La solitudine e il gilet
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La solitudine e il gilet
La solitudine e il gilet Di Paolo Latella La solitudine in alcuni momenti della nostra vita è come una medicina, un farmaco che ti fa stare un pò meglio, da solo, non pensare a nulla. La nostra vita assomiglia ad un Gilet da pescatore, pieno di tasche e bello da indossare. Ci puoi mettere tante cose, lo puoi riempire di ami, filo, esche ma anche cose che non servono esclusivamente per la pesca. Hai tutto intorno a te, sopra di te, dentro di te. Ma a volte queste sacche, questi spazi non bastano e cerchiamo un indumento più completo, con più spazi. Sono essenziali altri spazi nella nostra vita? Quello che abbiamo è quello che desideriamo e che coscientemente abbiamo voluto? Cosa importa se ci ostiniamo a pensare che infondo essere felici è in quello che viviamo quotidianamente e non in un progetto a lungo termine... (di ampio “respiro...” ). A tutti gli innamorati piacerebbe condividere i propri pensieri con la donna che si ama, piacerebbe dividere il proprio letto con la propria fanciulla, vivere ogni giorno da innamorati sotto lo stesso tetto, ma non succede sempre nello stesso modo, non si può obbligare una donna a fare quello che vorresti che facesse... è tecnicamente e umanamente errato, magari pensassero con la nostra testa... ma poi che gusto ci sarebbe a litigare con noi stessi... meglio atterrare ogni volta su questo bellissimo pianeta di nome donna e riscoprire tutto il loro tesoro... E allora cosa ci rimane da fare? Aspettare che un giorno, si proprio quel giorno che non ti aspetteresti mai... un squillo di cellulare e una voce che ti dice: "sono sotto casa tua, apri... fa niente se sto da te per sempre? Ma non succederà, lo so, ci sono troppi problemi nella vita di un uomo che ha altri sentimenti, che ha dei figli e si ha paura di entrare nella tasca del Gilet e trovare poco spazio. Non necessariamente la solitudine va considerata in modo negativo, a volte essere single, vivere dal solo ti fa sentire bene, la tua casa, il tuo boxer appeso alla sedia della camera che ti chiede in ginocchio di finire nel sacco dei panni sporchi, il sottile filo di polvere sul comodino che ti guarda appena apri gli occhi e sopratutto il toto colazione: ci sarà ancora un cartone di latte in frigo? Si dimmi di si... apri e urli EVVIVA! Ti prometti che la prima cosa che farai sarà quello di entrare al Bennet e fare la spesa perchè il fine della settimana arriva la ciurma “ dell'Isola che non c'è” e tu devi fare Peter Pan della situazione... divertire... commuovere... amare... cucinare... bagnetto... lavatrice... essere sempre pronto a giocare con loro... i compiti... qualche sgridata .... pillole di ordine e disciplina... ognuno ha bisogno di attenzioni.. sedersi accanto a loro e ascoltarli... condividere con loro i problemi, le ansie.. sono nostri figli e avranno bisogno di noi fino a quando avremo aria nei polmoni... Stavamo “interagendo” con il concetto di solitudine? No... chi ha più il tempo di rimanere da solo? A volte la separazione paradossalmente è un atto di responsabilità e di amore verso i propri figli, avere l’affido congiunto dei figli ti impone un rigore morale e una responsabilità di altri tempi verso di loro… non può permetterti di sentirti solo... non puoi permetterti di giocare oltre il tempo di un destino.... deve essere sempre vigile e presente... un faro sopra ogni elemento pensante... essere single solo per gioco... scusate se salgo... ma devo fare il faro... senza pensare e domandarti se altri sono capaci di farlo e lo faranno. Noi uomini-genitori separati siamo fatti di pietra lavica, siamo stati forgiati tra le fiamme dell’inferno e il candore del paradiso, siamo cresciuti in mezzo alle fiumare, tra ruscelli e pietre, siamo stati dotati di un grande cuore, abbiamo vissuto momenti di felicità, dolcezze, amori, passioni, delusioni, sofferenze, drammi, paure, viviamo con la consapevolezza che la vita è tutto intorno a te e … e che il cuore è il Gilet del pescatore è pieno zeppo di amore verso i propri figli… ecco cosa è la vita… per noi sono i nostri figli…