Punito - L`Osservatore Romano

Transcript

Punito - L`Osservatore Romano
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004
Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00
L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 278 (47.413)
Città del Vaticano
sabato 3 dicembre 2016
.
Entro il 2050 circa 350 milioni di nuovi migranti a causa degli effetti del surriscaldamento globale
Nell’«Amoris laetitia»
Apocalisse climatica
La compassione
del Dio vivente
Due terzi della popolazione mondiale vivranno tensioni sociali per la scarsità di risorse idriche
di BARTOLOMEO
NEW YORK, 2. Il mondo è
sull’orlo di un’apocalisse climatica. Il riscaldamento globale rischia di produrre cambiamenti
radicali sulla società umana, in
primis a livello geopolitico e demografico. Sebbene ancora non
esistano stime certe del fenomeno, numerosi studi stanno cercando di quantificarne la portata. Le previsioni più attendibili
parlano di almeno 350 milioni di
“migranti ambientali” (ovvero
migranti causati da rischi legati
al clima) entro il 2050.
Il dato è stato diffuso ieri nel
Desertification
Report
2014
dell’United Nations Convention
to Combat Desertification (Unccd): entro il 2020 ben sessanta
milioni di persone potrebbero
spostarsi dalle aree desertificate
dell’Africa subsahariana verso il
Nord Africa e l’Europa. Un’altra
agenzia dell’Onu, l’Un Water,
parla di 1,8 milioni di persone
che entro il 2025 vivranno in
condizioni di scarsità idrica assoluta, mentre due terzi della
popolazione globale potrebbero
soffrire tensioni sociali dovute
alla difficoltà di accesso all’acqua.
I dati, ancora, non mancano.
Secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Iom), nel
2014 la probabilità di essere sfollati a causa di un disastro è salita del 60 per cento rispetto a
quarant’anni fa. Per l’Internal
Displacement Monitoring Centre del Norwegian Refugee
Council, dal 2008 al 2015 ci sono stati 202,4 milioni di persone
delocalizzate o sfollate, il 15 per
cento per eventi geofisici come
eruzioni vulcaniche e terremoti,
e l’85 per eventi atmosferici. Nel
solo 2015 gli sfollati interni allo
stesso stato sono stati 27,8 milioni, di cui 8,6 milioni provocati
da conflitti e violenze e 19,2 milioni da disastri naturali, intensi
e violenti. L’Unhcr, nel Global
Trend 2016 dà, invece, numeri
ben più sostanziosi: 40,8 milioni
di profughi interni o sfollati nel
2015.
Va detto che la questione del
legame tra cambiamenti climatici e migranti non ha ricevuto finora l’attenzione di molti ricercatori e dunque non esistono
ancora ricerche approfondite su
diverse questioni, tra cui anzitutto lo status di “migrante ambientale”. In effetti, i “migranti
ambientali” non rientrano nei
parametri della figura di rifugiato riconosciuta dalla convenzione di Ginevra. Per cui, a livello
di protezione internazionale,
non hanno alcun diritto. Bisognerebbe quindi — dicono numerosi esperti — superare la definizione di rifugiato e in questo
l’Europa potrebbe farsi promo-
trice presso l’Onu perché vengano riconosciuti diritti ai profughi economici e ambientali.
Pochi giorni fa la Fao ha lanciato un nuovo allarme per le
conseguenze dei cambiamenti
climatici sulla lotta contro la fame. «Saranno 130 milioni le persone in più che soffriranno la
fame e la malnutrizione come
causa diretta dei cambiamenti
climatici, se continuiamo con le
politiche attuali» ha detto Maria
Helena Semedo, vicedirettrice
generale della Fao. «Questo potrebbe significare non raggiungere il nostro obiettivo di eliminare la fame nel mondo entro il
2030. Nei prossimi quindici anni
vivremo un aumento della popolazione e, contemporaneamente, vedremo uno spostamento nelle città, dove è previsto
che vivrà il 60 per cento delle
persone. Avremo quindi meno
persone disponibili a produrre
cibo».
Servono politiche incisive, basate su misure concrete, che possano favorire le popolazioni più
deboli. «Dobbiamo modificare
il nostro modo di produrre verso uno più sostenibile, come discusso nell’evento di oggi: è necessario un approccio più integrato, che aiuti le popolazioni a
diventare resilienti rispetto ai
cambiamenti climatici» ha spiegato Maria Helena Semedo.
«Altrimenti diventeranno più
povere e aumenterà l’insicurezza
alimentare. Il cambiamento dovrà riguardare non solo la produzione, ma anche gli schemi di
consumo. Per esempio rispetto
agli sprechi e alle perdite alimentari: senza un buon sistema
di trasporto e una capacità di
congelare i prodotti, parte di
quello che produciamo viene distrutto».
uando parliamo di Dio, il linguaggio descrittivo che adottiamo
è quello dell’amore. E quando
parliamo di amore, la dimensione
fondamentale attribuitagli è quella divina.
Per questo l’apostolo dell’amore definisce
Dio come amore (cfr. 1 Giovanni 4, 8).
Quando all’inizio dell’anno il nostro caro
fratello e vescovo di Roma, Sua Santità
Francesco, ha pubblicato l’esortazione apostolica Amoris laetitia, era più o meno il periodo in cui ci siamo recati insieme nell’isola di Lesbo, in Grecia, per manifestare la
nostra solidarietà con i rifugiati perseguitati provenienti dal Medio
oriente. Il documento papale
sulla «gioia dell’amore», sebbene si occupi di questioni
pertinenti alla vita familiare e
all’amore, riteniamo che non
sia scollegato da quella storica visita ai campi profughi.
Di fatto, ciò che è subito apparso chiaro a entrambi
mentre guardavamo i volti
tristi delle vittime ferite della guerra è stato che tutte
quelle persone erano singoli membri di famiglie, famiglie spezzate e lacerate
dall’ostilità e dalla violenza. Ma come nostro Signore ci ha detto esplicitamenIl patriarca di
te riguardo al rapporto tra
potere e servizio (cfr. Matteo 20, 26), non dovrebbe essere così tra
noi! L’immigrazione non è altro che il rovescio della stessa medaglia dell’integrazione,
che certamente è responsabilità di ogni credente sincero.
Naturalmente Amoris laetitia tocca il cuore stesso dell’amore e della famiglia, proprio come tocca il cuore di ogni persona vivente nata in questo mondo. Ciò accade
perché le questioni più delicate della vita
familiare rispecchiano le questioni più fondamentali dell’appartenenza e della comunione. Sia che riguardino le sfide del matrimonio e del divorzio, sia che riguardino la
sessualità o l’educazione dei figli, sono tutti
frammenti delicati e preziosi di quel sacro
mistero che chiamiamo vita.
Q
Mentre prosegue senza sosta la battaglia tra governativi e ribelli
Primi aiuti ai civili che lasciano Aleppo
y(7HA3J1*QSSKKM( +]!#!$!z!%!
DAMASCO, 2. Circa 30.000 persone
fuggite dai quartieri orientali di
Aleppo hanno già ricevuto aiuti da
parte delle Nazioni Unite. Lo ha
detto ieri l’inviato dell’Onu per la
pace in Siria, Staffan de Mistura,
aggiornando anche il bilancio degli sfollati, saliti a 400.000 nelle
zone assediate.
Le Nazioni Unite hanno cibo a
disposizione per 150.000 persone
nella zona occidentale di Aleppo,
quella controllata da Damasco, ma
non riescono ancora a raggiungere
i circa 200.000 civili rimasti nei
quartieri orientali, come ha precisato il consigliere di de Mistura
per gli Affari umanitari, Jan Egeland. Inoltre, almeno 400 feriti
gravi hanno bisogno di «un trasferimento immediato». Egeland ha
poi dichiarato che la Russia vuole
discutere con l’Onu la creazione di
corridoi umanitari per Aleppo.
Questo mentre prosegue senza
sosta la battaglia che oppone governativi, supportati dai russi, e ribelli, spesso mescolati a gruppi di
jihadisti. Ieri sono stati segnalati
pesanti scontri in diverse aree nella
parte orientale di Aleppo. I governativi hanno annunciato di aver
preso il pieno controllo di Sheikh
Nuova luce sulla santa di Foligno
Angela
mistica “normale”
ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
A PAGINA 5
Said, un quartiere orientale molto
importante dal punto di vista strategico.
Il bilancio delle vittime, soprattutto civili, cresce di giorno in
giorno a ritmi spaventosi. Tra di
essi, c’è anche Anas Basha, un
operatore sociale di 24 anni che
per mesi ha cercato di far ridere i
bambini orfani e traumatizzati dal
conflitto, travestendosi per loro da
clown. La storia di Anas, ucciso ieri dal fuoco dei cecchini, è stata rilanciata da molti media internazionali. Il padre e la madre avevano
lasciato la città quando il governo
aveva cinto d’assedio i quartieri
orientali, la scorsa estate: lui aveva
scelto di rimanere. Il giovane attivista lascia la moglie che aveva
sposato due mesi fa e che rimane
intrappolata ad Aleppo.
Intanto, sul piano politico, funzionari russi con la mediazione
Udienza al presidente dell’Uruguay
della Turchia lavorano per stabilire
contatti con gruppi dell’opposizione siriana. Il ministro degli Esteri
russo, Serghiei Lavrov, in una conferenza stampa congiunta con
l’omologo turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha detto che la Russia è
«pronta a colloqui con chiunque»
per arrivare a una soluzione della
crisi siriana. Su questo, ha proseguito, Russia e Turchia «si stanno
confrontando». «Il futuro della Siria deve essere deciso dai siriani»
ha spiegato il diplomatico.
Negli ultimi mesi sono stati numerosi i
commenti e le valutazioni su questo importante documento. Le persone si sono chieste in che modo la dottrina specifica è stata
sviluppata o difesa, se le questioni pastorali
sono state modificate o risolte, e se norme
particolari sono state rafforzate o mitigate.
Tuttavia, alla luce dell’imminente festa
dell’Incarnazione del Signore — tempo in
cui commemoriamo e celebriamo il fatto
che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1, 14) — è
importante osservare che Amoris laetitia ricorda anzitutto e soprattutto la misericordia
e la compassione di Dio, e non soltanto le
norme morali e le regole canoniche degli
uomini.
Indubbiamente, ad avere soffocato
e ostacolato le persone è stata in
passato la paura che un “padre celeste” in qualche modo detti la
condotta umana e prescriva le
usanze umane. È vero esattamente l’opposto e i leader
religiosi sono chiamati a ricordare a loro stessi, e poi
agli altri, che Dio è vita e
amore e luce. Di fatto, sono queste le parole ripetutamente sottolineate da Papa Francesco nel suo documento, che discerne l’esperienza e le sfide della società contemporanea al fine di
definire una spiritualità del
Costantinopoli
matrimonio e della famiglie
per il mondo attuale.
I padri della Chiesa non hanno paura di
parlare apertamente e onestamente della vita cristiana. Tuttavia, il loro punto di partenza è sempre la grazia amorevole e salvifica di Dio, che risplende su ogni persona
senza discriminazione o disprezzo. Questo
fuoco di Dio — diceva nel VII secolo abba
Isacco il Siro — porta calore e consolazione
a quanti sono abituati alla sua energia,
mentre brucia e consuma quanti si sono allontanati dal suo fervore nella loro vita. E
questa luce di Dio — aggiungeva nel X secolo san Simeone il Nuovo Teologo — serve
da salvezza per quanti l’hanno desiderata e
permette loro di vedere la gloria divina,
mentre porta condanna a chi l’ha rifiutata e
preferito la propria cecità.
Nei primi mesi dell’anno giubilare della
misericordia, è stato davvero opportuno che
Papa Francesco abbia sia incontrato le famiglie dei rifugiati sconfortati in Grecia sia
abbracciato le famiglie che sono sotto la
sua cura pastorale in tutto il mondo. Così
facendo ha non solo invocato l’infinita carità e la compassione incondizionata del Dio
vivente sulle anime più vulnerabili, ma ha
anche suscitato una risposta personale da
parte di chi ha ricevuto e letto le sue parole, nonché di tutte le persone di buona volontà. Di fatto egli ha invitato la gente ad
assumersi la responsabilità personale per la
propria salvezza, cercando modi in cui poter seguire i comandamenti divini e maturare nell’amore spirituale.
La conclusione dell’esortazione papale è
dunque anche la nostra conclusione e riflessione: «Quello che ci è stato promesso è
più grande di quanto possiamo immaginare. Non scoraggiamoci mai a causa dei nostri limiti, e non cessiamo mai di cercare
quella pienezza di amore e di comunione
che Dio ci mostra».
NOSTRE INFORMAZIONI
Nella mattina di venerdì 2 dicembre Papa Francesco ha ricevuto in udienza il dottor Tabaré Ramón
Vázquez Rosas, presidente della Repubblica orientale dell’Uruguay, il quale si è successivamente incontrato con il cardinale Pietro Parolin, segretario
di Stato.
I cordiali colloqui hanno evidenziato le buone
relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Uruguay e
il comune interesse per lo sviluppo integrale della
persona, il rispetto dei diritti umani e la pace so-
ciale. In tale contesto, è stato evidenziato il ruolo
e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche
nella società uruguaiana, specialmente nella promozione umana, nella formazione e nell’assistenza
ai più bisognosi.
Nel prosieguo delle conversazioni ci si è soffermati sulla situazione politica nazionale e regionale,
con speciale riferimento allo sviluppo delle istituzioni democratiche e alla situazione sociale e umanitaria del continente.
Ieri, giovedì 1, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza l’Eminentissimo Cardinale Angelo Amato,
S.D.B., Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi.
Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente
del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee).
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza l’Eminentissimo
Cardinale Fernando Filoni, Prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza Sua Eccellenza il
Signor John Forbes Kerry, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America.
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza Sua Eccellenza il
Signor Tabaré Ramón Vázquez Rosas, Presidente della Repubblica di
Uruguay, con la Consorte, e Seguito.
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza l’Eminentissimo
Predica d’Avvento
Questa mattina, 2 dicembre, nella
Cappella «Redemptoris Mater», alla
presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha
tenuto la prima predica d’Avvento.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
sabato 3 dicembre 2016
Bandiera colombiana sventola a Bogotá
durante una manifestazione
a favore dell’accordo con le Farc (Afp)
È il primo presidente francese a non presentarsi per il secondo mandato
Hollande esce di scena
PARIGI, 2. Il presidente francese
François Hollande, a sorpresa, ha
annunciato di non ricandidarsi per
un secondo mandato. Nella storia
della quinta repubblica non era mai
successo prima che il capo dello stato in carica rinunciasse a ripresentarsi. «Sarebbe stato rischioso»: sono
queste le parole centrali del discorso
in diretta tv di dieci minuti che Hollande ha rivolto alla nazione dal salone dell’Eliseo. E ha chiarito che la
sua ricandidatura poteva indebolire
la sinistra «dinanzi al Front National di Marine Le Pen e alla destra di
François Fillon».
