UNITA` DIDATTICA 5 strumenti EBP 2011 (pdf, it, 507 KB, 11/17/11)
Transcript
UNITA` DIDATTICA 5 strumenti EBP 2011 (pdf, it, 507 KB, 11/17/11)
Università degli Studi di Verona - Facoltà di Medicina e Chirurgia Laurea In infermieristica Corso Metodologia della ricerca e teoria dell’assistenza - A.A. 2011/2012 Docente: dott.ssa L. Cunico U.D. 5 Strumenti Evidence Based Revisioni Sistematiche - Meta-analisi – CAT – Linee Guida 1 1. Revisioni sistematiche e metanalisi Una revisione sistematica è un vero studio scientifico nel quale si effettua un rigoroso riassunto delle evidenze da studi primari che si riferiscono tutti a uno specifico quesito di ricerca. I quesiti di ricerca che sono oggetto delle revisioni sistematiche sono quesiti diagnostici, prognostici, eziologici ma più spesso di trattamento. E’ uno strumento che riassume in modo efficiente le informazioni sulle quali basare le decisioni cliniche, permette infatti di stabilire se gli effetti degli interventi sanitari sono consistenti e se i risultati della ricerca possono essere applicati nella pratica clinica. Adotta un metodo rigoroso per riassumere i risultati di tutti gli studi di ricerca che hanno lo stesso quesito. Questi studi vengono sistematicamente rintracciati, valutati e sintetizzati. L’uso di metodi espliciti e sistematici limita i bias (errori sistematici) e riduce gli effetti casuali, fornendo cosi risultati più affidabili dai quali è possibile trarre conclusioni e prendere decisioni. L’ampio riconoscimento del ruolo chiave delle revisioni sistematiche nel sintetizzare e disseminare i risultati della ricerca ha portato la comunità scientifica a riconoscere l’importanza delle revisioni sistematiche. La consapevolezza della necessità di revisioni sistematiche in campo sanitario è quindi cresciuta rapidamente e continua ad aumentare, il numero di revisioni sistematiche pubblicate su riviste biomediche e disponibili sulla Cochrane Library. Come riconosciamo le revisioni sistematiche? Di solito nel titolo o nel riassunto (abstract) si trovano parole come “systematic review” o “metanalysis”. Se queste non sono presenti é necessario verificare se nella sezione “Metodi” gli autori hanno descritto come hanno eseguito la ricerca della letteratura: per esempio possiamo trovar scritto “abbiamo cercato in MEDLINE, in EMBASE, in CINAHL, in PsychINFO, (anni 1980-2007). Abbiamo usato le parole chiave “patient discharge“ and “planning”. Queste descrizioni servono a rendere le revisioni sistematiche della letteratura riproducibili. Inoltre sono dichiarati i criteri di inclusione-esclusione degli studi selezionati nella revisione. Le tappe del processo di elaborazione Per ridurre al minimo i rischi di distorsione i revisori si avvalgono, in ogni fase del processo di elaborazione, di una metodologia scientifica standardizzata. Le principali tappe di questo processo sono: 1. formulazione di un chiaro quesito clinico 2. ricerca esaustiva e riproducibile di tutte le informazioni rilevanti (studi pubblicati e non) riguardanti la problematica in esame 3. selezione sistematica, in base a criteri di inclusione predefiniti, degli studi inclusi 4. analisi della qualità metodologica degli studi inclusi 5. sintesi quantitativa o qualitativa delle informazioni, a seconda della natura, complessità del quesito e della disponibilità di dati 6. discussioni delle ragioni di concordanza e discordanza tra i risultati dei diversi studi. Le fasi dello studio dovrebbero essere chiaramente rilevabili dalla lettura di un lavoro meta-analitico: nel titolo e nell’introduzione, ma in particolare nei materiali e metodi, dove si caratterizza in dettaglio la metodologia utilizzata prima di riportare i risultati e di discuterli. 1. Formulazione del quesito scientifico L’identificazione e la formulazione del quesito scientifico cui si vuole rispondere dovrebbero essere evidenti già dal titolo e venire meglio esplicitate nell’introduzione: ad esempio, “La terapia A è più efficace della terapia B nel ridurre la mortalità?” oppure “L’intervento preventivo è efficace nel ridurre l’incidenza di malattia?” 2 2. Scelta dell’outcome e di un’adeguata misura in relazione al quesito formulato La scelta dell’outcome appare già dall’introduzione ma dev’essere specificata nella sezione dei materiali e metodi. La situazione più semplice vede un solo endpoint con una sola misura di outcome. Più comunemente sono valutati più end-point, divisi in primari e secondari, e le relative diverse misure di outcome. Per end-point di tipo binario – come presenza/assenza di malattia, di morte o di altro outcome – si utilizzeranno misure di effetto globale (“pooled”), come l’odds ratio (OR), il rischio relativo (RR), l’hazard ratio (HR) o la differenza di rischio (RD) – calcolate a partire dai singoli studi o dai dati individuali se disponibili. Per endpoint di tipo continuo (differenza media, differenza media standardizzata) sarà calcolata una media pesata globale, corrispondente all’effetto medio del trattamento pesato per la variabilità dei singoli studi. Per ognuna delle stime viene anche calcolato un intervallo di confidenza, generalmente del 95%. 3. Criteri di inclusione/esclusione degli studi I criteri di inclusione/esclusione dei diversi studi pubblicati devono essere descritti in maniera chiara nella sezione dei materiali e dei metodi in modo da garantire la riproducibilità del processo di inclusione dello studio stesso nella meta-analisi, eventualmente attraverso l’utilizzo di griglie predefinite. In genere sono presi in considerazione: – il disegno dello studio: studio osservazionale o studio sperimentale (studio clinico controllato); – l’anno di pubblicazione e l’anno di effettuazione dello studio: in genere non coincidono, soprattutto per gli studi di lunga durata; – la lingua: si tende a privilegiare la letteratura anglosassone, più diffusa, anche se la non conoscenza di altre lingue non dovrebbe rappresentare un criterio di esclusione degli studi; – la dimensione del campione: studi troppo piccoli sono in genere di qualità insufficiente; – la durata del follow-up: va definita una durata minima che permetta di rispondere al quesito posto; – la similarità dei trattamenti in ognuno dei gruppi considerati; – la similarità delle caratteristiche della popolazione e dei fattori di esposizione; – la completezza delle informazioni; – solo gli studi pubblicati (?) Una considerazione a parte merita quest’ultimo punto che è all’origine del bias di pubblicazione: è noto che studi che dimostrino un’efficacia del trattamento tendano a essere pubblicati con maggiore facilità rispetto ai cosiddetti studi negativi. Di conseguenza, le meta-analisi che includono solo gli studi pubblicati tendono a sovrastimare l’effetto, introducendo un errore sistematico (bias) a favore dell’efficacia dei trattamenti. Inoltre, se il bias di pubblicazione è presente e tutti gli studi hanno una stessa direzione di effetto (come probabile), le stime prodotte con la meta-analisi saranno viziate, ma precise, e quindi erroneamente convincenti. 4. Ricerca bibliografica e reperimento della stessa La ricerca bibliografica si può avvalere di banche dati di letteratura pubblicata, come Medline, EMBASE, banche dati di clinical trials come la National Library of Medicine Clinical Trials Database, la Cochrane Collaboration Library and Controlled Trials Register o ancora banche dati specifiche (ad es., AIDSLINE); può inoltre utilizzare gli elenchi bibliografici degli articoli stessi o ancora comunicazioni personali. La strategia di ricerca va riportata in dettaglio nella sezione materiali e metodi per essere riproducibile. 5. Valutazione della qualità degli studi Prima di includere uno studio in una meta-analisi ne va valutata la qualità sulla base della chiarezza dell’esposizione, della sua validità interna (correttezza metodologica) e della sua validità esterna (generalizzabilità dei risultati). 6. Estrazione dei dati La modalità di estrazione dei dati va anche dettagliata nei metodi: va indicato da chi e come è stata completata. L’estrazione dei dati è una parte cruciale e appare utile sviluppare schede di raccolta dati ad hoc, con una guida alla compilazione che abbia regole precise, e infine istruire le persone che dovranno estrarre i dati. 7. Scelta della metodologia statistica 3 Criteri per la valutazione della qualità della revisione sistematica Considerato il ruolo che le revisioni sistematiche possono avere nell’assunzione di decisioni in materia sanitaria, appare evidente l’importanza che queste siano valide, ovvero che la metodologia adottata eviti o riduca potenziali distorsioni. Sono state sviluppate diverse checklist per la valutazione della qualità delle revisioni e tutte evidenziano alcuni punti critici. Innanzitutto la formulazione del quesito clinico di partenza che non deve essere una semplice speculazione teorica, ma deve avere un impatto sui pazienti ed essere clinicamente rilevante. Inoltre, devono essere valutati i successivi cinque punti: 1. quanto esplicitamente sono descritti i criteri di inclusione degli studi in termini di tipologia di pazienti, condizioni di salute, interventi da valutare, misure di esito e disegno di studio 2. dove e con quale strategia sono stati ricercati gli studi da includere, se sia specificato che non sono stati applicati limiti temporali o linguistici alla ricerca e come è stata verificata l’esistenza di studi in corso e/o non pubblicati 3. come è stata effettuata l’estrazione dei dati dagli studi. L’adozione di una scheda predefinita ed il lavoro svolto da almeno due revisori indipendenti è il metodo accreditato per ridurre gli errori 4. in che modo si è proceduto alla valutazione della qualità degli studi e come questa valutazione è stata presa in considerazione in fase di analisi. Se, per esempio, è stata eseguita una analisi di sensibilità per valutare quanto uno studio di qualità metodologica incerta contribuisce alla direzione di un risultato e se sono state formulate ipotesi al riguardo; o se studi di simile qualità metodologica sono stati comparati fra loro in sottogruppi 5. infine, in che modo gli autori della revisione interpretano e discutono i loro risultati. In particolare è importante che i risultati derivino dai dati presentati e non si confondano le considerazioni degli autori con i risultati delle analisi. E’ necessario, per esempio, che la mancanza di prove di efficacia non sia confusa con le prove di inefficacia, ovvero che la carenza di studi non sia discussa come se esistessero studi con risultati negativi. Differenze fra revisioni sistematiche e revisioni narrative Nelle revisioni sistematiche vi sono dei metodi prestabiliti ed i soggetti dello studio, invece di essere pazienti sono studi di ricerca. I risultati di molteplici investigazioni cliniche primarie