Eliana Quattrini su Corriere Mercantile
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Eliana Quattrini su Corriere Mercantile
Spettacoli Sabato 24 Marzo 2012 INCONTRI 25 A Palazzo Ducale il 12 aprile Izzo Junior «Mio padre uomo vero» Sébastien è figlio di Jean-Claude grande autore del romanzo noir TRILOGIA ELIANA QUATTRINI «N on pensavo che potesse scrivere dei libri così, che diventasse uno dei maestri del romanzo noir». Sébastien Izzo è il figlio di Jean-Claude, inventore di Fabio Montale, protagonista della trilogia “Casino totale”, “Chourmo”, “Solea”. Una giornata del ciclo “Città del noir”, organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, è dedicata a Izzo. Giovedì 12 aprile si parlerà di questo autore amatissimo, in un omaggio che collega idealmente Marsiglia e Genova. Saranno presenti il figlio Sébastien, gli scrittori Bruno Leydet, Bruno Morchio e Stefania Nardini (vedi articolo sotto). «Subito non lo capivo - continua Izzo junior, 40 anni - ma poco a poco mi sono reso conto che è un autore fondamentale, nel suo genere. In Italia è molto amato, in virtù delle sue origini campane, tanto da essere quasi ritenuto un autore nazionale. Mio padre però non parlava italiano, perché il nonno voleva che avesse un’educazione francese a tutti gli effetti. Si preoccupava della sua integrazione, perché da immigrato aveva avuto una vita difficile. Aveva lasciato l’Italia a 12 anni, vivendo anni duri. Però mio padre amava le sue origini e viveva la cultura italiana nella cucina, negli usi che venivano mantenuti vivi. Adorava la pasta». Rispetto alla produzione di Izzo, che è stato giornalista oltre che scrittore, è stato tradotto pochissimo. «In effetti commenta il figlio, che vive a Marsiglia e organizza eventi culturali - non si conosce quasi per niente la sua poesia, eppure è stato poeta prima di essere romanziere. Non è un caso se il personaggio centrale della trilogia si chiama Fabio Montale: è un omaggio al APPLAUSI CASINO TOTALE CHOURMO Il commissario Fabio Montale ha lasciato la polizia. Quando il figlio sedicenne di una sua cugina viene trovato morto, indaga da solo tra gli interessi malavitosi sul porto di Marsiglia. SOLEA Montale corre in aiuto della sua amica Babette, una giornalista finita nei guai per una inchiesta sui legami tra politica, mafia e alta finanza. IL LIBRO poeta genovese Eugenio». Che ruolo ha avuto, invece, la sua attività giornalistica? «Penso risponde Sébastien - che non sarebbe mai riuscito a scrivere quelle storie, se prima non fosse stato giornalista». Sono storie di malavita, lotte di potere, amori appassionati e contrastati, amicizie generose, ambientate nel cuore di Marsiglia e nel silenzio delle Calanque, tra il sole, il salino, le folate tese del mistral. Montale è un poliziotto particolare, a cui interessano più gli uomini della legge. Solo, sincero, malinconico. «I luoghi che ha descritto - continua il figlio ci sono ancora, come il bar des Maraîcher, dove però non si può più trovare Assam. Il Panier, quartiere della città BIOGRAFIA Jean-Claude Izzo è nato nel 1945 a Marsiglia, dov’è morto nel 2000. Il padre era originario di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno e la madre era figlia di un immigrato spagnolo e di una francese. Nel 1969 si sposò con Marie Hélène Bastianelli, conosciuta tre anni prima, e iniziò a collaborare con La Marseillaise Dimanche, rivista del quotidiano comunista della regione. Nel 1993 pubblica il suo primo romanzo di successo, “Casino totale”, primo titolo della trilogia marsigliese con Fabio Montale protagonista. Seguono “Chourmo” e “Solea”. Sono stati tradotti anche “Marinai perduti”, “Il sole