Sipuòmorireperamore èungestosenzatempo
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Sipuòmorireperamore èungestosenzatempo
Copia di 6d2bf37b878374273f2d4fd9a7d57bf1 38 Culture MESSAGGERO VENETO SABATO 3 SETTEMBRE 2016 il personaggio » lola ponce «Si può morire per amore è un gesto senza tempo» Ritorna “Notre Dame De Paris”, da giovedì 8 per quattro serate a Palmanova È il musical più amato del millennio. «Le mie settecento Esmeralda: emozioni» di GIAN PAOLO POLESINI Non ha eguali Notre Dame De Paris: conquista gli sguardi di fine Novecento oltrepassando il nuovo millennio certo di viverlo a lungo. Broadway è Broadway, l’Europa non si lascia intenerire facilmente. La sacca di resistenza è il West End londinese, ma più in giù, verso il Mediterraneo, la cultura della commedia musicale scema. E se mai attecchisce è pianta difficile da estirpare. Il musical di Cocciante cresce a dismisura, avanza con la stessa autorevolezza dell’esercito persiano alle Termopili e infila, in un decennio, due milioni e mezzo di spettatori. Quattro anni di assenza giustificata e nuovamente in marcia. Dall’8 a domenica 11 la carovana sarà in piazza Grande a Palmanova per un imperdibile filotto di spettacoli con il cast the original: Lola Ponce e Giò Di Tonno. A cura di Zenit Srl, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Palmanova, l’Agenzia PromoTurismoFVG “Music&Live” e la Mitteleuropa Orchestra, Azalea Promotion. - Lola è donna di passioni. D’altronde per vestire Esmeralda o lo sei o non t’inventi. Le forniamo un assist di flashback, invitandola a impadronirsi dei ricordi primari. Quando tutto cominciò. «Sapevo di quel preciso casting a Barcellona. Feci arrivare a Cocciante le tracce di un mio album. Lui le ascoltò e mi disse: ti aspetto. Della truppa ero l’ultima. Tensione. Toccò a me. “Sai qualche brano dell’opera?” Risposi di no. Se avessi una mezz’ora, cercai di convincerli, lo imparo. Concessa. Con mio padre velocemente immagazzinai più dati possibile finché saltai in scena davanti alla commissione con Riccardo al centro. Cantai con tutta la forza interiore che avevo. “Tu sarai Esmeralda”, si pronunciò Cocciante. Ragazzi, fu pazzesco, incredibile». - E dopo settecento volte? «Sembrerà banale, eppure nulla è cambiato. Ogni sera non sai come andrà a finire. Qualcuno pensa che il teatro sia monotono. A macchinetta e avanti. Non è verooooo. Non c’è una Esmeralda uguale alle altre. Settecento diverse. Provate a venire due sere, una dopo l’altra, e vedrete due show diversi». - Victor Hugo scrisse Notre Dame De Paris a 29 anni, diciamo a metà dell’Ottocento. Ancora una volta è l’amore a gestire le emozioni, di quello folle, scespiriano, diremmo. Si può ancora morire per amore, Lola? «Solo a pronunciare amore vengono su i brividi. Se quell’amore esiste sul serio, per davvero, io dico che si può morire. Dev’essere estremo, vitale. Vivere per l’altro, vivere per l’altra, allora sì. Due secoli fa, adesso, fra un secolo». - Il suo entusiasmo è magnificamente contagioso. «L’ho conosciuto, quell’amore così, e vi garantisco che faresti qualunque cosa». - Corte dei miracoli, c’era e c’è, bellezza gitana, l’infelicità, il tradimento. Il buon Victor pizzicò sensibilità senza tempo. Mettici dentro, nel musical intendiamo, eccellenze attorali, canterine e danzerecce, e l’eternità non è un miraggio. «Una compagnia così strutturata non si trova ovunque. Certo, la storia è illuminata e illuminante e la qualità la condisce al meglio. La forza è sempre stabilita dal collettivo. Il pubblico, mi creda, è esigente. Ha davanti una molteplicità di esempi da renderlo critico. L’entusiasmo non è casuale, se lo ricevi significa che sei al massimo». - La televisione non ci ha forse spinto ad abbracciare il dozzinale? «Eppure ciò che sento in giro è un irrefrenabile bisogno di ricerca e crescita spirituale. Magari mi sbaglio. Che dite?». ©RIPRODUZIONERISERVATA Lola Ponce è l’amata Esmeralda di “Notre Dame De Paris”, quattro serate friulane, da giovedì 8 a domenica 11 in quel di Palmanova festival show a cividale Violetta: «A Londra sono tutti contro la Brexit» La rivelazione di X Factor sarà questa sera al Parco della Lesa con Elisa e tante star di Alberto Zeppieri Il cast del Festival Show di Cividale di questa sera al cividalese Parco della Lesa è ricchissimo. Tra i nomi più interessanti messi assieme da Elena Toffoli, Mariano Sannito e Stefano Favero (e affidati alla conduzione dell'eclettico Paolo Baruzzo con la grazia di Adriana Volpe) spicca certamente quello di Violetta, la ragazza dell'ukulele, il volto e la voce che X Factor ha fatto entrare nelle case degli italiani con la settima edizione del fortunato talent. Violetta (Zironi per completezza di anagrafe) non ha vinto, ma è arrivata fino alla sfida finale, suo obiettivo dichiarato. Durante il programma c'era chi la descriveva eterea, misteriosa, intrigante, raffinata e coscienziosamente critica; mentre dall'altra c'era chi invece la considerava algida, finta e radical chic. - Lei come si vede? «Credo di essere una perso- na aperta, curiosa, che non pone paletti. Là avevo 18 anni e forse la tensione emotiva mi ha fatto apparire fredda, non lo nego». - Se dovesse ripetere l'esperienza cosa cambierebbe? «Cercherei di metterci meno emozione e maggior razionalità». - Sinora ha affrontato con Violetta, rivelazione di X Factor maturità brani di interpreti come Passenger, Jovanotti, The Cure, Mengoni. Chi altro c'è tra i suoi modelli di riferimento? «Johnny Cash in assoluto. Poi Dolly Parton e soprattutto la tradizione folk e country americana. In Italia, oltre a Jovanotti: Fabi, la Consoli, Gazzè...». - E col suo concittadino Luciano Ligabue come si rapporta? «Mi è capitato di incrociarlo qualche volta, ma non c'è stato mai modo di collaborare. Sarebbe importante per me se ciò accadesse». - Lei, emiliana pura, ha vissuto il terremoto da vicino e ha visto le iniziative fatte all' epoca per raccogliere fondi. Cosa pensa che dovrebbe fare la musica per aiutare i bambini e gli sfollati del Centro Italia? - «Ho vissuto in prima persona il sisma in Emilia, anche per via di miei parenti in zona. Credo che bisognerebbe organizzare subito degli eventi, già alcuni artisti lo stanno facendo singolarmente. Se qualcuno mi chiama io ci sono». - Spesso strizza l'occhio alla musica e alla cultura britannica come fonte di ispirazione e di crescita. Pensa che cambierà qualcosa post Brexit? - «Sono appena tornata da Londra. Ho visto manifesti e cartelloni ovunque ed è evidente che i londinesi sono contrari alla decisione uscita dal referendum. La gente è preoccupata. Spero che la musica non ne risenta». - Cosa possiamo aspettarci dalla sua produzione discografica: c'è nell'aria un album di sue composizioni? «Sì, è quasi pronto un Ep di inediti. Credo molto nel progetto». - Cosa canterà a Festival Show? «Il mio nuovo singolo: Semplice». ©RIPRODUZIONE RISERVATA