vengono riassunti usando delle strategie che minimizzano il bias e l’errore casuale. Queste strategie comprendono una ricerca esaustiva di tutti gli articoli potenzialmente rilevanti e l’uso di criteri riproducibili ed espliciti nella selezione degli articoli per la revisione. I disegni di ricerca e le caratteristiche degli articoli primari vengono valutati criticamente, i dati vengono sintetizzati e i risultati interpretati. Quando i risultati degli studi primari vengono riassunti, ma non sintetizzati statisticamente, la revisione viene chiamata revisione sistematica. Se vengono usate delle tecniche statistiche per riassumere i risultati la revisione viene chiamata revisione sistematica quantitativa o metanalisi. Revisioni che non usano questi criteri scientifici vengono chiamate revisioni narrative che non sono inutili, servono a sollevare il dibattito su alcuni argomenti e sono quelle che troviamo più frequentemente pubblicate sulle nostre riviste. Tuttavia, se disponibili, le revisioni sistematiche dovrebbero essere utilizzate prioritariamente per prendere decisioni cliniche. Revisioni narrative (review o overview): sommersi dall’enorme volume della letteratura, i professionisti preferiscono leggere le revisioni narrative (RN) agli studi primari. Tuttavia le RN hanno numerosi limiti: - costituiscono un mix tra l’opinione dell’autore e gli studi originali, perché non sono basate su una ricerca sistematica delle evidenze disponibili, ma su una loro selezione legata a diversi fattori: reperibilità, accessibilità linguistica, sintonia con le idee dell’autore - hanno generalmente obiettivi molto ampi, assomigliano ad un capitolo di un libro - il processo di selezione, interpretazione e sintesi delle evidenze, non essendo reso esplicito dagli autori, risulta poco riproducibile e non verificabile. 4 Pertanto, considerato che il rapporto tra risultati della ricerca e raccomandazioni cliniche è sfumato e spesso inconsistente, le RN contribuiscono sia a ritardare l’introduzione di interventi sanitari efficaci, sia al persistente impiego di procedure obsolete, inutili o addirittura dannose per il paziente. In definitiva, se le RN rimangono uno strumento utile per approfondire i quesiti di background, sono poco affidabili per fornire risposte quantitative a specifici quesiti clinico-assistenziali. I limiti delle RN hanno contribuito allo sviluppo delle revisioni sistematiche, un nuovo strumento editoriale che ha aperto una nuova era nella scienza della sintesi delle conoscenze. Tabella 1 Confronto fra revisione narrativa e revisione sistematica Caratteristica Revisione Narrativa Revisione Sistematica Quesito Vasto Ristretto Ricerca e Fonti Di solito non specificata (bias) Esplicita e comprensiva Selezione Non specificata (bias) Criteri pre-specificati Valutazione Variabile Rigorosa Sintesi Qualitativa Inferenze Qualche volta basate sull’evidenza Puó essere “systematic review” o “metanalysis” Di solito basate sull’evidenza Valutare una revisione sistematica Principali tappe del processo di elaborazione di una RS Formulazione quesito Ricerca delle informazioni Domande guida per l’analisi critica Il quesito di revisione è stato formulato in modo chiaro, esplicito e ben focalizzato? (pazienti, intervento/esposizione, outcome) Sono stati riportati i metodi di ricerca utilizzati per individuare gli studi? E’ stata dichiarata la strategia di ricerca usata? E’ possibile che importanti studi non siano stati reperiti? (ricerca informatizzata tramite banche dati bibliografiche, ricerca manuale, bibliografie degli articoli, contatti personali, atti di congressi) Selezione degli studi Come sono stati selezionati gli studi? (criteri di inclusione/esclusione) Sono stati usati criteri di inclusione appropriati per selezionare gli articoli? (pazienti, intervento/esposizione, outcome, standard metodologici come ad esempio RCT, lingua inglese) Analisi qualità metodologica studi E’ stata valutata la qualità metodologica degli studi inclusi? (criteri di valutazione) 5 Sintesi delle Quale metodo di estrazione dei dati dagli studi è stato utilizzato? informazioni (quantitativa/qualitativa) Quali sono i risultati generali della revisione? Si tratta di una revisione quantitativa (metanalisi) o narrativa (senza riassunto statistico)? Come sono stati aggregati gli studi? I risultati erano simili da studio a studio? (Test di omogeneità/eterogeneità per paragonare similitudini di risultati numerici di ciascuno studio) Qual è la precisione dei risultati? (intervalli di confidenza, significatività clinica e statistica) Utilità dei risultati della RS/implicazioni per la ricerca I risultati della revisione possono essere applicati ai nostri pazienti e ai nostri contesti ? Sono stati considerati tutti gli indicatori di risultato importanti? I benefici valgono gli effetti nocivi e i costi? Sono riportati suggerimenti per la ricerca futura? Bibliografia di riferimento Pomponio G, Colosso A. EBM e metodologia della ricerca per le professioni sanitarie. CG Edizioni Medico Scientifiche. Torino 2005. Cochrane Collaboration. Cochrane Handbook for Systematic Reviews of Interventions. Version 5.1.0 of the Handbook, last edited 20 March 2011. 6 COSA È UNA METANALISI E COME SI LEGGE Il termine si riferisce a quell’insieme di tecniche necessarie a combinare in modo sistematico i risultati di studi diversi su argomenti analoghi. Fino ad oggi la metanalisi è stata utilizzata in medicina soprattutto per tentare di risolvere le controversie legate all’efficacia di un trattamento. Una metanalisi di un insieme di diversi trials viene eseguita per le seguenti finalità principali: utilizzare nel modo più efficiente le informazioni provenienti da vari studi; ricavare stime quantitative del beneficio atteso dall’applicazione di una determinata terapia o trattamento; rendere le evidenze derivanti dalla ricerca utili a stabilire norme o linee guida di comportamento per la pratica clinica e assistenziale. La metanalisi si basa su criteri di valutazione espliciti, e necessita quindi di un protocollo di esecuzione che specifichi i diversi aspetti procedurali da osservare nella sua esecuzione quale, ad esempio: il razionale della metanalisi; la definizione degli end-points (variabile misurata oppure misura di esito o di efficacia) principali e secondari; i criteri di inclusione ed esclusione degli studi; i metodi statistici impiegati e le relative assunzioni; i criteri di valutazione della consistenza dei risultati; le modalità di presentazione dei risultati. La metanalisi permette di differenziare in modo esplicito e quantificabile il contributo dei diversi trials (in base al numero di pazienti studiati, o in base ad altri parametri quali ad es.: la qualità del disegno e della esecuzione dello studio, l’epoca di esecuzione,..) e fornisce stime quantitative dell’effetto di un trattamento o intervento. Per quali tipi di domande è utile la metanalisi? “In generale, è efficace il trattamento con ….nei pazienti affetti da….” “Qual è il trattamento di scelta per una determinata patologia, e quale sottogruppo di pazienti potrà beneficiarne maggiormente?” “In quale specifica situazione di cura un determinato trattamento ha maggiore efficacia?” Quali sono le principali obiezioni alla metanalisi? I pazienti differiscono da studio a studio Anche se apparentemente simili, i tipi di trattamento variano da studio a studio Le condizioni del setting (contesto territoriale o ambientale di uno studio) differiscono nei vari trials La validità scientifica, e di conseguenza l’attendibilità dei risultati, varia in modo importante da studio a studio. Una metanalisi riassume in un’unica stima di efficacia le evidenze scientifiche disperse tra i risultati delle molte sperimentazioni cliniche (o trial, se si usa il termine inglese) pubblicate. La presentazione grafica dei risultati di una metanalisi si basa su: 1. una linea verticale che indica il punto di equivalenza dell’efficacia dell’intervento sui pazienti randomizzati a ricevere il trattamento, rispetto ai controlli; quando infatti il rischio relativo è uguale a 1, vi è lo stesso numero di eventi nel gruppo di controllo e in quello sperimentale e pertanto l’effetto del trattamento sperimentato è stato nullo. Se l’intervallo di confidenza di uno studio incrocia tale linea verticale si deve affermare che i risultati dello studio non raggiungono la significatività statistica (p> 0.05), mentre, se non attraversa tale linea, esiste un 95% di probabilità che ci sia una reale differenza del numero di cadute nell’anziano tra i due gruppi. 7 2. una scala numerica in basso. Indica il rapporto tra gli odds (rischio) di eventi dei trattati (numeratore) e gli odds di eventi tra i soggetti di controllo (denominatore): cioè l’OR (Odds Ratio); se il trattamento in sperimentazione è in grado di dimezzare il rischio di eventi, il valore dell’OR è di 0.5. Se con il trattamento il rischio di eventi raddoppia, il suo valore sale a 2.0. 3. un cerchio o un quadrato attraversati da una linea orizzontale. E’ la rappresentazione grafica dell’O e dei suoi intervalli di confidenza. L’area del quadrato descrive la quantità di informazione fornita da ciascuna sperimentazione: a quadrati più grandi corrispondono gli studi che influsicono di più sul risultato finale. Gli intervalli di confidenza hanno invece un significato opposto. Ad intervalli di confidenza più larghi corrispondono studi di minore dimensione (meno pazienti) con meno eventi, dai risultati meno chiari e che quindi influiscono poco sul risultato finale della metanalisi. Riassumendo: • studi molto informativi hanno quadrati grandi ed intervalli di confidenza molto stretti; mentre studi poco rilevanti hanno quadrati piccoli ed intervalli di confidenza molto ampi. • Quando l’intervallo di confidenza attraversa la linea di equivalenza indica la presenza di effetti negativi. • Quando l’intervallo di confidenza attraversa la linea di equivalenza, i risultati del singolo studio o della metanalisi non sono statisticamente significativi (P>0.05). • Se i limiti inferiore e superiore dell’intervallo di confidenza sono posti dallo stesso lato della linea verticale, il risultato è anche statisticamente significativo (P<0.05). 4. Un simbolo a forma di rombo. Indica sia la stima del cambiamento del rischio di eventi, sia l’affidabilità statistica dei risultati e quindi fornisce una visione globale dell’effetto potenzialmente ottenibile con il trattamento in sperimentazione rispetto a quello di controllo sommando i risultati di tutte le sperimentazioni introdotte nella metanalisi. Per facilitarne la comprensione analizzeremo una tabella di metanalisi di 3 studi clinici tratta dalla revisione sistematica “Interventions for preventing falls in elderly people” pubblicata dalla Cochrane Collaboration nel 2003. 