais e i frutti possono invece essere smaltiti insieme, in quanto entrambi prodotti biodegradabili, “e questo è un dato importantissimo - aggiunge Ferrario - se pensiamo che il 50% di tutti i rifiuti urbani è rappresentato dagli imballaggi dell’industria alimentare”. I risultati fin qui ottenuti, seppur ancora in uno stato embrionale del progetto, hanno permesso di raggiungere interessanti obiettivi: disaccoppiare il momento della raccolta il convegno la crisi si vince solo con l’innovazione Con quali strumenti si può trasferire il sapere tecnologico alle imprese e come implementare da subito le innovazioni? Per rispondere a queste domande è stato organizzato il convegno “L’innovazione come strumento per superare la crisi. Le potenzialità dell’agroalimentare”, che si è svolto mercoledì 9 dicembre al Mater Amabilis di Cuneo. Ad aprire i lavori Stefano Siccardi, responsabile del corso di Laurea in Giurisprudenza a Cuneo, che ha sottolineato l’importanza dell’ateneo cuneese per quanto riguarda la ricerca. La parola è passata, poi, al presidente della Fondazione Crc, Ezio Falco, che ha sottolineato la necessità di creare un sistema a “cerniera” tra le imprese - spesso piccole e strutturalmente inadeguate per innovare da sole -, i centri di competenza e le banche. Parole confermate dai fatti, visto che la Fondazione Crc nel 2009 ha portato al 7% le erogazioni destinate all’innovazione, con uno stanziamento annuale di oltre 2 milioni di euro. Anche il Parco Scientifico Tecnologico Tecnogranda condivide la strada della ricerca e i risultati si vedono: sono 50, in media, i tecnici impegnati nei laboratori e le oltre 370 aziende interessate a partecipare ai progetti del Polo di Innovazione Agroalimentare, di cui la struttura dronerese è ente gestore. “Una risposta concreta - ha evidenziato il presidente di Tecnoganda, Mario Chiotasso – anche per dimostrare che attività di ricerca a livelli di eccellenza possono essere intraprese sul nostro territorio”. L’assessore provinciale all’Ambiente Luca Colombatto si è soffermato sul difficile equilibrio tra paesaggio e infrastrutture per le energie rinnovabili, mentre Piera Magnatti (Centro Studi Nomisma) ha individuato nelle piccole dimensioni delle aziende, nel loro lento ricambio generazionale e nella non adeguata formazione degli imprenditori del settore i principali handicap che l’agroalimentare sconta in Italia. È pur vero, però, che nell’ultimo decennio l’agricoltura è stata soggetta a notevoli cambiamenti. L’assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco ha parlato di “rivoluzione copernicana”, riferendosi ai mutati gusti dei consumatori, a una nuova geografia per la coltivazione di alcuni prodotti e alle nuove regole varate dall’Unione europea. A conclusione della prima sessione di lavori sono intervenuti, Franco Chittolina, responsabile del Centro Studi della Fondazione Crc, e Carlo Mango, direttore dell’area Ricerca Scientifica e Trasferimento Tecnologico della Fondazione Cariplo. Nuova BMW Serie 5 Gran Turismo 530d 535i 550i www.bmw.it Piacere di guidare DA QUANDO NON PROVI L’EMOZIONE DI UNA PRIMA VOLTA? NUOVA BMW SERIE 5 GRAN TURISMO. materiali d’eccellenza, e una posizione di guida più alta per viaggi più confortevoli. 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Infine tutto ciò permette un posizionamento diverso sul mercato di questi produttori rispetto alla grande distribuzione. “Questo progetto è nato da un mix di competenze imprenditoriali e del mondo della ricerca, - conclude Ferrario -, nel pieno rispetto dei principi di Tecnogranda, che si pone come ente facilitatore per far incontrare i vari ambiti di ricerca”. “Il progetto è sostenuto anche dall’Air, l’Associazione innovazione e ricerca creata nel novembre 2007 su iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con la partecipazione dell’ente Provincia di Cuneo e dell’Università degli Studi e del Politecnico di Torino - spiega Ezio Falco, presidente Fondazione Crc -. L’obiettivo era ed è quello di avere uno strumento flessibile tra le mani, per mettere in rapporto università e impresa, finanziando progetti di ricerca. Contribuiremo al progetto Tecnogranda con 200 mila euro all’anno (150 mila dalla Fondazione e 50 mila dalla Provincia) per quattro anni, perché crediamo nelle ricerche applicative finalizzate al nostro territorio. La Fondazione Crc ha aumentato, nel corso degli anni, i fondi destinati alla ricerca arrivando al 7% del totale budget a disposizione; consideriamo questo un segnale forte e speriamo che il territorio sia in grado di coglierlo”. L’innovazione per superare la crisi, dunque, perché “solo con l’innovazione l’uomo può evolversi - commenta Elisabetta Barberis, preside della facoltà di Agraria di Torino -. Noi come università provvediamo a formare bene le persone che dovranno poi fare ricerca, in un sistema competitivo ed elaborato. Lo sappiamo, l’innovazione è possibile solo con una buona ricerca e la ricerca è possibile solo con un buon sistema generale”. Una testimonianza transfrontaliera è giunta, infine, da Jaques Bardouin, professore dell’Université Européenne Saveurs Senteurs di Forqualquier, che è intervenuto sui progetti innovativi intrapresi nella regione Provence-Alpes-Côte d’Azur per la produzione di cosmetici, essenze e profumi, osservando come gli investimenti in ricerca e sviluppo siano ormai imprescindibili anche per aziende di piccole dimensioni. 12 Confindustria notizie Dicembre 2009 N° 0 nuova sede - restauro casa betania Vince il progetto del gruppo bonicco Dopo un’attenta fase di valutazione dei 28 progetti presentati al concorso di idee, la Commissione giudicatrice ha scelto il vincitore il progetto Trasparenze eclettiche Un rendering del progetto di ristrutturazione di Casa Betania vista dall’ingresso (Foto: Gruppo Bonicco) I l Gruppo Bonicco, studio di architettura di Cuneo, si è aggiudicato il primo premio del concorso di idee per il restauro di Casa Betania - futura nuova sede dell’associazione - indetto con un bando pubblicato nella scorsa primavera. Il progetto vincitore non è tuttavia quello definitivo. Gli associati potranno prendere visione delle tavole progettuali e dei plastici presso la sede di Confindustria Cuneo. Fino a fine gennaio saranno raccolti i suggerimenti e le segnalazioni che perverranno e che saranno presentati nel corso di una Giunta straordinaria appositamente convocata. “Quello di Casa Betania - commenta Nicoletta Miroglio, presidente di Confindustria Cuneo - è un progetto che rimarrà nella storia dell’associazione. Per questa responsabilità della mia presidenza, che sento molto forte, desidero il supporto che tutti gli associati mi vorranno offrire con i loro suggerimenti, in modo da arrivare a una Giunta straordinaria in cui prenderemo la decisione definitiva sul progetto da attuare”. Il concorso di idee per il restauro di Casa Betania ha preso il via con il bando pubblicato da Confindustria Cuneo lo scorso 14 aprile. Il 29 maggio, ultimo giorno per partecipare, i progetti pervenuti in associazione erano 28, presentati da diversi studi di architettura provenienti da tutto il territorio nazionale. Il 7 agosto si è chiusa la prima fase, con la pubblicazione della graduatoria generale che ha permesso l’accesso alla seconda fase dei primi tre progetti classificati: quello del Gruppo Bonicco, poi risultato vincitore, insieme a quelli dei gruppi Nasetta e Botto. Lo scorso 30 ottobre i tre progetti finalisti sono stati presentati alla giunta dalla Commissione incaricata, formata da Giovanni Battista Mellano (presidente della Icc Immobiliare Confindustria Cuneo), Piera Spotorno (presidente dell’Ordine degli Architetti) e Luigi Asteggiano (direttore di Confindustria Cuneo). La giunta di venerdì 27 novembre ha visto la chiusura del bando e la pubblicazione della graduatoria finale. Durante l’incontro, il presidente della Commissione incaricata Giovanni Battista Mellano, ha illustrato i tre progetti finalisti e le loro caratteristiche, proiettando anche un breve filmato relativo al progetto vincitore. La motivazione che ha portato a scegliere il progetto del Gruppo Bonicco è riconducibile “all’alta capacità espressiva del progetto in cui l’ente si può ‘riconoscere’, date la complessità delle richieste funzionali avanzate dal bando e delle incertezze normative rilevate, nella consapevolezza che la qualità architettonica è un valore aggiunto imprescindibile dal costrutto”. Il secondo premio è stato assegnato ex aequo al Gruppo Nasetta, “per la capacità di fondere innovazione e tecnologia in un dosato rapporto ambientale” e al Gruppo Botto, “per un inserimento volumetrico, esteso ai massimi termini, dialogante agilmente con l’edificio eclettico”. Gli elaborati (tavole, relazioni e plastici) sono a disposizione degli imprenditori che ne vorranno prendere visione presso la sede di Confindustria Cuneo. Borgo San Dalmazzo (Cn) Via Vecchia di Cuneo, 54 - Tel. 0171 265626 - Fax 0171 265638 www.hotelnavizete.com - [email protected] L’adeguamento dell’edificio storico di Casa Betania alle nuove esigenze funzionali si configura a tutti gli effetti come un’importante occasione di riqualificazione urbana in cui convivono aspetti storici, architettonici, urbanistici e di attenzione alle risorse ambientali; in questo senso tra gli obiettivi di fondo del concorso vi è la riduzione del consumo di risorse non rinnovabili e dell’emissione di gas serra, nonché l’uso marcatamente innovativo di fonti energetiche rinnovabili. Il progetto si confronta con due problematiche: la riqualificazione di un patrimonio edilizio esistente, composto dal complesso di Casa Betania e dal relativo parco storico e la costruzione di un ampliamento in misura del 30% della Superficie Utile Lorda esistente. Lo spazio che circonda Casa Betania ha una forma ben delimitata, che definisce un chiaro rapporto di pieno/vuoto tra l’edificio e il relativo spazio aperto. La proposta qui descritta è basata sul rafforzamento di questo rapporto, che si concretizza sinteticamente nella scelta di: 1. non aggiungere alcuna volumetria edilizia all’interno del parco; 2. far coincidere la costruzione dell’ampliamento con il rifacimento di una porzione degradata del vecchio edificio. Questa semplice operazione consente di densificare il tessuto urbano esistente evitando un ulteriore consumo di suolo. In questo senso va precisato che qualsiasi volumetria edilizia inserita nel parco, a meno che non venga realizzata in forma ipogea, proietterebbe coni d’ombra su Casa Betania e questo aspetto non è particolarmente efficiente dal punto di vista energetico. Il complesso edilizio di Casa Betania risale agli anni ‘40 del secolo scorso e ha un carattere architettonico che il Piano Regolatore di Cuneo definisce come “eclettico”. Il termine “eclettismo” in architettura indica un genere nato nel ‘700 che riprende le principali caratteristiche delle forme artistiche precedenti, modellandole e adattandole a nuove esigenze. Nel concetto di “eclettismo” è quindi insita la contaminazione non solo tra forme e linguaggi, ma anche tra tecnologie e materiali molto diversi tra di loro, che trovano un nuovo equilibrio all’interno della logica di un progetto. Casa