La debolezza partiva dalla troppo
bassa popolarità di Hollande, che ha
toccato da settimane il 4 per cento,
senza segnali di possibile rimonta.
Hollande, eletto il 6 maggio del
2012, avrebbe corso il serio rischio di
essere battuto già presentandosi a
gennaio alle primarie della gauche.
Innanzitutto da Manuel Valls, il primo ministro che, dopo aver manifestato più volte l’intenzione di non
concorrere contro Hollande, ha fatto
poi capire di non poter continuare
Punito in Francia
chi contrasta
l’aborto in rete
PARIGI, 2. L’Assemblea nazionale
francese ha approvato ieri la proposta del governo di punire chi fa propaganda contro l’aborto su internet.
La proposta era stata presentata da
una parte dei deputati della maggioranza socialista. Il testo prevede
l’estensione della norma del 1993 sul
«tentativo di intralcio all’interruzione volontaria della gravidanza» anche ai siti internet che danno in realtà informazioni sull’aborto. La legge
del 1993 punisce chiunque tenti di
ostacolare una donna che vuole
abortire, bloccando l’accesso agli
ospedali o esercitando minacce o intimidazioni al personale medico o
alle donne coinvolte. La pena può
arrivare fino a due anni di prigione e
30.000 euro di multa.
Giovani poveri
vittime di bullismo
e più soli
ROMA, 2. In Italia i giovani hanno
un reddito inferiore del 26,5 per cento rispetto alle precedenti generazioni. E il 52,7 per cento dei giovanissimi tra gli 11 e i 17 anni ha subito
comportamenti offensivi o violenti
da parte dei coetanei. Sono alcuni
dei dati che emergono dal cinquantesimo rapporto del Centro studi e
investimenti sociali italiano (Censis).
In tema di redditi, se i giovani sono più poveri dei genitori e dei nonni, gli over 65 anni in media hanno
visto aumentare il loro reddito del
24,3 per cento, come effetto di carriere contributive «più lunghe e continuative». In tema di bullismo, a
fronte del moltiplicarsi dei casi anche di cyberbullismo, cioè le forme
che passano attraverso il web, colpisce la sempre «scarsa consapevolezza
della gravità tra gli adulti, in particolare tra i genitori». Tra gli altri
aspetti, il numero di trentenni sposati scende dal 28 per cento al 19 per
cento e crescono le iscrizioni all’università di figli di immigrati.
In generale, il corpo sociale si
sente «rancorosamente vittima di un
sistema di casta» e questo alimenta
il populismo.
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
[email protected]
www.osservatoreromano.va
ad assistere impotente alla sconfitta
annunciata della sinistra. La presentazione ufficiale della sua candidatura è attesa a giorni.
E, secondo le indiscrezioni, Valls
lascerà la carica di primo ministro
per seguire da vicino la campagna
elettorale.
Il primo turno del voto presidenziale si terrà in Francia il 23 aprile
2017 e il secondo turno è fissato per
il 7 maggio. Hollande ha spiegato di
seguire «l’interesse superiore per il
paese», considerando che «la sua
voce non avrebbe convinto abbastanza». Ma questo non significa
che non abbia difeso quanto fatto finora. Ha parlato di «scommessa di
far diminuire la disoccupazione, vinta ma troppo tardi». E in tema di
terrorismo ha rivendicato di aver
«preso provvedimenti necessari, senza mai rimettere in discussione le libertà dei cittadini». Poi ha espresso
un rammarico: «La scelta della legge
sulla revoca della nazionalità agli accusati di terrorismo doveva garantire
la coesione nazionale ma invece ha
spaccato la società».
Il presidente francese François Hollande (Afp)
A fine anno si contano le vittime della tratta e i guadagni dei trafficanti
Quanto fruttano cinquemila morti
BRUXELLES, 2. A fine 2016 conteremo 5000 morti nel Mediterraneo. È
il drammatico bilancio previsto
dall’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, mentre le
cifre ufficiali del business sui migranti confermano che tutto ciò
frutta ai trafficanti sulle coste
libiche fino a 325 milioni di euro
l’anno.
Grandi ha chiesto all’Europa di
«riformare il sistema di accoglienza
dei migranti», di fronte alla «crisi
globale», sottolineando che l’accordo di Bruxelles con la Turchia non
è risolutivo e che l’Unhcr propone
di considerare la crisi dei migranti
come una crisi globale, in cui la Ue
può svolgere il ruolo di leader. E
Grandi ha chiesto all’Ue di «rafforzare il suo ruolo nella prevenzione
dei flussi, supportando gli stati fragili, sia quelli da cui hanno origine
i flussi, come Siria, Afghanistan,
Somalia, sia quelli che ospitano il
90 per cento dei profughi del
mondo, come Libano, Etiopia, Pakistan, Turchia». A questo proposito, l’alto commissario dell’Unhcr ha
espresso pieno appoggio alla politica, promossa dall’Italia, dei cosiddetti migration compact che mirano a
stabilizzare i flussi nel lungo periodo. Grandi ha annunciato che
l’Unhcr presenterà a Bruxelles, la
prossima settimana, «un programma dell’Onu di ridistribuzione obbligatoria, cosa che non è accettata
al momento da molti stati membri
dell’Ue», sottolineando che «il pe-
so non può ricadere solo sui paesi
di prima linea».
E di responsabilità internazionale
ha parlato anche il capo dello stato
italiano, Sergio Mattarella, sempre
all’incontro «Rome Mediterranean
Dialogues» che riunisce nella capitale italiana i rappresentanti di 55
paesi. Ha chiesto «un concreto impegno in Africa» contro «il quotidiano stillicidio di vite umane».
Oggi partecipano sia il segretario di
stato americano, John Kerry, che il
ministro degli esteri russo, Serghiei
Lavrov.
Intanto, la missione navale europea «Operation Sophia», nel mar
Mediterraneo da dieci mesi, ha documentato come il traffico senza
scrupoli di disperati pronti a rischiare la vita per arrivare in Europa sia «grande fonte di reddito sulle coste libiche» e per «gruppi islamisti radicali tra il Sahel e la Libia». Solo in questo contesto, senza
considerare le altre rotte, frutta tra i
250 e i 325 milioni di euro all’anno.
Migranti in fuga nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Afp)
Esplosione in una raffineria
nel pavese
ROMA, 2. È cessato stamani l’allarme ambientale nel pavese dopo
l’esplosione di ieri pomeriggio nella raffineria dell’Eni di Sannazzaro
de’ Burgondi. Lo hanno confermato fonti del gruppo petrolifero,
precisando che non ci sono segnali
di
inquinamento
significativo
dell’aria nella zona e che tutto il
personale è rientrato nella raffineria per le quotidiane attività.
L’esplosione si è verificata
nell’area della raffineria denominata cantiere est 2, una parte dell’impianto di recente realizzazione.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
Sostegno europeo
al dialogo colombiano
Bruxelles l’accordo per un fondo
fiduciario europeo per la Colombia, al fine di rafforzare l’impegno
comune dell’Ue e dei suoi stati
membri nel successo del processo
di pace e per assicurare che tutti i
cittadini colombiani ne beneficino».
Nel
frattempo
il
governo
dell’Ecuador ha ribadito la sua disponibilità a ospitare i colloqui di
pace tra le autorità di Bogotá e i
guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln). Lo ha affermato ieri il ministro degli esteri
ecuadoregno
Guillaume
Long,
all’indomani dell’annuncio giunto
dal governo della Colombia che ha
ribadito l’intenzione di riprendere
le trattative il 10 gennaio prossimo.
L’Ecuador vuole essere la casa
del dialogo, ha aggiunto Long, ricordando che i paesi garanti del
processo di pace saranno Brasile,
Cile, Cuba, Norvegia e Venezuela.
Una delle questioni più delicate da
affrontare sarà quella relativa ai
reati commessi dai guerriglieri, una
parte dei quali potrebbero essere
interessati da un’amnistia.
BRUXELLES, 2. La ratifica parlamentare del nuovo accordo di pace
tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc)
«conferma la fiducia che abbiamo
sempre avuto nel processo di pace». Lo ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli
affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, precisando
che l’Ue «continuerà ad accompagnare gli sforzi della Colombia» e
che il 12 dicembre «sarà firmato a
Trump
sceglie Mattis
alla difesa
WASHINGTON, 2. Il generale in
pensione James Mattis sarà il
nuovo segretario alla difesa degli Stati Uniti. Lo ha annunciato il presidente eletto Donald
Trump a Cincinnati, Ohio, dove
è impegnato nel suo “tour della
vittoria” definendo Mattis «uno
dei più grandi, grandi generali»
del paese, «il meglio che abbiamo». Ex generale dei marines,
66 anni, in prima linea in Afghanistan e in Iraq, dove ha
partecipato alla battaglia di Falluja, comandante dell’Us Central Command fino al 2013, anno in cui è andato in pensione,
Mattis è noto per le sue dichiarazioni taglienti e schiette che
gli sono valse il soprannome di
“Mad dog” (cane pazzo).
Contrario alla politica di Barack Obama in Medio oriente e
in particolare all’accordo sul nucleare con Teheran, ha definito
l’Iran come «la singola più duratura minaccia alla pace e alla
stabilità» nella regione.
La sua nomina dovrà essere
approvata dal Congresso a maggioranza repubblicana, che dovrà autorizzare una modifica alla legislazione attuale in base alla quale un ufficiale in pensione
può assumere l’incarico di capo
del Pentagono trascorso un periodo di almeno sette anni dal
suo ritiro.
Medellín omaggia
le vittime
del disastro aereo
BO GOTÁ, 2. Più di cinquantamila
persone hanno partecipato la scorsa notte allo stadio Atanasio Girardot di Medellín all’omaggio alla
squadra brasiliana del Chapecoense, vittima del tragico incidente aereo di lunedì scorso. Al centro del
campo sono state liberate 71 colombe tante quante le vittime del disastro. Alla cerimonia hanno preso
parte i ministri brasiliani degli affari esteri, José Serra, e della cultura,
Roberto Freire. Con commozione,
Serra ha sottolineato che la presenza dei tifosi e dei cittadini alla cerimonia rappresenta «una luce nel
buio». Il sindaco di Medellín, Federico Gutierrez, ha aggiunto che
«la cosa peggiore che può capitare
a una società è l’indifferenza».
Accordo tra Bruxelles e Stati Uniti
sulla protezione dei dati personali
Dopo lo scoppio, si sono levate
colonne dense di fumo, notate a
chilometri di distanza. Sul posto
sono arrivati rapidamente ambulanze e vigili del fuoco. Nessuno è
rimasto ferito, a parte un operaio
che, scappando, ha riportato una
contusione al ginocchio e un altro
lievemente intossicato. Paura e
preoccupazione nelle campagne e
nei paesi limitrofi, con gli abitanti
che sono stati invitati a chiudersi
in casa. Le cause dell’esplosione
sono in corso di accertamento.
Servizio vaticano: [email protected]
Ecuador disponibile a ospitare i colloqui con l’Eln
BRUXELLES, 2. Via libera dell’europarlamento, ieri, alle linee guida per
una maggiore protezione dei dati
personali scambiati fra Ue e Stati
Uniti nell’ambito delle attività di
contrasto alla criminalità.
Si tratta del cosiddetto «accordo
ombrello» una intesa che introdurrà
standard più esigenti e vincolanti
sul trasferimento di tutti i dati personali, nomi, indirizzi o precedenti
penali, scambiati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti a scopi di prevenzione, individuazione, indagine e
perseguimento di reati, compreso il
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
[email protected]
Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
terrorismo. Come ha sintetizzato il
relatore del provvedimento, l’eurodeputato tedesco Jan Philipp Albrecht, «in futuro ci saranno finalmente norme vincolanti di qualità e diritti chiari per i cittadini di
entrambe le sponde dell’Atlantico.
Dopo sei anni di negoziati — ha aggiunto Albrecht — i diritti fondamentali dei cittadini saranno meglio
protetti rispetto all’attuale standard
di mero reciproco riconoscimento
delle norme».
Il testo, approvato con 481 voti in
favore, 75 contrari e 88 astensioni,
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
[email protected] [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
non è una base giuridica per il trasferimento dei dati, ma protegge
quelli già scambiati con una base legale. Secondo le linee guida, i cittadini dei ventisette paesi dell’Unione
europea e degli Stati Uniti avranno
diritto a essere informati in caso di
violazioni della sicurezza dei dati,
ma anche a poter correggere le informazioni inesatte e a chiedere il
risarcimento dei danni.
Il processo di approvazione delle
linee guida prevede ora un ultimo
via libera da parte del Consiglio europeo.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
[email protected]
Intesa San Paolo
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
L’OSSERVATORE ROMANO
sabato 3 dicembre 2016
pagina 3
Il nuovo sovrano thailandese (Ansa)
La denuncia delle Nazioni Unite per le condizioni di vita nella striscia
Su Gaza
il mondo chiude gli occhi
NEW YORK, 2. «Il mondo ha chiuso
gli occhi e le orecchie rispetto alla
terribile situazione umanitaria a Gaza». Con queste parole Pierre
Krahenbuhl, il commissario generale dell’Unrwa (l’agenzia dell’O nu
che si occupa dei rifugiati palestinesi), ha sottolineato ieri il silenzio
della comunità internazionale sul
peggioramento della crisi umanitaria
nella striscia di Gaza, invocando
L’inviato Onu
per lo Yemen
incontra
il presidente Hadi
SANA’A, 2. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen
ha incontrato ieri il presidente
Abd Rabbo Mansour Hadi ad
Aden, nel sud del paese, in un
colloquio per cercare di mettere
fine al sanguinoso conflitto che
dura da oltre due anni. Ismail
Ould Cheikh Ahmed si è intrattenuto diverse ore con Hadi nel
palazzo presidenziale di Al Maachiq.
Si è trattata della prima visita
dell’inviato speciale dell’Onu ad
Aden che è diventata la “capitale
provvisoria” delle forze lealiste
appoggiate da una coalizione
guidata dall’Arabia Saudita dopo
l’occupazione di Sana’a — nel
settembre del 2014 — da parte dei
ribelli huthi appoggiati dai miliziani dell’ex presidente yemenita
Ali Abdullah Saleh.