8 Tabella che riassume la metanalisi condotta per analizzare studi che hanno confrontato l’uso di esercizi e della terapia fisica verso il non uso per la prevenzione delle cadute nell’anziano • • • • • Sulla colonna sinistra è presente, per ogni studio riportato, la referenza bibliografica (autore e anno di pubblicazione) mentre a destra, per ciascun studio, è riportato numericamente il rischio relativo di cadute nell’anziano, il relativo intervallo di confidenza e il numero di cadute. Tutti gli studi incrociano la linea del non effetto, nessuno degli studi selezionati dalla revisione sistematica della letteratura è riuscito a dimostrare una riduzione statisticamente significativa del numero di cadute degli anziani. In tutti gli studi il rischio relativo (rappresentato dal quadratino nero e rintracciabile, come valore numerico, alla stessa altezza spostandosi sulla destra) cade a sinistra della linea del non effetto. Seguendo una convenzione stabilita dalla Cochrane Collaboration, ma non sempre rispettata, quando il rischio relativo è a sinistra della linea verticale il trattamento sperimentale risulta più efficace del trattamento di controllo (in questo caso l’utilizzo degli esercizi/della terapia fisica sono risultati più efficaci del loro non utilizzo). Nel nostro caso potremmo concludere che tutti gli studi dimostrano una riduzione del numero di cadute nel gruppo di trattamento che esegue gli esercizi/la terapia fisica rispetto al gruppo di controllo, ma in nessun studio si raggiunge la significatività statistica. Se dovessimo decidere sulla base dei risultati dei singoli studi non saremmo perciò in condizioni di farlo con sicurezza; potremmo solo affermare che vi è una tendenza a favore degli esercizi/della terapia fisica. 9 • • Il “diamante” in fondo al grafico è il risultato complessivo della metanalisi, cioè il valore “somma” dei dati aggregati di tutti 3 gli studi clinici, che rappresenta la stima finale dell’effetto (detta anche grande media). Nel nostro esempio il rischio relativo di caduta nell’anziano è risultato pari a 0.80, l’intervallo di confidenza in cui è compreso è 0.66-0.98: il rischio relativo e l’intervallo di confidenza cadono a sinistra della linea verticale. Questo indica cioè che l’analisi della combinazione dei risultati dei singoli studi, ognuno dei quali non aveva prodotto risultati statisticamente significativi, ha decretato nel complesso l’efficacia dell’utilizzo degli esercizi/della terapia fisica rispetto al loro non utilizzo nel ridurre le cadute degli anziani. Altre considerazioni generali sulla metanalisi Quanto visto può essere considerato un esempio che afferma che la metanalisi dà il vantaggio di aumentare la grandezza campionaria e, con essa la potenza, dà quindi la possibilità di individuare una differenza tra due trattamenti, se questa esiste, aumentando la precisione della stima dell’effetto. Nelle tabelle di metanalisi la misura di esito maggiormente utilizzata per gli outcome dicotomici (malattia verso non malattia, morte verso non morte…) è l’odds ratio, preferita al rischio relativo per ragioni legate alla semplicità di calcolo. Ovviamente la stima finale dell’effetto ottenuta con la metanalisi non è ottenuta semplicemente sommando gli eventi nei gruppi sperimentale e di controllo dei vari studi, ma con una procedura statistica che consente di “pesare” i risultati di ogni studio sulla base della loro precisione; per cui se uno studio ha un ampio intervallo di confidenza peserà poco nel determinare il risultato finale dell’analisi, se al contrario avrà un intervallo di confidenza piccolo peserà di più. Questo concetto viene espresso spesso anche graficamente con una diversa grandezza del puntino o quadrato che rappresenta la stima media dell’effetto per ogni singolo studio: tanto più il puntino o il quadratino sarà grande tanto più lo studio peserà sulla stima finale complessiva dell’effetto. Grossolanamente, tanto più uno studio è numeroso, tanto più piccola sarà la varianza (dispersione o imprecisione, ossia intervallo di confidenza) e tanto più grande il quadratino. NB.: è importante controllare nella legenda della metanalisi quale è il lato che esprime l’effetto favorevole del trattamento sperimentato. NB. COME SI LEGGONO UNA ODDS RATIO ED UN INTERVALLO DI CONFIDENZA La significatività statistica e clinica possono essere riassunte in un’unica misura: l’intervallo di confidenza (IC), che esprime il grado di incertezza del beneficio clinico ottenibile con un intervento. Supponiamo che una sperimentazione clinica ottenga come risultato una Odds Ratio (OR) di 0.82, con un IC al 95% di 0.62-0.99. Ciò significa che trasferendo nella pratica clinica l’intervento sperimentato, con 95 probabilità su 100 (P<0.05) l’effetto reale potrebbe non corrispondere ad una riduzione del rischio pari al 18% (100-82) ma variare tra una riduzione degli interventi minima e clinicamente insignificante, pari all’1% (100-99) ed una riduzione cospicua, pari al 38% (100-62). Anche se statisticamente significativo (perché tutti i valori sono inferiori ad 1), questo risultato lascia un considerevole margine di incertezza sull’esistenza di un beneficio ottenibile con l’intervento sperimentato. La definizione statistica di intervallo di confidenza é un po' più complicata. Se si ripete la stessa sperimentazione per 100 volte, 95 volte su 100 i risultati cadrebbero nel range 0.62-0.99. Riassumendo, gli intervalli di confidenza indicano la precisione dei risultati di una sperimentazione clinica, cioé quanto si può confidare nell’esistenza di un effetto clinicamente significativo e la sua significatività statistica. 10 Esempio di Abstract di una Metanalisi MEDICINA GENERALE Rassegna: l'istruzione e l'educazione dei pazienti migliorano il comportamento preventivo Mullen PD, Simons-Morton DG, Ramirez G, et al. A meta-analysis of trials evaluating patient education and counseling for three groups of preventive health behaviors. Patient Educ Couns. 1997 Nov;32:157-73. Scopo dello studio Determinare, impiegando la meta-analisi, l'effetto dell'istruzione e dell'educazione sul comportamento preventivo in pazienti in buono stato di salute. Determinare inoltre quale approccio risulti più efficace. Fonte dei dati analizzati Gli studi pertinenti sono stati identificati mediante ricerca sui data-base di MEDLINE, Healthline, Dissertation Abstracts e Psychological Abstracts. Sono state valutate le bibliografie degli articoli di rassegna e contattati gli esperti del settore. Selezione degli studi Sono stati selezionati gli studi, pubblicati e non, che misuravano l'effetto dell'istruzione o dell'educazione dei pazienti sul comportamento sanitario preventivo; studiavano soggetti in buono stato di salute; prevedevano un gruppo di controllo; avevano almeno il 60% di follow-up; avevano almeno 15 partecipanti per ogni gruppo di studio alla fine del periodo di valutazione; riportavano dati sufficienti per calcolare l'ampiezza dell'effetto osservato e usavano l'analisi dell'"intenzione a trattare". Sono stati esclusi gli studi che impiegavano farmaci o includevano pazienti con particolari necessità di apprendimento. Raccolta ed analisi dei dati Sono stati raccolti i dati sulle caratteristiche dell'intervento educativo, sul comportamento successivo desiderato e sulle caratteristiche dello studio. Principali risultati Hanno soddisfatto i criteri di inclusione 74 studi (67 pubblicati dal 1972 al 1994, 7 non pubblicati). Data la presenza di eterogeneità (p < 0,001), gli studi sono stati analizzati impiegando il modello degli effetti casuali per 3 gruppi di comportamento: abitudine al fumo (35 studi) e abuso di alcolici (4 studi); controllo della nutrizione (12 studi) e del peso corporeo (5 studi), e altri modelli di comportamento quali l'uso di contraccettivi (6 studi), l'auto-palpazione del seno (3 studi), l'esercizio fisico (1 studio), la riduzione dei fattori causa di stress (2 studi) e la prevenzione delle ferite (6 studi). L'ampiezza globale dell'effetto medio pesato è stata di 0,61 (IC al 95% compreso tra 0,45 e 0,77) per il fumo e l'abuso di alcolici, 0,51 (IC compreso tra 0,20 e 0,82) per il controllo della nutrizione e del peso corporeo, e 0,56 (IC compreso tra 0,34 e0,77) per gli altri comportamenti preventivi. 11 Le analisi di regressione multipla hanno mostrato che per quanto riguarda gli studi sul fumo e sull'abuso di alcolici la maggior ampiezza dell'effetto era associata a studi non randomizzati, a un orientamento comportamentale, all'impiego dei mezzi di informazione di massa in aggiunta alla sola comunicazione personale e all'impiego di tecniche di automonitoraggio dei risultati. Negli studi sul controllo della nutrizione e del peso corporeo la maggior ampiezza dell'effetto era associata con l'impiego di più canali di comunicazione e materiale di supporto, a un follow-up di pi- di 30 giorni e a tecniche di automonitoraggio dei risultati. Negli studi sugli altri comportamenti la maggior ampiezza dell'effetto era associata ad una condizione di partenza a basso rischio e ad un follow-up inferiore a 30 giorni. Nelle analisi di regressione il numero dei contatti e i "principi educativi essenziali" (rinforzo, individualizzazione, rilevanza e ritorno) non erano associati ad effetti più rilevanti. Conclusioni L'istruzione e l'educazione dei pazienti sono efficaci nell'incrementare comportamenti preventivi nella popolazione sana. Per quanto riguarda abitudine al fumo, abuso di alcolici e controllo dell'educazione e del peso corporeo, le tecniche di automonitoraggio dei risultati conducono a un miglioramento dei comportamenti preventivi. Finanziamenti: National Center for Health Services and Health Care and Technology Assessment; Henry J. Kaiser Family Foundation; U.S. Office of Disease Prevention and Health Promotion. Indirizzo per la richiesta degli estratti: Dr. P.D. Mullen, Center for Health Promotion Research and Development, University of Texas School of Public Health, Houston, TX 77030, USA. FAX 713-500-9602. L'abstract e il commento sono pubblicati anche su ACP Journal Club 1998;128:68. Un abstract modificato comparirà su Evidence-Based Nursing. 