dalla urban villa alla townhouse progetti recenti di residenza a berlino

Transcript

dalla urban villa alla townhouse progetti recenti di residenza a berlino
Confronti
DALLA URBAN VILLA ALLA TOWNHOUSE
PROGETTI RECENTI DI RESIDENZA A BERLINO
Michele Caja
1. O.M. Ungers, progetto di concorso per il
«4. Ring», Berlino Lichterfelde, 1974: modello
(Da J. Cepl, Oswald Mathias Ungers, König,
Köln 2007).
2. Wasserstadt Spandauer See, Quartiere
Pulvermühle, piano: Nalbach & Nalbach, 1992,
modello (Neue Architektur, Berlin 1990-2000)
3. Wasserstadt Spandauer See, quartiere
Pulvermühle, vista degli edifici cubici: ENNS
4. Wasserstadt Spandauer See, quartiere
Pulvermühle, vista degli edifici a L. : B. Albers
1
30
Riferendosi ai caratteri della vicina Villenvorstadt di Lichterfelde, la proposta di concorso
di O.M. Ungers per il 4°Ring di Berlino Lichterfelde del 1974 prevede un sistema di edificazione con case isolate nel verde, che reinterpretano la villa otto-novecentesca come modello di sviluppo urbano1. Il progetto adotta un
tipo, quello della Stadtvilla, presto ribattezzata col termine anglosassone di Urban Villa,
desumendolo da modelli storici propri della
tradizione berlinese. Modelli che, se rappresentano il rinnovato desiderio di abitare in case
unifamiliari nel verde, allo stesso tempo vengono impiegati, nella loro ripetizione all’interno di una nuova struttura urbana, per definire una parte omogenea di città.
La proposta di Ungers apporta però una sostanziale variazione di scala rispetto al modello di
riferimento, trasformando la villa unifamiliare in un blocco contenente diversi apparta-
2
menti. Mette così in dubbio la validità stessa
del modello, trasformandolo in un «assurdo tipologico», dove il riferimento ad archetipi si
traduce nell’invenzione di nuovi prototipi2.
Del modello resta la condizione solitaria all’interno del giardino, ma non l’impianto né la ragion d’essere effettiva. Riferendosi dunque ai
caratteri insediativi delle Villenkolonien Ungers reinventa nuovi modelli residenziali, che
combinano la villa urbana con i tipi abitativi
multipiano immersi nel verde delle Siedlungen del Moderno.
A partire da tale coniugazione Ungers introduce un modello abitativo spesso ripreso negli interventi residenziali dell’IBA3 e utilizzato, in declinazioni differenti, in alcuni quartieri suburbani realizzati nell’ultimo decennio. Tra questi il complesso di edifici cubici del
quartiere Pulvermühle all’interno della Wasserstadt Spandauer See, che sembra ripropor-
re in forme scarnificate l’articolazione volumetrica delle esperienze precedenti, ma liberandole dalla rigidità di un impianto urbano e distribuendole liberamente nel verde4. Fondato
su un impianto dello studio Nalbach & Nalbach, l’intervento unisce la scala urbana al
paesaggio circostante della Havel. Adottando
una Mischbebauung, l’intervento compone,
oltre agli edifici cubici, la ripetizione di grandi edifici a corte aperta e a L realizzati a più
mani5.
Parente stretta della Stadtvilla è un altro tipo
di casa, la Stadthaus, o, anche, di nuovo dall’inglese Townhouse, utilizzata in recenti interventi al Friedrichswerder, uno dei nuclei più
antichi del centro storico di Berlino, a due passi dal Lustgarten, dal castello e dagli edifici di
Schinkel. Nata come una «specialità berlinese»,
essa si costruisce tra i muri tagliafuoco delle case confinanti ed è in grado di «convivere con
3
le altre case allineate in serie lungo la strada»6,
mantenendo tuttavia gli elementi rappresentativi della villa isolata, come l’accesso rialzato,
la veranda, gli elementi aggettanti7.
Combinando così i caratteri della casa di campagna (Landhaus) e della villa urbana, la Stadthaus ripropone quell’ideale di casa, che Kurt
Tucholsky definiva «una villa nel verde con
grande terrazza, davanti l’Ostsee e dietro la
Friedrichstrasse»8 e che per Theodor Fontane
realizzava quella «difficile arte di vivere e allo stesso tempo non vivere in città»9.