Betania nasce come edificio destinato alle attività di raccoglimento e preghiera e per questo mostra un carattere introverso nei confronti del tessuto urbano circostante. L’alto muro di recinzione in mattoni, che perimetra l’intera superficie della proprietà, impedisce non solo il pubblico accesso, ma anche la visuale verso il parco interno. L’insediamento di un’istituzione importante come Confindustria all’interno del complesso storico di Casa Betania presuppone un adeguamento dell’edificio che non può limitarsi agli aspetti funzionali, ma deve fondarsi sulla ricerca di una nuova identità e sull’instaurazione di un diverso rapporto con la città. L’edificio così come si presenta oggi deve cambiare letteralmente pelle, rivelando in modo trasparente la nuova destinazione d’uso e aprendo alla visuale pubblica uno spazio verde che sinora è stato “nascosto” da una parete in mattoni. Il nuovo intervento utilizza forme, materiali e tecnologie marcatamente contemporanee e improntate alle logiche di sostenibilità e risparmio energetico, che si diversificano da quelle appartenenti al complesso originario senza però esservi estranee. La trasparenza con cui l’istituzione Confindustria si pone nei confronti del tessuto urbano e, in senso più ampio, della città di Cuneo è evidente sia nella recinzione a pannelli metallici traforati che perimetra il parco storico, sia nelle doppie pareti vetrate con cui è tamponato il volume che sostituisce la vecchia copertura a falde. Tale sistema vetrato funziona come una serra solare, in grado di accumulare e sfruttare l’energia termica per la climatizzazione della parte terminale dell’edificio. Il rifacimento della copertura di Casa Betania è interpretato come un’occasione per rafforzarne il carattere eclettico: il vecchio tetto a falde viene sostituito con un volume trasparente caratterizzato dalla forma semplice, che ripercorre il perimetro delle vecchie pareti murarie in mattoni. Questa semplice operazione consente da un lato di ridurre sensibilmente le dispersioni di calore della costruzione esistente e dall’altro di concentrare la volumetria dell’ampliamento nella parte dell’edificio che gode della migliore esposizione solare, nonché di un’ampia visuale verso la città e verso l’arco alpino. La nuova copertura è quindi il risultato finale della sovrapposizione di due esigenze fondamentali: - ricercare l’orientamento e le inclinazioni che sfruttino al massimo l’efficienza dei pannelli solari termici e fotovoltaici. I pannelli forniscono energia elettrica e acqua calda alla pompa di calore geotermica che regola il funzionamento dell’impianto di climatizzazione; - rendere invisibili tutti i pannelli e gli impianti tecnici dal parco storico e, più in generale, dallo spazio pubblico della strada. La trasparenza dell’ampliamento viene regolata, durante il giorno e al variare delle stagioni, dal movimento automatizzato di tende schermanti arrotolabili. Tali schermature sono intessute con una particolare trama decorativa che da un lato richiama in modo esplicito i motivi Art Nouveau tipici dell’epoca in cui Casa Betania è stata costruita, dall’altro le serigrafie stesse contribuiscono a incrementare il livello di schermatura dell’ambiente interno dalle radiazioni solari estive. Un semplice elemento tecnologico valorizza dunque l’identità storica dell’edificio e al tempo stesso rende mutevoli e affascinanti gli spazi degli uffici, della Sala del Consiglio Direttivo e del giardino d’inverno. Quest’ultimo in particolare rappresenta in modo chiaro e inequivocabile l’attenzione ai temi ambientali sposata da Confindustria Cuneo. Claudio Bonicco Dicembre 2009 Confindustria notizie N° 0 13 ance cuneo Premiati due impresari e un dirigente Riconoscimenti a Sergio Occello di Savigliano e Antonio Viglietti di Montanera. Targa di ringraziamento ad Adolfo Zanlungo Giovedì 3 dicembre, come da tradizione, nel corso del consiglio direttivo pre-natalizio allargato a tutti gli imprenditori che ricoprono cariche all’interno della sezione dei costruttori edili della provincia, l’Ance Cuneo ha premiato due imprenditori edili che si sono distinti per la loro pluriennale attività sul territorio. I riconoscimenti sono andati a Sergio Occello della Maes srl di Savigliano e Antonio Viglietti della Viglietti Antonio e figlio snc di Montanera. Nel corso della serata è stata consegnata una speciale targa di ringraziamento ad Adolfo Zanlungo, dirigente sindacale della sezione, già vicedirettore di Confindustria Cuneo, per l’impegno profuso a supporto della sezione edile provinciale, regionale e nazionale. Sergio Occello, presidente della Maes srl di Savigliano, nasce l’8 luglio 1931 a Murello, da dove si trasferisce nel dopo guerra per frequentare l’Istituto Tecnico per Geometri, prima a Torino e successivamente al Vescovile di Mondovì, dove si diplomò nel 1950. Con il conseguimento del diploma, inizia l’attività di professionista che lo riporta a Murello e a Cavallermaggiore, dove apre lo studio. Durante l’attività di professionista, nei primi anni Sessanta, conosce Caterina Gagne, che sposerà alcuni anni più tardi, ma che nel frat- Da sinistra: Luigi Asteggiano, Marisa Tomatis, Antonio Viglietti, Sergio Occello, Filippo Monge e Adolfo Zanlungo tempo lo incoraggia a intraprendere l’attività di rivenditore di pavimenti e rivestimenti. Nel 1962 nasce quindi la Maes con sede in corso Marconi a Savigliano, costituita con la futura moglie. Sono gli anni del boom economico edilizio e la Maes si impone subito come punto di riferimento per le molteplici imprese che operano non solo sul territorio, ma anche in Francia e in Liguria. Nel 1968 viene aperta la nuova sede con esposizione, che si rivolgerà in maniera più com- i corsi di formazione di gennaio CORSO CONTABILITÀ FISCALE E DI MAGAZZINO 21 gennaio, h. 9-13/14-18 – Confindustria Cuneo, corso Dante, 51 Il corso intende affrontare le problematiche riguardanti l’impianto delle scritture e gli adempimenti fiscali, nonché fornire le informazioni necessarie per una corretta impostazione delle procedure di gestione dei magazzini. Si rivolge a titolari, amministratori, dirigenti e impiegati amministrativi contabili delle aziende che seguono la contabilità generale e di magazzino, nonché impiegati tecnici addetti alle movimentazioni del magazzino e/o alla produzione. CORSO PREVENZIONE INCENDI 27 gennaio, h. 9-13/14-18 – Confindustria Cuneo, corso Dante, 51 È indirizzato a lavoratori incaricati di attuare le misure di prevenzione incendi in luoghi di lavoro classificati a livello di rischio di incendio medio. Si vogliono fornire ai partecipanti le conoscenze di base per lo svolgimento dei compiti previsti a carico dei lavoratori addetti alla prevenzione incendi, attraverso l’erogazione dei contenuti previsti dal D.M. 10 marzo 1998 CORSO PRONTO SOCCORSO BASE AZIENDE GRUPPO A 28/29 gennaio, h. 9-13/14-18 – Confindustria Cuneo, corso Dante, 51 È rivolto ai lavoratori incaricati di attuare le misure di pronto soccorso in aziende o unità produttive classificate nelle tipologie di gruppo A (art. 1 del D.M. 388/2003) e intende fornire ai partecipanti le conoscenze e le capacità operative di base necessarie per l’attuazione degli interventi di primo soccorso in caso di infortunio sul lavoro. CORSO SPESE DI RAPPRESENTANZA, OSPITALITÀ E TRASFERTA 29 gennaio, h. 9-13/14-18 – Confindustria Cuneo, corso Dante, 51 Il corso si prefigge di aggiornare i partecipanti sulle regole fiscali in materia di spese di rappresentanza, di ospitalità e di trasferta, alla luce delle più recenti novità normative e regolamentari. Vengono passate in rassegna varie casistiche: spese di vitto e alloggio, quelle per somministrazione di alimenti e bevande e per prestazioni alberghiere, possibili intrecci tra spese di trasferta, spese di rappresentanza e spese di ospitalità. Si definisce qual è la documentazione necessaria e quali sono gli adempimenti amministrativi e contabili. Come partecipare: contattare l’ufficio Formazione di Confindustria Cuneo (tel: 0171/455.532/425/424 – fax: 0171/697.544 – mail: [email protected]). Verrà fornita scheda tecnica, modulo di partecipazione e segnalato se il corso beneficia del contributo della Camera di commercio. Su richiesta i corsi si possono tenere anche presso l’azienda. pleta anche al privato e ai professionisti aggiungendo, nel corso degli anni, il servizio di progettazione, ad incrementare in maniera significativa l’organico dei piastrellisti. Nel 1976 nasce il figlio Roberto, che nel 1995, conseguito il diploma di geometra a Savigliano, entra anch’egli in azienda e coadiuva il papà Sergio, che nonostante i 47 anni di attività nel settore e i precedenti da professionista, continua con passione il suo percorso imprenditoriale. Antonio Viglietti, socio amministratore della Viglietti Antonio e figlio snc di Montanera, nasce a Montanera il 31 maggio 1934. Si sposa con Margherita Giubergia il 9 settembre 1961 e a ottobre dello stesso anno inizia l’attività di autotrasportatore in proprio, con un autocarro usato acquistato a rate. All’inizio degli anni 70 intraprende l’attività di scavi e movimento terra e per alcuni anni opera nel settore privato, prima con un solo dipendente, poi via via aumentando il personale. Nel 1986 l’impresa individuale si trasforma in società e, coadiuvato dalla moglie e dal figlio Ilario, Antonio nel 1987 ottiene l’iscrizione all’Albo Nazionale dei Costruttori, e inizia a operare nel settore pubblico realizzando opere stradali, idrauliche e di difese spondali. Per poter produrre in proprio il materiale inerte, indispensabile per la realizzazione dei lavori, amplia l’attività nell’ambito delle cave e si aggiudica importanti lavori sia nel settore pubblico che privato. In un crescendo continuo, l’Impresa ottiene nel 2002 l’attestazione SOA e nel 2005 la certificazione ISO 9001/2000. Attualmente la ditta conta 23 dipendenti e partecipa all’esecuzione di importanti opere quali la realizzazione dell’autostrada Asti-Cuneo e altri lavori significativi, sia nel settore pubblico che privato. Antonio Viglietti, dopo 48 anni di attività in proprio, continua ancora oggi con passione la sua infaticabile attività, con il desiderio che, nonostante il periodo di crisi economica che il settore sta attraversando, il frutto di una vita di sacrifici e di lavoro, possa essere raccolto e possa contribuire al proseguimento del cammino dell’impresa con le future generazioni. 