Arconatese - Il sito dei tifosi del Calcio Vigevanese
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Arconatese - Il sito dei tifosi del Calcio Vigevanese
E ADESSO, QUALE FUTURO? Eccoci giunti anche per questa stagione all’ultimo numero del giornalino e ci sembra doveroso tirare qualche conclusione alla fine di un’annata che, se sul campo è stata discreta, dal punto di vista ambientale è stata tra le peggiori di sempre. Molte e varie sono le considerazioni da fare, ma vogliamo – prima di tutto – dire che durante l’ultima riunione pre-pasquale si è deciso, con il “patto della colomba”, che anche l’anno prossimo, qualunque sarà la situazione societaria e calcistica biancoceleste, il Club continuerà ad esistere e proseguirà la sua consueta attività. Compresa la redazione del giornalino. Continueremo a cementare il nostro gruppo di amici veri e sostenere i nostri colori senza rinunciare ad esprimere le nostre libere opinioni sulle cose biancocelesti. In questo senso, collegandoci con la più recente attualità, il recente flop di una serata benefica organizzata dalla dirigenza fornisce l’occasione per toccare un punto dolente che ci sta a cuore da sempre: il distacco progressivo e la disaffezione del pubblico verso il Vigevano. L’attuale dirigenza ha attaccato la città accusandola di scarsa sensibilità a fronte di una serata dedicata ai bisognosi; come se bastasse un evento estemporaneo a riconquistare un ambiente da tanto e troppo tempo deluso e maltrattato dal Vigevano Calcio stesso. Una dirigenza che si è fatta il vuoto attorno in ogni senso ora si stupisce se alle serate che essa organizza non presenzia nessuno? Era forse il caso di creare un rapporto diverso con tutte le varie componenti cittadine; forse qualche risultato in più si sarebbe ottenuto. D’altronde una serata benefica disertata in massa rappresenta la cartina di tornasole di una situazione in cui il Vigevano è abbandonato pressoché da tutti: sia dai tifosi, che presenziano ormai allo stadio in numero inferiore alle 150 unità, sia da volontari, collaboratori, tecnici e dirigenti vari, come dimostra l’impressionante turn-over di questi ultimi due anni e mezzo. Non è forse il caso che ci si chieda come mai non resiste pressoché nessuno, in Viale Montegrappa? Forse l’allergia di questa dirigenza alle critiche, anche suffragate dall’evidenza dei fatti, l’ha resa tutto fuorchè appetibile dal pubblico, che a Vigevano di solito non la fa troppo lunga: sparisce e tanti saluti. D’altronde come dare torto a tutti quelli che si sono allontanati? Giunta a Vigevano in una situazione pregressa non facile, ereditata sì, ma per libera scelta, questa dirigenza a fronte di vari consigli di prudenza e basso profilo ha fatto esattamente il contrario. Fin dal primo giorno si sono susseguiti proclami e dichiarazioni roboanti suogni tipo di argomento: dalla Lega Pro ai debiti, da certe strutture realizzate (ma ad oggi non ancora utilizzate per gare ufficiali: perché?) alle fusioni date per certe e poi regolarmente svanite; dalle certezze di ripescaggio prima, di vittoria poi (“Una squadra da primo posto” era stato detto pubblicamente) ai bizzarri “buchi nell’acqua” di calciomercato (un elenco lunghissimo…); dagli annunci di acquisto di quote di società calcistiche di ogni dove (Pro Patria, Bellaria, Mantova, Pro Vercelli…) fino alle “minacce” di addio sparate sui giornali ad intervalli regolari; dalle infinite e stucchevoli liti con tifosi, Pool ed altre società cittadine fino alle paradossali diatribe sul terreno del Merlo o sulle serate benefiche organizzate con amici famosi e snobbate anche dai genitori stessi del “settore giovanile di qualità”. Non c’è un po’ troppaconfusione ed esagerazione in tutto ciò, perché una città peraltro già freddina, diffidente si, ma tante volte scottata, possa