C. GUARNIERI, C. CAVALLARI, Strutture difensive nella Forlì
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C. GUARNIERI, C. CAVALLARI, Strutture difensive nella Forlì
STRUTTURE DIFENSIVE NELLA FORLÌ TARDO-MEDIEVALE E RINASCIMENTALE: NOTIZIE PRELIMINARI di CHIARA GUARNIERI, CINZIA CAVALLARI L’INDAGINE ARCHEOLOGICA Tra il 1997 e il 1998, in occasione di lavori per la posa in opera di nuovi impianti e infrastrutture pubbliche a Forlì, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ha avuto modo di seguire numerosi cantieri urbani, uno dei quali ha interessato un vasto tratto dell’attuale circonvallazione, il cui andamento segue abbastanza fedelmente il tracciato della cerchia muraria urbana. Di questa ne sopravvivono solo alcuni tratti; oltre alla Rocca di Ravaldino (edificata a partire dal 1472) (MISSIRINI 1994, PEROGALLI 1991 e SETTIA 1985), al rudere del “Paradiso” (1496) (FOSCHI 1988 e GRAZIANI 1990) e alla Porta di Schiavonia (GORI 1991) sono conservate alcune porzioni di cortina lungo via del Portonaccio, via Forlanini e via porta Cotogni (Fig. 1). L’andamento della cinta muraria, demolita agli inizi del Novecento, ci è restituito dalle fonti cartografiche ed iconografiche: si trattava di un circuito a forma di esagono irregolare del perimetro di cinque chilometri, con quattro porte e quarantasei guardiole a base rettangolare e semicilindrica (BRUSI 1994). Precedentemente la costruzione del circuito murario, che durò poco più di sessant’anni, le difese urbane erano in terra e legno alternati a tratti in muratura, come si evince dagli Statuti cittadini (1359) che menzionano un muros vel stechata vel fossata; nel 1432 si trova l’ultima notizia del rifacimento (fo fatto el stechato intorno a la citade) di queste fortificazioni. Di lì a pochi anni Antonio Ordelaffi progettò la costruzione di una cortina muraria che abbracciasse tutta la città, a cucitura dei punti privi di muratura; i lavori iniziarono nel novembre del 1438 e proseguirono fino al 1444 quando, grazie alla somma reperita tramite una tassazione straordinaria imposta ai cittadini, furono ricostruite le torri del Pellachano, di Santo Valirano e del cantone ditto da l’Anchuzine. I lavori ripresero circa dieci anni dopo, sotto la signoria di Pino III e Ceco Ordelaffi, con la costruzione di murature che sostituirono lo stechado apresso la porta de Codugne. I lavori, ancora in corso nel 1472 momento in cui Pino Ordelaffi fece fundare, construi et murare muros, scarpa et turiones, furono finalmente conclusi tra il 1494 e il 1499 da Caterina Sforza che fece scavare un nuovo fossato attorno alle mura e ne completò la costruzione lungo il lato settentrionale. Numerose notizie sull’edificazione della cinta muraria forlivese ci sono restituite dai cronisti, in particolare da Andrea Bernardi detto il Novacula (Novacula); preziose indicazioni sulle tipologie costruttive e sulla caratteristiche tecniche delle strutture sono state annotate da Antonio Santarelli (SANTARELLI 1906) che agli inizi del XX secolo seguì la demolizione della cortina muraria. In questa sede, in attesa della pubblicazione definitiva delle indagini, si vogliono presentare i risultati preliminari del settore di scavo che ha interessato la parte sudoccidentale del tracciato murario, da viale Livio Salinatore – in prossimità della porta urbica di Schiavonia – fino alla porta di Ravaldino (Figg. 1, A-2). Le strutture venute in luce sono state reinterrate ma l’analisi dei dati, che dovranno essere confrontati con l’esame dei paramenti murari tuttora conservati in alzato, consentirà di aggiungere nuovi dati alla conoscenza della struttura fortificata forlivese. I resti più significativi sono stati messi in luce nel tratto di viale Salinatore in prossimità di porta Schiavonia dove la cinta muraria affiorava a 30/40 centimetri al di sotto dell’attuale piano stradale; le strutture rinvenute sono caratte- rizzate da un paramento esterno a scarpa che riveste un nucleo in conglomerato, mentre il paramento interno ha un andamento verticale; un tratto della cinta muraria (struttura 21-21 bis) era caratterizzato dalla presenza di una