14 aziende e imprenditori Dicembre 2009 N° 0 fedeltà al lavoro e progresso economico - 57 a premiazione “sigilli d’oro” 2009 a tre industriali La metà dei sei riconoscimenti consegnati sono andati a imprenditori associati a Confindustria Cuneo Paolo Ragazzo L a Granda ha premiato i cuneesi che si sono distinti per aver messo il lavoro al centro della loro vita. L’8 dicembre scorso nel padiglione del centro “BraSport”, nella città della Zizzola, oltre 200 industriali, artigiani, agricoltori e commercianti, infatti, hanno ricevuto i tradizionali diplomi e le medaglie d’oro. La Camera di commercio di Cuneo ha così voluto riconoscere l’operato di eccellenti esempi di “Fedeltà al Lavoro” e protagonisti infaticabili del “Progresso Economico” del territorio. Nel corso della cerimonia, giunta alla sua 57^ edizione, Ferruccio Dardanello, presidente della Camera di commercio di Cuneo e di Unioncamere, ha consegnato il “Sigillo d’Oro” a tre iscritti a Confindustria Cuneo: Pier Giovanni Bordiga di Confreria (Cuneo), presidente dell’omonima azienda che produce liquori e distillati, Matteo Bosco di Castiglione Falletto, delle Terre del Barolo, ed Ernesto Testa di Lagnasco, a capo della T&G Sistemi. La motivazione: “Si sono particolarmente distinti nel campo economico e sociale o hanno dimostrato particolare capacità ed impegno nel settore in cui svolgono la loro attività”. Uguale riconoscimento è andato anche a Beppe Ballauri di Mondovì, Francesco Bono di San Rocco Bernezzo e Giusi Masante Pollano di Farigliano. Il premio speciale di “Cuneese nel mondo”, invece, è stato assegnato quest’anno Carlin Petrini, patron di Slow Food, che partendo da Bra è riuscito a sdoganare a livello internazionale i principi del buono, pulito e giusto. In questo speciale albo d’oro succede all’imprenditore Valter Lannutti che si era aggiudicato il titolo nel 2008. Durante la mat- tinata sono stati premiati inoltre: 59 commercianti e 67 artigiani con 35 anni di ininterrotta attività o appartenenti a famiglie titolari di aziende da almeno 80 anni, 67 coltivatori con 50 anni di lavoro; 6 affittuari con 35 anni di conduzione di un fondo agricolo e la cooperativa “Cantina di Clavesana” attiva da oltre mezzo secolo. Tra le numerose autorità che hanno preso parte alla cerimonia c’era anche il sottosegretario allo Sviluppo economico, Alfredo Urso, che ha portato il saluto del Governo agli imprenditori della Granda e ha ricordato loro che: “L’Italia è un paese di “formiche produttive”, grazie alle risorse accantonate riusciremo ad uscire dalla crisi economica in atto con meno affanno rispetto ad altri Paesi”. piergiovanni bordiga Il re del Genepy e dei distillati alle erbe cuneesi Pier Giovanni Bordiga, nato nel 1927 a Torino da famiglia cuneese, ancora liceale inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, la Cav. Pietro Bordiga; dopo la laurea in Ingegneria al Politecnico si occupa di impianti idroelettrici in Piemonte e Valle d’Aosta. La sua grande capacità gli vale subito l’incarico di direttore Enel del distretto regionale della Valle d’Aosta, per poi arrivare, dopo numerosi incarichi in giro per l’Italia, a coordinare nel 1980 le attività dell’ente per l’energia elettrica in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Nel 2000, con la scomparsa del fratello Mario e della sorella Maria Paola, prende in mano le redini dell’azienda di famiglia, insieme alla figlia Susanna. Da quel momento si dedica anima e corpo allo sviluppo dello stabilimento che produce antichi distillati alle erbe cuneesi, coniugando il rispetto della tradizione con l’adeguamento alle moderne situazioni di mercato. L’ingegnere Bordiga è presidente dell’Associazione per la Tutela e la Valorizzazione del Genepy delle valli occitane piemontesi, che coordina la raccolta, la coltivazione dell’erba e la produzione del tradizionale liquore, secondo precise norme disciplinari. matteo bosco ernesto testa L’anima delle “Terre del Barolo” Industriale con passato artigiano Matteo Bosco è nato a La Morra nel 1951. Figlio di uno dei primi soci della cooperativa “Terre del Barolo” di Castiglione Falletto, prima di avvicinarsi alla realtà aziendale è insegnante di scuola media dove si occupa prevalentemente dell’inserimento e del sostegno degli alunni svantaggiati. Dal 1977 siede nel Consiglio di Amministrazione della coo- perativa. Nel 1990 viene eletto presidente, carica che ricopre ancora oggi. Oltre ad essere stato per un triennio alla guida del Consorzio di Tutela del Barolo e del Barbaresco, lo si ricorda anche in qualità di amministratore della “cosa pubblica”, essendo stato sindaco del suo paese (La Morra) dal 2004 al 2009. Fa parte del cda di Banca d’Alba e dell’Enoteca Regionale Cavour di Grinzane Cavour. “Desidero condividere questo importante riconoscimento con i circa 400 soci della cooperativa - ha dichiarato Matteo Bosco -; grazie allo spirito di gruppo la cantina è cresciuta fino a festeggiare i suoi 50 di vita, ha raggiunto un fatturato di 14 milioni di euro e dà lavoro a una trentina di dipendenti stabili, oltre agli stagionali”. Ernesto Testa è un volto già noto all’opinione pubblica, cuneese e non, per essere stato alla guida della Confartigianato Cuneo dal 1997 al 2001 e vice presidente nazionale dell’associazione degli artigiani dal 2000 al 2004. I cittadini di Lagnasco dal giugno scorso lo conoscono anche in veste di politico, essendo stato eletto sindaco del Comune saluzzese. Nel 1979 costituisce insieme a Bruno Gozzarino la Testa&Gozzarino, specializzata in impianti elettrici industriali. Nel 1994 dà vita alla T&G Sistemi (automazioni industriali e consulenza energetica), che sviluppa hardware e software per il controllo dei processi e l’elaborazione dei dati di attività industriali, con applicazioni dal sud America all’India. Dal 2004 l’azienda si occupa anche di energie rinnovabili, realizzando impianti fotovoltaici, solare termico e investendo costantemente in ricerca e sviluppo. Nel 2006 la T&G Sistemi entra a far parte della società Agritracer (sistemi di tracciabilità nel settore agroalimentare) e della Grand Soleil Sarl, per cogliere le opportunità del mercato francese nel campo delle nuove energie. A N N I V E R S A R I O da Trent’anni DEELDPRDFXRUH I VO S T R I G I O I E L L I Laboratorio Orafo Artigiano Creazione di Gioielli in esclusiva Ampio assortimento Gioielleria, Orologi e Argenteria Analisi Gemmologiche Restyling di Gioielli www.sogeda.net 0171 940710 DISTRIBUZIONE AUTOMATICA PERSONALIZZATA Tarantasca (Cuneo) - [email protected] CUNEO - Piazza Europa, 12 Tel. 0171 695383 www.gioiellitassone.it O R A R I O N ATA L I Z I O A DICEMBRE APERTI TUTTI I GIORNI. DAL 21 AL 24 DICEMBRE ORARIO CONTINUATO. Dicembre 2009 aziende e imprenditori N° 0 Il personaggio L’ingegner Bordiga Congratulazioni ingegner Bordiga. Non è la prima volta che la sua azienda ottiene un riconoscimento simile in 121 anni di storia, ma questa volta ha forse una valenza più personale. Quale significato ha per lei? “Quando ho ricevuto la telefonata di Dardanello, che mi comunicava la decisione di riconoscermi questo premio al lavoro, devo ammettere che mi sono emozionato. La mia vita si lega indissolubilmente alla vita dello stabilimento che dirigo; anche durante i miei anni di servizio nell’Enel in giro per l’Italia, sono sempre stato partecipe alle decisioni aziendali e proprio in azienda ho iniziato a lavorare fin da giovanissimo. Per svolgere al meglio i suoi incarichi da direttore Enel è stato costretto a trasferirsi anche fuori regione, ma quale rapporto ha mantenuto con la sua città d’origine? “Cuneo è sempre stata un punto di riferimento nella mia vita; anche quando ero distante per lavoro non ho mai perso ogni occasione utile per ritornare nella mia città, a far visita alla famiglia e alla azienda”. La sua impresa è un esempio di successo del “sistema Cuneo”. Purtroppo, però, la crisi si sta abbattendo sulle nostre aziende senza risparmiare nessuno. Come resistono ai venti di tempesta i liquori, i vini aromatizzati e gli sciroppi “targati” Bordiga? “Il mercato è cambiato molto in questi anni, ma abbiamo sempre saputo adattarci alle sue dinamiche e alle esigenze della clientela: gli sforzi compiuti per mantenere una dimensione ridotta, garanzia della tradizione locale e della qualità dei prodotti, fino ad ora sono stati sempre premiati”. Nel solco della tradizione risiede quindi il segreto della “Cav. Pietro Bordiga”? “Si, ma non solo. La nostra filosofia è stata anche quella di valorizzare il prodotto del territorio; negli anni ’70, per esempio, mio fratello Mario si trovò ad affrontare il problema della carenza di Genepy in montagna, dovuta in parte anche allo spopolamento delle vallate. Da allora ci siamo impegnati a diffondere le tecniche di coltivazione di questa pianta. Dopo anni di lavoro scientifico, grazie all’impegno di Provincia e Regione, siamo riusciti a radunare coltivatori e produttori nell’Associazione per la Tutela e la Valorizzazione del Genepy delle valli occitane piemontesi”. Oggi il vostro mercato è rappresentato perlopiù dal Piemonte. Non crede che con la globalizzazione si potrebbero cogliere nuove opportunità, aprendosi a rapporti commerciali con l’estero? “Ci stiamo pensando. Molto dipenderà, per esempio, dall’esito dei lavori per dare vita a un disciplinare europeo che tuteli la produzione del Genepy delle Alpi italiane e francesi; dopo anni di studi, ora siamo in attesa del riconoscimento da parte delle autorità europee. Solo servendoci di chiari principi, che definiscono e tutelano la qualità e le specifiche del prodotto, potremo iniziare a commercializzare il nostro liquore di montagna fuori dai confini regionali e nazionali, al pari di ciò che fa la Sardegna con il Mirto o la Campania con il Limoncello”. Quali sono, dunque, le strategie di sviluppo per i prossimi anni? “Da quando ho assunto il timone dell’azienda il mio primo obiettivo è stato di garantire continuità, adesso con l’ingresso di due nuovi soci stiamo studiando interessanti strategie di sviluppo e promozione, sempre mantenendo forte la vocazione territoriale. Da qualche giorno abbiamo lanciato sul mercato il Vin Brulè in bottiglia, caldo prodotto tipico delle nostre montagne, che rappresenta un ritorno gradito per i vini aromatici Bordiga”. 15 ceretto 2a stella michelin a enrico crippa L Lo chef del ristorante Piazza Duomo di Alba, entra nella Top 40 dei cuochi italiani a Guida Michelin ha assegnato ad Enrico Crippa e al ristorante “Piazza Duomo” la seconda stella con cui la prestigiosissima guida francese premia gli chef che proseguono il già rigoroso e impegnativo percorso che li ha portati a fregiarsi prima stella. Sono solo quaranta, in tutta Italia, gli chef “doppiamente stellati” e questa cifra, da sola, racconta quanto il traguardo sia difficile da raggiungere. La dote maggiore di Enrico Crippa è la capacità di sintesi tra fantasia e rigore, qualità che - nel 2003 - hanno indotto la famiglia Ceretto a sceglierlo come coprotagonista del progetto “Piazza Duomo”. Lo strumento che estrinseca la capacità di Crippa è senza dubbio il rigore: una disciplina ben sorretta dal perse- guimento della perfezione del piatto attraverso la purezza del procedimento e della tecnica. La sua è una cucina limpida ed equilibrata fondata su sensibilità, cultura e intuito, competenza tecnica e rara capacità analitica. Tutto ciò dà vita a piatti molto personali ed attuali, armonici, leggeri, sapidi, a base di prodotti scelti con cura maniacale ed elaborati con precisione micrometrica. Se si domanda a Enrico Crippa quali sono i suoi obiettivi, risponde semplicemente: “La felicità dei miei ospiti e, di conseguenza, la mia”. Enrico Crippa è nato a Carate Brianza nel 1971. La prima esperienza nel campo della ristorazione avviene a sedici anni nello storico ristorante milanese di Gualtiero Marchesi. Inizia così una carriera che gli darà modo di collaborare con al- BERTOLOTTO COLLEZIONE COSTELLAZIONI design Elio Garis LA PORTA COME OPERA D’ARTE INTEGRATA NEL VIVERE LA TUA CASA, LA TUA VITA, IL TUO STILE. LA PORTA BERTOLOTTO È TUTTO IL SAPERE DEL PIÙ IMPORTANTE PRODUTTORE ITALIANO DI PORTE PER INTERNI. LA PORTA BERTOLOTTO È SCELTA DI PERSONALITÀ. 