dei morenti”, “Vivere stanca” e “Aglio, menta e basilico”. vecchia, è sempre lo stesso, come il porto e le scogliere. Forse oggi c’è più violenza. Dall’inizio dell’anno ci sono già stati sei o sette regolamenti di conti fra bande. Ma credo che sia così dappertutto». Jean-Claude Izzo nei suoi romanzi rivela rispetto e attrazione verso il meticciato. «Era così nella vita. Non c’è dubbio. Faceva parte - dice il figlio - del suo modo di essere e si manifestava nella sua militanza antifascista, rimasta anchde dopo l’uscita dal Partito Comunista Francese. La sensibilità gli derivava innanzitutto da ragioni biografiche. Quando era giovane lui, gli italiani erano considerati come gli extracomunitari oggi. Ha vissuto da immigrato. Ha frequentato la scuola professionale, diplomandosi tornitore e fresatore, perché non era pensabile che un italiano si iscrivesse al liceo». Che padre è stato? «Avevamo un ottimo rapporto. I miei genitori hanno divorziato quando avevo 6 anni e lui si era trasferito a Parigi, ma lo vedevo spesso, c’era a ogni occasione importante e dormiva in casa con noi. Quando è diventato famoso è diventato tutto un po’ più difficile, ma ci capivamo molto bene. Scriveva “Casino totale” e mi mandava i capitoli da leggere appena fatti. Nella vita era ottimista, allegro. Prima di morire progettava un viaggio in Asia. Mi ha insegnato a battermi per le idee in cui credo e a essere aperto verso gli altri». «In tutti i personaggi ci sono i suoi amici» La scrittrice Stefania Nardini ha scritto un saggio su Izzo, con molti inediti tefania Nardini ha sognato Jean-Claude Izzo, scritto un libro su di lui e Marsiglia le è entrata tanto nel cuore che si sta dedicando a un romanzo ambientato lì, nel 1939. Giornalista e scrittrice, sarà una delle protagoniste di “Marsiglia e Genova: omaggio a Jean-Claude Izzo” che si svolgerà il 12 aprile a Palazzo Ducale, nell’ambito del ciclo “Le città del noir”. «Era il 2001 - racconta - e avevo lasciato la redazione de “Il mattino” per disintossicarmi dal giornalismo. Mi sono ritirata con mio marito in un casale umbro, dedicandomi solo alla lettura e alla scrittura. Ero andata in libreria, cercando un testo che mi era utile in quel momento. Era appena arrivata una cassa e dentro c’erano i volumi di Izzo. Cercavo qualcosa su Marsiglia e lo presi. Ne rimasi totalmente affascinata. Una notte l’ho sognato nel suo letto d’ospedale. Mi diceva “Marsiglia ti parlerà di me”. S Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese è il saggio di Stefania Nardini edito da Gruppo Perdisa nel 2010. Una biografia appassionata e ricca di inediti: poesie, articoli, sceneggiature Io non credo in queste cose, ma quando ho visto la sua fotografia ed era lo stesso volto del sogno, sono rimasta molto colpita. Non lo avevo mai visto prima». Così inizia la storia di “Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese”, pubblicato da Perdisa. «Ho cominciato a cercare testimonianze. La prima persona con cui ho parlato - racconta la Nardini - è stato il cantautore Gian Maria Testa, che era suo amico. Poi sono entrata in contatto con il figlio Sébastien (vedi articolo sopra) e sono partita per Marsiglia. Dovevo rimanerci quindici giorni e sono passati cinque anni. Tuttora mi divido fra l’Italia e la Francia». Il libro contiene molti inediti di Izzo: poesie, articoli, sceneggiature. «Ho conosciuto i suoi amici, la madre, le mogli. Fabio Montale è ispirato a Jo Ros, un dirigente del ministero degli Interni, che ora è in pensione e ha iniziato a scrivere anche lui. Marsiglia è come la racconta Izzo, una città che non finisce mai di sbalordirti. Izzo ne ha saputo cogliere l’anima. Tutti