cortina di laterizi all’interno del nucleo centrale. Proseguendo verso la Porta Ravaldino i ritrovamenti sono stati meno frequenti e le murature rinvenute, particolarmente alterate da lavori precedenti, non risultavano pertinenti alla cinta muraria. La trincea che correva parallela al tratto di mura ancora in alzato di via del Portonaccio (Figg. 1, 3) ha consentito di individuare i resti di un fossato di epoca medievale ed alcuni battuti stradali databili alla seconda metà del XV secolo, forse pertinenti alla selciatura dei borghi maestri menzionata dal Novacula per l’anno 1502 (Novacula, II, pp. 38-40). C.G. STRUTTURE MURARIE, BATTUTI STRADALI E FOSSATI: ALCUNI DATI PRELIMINARI a) Strutture murarie Il tratto meglio conservato della cinta difensiva venuta in luce è costituito da una duplice cortina muraria, (struttura 21, USM 46-49, 51-52) (Fig. 2), individuata per 8 metri di lunghezza circa lungo viale Salinatore; a questa si collega la scarpa di una guardiola rettangolare (struttura 21 bis, USM 53-62), intercettata per una lunghezza di m 8 (prof. m 2,30 e spess. m 1,50). Le strutture risultano realizzate in corsi sub-orizzontali paralleli piuttosto regolari di laterizi legati con malta che rivestono un nucleo in conglomerato; dal punto in affioramento sino al fondo della trincea ne sono stati rimessi in luce m 2,10 di altezza, raggiungendo la fondazione a sacco – composta da frammenti laterizi, grossi ciottoli fluviali e frammenti di arenaria legati con calce – vista per una profondità di cm 50; le due murature presentavano un’orientazione NNW/SSE. È ipotizzabile che un battuto stradale individuato per 21 metri parallelamente a viale L. Salinatore (US 143), realizzato con ciottoli di medie e grandi dimensioni, pezzame laterizio e grumi di malta in matrice argillo-sabbiosa, costituisse il piano stradale in fase con la struttura 21. struttura 21 (Fig. 2) fondazione: USM 47 paramento interno: USM 46 conglomerato: USM 48 tratto di cinta muraria presenta risega andamento verticale contraffortato dai resti di due pilastri conglomerato compreso tra USM 46 e USM 51 cortina in late- cortina a contenirizi centrale: mento di USM 48 e USM 51 52 Riempimento conglomerato coma sacco: preso tra la cortina USM 52 centrale USM 51 e la scarpa esterna USM 49 paramento struttura a scarpa esterno: (6 buche pontaie) USM 49 (Fig. 2) duplice cortina in laterizi corsi sub-orizzontali di ciottoli (raro pezzame laterizio) corsi orizzontali e paralleli di laterizi individuato solo in affioramento individuata solo in affioramento largh. m 8×1,50 spess. materiali costruttivi allettati nell’argilla modulo: cm 28×12×5/5,5 5 corsi: cm 33 malta friabile a elevata percentuale di sabbia modulo non verificabile individuato solo in affioramento malta tenace a elevata percentuale di calce corsi paralleli leggermente inclinati modulo: cm 28×12,5/13×5 5 corsi: cm 34 Pur non trattandosi di un confronto stringente è possibile riscontrare un’analogia tra questi resti strutturali (contraffortati da due pilastri interni) e la cortina della cinta muraria di via del Portonaccio, tuttora visibile, caratterizzata da pilastri di sostegno del paramento interno con arcate ad arco ribassato (BRUSI 1994). ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1 Fig. 1 – Cartografia di Forlì con evidenziazione dei lacerti in situ della cinta muraria: 1) tratto di mura compreso tra porta di Schiavonia e via del Portonaccio; 2) tratto di mura in via Forlanini; 3) tratto di mura in via Porta Cotogni; 4) Rocca di Ravaldino; 5) torre dei Quadri in viale Livio Salinatore; A) tratti di cinta muraria evidenziati e reinterrati durante gli scavi effettuati in viale L. Salinatore (dis. V. Politi). La guardiola (struttura 21 bis), di forma rettangolare, è stata individuata per una porzione residua pari a m 8 di lunghezza × 2,30 di profondità (spessore della muratura: m 1,50); essa presenta la medesima tessitura muraria del tratto appena analizzato: il paramento esterno originario, in questo caso, è risultato soggetto ad alcuni interventi di restauro. guardiola rettan- duplice cortina in golare collegata laterizi alla