38.120 modelli www.bertolotto.com numero verde 800.034.392 cuni tra i migliori chef europei quali Christian Willer alla Palme d’Or di Cannes, Gislaine Arabian al Ledoyen di Parigi, Antoine Westermann al Buerehiesel di Strasburgo, Michel Bras a Laguiole, Ferran Adria a El Bulli di Roses. Nel 1996 approda in Giappone dove per tre anni svolge l’attività di chef prima a Kobe, per Gualtiero Marchesi, poi ad Osaka, per il Rhiga Royal Hotel. Qui conosce l’autentica cucina giapponese che lo affascina profondamente, soprattutto sotto il profilo filosofico. Nel 2003 ha iniziato a progettare, insieme alla famiglia Ceretto, il ristorante Piazza Duomo che l’artista Francesco Clemente ha impreziosito con un affresco che decora completamente la sala da pranzo. Beppe Malò 16 aziende e imprenditori Dicembre 2009 N° 0 egea L’eccellenza dell’energia cuneese Con tre miliardi di kWh venduti per il 2010, l’azienda albese entra nella Top 10 degli operatori nazionali I UFFICIO DIVISIONE l risultato al termine della cosiddetta “campagna elettrica” della multiutility provinciale con sede ad Alba parla chiaro: per l’anno 2010 sono stati sottoscritti contratti per oltre 3 miliardi di kWh, una quantità di energia equivalente al fabbisogno di più di 1 milione di famiglie (stimandone i consumi medi annuali in 3 megawattora), occupando così la sesta posizione a livello nazionale tra i più grandi operatori dell’energia elettrica nel mercato libero. Egea ha saputo cogliere al meglio le opportunità offerte alle aziende più solide e strutturate dall’attuale momento di trasformazione e in parte di sconvolgimento finanziario. E’ sotto gli occhi di tutti come tutto l’anno sia stato segnato dalla crisi economica nazionale e mondiale. Di conseguenza, i prezzi dei prodotti petroliferi e di tutte le commodities hanno avuto un crollo da novembre 2008 ad aprile 2009, provocando quindi forte disagio tra i clienti industriali che avevano concluso contratti di fornitura di energia elettrica a prezzi sensibilmente più alti; questo fatto ha messo in crisi parecchi operatori di mercato in quanto non è stato possibile rinegoziare anche a monte, sul fronte degli approvvigionamenti all’ingrosso. Nonostante questa criticità, Egea è comunque riuscita ad andare incontro alle esigenze dei così chiamati Grandi Clienti, rinegoziando in parte i prezzi applicati ai contratti per la fornitura di energia elettrica relativa all’anno 2009: tutto ciò grazie al fatto di aver identificato, insieme ai clienti stessi, la giusta mediazione che ha portato a soddisfare il cliente sul lato prezzo e a raggiungere un accordo sul 2010 per bilanciare lo sforzo fatto da Egea sul 2009. Il risultato è stato reso possibile anche dalla notevole opportunità offerta dall’ampio quantitativo di energia l’intervista Pierpaolo Carini, Ad Egea SpA La sede dell’Egea ad Alba elettrica autoprodotta da Egea in centrali localizzate nella nostra provincia, oltre che dalla scelta di fare leva sulla flessibilità e sulla dinamicità della struttura commerciale (sia lato supply sia lato sales). Attraverso un’attenta strategia di approvvigionamento, di trading e con il supporto dell’unità di risk management, la parte commerciale ha potuto seguire le oscillazioni dei mercati energetici e consentire ai clienti di sfruttare al meglio le finestre di mercato che si sono create periodicamente. E tutto ciò è stato apprezzato non solo dai clienti maggiormente fidelizzati, ma anche dalle nuove aziende contattate portando a concludere contratti ben oltre i confini del Nord Ovest. Fra i nuovi contratti, sono per esempio particolarmente significativi quelli per l’approvvigionamento sia di energia elettrica, sia di gas alla Brembo di Bergamo (del Vice Presidente Nazionale di Confindustria, Bombassei) ed alle Vetrerie Bormioli di Parma. Egea può quindi oggi contare su clienti in tutte le provincie italiane; la sua campagna commerciale è durata 8 mesi, da aprile a novembre 2009, con il risultato di un incremento del 75% dei volumi acquisiti: oltre a mantenere i clienti in portafoglio ha acquisito oltre 1 miliardo di kWh di nuovi clienti. Ed è molto forte la convinzione che la crescita avuta sul mercato industriale sarà ulteriormente rafforzata anche sul mercato residenziale, dove i clienti ad oggi sono già più di 30.000. L’azione effettuata sul versante elettrico è stata replicata anche sul mercato gas, nell’ambito del quale le vendite sono passate da circa 140 milioni di mc a quasi 200 milioni di mc venduti. Il risultato combinato delle due operazioni proiettano il fatturato di Egea Commerciale verso i 450 milioni di euro per l’anno 2010. E se come tutti auspichiamo l’Italia dovesse uscire dalla crisi a metà dell’anno prossimo probabilmente il fatturato potrebbe ancora crescere sensibilmente fino a superare i 500 milioni di euro. Ing. Carini, con questo risultato Egea si attesta tra i primi operatori nazionali nella vendita di energia elettrica. “Sì, anche se la forte vocazione territoriale dell’azienda si ritrova nel fatto che il 20% dei kWh vengono venduti in provincia di Cuneo ed il 75% in tutto il Piemonte. Con il 52% di quota di mercato siamo largamente il primo operatore in provincia”. Ed anche nel teleriscaldamento la vostra è una società di rilievo nazionale. “Siamo il quarto operatore nazionale per volumi serviti, dopo A2A di MilanoBrescia, Iride di Torino-Genova ed Hera di Bologna. Ma siamo largamente l’operatore più significativo per Città sotto i 100.000 abitanti. E, in questo caso, tutte le realtà da noi servite sono attualmente in Piemonte”. E nell’acqua…. “Siamo il secondo operatore della nostra Regione, e quindi meno significativi a livello nazionale”. Sono comunque tante le eccellenze nazionali di Egea... “Ovviamente fa piacere che lei lo sottolinei. Ma tornerei anche ad evidenziare che tutto ciò si sostiene proprio sui clienti e sugli impianti che abbiamo in questa regione, ed ancor più in questa provincia: è un radicamento che ci privilegia e di cui andiamo orgogliosi. Ma, soprattutto, la nostra forza è che testa, cuore e braccia sono qui, di questa provincia; degli oltre 400 dipendenti del Gruppo più del 90% sono della provincia di Cuneo, provenendo ormai da tutte le aree che la compongono: tutte persone dalla capacità ed efficacia straordinaria. è anche per noi importante che il centro decisionale degli azionisti, degli Organismi sia di Gestione sia di Sorveglianza, dei Dirigenti e dei Quadri, insomma tutta la testa sia cuneese e, mi perdoni il gioco di parole, con la testa dei cuneesi. Questo è essenziale per dare concretezza, semplicità, onestà ed efficacia al nostro lavoro. In questo emerge molto ancora una volta la radice locale (oggi si direbbe anche glocal) del nostro Gruppo; e del resto tutti insieme abbiamo l’ambizione, col nostro lavoro, di concorrere al benessere non solo delle nostre famiglie, ma del territorio in cui viviamo e con questo, tutto sommato, di valorizzarci al meglio anche come persone”. Che ruolo da al rapporto coi Soci pubblici e privati di Egea? “Egea ha tratto e continua a trarre grande slancio dal fatto di poter essere un punto di incontro facilitato e trasparente tra il mondo delle Amministrazioni Pubbliche e quello delle industrie, entrambi fortunatamente più forti qui da noi che non nella media nazionale. E, tutto sommato, diverse cose sono state fatte negli ultimi anni; pensiamo solo ai circa 100 milioni di euro investiti negli ultimi due anni negli impianti energetico-ambientali. Egea di fatto è nata ed esiste per erogare e migliorare i servizi resi da un lato al Pubblico e dall’altro alle industrie del territorio, unendoli ed armonizzandoli al fine di incrementare l’efficienza energetica ed ambientale: a consentire la grande crescita dell’azienda sono stati questa eccezionale base clienti, unite al progetto integrato dei servizi, che va ad unire territori, produzioni e tessuti variegati. Ma quello di cui vado davvero orgoglioso è il fondamento etico su cui si basano e si sostengono reciprocamente tutti i collaboratori e gli stake holders del Gruppo”. Servizi a cura di Paolo Taricco (ufficio stampa Egea) le produzioni energetiche MOBILI c a s a , u ffi c i o CENTALLO | CUNEO Sereno ha dato un tetto alla sua anima ecosostenibile, sostituendo 4000 mq di ethernit con pannelli fotovoltaici e augura a tutti un futuro sempre più sereno La crescita nella vendita di Egea si è fortemente alimentata dal vasto parco di produzioni energetiche su cui la multiutility cuneese può contare. Si tratta sempre di centrali ad altissimo rendimento, di norma collegate alle numerose reti di teleriscaldamento di Egea; si sfrutta così la possibilità di recuperare anche il calore delle produzioni: si va quindi dalla centrale di AlbaPower, Langhe e Roero Power ed Elea, realizzate in partnership ed al servizio di Ferrero, Miroglio e Michelin, ad altre di proprietà ad Alba, Acqui Terme, Canale, Carmagnola, Piossasco, Cherasco e Cortemilia. Attraverso esse Egea può contare su quasi un miliardo di kWh annui autoprodotti. Dicembre 2009 aziende e imprenditori N° 0 17 falci - calvi la tradizione secolare delle fucine Le origini della lavorazione del ferro a Dronero risalgono al 1385. Oggi l’azienda lavora anche per la Nasa Fabrizio Gardinali è porte aperte Alcune immagini della giornata di “Porte aperte” organizzata dalle Falci di Dronero sabato 5 dicembre con la presenza dei coltellinai bergamaschi Si tratta della bealera, o canale, oggi conosciuto come “Marchisa”, lungo il quale furono costruiti, fra Dronero e Pratavecchia, ben sette salti d’acqua, utili a fornire energia ai magli e ai macchinari, in origine di cinque fucine, due in territorio di Dronero, e un mulino. Nel 1757 Nicolas di Robilant, nelle sue ricognizioni per il Piemonte minerario nota che a Dronero vi è un insediamento per la lavorazione metallurgica di notevole importanza, con ben nove “fucine di ferro” di altrettanti proprietari. In realtà con la denominazione di “ferro” si andava ad indicare un acciaio a basso contenuto di carbonio che era ottimamente adatto ad essere trasformato in stru- menti da taglio particolarmente affilati, come le falci appunto. Mentre altri utensili metallici per i lavori agricoli, che non necessitavano di tali caratteristiche, si ricavavano per lo più dalla fusione di rottami di ferro, un’attività basata quindi prevalentemente sul recupero e il riciclo dell’esistente. In epoca napoleonica, dai dati di censimenti effettuati dal Prefetto del Dipartimento dello Stura sulle attività produttive dell’area nel periodo 1809-1813, si parla di “fonderie di gueuse”, cioè di pani di ghisa, di Dronero. Ci si riferisce agli insediamenti lungo il canale Marchisa, i più importanti di tutto il territorio dell’amministrazione francese della MEDICINA ESTETICA S E D E e una d’argento nelle Esposizioni della Provincia di Cuneo e di Torino nel periodo 1895-1905 e nel 1912 un Ambrogio Simondi ebbe la soddisfazione della medaglia d’oro addirittura