Dopo decenni di fuga dalla città e d’isolamento in campagna o in Siedlungen suburbane
modello, dopo la dispersione della città all’interno di un paesaggio urbano in stretto rapporto con la natura (la Stadtlandschaft di Scharoun), ma anche dopo gli esperimenti comunitari di grandi case in linea o complessi unitari a corte come il monolitico Isolato 270 di
Kleihues (1977) o i lunghi edifici in linea di Kollhoff10, questi recenti interventi, messi a punto dal Planwerk Innenstadt Berlin, esaudiscono il rinnovato piacere di vivere in case unifamiliari nel centro della città a stretto contatto con i suoi monumenti11.
Interventi che portano alle estreme conseguenze la logica della parcellizzazione degli isolati
costruiti nei primi anni Novanta intorno alla
Friedrichstrasse (dall’isolato di Rossi sulla Schützenstrasse alla Kontorhaus di Kleihues fino all’
Hofgarten di Kollhoff e altri), basati sul tipo della Geschäftshaus ripreso da esempi della città
otto-noventesca, edificio a blocco a destinazione mista (negozi, uffici e un minimo del 20%
di residenza), uniformati però ancora dal piano interrato, dalla quota di gronda, dall’impaginato uniforme delle facciate.
Lontana, d’altra parte, dalla serialità della casa a schiera – la Reihenhaus12 – impiegata nel-
4
31
Dalla urban villa alla townhouse
Confronti
7. Friedrichswerder, Townhouses,
Kurstrasse, vista (Foto: Stefan
Müller, Berlino).
8. Rummelsburger Bucht, BerlinoLichtenberg, Atelier-Häuser:
Beyer & Schubert uartie (Foto:
Andreas Muhs - Berlin).
9. Rummelsburger Bucht, BerlinoLichtenberg, case a schiera:
Beyer & Schubert (foto: Andreas
Muhs - Berlin).
5
6
5. Friedrichswerder, Townhouse:
Jordi & Keller, pianta P.T. e sezione.
6. Friedrichswerder, Townhouses,
piano di lottizzazione: B. Albers.
32
7
la Wasserstadt Rummelsburger Bucht, su piano di K.T. Brenner, la casa unifamiliare urbana afferma la sua individualità. Con la sua
stretta facciata, ripresa dalla Bürgerhaus gotico-mercantile, la Stadthaus si allontana anche da altri modelli, come quello del palazzo
urbano, recentemente riproposto come nuovo tipo di abitazione13. L’addizione di singole
case a tre finestre per piano, secondo il modello della Dreifensterhaus medievale, nega
l’isolamento della Stadtvilla ungersiana, rifacendosi all’impianto del parcellario medievale, fondato sulla struttura di lotti stretti (larghezza: 6,5 m) e allungati, proposti come nuovo principio insediativo.
Imponendo solo dei vincoli nel numero dei piani a cui attenersi (piano terra + 4 piani), l’adiacenza dei muri tagliafuoco, il rapporto con la
strada, la strategia urbanistica del Senato lascia piena libertà ai singoli committenti e rispettivi architetti nel modo di configurare la
facciata e l’altezza effettiva di ciascuna casa.
L’ingresso indipendente e l’assenza di un parcheggio interrato comune, sostituito da posti
8
auto interni a ciascuna casa, accessibili direttamente da strada, diviene un altro elemento
centrale di individuazione della singola proprietà.
La scomparsa di parti comuni all’interno dell’isolato e la coincidenza della casa con il suo
lotto di pertinenza assicura un’eventuale sua
sostituibilità o modificabilità nel tempo.
Al di là della qualità di ciascuna townhouse,
l’effetto eterogeneo del primo intervento realizzato afferma con decisione il principio di
autonomia di ogni unità, correndo il rischio
però, in nome di una ricostruzione in vitro di
un isolato medievale, di divenire un campionario di facciate . Il rapporto tra l’addizione
di edifici autonomi e l’unità compositiva a scala urbana, tra il riuso di tipi storici e la proposizione di nuovi modelli abitativi rivela le
difficoltà insite nel costruire in luoghi strategici del centro storico della città, che a partire da Schinkel fino a Hegemann sono state al
centro del dibattito architettonico di Berlino14.
1
J. CEPL, Oswald Mathias Ungers. Eine Intellektuelle
Biographie, König, Köln 2007, pp. 308-309.
2 G. GRASSI, A proposito del mio lavoro a Berlino
(1995), in ID., Scritti scelti 1965-1999, FrancoAngeli,
Milano 2000, p. 343.
3 Tra gli esempi più noti: gli isolati nella
Friedrichstrasse Sud presso il Berlin Museum e nella
Rauchstrasse al Tiergarten. Cfr. Internationale
Bauausstellung, Berlin 1987. Project Report, Berlino
1987, pp. 182-187, 32-35.