In un video inviato ai giornalisti, il mediatore dell’Onu per lo
Yemen ha dichiarato di aver voluto indirizzare «un messaggio di
rispetto» al presidente Hadi recandosi nella seconda grande città del paese. L’obiettivo della visita era di «rilanciare il dialogo
per una soluzione pacifica» ha
affermato Ismail Ould Cheikh
Ahmed, sottolineando di aver
percipito «molta disponibilità»
da parte del presidente yemenita.
La decisione unilaterale dei ribelli huthi di nominare un loro
governo a Sana’a «è un nuovo e
inquietante ostacolo al processo
di pace» ha detto l’inviato speciale dell’Onu aggiungendo che
«questa iniziativa non è nell’interesse del popolo yemenita in
questi tempi difficili per il paese». In precedenza anche il presidente Hadi, riconosciuto dalla
comunità internazionale, aveva
accusato i ribelli huthi di voler
distruggere il processo di pace.
Il drammatico conflitto nello
Yemen — spesso oscurato dai media internazionali — ha già provocato, secondo stime dell’O nu,
oltre 7100 morti, 37.000 feriti e almeno tre milioni di sfollati.
nuovi aiuti per una popolazione allo stremo. Nel corso di un briefing
con i giornalisti, Krahenbuhl ha
detto: «Non è accettabile lasciare
che centinaia di migliaia di persone
soffrano per le guerre che si sono
registrate nella striscia di Gaza e per
la dura condizione quotidiana in cui
vivono».
La popolazione della striscia, circa due milioni di persone, vive sotto
l’amministrazione di Hamas, il movimento islamico che ha preso il
controllo del territorio palestinese
nel giugno 2006 in seguito a violenti scontri con i rivali di Al Fatah.
Da quel momento, si è creata una
situazione di completo stallo e di
periodiche violenze con Israele, che
ha imposto il blocco alla striscia.
Hamas non fa parte dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della
Palestina) né riconosce Israele. Negli anni scorsi, l’esercito israeliano
ha lanciato tre offensive militari su
larga scala contro la striscia di Gaza
per contrastare Hamas e le formazioni paramilitari che gli sono collegate.
Il principe ereditario Maha Vajiralongkorn
Nuovo re per la Thailandia
BANGKOK, 2. La Thailandia ha un nuovo re. Il principe
ereditario Maha Vajiralongkorn, figlio del venerato re
Bhumibol Adulyadej, morto il 13 ottobre scorso, ha accettato ieri l’invito rivoltogli dall’assemblea nazionale di
Bangkok ed è stato proclamato nuovo monarca.
Lo ha confermato in televisione il primo ministro,
Prayuth Chan-ocha, a capo della giunta militare al potere dal colpo di stato del maggio 2014. Vajiralongkorn
(64 anni), il cui nome ufficiale è Maha Vajiralongkorn
Bodindradebayavarangkun, regnerà con il titolo di
Rama X .
Per i thailandesi, che per sette decenni avevano conosciuto un solo re, è senza dubbio l’inizio di una nuova
era. In un comunicato diffuso dall’ufficio di pubbliche
relazioni del palazzo reale, il nuovo re ha dichiarato di
volere lavorare «per il beneficio del popolo».
L’incoronazione avverrà verosimilmente non prima
della fine del prossimo anno. Bisognerà infatti attendere
il termine dell’anno di lutto nazionale e la successiva
cremazione del defunto Bhumibol, la cui salma è tuttora conservata al palazzo reale e meta di folle di thailandesi che la omaggiano ogni giorno.
Innalzato il livello di allerta terrorismo
Dopo le sanzioni decise dall’O nu
Attentato sventato a Manila
Minacce
di Pyongyang
MANILA, 2. Le Filippine hanno innalzato il livello di allerta terrorismo
dopo l’attentato sventato ieri nei
pressi dell’ambasciata degli Stati
Uniti a Manila. Lo ha riferito il capo della polizia nazionale, Ronald
de la Rosa, nel corso di una conferenza stampa, spiegando che il nuovo livello permetterà alle forze di sicurezza di istituire posti di blocco e
di condurre incursioni contro i covi
di gruppi terroristici. Due filippini
sono stati arrestati dopo il fallito attentato. Si pensa, indicano gli inquirenti, che facciano parte del gruppo
terroristico Maute, con sede nel sud
del paese asiatico.
Da quanto è emerso, i due intendevano farsi notare dal cosiddetto
stato islamico (Is) per poi ricevere
finanziamenti. I sospetti hanno ammesso che inizialmente volevano far
detonare un ordigno esplosivo nel
parco Rizal di Manila, dove ci sarebbe stato un maggior numero di
vittime.
Al non riuscito attentato è seguito
un analogo fallimento vicino all’ambasciata statunitense, nel quartiere
diplomatico della capitale.
Militare filippino nelle strade di Manila (Ansa)
Elezioni presidenziali
nel Gambia
BANJUL, 2. Il Gambia si è recato ieri alle urne per per eleggere il nuovo presidente. Tre i candidati in lizza: il capo dello stato in carica,
Yahya Jammeh, arrivato al potere
nel 1994 con un colpo di stato,
Adama Barrow, sostenuto da una
coalizione di partiti dell’opposizione, e Mammah Kandeh, leader del
Gambia Democratic Congress, un
partito d’opposizione costituito soltanto pochi mesi fa.
Non esistono sondaggi ufficiali
nel paese africano, ma alcuni analisti ritengono che Jammeh rischia
seriamente di essere sconfitto da
Barrow, un uomo d’affari nel settore dell’immobiliare, già leader
dell’United democratic party.
Il braccio di ferro tra Barrow e
Jammeh apre possibili scenari di
contestazioni violente dopo l’annuncio dei risultati, previsto nei
prossimi giorni. Un antico sistema,
«Il mondo dovrebbe essere più
preoccupato del costo umanitario di
dieci anni di blocco imposto su Gaza» ha sostenuto Krahenbuhl. «Se
si continua semplicemente a guardare quello che succede a Gaza, la situazione non migliorerà nei prossimi anni. Questo significa che aumenteranno le sofferenze dei bambini, degli anziani e delle donne». Il
commissario dell’agenzia dell’O nu
ha anche fatto notare che oltre il 65
per cento degli studenti delle scuole
gestite dall’Unrwa a Gaza non riescono a trovare lavoro a causa delle
dure condizioni di vita, dell’aumento della povertà e dei tassi di disoccupazione. «Circa il novanta per
cento degli scolari non sono mai
stati fuori da Gaza da quando sono
nati». Inoltre, non ci sono soldi sufficienti per ricostruire adeguatamente strutture e impianti. D’altro canto
— come sottolineano molti esperti —
l’amministrazione di Hamas non
riesce a far fronte adeguatamente ai
bisogni di una popolazione che sente la necessità di nuove condizioni
di vita.
quello delle biglie da introdurre in
bidoni di metallo, sarà utilizzato
per votare, al posto delle classiche
schede. Nel 2015, il pil del Gambia
è aumentato del 4,7 per cento rispetto all’anno precedente, ma il 60
per cento della popolazione vive al
di sotto della soglia di povertà.
Le principali risorse del paese sono l’agricoltura (in particolare le
arachidi) e il turismo. Le casse dello stato sono in sofferenza a causa
dell’elevato tasso di indebitamento.
Una delle principali sfide socioeconomiche del paese è quella
dell’urbanizzazione galoppante e
selvaggia, con il 50 per cento della
popolazione che vive già in città.
Lo scorso dicembre, Jammeh aveva
unilateralmente deciso di trasformare il Gambia in repubblica islamica,
mentre nel giugno del 2015 aveva
fatto espellere dal paese la rappresentante dell’Unione europea.
PYONGYANG, 2. Nuove minacce da
parte della Corea del Nord che ha
accusato il Consiglio di sicurezza
dell’Onu di violazione della propria
sovranità dopo il varo — all’unanimità — di un nuovo pacchetto di
sanzioni contro Pyongyang in risposta al quinto test nucleare di settembre. In un comunicato del ministero degli esteri, la Corea del Nord
ha minacciato l’adozione di «misure di autodifesa più forti». Nella
nota si sottolinea anche che Pyongyang proseguirà lo sviluppo dei
piani nucleari attribuendo agli Stati
Uniti il ruolo guida nella stesura
della risoluzione.
La risoluzione 2321 adottata dal
Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite prevede nuove sanzioni contro la Corea del Nord allo scopo di
ridurre del 25 per cento il suo
export puntando soprattutto sul taglio del 60 per cento del carbone
fino a 400,9 milioni di dollari o 7,5
milioni di tonnellate annue. La
stretta, con il carbone che è la risorsa primaria per la raccolta di valuta
estera (la Cina è il principale importatore), riguarda altre materie
prime come rame, nickel, argento e
zinco, e manufatti come le statue,
esportate in tutto il mondo.
E il governo di Tokyo ha deciso
di inasprire le sanzioni unilaterali
verso Pyongyang in risposta al
quinto test nucleare condotto dai
Prosegue la battaglia per liberare Sirte
Violenti scontri tra milizie rivali a Tripoli
TRIPOLI, 2. Cresce la tensione anche
nella capitale libica, mentre proseguono le battaglia contro i jihadisti
a Sirte e a Bengasi. È di almeno otto miliziani morti il bilancio dei
combattimenti di ieri tra milizie rivali a Tripoli. Lo rende noto l’agenzia
libica Lana citando fonti dell’ospedale Al Khadraa. Negli scontri sono
coinvolte una milizia della capitale e
altre formazioni armate di Misurata.
Fonti all’agenzia hanno aggiunto
che «cecchini sono presenti sui tetti
di alcuni edifici in prossimità
dell’area degli scontri».
E a riscontro della gravità della situazione nel paese dal primo al 30
novembre 2016 la missione Onu in
Libia (Unsmil) ha documentato 89
casi di vittime fra i civili, che includono 38 morti, tra cui otto bambini
e tre donne, e 51 feriti, nel corso degli scontri esplosi nel paese nordafricano. La maggioranza delle vittime
sono state causate da bombardamenti aerei, sparatorie e conflitti a fuoco
e da autobombe. L’Unsmil ricorda a
tutte le parti coinvolte nel conflitto
che gli attacchi diretti contro i civili
sono proibiti.
Intanto, le milizie libiche impegnate a Sirte nella campagna militare contro il cosiddetto stato islamico
(Is) hanno reso noto che nelle ultime ore hanno «preso il controllo di
un certo numero di abitazioni nel
quartiere di Giza Al Bahareya», ultimo bastione dei jihadisti nella città,
«grazie alla loro avanzata nell’area».
Le stesse forze hanno aggiunto di
avere «trovato i cadaveri di dieci elementi dell’Is».
Anche a Bengasi violenti scontri
fra le forze militari del generale
Khalifa Haftar e i miliziani dell’Is
hanno investito l’area occidentale
della città con un bilancio di «almeno 30 jihadisti uccisi». E l’ufficio
stampa del centro medico di Bengasi
ha reso noto che «due esplosioni,
causate da ordigni, hanno investito
la struttura arrecando danni materiali, ma nessuna vittima».
Dal canto suo, il generale Haftar
— nel corso della sua missione a Mosca — ha affermato che «la Russia rispetta l’embargo sulle armi» in Libia. Il generale, alla guida delle forze legate al parlamento di Tobruk,
ha inoltre dichiarato che se verrà revocato l’embargo dell’Onu sulle armi in Libia, l’esercito nazionale da
lui guidato potrebbe chiedere «l’assistenza di esperti russi. Non vogliamo creare problemi ai nostri amici
russi con la crisi libica», ha affermato il generale, che apprezza «l’interesse» di Mosca «alla stabilizzazione» della Libia. Inoltre Haftar non
ha escluso un ruolo per le società
russe nel ripristino delle infrastrutture libiche devastate dal conflitto.
nordcoreani lo scorso settembre. Il
premier giapponese, Shinzo Abe,
ha spiegato che verranno introdotte
nuove restrizioni sul commercio e
verrà allargata la lista di persone,
organizzazioni e società armatoriali
che fanno affari con la Corea del
Nord, incluse le associazioni che
hanno la sede legale in Cina.
Nasce in Cina
il gigante
della siderurgia
PECHINO, 2. La Cina ha ufficializzato ieri la maxifusione di due
gruppi siderurgici, annunciata da
Pechino alcune settimane fa, che
porta alla creazione del secondo
maggiore
gruppo
mondiale
dell’acciaio: la China Baowu
Steel.
L’intesa nasce dalla combinazione della Baosteel, gruppo siderurgico con base a Shanghai, e
della Wuhan Iron and Steel
Group, che ha la sede a Hubei,
nella Cina centrale.
Con attività cumulate stimate
per 730 miliardi di yuan, pari a
quasi cento miliardi di euro, e
oltre 228.000 dipendenti, sarà
seconda unicamente al colosso
indo-europeo Arcelor Mittal. I
due gruppi andranno così a formare un gigante che avrà una
produzione di oltre 60 milioni di
tonnellate di acciaio l’anno
Baosteel e Wuhan Iron and
Steel Group — ricordano gli analisti economici internazionali —
occupavano rispettivamente il
quinto e l’undicesimo piazzamento a livello mondiale sul settore dell’acciaio, con una capacità produttiva cumulata che nel
2015 risultava pari all’8 per cento
dell’intera produzione nazionale
cinese. Attraverso l’intesa, il governo di Pechino intende migliorare l’efficienza e ridurre il numero delle imprese siderurgiche
cinesi, che restano oltre le 100
unità e coprono la metà della
produzione mondiale.
Subito soprannominata Baowu, indicano gli esperti del settore, il suo primo compito sarà
però intervenire sul problema
dell’eccesso produttivo che coinvolge tutti i gruppi cinesi e che,
scaricandosi sul mercato mondiale a prezzi ribassati, provoca
continui attriti, specialmente con
l’Unione europea.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
sabato 3 dicembre 2016
Come si conservano i musei
Più prevenzione
e meno restauri
di ANTONIO PAOLUCCI
In Francia mostra sulla Maddalena
Passione rivelata
da Bourg-en-Bresse
LUISA NIEDDU
l monastero reale di Brou
a Bourg-en-Bresse ricorda dal 29 ottobre —
prima tappa di una mostra itinerante dal titolo
Marie-Madeleine, la Passion révélée — il mistero di questa personalità, che riveste un ruolo centrale nella storia del cristianesimo.
La grande fabbrica ospitante
la mostra, composta di un
monastero e di una chiesa dedicata a san Nicola da Tolentino
in gotico flamboyant, fu promossa nei primi del Cinquecento da
Margherita d’Asburgo, per onorare la memoria di Filiberto II di
Savoia, defunto sposo, e dei
I
Guido Reni, «Maddalena in preghiera»
(1630, particolare), una delle opere in mostra
suoceri Margherita di Foix e
Francesco II duca di Bretagna.