alla Esposizione Universale di Parigi. Se si vuole arrivare più indietro nella ricostruzione delle attività dei lavoratori del ferro di Pratavecchia, si può citare un documento del 1385: un atto di donazione del Marchese di Saluzzo alla badessa del Monastero di Sant’Antonio, Antonia di Montemale, di trenta giornate di terra con annesso diritto di prelevare acqua per l’irrigazione delle stesse dal canale marchionale, detto “della Prata”. N U O V A stata un successo l’iniziativa “Falci porte aperte”, con oltre mille persone che sabato 5 dicembre hanno visitato l’antica fabbrica di Dronero che per la prima volta, nella sua lunga storia, ha aperto le porte al pubblico, consentendo, così, di vedere coi propri occhi un’azienda di elevata specializzazione nella lavorazione dei metalli, dai quali si ricavano attrezzi per l’agricoltura e semilavorati per l’industria conosciuti ed apprezzati non solo in Italia, ma anche all’estero. è da ricordare che la Falci è una delle maggiori esportatrici al mondo di laminati scelti e ha una posizione leader nel settore della costruzione di pale speciali di alluminio per l’industria aeronautica. Inoltre è stata addirittura scelta dalla Nasa, l’agenzia spaziale statunitense, come fornitrice di attrezzi, in particolare lime, per gli utensili in dotazione delle navicelle del programma “Apollo”. L’iniziativa, voluta dal Comune di Dronero in collaborazione con la Calvi, la multinazionale attualmente proprietaria della Falci srl, si è inserita nei festeggiamenti di Sant’Eligio, coordinati anche dall’omonima Compagnia della cittadina della Val Maira, che, non a caso, è il patrono dei fabbri, in quanto pure lui era dedito a questo antichissimo mestiere, e tanto abile da cesellare il trono d’oro di re Clotario II e divenire direttore della Zecca di Marsiglia. A titolo di curiosità storica, fra i primi atti scritti nel 1685 nel “Registro della Compagnia dei Santi Biagio e Magno” di Pratavecchia è indicato che già allora l’Università (cioè l’associazione) dei ferraioli faceva celebrare la festa di Sant’Eligio, come detto il loro patrono, ogni anno il 25 luglio, con grande importanza coronandola di tutta una ampia serie di eventi di natura sia religiosa sia ludica. La fabbrica di Dronero, oggi inserita nel Gruppo Calvi, ufficialmente ha una prima origine nel 1922 quando sei fabbri costituirono la “Società Cooperativa Falci” e l’anno successivo, 1923, le fucine si fusero in un’unica struttura: “Fabbriche Riunite Falci”, di proprietà delle famiglie Simondi e Conte, per la produzione di attrezzi agricoli, in particolare falci, appunto, e falciole. I Simondi, originari di Revello, avevano fin dal 1830 a Pratavecchia la “Fucina di Simondi Ambrogio e Figli”, ditta che ebbe, fra fine Ottocento e Novecento, numerosi riconoscimenti pubblici per la propria attività. Quali tre medaglie di bronzo zona, che contavano undici opifici, la maggior parte dei quali dotati sia di forno, per ottenere dalla fusione della ghisa il ferro, sia di magli e martinetti, mossi dall’energia idraulica dei sette salti d’acqua, per forgiare gli attrezzi agricoli. Diversi anni dopo, G. Casalis nel “Dizionario geografico storico - statistico - commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna”, del 1840, parla, nella zona di Dronero, dell’esistenza di tredici fucine, occupate totalmente nella produzione di strumenti per la lavorazione dei campi, e calcolava che il numero totale delle falci che uscivano da dette aziende artigianali superasse le tremila dozzine, cioè più di 36.000 “pezzi” all’anno. In effetti dai registi parrocchiali di Pratavecchia dell’anno precedente alla pubblicazione del Casalis, il 1839, risulta che ben trentanove uomini esercitavano la professione di “ferraiolo” nelle varie fucine del territorio; dato curioso: erano lo stesso numero le donne che, invece, erano occupate nelle filande. Risulta, inoltre, l’esistenza di una fonderia di proprietà di tale famiglia Bernardi che produceva lingotti di acciaio per rifornire i vari artigiani della zona. Con gli anni Venti del Novecento si assiste alla trasformazione di questa attività artigianale in industria, la Falci appunto. I vecchi laboratori vengono chiusi, alcuni verranno convertiti in centraline idroelettriche, sfruttando ancora una volta la notevole portata d’acque e i dislivelli artificiali del canale Marchisa, e si trasferisce la produzione in un’unica struttura, meglio rispondente alle esigenze di concorrenza e competitività sul mercato, pur mantenendo, come si è visto, inalterato il patrimonio tecnico e l’abilità umana di un lavoro che ha radici secolari. DERMOGRAFISMO ESTETICO LASER E MEDICINA ESTETICA CHIRURGIA PLASTICA ED ESTETICA SETTORI SPECIALISTICI PEDIATRICI Direttore Sanitario: Dott. Fabio Pittano Medico - Chirurgo Specialista in Clinica Oculistica Autorizzazione Sanitaria n. 39914 Cuneo - Corso IV Novembre, 12 Tel. 0171 64416 - Fax 0171 631769 [email protected] www.centromedicoeuropeo.it CHIRURGIA AMBULATORIALE CHIRURGIA DELLA MANO CHIRURGIA OCULISTICA DIAGNOSTICA PER IMMAGINI E STRUMENTALE POLO OCULISTICO POLO ORTOPEDICO 18 aziende e imprenditori Dicembre 2009 N° 0 cantina griffata/16 cascina rizzi e i primi Vini “co2 free” L’azienda di Barbaresco è dotata di un impianto fotovoltaico solare che la rende autosufficiente dal punto di vista energetico l’impianto Con i suoi 112 pannelli solari installati sul tetto, con una potenza di 170 W ciascuno, Cascina Rizzi dispone di circa 20 kW di potenza e produce 23.500 kWh all’anno, raggiungendo in questo modo la pressoché totale autosufficienza energetica Beppe Malò L www www.marketcompensati.it ’azienda Rizzi nasce nel 1974 per opera di Ernesto Dellapiana, sugli antichi poderi ottocenteschi di famiglia. Cresciuto con la passione della terra e delle vigne, nel 1973 decide di abbandonare la città e un’avviata industria cartotecnica, per seguire il suo grande sviscerato amore: la terra, la terra di Langa, con le sue impervie colline: coltivare le viti e fare il vino. Per fare ciò ha ricostruito la cascina di famiglia, riaccorpando i pezzi che erano stati dispersi per eredità, l’ha ingrandita e l’ha completamente trasformata, riadattando i locali esistenti per farne cantine, magazzini di stoccaggio, di invecchiamento e di lavorazione per i vini. Ed è del 1974 la prima vinificazione in proprio. Nel 1984 ha riacquistato la confinante cascina Boito di circa 14 ettari, che già apparteneva alla sua famiglia, ma che era stata dispersa per questioni ereditarie. Al 1993 risale l’acquisto della cascina Villa Manzola. Già famosa nell’antichità, ai tempi dei romani, Villa Manxionis - oggi Manzola - Per Il Falegname, L’edile, L’hobbista tagli su misura, bordatura, foratura, pantografatura centro specializzato pavimenti prefiniti e laminati esclusivista CUNEO MAD. DELL’OLMO * L'opera è la Sacra Conversazione di Giovanni Bellini XV secolo. Via Benessia, 5a (Area 90) - Tel. 0171 412721 - Pellegrino s.n.c. * Restauro e conser vazione Beni Culturali * Battistin Alberto * Artigiano Decoratore * Calcinia * di Riberi Luciano * Luciano Alfredo * Artigiano Decoratore * Calzoni Elisa * Decoratrice - Restauratrice * Consorzio artigiano edile d i r e s t au r o murale e d e c o r at i v o di edifici di interesse storico CUNEO | Via I Maggio, 8 | tel. 0171 451111 | 349 1612625 | 347 8553965 era una importante stazione di sosta sulla strada “Magistra Langorum” che transitando per Treiso (dal latino Tres), univa Alba Pompeia al mare. Alla Villa Manxionis, i cavalli e le carrozze che venivano da Asti e Incisa e da altre località limitrofe della zona si fermavano qui per essere ripuliti, messi in ordine; i viandanti si ristoravano, si riposavano, per poi fare ingresso in Alba per essere ricevuti con onore e curiosità. Infine nel 2004 è avvenuta l’ultima acquisizione aziendale: un bellissimo vigneto di oltre un ettaro nel cru Pajorè. Nel corso degli anni il titolare si è impegnato in un continuo ampliamento e miglioramento sia quantitativo che qualitativo dell’azienda e dei vini prodotti facendola diventare, con i suoi 35 ettari, una delle più ampie, interessanti e sicuramente importanti realtà nella zona del Barbaresco. Tale impegno si è dimostrato anche in campo enologico, con la continua ricerca di un prodotto di qualità sempre più elevata, cercando di conciliare le tecniche e gli strumenti di lavorazione più innovativi alla più classica tradizione di Langa. Dal 2004 al lavoro del titolare si è aggiunto quello di Jole ed Enrico Dellapiana, i figli di Ernesto, che sono entrati attivamente nelle attività dell’azienda. Jole ha iniziato occuparsi in particolare della gestione commerciale e contabile dell’azienda, collaborando principalmente con gli importatori, e seguendo anche la rete vendita in Italia. Enrico, laureatosi in Viticoltura ed Enologia alla Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, ha incominciato ad occuparsi, sempre in stretta collaborazione col padre, della gestione tecnica dell’azienda agricola e dalla cantina, seguendo tutte le problematiche di produzione. Cascina Rizzi è il vero nucleo e cuore dell’azienda, sede amministrativa e sede delle cantine. Il nome Rizzi deriva dal piemontese “riss”, ovvero ricci, i piccoli e graziosi animali spinosi che popolavano il sottobosco ed erano assai diffusi nella zona. La cascina Rizzi, edificata alla fine del ‘700 e da sempre appartenuta al patrimonio di famiglia, si trova sul crinale dell’omonima collina, dalla quale ha preso il nome. Già nella cartina del 1898 del prof. Domizio Cavazza, preside della scuola enologica di Alba a fine 1800 che per primo valorizzò il vino barbaresco, il crü Rizzi compare come una delle zone a maggiore vocazione per la produzione del Barbaresco. Questa rubrica si occupa in modo prevalente di aziende vitivinicole che abbiano eseguito lavori di rinnovamento o di prima costruzione all’insegna del design abbinato alla funzionalità tecnica e produttiva. In questo numero diamo conto di un progetto, unico in Piemonte e tra i più importanti in Italia, di azienda vitivinicola i cui vini sono prodotti “Co2 free” ovvero in modo totalmente esente dall’immissione in atmosfera di anidride carbonica. Tutta l’energia necessaria alla produzione è, infatti, prodotta utilizzando energia rinnovabile: quel- la prodotta dal sole e trasformata in corrente elettrica per mezzo di pannelli fotovoltaici collocati sui tetti di cascina Rizzi. “Sui tetti della nostra azienda - spiega Ernesto Dellapiana - il 9 novembre 2006 è entrato in funzione un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. Con orgoglio possiamo dire che siamo la prima cantina in provincia di Cuneo ad aver installato un impianto solare di queste dimensioni. L’impianto dispone, infatti, di 20 kW (19,80 kW) di potenza installata. Il numero totale di pannelli installati è 112 e la potenza di ogni pannello è di circa 170 W. In base ai dati ricavati dal sito del ministero dell’Ambiente, la produzione media per un impianto di circa 20 kW per il Nord Italia è di circa 23.500 kWh/ annuo. Questo valore, considerando l’attuale consumo aziendale di circa 25-30.000 kWh/annuo, ci permette di affermare, che la nostra azienda sia totalmente autosufficiente