Scuole elementari “Gandhi” Rovereto È PROGETTO

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Scuole elementari “Gandhi” Rovereto È PROGETTO
Scuole elementari “Gandhi” Rovereto
È PROGETTO
Le potenzialità trasversali
della danza
Non amo la parola “progetto”. La utilizzo come
tutti, ormai, ma non mi piace. È abusata e spesso
suggerisce l’idea di “prefabbricato a tavolino” o di
“aggiunto” al solito tran tran. Preferisco confrontarmi con l’ipotesi che il nostro stesso lavorare
quotidianamente con i bambini sia un progetto,
dentro il quale ogni scelta può diventare possibile arricchimento. E allora c’è davvero uno spazio
adeguato per tutto: il teatro, la danza, gli incontri, l’educazione ambientale, i gemellaggi…
Partire dalla realtà
Ma che tipo di progetto? Non certo un progettare in cui la dettagliata pianificazione e l’aspettativa,
magari ansiosa, degli esiti, ostacolano l’osservazione
dell’accadere delle cose, la capacità di guardarle con
simpatia e di partire da lì. È dentro la realtà concreta, infatti, che deve scattare il desiderio di “progettare” perché è dentro la realtà che emergono bisogni e
aspettative, necessità consuete o contingenti ed è lì
che dobbiamo immaginare come farvi fronte, interrogarci e provare.
La “danza educativa” o meglio, quel pezzetto di strada che ho vissuto con i miei alunni, non è stata vissuta né da me, né da loro come qualcosa di posticcio
rispetto all’avventura dell’insegnamento-apprendimento. La danza mette in gioco tutto della persona:
corpo, mente e affetti. Non risulta certo difficile vederne le potenzialità trasversali.
Il “cognitivo” anche nella danza
Ho lavorato per circa due anni con i bambini di due
classi: terza e quarta, il primo anno; quarta e quinta,
il secondo. E adesso ho ripreso, ovviamente, perché
della danza educativa ti innamori proprio e poi non
ti viene da dire: …cambio attività! C’è un immenso
bisogno di riprendere a dire “io” con più consapevolezza, più autostima e speranza nel futuro e la danza educativa si è rivelata troppo preziosa per questo.
E non certo perché “poverini”, i bambini hanno anche bisogno di muoversi e di giocare… c’è tanto di
cognitivo in questo linguaggio e anche tanto di faticoso e molto poco si presta allo spontaneismo. Esige
n.2 febbraio 2007
rigore e serietà che non sono però in contraddizione
con il piacere di fare e di sperimentare.
Dare movimento alle metafore
Il tema del percorso per gli alunni era stato così sintetizzato: tra parole e gesti c’è amicizia. Il movimento suggerisce parole e le parole suggeriscono movimenti.
Si lavorava attorno alla possibilità di dare movimento ad alcune “metafore del corpo”: così le avevamo
chiamate. Ce n’erano di tristi e di allegre e, dopo le
attività di esplorazione e di improvvisazione, i bambini, a piccoli gruppi, dovevano cimentarsi con il
tentativo di “coreografarne” qualcuna.
Era bello vederli all’opera dentro una sana confusione: la musica, le loro discussioni, il loro provare e riprovare. Alla fine le coreografie erano state abbozzate, ma alcuni alunni si sono chiesti come ricordare il
tutto fino alla settimana successiva…e l’idea venne
così. Non a me (che in quel momento stavo pensando che si era fatto tardi). Bisognava scriverle.
Le scrissero come erano capaci; ogni gruppo in maniera diversa; con le penne o i colori che avevano
a disposizione in quel momento (non eravamo in
aula). E in pochissimo tempo.
Lasciarsi sorprendere
Quei fogli non li ho ancora buttati! E come sono stati utili la volta successiva! I bambini hanno potuto
ricordare le loro coreografie, rivederle alla luce delle osservazioni dei compagni degli altri gruppi e arrivare infine, con aggiunte e “limature”, ad elaborare
quelle definitive.
Mi accorgo che detta così sembra una cosa da poco,
ma so che non lo è. Non solo rivela il loro bisogno di
essere protagonisti, ma anche il fatto che, all’occasione, ne sono capaci, ed in modo sorprendente. Ecco,
è proprio questo che mi interessa: il lasciarsi sorprendere. E da lì, ogni progetto riparte, magari cambia
un po’ strada, ma resta vivo e affidato, non alla carta,
ma a delle persone che ritrovano ogni volta il gusto
di sperimentare, scoprire, conoscersi e collaborare.
“danziamo anche noi zoppicanti artisti
donare armonie nello zittire ansie
dentro al nostro zainetto anche ritmi energetici”
Cristina Azzolini
docente Scuole elementari
“M. K. Gandhi” - Rovereto
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