Come descritto nella sezione
conclusiva del percorso l’arciduchessa, devotissima della santa,
richiese a più riprese la sua rappresentazione nelle vetrate della
chiesa e a coronamento dell’imponente pala scultorea delle Set-
te Gioie della Vergine, affianco a
Santa Margherita e alla Madonna
col Bimbo, eretta al centro.
Tra sculture, dipinti, codici
miniati, incisioni, dal XII secolo
sino ai nostri giorni, l’esposizione raccoglie circa cento capolavori dell’arte occidentale, che
delineano l’evoluzione iconografica e semantica di questo tema
nodale del dibattito teologico.
Col sermone del 591, Gregorio
Magno comprovò l’identificazione di Maria di Magdala, con
Maria di Betania, sorella di Lazzaro, colei che unse di profumi i
piedi di Cristo, con la peccatrice
anonima di Luca, incoraggiando
straordinariamente l’evoluzione
del culto. Ad attestare questo
primo capitolo della mostra, si
colgono due pezzi d’arte medievale, di cui un bassorilievo borgognone del 1230, in pietra calcarea, proveniente dalla collegiata di Semur-en-Auxois, oggi al
museo municipale, raffigurante
la Maddalena ai piedi di Cristo
durante la cena di Simone Fariseo, e un cofanetto limosino del
XII secolo, con l’analogo tema.
Si riteneva che la celebre cassa,
detta di Nantouillet, conservata
presso il museo Bossuet di Meaux, contenesse le stesse reliquie
della santa, dei santissimi Cosma
e Damiano, di santa Caterina e
san Giorgio.
Attorno al Tre-Quattrocento,
tanto in Italia quanto nella pittura franco-fiamminga, cresceva il
culto della Maddalena «cortigiana e mirrifora» come è illustrato
dalla miniatura a piena pagina
recante Marie-Madeleine myrrophore. Heures à l’usage de Rome,
nel manoscritto lionese del 1490,
appartenente alla Biblioteca nazionale di Francia. Con l’evolversi dell’arte verso un senso maggiormente scenografico della rappresentazione, la santa peccatrice
comparve sempre più frequentemente nelle scene della Passione,
dalle incisioni esposte di Albrecht Dürer e Gustave Doré, dal
Cristo e la Maddalena di Auguste
Rodin, alle consecutive attestazioni pittoriche con la Maddalena
in lacrime che annuncia agli apostoli la sparizione del corpo di Cristo di Alessandro Tiarini (1630),
del museo di Beauvais, alla Deposizione di Simon Vouet, presso
il museo Malraux di Le Havre
(1635).
Dal racconto di Giovanni,
l’iconografia della santa si concentrò sulla rappresentazione di
uno dei momenti evangelici più
salienti: il Noli me tangere, il cui
forte significato teologico, di
una corporeità che non appartiene più al mondo terreno, viene
attestato principalmente nel fastoso dipinto di scuola anversese
di Abraham Janssens e Jan Wildens (1620).
Musei Vaticani sono una
macchina che «lavora»
(il termine industriale è
in questo caso del tutto
appropriato) più di 6 milioni di visitatori all’anno (erano
6.002.251 al 31 dicembre del
2015) con picchi di 20-25.000 al
giorno nei periodi di massima
affluenza. L’orario ufficiale di
apertura è dalle 9 alle 18 ma se
si considerano le fasce dedicate
alle visite speciali (la mattina
dalle 7, la sera dalle 18 alle 22)
possiamo dire che la «macchinamusei» è attiva, ogni giorno di
apertura, per 15 ore su 24. Prima
di entrare nel merito della pubblicazione che le mie righe introducono, è necessario avere
l’idea delle dimensioni quantitative di un fenomeno che tollera
pochi confronti al mondo.
I
delle condizioni conservative)
delle opere esposte o in deposito. Quest’ultimo servizio, coordinato e vigilato dall’Ufficio del
Conservatore, è affidato alla ditta Croma la quale, vincitrice di
regolare gara e al costo annuale
di circa trecentomila euro, mette
in opera ogni giorno dell’anno,
a orario di lavoro pieno, una
decina di giovani restauratori
diplomati I.S.C.R. e/o O.P.D.
Gli anni recenti (2013-2014)
hanno visto l’Ufficio del Conservatore (d’intesa e in collaborazione con il Laboratorio delle
termiche e a oscillazioni di umidità interna rischiose per la corretta conservazione delle tavole
dipinte: così sono stati avviati e
sono in corso di progettazione,
e in parte di realizzazione, nuovi sistemi di climatizzazione interna. Propone le provvidenze
che si possono mettere in opera
in questo o in quel settore dei
musei: a volte anche soltanto
uno schermo per la luce esterna
o una vetrina climatizzata.
Sempre meno restauri e sempre più conservazione preventiva e manutenzione programmata. Questo sacrosanto assioma
ha attraversato come un mantra
la mia carriera di soprintendente
e di direttore di museo nella
amministrazione italiana dei Beni Culturali. Devo dire, però, e
lo dico con dispiacere, che solo
in Vaticano mi è stata data la
possibilità di tentare, almeno di
tentare, di mettere in pratica
quell’aureo principio. Solo l’amministrazione vaticana mi ha offerto le risorse finanziarie e
umane per avviare il progetto
cui questo libro rende testimonianza. Da ciò la mia doverosa
gratitudine a quelli che, in gergo vaticano, si chiamano «i reverendi superiori» e, fra tutti e
A sinistra, una scala di accesso
Sotto, i termoigrometri a pennino
durante la calibrazione annuale
Il gruppo del «Laocoonte» sottoposto a spolveratura nel cortile ottagono del museo Pio Clementino
I Musei Vaticani sono grandi:
sette chilometri di percorso attraverso gallerie, sale, giardini
interni. Sono un sistema di musei e quindi comprendono molte
specificità collezionistiche (affreschi, sculture, metalli, tessuti,
manufatti etnografici, etruschi,
egizi, opere di arte moderna e
contemporanea) e dunque molte
diversità in termini di materiali
costitutivi, di tecniche e di conseguenti necessità conservative.
Si aggiunga che i Musei Vaticani sono una delle riserve più
importanti al mondo di opere di
archeologia e di arte antica e
moderna richieste per le mostre
che si moltiplicano ovunque in
Italia, in Europa, negli Stati
Uniti d’America e in Estremo
Oriente. Nel solo 2015, il nostro
Ufficio Mostre, tenuto da Andrea Carignani, ha curato 58
pratiche di esportazione per
mostre in Italia e all’estero che
Per un volto umano delle città
Nel pomeriggio di martedì 6, presso il Palazzo della Cancelleria, si terrà la
ventunesima seduta comune delle Pontificie Accademie sul tema «Scintille di
bellezza. Per un volto umano delle città». Durante l’incontro il cardinale Pietro
Parolin, segretario di Stato, consegnerà — a nome di Papa Francesco — il
premio delle Pontificie Accademie a due giovani artisti e darà lettura del
messaggio del Pontefice. I lavori saranno introdotti dal cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e del Consiglio di
coordinamento tra le Accademie Pontificie.
hanno coinvolto molte centinaia
di opere di archeologia e di arte
per una copertura assicurativa
globale vicina a 500 milioni di
euro.
C’è poi, ed è questo l’aspetto
al quale un direttore deve tenere
di più, l’uso culturale, didattico
e scientifico dei Musei. Ogni
giorno le nostre collezioni sono
percorse dagli operatori del servizio educativo diretto da Maria
Serlupi, ogni giorno i colleghi
curatori sono chiamati a confrontarsi con studiosi che vengono nei Musei del Papa per
studiare una epigrafe, per visitare i depositi, per analizzare un
affresco, per valutare documenti
e inventari. È il mondo della
scienza al quale un grande museo deve saper fornire la migliore accoglienza e l’ascolto più
scrupoloso e competente.
Nel servizio della «macchinamusei» sono impegnate mediamente ottocento persone: custodi per lo più, poi amministratori, addetti all’accoglienza,
tecnici di varie discipline,
cinquantatré restauratori
di diverse specializzazioni (pitture mura-
Calendario con i giorni di chiusura del museo firmato
da Antonio Canova, direttore dal 1801 al 1822
li e dipinti su tela e tavola, sculture, materiali etnografici, metalli, carta) e curatori, naturalmente, in numero di undici: archeologi classici, etruscologi,
egittologi, etnografi, epigrafisti,
storici dell’arte.
Da quanto ho detto finora
credo che emergano bene i caratteri distintivi dei Musei Vaticani: la vastità e la varietà tipologica e materica dei manufatti
archeologici, artistici ed etnografici ivi conservati e insieme la
pluralità degli usi ai quali il patrimonio è sottoposto, dalla
pressione antropica del turismo
dei grandi numeri alla movimentazione delle opere per le
mostre, per i restauri, per le esigenze scientifiche.
Nasce dalla consapevolezza di
questa realtà e di questi problemi il libro che qui si presenta. È
la prima volta che la manutenzione, intesa come controllo ambientale e monitoraggio delle
condizioni conservative del patrimonio esposto e in riserva, si applica a uno dei più grandi musei
del mondo, un museo paragonabile per dimensioni e pressione
turistica al Louvre di Parigi o al
Metropolitan di New York.
Tutto è cominciato con la istituzione, nel 2008, dell’Ufficio
del Conservatore, un servizio da
me affidato a Vittoria Cimino,
una collega che, per formazione
classica, laurea in materie scientifiche e diploma all’Istituto
Centrale del Restauro, mi sembrava dotata dei titoli culturali e
professionali
meglio
adatti
all’incarico. Oggi l’Ufficio del
Conservatore, coadiuvato da un
personale di tre operatori (Marco Maggi, Alessandro Barbaresi,
Matteo Mucciante), cura il sistematico monitoraggio ambientale e climatologico degli ambienti che ospitano le collezioni
e segue la manutenzione ordinaria (depolveratura, controllo di
umidità e temperatura, revisione
Ricerche Scientifiche di Ulderi- più di tutti, al mio amico monco Santamaria e di Fabio Mor- signor Paolo Nicolini, delegato
resi, con i colleghi della Dire- per gli affari amministrativi e
zione Generale dei Servizi Tec- del personale.
nici diretta da P. Rafael García de la Serrana Villalobos oltre
che con Mauro Matteini e Paolo Mandrioli del Cnr italiano) impegnato nella
Pubblichiamo la prefazione al libro di
messa in opera dei
Vittoria Cimino Come si conserva un
nuovi impianti di cligrande museo. L’esperienza dei Musei
matizzazione,
conVaticani (Città del Vaticano, Edizioni
trollo delle emissioni
Musei Vaticani, 2016, pagine 165, euro
di anidride carbonica
45). Il volume sarà presentato il 19
e abbattimento degli
dicembre all’Accademia di San Luca da
inquinanti, oltre che
Francesco Moschini, Antonio Paolucci
di illuminazione Led
e Salvatore Settis.
nella Cappella Sistina. Il convegno internazionale di studi
che ha accompagnato
I Musei del Papa sono famosi
l’impresa (2014) e la pubblicazione, in italiano e in inglese, nel mondo, il Vaticano con le
dei relativi atti stanno a dimo- sue collezioni d’arte, con la
strare l’importanza di quella Cappella Sistina e le Stanze di
operazione; una operazione che Raffaello, con il Laocoonte e
i media e la comunità scientifica l’Apollo del Belvedere, esercita
hanno considerato tanto necesuna suggestione mediatica che
saria quanto esemplare.
Questo libro è il risultato di non teme confronti. Tutto ciò,
otto anni di lavoro sulla «mac- io mi auguro, può giovare alla
china-musei». Ne analizza la fi- diffusione e al successo di quesiologia, ne registra per così dire sta pubblicazione. Io vorrei che
il respiro attraverso le mutazioni essa diventasse esemplare, che
di ambiente, di clima, di tempe- fosse accolta come un modello
ratura nel trascorrere dei giorni di scienza della conservazione
e delle stagioni, studia le inter- applicata a uno dei più grandi
ferenze prodotte dalla pressione musei del mondo. Per questo
antropica, valuta e propone le sono felice che il mio amico
migliori pratiche per la conser- Umberto Allemandi, da molti
vazione preventiva e la manuanni glorioso alfiere della storia
tenzione programmata, per la
movimentazione delle opere, dell’arte e titolare di un nome
per la protezione delle stesse in editoriale di internazionale nooccasione di prestiti. Mette in torietà e prestigio, abbia accettaluce i punti di criticità, come to di condividere con i Musei
quello rappresentato dalla Pina- Vaticani la pubblicazione e la
coteca sottoposta a escursioni promozione del libro.
Il libro
L’OSSERVATORE ROMANO
sabato 3 dicembre 2016
pagina 5
Copertina della «Gazzetta di Foligno» del 4 gennaio 2014
contenente uno speciale sulla canonizzazione di Angela
(particolare)
di ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI
el mese di novembre di tre
anni fa, Papa Francesco elevava all’onore degli altari la
beata Angela da Foligno.
Benché attesa da molti, la
scelta di canonizzare la mistica umbra è
stato un segnale forte, tale da rappresentare una autentica svolta nella storia della
santità cristiana.
Figlia del popolo, Angela non è una
santa popolare. Non ha nessuna delle caratteristiche che normalmente ci si aspetta
da un santo. Non ha compiuto imprese
straordinarie, non ha fondato un ordine,
non le sono stati attribuiti grandi miracoli.
A differenza di altre celebri profetesse e
carismatiche della fine del Medioevo, come Brigida di Svezia e Caterina da Siena,
non ha esercitato un ruolo politico di rilievo nella storia della Chiesa. Poche anche
le notizie sulla sua vita. Appartenente a
una famiglia agiata, dopo la morte del
marito e dei figli Angela vendette tutti i
suoi beni per donare il ricavato ai poveri.
Nel 1291 indossò l’abito della penitenza di
san Francesco per vivere come una eremita di città, morta al mondo, ma non rinchiusa del tutto, diversamente da altre cellane antiche che avevano fatto dell’eremo,
letteralmente, il proprio sepolcro.
Come si usava a quel tempo, compì infatti dei pellegrinaggi per lucrare le indulgenze a Roma e ad Assisi, ma fu anche in
un lebbrosario nei pressi di Spello, a servire e portare conforto ai malati e ai poveri.
Nel 1309 morì e fu sepolta nella chiesa di
San Francesco di Foligno. Questo è tutto
quello che sappiamo di lei, troppo poco
N
Concordanze e sinossi
Pubblichiamo l’intervento che ha concluso la
giornata culturale angelana del 12 novembre scorso.