in ambito energetico. In altre parole grazie all’impianto solare installato, i nostri vini possono definirsi “Co2 free”, in quanto tutte le attività lavorative svolte in cantina avvengono grazie all’energia pulita da noi stessi prodotta. La tutela dell’ambiente e la valorizzazione del territorio sono linee guida imprescindibili nell’operato dell’azienda Rizzi. Questo concetto di rispetto dell’ambiente - conclude - è poi un po’ il filo conduttore della nostra filosofia aziendale. Negli ultimi anni abbiamo sempre seguito e rispettato gli obiettivi previsti dal Regolamento CEE 2078/92”. La potenza energetica prodotta in eccesso o non utilizzata, ad esempio nel periodo di chiusura estiva, viene venduta e immessa nella rete Enel, passando per un contatore. Viceversa si preleva energia dalla rete quando servono, in un breve arco di tempo, grandi quantitativi come nel corso delle operazioni collegate alla vendemmia. In questo modo viene sempre garantito all’azienda un approvvigionamento energetico ecologico. Un impianto di misurazione raccoglie tramite specifici sensori (insolazione, temperatura esterna) e contatori (rendimento solare, energia immessa nella rete pubblica, energia prelevata) tutti i dati necessari per determinare con precisione la resa dell’impianto e redigere un accurato bilancio energetico. Al momento dell’attivazione quest’impianto fotovoltaico è uno dei più grandi impianti in Italia per la produzione di energia elettrica solare ad uso non abitativo e consente di soddisfare oltre il 90% del fabbisogno energetico della cantina e di tutti i suoi macchinari, compreso l’impianto di climatizzazione, e degli uffici. Dicembre 2009 impresa e cultura N° 0 19 archeologia industriale La tradizione dolciaria provinciale Da attività artigianale nel Medioevo all’industria alimentare nel Novecento. Come si è sviluppato un settore trainante della Granda Pierpaolo Bindolo L ’analisi dei modelli di consumo rappresenta uno studio ricco di spunti, in quanto ai processi legati alla tradizione e alle consuetudini alimentari sono riconducibili i rapporti economici e sociali e lo sviluppo dei mercati e degli scambi. La storia e la tipicità dei dolci fabbricati nei Comuni e borghi della nostra provincia hanno origini antichissime e testimoniano il forte legame con la tradizione religiosa e le abitudini della società civile. La documentazione contenuta nelle carte dei monasteri, degli enti religiosi o civili o nei libri contabili delle famiglie nobiliari ci offre la possibilità di ricostruire seppur sommariamente e a partire dal Medioevo - la storia della produzione dolciaria locale. Ad esempio è veramente rilevante, in un periodo in cui il pane e i dolci venivano cotti nei forni domestici, la presenza di oltre dieci fornai a Mondovì, nel 1396. Nei forni pubblici del capoluogo del Monregalese si era soliti far cuocere in apposite “tortelerie” delle grandi torte dolci, così come risulta dai conti della castellania di Mondovì del 1397. A seconda dell’area geografica in cui veniva prodotta la pasticceria, essa evidenzia delle differenze sia nella composizione e preparazione sia nell’utilizzo degli ingredienti. Casimiro Turletti, membro dell’Accademia di Storia ecclesiastica subalpina, ci ricorda che nel XIV secolo, fra le specialità che conferirono fama ai cittadini saviglianesi, vi era la confezione di dolci e confetti. Per la loro bontà e squisitezza la pasticceria prodotta a Savigliano era “oggetto di commercio in molti altri paesi”. Il canonico e storico Turletti ci segnala, inoltre, che in tale città i pasticceri, fin dall’epoca medioevale, “fecero dei buoni affari”, tanto da indurre molti altri artigiani a seguire tale pratica e mestiere. I ricercatissimi confetti, tanto apprezzati dalla nobiltà locale e dalla gerarchia ecclesiastica, erano dei particolari zuccherini ripieni di spezie o frutta secca e candita. Nel medesimo periodo, nella vicina città di Fossano invece si producevano dei pasticcini chiamati “tortelli”, a base di pasta di “ciambella” o farina di castagne e marmellata, da consumarsi soprattutto durante le festività natalizie. L’elemento simbolico legato al consumo dei dolci variò inoltre a seconda delle epoche, delle condizioni e delle tradizioni di un determinato luogo. Infatti “uno tra gli usi più antichi delle famiglie nobiliari piemontesi” era quello della cerimonia della “focaccia dei Re Magi”. Nel giorno i dolci delle feste Biscotti allo zenzero (sopra) o alle nocciole (a sinistra), la tradizione dolciaria delal nostra provincia da sempre è stata legata ai prodotti locali e alla festività religiose. In alto a sinistra, la copertian del manuale medievale del mastro dll’arte del cucinare Bartolomeo Scappi Nel Dopoguerra, grazie all’espansione di alcune realtà manifatturiere, ai miglioramenti tecnici e agli sviluppi dell’industria alimentare locale, alcuni prodotti dolciari della nostra provincia cominciarono a diffondersi e ad acquistare importanza in campo nazionale ed internazionale dell’Epifania era consuetudine in Piemonte che le famiglie della nobiltà più influente offrissero in dono a tutta la popolazione e ai poveri torte e biscotti confezionati per quella particolare occasione. Con questi atti e cerimonie “il signore o il principe dimostrava la sua benigna sovranità la sua munificenza ed insieme la sua autorità e potenza”. Sarà però la più grande scoperta del Cinquecento, quella dell’America (1492), a incidere profondamente sui consumi delle popolazioni di tutto il vecchio continente. Ad esempio alcuni alimenti come il cioccolato caratterizzeranno in maniera preponderante il gusto e le pratiche alimentari dei secoli successivi. Non bisogna dimenticare che la presenza sulle nostre tavole e nelle cucine di alcuni prodotti come il mais, le patate, i pomodori e il cacao (per ricordare i più importanti) avvenne con lentezza e gradualità. I primi viaggi commerciali di cacao verso l’Europa vennero effettuati solamente a partire dagli ultimi decenni del 1500. Nel secolo successivo dalla Spagna il cacao raggiunse i porti di Venezia e di Genova e da qui il nord d’Italia. In quel periodo, per l’elevato costo, il consumo di cioccolato era anzitutto un elemento di distinzione sociale, un vero e proprio status symbol della cucina d’élite, che poteva permettersi tale ricercatissimo prodotto. Nel Cuneese, così come dimostrano indagini e statistiche “di alcune cose usate per il vitto e mantenimento degli abitanti della nostra Provincia”, abbiamo notizia fin dal XVIII secolo della presenza sui mercati locali di discrete quantità di “cioccolatte fino cannella e ordinario”. Da quel periodo, con la diffusione del prodotto “cacao”, i cuochi e pasticcieri crearono ed elaborarono sempre nuove ricette, inventando originali versioni di bevande e dolci a base di cioccolato. L’alimentazione, oltre ad un modello culturale, è anche produzione, scambio e commercio. In alcune statistiche del Settecento come quelle curate dal vice intendente Giovanni Eandi di Saluzzo relative al “commercio d’esportazione”, vengono menzionati fra i prodotti esportati della provincia di Cuneo i “biscotti o vecchioni di Boves e della Chiusa di Pesio”. Ad esempio i biscotti prodotti alla Chiusa, per la loro bontà e delicatezza, erano particolarmente richiesti in tutto il Piemonte. Così come è documentato dai dati contabili del tempo, con la vendita e il commercio di tali dolci i produttori e i negozianti effettuarono considerevoli guadagni. A fronte di questi casi molto significativi e importanti in tutta la regione almeno fino alla metà del Novecento, la cucina popolare e il commercio di dolci rimaseo fortemente legati al territorio. Nel Dopoguerra, invece, grazie all’espansione di alcune importanti realtà manifatturiere, ai miglioramenti tecnici e agli sviluppi dell’industria alimentare locale, alcuni prodotti dolciari della nostra provincia cominciarono a diffondersi e ad acquistare importanza in campo nazionale e internazionale. La scelta della tipologia dei cibi da consumare e l’elaborazione di usi e costumi a tavola, sono tutti elementi che indicano come in provincia di Cuneo la tradizione dolciaria sia stata un elemento importante nella costituzione dell’identità culturale e dello sviluppo economico. auguroni "EFTJWJ 5BSHIF 4USJTDJPOJ %FDPBVUVNF[[J 6>ÊÊâÊÓÈÉLÊÊÀ}Ê->Ê>>ââ /i°Êä£Ç£ÊÓÈx{ÎäÊÊ>ÝÊä£Ç£ÊÇÓÓÈÇÓ N ÜÜÜ°ÃÌÕ`>`iÃÛ°VÊ ÊÃÌÕ`ÇÎJÌÃV>°Ì e l e g a n za & de sig n & Acquaform srl, grazie alla sua pluriennale esperienza nel settore, unisce eleganza & design per offrirvi un prodotto di qualità realizzato con i sistemi più all’avanguardia nella costruzione delle piscine, con particolare attenzione nella cura dei particolari. Acquaform realizza piscine uniche e originali, adatte a qualsiasi esigenza e a qualsiasi spazio, offrendovi un servizio che va dalla progettazione all’installazione e alla messa in funzione. www.acquaform.it FA PIÙ RICCO IL TUO GIARDINO ACQUAFORM srl | Loc. Piana, 55/P | Verduno (CN) | Tel. 0172.470204 | [email protected] 20 impresa e cultura Dicembre 2009 N° 0 storia locale - aspettando il 150° anniversario di fondazione cuneo prima di diventare provincia Furono i quattro prefetti napoleonici del Dipartimento della Stura, nell’Ottocento, a preparare il terreno per la nascita della Granda Paolo Gerbaldo C Giuseppe Pietro Bagetti, Entrée des Francais dans la ville de Coni, 29 avril 1796 (Paris, Versailles) governo centrale aumentò infatti nel momento in cui il Piemonte, a partire dal 1805, non risultò più soggetto ad un amministratore generale: un’unica autorità di derivazione militare inter- VENDITA NUOVO E USATO | ASSISTENZA TECNICA | TORNITURA | FRESATURA | LAVORAZIONE LAMIERE www.tecnoinsrl.it | e-mail: [email protected] Via Vecchia di Cuneo, 89 | Borgo S.Dalmazzo (CN) | Tel./Fax 0171.26.06.58 SEGNALETICA AZIENDALE ANTINFORTUNISTICA SISTEMI DI ANTINCENDIO Via Piave, 2 - CENTALLO (CN) - Tel. 0171 214152 335 21 5014 - e-mail: [email protected] Ufficio, sede e magazzino: Reg. Boerino, 287 - 12044 S. Biagio Centallo (CN) tel. 0171 719207 fax 0171 1825179 cell. 380 5288268 http://www.metalfer.cuneo.it e-mail: [email protected] di Pio Mario COMMERCIO INGROSSO ROTTAMI DI FERRO E METALLI www.tec -artigrafiche.it SERVIZIO CONTAINERS acciaio alluminio piombo ferro ottone ghisa rame DEMOLIZIONI SUL POSTO Orari apertura magazzino: 8.30 / 12.30 - 14.00 / 18.00 CHIUSO IL SABATO partners-cn.it onfronto e rinnovamento, nuovi traffici e crescita dell’interesse per le attività produttive, mutato rapporto tra governo e cittadini, tra centro e periferia, sviluppo delle scienze agrarie e mediche: tutto questo, all’inizio dell’Ottocento, impose, al governo del territorio, la ricerca di un difficile equilibrio: tra l’esibizione del potere e l’esaltazione del governo rivolto all’utile; tra le guerre e la qualità del vivere; tra una centralizzazione dell’apparato legislativo e una riflessione sulla propria storia e sulla propria identità. In questo frangente il Piemonte, per la sua lontananza dai teatri delle campagne napoleoniche, acquisì una relativa stabilità che permise significativi esperimenti di governo. Uno dei più riusciti fu il dipartimento della Stura, con capoluogo a Cuneo, suddiviso