invadere festosa e vociante i deserti gradoni del “Dante Merlo”? E non ci si venga a dire che i tifosi dovrebbero sostenere la squadra e la Società, noi lo abbiamo sempre fatto quando lo ritenevamo giusto. Non siamo dell’opinione che bisogna farlo sempre e comunque, ma di farlo con chi se lo merita…in attesa di tempi migliori! Ricordiamo che il Vigevano Club ha tentato in tutti i modi anche la via della convivenza civile con questa dirigenza, e ne è prova tangibile la nostra proposta di campagna abbonamenti congiunta con il Vigevano, che ha assicurato un numero di tessere molto superiore rispetto alla stagione precedente o le varie serate pubbliche con la presenza dei dirigenti. Ma anche questo non è bastato per far tornare il pubblico allo stadio, se il Vigevano con i suoi comportamenti scoraggia e allontana anche quei pochi appassionati storici rimasti. Figuriamoci i semplici curiosi, fuggiti lontano fin dalle prime avvisaglie di malumore. Se dunque si è pensato di avere nel Club una stampella acritica per ogni sua iniziativa, essa ha sbagliato del tutto i propri conti, e l’impietoso banco di prova dei numeri e del “clima” allo stadio è la prova di questo “flop”. Pensiamo insomma che questo tipo di dirigenza non sia adeguato a riportare la gente e il calore allo stadio, visto che il trend va chiaramente nella direzione dello spopolamento definitivo. Quale futuro dunque? Termina la stagione ed il Club non ammaina la bandiera, ma rilancia le proprie idee e le proprie iniziative ribadendo però che un Vigevano così è destinato ad avere attorno a sé un vuoto sempre più vistoso. Vorremmo sbagliarci, ma troppe volte, ultimamente, i fatti ci hanno dato ragione. E per concludere, ora e sempre… FORZA GIOVANI!!! pagina tre e quattro FORMIDABILE QUELL’ANNO… In questa terza ed ultima puntata stagionale della rubrica “Formidabile quell’anno” proseguiamo la rassegna dei momenti più significativi e memorabili che la recente storia biancoceleste ci ha regalato. Senza concluderla, per altro: la materia è tale e tanta che rimane già pronta per l’anno prossimo. Nelle puntate precedenti abbiamo ripercorso, come in una sequenza di fotogrammi dei ricordi, i momenti di gioia autentica allo spareggio di Brescia, le altalenanti curve della serie C, crollo e rinascita sui campetti di prima Categoria fino all’apoteosi lomellina dello spareggio di Mede. Da allora ai giorni nostri, invece, si è snodata una storia più complessa, sfumata, ma non priva di momenti esaltanti (pochi) alternati invero a lunghe fasi interlocutorie. Più che di annate formidabili si sente il bisogno di percorrere le pieghe di tante annate di storia biancoceleste per cogliere tanti frammenti di una formidabile passione dura a morire nonostante tutto. Abbiamo lasciato un Vigevano attestatosi in Interregionale, la serie D di allora, nella seconda metà degli illusori Anni Ottanta. Girano inesorabili le lancette del tempo, volano d’un soffio pagine dei calendari e stagioni sportive. Ed anche lo slancio del giovane F.C. Vigevano segna il passo, i tempi cambiano e si avvicinano i rannuvolati Anni Novanta. Anche il Vigevano, come la città e l’Italia intera, si avvia a tempi controversi, ombre di una nuova austerity e venti di recessione. Anche per il settore calzaturiero i tempi si offuscano. Mentre sui palcoscenici del grande calcio sfilano ancora i campioni e per alcuni anni ancora il nostro calcio detta legge, sui campi di provincia come il nostro i vivai cominciano a dare segnali di crisi, il pallone nei grandi stadi ed anche in televisione strappa pubblico, energie e sponsor al movimento di base; il Vigevano dei calzaturieri attraversa stagioni di vertice e delusione, alti e bassi, gironi d’andata speranzosi e repentini declini nel ritorno. Si diffonde tra i viginon - facili alla diffidenza - la convinzione, non del tutto infondata, che la società non voglia o non riesca a fare il “salto” per riottenere quella serie C mai del tutto dimenticata. Dopo la prematura scomparsa di due dirigenti autorevoli come Cesare Codecà e Ugo Bellazzi, per i tifosi le presidenze Pollini, Pastormerlo e Gaggianesi rappresentano il tentativo, mai compiuto, di ritornare “in alto”; ma dopo la stagione 1988-89, conclusa ancora lontana dalla vetta soltanto accarezzata, giunge un’annata “formidabile” nel senso negativo del termine. Il “divorzio dal pubblico” di cui parla Denis Artioli nel suo libro “Giovani da settant’anni” registra una brusca accelerazione perché i vuoti sugli spalti della seconda metà degli Anni Ottanta si allargano con la traumatica retrocessione del 1989-90, presidenza Bocca e poi Manzoni. E’ l’anno dei popolari chiusi, delle infinite polemiche, della sofferenza domenicale di una squadra inadeguata all’Interregionale, costruita in assolute ristrettezze attorno al solo Alessandro Polizzotto, già capitano da tre stagioni. Il clima attorno al Vigevano è buio, la sensazione dei tifosi è di grande incertezza. Le presenze allo stadio, attestate fino al periodo 1986-89 sulle consuete 1500-1000 unità, calano a 600-700 spettatori a partita. Un dato di riflessione risalente già ad allora. L’annata termina con un mesto penultimo posto alle spalle del Saint Vincent e l’inevitabile retrocessione in Promozione. Ed è un momento delicato anche per il Vigevano Club che – passato nel 1988 dalla presidenza Bricchetti a quella di Dante Bellazzi – riesce con fatica a contenere l’emorragia di pubblico e conseguentemente di soci, pur con le solite iniziative che proseguono dagli Anni Settanta: riunioni, serate con la squadra, trofei, organizzazione di trasferte e gite. La difficoltà di reperire sponsor, però, determina l’interruzione della realizzazione del giornalino (che riprenderà nel 1994), la consueta pubblicazione cartacea che raccoglie articoli, interviste e foto del mondo dei tifo biancoceleste e che viene distribuito a tappeto in città - già da fine Anni Settanta - dai volontari del Club. Ma la sorpresa arriva poco prima dell’inizio dei mondiali di Italia ’90: si concretizza l’arrivo di una nuova dirigenza “forestiera” dalla Brianza, proprio mentre davvero fosco appariva il futuro biancoceleste. L’ex dirigente del Milan Paolo Barzaghi, insieme al socio Fantoli, fa risorgere il Vigevano ricostruendo la squadra (sui dettami del nuovo ds Bonacina) e la guida tecnica, affidata al rientrante Walter Massone. In Promozione il rinato Vigevano trova presto il passo e conduce una lunga cavalcata vittoriosa ritrovando anche un discreto pubblico (per tutta la stagione è aperta la sola tribuna per lavori nei popolari) ma non basta vincere con ampio anticipo la regular season: ci sono spareggi trilling con Abbiategrasso, Tritium, Lentatese e San Paolo d’Argon per accedere all’Interregionale. Per il Vigevano è la solita sofferenza: dopo una sconfitta iniziale ed un pareggio arriva la fondamentale vittoria con la Lentatese al “Sada” di Monza. Tre giorni dopo, ultima e decisiva giornata del minitorneo, i Giovani si giocano tuto a Paullo contro la Tritium. E’ necessaria la vittoria per avere la certezza della risalita in Interregionale e i vigevanesi giunti nel milanese in un mercoledì pomeriggio lavorativo restano col cuore in gola fino all’88’, quando il bomber Lorenzo Garavaglia, detto “Lorenzo il Magnifico” realizza la rete decisiva e la festa può avere inizio. È il maggio del 1991. Si torna in Interregionale dopo un solo anno di purgatorio. Anche stavolta, però, lo slancio iniziale della dirigenza si affievolisce nelle stagioni successive; dopo un anno discreto (Massimo Venturini, appena appese le scarpette al chiodo, è il tecnico) con salvezza