Durante il convegno, che si è svolto presso il
convento di San Francesco a Foligno, è stato
presentato anche il volume Liber Lelle, il libro di
Angela da Foligno nel testo del codice di Assisi, II,
Glossario, concordanze, sinossi (Firenze, Edizioni del
Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini,
2016, pagine XLVI-326, euro 58) curato da
monsignor Fortunato Frezza.
per ricostituire una biografia in senso moderno. Angela resta come rinchiusa nel
suo segreto, è tutta nella esperienza del
divino che ha consegnato al suo libro. Ma
questo scritto stupefacente basta a fare di
Nuova luce sull’insegnamento della santa vissuta nella Foligno del Duecento
Angela
mistica “normale”
lei la “madre santissima”, la maestra “di
angelica vita” amata e ammirata da Ubertino da Casale, per Claudio Leonardi la
prima e forse la più grande mistica italiana di ogni tempo.
La chiesa di San Francesco è stata chiusa a causa dei recenti eventi sismici che
hanno lambito anche la città di Foligno,
ma i frati conventuali, con un gesto significativo di continuità e di speranza, non
hanno voluto cancellare l’appuntamento
annuale della giornata di studi intitolata
ad Angela, che si è regolarmente svolta sabato 12 novembre. L’incontro è stato anche l’occasione per annunciare la pubblicazione del nuovo libro di Fortunato Frezza, apparso nella Collana della mistica cristiana della Fondazione Ezio Franceschini
di Firenze. Si tratta del glossario, concordanze, sinossi del Liber Lelle, che completa un progetto editoriale inaugurato dallo
stesso autore nel 2012 con la trascrizione e
traduzione del testo angelano secondo il
codice di Assisi, il più antico e autorevole
testimone della tradizione manoscritta, redatto quando la santa era ancora in vita e
conservato, come una reliquia, nella Biblioteca del Sacro Convento di Assisi.
La genesi di questo libro è singolare,
anche se in linea con i sentieri, a volte se-
greti e imprevisti, della mistica. Gli abituali interessi di ricerca di monsignor
Frezza, canonico della Basilica papale di
San Pietro, dottore in Sacra Scrittura al
Pontificio Istituto Biblico di Roma, erano
infatti piuttosto distanti dalla letteratura
latina medievale. L’incontro con questa
“evangelista” del Duecento venne propiziato da monsignor Mario Sensi, cui egli
era legato da una profonda e fedele amicizia. Era stato don Mario a introdurlo nel
suo mondo, quello cui aveva dedicato la
sua intera vita di studioso, l’universo seducente e rischioso di quei penitenti, santi
e folli di Dio, che tra Due e Trecento brulicavano per le strade e i paesi dell’Umbria, come Pietruccio Crisci e la beata Angela, eroina incognita che solo il suo Liber
avrebbe strappato all’anonimato, se non
all’alone di mistero che da sempre la circonda.
All’inizio don Fortunato lo prese in mano soltanto per passione agiografica e devota, poi ne restò affascinato, al punto che
decise di applicare al testo angelano il metodo delle Concordanze bibliche, già felicemente sperimentato per altre fonti importanti della tradizione francescana. Entrare nelle pieghe più profonde del testo:
questo il programma di una ricerca durata
anni, per poter attingere le «voci proprie
della lingua mistica, della terminologia
estatica, del soliloquio ascetico, della contemplazione pura, dell’astrazione assoluta,
del rapimento teologale, della cristomimesi e della christiformitas, del desiderio e
dello spasimo, del deliquio amoroso e
dell’amore incognito, della tenebra e della
visione, dell’imperioso domandare dell’intelligenza, dell’indicibile e dell’ineffabile,
del fuoco e della febbre, della spoliazione
e dell’altissima povertà, della inesausta
pienezza, dell’abbandono in Dio e dell’abbandono di Dio, della reciproca interiorità
teandrica, in Colui che è il Tutto del Bene».
Il corpus di testi trasmessi dal codice di
Assisi presenta problemi molto complessi,
sia per le circostanze eccezionali della sua
scrittura che per la struttura composita.
Una prima, fondamentale cesura riguarda
l’articolazione in due sezioni, sostanzialmente autonome. La prima è costituita dal
Memoriale, resoconto dell’esperienza spirituale di Angela, autobiografia interiore
da lei narrata al confessore, il misterioso
frate A., la seconda presenta un folto
gruppo di testi indicati come Exhortationes
o Instructiones, lettere, ammonizioni, insegnamenti, riconducibili alla magistra e al
In attesa della quarta stagione della serie tv «Braccialetti rossi»
Quanta vita in una corsia di ospedale
di ED OARD O ZACCAGNINI
Costantemente pulsa la vita nei ragazzi
col braccialetto rosso al polso. Prima, seconda, terza stagione; il grido è sempre lo
stesso, “Watanka”, e sempre la stessa è
l’energia, la vitalità di questa bizzarra e
colorita banda, tostissima nel difendere i
valori dell’amicizia e dell’amore. Adolescenza normalissima, la loro, se non fosse
per quel rapporto così forzatamente stretto col dolore e con la morte. Continuamente contrastato, tuttavia, da una relazione altrettanto profonda, ma stavolta
volontaria, con la vita.
L’emotività e la passione esplodono in
Leo, in Cris, in Vale, in Toni, in Davide,
in Nina e negli altri della comitiva che
nel tempo si allarga, si modifica e si rafforza. Come i loro coetanei, gli adolescenti di Braccialetti rossi si tuffano nei
sentimenti, amano visceralmente la musica, si sentono più sicuri quando stanno
insieme, e imparano presto a trasformare
l’amicizia e la solidarietà in arma contro
il male. Insieme si fanno i muscoli per
reggere l’enorme peso della malattia, danno spallate e scalciano in gruppo quando
questa vuole mangiargli l’anima prima
che il corpo. «Conta che quel giorno c’eri
tu», dice la sigla della prima stagione, e
mentre i legami si saldano e ci scappano
baci e sospiri d’amore, il tumore è chiamato col proprio nome e il dolore viene
guardato in faccia con coraggio inedito
per il piccolo schermo in chiaro. Il male
non sempre vince, dall’ospedale si esce
anche guariti; l’amaro e il dolce convivono in Braccialetti rossi, e nel contrasto
continuo tra questi grandi estremi sta la
forza della popolare fiction di Rai Uno,
prodotta dalla Palomar di Carlo Degli
Esposti in collaborazione con Rai Fiction. Quando la piccola Flam, verso la fine della terza stagione, ottiene la vista
Come tutti gli adolescenti
si sentono sicuri in gruppo
E si aiutano così a reggere
l’enorme peso della malattia
con un intervento chirurgico, si spaventa
per il dolore dilagante che scopre passeggiando dentro l’ospedale; poi i suoi occhi
nuovi di zecca cadono sui baci di una
coppia, su una coccinella che attraversa
una foglia, sulla potenza del sole, e in
quella bellezza Flam ritrova la pace.
La sequenza comprime l’intero teen
drama diretto da Giacomo Campiotti e
da lui scritto insieme a Sandro Petraglia:
scende la notte più buia e butti qualche
lacrima, poi la vita torna a vibrare e
splendere come il sole che batte spesso
sul terrazzo dell’ospedale.
Non che tutto sia perfetto in Braccialetti rossi: la recitazione dei ragazzi non
sempre è all’altezza, la sceneggiatura non
è al livello delle serie che da tutto il mon-
do ci piombano in casa e ci incollano alla
poltrona, col loro linguaggio decisamente
cinematografico; qualche stereotipo passeggia per la narrazione e la favola abbraccia il realismo fino ad avvolgerlo e
coprirlo. Ma il dinamismo interiore, la
lealtà e il coraggio di questi ragazzi, alla
lunga fanno breccia in adulti e adolescenti fino a diventare per entrambi esempio
positivo.
La direzione ostinata e comune dei
Braccialetti rossi è buona maestra. C’è tanto dolore, è vero, in questo remake della
spagnola Polseres vermelles, a sua volta
tratta dal libro autobiografico di Albert
Espinosa, che ha lottato molti anni contro un cancro: c’è «l’eterna vulnerabilità
di fronte alla morte di un ragazzo», come
la definisce il medico interpretato da Andrea Tidona, e c’è il genitore impotente
di fronte al dolore di un figlio.
Ci sono, però, anche i teneri omaggi
all’amore materno e c’è un dolore capace
di far cogliere l’essenza della vita, ciò che
vale davvero, che sa illuminare il cuore
dell’esistenza umana e formare giovani e
genitori prima stressati e distratti, «che
non sanno vedere», per dirlo con le parole di Rocco, l’imprescindibile del gruppo,
il piccolo in coma che presta la voce narrante alla prima stagione. C’è una gran
voglia di vivere che commuove quanto
l’addio a un personaggio o il ritorno alla
vita di un altro. C’è la gioia per chi ce la
fa, per due occhi che tornano a vedere,
per un cuore che torna a battere, per una
sofferenza che muore e una normalità che
riparte con tutt’altro sapore. Per cogliere
il bello di Braccialetti rossi bisogna accantonare i paragoni alti e guardare senza
sospetto la scelta di un tema così delicato; bisogna abbandonarsi alla dolcezza
che sgorga dalle tante storie raccontate, ai
tocchi di magia sparsi lungo il percorso,
alla tensione ansiogena del medical drama
che si scioglie, però, con puntuali e ossigenanti spruzzate di commedia.
gruppo dei suoi discepoli. Quello di Angela è dunque un libro oscuro e difficile,
“moderno”, nella sua problematica incompiutezza. Esso forza, portandole al limite
estremo, alcune situazioni tipiche dei testi
mistici tardomedievali: una struttura narrativa composita e una formalità letteraria
difficilmente classificabile, una autorialità
plurima, incerta e disseminata, una continua interferenza tra oralità e scrittura, esito della dialettica tra l’estatica e il frater
scriptor.
Il contributo di monsignor Fortunato
Frezza offre adesso uno strumento essenziale alla ermeneutica del libro angelano,
di cui gli studiosi non potranno non tenere conto. D’altra parte, gli interventi che si
sono susseguiti nel convegno folignate
hanno sottolineato i molti problemi ancora aperti. Quale tipo di insegnamento trasmette il memoriale? A chi si rivolge? Chi
sono i legitimi filii degni di avere accesso
alla esperienza di Dio?
Sono state queste le domande poste da
Alvaro Cacciotti, secondo cui la catechesi
di Angela decostruisce dall’interno le leggi
di un manuale organizzato e progressivo
di vita spirituale, ricusando anzi come forma di “appropriazione” anche tutto ciò
che è considerato un bene e un valore.
Un insegnamento che segna un punto
di rottura rispetto a una linea “meritocratica”, che vede nella pienezza della contemplazione il premio dell’umano sforzo,
l’esito quasi scontato di una vita virtuosa,
tutta spesa nella ricerca di Dio. Ma si tratta, fondamentalmente, di una illusione,
ché l’orizzonte di felicità dischiuso dalla
esperienza unitiva non è attingibile per
virtù propria, ma per grazia divina, per un
dono insondabile dell’Altro.
Sul grande motivo dell’amor puro si è
soffermato Emore Paoli, che lo ha riletto
anche alla luce di una ricca tradizione teologica e culturale. È questo un nodo centrale del memoriale: giunta al culmine della propria ricerca, Angela chiude in una
perfetta circolarità il suo itinerario quando
afferma che dire «voglio Dio» in maniera
attiva significa mettersi in relazione con
lui mendaciter, perché il puro volere viene
concesso solo per gratiam.
Il tema della relazione trasformante tra
Dio e l’anima è stato finemente analizzato
da suor Mary Melone: in Angela la vita di
intima unione con Dio non assorbe, ma
potenzia le facoltà della persona. Così,
nelle Instructiones viene denunciata in maniera ancora più esplicita la separazione
tra il puro amore e i processi della conoscenza e dell’azione, tra l’ispirazione interiore e l’esempio della vita e delle buone
opere, quale verrà spesso proclamata nella
lunga storia della mistica ancora prima di
condensarsi definitivamente nella formula
“quietista”.
In questo gruppo di testi, il linguaggio
cambia completamente rispetto alla autobiografia, perché, come ha sottolineato
Massimo Vedova, essi rappresentano un
primo tentativo di riflessione sulla esperienza narrata nel Memoriale. In mancanza di un’edizione critica, la questione testuale e storiografica del corpus di scritti
compresi sotto la impropria denominazione di Instructiones è ancora irrisolta, sia
per quanto riguarda la paternità dei testi e
il loro composito statuto letterario che il
loro rapporto con l’autobiografia spirituale. Si verifica uno spostamento, in cui è
stata letta anche l’esigenza, se non di una
rettifica, di una precisazione del messaggio, una parafrasi elaborata in ambienti
francescani per contenere le “arditezze”
della dottrina angelana e accreditarla.
Anche per questo motivo, forse, le Instructiones hanno attirato in misura minore
l’attenzione della critica, rispetto alla
sconvolgente novità del linguaggio del
memoriale. Ma forse, più che di una spaccatura, si dovrebbe fare riferimento a un
doppio livello della scrittura nell’adozione
di un punto di vista diverso. Vedova ha
infatti valorizzato la complementarietà tra
le due parti del Liber: tornata nel mondo,
Angela parla ormai come una maestra che
si rivolge al gruppo di discepoli e devoti
che si sono messi alla sua divina scuola, e
la sua testimonianza assume anche un forte spessore ecclesiale.
Per questo, nell’aprire i lavori del convegno, il vescovo di Foligno, monsignor
Gualtiero Sigismondi, ha potuto affermare
che Angela è una santa «da ammirare, da
imitare, ma anche da studiare».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
sabato 3 dicembre 2016
Per consacrare la nuova cattedrale
Cirillo
in visita a Parigi
LECCE, 2. «Giungo in questa terra
come pellegrino per incontrare i fratelli di Occidente e respirare l’amicizia e il dialogo». È quanto ha detto
il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, rivolgendosi ai
fedeli nel corso della celebrazione
ecumenica tenutasi ieri sera, giovedì,
nella cattedrale a Lecce, nella prima
giornata della sua visita in terra pugliese. Il leader ortodosso sarà infatti fino a domenica 4 nel capoluogo
salentino e poi a Bari fino a martedì
6 per la festa di san Nicola. Una
terra quella pugliese, ha evidenziato
lo stesso Bartolomeo, «che ancora in
tantissimi siti religiosi e archeologici
testimonia la presenza della Chiesa
d’Oriente e del monachesimo bizantino».
Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato anche in occasione della cerimonia, svoltasi questa mattina presso l’Università del Salento, per il
conferimento al patriarca della laurea magistrale honoris causa in archeologia, per onorarne, spiega il
rettore Vincenzo Zara, il grande impegno «in difesa dell’ambiente, del
patrimonio culturale e della dignità
umana». In questo senso, ha aggiunto il rettore, la sua presenza «ci
ricorda un aspetto importante delle
Il patriarca Bartolomeo in Puglia
Dialogo e amicizia
radici culturali del territorio in cui
operiamo: il Salento, porta d’Italia
che guarda all’O riente».
Proprio ai tanti cristiani d’O riente
vittime in questi tempi di guerre e
persecuzione è andato il pensiero
del patriarca nel corso della celebrazione ecumenica a cui ha preso parte l’arcivescovo di Lecce, Domenico
Umberto D’Ambrosio. «Non possiamo tacere — ha affermato Bartolomeo — questo lacerante grido di dolore dei nostri fratelli cristiani e dei
tanti uomini e donne che soffrono
per la guerra, per il fanatismo, per
la mancanza dei più elementari ge-
Migliaia di persone contro l’estremismo
In piazza l’Indonesia
che vuole pace
neri di prima necessità, fratelli che
in Medio oriente e in tante altre
parti del mondo soffrono per la loro
fede. Alziamo la voce perché abbia
fine tutto questo supplizio e si percorrano vie di conciliazione».
Nella riflessione del patriarca ortodosso anche un giudizio positivo
sull’attuale fase del dialogo tra le
confessioni cristiane, in particolare
con i cattolici. «Se le nostre Chiese
non sono ancora unite nello spezzare il pane e bere al calice di salvezza
— ha detto — certamente stanno
camminando sulla via della riconciliazione, della conversione e del ravvedimento». Uno sguardo condiviso
anche dall’arcivescovo D’Ambrosio,
che ha presentato l’incontro ecumenico come «un momento intenso di
preghiera perché si compia e si realizzi il grande sogno della preghiera
sacerdotale di Gesù, quella che leggiamo nel vangelo di Giovanni: perché tutti siano una sola cosa: come
tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch’essi in noi, perché il mondo
creda che tu mi hai mandato». In
questo senso, ha aggiunto, «anche
se divisi», la preghiera comune di-
venta occasione propizia per invocare «il dono dell’unità che viene dallo stesso Signore».
Per il patriarca ortodosso, tuttavia, il dialogo ecumenico non si
esaurisce sul terreno teologico. Uno
dei grandi punti d’incontro, come è
noto, è ritenuto quello della difesa
del creato. In questa prospettiva,
proprio in queste ore il sito in rete
del patriarcato ecumenico ha diffuso
la dichiarazione che Bartolomeo ha
scritto in occasione del vertice
sull’acqua organizzato a Budapest
dal governo ungherese. Ricordando
l’incontro interreligioso promosso
sul Danubio nel 1999, non ha mancato di rilevare come «la Chiesa non
può essere interessata solo alla salvezza dell’anima, ma è profondamente preoccupata dalla trasformazione di tutta la creazione». Pertanto, «ciò che è una minaccia per la
natura è anche una minaccia per il
genere umano; e quello che è per la
salvaguardia del pianeta è anche per
la salvezza di tutto il mondo». E
quello all’acqua, ha sottolineato, è
un «diritto inviolabile e non negoziabile di ogni essere umano».
MOSCA, 2. Il patriarca di Mosca, Cirillo, sarà da domani a
lunedì a Parigi per consacrare,
domenica 4 dicembre, la cattedrale del nuovo centro spirituale e culturale ortodosso
russo inaugurato il 19 ottobre
scorso in lungosenna Branly,
nel centro della città, a due
passi dalla torre Eiffel. È la
prima visita pastorale che Cirillo effettua in Francia da
quando, il 27 gennaio 2009, è
stato eletto patriarca.
Caratterizzata da cinque
cupole dorate (una più grande per il Cristo, le altre quattro per gli evangelisti), la
chiesa della Santa Trinità è
stata disegnata dall’architetto
francese Jean-Michel Wilmotte e costruita in due anni su
un’area di oltre quattro chilometri quadrati. Il costo del
cantiere, stimato fra i 100 e i
170 milioni di euro, è stato sostenuto per intero dalla Federazione russa, proprietaria del
centro spirituale e culturale.
La cattedrale è sotto la giurisdizione della diocesi di Chersonèse, che raggruppa le parrocchie del patriarcato di Mosca in Francia, Spagna, Svizzera e Portogallo. Prenderà il
posto, come importanza, della
chiesa dei Trois-Saints-Docteurs, un ex garage finora
principale punto di riferimento degli ortodossi russi a Parigi. A ottobre, all’inaugurazione del centro, il rappresentante del patriarca, il vescovo di
Bogorodsk, Antonio, responsabile della Direzione degli
istituti all’estero, ha auspicato
che la nuova cattedrale possa
consentire «la riunificazione
di tutta la comunità ortodossa
russa in Francia».
A nome della Conferenza
episcopale francese, padre
Emmanuel Gougaud, direttore del Servizio nazionale per
l’unità dei cristiani, ha sottoli-
neato l’importanza della visita
di Cirillo a Parigi per la consacrazione del nuovo luogo di
culto, così come dell’incontro
ecumenico (organizzato da
cattolici e protestanti) che si
terrà il 6 dicembre a Strasburgo. «La costruzione di una
chiesa nel cuore della città —
ha spiegato — è sempre segno
di una fede viva. L’ecumenismo si radica nel desiderio di
avvicinarsi a Cristo. Questi
due avvenimenti vi contribuiscono. Non possiamo dunque
che aiutarci ad avvicinarci gli
uni gli altri».
La Chiesa
ortodossa bulgara
sul concilio
di Creta
SOFIA, 2. È stata la prima a decidere,
il 1° giugno scorso, di non partecipare
al concilio svoltosi a Creta dal 16 al 27
dello stesso mese. Ora la Chiesa ortodossa bulgara, in un lungo comunicato, esprime tutte le sue perplessità su
quell’avvenimento, in particolare sul
documento intitolato «Le relazioni
della Chiesa ortodossa con il resto del
mondo cristiano». Pur rispettando gli
sforzi degli organizzatori e dei partecipanti, «il concilio che si è tenuto a
Creta — si legge nella nota — non è né
grande, né santo, né panortodosso».
Come si ricorderà, erano assenti anche
il patriarcato di Antiochia, la Chiesa
ortodossa di Georgia e il patriarcato di
Mosca. Gli ortodossi bulgari, oltre a
sottolineare questa mancanza di unanimità, criticano in più punti il documento sul mondo cristiano, che conterrebbe «numerose espressioni ambigue e termini ecclesiologici impropri»,
rinviando a nuovi approfondimenti.
In Benin si lavora per l’unità dei metodisti
Verso la riconciliazione
JAKARTA, 2. Ribadire pacificamente i principi di tolleranza, amore, unità nella diversità, accoglienza dell’altro, legalità, pace: con questo spirito, indossando fasce
rosse e bianche (colori nazionali dell’Indonesia) milioni di cittadini, fedeli appartenenti a tutte le comunità
religiose, hanno simbolicamente condiviso, mercoledì,
una grande «preghiera per
l’unità», e sono scesi in
piazza in diverse città per
lanciare un messaggio di pace. L’iniziativa è giunta due
giorni prima della nuova
manifestazione, indetta per
oggi, venerdì, da gruppi radicali islamici, che chiedono
al Governo e alla magistratura di arrestare il governatore cristiano di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, accusato di blasfemia.
Attivisti, leader religiosi,
funzionari pubblici, studenti
e rappresentanti della comunità cristiana — riferisce Fides — si sono uniti alla manifestazione caratterizzata da
preghiere, canti e discorsi,
tutti incentrati sul tema
«unità nella diversità» e
sull’urgenza di costruire la
pace e il bene del paese.
«La Chiesa — ha detto
monsignor Agustinus Tri
Budi Utomo, vicario generale di Surabaya — esprime
preoccupazione per l’unità
della nazione e conferma il
sostegno alla Costituzione e
ai principi della democrazia». A Surabaya, dove sono
scese in strada diecimila persone, vi erano molti cristiani.
«Bisogna essere forti e liberi
dalla paura, di fronte alla
verità e alla giustizia», ha ricordato il vicario. Per monsignor Tri Budi Utomo,
l’esperimento del corteo in
tutto il territorio, «è interessante per testare il consolidamento della democrazia in
Indonesia e la consapevolezza di questi valori nella vita
della popolazione. La gente
ha confermato il sostegno
all’esercito e alla polizia, per
salvaguardare il paese».
A Bandung, si è svolta
una preghiera comune guidata da leader religiosi, in
rappresentanza di confucianesimo, induismo, buddismo, protestantesimo, cattolicesimo e islam.
COTONOU, 2. A pochi mesi
dall’avvio del tavolo per la riunificazione, dopo una separazione di
venti anni, la situazione in Benin
pare correre verso una soluzione
di unità. Infatti, il 3 luglio scorso
il presidente della repubblica del
Benin, Patrice Talon, ha dato il
via al processo di riconciliazione
fra le sorelle e i fratelli metodisti
del paese, al fine di pacificare una
situazione di conflitto che si perpetuava da quasi vent’anni.
A raccontare, al sito riforma.it,
gli sviluppi di una situazione che
appariva assai complessa è Conforte Houenou Bonou, presidente
dell’Unione delle donne metodiste
del Benin. Anche la televisione di
stato ha ripreso quest’estate il momento del culto celebrato nella sala rossa del palazzo dei congressi
di Cotonou, alla presenza del capo dello Stato Talon, instancabile
promotore di un processo di riconciliazione fra le due anime del
metodismo africano dopo la crisi
scoppiata in primis per la diversità
di vedute sulle modalità di elezione dei rappresentanti della Chiesa
e poi sulle possibilità di iterazione
dei mandati ottenuti.
La Costituzione della Chiesa
metodista in Benin, redatta nel
1992, prevedeva un massimo di
due mandati autorizzati, della durata di cinque anni ciascuno, dopo
i quali era necessario un cambio
delle figure inserite nei posti chiave. Il rifiuto di seguire simili disposizioni ha portato alla metà
degli anni ’90 alla scissione in due
rami della Chiesa metodista, una
delle principali religioni del paese
con una storia missionaria che
prende avvio addirittura nell’anno
1843. «Dopo anni — ha proseguito
Houenou Bonou — è stato infine
creato un organo di transizione,
composto da rappresentanti delle
due branche metodiste. A questa
commissione è demandato il compito, entro un anno si spera, di
governare il processo di fusione
delle due realtà, per dare vita nuovamente a una sola componente».
Difendeva le donne
Religiosa
congolese uccisa
a Bukavu
BUKAVU, 2. Una religiosa
congolese,
Clara
Agano
Kahambu, è stata uccisa
martedì scorso nella parrocchia Mater Dei di Bukavu
dove era impegnata soprattutto nella promozione e difesa dei diritti delle giovani
donne. Secondo le prime ricostruzioni la suora, appartenente alla congregazione
delle francescane di Cristo
Re e direttrice di un centro
per la formazione professionale, è stata aggredita da un
uomo che voleva rapinarla e
che l’ha colpita mortalmente
con un coltello. L’arcidiocesi
di Bukavu ha diffuso una
nota nella quale sottolinea la
grave situazione di insicurezza in cui si trova il Paese e
ricorda l’opera della religiosa per garantire alle giovani
istruzione e la possibilità di
un futuro dignitoso.
Dichiarazione dei vescovi rwandesi
Memoria e misericordia
KIGALI, 2. «Non si può parlare di misericordia in Rwanda senza parlare di
genocidio»: monsignor Philippe Rukamba, vescovo di Butare e presidente
della locale Conferenza episcopale,
spiega così il significato pastorale della
recente dichiarazione diffusa dall’intero
episcopato in occasione della conclusione del giubileo.
Una presa di posizione che, riconoscendo umilmente i gravi errori del
passato, intende soprattutto contribuire
a sanare le ferite ancora vive della sanguinosa guerra civile e del successivo
genocidio che negli anni novanta del
secolo scorso hanno dilaniato il Paese.
«Ci scusiamo — hanno scritto i vescovi
— per tutti gli sbagli che la Chiesa ha
compiuto. Ci scusiamo, a nome di tutti
i cristiani, per ognuno degli errori
commessi. Siamo rammaricati che
membri della Chiesa abbiano violato il
loro giuramento di fedeltà ai comandamenti di Dio».
Ventidue anni dopo il genocidio in
Rwanda — fra l’aprile e il luglio 1994
circa ottocentomila persone (in maggioranza di etnia tutsi) vennero massacrate a colpi di arma da fuoco e di machete — i vescovi del Paese africano
hanno dunque espresso ufficialmente il
mea culpa per le complicità e la partecipazione di membri del clero e di singoli cattolici alla carneficina.
L’OSSERVATORE ROMANO
sabato 3 dicembre 2016
pagina 7
La preghiera dell’undicesima assemblea plenaria della Fabc
Per le famiglie
e i cristiani della Siria
In Brasile episcopato e governo alleati contro l’aids
Cure per tutti
BRASÍLIA, 2. «Insieme possiamo costruire un futuro senza aids»: è la
convinzione che accomuna l’episcopato cattolico e il governo nella lotta contro questa malattia che in Brasile colpisce oltre ottocentomila persone, il 40 per cento di tutta l’America latina. Questa convinzione è diventata quindi lo slogan della campagna lanciata dalla Conferenza
episcopale brasiliana e dal ministero
Nota dei vescovi
Urge una riforma
della politica
BRASÍLIA, 2. «Inaccettabile per
un Parlamento che si vanta per la
propria onestà e che vuole rispettare il mandato ricevuto»: così la
Conferenza episcopale brasiliana,
in una nota del cardinale presidente, l’arcivescovo di Brasília,
Sérgio da Rocha, sull’ipotesi, al
vaglio della Camera, di concedere l’amnistia a quanti hanno utilizzato “fondi neri” nelle campagne elettorali. Per i vescovi si
tratta di un «affronto alla dignità
del paese» che «delegittima le
elezioni e incoraggia la corruzione, creando confusione tra interesse pubblico e privato». Urge,
invece, «un’ampia riforma della
politica».
della Salute in occasione della giornata mondiale del 1° dicembre, dedicata appunto alla lotta contro il virus. L’iniziativa mira soprattutto a
incentivare la diagnosi precoce e
l’immediato trattamento medico per
chi ha contratto l’hiv, strategie chiave per evitare danni alla salute e ridurre la trasmissione della malattia.
Un’azione mirata, dunque, a diffondere corrette informazioni, metodi
di prevenzione e trattamento.