nei circondari di Alba, Mondovì, Savigliano, Saluzzo, le cui vicende si identificarono fortemente con quelle dei suoi prefetti. Il peso dei rappresentanti in loco del posta proprio tra i prefetti e Parigi. La legge del 28 piovoso anno VIII (7 febbraio 1800) aveva infatti chiaramente disegnato la figura istituzionale del prefetto come unico organo esecutivo delle direttive ministeriali senza interporre altre figure istituzionali. Il dipartimento della Stura, già elaborato all’inizio del 1799, con la vittoria di Marengo del 14 giugno 1800, trovò una sua identità ben definita allorché, formalmente nel 1802, la parte continentale degli antichi Stati Sardi venne annessa alla Francia e vi si instaurò l’organizzazione amministrativa napoleonica. Nei dipartimenti francesi del Piemonte, la composizione del corpo prefettizio ebbe una iniziale prevalenza di prefetti di estrazione locale a cui seguirono, a partire dalla seconda decade del primo decennio dell’Ottocento, quelli di origine francese. I prefetti del dipartimento della Stura, fino alla Restaurazione, furono perciò due italiani e due francesi rispecchiando, in questo, i mutati atteggiamenti della Francia nei confronti di un Piemonte da francesizzare rapidamente. Il primo ad essere nominato fu Maurizio Pellisseri avvocato di Castiglione Falletto, collaboratore del rivoluzionario Buonarroti a Nizza e membro del “Comitato di resistenza all’oppressione francese”. Le convinzioni politiche del Pellisseri erano però di natura indipendentista, unitaria, e non certo favorevoli all’annessione alla Francia: per tali motivi, il 28 aprile 1801, egli rinunciò ad assumere la carica. Toccò allora a Giovanni Lorenzo De Gregori conte di Marcorengo essere il primo prefetto ad arrivare effettivamente a Cuneo. Nato a Torino il 10 agosto del 1746 da una famiglia dell’aristocrazia sabauda, egli, dopo la laurea in legge, viaggiò in Inghilterra, Francia, Germania e Italia, interessandosi particolarmente all’economia e praticando anche il volo aerostatico. L’ormai francesizzato Degrégory, entrato nell’amministrazione francese nell’aprile 1799, fu prima Commissario presso il tribunale della Sesia e poi, l’anno seguente, diventò sottoprefetto a Biella. La sua consacrazione politica avvenne però con la nomina provvisoria, il 9 maggio 1803, a prefetto del dipartimento della Stura. Nomina divenuta effettiva il 2 giugno. Il 29 agosto 1803 Napoleone lo elevò senatore. Nell’autunno del 1803, lasciò perciò il Dipartimento e si trasferì a Parigi. Cavaliere della Legione d’onore, il 28 febbraio 1804, sarà ancora insignito, il 26 aprile 1808, del titolo di Conte dell’Impero. Nonostante queste onorificenze, nell’aprile 1814, riabbracciò la causa dei Savoia. Morì a Torino il 16 aprile 1817. Ad occupare la carica di prefetto, Parigi inviò allora Pietro Amedeo Vincenzo Giuseppe Maria Arborio Biamino dei Conti di Caresana Blot, che, nominato il 21 settembre 1803, assunse la carica il 31 ottobre 1803. Egli rimarrà a capo del Dipartimento per sette anni dando un notevole contributo alla francesizzazione e al processo di modernizzazione, già peraltro avviato dal suo predecessore, e di cui ricordiamo, a Cuneo, la biblioteca, il teatro e la società d’agricoltura. Nello stato di servizio dell’Arborio, nato a Vercelli il 29 marzo 1767, leggiamo che l’ex-ufficiale dell’esercito sabaudo nel reggimento d’Aosta, fu prima maire di Vercelli e poi sottoprefetto sia a Lille che a Douai. Nominato sia Cavaliere dell’Impero, il 10 settembre 1808, che Barone, il 9 marzo 1810, venne infine scelto come prefetto del Lys, nelle Fiandre, dal 30 novembre 1810, carica tenuta fino alla morte, avvenuta a Bruges il 14 agosto 1811. Un mese dopo, il 14 settembre, a Cuneo, si svolse il suo solenne funerale nella Parrocchia della Madonna del Bosco. Il caso del Barone Arborio, nell’ambito dei prefetti napoleonici, si dimostrò particolarmente significativo in quanto egli sarà anche impiegato in un dipartimento lontano da quello di nascita. Ad Arborio successe, Auguste Joseph Baude de La Vieuville che ottenne buoni risultati tanto da meritarsi la Legione d’Onore. Nato a Châteauneuf-d’Ille-et-Villaine l’11 settembre 1769, località dove morì il 26 aprile 1835, colonnello della guardia dal 1789, emigrato nel 1791, divenne ciambellano nel 1804. Nominato prefetto della Stura il 30 novembre 1810, si insediò il 12 febbraio 1811. Rimase a Cuneo fino alla nomina a prefetto dell’Haut-Rhin (12 marzo 1813). Dopo la caduta di Napoleone riprese la carriera prefettizia rimanendo in servizio fino al 1820. Deputato d’Ille-et-Villaine, dal 13 novembre 1820 al 6 marzo 1824, fu poi, dal 1827 al 1830, Pari di Francia. Per succedere a La Vieuville, il 12 marzo 1813, la scelta cadde su Antoine-Louis Campan (17841821). Il prefetto Campan, inviato prima a Ostenda e poi a Tolosa come commissario speciale, in seguito alla dichiarazione di guerra della Prussia alla Francia, 17 marzo, non poté però raggiungere Cuneo e rimase perciò a Tolosa. A chiudere la stagione dei prefetti dipartimentali arrivò allora LouisHonoré-Felix Le Peletier d’Aulnay, nato a Parigi il 10 aprile 1782, di origine nobile. Divenuto prefetto del dipartimento di Tarn-et-Garonne, il 26 novembre 1808, ebbe il merito di irritare non poco la popolazione per i suoi capricci. Nominato a Cuneo il 25 marzo 1813 vi giunse il 5 maggio 1813. Praticamente rimase in carica un solo anno che, però, gli risultò sufficiente per rimanere nelle pagine della storia. Egli, indossati i colori borbonici, uscì dal palazzo della prefettura per proclamare il ritorno del re, Luigi XVIII, sul trono di Francia. La sua carriera, ovviamente, ne beneficiò. Essa riprese infatti come deputato della Seine-et-Oise, dal 17 novembre 1827 al 1848. Le Péletier d’Aunay, l’ultimo prefetto del dipartimento della Stura, Consigliere di Stato dal 12 novembre 1828 al 1830, morì a Parigi il 16 gennaio 1855. Dicembre 2009 impresa e cultura N° 0 21 arte industriale - 100° futurismo la città al ritmo delle macchine L’automobile, come simbolo del progresso tecnologico, dà velocità alla vita e alla rappresentazione della civiltà industriale sta di oltre cento opere, alcune con titoli significativi quali: “Automobile da corsa”, “Velocità d’automobile”. L’artista si concentra non tanto sulla forma del mezzo, quanto sulla velocità e il dinamismo, usando immagini multiple, accavallate, creando una notevole impressione di rapidità e movimento. Anche altri esponenti trattarono di questo soggetto: come Gino Severini, Boccioni, Carrà, Luigi Russolo, che in “Dinamismo dell’automobile” tramuta l’oggetto meccanico in una serie di linee - forza, quasi vettori, a indicare la spinta e la potenza dell’energia meccanica. Il Futurismo seppe vedere in anticipo nell’automobile un oggetto che ha rivoluzionato la vita moderna, segno di capacità progettuale e scientifica, ma anche di libertà, di spostamenti rapidi, di potere, in grado di fornire sensazioni forti e appaganti. Tutti elementi che troveranno ampio sviluppo negli anni successivi anche in campi non propri dell’arte, quali la grafica, il design, la pubblicità. Fabrizio Gardinali U n movimento quale quello futurista, che fa dell’innovazione e della adesione, per molti aspetti ossessiva, al progresso, del quale ha una visione quasi “sacrale”, la sua cifra distintiva non poteva non essere interessato e affascinato dalla città. Sicuramente una città nuova, diversa dai centri storici della realtà urbana di molta parte dell’Italia, caratterizzati dalla presenza di edifici che, oltre al valore artistico in molti casi eccelso, sono la testimonianza più tangibile della storia secolare delle varie comunità. La città futurista è un’altra cosa: è un’utopia desiderata. è una trasposizione locale della metropoli sul modello statunitense: attuale, sempre in movimento, in sviluppo e trasformazione continua, che supera e cancella quanto vi era del passato, visto solo come una statica remora. è la culla e nel contempo l’attuazione della civiltà industriale: un concentrato di tecnologie, movimento, produzione, quasi l’estroflessione nella vita quotidiana della fabbrica, con una connotazione vitale a volte addirittura violenta. E ciò fin dagli inizi, dal famoso “Manifesto” uscito su “Le Figarò” di Parigi del 1909, dove Marinetti scrive: “Avevamo vegliato tutta la notte (...) discutendo davanti ai confini estremi della logica ed annerendo molta carta di frenetiche scritture (...) Soli coi fuochisti che s’agitano davanti ai forni infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter d’ali, lungo i muri della città. Sussultammo ad un tratto, all’udire il rumore formidabile degli enormi tramvai a due piani, che passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori, come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e sradica d’improvviso, per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso gorghi di un diluvio. Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascoltavamo l’estenuato borbottio di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell’ossa dei palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici”. Al di là della prosa ad effetto e un po’ ridondante, oltre al fatto che per Marinetti “automobile” è maschile, sono molti gli elementi di spunto, che poi si traducono, specie nell’opera dei pittori, in diverse interpretazioni del contesto urbano. Non si può tacere “La città che sale” (1911) di Depero, Città meccanizzata dalle ombre, 1920 Marinetti: “Un automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia è più bello della Vittoria di Samotracia” Boccioni, così come “Visioni simultanee” (1911), dello stesso autore, vere esemplificazioni sulla tela del concetto di dinamismo finanche brutale che connota la visione urbana futurista: caotica, rapida, animata da una forza sua che tende ad inglobare e schiacciare ogni altro elemento animato e non meccanico. Però vi è anche la visione più meditata di Sironi, dove la città non è più movimento e velocità, ma ha una monumentalità un po’ cupa, che si traduce in una forte plasticità e una profonda sensazione di solitudine quando non alienazione. Una concezione di tipo simbolico che si ritrova nel Manifesto di Sant’Elia del 1914 e nei disegni lasciati dall’architetto, dove gli edifici sono enormi, interconnessi e caratterizzati da un notevole sviluppo verticale, un modello preso dalla contemporanea architettura americana, in particolare di New York. Altre ipotesi progettuali si sviluppano negli anni successivi: dal protorazionalismo di Chittone a quelle più meccanicistiche di Depero, fino al secondo Futurismo degli anni ’20 e ’30 del Novecento, meno utopistico e idealista e più vicino alla realtà. Nel brano del Manifesto del 1909 riportato in precedenza si cita l’automobile, altro “mito” noto del Futurismo. Più oltre nello stesso testo, Marinetti dice: “Un automobile da corsa, con il suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo (...) un automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia è più bello della Vittoria di Samotracia”. L’avanguardia italiana è il primo movimento artistico in assoluto a dare all’automobile, nata a fine Ottocento, un significato simbolico di notevole