1998 Oct. Commento Mullen e collaboratori hanno impiegato la meta-analisi per cumulare tutti gli studi clinici controllati disponibili sull'istruzione e educazione dei pazienti nella prevenzione nella popolazione sana. Gli autori hanno suddiviso gli studi in 3 gruppi: problemi di dipendenza che richiedevano un comportamento di privazione (fumo e abuso di alcolici), problemi non di dipendenza che richiedevano la cessazione o la sostituzione di un comportamento (controllo della nutrizione e del peso corporeo) e problemi non di dipendenza che richiedevano l'aggiunta di un comportamento (uso di contraccettivi, auto-palpazione del seno, prevenzione delle ferite, riduzione dei fattori causa di stress o esercizio fisico). Sebbene raggruppare diversi comportamenti possa sembrare come sommare mele e arance, ciò permette di rispondere a tre domande molto importanti: qual è l'effetto complessivo dell'istruzione dei pazienti sui comportamenti? Questi effetti variano a seconda del tipo di comportamento? Alcuni tipi di istruzione sono più efficaci di altri? Mullen e collaboratori hanno rilevato che l'istruzione è efficace, sebbene risulti difficile determinarne l'efficacia relativa nei vari comportamenti. Inoltre l'istruzione è stata efficace in tutti e tre i gruppi di comportamenti. Per quanto riguarda tecniche specifiche, i risultati sono variabili nei vari gruppi ma in modo non prevedibile. Da segnalare che le tecniche di automonitoraggio dei risultati 12 sono state efficaci per il fumo e l'abuso di alcolici e per il controllo della nutrizione e del peso corporeo. Riassumendo, che cosa può ricavare da questa rassegna un clinico sempre indaffarato? L'istruzione per modificare i comportamenti aiuta i pazienti ad adottare stili di vita più salutari riguardo a vari problemi (1). Per aumentare l'efficacia del processo di istruzione, i pazienti dovrebbero essere trattati da più operatori con metodi diversi (1). Anche una istruzione limitata può risultare efficace (1). Questa rassegna suggerisce che i pazienti che impiegano tecniche di automonitoraggio e seguono il proprio comportamento (per esempio con un diario alimentare o una scheda per l'esercizio fisico) hanno anche una maggior probabilità di successo. Uno degli interventi più importanti, di cui non si è occupata questa rassegna, è assicurarsi che il sistema sanitario promuova e sostenga comportamenti salutari usando metodi quali manifesti per la promozione della salute, facilitazione dell'accesso all'assistenza preventiva e incentivi per i pazienti e per gli operatori sanitari (2). Scott E. Sherman, MD, MPH Veterans Affairs Center for the Study of Healthcare Provider Behavior Sepulveda, California, USA Bibliografia 1.U.S. Preventive Services Task Force. Guide to Clinical Preventive Services, 2nd ed. Baltimore: Williams & Wilkins; 1996. 2.Woolf SH, Jonas S, Lawrence RS, eds. Health Promotion and Disease Prevention in Clinical Practice. Baltimore: Williams & Wilkins; 1996. 13 2. CAT Critical Appraisal Topic (Argomenti valutati criticamente) I riassunti strutturati o CAT (critical appraisal topic) sono pubblicazioni pensate per assistere il lettore nel processo di valutazione critica degli studi pubblicati sulle riviste tradizionali di editoria primaria. Un board di esperti in metodologia della ricerca seleziona ed esamina i più rilevanti articoli pubblicati, li sottopone a un processo di revisione nel quale vengono esplicitamente portati alla luce limiti e punti di forza dello studio ed infine riassume per il lettore in uno spazio ristretto, in genere una pagina, il risultato di tale operazione. In questo modo esse forniscono un prezioso e, di norma, affidabile servizio di “predigestione” degli articoli, agevolando e accelerando il compito degli utenti finali dell’informazione medico-infermieristica. Forniscono un breve commento metodologico/applicativo dell’articolo. NON vanno confusi con i “sommari” o “abstract” degli articoli originali Possono essere - di revisione sistematica o meta analisi - di studio primario: RCT, Studio qualitativo,… Dove trovarli? Bandolier pubblicata sia online (gratuita) che in cartaceo a pagamento una volta al mese. http://jr2.ac.uk.Bandolier Evidence Based Medicine e Evidence based Nursing : Pubblicate dal gruppo editoriale del British Medical Journal http://www.ebm.bmj.com http://www.ebn.bmj.com ACP Journal Club Edito dall’Health Information Research Unit della Mc Master University, è considerata la principale rivista del genere. Viene pubblicata ogni 2 mesi. http://www.acponline.org./ournals/acpjc/jcmenu.htm 14 Traduzione in Italiano del CAT di Evidence Based Nursing integrato a scopo didattico con la fonte Originale Cochrane Database Syst Rev 2007 Periodo breve di riposo a letto è sicuro quanto un periodo lungo nell’Infarto Miocardio Acuto non complicato Review: short duration of bed rest was as safe as long duration after acute uncomplicated myocardial infarction Evid Based Nurs 2007; 10: 116 Irene Travale (commentator) Herkner H, Arrich J, Havel C, et al. Bed rest for acute uncomplicated myocardial infarction. Cochrane Database Syst Rev 2007;(2):CD003836. Question: Nei pazienti Infarto Miocardico (MI) Acuto non complicato la durata del risposo a letto influisce sugli esiti? Key Words: myocardial infarction • bed rest Metodologia Fonte dei dati: Registro Centrale dei Trial Controllati, Medline (January 1966 - August 2005), EMBASE/Excerpta Medica (January 1988 - August 2005),, PASCAL BioMed (January 1996 - August 2005), PsycINFO (January 1966 - August 2005), and BIOSIS Previews (January 1990 - August 2005); liste di referenze e esperti. Selezione e valutazione degli Studi: sono stati selezionati Trial randomizzati e controllati (RCTs) e quasi-RCT che comparavano un periodo breve (1–14 gg) e lungo (5–28 gg) di riposo a letto dopo Infarto Miocardi Acuto (IMA) non complicato. Possedevano i criteri di selezione 15 RCT (n = 2958; la mediana dell’età media era di 60 anni; mediana 81% uomini) pubblicati tra il 1954 ed il 1989. la Qualità dei singoli trial era valutata sulla base del metodo di randomizzazione, la valutazione in cieco degli outcome e l’analisi per intenzione a trattare (intention-to-treat) Outcome/Esiti misurati: mortalità per tutte le cause, morte per cause cardiache, reinfarto, aritmia e complicanze trombo emboliche. Risultati Sono stati contemplate 15 trials con 1487 pazienti assegnati al periodo breve di riposo a letto (median 6 giorni) e1471 pazienti assegnati al periodo lungo di riposo a letto (median 13 giorni). In generale gli studi erano datati e di moderata qualità metodologica. Periodi brevi di riposo non determinano differenze da periodi lunghi per mortalità totale (RR=0.85 (95%CI 0.68 to 1.07) e mortalità cardiaca (RR=0.81 (95%CI 0.54 to 1.19), reinfarto (RR=1.07 (95%CI 0.79 to 1.44), aritmia o complicanze trombo emboliche. Conclusioni 15 Nei pazienti con IMA non complicato un periodo breve di riposo a letto non influenza negativamente gli esiti rispetto a periodi di riposo più lunghi Commento La Meta Analisi di Herkner et al sottolinea la mancanza di evidenze che sostengono le raccomandazioni delle varie associazioni di cardiologia che il riposo a letto dei pazienti con Infarto Acuto non complicato non dovrebbe eccedere le 12-24 ore 1,2 Oltre ad incrementare il rischio di tromboembolismo venoso, di polmonite, di lesioni da decubito e decondizionamento, il riposo a letto dopo IMA decresce maximal oxygen uptake and incrementa l’attività simpatica e la frequenza cardiaca massima. Questi effetti possono incrementare il lavoro cardiaco, estendere l’infarto o causare potenzialmente aritmie letali.3 13 dei 15 RCT erano pubblicati prima del 1998, la stessa decade in cui l’avvento di interventi cardiologici cruenti aveva determinato una riduzione di 2/3 della mortalità da IMA.4 La scarsa qualità metodologica dei Trial inclusi accresce il quesito sulla validità dei loro risultati e delle conclusioni: solo 1 studio riportava la cecità nella valutazione degli outcome e l’analisi per intenzione a trattare, inoltre non può essere esclusa la possibilità di bias (errori sistematici) di pubblicazione. L’eterogeneità clinica all’interno dei 2 gruppi era considerevole, soprattutto relativa alla durata del riposo a letto, con pazienti nel gruppo di riposo di breve durata da meno di 24 ore fino ad un periodo di 14 giorni e nel gruppo di lunga durata per 5-28 giorni. Entrambi i gruppi di studio includevano sia quelli in cui era permesso utilizzare la comoda sia quelli con un riposo a letto più restrittivo. Pertanto i risultati devono essere considerati con cautela, nel contesto dei vari interventi e degli obiettivi di trattamento per i pazienti con IMA non complicato L’obiettivo di trattamento degli agenti trombolitici, angioplastica o posizionamento di stent è di ristabilire e mantenere il flusso di grado 3 TIMI (Trombolisi In Infarto Miocardico) nelle arterie coronarie occluse. I pazienti che raggiungono questo obiettivo senza complicanze possono essere dimessi dall’Ospedale in quarta giornata .2 Conseguentemente, la Meta-Analisi di Herkner et al, che suggerisce che un periodo breve di riposo a letto (mediana 6 gg) è sicuro quanto quello di lunga durata (median 13 gg), può non essere rilevante agli infermieri in tutte le unità. Gli autori in modo appropriato notavano che le attuali raccomandazioni di un periodo di riposo a letto non maggiore di 12-24 ore in questi pazienti non è supportata da RCT. Questa revisione sottolinea la necessità di sviluppare dei criteri clinici basati su prove per il riposo a letto e di valutare questi utilizzando RCT prima effettuare qualsiasi affermazione definitiva sulla sicurezza del periodo di tempo di riposo aletto per pazienti con IMA non complicato Irene Travale (commentator) 16 17 3. DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE DELLE LINEE GUIDA Le linee guida (guidelines) sono “strumenti che distillano i risultati della ricerca” e offrono agli operatori sanitari una sintesi della letteratura originale già interpretata e valutata criticamente. Una definizione ampiamente riconosciuta formulata dall’Institute of Medicine (USA) le descrive come: “documenti sviluppati in modo sistematico per assistere i clinici e i pazienti nel decidere quali siano le modalità più appropriate in specifiche situazioni cliniche”. Tipi di linee guida In base alle caratteristiche di sviluppo e redazione possiamo distinguere fondamentalmente 2 tipi di linee guida: a) basato sulle evidenze b) basato sul consenso. Le prime nascono dal lavoro di un team multidisciplinare e multiprofessionale (in base all’argomento trattato vi prendono parte medici, infermieri, fisioterapisti, pazienti, analisti, economisti, rappresentati dei comitati etici e dell’industria farmaceutica) secondo un protocollo di ricerca costruito su regole validate, con descrizione dettagliata della strategia di ricerca bibliografica, di selezione e valutazione degli studi e con precisazione del livello di evidenza e forza delle raccomandazioni. Esse costituiscono uno strumento privilegiato per guidare il professionista nelle decisioni cliniche. Le linee guida basate sul consenso (consensus conference, metodo Delphi,metodo Rand) sono documenti utili per l’aggiornamento professionale. Sono prodotte da un gruppo di esperti sulla base delle proprie conoscenze senza descrizione della metodologia utilizzata per il reperimento del materiale bibliografico né indicazioni sulla forza