tranquilla, inizia il declino ed il progressivo disimpegno di Barzaghi, già abbandonato da Fantoli in precedenza. Giungono così le due traumatiche retrocessioni consecutive: 1992-93 dalla Interregionale all’Eccellenza e nel 1993-94 dall’Eccellenza alla Promozione. Quest’ultima annata, in particolare, è uno degli “anni horribiles” del calendario storico biancoceleste: la modesta squadra ormai quasi abbandonata a se stessa gioca sul neutro di Gambolò fino alla fine del campionato e retrocede tra polemiche e tensioni con i tifosi, che in questa annata fanno registrare una inevitabile emorragia di numeri: Ci si attesta sulle 300 unità scarse. Simbolicamente è anche un’annata triste: in un venerdì di gennaio scompare il presidentissimo Santino Bettelli e due giorni dopo il Vigevano, con il lutto al braccio, cade umiliato in casa per 6 reti a 0. Sembra il punto più basso ma la storia biancoceleste riserverà altre sgradite sorprese. Alla fine della stagione è l’annunciato addio di Barzaghi e s registra anche, nei primi mesi del 1994, un tentativo di azionariato popolare da parte del Vigevano Club (appunti preziosi per gli smemorati di oggi…), ma l’iniziativa riscuote pochissimo successo. Formidabile è la pazienza con cui si sopporta un’annata così “balorda”; e in primavera giunge un nuovo, inatteso presidente, quell’ambizioso Giuseppe Debiaggi che risolleva ancora una volta il Vigevano. Due stagioni in Promozione (1994-95 e 1995-96) vissute ai vertici, con due rose probabilmente da Interregionale. Due promozioni fallite di un soffio: tanto ambizioso quanto sfortunato il presidente di Sannazzaro a fine biennio se ne va lasciando tutto sommato un buon ricordo, anche dal punto di vista umano. Sono stagioni altalenanti, per il Vigevano, che calca per ben 4 stagioni i campi della Promozione, è difficile attrarre nuovo pubblico; inoltre la vena felice del basket cittadino calamita attenzione e popolarità, allo stadio ci vanno soltanto gli irriducibili di ferrea fede biancoceleste. Si attendono tempi migliori. Dopo le controverse esperienze con dirigenze “forestiere”, per la stagione 1996-97 si sente il bisogno di riportare il Vigevano a vigevanesi, slogan non soltanto esteriore che, se concretizzato in modo intelligente, può risolvere tanti inconvenienti; e così in nome di questo prende corpo la nuova dirigenza cittadina capeggiata da quel Mario Martinoli che già da anni faceva parte delle dirigenze restando nell’alveo del settore giovanile. Martinoli intraprende la nuova avventura in Promozione con altri dirigenti come Canevari, Dorini e Calcaterra, Sergio Baraldo è il ds. Oldani l’allenatore. Il Vigevano Club guarda con prudente fiducia alla nuova avventura, sperando in un positivo sviluppo della politica “localistica”. Durante la stagione non tutto va per il verso giusto, Baraldo abbandona in disaccordo con il resto della dirigenza ed anche la panchina di Oldani non dura. Si chiude al settimo posto tra luci ed ombre, brillano soprattutto l’eterno Polizzotto, rientrato dopo tre anni di lontananza e sempre più trascinatore, e Marco Poma, che totalizza un buon numeri di reti. La presenze allo stadio aleggiano tra le 300 e le 400 unità e si ricorda in particolare una rocambolesca rimonta pur ridotti in 7 contro l’incredulo Codogno. Fare da comprimari in Promozione, tuttavia, non può bastare. E così nel 1997-98 la dirigenza Martinoli tenta lo sforzo ulteriore: vincere il campionato. E per farlo sceglie, come guida tecnica un bravo allenatore, ma soprattutto una persona per bene: Pierangelo Pusineri. Chiudiamo qui, per quest’anno, la nostra rubrica, che ricomincerà a settembre proprio dalla figura di questo allenatore che è tuttora fra i più cari amici del Vigevano Club. Perché un calcio divertente, vincente e imperniato su persone stimate è ancora possibile.