cinta muraria paramento interindividuato solo no: USM 60 in affioramento individuato solo conglomerato: conglomerato in affioramento USM 59 compreso tra USM 60 e USM 55 cortina in laterizi cortina a conteindividuata solo centrale: USM 55 nimento di USM in affioramento 59 e 54 individuato solo riempimento a conglomerato in affioramento sacco: USM 54 compreso tra la cortina centrale USM 55 e la scarpa esterna USM 61 paramento esterno struttura a scarpa corsi paralleli (Fig. 2): USM 61 (6 buche pontaie) leggermente inclinati con interventi conservativi (USM 53) Struttura 21 bis (Fig. 2) m 8×2,30×1,5 0 spess. modulo: cm 28×12×5 modulo: cm 28×12×5 malta tenace a elevata percentuale di calce modulo: cm 27/28×12/1 3×4,5/5 Un altro tratto della cinta muraria, probabilmente collegato alla struttura 21, presenta caratteristiche diverse: esso è costituito da una sola cortina in laterizi (struttura 20), intercettata per una lunghezza pari a m 1,65 (largh. m 1,75) e dai resti del riempimento a sacco. Le estese demolizioni di questo tratto della cinta muraria hanno impedito di verificare le caratteristiche del paramento interno; lo spessore di questo tratto – nonostante le demolizioni – è più ampio di quello riferito alla struttura 21. struttura 20 (Fig. 2) riempimento a sacco: USM 44 paramento esterno (Fig. 2) USM 43 tratto di cinta muraria conglomerato interno alla muratura a scarpa esterna USM 43 struttura a scarpa cortina in laterizi m 1,65 (lungh.)×1,75 (largh.) parzialmente malta friabile e a eledemolito e privo vata percentuale di sabdi una cortina bia muraria di contenimento corsi orizzontali modulo: cm e paralleli 29/29,5×13,5/14×5/5,5 5 corsi: cm 32 b) Battuti stradali In via del Portonaccio sono stati evidenziati i resti di due importanti piani stradali in sequenza stratigrafica che proseguono, sia pure con alcune lacune imputabili ad alterazioni recenti, fino a Porta Schiavonia, dove sfumano progressivamente, sostituiti da livelli di calpestio in terra battuta; posteriori ad essi si sono notate le tracce di altri due battuti stradali fortemente lacunosi. Il più antico, US 52, (Fig. 3) è stato individuato solo in alcuni tratti poiché esso affiora a m 1,40/1,80 ca. dal piano stradale, quota non sempre raggiunta dallo scavo di linea; costituito da ciottoli di medie dimensioni, da pezzame laterizio, e contenente alcuni chiodi in ferro, esso presenta una potenza media di cm 20 ca. Nello strato d’abbandono che lo ricopre, US 53 (Fig. 3) sono stati rinvenuti una moneta in bronzo (Fig. 4, si veda infra) e alcuni frammenti ceramici che fanno propendere per una datazione alla metà del XV secolo. Il piano stradale successivo, US 33, (Fig. 3) è un acciottolato riconoscibile per una lunghezza di 92 metri circa; costituito da ciottoli di medie e grandi dimensioni, frammenti laterizi in matrice limosa di colore giallo compatto, esso presenta una potenza variabile da 12 a 25 centimetri circa. c) Fossati Nel medesimo tratto che ha restituito i resti dei battuti stradali sono state evidenziate anche le tracce di alcuni fos- ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2 Fig. 2 – Tratto di cinta muraria compresa tra viale Livio Salinatore e porta di Schiavonia (Fig. 1, A) e prospetti dei paramenti murari significativi (strutture 20, 21-21 bis) individuati durante lo scavo archeologico (ril. C. Anghinetti, dis. A. Mignani e V. Politi). Fig. 3 – Sezione stratigrafica relativa a due battuti stradali (US 52 e 33) e a un fossato, US 81, individuati in via del Portonaccio (ril. N. Raggi, dis. V. Politi); posizionamento, nel tratto compreso tra via del Portonaccio e porta di Schiavonia, della trincea di scavo, della sezione con l’andamento del fossato e delle murature in situ (dis. V. Politi). ©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 3 Fig. 4 – Forlì, mura urbane: quattrino ferrarese proveniente dall’US 53 (sezione AB, Fig. 3). sati anteriori al sistema difensivo delle fortificazioni rinascimentali (TAGLIAFERRI 1990 e VASINA 1972). Particolare rilevanza riveste un grande fossato rimesso in luce presso porta Schiavonia (largh. oltre 13 metri), che presenta un