delle raccomandazioni o sul livello delle evidenze. Per tali motivi possono essere consultate, ma non considerate strumenti affidabili per guidare le decisioni cliniche. Le fasi utilizzate per produrre Linee guida basate sulle evidenze Individuazione della condizione clinica, è una combinazione basata su: metodo epidemiologico (rilevanza in termini di incidenza, morbilità, mortalità di un fenomeno) area o problema in cui esiste la necessità di miglioramento nella gestione degli interventi Scelta dei gruppi di lavoro: la scelta si basa sulle competenze specifiche degli esperti, sul loro curriculum e sulla rappresentatività in relazione all’argomento. Definizione dei quesiti scientifici e protocollo di lavoro: fa parte di questa fase l’esame di banche dati alla ricerca di analoghe LG e dei più importanti quesiti clinici. La definizione dei quesiti scientifici viene discussa con i rappresentanti delle società scientifiche. • • Revisione della letteratura Ricerca, valutazione e combinazione delle evidenze disponibili in letteratura (pubblicati e non) esplicitando la metodologia di ricerca e di misurazione della qualità delle evidenze e di sintesi dei risultati Formulazione delle raccomandazioni in maniera pratica e chiara con assegnazione del livello di forza. Le raccomandazioni sono il "cuore" di ogni linea guida e sono delle affermazioni precise su specifiche decisioni da prendere, o non prendere, in specifiche circostanze, e riflettere la forza dell'evidenza utilizzata per ogni specifica affermazione. Ad ogni raccomandazione viene effettuata l’ Assegnazione grading: è il processo di assegnazione del “peso” delle raccomandazioni attraverso l’analisi del livello di Prova (qualità degli studi) abbinata ad altri parametri: impatto clinico, rischio/beneficio, applicabilità-accettabilità della popolazione, sostenibilità,.. Questo concetto sarà analizzato anche nel successivo paragrafo Evidenziazione di eventuali “zone grige” con raccomandazioni basate sul parere di esperti in caso di assenza di studi clinici affidabili Redazione ed evoluzione della bozza di LG: una volta raccolte e valutate le prove, il comitato di redazione procede a una prima stesura della LG e delle raccomandazioni. Questa bozza viene fatta circolare tra tutti coloro che contribuiscono al progetto (panel di esperti, rappresentati società scientifiche e comitato di redazione del PNLG) per eventuali commenti. Presentazione editoriale della LG: L’autorevolezza e la chiarezza delle raccomandazioni, l’uso di un linguaggio non ambiguo e di termini ben definiti (anche attraverso un glossario) sono condizioni necessarie ad assicurare il successo di uno strumento che si propone di assistere e indirizzare le decisioni cliniche. 18 Promulgazione e disseminazione della LG: la LG viene promulgata in data prestabilita tramite il sito www.pnlg.it, riviste delle società scientifiche. Aggiornamento della LG: le linee guida del Programma nazionale linee guida vengono aggiornate ogni due anni, eccetto nei casi in cui vi siano stati errori, omissioni importanti ovvero quando la base di evidenza sia mutata in maniera tale da rendere le raccomandazioni o il loro grading obsoleti. Caratteristiche delle linee guida Le linee guida sono pubblicate su riviste o online. Generalmente sono composte da: Premessa Corpo centrale Sintesi delle evidenze Prodotto”finale” Raccomandazioni metodo usato per sviluppare le linee guida Alcune linee guida riportano: - il protocollo e materiali e metodi utilizzati per la ricerca, valutazione, selezione e valutazione delle prove - la rilevanza della linea guida per la pratica assistenziale La descrizione della modalità di sviluppo delle linee guida è considerato un elemento di qualità poiché permette la riproducibilità Contiene la recensione delle evidenze per capitoli e paragrafi Assomiglia ad una review evidence based che sostiene e motiva le raccomandazioni di comportamento. La lettura di questa parte permette di estrarre il contesto a cui si riferiscono i risultati di ricerca (acuti, lungo-degenza, tipologia di popolazione,…), concordanza degli studi, zone “grige”, evoluzione dei risultati, aggiornamento delle fonti,… informazioni utili per contestualizzare e comprendere la raccomandazione -definizione del sistema di grading usato (LdP e FdR) e -raccolta delle raccomandazioni . Questa parte costituisce il prodotto finale del documento. Elenco delle referenze Permette al lettore di valutare quantità, qualità di fonti utilizzate e il loro aggiornamento (anno di pubblicazione della fonte primaria) Allegati tabelle di sintesi delle evidenze, di estrazione dei dati , checklist di valutazione della qualità degli studi Gruppo di lavoro Nomi, professione, .. Permette di valutare la multidisciplinarietà e la presenza o meno dei “consumatori” Le caratteristiche sono: raccomandazioni e non obblighi, eccetto alcune che sono state recepite dalla normativa e quindi sono prescrittive es smaltimento dei rifiuti sanitari, uso dei dispositivi di protezione individuale per la prevenzione del rischio biologico,… nascono dall’incontro tra le revisioni sistematiche degli studi e la loro valutazione critica da parte di una commissione multidisciplinare si differenziano dalle revisioni sistematiche per il fatto che sono riviste e discusse all'interno di un gruppo di esperti pertanto recepiscono anche prove provenienti dall’esperienza, dalla pratica, da motivazioni teoriche consolidate anche i pazienti possono partecipare alla loro costruzione e quindi condividere la scelta degli interventi migliori e possibili per la loro situazione sono sviluppate da associazioni professionali, agenzie governative, società scientifiche e istituti di ricerca, e possono essere distribuite ai membri dell'associazione, adottate da dipartimenti governativi o pubblicate sulle riviste mediche e infermieristiche offrono raccomandazioni per la gestione dei problemi dei pazienti: il ruolo e le competenze delle singole professioni vengono definiti via via in base al contesto in cui le linee guida si applicano possono essere di ottima o di scarsa qualità 19 Alcuni principi che devono ispirare lo sviluppo di buone linee guida per la pratica clinica: devono essere orientate a garantire i migliori risultati possibili per la salute dei pazienti devono essere basate sulle migliori evidenze possibili devono essere regolarmente aggiornate, in modo da tener conto dell’evoluzione delle conoscenze disponibili. il metodo utilizzato per sintetizzare le evidenze disponibili deve essere rigoroso e dichiarato devono essere sintetizzate in raccomandazioni e per ognuna di queste deve essere esplicitata la forza della raccomandazione il processo di produzione deve essere multidisciplinare e coinvolgere, in tutti i casi sia possibile e opportuno, rappresentanti degli utenti devono essere specifiche e adattabili a diversi contesti e situazioni, le indicazioni vanno modulate in base alla popolazione a cui si applicano (sesso, età, gravità della malattia, reti sociali) e al contesto geografico e organizzativo applicazione e validità delle linee guida devono essere attentamente descritte La graduazione delle raccomandazioni (grading) I problemi relativi alla qualità degli studi clinici pubblicati nella letteratura internazionale (scelta appropriata del disegno di studio, corretta selezione della popolazione, degli esiti da misurare,…) costringono i consumatori finali (professionisti, chi elabora “linee guida”,…) a chiedersi costantemente: quanto mi posso fidare delle evidenze pubblicate? Pertanto nel corso della stesura delle linee guida le prove di efficacia raccolte vengono analizzate criticamente per stabilirne la qualità. Definire il grado di validità delle informazioni scientifiche poste alla base di una serie di raccomandazioni e chiarire quanta importanza si attribuisce alla loro applicazione costituisce uno dei caratteri distintivi del processo di produzione di linee guida basate sulle prove di efficacia. (Pomponio & Colosso, 2005) E’ attualmente in corso un lavoro di valutazione critica e di sistematizzazione dei diversi metodi utilizzati da agenzie e gruppi internazionali (attualmente ne esistono oltre 10) da parte di un gruppo di lavoro della Cochrane Collaboration. Livelli di evidenza o livelli di prova (LdP) In attesa che sia reso disponibile un sistema unificato e condiviso riteniamo utile definire alcuni punti fermi che devono essere tenuti presenti nell’uso dei sistemi di grading sia per quanto riguarda la qualità delle prove (che verrà chiamato in italiano «livello delle prove» derivandolo dall’inglese dove il termine di riferimento è levels of evidence) sia per quanto riguarda la «forza delle raccomandazioni» che da esse possono essere derivate (in inglese il termine di riferimento è strength of recommendations). Il livello di prova (LdP) può essere considerato come un giudizio sintetico che viene attribuito ad uno studio clinico ed è strettamente correlato alle sue caratteristiche metodologiche. Si riferisce alla probabilità che un certo numero di conoscenze sia derivato da studi pianificati e condotti in modo tale da produrre informazioni valide e prive di errori sistematici. Il Livello di prova dipende da: - appropriatezza del disegno di studio utilizzato (qualità metodologica a priori); - rigore e qualità di conduzione e analisi dello studio (controllo dell’errore sistematico); - dimensione dell’effetto clinico/epidemiologico misurato (controllo dell’errore casuale); - appropriatezza e rilevanza degli indicatori di esito utilizzati (rilevanza clinicoepidemiologica). E’ anche importante ricordare come ogni tipo di studio possa essere più adatto a rispondere ad un particolare tipo di domanda: alcuni disegni sono infatti più efficaci per rispondere a quesiti di terapia/intervento, altri di eziologia,… 20 Quesito di…. Disegno di studio necessario Terapia, trattamento, intervento Trial clinico randomizzato controllato La distribuzione causuale “random” dei pazienti reclutati in due o + gruppi di confronto permette di distribuire in maniera omogenea i vari fattori prognostici, che potrebbero influenzare i risultati . Questo consente di considerare i risultati ottenuti come una reale espressione dell’efficacia dell’intervento analizzato . Diagnosi Eziologia o su fattori di rischio Prognosi Studio in cui il test diagnostico analizzato viene testato su un gruppo di individui assieme al test considerato come gold standard. Questo schema metodologico è individuabile negli studi di tipo: - Caso controllo - cross sectional (trasversale) Nei casi in cui non è etico costruire un trial randomizzato La caratteristica fondamentale che deve possedere uno studio che analizzi questi aspetti, oltre alla omogeneità dei campioni confrontati, è un follow up molto lungo. Solo una osservazione