Le Nazioni Unite stimano che nel
mondo siano ben 36,7 milioni le
persone affette dal virus dell’hiv. Di
queste solo il 57 per cento sa di esserne affetto e di queste soltanto il
46 per cento ha accesso alle cure.
Per questo si stima che negli ultimi
cinque anni 1,1 milioni di persone
siano morte per malattie legate
all’aids. In Brasile, tra i Paesi del
continente americano a più forte incidenza, i malati sono circa 830.000.
E di questi solo il 55 per cento si
sottopone alle cure sanitarie. «La
cura rivolta ai nostri fratelli e sorelle
infettati con il virus dell’aids merita
la nostra speciale attenzione», ha
detto il segretario generale della
Conferenza episcopale monsignor
Leonardo Ulrich Steiner, vescovo
ausiliare di Brasília, il quale, nel
corso della presentazione della campagna, ha ricordato le numerose attività fin qui intraprese dalla comunità ecclesiale. «Noi, come Chiesa —
ha detto — ci siamo resi conto che
non era sufficiente l’accoglienza ma
che è necessario andare incontro alle
persone e risvegliare le coscienze,
facendo in modo che, anche con
l’aiuto del Governo, la società sia
resa consapevole dell’importanza
del problema dell’aids». Infatti, come ha messo in luce il segretario
esecutivo dell’ufficio per la pastorale
dell’aids, fratel José Bernardi, «l’epidemia è complessa e multiforme,
non può essere vinta con un’unica
strategia o da un solo attore sociale.
Per questo credo che sia molto importante che gli operatori pastorali
della Chiesa siano coinvolti nel tentativo di diminuire i tassi di incidenza dell’hiv».
La campagna, oltre che essere diffusa attraverso un sito internet dedicato, si propone di coinvolgere le
11.000 parrocchie del paese. L’obiettivo è quello di convincere la gente
a iniziare il trattamento sanitario appena scopre l’infezione. Un intento
in sintonia con il traguardo ambizioso fissato dalle Nazioni Unite
che vuole rendere, entro il 2020, il
numero delle nuove infezioni a livelli non epidemici. Un obiettivo
riassunto nella formula “90 - 90 90”. Il 90 per cento delle persone
infette deve conoscere la propria
condizione. Il 90 per cento delle
persone con una infezione diagnosticata deve ricevere la terapia antiretrovirale. Il 90 per cento dei casi
trattati deve registrare dei miglioramenti così significativi da non essere
più un agente potenzialmente infettante. «È importante sottolineare
che il trattamento è gratuito e che
per convivere meglio con il virus la
gente dovrebbe iniziare il trattamento il più presto possibile», ha detto
il ministro della salute, Ricardo Barros.
Impegno della Caritas per contrastare l’epidemia da hiv
Nemico da non sottovalutare
ROMA, 2. Una preziosa opera di
informazione e sensibilizzazione
che però deve proseguire ed essere potenziata. È quanto sostiene Caritas italiana che, in occasione della giornata mondiale di
lotta all’aids (1 dicembre) ha fatto il punto della situazione del
progetto nazionale che in due
anni ha coinvolto sedici Caritas
diocesane.
Definiti metodologie e strumenti comuni, le Caritas coinvolte nel progetto, avviato nel
settembre 2014, hanno dato vita
a svariate azioni di sensibilizzazione, informazione e formazio-
ne che si sono concretizzate in
più di duecento interventi, raggiungendo oltre ventimila persone. Tra i destinatari diretti, numerosi ragazzi e giovani: 10.706
quelli incontrati tra scuole, oratori, luoghi di aggregazione e
svago, anche grazie ad articolati
percorsi di informazione e formazione. Questi ragazzi, dopo
aver fatto proprie le informazioni ricevute, le hanno rielaborate,
partecipando a concorsi, confrontandosi
(coadiuvati
da
esperti) all’interno di gruppi facebook, conoscendo persone accolte in case famiglia e condivi-
Il centro Al Alba di Siviglia
Da dieci anni
al fianco delle donne
SIVIGLIA, 2. Ha compiuto 10 anni
«Al Alba», il centro di accoglienza e
sostegno per le donne, fondato a Siviglia dalle suore oblate del Santissimo Redentore. In questi anni, la
struttura ha accolto 2107 ragazze,
che erano state spinte alla prostituzione, offrendo loro riparo e sostegno. Un fenomeno, quello della prostituzione forzata e del traffico di esseri umani, ancora drammaticamente
esteso. Ad «Al Alba» le donne vengono aiutate a recuperare la loro dignità, formandole all’autonomia,
dando loro fiducia e speranza. Il lavoro del centro si svolge con quattro
fasi di intervento: «Il primo passo —
spiega a Fides la superiora — è la
formazione, con l’insegnamento dello spagnolo, più lo svolgimento di
lavori sociali e la manutenzione della casa. Il secondo è la consapevolezza: allora riescono ad andare a
scuola, nei collegi, o all’università, a
incontri con gli assistenti sociali. Il
terzo intervento avviene nei luoghi
dove si esercita la prostituzione: due
squadre si avvicinano alle donne per
tentare un approccio, entrare in contatto. Il quarto è un’intervento socio-educativo con i bambini, offrendo alle donne uno spazio per assistere i loro bambini, in modo particolare quelli più piccoli in età scolare».
dendo con loro momenti di festa, incontri e laboratori esperienziali, infine realizzando insieme ad adulti flash mob e manifestazioni pubbliche, in particolare proprio in occasione del
1° dicembre. Quanto agli adulti,
quelli coinvolti sono stati 7615, a
partire da quanti sono stati incontrati nelle parrocchie, nelle
zone pastorali, nei servizi Caritas, nelle associazioni del territorio, oltre a 919 seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose.
A costoro si aggiungono più
di 1500 persone contattate per
permettere la realizzazione di attività del progetto (dirigenti scolastici, parroci, responsabili di
associazioni, servizi). Inoltre
molti altri cittadini, adulti e giovani sono stati coinvolti nel progetto grazie alle mostre allestite
nelle parrocchie, durante gli incontri, o negli atri di ospedali,
in piazze, in prossimità di case
alloggio, oppure dai manifesti
affissi nelle città, o dalla clip,
dal gadget e dal materiale informativo realizzato.
In Italia, sono circa quattromila le nuove diagnosi di infezione che si registrano ogni anno: oltre il 50 per cento di esse
è tardiva, mentre il 15 per cento
delle persone con infezione hiv
non ne è nemmeno consapevole.
Per molti è come se la malattia
non esistesse più.
Ora le attività di Caritas italiana continuano nelle diocesi finora coinvolte ed è importante
estenderle ad altri territori, affinché l’aids non rimanga un nemico ignoto, di cui ci si ricorda solo in occasione del 1° dicembre.
COLOMBO, 2. Una speciale intenzione di preghiera dedicata alla pace in
Siria fa da sfondo in Sri Lanka ai
lavori dell’undicesima assemblea
plenaria della Federazione delle
conferenze dei vescovi asiatici (Federation of Asian Bishops’ Conferences - Fabc).
«Siamo qui riuniti — ha detto il
cardinale arcivescovo di Bombay e
presidente della Fabc, Oswald Gracias — per discutere e deliberare sulla famiglia, ma non possiamo dimenticare le famiglie in Siria, che
stanno sperimentando sofferenza,
immigrazione e morte, a causa della
guerra civile. In particolare, i cristiani stanno vivendo un momento dav-
società: bambini, giovani, anziani,
poveri, senza tetto, tossicodipendenti, indigeni».
Compito dei delegati eletti da diciannove conferenze episcopali — ha
spiegato padre Raymond Ambroise,
segretario esecutivo dell’ufficio della
comunicazione sociale della Fabc —
è dunque principalmente quello di
delineare nuove linee guida della
pastorale familiare per rendere maggiormente incisiva la presenza della
Chiesa in un contesto così complesso e articolato come la società asiatica, dove i cattolici sono il 3 per cento della popolazione. In questo senso, l’attenzione dei vescovi asiatici
viene posta sulle maggiori difficoltà
occasione il tema dei lavori era stato
«La famiglia asiatica verso una cultura della vita».
Tra i momenti salienti della plenaria di quest’anno anche l’incontro
tra i leader cristiani e quelli di fede
buddista, islamica e indù. Lo Sri
Lanka, come è noto, ha una popolazione a maggioranza buddista (70
per cento). I cristiani, circa il 6 per
cento, sono invece una minoranza
insieme a indù e musulmani. Quello
del dialogo interreligioso, com’è immaginabile, è del resto uno dei fronti principali in cui è impegnata la
Chiesa nell’intero continente asiatico. Proprio in questa prospettiva nel
documento finale del primo incon-
vero difficile. In questa conferenza
dobbiamo pregare per loro».
Quello della famiglia alla luce
della misericordia è il tema fondamentale dei lavori della plenaria in
corso da lunedì 28 fino a domenica
4 nella città di Nagombo, non distante dalla capitale Colombo.
All’appuntamento prendono parte
più di 140 delegati, soprattutto vescovi e sacerdoti, ma anche alcuni
laici, in rappresentanza di vari settori pastorali e anche esponenti di
Chiese orientali.
Obiettivo centrale dell’appuntamento, che si tiene ancora nel clima
spirituale del recente giubileo, quello appunto di cercare nuove vie per
porre la famiglia alla base dell’opera
pastorale della Chiesa locale. Un
approccio ben delineato dal titolo
ufficiale della manifestazione: «La
famiglia cattolica asiatica: la Chiesa
locale dei poveri in missione di misericordia». L’assemblea è stata
aperta con la messa presieduta
dall’inviato speciale del Papa, il cardinale arcivescovo di Ranchi (India)
Telesphore Placidus Toppo, il quale
ha esortato gli operatori pastorali a
non accontentarsi delle tranquille sicurezze — le comfort zones — delle
istituzioni ecclesiali per uscire nel
mare aperto della missione. Le famiglie, ha detto, sono «la nostra speranza e il miglior mezzo di evangelizzazione e di trasformazione». Infatti, anche se le famiglie in Asia sono «chiese domestiche dei poveri»,
esse possono diventare strumenti
«per la loro missione di misericordia
in una regione afflitta da numerosi
importanti problemi».
I lavori veri e propri sono stati invece introdotti dal cardinale Gracias
insieme all’arcivescovo Pierre Nguyên Van Tot, nunzio apostolico nello Sri Lanka, e al ministro per i
Christian Religious Affairs, John
Amaratunga. Tra i principali interventi quello del cardinale Andrew
Yeom Soo-jung, arcivescovo di
Seoul, il quale riprendendo l’invito
del Papa a conclusione del giubileo
ha esortato ad «aprire le porte della
Chiesa, dei sacramenti e dell’affetto.
Esse devono rimanere sempre aperte
per tutti in qualsiasi momento.
Dobbiamo essere aperti in particolare ai membri più vulnerabili della
che le famiglie affrontano in modo
trasversale in tutti i Paesi: relazioni
extraconiugali, assenza di figli, aumento del numero dei divorzi, aumento delle ore di lavoro che porta
a trascorrere meno tempo in famiglia, il proliferare della pornografia,
la piaga dell’aborto, la cultura dello
scarto che sfocia nell’eutanasia, il
dramma dell’immigrazione. Al termine dell’assemblea i vescovi, è stato annunciato, redigeranno un documento, una sorta di guida pratica
sul ministero nella famiglia per la
Chiesa in Asia. Non è comunque la
prima volta che l’assemblea della
Fbc, sorta nel 1972, si occupa in
modo specifico di famiglia. Se ne
parlò ampiamente anche nel 2004 a
Daejeon, in Corea del Sud, nel corso dell’ottava assemblea. In quella
tro cristiano-taoista tenutosi il mese
scorso a Taiwan è stata sottolineata
la necessità di coinvolgere nel dialogo la Fabc, insieme ad altre realtà
come il World Council of Churches
e il Baoan Temple taoista. Un altro
importante campo d’azione per la
Fabc è quello legato alla difesa
dell’ambiente e alla giustizia climatica. Grande risonanza ha avuto lo
scorso anno l’appello che i vescovi
asiatici firmarono insieme al Global
Catholic Climate Movement in vista
della Conferenza mondiale di Parigi
sul clima (Cop21), per sollecitare i
leader
mondiali
ad
adottare
un’agenda ambiziosa per fermare i
cambiamenti climatici, le cui prime
vittime sono spesso proprio le popolazioni più povere e vulnerabili
del continente.
Legion d’onore al sostituto
della Segreteria di Stato
Il sostituto della Segreteria
di Stato, arcivescovo Angelo
Becciu, ha ricevuto le insegne di commendatore della
Legion d’onore. L’altissima
onorificenza gli è stata consegnata dall’ambasciatore di
Francia presso la Santa Sede,
Philippe Zeller, durante una
sobria cerimonia svoltasi nel
tardo pomeriggio dell’1 dicembre a Villa Bonaparte.
All’elogio caloroso dell’ambasciatore, pronunciato parte
in italiano e parte in francese, il sostituto ha risposto in
francese ringraziando per il
riconoscimento. Ricordando
i suoi legami con il paese,
dove è stato consigliere della
nunziatura a Parigi, ha enumerato i diversi santuari visitati, da Sainte-Anne d’Auray
in Bretagna a Mont-SainteOdile in Alsazia. «Ho imparato ad amarlo — ha detto
l’arcivescovo Becciu — nei
suoi uomini e nelle sue donne, nei suoi talenti e nelle
sue stesse contraddizioni, ma
soprattutto nella sua fede
passata e presente». E l’alto
riconoscimento ricevuto non
è un privilegio ma «un impegno rinnovato a pregare» per
la Francia, ha aggiunto il sostituto. Citando poi Le génie
du christianisme di Chateaubriand e l’enciclica Laudato si’, l’arcivescovo Becciu
ha sottolineato l’importanza
di non trascurare l’eredità
che la Francia ha ricevuto
dalla sua storia. Riprendendo poi una frase di Jacques
Maritain in Christianisme et
démocratie il sostituto ha detto che «non solo lo stato
dello spirito democratico
proviene
dall’ispirazione
evangelica ma non può sussistere senza di essa». Oltre a
rappresentanti del corpo diplomatico ed ecclesiastici, alla cerimonia erano presenti,
tra gli altri, il cardinale JeanLouis Tauran e l’assessore
della Segreteria di Stato,
monsignor Paolo Borgia.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
Invito tutte le persone
di buona volontà ad agire
contro il traffico di persone
e le nuove forme di schiavitù.
