LA RICETTA PER LA SANITÀ EVITARE GLI SPRECHI E

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LA RICETTA PER LA SANITÀ EVITARE GLI SPRECHI E
©IDEEòINCHIESTE
E ETICO EVITARE GLI SPRECHI
PERCHÉ DICO SÌ
AI TAGLI SANITARI
di Giuseppe Remuzzi
I
a spending review può esseJ re l'occasione per rilanciare
il Servizio sanitario nazionale
partendo dall'etica di evitare gli
sprechi: certi servizi vanno ridotti e certi altri potenziati.
a pagina 29
ITAGLI E LE RISORSE
LA RICETTA PER LA SANITÀ
EVITARE GLI SPRECHI
E FINANZIARE LA RICERCA
di Giuseppe Remuzzi
Un doppio binario
L'attenzione a quanto si
spende non è in contrasto
con l'etica professionale
dei medici. Sono due
facce della stessa
medaglia. Affrontare il
problema dei costi non
incrina affatto il rapporto
con gli ammalati
I
l decreto legge appena approvato in Senato prevede altri dieci miliardi di tagli in
tre anni sulla salute. Il Ministro Beatrice
Lorenzin questa volta è ottimista, «è per
salvare la sostenibilità del Ssn», ma medici e governatori sono contro: "Se si continua
così salta il sistema della sanità pubblica"». Chi
ha ragione? Vediamo. Il Servizio Sanitario nazionale lo hanno inventato gli inglesi, noi con
la legge 883 del 1978 l'abbiamo fatto nostro.
Quel giorno, con quella legge, l'Italia ha compiuto un atto di grande civiltà e si è portata ai
vertici della classifica della buona sanità. A noi
sembra normale che se uno è malato possa
avere un trapianto di cuore o di fegato e le cure
più avanzate per il cancro senza spendere un
euro. In molte parti del mondo non è così; avere qualcuno di malato in famiglia significa perdere tutto e indebitarsi. Nonostante gli sforzi
di Hillary Clinton prima e di Obama adesso, è
così anche negli Stati Uniti. Ancora oggi chi
non è abbastanza ricco da pagarsi un'assicurazione privata e nemmeno così povero da ricevere aiuti dallo Stato non ha di che curarsi, ma
Howard Brody, che è professore di medicina
nel Texas una ricetta ce l'ha. Lui sostiene che
quello che si spende in interventi che non portano alcun beneficio agli ammalati arriva al 30
percento del budget e «basterebbe evitare esami e interventi inutili per dare a tutti tutto
quello che serve» anche negli Stati Uniti. L'articolo è nel New England Journal of Medicine,
gli hanno messo un titolo bellissimo «Dall'etica dei tagli all'etica di evitare gli sprechi». Ma i
medici criticano, anche là: «Noi dobbiamo curare non far quadrare i conti, se si spende troppo, pazienza». «No — scrive Brody — questo
ragionamento non sta in piedi, se per dare tut-
to a tutti dovessimo esaurire le risorse, non ci
sarebbe più niente per nessuno». E poi quello
che non serve può far male; un esame del sangue fatto per niente genera altri esami e raggi e
persino interventi chirurgici, tutto questo può
portare a complicazioni che poi generano altri
accertamenti e altre spese. «L'etica di evitare
gli sprechi» deve essere un imperativo morale
per tutti — continua Brody — anche per i cittadini». Da noi la spending review può essere
l'occasione per rilanciare il Ssn partendo proprio dall'etica di evitare gli sprechi. Non possiamo permetterci interventi di nessun tipo
per cui non ci sia nella letteratura medica evidenza di efficacia. Molti dei nuovi farmaci antitumorali hanno costi elevati, anche 60.000
euro per ciclo di cura. Ma i benefici sono quasi
sempre modesti. Vanno prescritti? E' meglio
qualche settimana di vita in più fra grandi sofferenze o usare una piccola parte di quei soldi
lì per garantire a chi è malato di essere assistito
a casa sua? E ancora, è venuto il momento di
chiudere davvero i piccoli ospedali e quelli che
non servono. Ma non qualcuno, tutti. L'hanno
fatto in tante parti del mondo e non è successo
niente. Certo non si può tagliare e basta se in
una certa Regione chiudiamo 50 ospedali dovremmo dare più risorse a quelli che restano.
«To reduce cost, the best approach is often to
spend more on some services to reduce the need of others» — scriveva qualche tempo fa Mi-
chael Porter sul New England Journal of Medicine — insomma per ridurre i costi certi servizi
vanno ridotti e certi altri potenziati. L'etica di
evitare gli sprechi è anche questo. «Niente tagli lineari» ha promesso il Ministro, appunto.
Ceiti medici pensano che l'attenzione a quanto
si spende sia in contrasto con l'etica professionale. Non è così, sono due facce della stessa
medaglia; e affrontare il problema dei costi
non incrina affatto il rapporto con gli ammalati, tutt'altro, certo bisogna saperci spiegare.
Quello che si può fare oggi in medicina è praticamente illimitato ma nessun Sistema Sanitario al mondo può dare tutto a tutti, bisogna fare delle scelte. Vuol dire confrontarsi ogni
giorno con l'enorme mole di conoscenze della
letteratura medica; è questo che aiuta a distinguere cosa serve realmente agli ammalati, di
che cosa si può fare a meno e cosa invece per
quanto nuovo o sofisticato non serve affatto. E
se per un certo problema non ci sono dati in
letteratura bisogna saperli produrre (anche
negli ospedali). Come fare in pratica? Servono
formazione e ricerca e coinvolgere medici e infermieri e tutti gli altri operatori in grandi progetti di ricerca. «I risparmi (della spending review, ndr) verranno assegnati alla ricerca» ha
detto in questi giorni il Ministro Lorenzin. Impeccabile, noi la prendiamo in parola.
Confronto quotidiano
Quello che si può fare oggi in
medicina è praticamente illimitato
ma nessun Sistema Sanitario al
mondo può dare tutto a tutti.
Bisogna fare delle scelte
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