4 Il quartiere, che rientra all’interno del programma
di sviluppo Wohnungsbaustrategien 95 per i nuovi
quartieri suburbani (Vorstädten) messo a punto da
Stimmann nel 1992 per un totale di circa
cinquemila nuove abitazioni da costruire in periferia,
si definisce a partire dalla combinazione di parti
differenti, caratterizzate dall’uso di diversi tipi edilizi
e spazi comuni.
5 Tra gli architetti: B. Albers, ENNS (Eckert, Negwer,
Sommer, Suselbeek), C. Schäfer, B. Tonon.
Esempi analoghi, anche se di minore unitarietà
architettonica, i quartieri suburbani dei Rudower
Felder (1996-96) e Altglienicke (1996-97), che nella
combinazione di differenti tipologie abitative,
riprendono la Stadtvilla, nella forma di blocco
residenziale ripetibile, come precedentemente messo
a punto nel Wohnpark Malchower Weg realizzato da
Kollhoff & Timmermann nel 1992-93.
Sui nuovi quartieri suburbani: M. DÜTTMANN, Living
in the New Suburbs, «Bauwelt Berlin Annual.
Chronology of Building Events 1996 to 2001: 1997»,
Birkhäuser, Basel-Berlin-Boston 1997, pp. 268-275;
M. BRAUM (ed.), Berliner Wohnquartiere, Reimer,
9
Berlin 2003, pp. 268-281; Neue Architektur.
Berlin 1990-2000, Jovis, Berlin 1997,
pp. 184-187, 279-281.
6 ARCHITEKTEN-VEREIN ZU BERLIN, Berlin und
seine Bauten, Eigenthum des Vereins,
Berlin 1877, pp. 401 ss.
7 F. NEUMEYER, Das städtische Einfamilienhaus: Von
der Berliner Stadtvilla zum Townhouse, in G. ZOHLEN
(ed.), Stadtbau. Die Stimmann-Dekade. Berlin 19912006, Int. Bauakademie Berlin, 2006, pp. 55 e seg.
8 K. TUCHOLSKY, Das Ideal (1927), in ID., Gesammelte
Werke, Vol. 5, Amburgo 1975, p. 269.
9 T. FONTANE, Heiteres Darüberstehen,
Familienbriefe. Neue Folge, Grote‘sche
Verlagsbuchhandlung, Berlin 1937.
10 A. BURG, Von der Zeile zum Block, in ID.,
Kollhoff. Esempi, Birkhäuser, Basel-Berlin-Boston
1998, pp.33 e seg.
11 Il piano del Planwerk, messo a punto nel 1996 da
Hans Stimmann e dal Senato preposto allo sviluppo
dell’Edilizia, divenuto effettivo nel 1999, elabora dei
piani per i singoli quartieri (Bezirke) del centro
storico, Berlin Mitte (area compresa tra
Alexanderplatz e Brandenburger Tor) e City West
(area intorno al Bahnhof Zoo) e prevede la ricucitura
delle ferite della città divisa attraverso la
ricostruzione della maglia viaria degli isolati
originari. I piani si concentrano sul livello formale:
edificazione perimetrale agli isolati storici, struttura
del parcellario, prescrizioni rappresentative degli
edifici, senza specificare i caratteri funzionali.
Il piano viene duramente criticato sia per la prassi,
voluta da Stimmann, di incarico diretto dei
progettisti senza ricorso alla procedura concorsuale,
che per i caratteri storicistici del concetto urbanistico
elaborato da Hoffmann-Axthelm. A proposito, cfr.
J.P. KLEIHUES, J.G. BECKER-SCHWERING, P. KAHLFELDT
(ed.), Bauen in Berlin 1900-2000, Nicolai, Berlin
2000.
12 K. T. BRENNER, H. GEISERT, Das städtische
Reihenhaus. Geschichte und Typologie, WüstenrotStiftung, Ludwigsburg-Stuttgart 2004.
13 K. T. BRENNER, H. GEISERT, Das städtische
Wohnpalais. Innenstadt als Vorort, Senatsverwaltung
für Bauen, Wohnen und Verkehr - Städtebau und
Architektur, Bericht Nr. 40, Berlin 1999.
14 Schinkel affermava come principio fondamentale
che «ogni edificio deve essere puro, perfetto,
autonomo. E qualora vi si accosti un edificio d’altra
natura, sia anch’esso autonomo». Un principio
fortemente avversato da Werner Hegemann, che
dalle pagine della Berlino di pietra sosteneva che
esso portasse a una «depravazione romantica
dell’urbanistica». W. HEGEMANN, La Berlino di pietra.
Storia della più grande città di caserme d’affitto del
mondo, trad. it. Mazzotta, Milano 1975
(Kiepenheuer, Berlin 1930).
33