(@Pontifex_it)
Video di Papa Francesco per la Rete mondiale di preghiera
No alla schiavitù dei bambini soldato
Papa Francesco guarda dritto nella telecamera e in spagnolo dice: «Chiunque tu
sia, se sei commosso come me, ti chiedo
di unirti a questa intenzione di preghiera:
perché sia eliminata in ogni parte del
mondo la piaga dei bambini soldato». È
l’appello lanciato nel video diffuso in rete
(su www.thepopevideo.org con i sottotitoli
in sei lingue) per proporre l’intenzione
universale di preghiera del mese di dicembre. Un breve filmato, toccante, con un
bambino che, con il volto coperto da un
fazzoletto, indossa una divisa militare e
una cartucciera piena di munizioni. Nel
momento in cui si fa riconoscere, si svela
la sua identità e partono le immagini di
ciò che dovrebbe essere la sua vita: una
corsa su un prato dietro a un pallone, la
lezione tra i banchi di scuola, il gioco con
un gruppo di amici. «In questo mondo
che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate — sottolinea Papa Francesco — si
vendono armi che finiscono nelle mani dei
bambini soldato». E noi, aggiunge con
forza, «dobbiamo fare tutto il possibile
perché la dignità dei bambini sia ri-
spettata e porre fine a questa forma di
schiavitù».
Come quelli dei mesi precedenti, il video è prodotto e distribuito dall’agenzia
La Machi in collaborazione con il Centro
televisivo vaticano e fa parte delle iniziative della Rete mondiale di preghiera del
Papa (Apostolato della preghiera) reperibili in internet (www.popesprayer.net) insieme a sussidi per la preghiera personale
e alle informazioni per aderire con donazioni personali ai numerosi progetti sostenuti.
Francisco Goya
«L’ultima comunione
di san Giuseppe Calasanzio»
(1819, particolare)
Agli scolopi l’invito a lavorare per i più piccoli
Con il pane della pietà
e delle lettere
Oggi nel mondo «ci sono milioni di bambini senza accesso all’istruzione»: molti sono
«allontanati dalle loro abitazioni e dalle loro
scuole a causa delle guerre», ma tantissimi
sono «esclusi nelle grandi città» e «limitati
nelle loro aspirazioni e nei progetti per il futuro». Per loro Papa Francesco domanda
«una speciale attenzione educativa» rivolgendosi ai padri Scolopi in un messaggio
inviato al preposito generale, Pedro Aguado
Cuesta, in occasione del quarto centenario
della nascita delle Scuole Pie come congregazione religiosa e del duecentocinquantesimo anniversario della canonizzazione del
fondatore Giuseppe Calasanzio.
Nel richiamare l’opera svolta dal santo
spagnolo per «l’educazione dei fanciulli, che
ai suoi tempi vagavano nelle vie di Roma»
— una sorta di meninos de rua ante litteram
— il Pontefice ha ricordato che «benché le
circostanze nelle quali nacque l’ordine non
siano quelle odierne, le necessità a cui esso
risponde continuano a essere essenzialmente
le medesime: i fanciulli e i giovani hanno
bisogno di chi distribuisca loro il pane della
pietà e delle lettere, i poveri continuano a
chiamarci e a convocarci, la società chiede
di essere trasformata secondo i valori del
Vangelo e l’annuncio di Gesù dev’essere
portato a tutti i popoli e a tutte le nazioni».
Da qui l’invito a vivere questo anno giubilare calasanziano come una nuova «pentecoste degli Scolopi», seguendo «le tracce
che i bambini e i giovani portano scritte nei
loro occhi». L’esortazione del Papa ai religiosi è esplicita: «Guardateli in faccia e fatevi contagiare dalla loro lucentezza per essere
portatori di futuro e di speranza. Dio vi
conceda di trovarvi profeticamente presenti
negli angoli dove i più piccoli soffrono ingiustamente».
Per Francesco, in sostanza, c’è più che
mai bisogno «di una pedagogia evangelizzatrice che sappia trasformare i cuori e la realtà in sintonia con il regno di Dio». L’educazione cristiana, infatti, «apre la possibilità di
cogliere e accogliere la presenza di Dio nel
cuore di ogni essere umano, fin dalla più tenera infanzia». E tutti i bambini «che sono
scolarizzati — afferma — hanno continuamente bisogno di autentici educatori, che li
aiutino a crescere a partire da profonde radici, indichino loro Cristo e li accompagnino
nel cammino della vita».
Dal Pontefice anche una riflessione sullo
stile della vita consacrata, che comporta «un
cammino di continuo e deciso abbassamento». Essere Scolopio, in particolare, «è per
definizione essere una persona in stato di
abbassamento, un piccolo che si può identificare con i piccoli, un povero con i poveri».
L’augurio del Papa ai religiosi è di cercare
«la vera felicità e beatitudine nella bassezza
della croce» e «nel quotidiano abbassamento in mezzo ai fanciulli e ai giovani, specialmente i più poveri e bisognosi».
Congregazione delle cause dei santi
Promulgazione di decreti
Il 1° dicembre, il Santo Padre Francesco
ha ricevuto sua Eminenza reverendissima il signor cardinale Angelo Amato,
S.D.B., prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Nel corso dell’udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la
congregazione a promulgare i decreti riguardanti:
— il miracolo, attribuito all’intercessione del venerabile servo di Dio Giovanni Schiavo, sacerdote professo della
Congregazione di San Giuseppe; nato
l’8 luglio 1903 e morto il 27 gennaio
1967;
— il martirio dei servi di Dio Vincenzo Queralt Lloret, sacerdote professo
della Congregazione della Missione, e
20 compagni, tra i quali sei sacerdoti
professi della stessa congregazione, cinque sacerdoti diocesani, due religiose figlie della carità e sette laici dell’associazione «Figli di Maria della medaglia
miracolosa», uccisi in odio alla fede durante la guerra civile in Spagna tra il
1936 e il 1937;
— il martirio del servo di Dio Teofilo
Matulionis,
arcivescovo-vescovo
di
Kaišiadorys (Lituania); nato il 22 giugno 1873 e ucciso in odio alla fede il 20
agosto 1962;
— il martirio del servo di Dio Stanley
Francesco Rother, sacerdote diocesano;
nato il 27 marzo 1935 e ucciso in odio
alla fede il 28 luglio 1981;
— le virtù eroiche del servo di Dio
Guglielmo Massaja, dell’ordine dei frati
minori cappuccini, cardinale di Santa
Romana Chiesa; nato l’8 giugno 1809 e
morto il 6 agosto 1889;
— le virtù eroiche del servo di Dio
Nunzio Russo, sacerdote diocesano,
fondatore della Congregazione delle figlie della croce; nato il 30 ottobre 1841 e
morto il 22 novembre 1906;
— le virtù eroiche del servo di Dio
Giuseppe Bau Burguet, sacerdote diocesano, parroco a Masarrochos (Spagna);
nato il 20 aprile 1867 e morto il 22 novembre 1932;
— le virtù eroiche del servo di Dio
Mario Ciceri, sacerdote diocesano; nato
l’8 settembre 1900 e morto il 4 aprile
1945;
sabato 3 dicembre 2016
Iniziate in Vaticano le prediche d’Avvento
Il terzo
articolo
«Lo Spirito Santo è la novità teologica e
spirituale più importante del dopo concilio Vaticano II e la sorgente maggiore
della speranza della Chiesa». Su questa
constatazione il cappuccino padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
pontificia, ha centrato la sua prima predica di Avvento, tenuta venerdì mattina,
2 dicembre, nella cappella Redemptoris
Mater del Palazzo apostolico, alla presenza di Papa Francesco. «Beviamo, sobri, l’ebrezza dello Spirito» il tema scelto
per il ciclo di riflessioni.
Certo, ha fatto notare il religioso, «il
concilio non aveva ignorato l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa, ma ne aveva parlato quasi sempre en passant, menzionandolo spesso ma senza metterne in
luce il ruolo centrale, neppure nella costituzione sulla liturgia». Tanto che Yves
Congar scelse «un’immagine forte: uno
Spirito Santo sparso qua e là nei testi,
come si fa con lo zucchero sui dolci, che
però non entra a far parte della composizione della pasta».
«L’intuizione di san Giovanni XXIII
del concilio come “una novella Pentecoste della Chiesa” ha trovato la sua attuazione solo in seguito, a concilio concluso» ha osservato il predicatore. E proprio cinquant’anni fa ha avuto inizio nella Chiesa cattolica l’esperienza del Rinnovamento carismatico, «uno dei tanti
segni, il più evidente per la vastità del
fenomeno, del risveglio dello Spirito e
dei carismi nella Chiesa». Il concilio, del
resto, «aveva spianato la via alla sua
accoglienza parlando nella Lumen gentium della dimensione carismatica della
Chiesa, insieme a quella istituzionale e
gerarchica, e insistendo sull’importanza
dei carismi». E «la rinnovata esperienza
dello Spirito Santo ha anche stimolato la
riflessione teologica», mentre «da parte
del magistero c’è stata l’enciclica di san
Giovanni Paolo II Dominum et vivificantem».
Padre Cantalamessa ha proseguito con
un riferimento a Karl Barth, il quale ha
fatto «un’affermazione provocatoria»,
prevedendo che «in futuro si sarebbe sviluppata una diversa teologia, la “teologia
del terzo articolo” e nello stesso senso si
espresse Karl Rahner». Per “terzo articolo” «intendevano l’articolo del Credo
sullo Spirito Santo». Quel «suggerimento non è caduto nel vuoto: da esso ha
preso avvio l’attuale corrente denominata
appunto “teologia del terzo articolo”»
che affianca e vivifica la teologia tradizionale, proponendosi «di fare dello Spirito Santo non soltanto l’oggetto del
trattato che lo riguarda, la pneumatologia, ma l’atmosfera in cui si svolge tutta
la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica, “la luce dei dogmi”, come un antico padre della Chiesa definiva lo Spirito
Santo».
«Le ragioni che giustificano questo
nuovo orientamento teologico — ha spiegato il predicatore — non sono soltanto
di ordine dogmatico ma anche storico».
Si deve infatti tener «conto di come si è
formato l’attuale simbolo niceno-costantinopolitano», rileggendolo «alla rovescia, cioè partendo dalla fine». Quel simbolo, ha ricordato, «riflette la fede cristiana nella sua fase finale, dopo tutte le
chiarificazioni e le definizioni conciliari;
riflette l’ordine raggiunto alla fine del
processo di formulazione del dogma, ma
non corrisponde al processo con cui la
fede della Chiesa si è storicamente formata e neppure corrisponde al processo
con cui si giunge oggi alla fede viva».
«Nel Credo attuale — ha proseguito —
si parte da Dio Padre e creatore; da lui si
passa al Figlio e alla sua opera redentrice
e infine allo Spirito Santo operante nella
Chiesa». Nella realtà «la fede seguì il
cammino inverso: fu l’esperienza pentecostale dello Spirito che portò la Chiesa
a scoprire chi era veramente Gesù e quale era stato il suo insegnamento e con
Paolo, e soprattutto con Giovanni, si arriva a risalire da Gesù al Padre. È il Paraclito che, secondo la promessa di Gesù, conduce i discepoli alla “piena verità” su di lui e sul Padre».
In altre parole, ha detto il religioso citando anche san Basilio, «nell’ordine
della creazione e dell’essere, tutto parte
dal Padre, passa per il Figlio e giunge a
noi nello Spirito; nell’ordine della redenzione e della conoscenza, tutto comincia
con lo Spirito Santo, passa per il Figlio
Gesù Cristo e ritorna al Padre». E «nella
tradizione occidentale tutto questo è
espresso sinteticamente nella strofa finale
dell’inno Veni creator». Ma «questo non
significa minimamente che il Credo della
Chiesa non sia perfetto o che vada riformato» ha detto padre Cantalamessa: «È
il modo di leggerlo che qualche volta è
utile cambiare, per rifare il cammino con
cui si è formato». Insomma, «tra i due
modi di utilizzare il Credo — come prodotto compiuto oppure nel suo stesso
farsi — c’è la stessa differenza che fare
personalmente, di buon mattino, la scalata del monte Sinai partendo dal monastero di Santa Caterina oppure leggere il
racconto di uno che ha fatto la scalata
prima di noi».
Proprio «con questo intento — ha annunciato il predicatore — vorrei, nelle tre
meditazioni di Avvento, proporre delle
riflessioni su alcuni aspetti dell’azione
dello Spirito Santo, partendo appunto
dal terzo articolo del Credo che lo riguarda e comprende tre grandi affermazioni». In particolare, padre Cantalamessa ha rimarcato che «lo Spirito Santo
non è un parente povero nella Trinità,
non è un semplice “modo di agire” di
Dio, una energia o un fluido che pervade l’universo come pensavano gli stoici;
è una “relazione sussistente”, dunque
una persona». E «non tanto la “terza
persona singolare” quanto piuttosto “la
prima persona plurale”: il “noi” del Padre e del Figlio». Così lo Spirito Santo,
«nonostante tutto, resterà sempre il Dio
nascosto, anche se ne conosciamo gli effetti: è come il vento, non si sa da dove
viene e dove va, ma si vedono gli effetti
del suo passaggio; è come la luce che illumina tutto ciò che sta davanti, rimanendo essa stessa nascosta». Per questo.
ha concluso, «è la persona meno conosciuta e amata dei tre, nonostante sia
l’amore in persona. Ci è più facile pensare al Padre e al Figlio come “persone”,
ma ci è più difficile per lo Spirito: non
ci sono categorie umane che possono
aiutarci a comprendere questo mistero».
Udienza al segretario di Stato
degli Stati Uniti d’America
— le virtù eroiche della serva di Dio
Maria Giuseppa Aubert (al secolo: Susanna), fondatrice dell’Istituto delle figlie di nostra Signora della compassione; nata il 19 giugno 1835 e morta il 1°
ottobre 1926;
— le virtù eroiche della serva di Dio
Luce Rodríguez-Casanova y García San
Miguel, fondatrice della Congregazione
delle donne apostoliche del Sacro Cuore; nata il 28 agosto 1873 e morta l’8
gennaio 1949;
— le virtù eroiche della serva di Dio
Caterina Aurelia del preziosissimo sangue (al secolo: Aurelia Caouette), fondatrice della Congregazione delle suore
adoratrici del preziosissimo sangue di
nostro Signore Gesù Cristo dell’Unione
di Saint-Hyacinthe; nata l’11 luglio 1833
e morta il 6 luglio 1905;
— le virtù eroiche della serva di Dio
Leonia Maria Nastał, suora professa
della Congregazione delle piccole ancelle della beata Vergine Maria Immacolata; nata l’8 novembre 1903 e morta il 10
gennaio 1940.
Nella mattina di venerdì 2 dicembre Papa Francesco ha ricevuto John Forbes Kerry
segretario di Stato degli Stati Uniti d’America