rilevanza. Essa è la materializzazione degli ideali della corrente marinettiana, la manifestazione tangibile del progresso tecnologico, di una nuova era che si lascia alle spalle il passato con la stessa rapidità con la quale le ruote del nuovo mezzo di locomozione percorrono le polverose strade dell’epoca. è, inoltre, simbolo di coraggio e ardimento, sentimenti presenti in tutti i documenti del Futurismo e considerati caratterizzanti dell’uomo moderno; le prime corse su pista e su strada, come sarà la leggendaria Mille Miglia, sono destinate a persone dotate di una buona dose di “fegato”, di sprezzo del pericolo e voglia di affrontare ogni sfida, anche la più estrema. La grafica, la prosa, la letteratura, la cartellonistica futurista sono piene di “inni” alle quattro ruote. Ma sarà specialmente la pittura a occuparsene con maggiore intensità. Si pensi che Giacomo Balla ne fece la protagoni- esti Manif a Grafic pli Multi ci Corni Boots Abbigliamento Snowboard Guanti Bindings Protezioni 7JB.POT1FBOP$VOFP 22 impresa e cultura il libro/1 il sistema fallimentare delle ferrovie italiane A Claudio Gatti, Fuori orario, Chiarelettere, Milano, 2009, pp. 244, euro 14. officine, da quella dei treni ha portato, nel 2000, alla nascita di Trenitalia e, nel 2001, a Rete ferroviaria italiana (Rfi). Quella attuale di Ferrovie dello Stato spa è una holding che, con 90 mila dipendenti, è il principale gestore del sistema ferroviario italiano. Una storia anche di ripianamenti statali per un sistema fallimentare. Gatti espone così un racconto che è allo stesso tempo paradigmatico della situazione, e della storia, dell’Italia nei confronti della gestione pubblica e di un sistema che finisce per accettare i benefici, per alcuni, derivanti da un generalizzato sistema di concussioni e corruzioni. Il sistema ferrovie è infatti in grado di alimentare tutti, dal politico al manager, dall’intermediario al sindacalista, attraverso un circolo di denaro che si traduce in una macchina che distribuisce incarichi, contratti e benefici di varia natura generando un sistema associativo di vantaggi condivisi impermeabile al cambiamento e a forme di moralizzazione, e che scarica il proprio costo di funzionamento sulla collettività. Nelle pagine di “Fuori orario” scorrono allora, analizzati attraverso dati non certo di pubblico dominio, i cronici problemi del sistema ferroviario italiano: puntualità dei convogli, pulizia, manutenzione. In seconda analisi finiscono sotto la lente dell’inchiesta gare di appalto, Alta velocità, Amministratori delegati. Il tutto è affrontato ricorrendo al metodo dell’inchiesta giornalista che privilegia le testimonianze dirette organizzate in capitoli ben articolati e scritti con prosa sicura. il libro/2 il turismo visto come attività industriale I l pregio maggiore del volume, al di là degli argomenti dei singoli saggi e del fatto di non essere tradotto in italiano, è proprio quello di costituire un’introduzione ad un problema importante. Una messa a fuoco di una problematica che è inoltre sorretta dall’impegno di dire qual è il modo di percepire il turismo: non un semplice fenomeno sociale legato alla sfera del leisure ma un’attività industriale. L’intento, riuscito, del curatore, Laurent Tissot, docente di Storia Economica e Sociale alle Università di Neuchâtel e Friburgo, e dei numerosi collaboratori coinvolti è infatti di ampio respiro: offrire un quadro generale dell’industria turistica letta in chiave storica ed economica. Il presupposto di partenza è offerto dal fatto che quest’attività industriale, ancora poco esplorata, dall’Ottocento, ha saputo creare tutto un apparato tecnico-commerciale, basti pensare alla nascita dei viaggi organizzati, all’evoluzione dei mezzi di trasporto e delle strutture ricettive, per soddisfare il crescente bisogno sociale e culturale, progressivamente democratizzatosi, sia di mobilità, per scoprire nuovi orizzonti, che di luoghi ameni, per trascorrere momenti di riposo allontanandosi dagli ambienti abituali di vita e lavoro. Nelle intenzioni esplicite del curatore, il volume si muove per temi e per attraversamenti reciproci tra storia, economia, evoluzione tecnica, influenze politiche e aspetti simbolici. Il testo si articola in quattro parti corrispondenti agli assi principali d’interesse dei ventidue contributi, più i due introduttivi di Tissot e Shelley Baranowski. La prima è dedicata agli aspetti tecnologici e alle infrastrutture necessarie per far funzionare il sistema turistico: dalle ferrovie come mezzo per lo sviluppo turistico, affrontate da Andrea Giuntini in rapporto all’Italia, al turismo termale in Spagna (Carlos Recensioni a cura di Paolo Gerbaldo N° 0 il libro/3 Un’impresa di sistema Laurent Tissot (dir.), Industrie touristique, Alphil, Suisse 2003, pp. 416, euro 32. Filippo Monge, Sistema impresa. Cultura, valore, strategie, FrancoAngeli, Torino 2009, pp.280, euro 20. Larringa) per giungere al ruolo giocato dallo sviluppo del trasporto aereo, grazie agli aerei a reazione, per abbattere i costi e rendere più vicine ai mercati di provenienza dei flussi le mete turistiche a partire da quelle mediterranee (Peter Lyth). I temi del turismo come industria sono affrontati in modo scorrevole e puntuale nella seconda parte del volume. Qui l’attenzione degli autori si sofferma principalmente su alcuni casi, tra i tanti possibili, in cui si è costruita la mutazione, spaziale, sociale, economica, di un territorio indotta dal diffondersi del turismo: Italia, Grecia, Croazia, Bulgaria e Romania prima del 1989. Al rapporto tra turismo e politica è invece dedicata la terza parte nella quale sono prese in considerazione le politiche economiche attuate in località e periodi differenti. La finalità dei contributi è quella di evocare il ruolo, positivo, attivo, debole, avuto dai poteri pubblici. La quarta parte intende, infine, misurare il peso del settore turistico inserito nel più ampio contesto del sistema produttivo. Le finalità complessive del volume sono quelle di arrivare ad una maggior integrazione delle ricerche sul turismo inserendole soprattutto nel quadro delineato dalla storia economica cercando di integrare, seppur con il predominio di un’ottica europea, i diversi spazi turistici del mondo. Il volume raggiunge con successo l’obiettivo di fornire al lettore specialista informazioni, dati, orientamenti relativi ad una disciplina affascinante, capace di coniugare diversi ambiti del sapere e diverse esperienze territoriali. Undici densi capitoli al fine di evidenziare ed illustrare l’attività imprenditoriale come un insieme organico di azioni che costituiscono un “unicum” finalizzato allo scopo del produrre ricchezza. Questo il tema di fondo del volume “Sistema impresa. Cultura, valore, strategie” di Filippo Monge, docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Torino e coordinatore, nonché direttore scientifico del Centro studi di Ance Piemonte e Valle d’Aosta, giunto alla sua seconda edizione, aggiornata e riveduta, per i tipi di FrancoAngeli Editore. In esso si traducono in teorie applicabili le ricerche, effettuate nel corso del periodo 1993-2009, fra le associazioni di categoria italiane ed europee, sull’approccio sistemico al governo dell’impresa. Un libro pensato, in origine, come un testo per gli studi universitari che diventa un esempio di prassi, con un approccio di tipo ottimistico ad un complesso di tesi e convinzioni, sul ruolo e la funzionalità e la governance delle aziende, che francamente gli ultimi eventi hanno messo in parte in crisi, risultando nei fatti oggetto di discussione e diversificazione di posizioni in merito ad eventuali soluzioni e innovazioni. “L’impresa è una realtà complessa, formata da varie componenti interconnesse fra di loro e guidate da uno scopo comune: la creazione di valore”, sostiene Monge. E ancora: “Per tutto quanto espresso, possiamo definire l’impresa vero e proprio sistema”. Bene, questo sistema, asserisce lo studioso saviglianese, ha avuto nell’immaginario collettivo un aspetto non sempre positivo. Ciò in parte per fatto oggettivi accaduti negli anni trascorsi, quale una eccessiva aggressività e scarsa attenzione sociale. O la confusione avvenuta (forse a volte, voluta) fra i non molti, ma deleteri, speculatori coi veri imprenditori, ma anche perché è mancata una profonda cultura d’impresa. Si è sovente insegnato a governare l’azienda, molto meno a crearla. E questo, a seguito della grave recente crisi economicofinanziaria, è ancora di più il punto focale. Creare impresa non è solo fare businness. È costruire conoscenze, competenze, risorse, prima umane che tecniche e di capitale; ci vanno idee alla base di tutto e decisioni responsabili e sostenibili nei confronti dell’intero corpo sociale ove si opera. marchi logotipi coordinati stampati monografie editoria cataloghi brochure pieghevoli folders guide listini schedografie manifesti maxiposters etichette adesivi blister packaging insegne strategie campagne pubblicitarie affissioni pianificazioni markerting web site visual CD demo DVD interattivi multimedia gestione eventi allestimenti stand vernissages scenografie mostre lle spalle del libro c’è una evidente volontà di indagine e, allo stesso tempo, di divulgazione, non priva, però anche di un taglio introduttivo, attorno ad un tema che è sicuramente di largo interesse. Claudio Gatti, inviato speciale de “Il sole 24 Ore”, collaboratore del “New York Times” e dell’“International Herald Tribune”, specializzato nel giornalismo d’inchiesta, lavora basandosi su testimonianze, rapporti riservati, mail, contatti diretti con dirigenti o ex dirigenti, imprenditori e fornitori. Ne esce un quadro complessivo che delinea un sistema valutato fallimentare qual è quello delle ferrovie italiane. Il fine del libro è infatti incentrato sul documentare quanto si muove dietro ai meccanismi clientelari che governano le ferrovie senza dimenticarsi di esporre dei dubbi sull’effettiva utilità dell’Altà velocità, il cui tratto completo Torino-Milano è stato di recente inaugurato. Un microcosmo di valore emblematico, dalla cui storia emerge la tesi di fondo che regge il lavoro di Gatti. Esso interpreta infatti le ferrovie come “la cartina di tornasole di alcuni tratti tipici della cultura politica, manageriale, imprenditoriale e sindacale italiana: della predilezione per le scelte di breve termine e a corto raggio, della tendenza al consociativismo clientelare e all’acquiescenza al potente di turno e dell’assoluta deresponsabilizzazione dei decision makers che non costringe mai nessuno a mettere in gioco la propria credibilità” (p. 20). Nonostante gli ostacoli, la mole di informazioni raccolte costituisce un punto di partenza per chiunque voglia seguire il cammino delle ferrovie italiane non solo sul piano gestionale ma anche su quello politico. Non va infatti dimenticato che lo Stato italiano ha finanziato le Fs con una media di circa 6 miliardi di euro all’anno. Lo scorporo della gestione della rete, stazioni, binari, Dicembre 2009 [email protected] | www.partners-cn.it | & immagine comunicazione CUNEO | Via Statuto, 6bis | Tel. 0171 602620 | Tel. 0171 697232 | Fax 0171 697732 Fabrizio Gardinali auguri