protratta nel tempo permette infatti di individuare con sufficiente grado di certezza eventuali correlazioni fra esposizione a determinati fattori di rischio ed insorgenza di un particolare evento (patologiaproblema). Il disegno che meglio si adatta è quello di Coorte visto che per ovvie ragioni etiche non è possibile esporre volontariamente un soggetto ad un ipotetico fattore di rischio. L’analisi prospettica di due coorti di individui rappresenta il disegno più efficace per descrivere la prognosi delle diverse patologie analizzate. Forza della raccomandazione (FdR) Individuate e valutate le evidenze reperibili in letteratura, gli autori passano alla formulazione dei gradi di raccomandazione per le diverse indicazioni sui comportamenti clinici forniti nella linea guida. Per fare questo oltre a tenere conto della qualità, numero e concordanza delle prove raccolte vengono considerate anche altre caratteristiche fondamentali: dimensione dell’effetto, rilevanza, trasferibilità La forza della raccomandazione (FdR) si riferisce quindi alla probabilità che l’applicazione nella pratica di una raccomandazione determini un miglioramento dello stato di salute della popolazione, obiettivo cui la raccomandazione è rivolta. La rilevanza delle decisioni (RdD) si riferisce infine a un indicatore che misura l’entità delle conseguenze prevedibili. E’ chiaro quindi che il livello di prova condiziona – con intensità variabile a seconda del tipo e complessità del quesito – ma non determina completamente la FdR. La FdR – forza della raccomandazione - invece dipende da: - valutazione complessiva dell’LdP secondo quanto sopra definito (parte sinistra dello schema sottostante): dimensione dell’effetto ovvero se l’efficacia dimostrata è sufficientemente grande da essere clinicamente utile. - valutazione della applicabilità (risorse, circostanze,..) dello specifico comportamento contenuto nella raccomandazione e dell’accettabilità culturale e sociale della specifica raccomandazione. (parte destra dello schema sottostante); 21 M etanalisi Revisioni sistematiche Giudizio di i qualità Studi Sperimentati Randomizzati controllati Giudizio di qualità Studi Osservazionali Giudizio di qualità giudizio su Li vello di prova LdP impatto clinico rischio/beneficio applicabilità sostenibilità accettabilità Studi non analitici Opinioni di esperti Forza della Raccomandazione FdR La maggior parte dei sistemi di classificazione dei livelli di prova – anche perché sviluppati per valutare quesiti relativi all’efficacia degli interventi – considera come livello di prova più alto quello che deriva le informazioni da studi controllati randomizzati (talvolta introducendo sottoclassi in base al numero e alla dimensione degli studi) e come livello più basso le prove basate sulla opinione di esperti in assenza di dati empirici. Si va da sistemi di classificazione che fanno discendere in modo rigido la FdR dal relativo LdP (il sistema di grading dell’LdP e delle FdR utilizzato nelle linee guida scozzesi del SIGN – Scottish Intercollegiate Guideline Network – adotta questa filosofia) a sistemi nei quali, pur tenendo conto dell’LdP, la determinazione della FdR viene modulata considerando la complessità del quesito, l’effettiva possibilità di condurre studi randomizzati sull’argomento e la percezione socio-culturale del problema. Quali ricadute hanno la forza delle raccomandazioni? Le raccomandazioni vanno sempre prese in considerazione ed applicate ai pazienti: il grado di raccomandazione descrive il grado di impatto clinico e di rilevanza sulla decisione assistenziale e non “opzionalità” della sua applicazione o meno! Le raccomandazioni devono essere prese in esame all’interno delle decisioni clinico-assistenziali valutando rischio-beneficio per il paziente. Per le raccomandazioni con forza di “grado elevato” la decisione può essere diversa da quella raccomandata solo se - intervento prescritto non è disponibile - il paziente ha caratteristiche peculiari (paziente molto diverso dalla popolazione descritta nelle linee guida- Es uso dell’ACE inibitore raccomandato per ipertensione lieve per paziente con età di 90 anni ) o rifiuta l’intervento - il setting in cui si opera è molto diverso da quello descritto nella linea guida Per le raccomandazioni con forza di grado medio - se sussiste una delle condizioni sopra citate - il comportamento raccomandato determina un incremento notevole dei costi o ricadute “negative” di tipo organizzativo a fronte del “medio” impatto clinico Per le raccomandazioni di con forza di grado “basso” - se sussiste una delle condizioni sopra citate - il comportamento raccomandato determina un incremento notevole dei costi o ricadute “negative” di tipo organizzativo a fronte del “medio” impatto clinico 22 - vi sia una forte esperienza personale o locale contraria a tale comportamento Nella pratica clinico-assistenziale le ragioni che hanno portato alla scelta di “scostamento” dalla raccomandazione della linea guida vanno sempre motivate esplicitamente nella documentazione del paziente a prescindere dalla sua forza. Nella pratica organizzativa violare esplicitamente raccomandazioni di grado elevato in progetti di cambiamento della pratica clinica ed organizzativa è sempre sconsigliabile. Queste raccomandazioni di solito costituiscono l’evidence core dei progetti di implementazione di miglioramento dell’assistenza. L’inclusione invece di raccomandazioni di grado medio-basso in progetti di cambiamento (profili assistenziali, protocolli etc..) va accompagnata da un sistema di monitoraggio della loro reale ricaduta clinica (outcome clinici) ed organizzativa (outcome sull’organizzazione come ad es. costi, tempi, ..). Qualità delle linee guida A partire dalle caratteristiche e dai principi precedentemente analizzati si possono utilizzare questi quesiti per valutare le linee guida: A) Il gruppo di lavoro è multidisciplinare? Da chi è composto? Sono coinvolti i fruitori delle linee guida? B) C’è un protocollo chiaro che descrive il metodo di ricerca e selezione delle evidenze: c’è stata una ricerca completa delle prove? I criteri di selezione delle prove sono chiaramente descritti? C) I metodi impiegati per formulare le raccomandazioni sono descritti in modo chiaro? E’ presente il grading delle raccomandazioni e la modalità con cui viene attribuito? D) Quanto è aggiornata la linea guida? Bisogna cercare due date: - data di pubblicazione della prova più recente presa in considerazione; - data in cui sono state prodotte le raccomandazioni finali E) Sono dichiarate le modalità di sovvenzionamento? Sono dichiarati i conflitti di interesse? Applicazione delle raccomandazioni nella pratica professionale L'uso sistematico delle linee guida presenta una serie di vantaggi importanti, sia per i professionisti che per i pazienti in quanto consentono di erogare interventi di documentata efficacia. Le linee guida sono delle raccomandazioni basate sulle conoscenze attualmente disponibili. Dovrebbero essere applicabili alla maggioranza dei pazienti con un dato problema, ma non necessariamente alla totalità. Non limitano la libertà di scelta e di giudizio del professionista ma danno indicazioni sui comportamenti ottimali e di documentata efficacia da tenere per la maggioranza dei pazienti. Quindi le raccomandazioni delle linee guida evidence based vanno sempre prese in considerazione ed applicate ai pazienti, non sono opzionali, nella pratica clinico-assistenziale le ragioni che portano alla scelta di uno “scostamento” dalla raccomandazione vanno sempre motivate nella documentazione del paziente a prescindere dalla sua forza. Adeguarsi alle linee guida vuol dire agire in modo conforme agli standard riconosciuti ottimali dalla comunità scientifica e professionale ma non annulla la responsabilità professionale, che è la capacità di valutare nelle specifiche situazioni gli interventi più adatti e compatibili e a decidere deliberatamente di discostarsi dalle linee guida qualora, in quel singolo caso o situazione, si dovessero evidenziare inadeguatezze o disagi. Le linee guida rappresentano il vantaggio per l’operatore che, in 23 caso di problemi anche legali, può dimostrare di aver agito in base alle raccomandazioni ed alle conoscenze disponibili più aggiornate. Si propone di seguito una sintetica guida per aiutare l’infermiere a valutare prima di decidere un eventuale scostamento dalla linea guida. Per le raccomandazioni con forza di “grado elevato” la decisione può essere diversa da quella raccomandata solo se: - l’intervento prescritto non è disponibile - il paziente ha caratteristiche peculiari e diverse dalla popolazione descritta nelle linee guida. Ad esempio è raccomandato l’ uso dell’ACE inbitore (anti-ipertensivo) nell’ipertensione lieve in persone adulte, di fronte ad un anziano di 90 anni che rifiuta tale terapia il team può decidere di non aderire alla raccomandazione - il setting in cui si opera è molto diverso da quello descritto nella linea guida. Per le raccomandazioni con forza di grado medio la decisione può essere diversa da quella raccomandata solo se: - sussiste una delle condizioni sopra citate - il comportamento raccomandato determina un incremento notevole dei costi o ricadute “negative” di tipo organizzativo a fronte del “medio” impatto clinico. Per le raccomandazioni di con forza di grado “basso” la decisione può essere diversa da quella raccomandata solo se: - sussiste una delle condizioni sopra citate vi sia una forte esperienza personale o locale contraria a tale comportamento Segue un percorso di lettura ed di interpretazione - applicazione di linee guida 24 UN PERCORSO DI LETTURA E INTERPRETAZIONE DELLE LINEE GUIDA 1. Linee guida Centers for Disease Control and Prevention (CDC) Linee guida per l’igiene delle mani nelle strutture sanitarie assistenziali 2002 Un tuo collega torna da un convegno e ti riferisce che le linee guida del CDC del 2002 per l’igiene delle mani nelle strutture sanitarie assistenziali prevedono delle raccomandazioni tra le quali: Indicazioni per il lavaggio e antisepsi della mano: “decontaminare le mani prima del contatto diretto con i pazienti” (1B) “se le mani non sono sporche in modo visibile usare una soluzione su base alcolica per la decontaminazione di routine….” (1 A) “i fazzoletti impregnati di antimicrobici possono essere considerati un’alternativa al lavaggio delle mani con acqua e sapone non antimicrobico. Poiché essi non sono efficaci come i prodotti a base alcolica e il lavaggio delle mani con acqua e sapone antimicrobico, per ridurre la conta batterica sulle mani degli operatori sanitari, essi non possono però essere considerati un sostituto dei prodotti a base alcolica o del sapone antimicrobico” (1B) Classificazione della forza delle raccomandazioni utilizzata dal CDC Categoria I A Categoria I B Categoria I C Categoria II Non raccomandato Fortemente raccomandato per l’impiego pratico e sostenuto da studi ben organizzati di tipo sperimentale, clinico o epidemiologico Fortemente raccomandato per l’impiego pratico e sostenuto da buoni studi sperimentali, clinici, od epidemiologici e da solidi ragionamenti teorici Ne è richiesto l’impiego pratico, come prescritto da leggi federali, statali o standard Se ne suggerisce l’impiego ed è sostenuto da interessanti studi clinici o epidemiologici o da valutazioni teoriche Problema non risolto. Consuetudini per le quali non si hanno prove, o non esiste concordanza circa l’efficacia 1. Cosa significa: decontaminare, frizione antisettica, lavaggio antisettico? 