i personaggi dei suoi romanzi sono ispirati alla sua vita reale. È uno dei casi in cui uno scrittore valorizza il materiale umano di cui dispone, facendolo diventare letteratura». Tra le persone conosciute c’è la madre. «Si chiamava Babatte - continua l’autrice come la protagonista di “Solea”. Era una donna mite, tranquilla, dolce. Come lui amava fermarsi a riflettere. Sébastien è più portato all’azione, come sua madre. Dopo tanto tempo, Izzo mi sembra di conoscerlo. Era generoso, non legato al denaro, coerente, un uomo passionale e un fine intellettuale». Il prossimo libro di Stefania Nardini si intitolerà “Alcazar”. «Racconta - dice - la storia di un teatro mitico di Marsiglia che oggi è stato tarsformato in una grande biblioteca». [e.q.] Debutta con successo al Tempietto la commedia in dialetto diretta da Arnaldo Rossi ed Enrico Scaravelli. Il 1º aprile è in scena al teatro San Pietro di Quinto “Ninte donne” tante sorprese e una regia abile “N Ugo torna a Marsiglia per vendicare Manu, l’amico di gioventù assassinato dalla malavita. Ma anche lui resta ucciso e toccherà a un terzo amico, Fabio Montale, il compito di fare giustizia. inte donne a bordo” è il titolo della commedia presentata al teatro “Il tempietto” di Sampierdarena, firmata da una coppia di autori collaudata come Arnaldo Rossi ed Enrico Scaravelli (nella foto). L’intramontabile Arnaldo è anche il protagonista e il regista, che sa ben guidare un bel gruppo di attori, i quali intrecciano le loro vicende comico-sentimentali sullo sfondo di un tentativo di furto. Infatti quattro ladruncoli pensano di programmare un furto in grande stile, che possa cambiare la loro vita. Il capo dell’organizzazione è Doardo, che un tempo faceva il pianista a bordo, poi si era dato al contrabbando. Mentre si avvicendano i vari personaggi, ciascuno afflitto da qualche cruccio, Doardo interloquisce con osservazioni gustosamente ironiche su Dino, perseguitato dalla gelosia della moglie Fiammetta e su Rico condizionato dalla timidezza, senza dimenticare Togno, il giardiniere. Ma gioca a suo modo un ruolo importante anche la suocera di Dino, ex attrice stagionata e aspirante seduttrice. Nel dialogo emergono “consigli” che ben si adattano all’argomento, come “rubare richiede inventiva e mano lesta” o precisazioni come “i ladri non so- no assassini”, il tutto condito da giochi di parole e frasi di gergo: veniamo, infatti, a sapere che i fratelli Branca sono i carabinieri. Si progetta il furto in una villa con un piano complicatissimo: una faccenda per soli uomini, quindi niente donne a bordo, perché un vecchio detto misogino insinua che le donne a bordo portano male. Invece le donne ci saranno, eccome! C’è anche un risvolto sentimentale con il riconoscimento fra madre e figlia, la rappacificazione fra moglie e marito e persino il coronamento di una storia d’amore. Ma oltre non si può andare, per non togliere ai futuri spettatori il gusto delle sorprese, che via via scaturiscono durante la rappresentazione. Bravi tutti gli interpreti, che sanno giocare con la comicità come Dario Giobbe, Massimo Neti, Sergio Poli, con l’autoironia come Ivana Marengo (la suocera), col sentimento come Tiziana Pezzo e Flavia Celeghini. Giustamente aggressiva Luisa Marzani (la moglie gelosa di quel dongiovanni di Dino) e garbata la giovanissima Cinzia Rapetto nel ruolo della figlia ritrovata. Abile la regia, che ha saputo amalgamare gli effetti comici con quelli più intensamente sentimentali lasciando spazio alla personalità dei singoli interpreti. Tanti applausi e tante chiamate al proscenio. Lo spettacolo sarà replicato il 1 aprile al Teatro San Pietro di Quinto. CLARA RUBBI