andamento ESE/WNW nel tratto individuato parzialmente, di 8 metri circa (Fig. 3); il taglio, US 81, tuttavia, non è stato evidenziato alla quota originaria di affioramento, (poiché esso risulta inciso da una buca, US 68), così come non è stato possibile raggiungere il fondo del fossato, a causa dell’insufficiente profondità raggiunta dallo scavo. Nei riempimenti più superficiali dell’US 81 sono stati rinvenuti frammenti di ceramica priva di rivestimento e di maiolica arcaica (XIV-XV secolo); tra i materiali si segnalano inoltre frammenti di crustae marmoree, una tessera musiva, grumi di cocciopesto e di calce che sembrano testimoniare una fase di demolizioni strutturali di epoca tardo-romana. In fase d’abbandono il fossato risulta livellato da riempimenti disomogenei, sui quali si impostano i resti del secondo battuto stradale, US 33. C.C. LA MONETA PROVENIENTE DALL’US 53 QUATTRINO Zecca di Ferrara, Leonello d’Este marchese, 1447. Mistura, gr. 0, 60, diametro mm. 16. D/ (Aquila) LE [ON] ELV’MA[RChIO] Stemma di Ferrara. R/ (Giglio?) S.M.EP.FE[RARIENS’] Busto frontale di San Maurelio. Bibliografia: Zecca di Ferrara 1997, p. 62, n. 74; Corpus Nummorum Italicorum, X, p. 428, n. 25. Con il marchesato di Leonello (1441-1450) la monetazione estense si struttura in un sistema articolato di nominali di diverso valore, in oro, argento e mistura, in analogia con il generale sviluppo delle coniazioni italiane di questa fase. Il quattrino è un piccolo nominale in mistura, una lega di rame a basso contenuto argenteo; è valutato a Ferrara due denari e rappresenta la sesta parte del marchesano grosso, vale a dire del nominale di base in argento. I quattrini, insieme ai più rari bagattini, costituivano il circolante utilizzato quotidianamente dalla popolazione per le piccole transazioni; il rinvenimento sporadico di questi esemplari ne testimonia la penetrazione nel tessuto sociale ed il ruolo economico sostenuto anche in territori limitrofi. In risposta alle richieste di circolante del mercato ferrarese, cospicue coniazioni di quattrini si segnalano nella zecca estense a partire dal marchesato di Niccolò III. Di questa emissione da notizia il “Memoriale della Camera Ducale”, nell’ambito di una serie di coniazioni effettuate dallo zecchiere Girolamo Alberti nell’anno 1447 (OGNIBENE 1985, p. 44). La monetazione del marchese Leonello presenta caratteri di notevole innovatività nella tipologia della moneta in metallo prezioso (si veda a questo proposito lo splendido ducato con l’ “impresa della vela” ed il Cristo risorgente), ma resta ancorata al repertorio emblematico, sulla scia delle precedenti coniazioni, per quanto riguarda i nominali minori, destinati prevalentemente ad una circolazione di tipo locale. Accanto allo stemma della città, che già costituiva il tipo principale del quattrino di Niccolò III, Leonello introduce il busto di San Maurelio. L’iconografia del santo, espressione di una religiosità profondamente sentita e radicata nella cultura locale, acquisisce, accanto al contenuto religioso, le proprietà dell’emblema cittadino. Il fenomeno non è isolato: la rappresentazione del vescovo patrono costituisce una costante nel patrimonio delle coeve zecche italiane (San Petronio sulle monete di Bologna, Sant’Ilario su quelle parmensi, Sant’Ambrogio sulle milanesi ecc.) Maria Teresa Gulinelli BIBLIOGRAFIA BRUSI G. 1994, 2. Mura, in FOSCHI-PRATI 1994, pp. 270-275. FOSCHI M. 1988, Rocche e fortilizi delle signorie romagnole e della Romagna toscana, in G. ADANI (a cura di) Rocche fortilizi castelli in Emilia Romagna Marche, Milano, pp. 179-196. FOSCHI M., PRATI L. 1994 (a cura di), Melozzo da Forlì. La sua città e il suo tempo, Catalogo della mostra, Forlì. GORI M. 1991, L’architettura e la scultura nei secoli XV e XVI, in Storia di Forlì. L’età moderna, Bologna, vol. III, pp. 211-234. GRAZIANI N. 1990, Fra medioevo ed età moderna: la signoria dei Riario e di Caterina Sforza, in Storia di Forlì. Il medioevo, Bologna, vol. II, pp. 239-261. MISSIRINI G. 1994, 3. Rocca di Ravaldino, in FOSCHI-PRATI 1994, pp. 276-279. 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