2. Cosa significa contatto diretto per la commissione che ha elaborato le LG, a quali situazioni faceva riferimento? 3. Come spiegheresti il significato di 1B? Il collega ti propone di portare l’ultima raccomandazione alla prossima riunione perché secondo lui è una buona soluzione l’uso dei fazzoletti impregnati, ma soprattutto pratica. 4. Quali sono i messaggi importanti di questa raccomandazione? In che contesto potrebbe essere applicata? 5. In qualità di coordinatore che valutazioni faresti? 25 SPREAD (Stroke Prevention And Educational Awareness Diffusion) 2010 Ictus cerebrale: Linee Guida Italiane di prevenzione e trattamento Queste linee guida di pratica clinica sono state sviluppate per fornire al clinico informazioni e raccomandazioni sul modo più corretto di attuare la prevenzione primaria e secondaria e di gestire il soggetto con ictus. Queste linee guida non sono solo informative, ma tendenzialmente anche normative, anche se non in maniera vincolante. Sono state considerate valide le raccomandazioni che: - esplicitano tutti i nodi decisionali importanti e i relativi esiti; - identificano le migliori “evidenze esterne” riguardanti la prevenzione dell’ictus e ne valutano criticamente attendibilità; - identificano e tengono nella debita considerazione le relative preferenze che i soggetti in gioco hanno per gli esiti delle decisioni (comprendendo in essi benefici, rischi e costi). Le raccomandazioni sono state definite rilevanti se: - esistono ampie variazioni nella pratica clinica corrente; - le linee guida contengono nuove evidenze suscettibili di avere un impatto sul trattamento; - le linee guida riguardano il trattamento di un numero tale di persone che anche piccoli cambiamenti nella pratica potrebbero avere un forte impatto sugli esiti o sull’impiego delle risorse. Il quadro etico di riferimento di queste linee guida si è basato su quattro principi fondamentali: - principio di beneficenza; - principio di non-maleficenza; - principio di rispetto per l’autonomia; - principio di giustizia; tenendo però conto con pari dignità delle diverse posizioni etiche derivanti delle inevitabili contrapposizioni fra etica, economia e diritto che influenzano anche la concezione del rapporto medico-paziente. Al momento non sono disponibili in Italia valutazioni affidabili e generali del rapporto costo-efficacia per molti dei principali trattamenti e procedure oggetto delle presenti linee guida. Qualora tali studi venissero eseguiti, bisognerà considerare i problemi di stima dei costi: • esclusione di fattori di costo rilevanti; • inclusione di costi la cui presenza nel progetto appare dubbia; • valutazione impropria, o scorretta, dei costi; • non adeguata considerazione dell’attualizzazione dei valori di costo; • incertezza di stima (analisi di sensibilità); • uso improprio dei costi medi; • confusione e sovrapposizione tra costi e tariffe. In ogni caso, i costi andranno classificati come costi diretti, indiretti ed intangibili (che insieme costituiscono il costo totale), in relazione alla misura di efficacia e/o di beneficio definita come appropriata. La forza della raccomandazione esprime in forma sintetica la quantità e qualità della documentazione disponibile a supporto, nonché la sua applicabilità. Sinteticamente la relazione tra forza della raccomandazione e livello dell’evidenza viene indicata come segue: Peso Indicata …. .. indispensabile in tutti i casi Non indicata … non consigliabile Indicata solo…. da adottare in sottogruppi di pazienti (specificandoli) Integrativa..…. porta una maggiore conoscenza sulle cause 26 livello tipo di evidenza disponibile 1++ metanalisi di alta qualità e senza disomogeneità statistica; revisioni sistematiche di RCT ciascuno con limiti fiduciali ristretti, RCT con limiti fiduciali molto ristretti e/o alfa e beta molto piccoli; 1+ metanalisi ben fatte senza disomogeneità statistica o con disomogeneità clinicamente non rilevanti, revisioni sistematiche di RCT, RCT con limiti fiduciali ristretti e/o alfa e beta piccoli; 2++ revisioni sistematiche di alta qualità di studi caso-controllo o coorte; studi caso controllo o coorte di alta qualità con limiti fiduciali molto ristretti e/o alfa e beta molto piccoli; 2+ studi caso-controllo o coorte di buona qualità con limiti fiduciali ristretti e/o alfa e beta piccoli; 3 studi non analitici (case reports, serie di casi) 4 opinione di esperti grado livello dell’evidenza (LdP) A almeno una metanalisi, revisione sistematica, o RCT classificato di livello 1++ condotto direttamente sulla popolazione bersaglio; oppure revisione sistematica di RCT o un insieme di evidenze costituito principalmente da studi classificati di livello 1+, consistenti tra loro, e applicabile direttamente alla popolazione bersaglio. B un insieme di evidenze che includa studi classificati di livello 2++, coerenti tra loro, e direttamente applicabili alla popolazionebersaglio; oppure evidenza estrapolata da studi classificati come 1++ o 1+. C un insieme di evidenze che includa studi classificati di livello 2+,coerenti tra loro e direttamente applicabili alla popolazione bersaglio; oppure evidenza estrapolata da studi classificati come 2++ D evidenza di livello 3 o 4; oppure evidenza estrapolata da studi classificati come 2+; oppure evidenza da studi classificati come – (meno), indipendentemente dal livello. GPP Good Practice Point: migliore pratica raccomandata sulla base dell’esperienza del gruppo di sviluppo delle linee guida, non corroborata da evidenze sperimentali. 27 MONITORAGGIO E COMPLICANZE NELLA FASE DI STATO ACUTO Nel soggetto affetto da ictus in fase acuta la terapia nutrizionale artificiale di scelta è rappresentata dalla nutrizione enterale. È indicato iniziare il trattamento di nutrizione enterale precocemente e comunque non oltre 5-7 giorni nei pazienti normonutriti e non oltre le 24-72 ore nei pazienti malnutriti. Grado B Nei pazienti con ictus è indicato integrare fin dalla fase acuta l’attività di prevenzione della disabilità (mobilizzazione ed interventi riabilitativi precoci) con il programma diagnostico ed il trattamento di emergenza. Grado A Nei pazienti con ictus acuto è indicato il mantenimento di una adeguata volemia, calcolando la quantità di fluidi da somministrare sulla base di un accurato bilancio idrico. ( grado D) Nei pazienti con ictus acuto la somministrazione di soluzioni ipotoniche (NaCl 0,45%, glucosio 5%) non è indicata per il rischio di incremento dell'edema cerebrale (grado D) Le soluzioni contenenti glucosio non sono indicate dati gli effetti sfavorevoli dell'iperglicemia sull'esito neurologico. (grado D) Nei pazienti con ictus acuto la soluzione fisiologica è indicata quale cristalloide di scelta per fluido terapia (grado D). PROGNOSI ED ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA POST-ACUZIE Raccomandazione 14.2 *GPP È indicato costituire un’organizzazione efficiente di operatori finalizzata all’assistenza del soggetto che ha subito un ictus, attraverso la formazione di un team interprofessionale con esperienza specifica che condivida i diversi approcci assistenziali. Se le risorse disponibili lo consentono, è indicata la partecipazione sia di operatori dell’area riabilitativa, infermieristica, psicologica e sociale, sia di medici specialisti, per la soluzione delle problematiche correlate alla patologia cerebrovascolare, e di medici di medicina generale, con il supporto di rappresentanti delle associazioni laiche. Spiega il significato delle raccomandazioni, il grading espresso e rifletti sulle implicazioni per l’assistenza 28 Linee guida National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health; Surgical by National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE) Surgical site infection prevention and treatment of surgical site infection 2008 da pagina 23 a pagina 25 del FULL TEXT delle Linee guida : Quesito clinico C’è una efficacia clinica dalla doccia preoperatoria nel ridurre le infezioni del sito chirurgico?quale è il contributo del timing e del numero di docce preoperatorie nel ridurre le SSI? Sono le docce preoperatorie con antisettico costo-efficaci? Sintesi delle evidenze Ci sono evidenze da un RCT che fare la doccia o il bagno usando clorexidina riduce significativamente il tasso di SSI quando comparato con nessuna doccia [EL = 1+] Ci sono evidenze di nessuna differenza utilizzando per la doccia/bagno preoperatorio clorexidina o sapone detergente nell’incidenza di SSI [EL = 1+] Non ci sono evidenze ( revisioni sistematiche o RCT) che esamina l’efficacia clinica del timing o numero di docce preoperatorie nella prevenzione delle SSI EL o livello delle evidenze 1+ meta-analisi ben condotte, revisioni sistematiche di RCT, o RCT con basso rischio di bias Raccomandazioni sulla doccia preoperatoria Consigliare ai pazienti di fare la doccia o il bagno ( o aiutare il paziente a fare la doccia o il bagno a letto) utilizzando sapone, o il giorno prima o lo stesso giorno dell’intervento chirurgico Quesito clinico C’è una efficacia clinica dalla depilazione del sito chirurgico nel ridurre le infezioni? Sintesi delle evidenze Ci sono evidenze che non c’è nessuna differenza nell’incidenza di Infezioni del sito chirurgico (SSI) a seguito della depilazione ( usando crema depilatoria o rasoio elettrico) o non depilazione [EL = 1+] Ci sono evidenze che insorgono meno infezioni utilizzando il clipper o creme depilatorie rispetto alla depilazione con rasoio [EL = 1+] Ci sono insufficienti evidenze per determinare quale “timing” della rasatura preoperatoria con clipping influenza l’incidenza di SSI [EL = 1+] C’è un rischio di reazione cutanea con l’utilizzo di creme depilatorie Ci sono evidenze che dimostrano un maggiore rischio di SSI utilizzando il rasoio rispetto ad altri metodi [EL = 1+] Mandati di lavoro ___________________________________ A) - Usando la fonte completa delle linee guida analizzare la struttura di queste linee guida sintesi evidenze e Livello di prova: come viene effettuato? Esiste un grading di “forza della raccomandazione”? B) Cercare la/e raccomandazioni sulla depilazione ( lavoro a coppie): ___________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________ 29 Applicare i risultati della ricerca nella pratica Profili assistenziali, piani di cura (o critical pathway) sono piani di cura che dettagliano gli step essenziali clinici e assistenziali del paziente affetto da uno specifico problema clinico e descrive i progressi e/o evoluzione attesi. Sono strumenti che enfatizzano il coordinamento di tutte le attività cliniche e assistenziali , in un’ottica multidisciplinare, al fine di assicurare al paziente la cura giusta nel momento giusto e orientare un uso più efficiente e appropriato delle risorse. Questi strumenti definiscono la programmazione ottimale degli interventi chiave eseguiti da tutte le discipline per una particolare diagnosi o procedura, finalizzati al raggiungimento degli outcomes della persona assistita. Facilitano l’ introduzione delle evidenze nella pratica clinica, hanno lo scopo di facilitare l’introduzione di linee guida, revisioni sistematiche e audit nella pratica clinica; Migliorano la comunicazione multidisciplinare e la pianificazione curativo-assistenziale Riducono le variazioni assistenziali non desiderate Migliorano la comunicazione curanti-paziente e la soddisfazione Identificano quesiti di ricerca e aree di sviluppo Come sono strutturati per ogni singola diagnosi, sono formulati obiettivi a cui corrispondono degli interventi chiave relativi ad una serie di elementi assistenziali generali: − consulenze, − trattamenti, − accertamento, − nutrizione, − educazione, − attività assistenziali, − sicurezza, − pianificazione della dimissione, etc.). Sono multidisciplinari, l’assistenza diviene integrata e standardizzata, inoltre permettono che quest’assistenza erogata possa essere documentata. Sono utili per il personale neoassunto, gli studenti,i pazienti stessi e le loro famiglie. Possono essere utilizzati in tutti gli ambienti ospedalieri ed extraospedalieri partono dallo screening prericovero fino alla dimissione del paziente e all’assistenza erogata a domicilio. Fasi di costruzione dei profili assistenziali, piani di cura (o critical pathway) - Selezionare di un’importante e “standardizzabile” area di pratica clinica e/o di un gruppo di pazienti - Creare un gruppo di progetto multidisciplinare - Coinvolgere l’intera équipe multidisciplinare - Revisione della pratica clinica e delle evidenze, comparare la pratica attuale con le linee guida, le evidenze - Determinare standard assistenziali, stabilire tempi e parametri - Preparare la documentazione necessaria per l’applicazione del Critical Pathway. - Formare l’équipe ed educarla all’utilizzo - Test pilota per validarne l’uso e monitorare le variabilità - Analizzare e documentare regolarmente le variazioni - Attuare una regolare analisi delle varianze, discuterle e, se necessario, riadattare il percorso clinico 30 Il protocollo assistenziale I risultati della ricerca per poter essere facilmente trasferiti alla pratica possono essere sintetizzati anche attraverso lo strumento del protocollo, con il termine protocollo assistenziale si indica uno schema di comportamento predefinito e ottimale, descrive una successione di azioni motivate che permettono di raggiungere un determinato obiettivo. A differenza delle linee guida non sono specificamente concepiti per supportare le decisioni cliniche e non sono il risultato di un percorso sistematico. Le finalità dei protocolli assistenziali sono: migliorare l’assistenza infermieristica e sanitaria assicurare alle persone assistite interventi basati sull’evidenza scientifica uniformare i comportamenti assistenziali documentare le responsabilità delle diverse figure coinvolte favorire l’inserimento di nuovo personale e/o di studenti favorire la valutazione delle pratiche assistenziali ridurre gli errori. Gli elementi che di solito costituiscono un protocollo sono: titolo scopo azioni da effettuare (sequenza, motivazioni) dati da riferire norme di sicurezza e complicanze potenziali possibili eccezioni bibliografia consultata (la qualità della letteratura utilizzata e la sua valutazione critica rappresentano un fattore che determina molto la qualità del protocollo) autori, data di stesura tempi previsti per la revisione e l’aggiornamento responsabile dell’aggiornamento del protocollo firma per la validazione formale dei responsabili del servizio. I protocolli diventano uno strumento potente per la pratica professionale quando gli operatori sono coinvolti nell’elaborazione, nell’applicazione e nella revisione. Risultano efficaci soprattutto se riferiti a manovre assistenziali o processi organizzativi rari, complessi, soggetti ad estrema variabilità. Spesso assieme a linee guida e protocolli si associano anche il termine di standard che non è direttamente coinvolto come strumento di applicazione delle evidenze. 31 ALLEGATO 2 Linee guida, dove cercarle? SISTEMA NAZIONALE LINEE GUIDA (HUwww.pnlg.itUH) Questo sito, promosso dal Ministero della salute, mette a disposizione dei professionisti strumenti operativi (linee guida cliniche, linee guida clinico-organizzative, documenti di indirizzo all’implementazione e documenti di indirizzo alla valutazione dei servizi) allo scopo di garantire un uso appropriato degli interventi e concorrere alla formulazione dei criteri funzionali all’accreditamento delle strutture e dell’attivitá assistenziale. NATIONAL GUIDELINE CLEARINGHOUSE (USA) (HUwww.guideline.govUH) Una risorsa di linee guida per una pratica clinica basata sulle evidenze. Fornisce un estratto delle linee guida e le compara fra di loro. Il National Guideline Clearinghouse™ (NGC™) Web site viene aggiornato settimanalmente. Guardando la pagina“ the HUWhat's New This WeekUH” si trova la lista dei nuovi sommari delle linee guida nella settimana corrente. Al termine del sommario viene dato l’indirizzo o link per recuperare la versione originale e completa (gratuitamente) presso l’associazione o agenzia che ha prodotto le raccomandazioni. Pagina “ HUWhat's New ArchiveUH “ per vedere l’archivio completo delle ultime settimane; mentre “ the HUNGC Guideline IndexUH” per vedere la lista completa di tutte le linee guida incluse nel sito NGC organizzato in ordine alfabetico. UNATIONAL INSTITUTE FOR HEALTH AND CLINICAL EXCELLENCE (NICE) U(UK) (HUwww.nice.org.ukUH) NICE è un organismo indipendente (UK) incaricato di fornire linee guida nazionali sulla promozione della salute e di prevenzione e cura delle malattie. Produce linee guida, rapporti di teconology assessment e audit clinici.Le linee guida vengono classificate in base al tipo (LG sul cancro, LG cliniche, di salute pubblica e di valutazione della tecnologia). In base all’argomento o alla data di stesura. USCOTTISH INTERCOLLEGIATE GUIDELINES NETWORK (HUwww.sign.ac.ukUH) Si tratta di uno dei siti indicizzati dal National Guidelines Clearinghouse. E’ di facile consultazione poiché le linee guida sono elencate sequenzialmente. E’ accessibile sia la versione ridotta (quick references) che quella integrale delle Linee guida. la pubblicazione n. 50 è il manuale metodologico di riferiferimentop er la costruzione di una linea guida, rcepito in parte anche dal ministero della salute italiano. (pnlg.it) 3BUNEW ZEALAND GUIDELINE GROUP (HUwww.nzgg.org.nzUH) E’ un istituto che produce linee guida, come il SIGN. Anche le linee guida del New Zealand Guideline sono indicizzate dal National Guideline Clearinghouse. CENTER FOR DISEASE CONTROL AND PREVENTION (HUwww.cdc.govUH) Questa fonte fornisce informazioni di vario tipo, dalle norme da adottare per la prevenzione delle infezioni ospedaliere associate alla ferita chirurgica, ai dispositivi endovenosi, alle linee guida per le vaccinazioni nei vari Paesi. AGENCY FOR HEALTHCARE RESEARCH AND QUALITY HU(www.ahrq.govUH) Sito del Department of Health and Human Services statunitense. Tra i servizi forniti, agevolmente esplorabili, si segnala la possibilità di attingere alcune decine di linee guida (Clinical Practice Guideline) relative a problematiche assistenziali rilevanti quali, le lesioni da decubito negli adulti, la gestione del dolore postoperatorio e del dolore da cancro (uno stralcio viene riportato di seguito), l'incontinenza urinaria negli 32 adulti, l'angina instabile, lo scompenso cardiaco, la riabilitazione cardiaca, la riabilitazione post ictus, la depressione, la cataratta negli adulti, l'anemia drepanocitica, l'iperplasia prostatica, la lombalgia, la malattia di Alzheimer, la cessazione dal fumo di tabacco. Le linee guida sono realizzate da un gruppo di esperti (panel) che definisce le aree problematiche relative al tema, gli obiettivi, analizza e sintetizza le evidenze scientifiche disponibili; tale gruppo è multi professionale e generalmente composto da infermieri, medici, farmacisti, psicologi, esperto di etica, fisioterapisti e da pazienti. Le linee guida sono disponibili nella versione per gli operatori, in forma integrale o breve, e nella versione per le persone assistite e famigliari (Consumer). Bibliografia di riferimento DiCenso A., Guyatt G., Ciliska D. Evidence-Based Nursing A Guide to Clinical Practice. Elsevier Mosby. 2005. Field MJ, Lohr KN (eds). Guidelines for Clinical Practice: from development to use. 1992, Institute of Medicine, National Academy Press,Washington, DC. Canadian Task Force on Preventive Health Care. "History and methods." Available at: HUhttp://www.ctfphc.orgiUH. Accessed December 21. 2003. Schunemann HJ, Best D, Vist G, Oxman AD, for the GRADE Working Group. Letters, numbers, symbols and words: how to communicate grades of evidence and recommendations. CMAJ. 2003;169: 677-680. Upshur RE. Are all evidence-based practices alike? Problems in the ranking of evidence. CMAJ. 2003;169:672-673. Grilli R., Magrini N., Penna A., Liberati A. Le linee guida per la pratica clinica sviluppate dalle società scientifiche: l’esigenza di un approccio critico. Medicina italiana basata sulle prove.EHC5/1999. Pomponio G., A Colosso. EBM e metodologia della ricerca per le professioni sanitarie. CG Edizioni Medico Scientifiche. Torino 2005. Programma Nazionale Linee Guida. Manuale metodologico: come produrre, diffondere e aggiornare raccomandazioni per la pratica clinica. ISS; ASSR. Maggio 2000. HUwww.pnlg.itUH. SIGN 50 A GUIDELINE DEVELOPERS HAND BOOK. R.T.Harbour Editor gennaio 2008 HUhttp://www.sign.ac.uk/guidelines/fulltext/50/index.htmlUH. SPREAD (Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion) Ictus cerebrale: linee guida italiane di prevenzione e trattamento Stampa 20 dicembre 2010. Surgical site infection prevention and treatment of surgical site infection National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health Commissioned by the National Institute for Health and Clinical Excellence October 2008, RCOG Press. 33