Punito - L`Osservatore Romano
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 278 (47.413) Città del Vaticano sabato 3 dicembre 2016 . Entro il 2050 circa 350 milioni di nuovi migranti a causa degli effetti del surriscaldamento globale Nell’«Amoris laetitia» Apocalisse climatica La compassione del Dio vivente Due terzi della popolazione mondiale vivranno tensioni sociali per la scarsità di risorse idriche di BARTOLOMEO NEW YORK, 2. Il mondo è sull’orlo di un’apocalisse climatica. Il riscaldamento globale rischia di produrre cambiamenti radicali sulla società umana, in primis a livello geopolitico e demografico. Sebbene ancora non esistano stime certe del fenomeno, numerosi studi stanno cercando di quantificarne la portata. Le previsioni più attendibili parlano di almeno 350 milioni di “migranti ambientali” (ovvero migranti causati da rischi legati al clima) entro il 2050. Il dato è stato diffuso ieri nel Desertification Report 2014 dell’United Nations Convention to Combat Desertification (Unccd): entro il 2020 ben sessanta milioni di persone potrebbero spostarsi dalle aree desertificate dell’Africa subsahariana verso il Nord Africa e l’Europa. Un’altra agenzia dell’Onu, l’Un Water, parla di 1,8 milioni di persone che entro il 2025 vivranno in condizioni di scarsità idrica assoluta, mentre due terzi della popolazione globale potrebbero soffrire tensioni sociali dovute alla difficoltà di accesso all’acqua. I dati, ancora, non mancano. Secondo l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Iom), nel 2014 la probabilità di essere sfollati a causa di un disastro è salita del 60 per cento rispetto a quarant’anni fa. Per l’Internal Displacement Monitoring Centre del Norwegian Refugee Council, dal 2008 al 2015 ci sono stati 202,4 milioni di persone delocalizzate o sfollate, il 15 per cento per eventi geofisici come eruzioni vulcaniche e terremoti, e l’85 per eventi atmosferici. Nel solo 2015 gli sfollati interni allo stesso stato sono stati 27,8 milioni, di cui 8,6 milioni provocati da conflitti e violenze e 19,2 milioni da disastri naturali, intensi e violenti. L’Unhcr, nel Global Trend 2016 dà, invece, numeri ben più sostanziosi: 40,8 milioni di profughi interni o sfollati nel 2015. Va detto che la questione del legame tra cambiamenti climatici e migranti non ha ricevuto finora l’attenzione di molti ricercatori e dunque non esistono ancora ricerche approfondite su diverse questioni, tra cui anzitutto lo status di “migrante ambientale”. In effetti, i “migranti ambientali” non rientrano nei parametri della figura di rifugiato riconosciuta dalla convenzione di Ginevra. Per cui, a livello di protezione internazionale, non hanno alcun diritto. Bisognerebbe quindi — dicono numerosi esperti — superare la definizione di rifugiato e in questo l’Europa potrebbe farsi promo- trice presso l’Onu perché vengano riconosciuti diritti ai profughi economici e ambientali. Pochi giorni fa la Fao ha lanciato un nuovo allarme per le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla lotta contro la fame. «Saranno 130 milioni le persone in più che soffriranno la fame e la malnutrizione come causa diretta dei cambiamenti climatici, se continuiamo con le politiche attuali» ha detto Maria Helena Semedo, vicedirettrice generale della Fao. «Questo potrebbe significare non raggiungere il nostro obiettivo di eliminare la fame nel mondo entro il 2030. Nei prossimi quindici anni vivremo un aumento della popolazione e, contemporaneamente, vedremo uno spostamento nelle città, dove è previsto che vivrà il 60 per cento delle persone. Avremo quindi meno persone disponibili a produrre cibo». Servono politiche incisive, basate su misure concrete, che possano favorire le popolazioni più deboli. «Dobbiamo modificare il nostro modo di produrre verso uno più sostenibile, come discusso nell’evento di oggi: è necessario un approccio più integrato, che aiuti le popolazioni a diventare resilienti rispetto ai cambiamenti climatici» ha spiegato Maria Helena Semedo. «Altrimenti diventeranno più povere e aumenterà l’insicurezza alimentare. Il cambiamento dovrà riguardare non solo la produzione, ma anche gli schemi di consumo. Per esempio rispetto agli sprechi e alle perdite alimentari: senza un buon sistema di trasporto e una capacità di congelare i prodotti, parte di quello che produciamo viene distrutto». uando parliamo di Dio, il linguaggio descrittivo che adottiamo è quello dell’amore. E quando parliamo di amore, la dimensione fondamentale attribuitagli è quella divina. Per questo l’apostolo dell’amore definisce Dio come amore (cfr. 1 Giovanni 4, 8). Quando all’inizio dell’anno il nostro caro fratello e vescovo di Roma, Sua Santità Francesco, ha pubblicato l’esortazione apostolica Amoris laetitia, era più o meno il periodo in cui ci siamo recati insieme nell’isola di Lesbo, in Grecia, per manifestare la nostra solidarietà con i rifugiati perseguitati provenienti dal Medio oriente. Il documento papale sulla «gioia dell’amore», sebbene si occupi di questioni pertinenti alla vita familiare e all’amore, riteniamo che non sia scollegato da quella storica visita ai campi profughi. Di fatto, ciò che è subito apparso chiaro a entrambi mentre guardavamo i volti tristi delle vittime ferite della guerra è stato che tutte quelle persone erano singoli membri di famiglie, famiglie spezzate e lacerate dall’ostilità e dalla violenza. Ma come nostro Signore ci ha detto esplicitamenIl patriarca di te riguardo al rapporto tra potere e servizio (cfr. Matteo 20, 26), non dovrebbe essere così tra noi! L’immigrazione non è altro che il rovescio della stessa medaglia dell’integrazione, che certamente è responsabilità di ogni credente sincero. Naturalmente Amoris laetitia tocca il cuore stesso dell’amore e della famiglia, proprio come tocca il cuore di ogni persona vivente nata in questo mondo. Ciò accade perché le questioni più delicate della vita familiare rispecchiano le questioni più fondamentali dell’appartenenza e della comunione. Sia che riguardino le sfide del matrimonio e del divorzio, sia che riguardino la sessualità o l’educazione dei figli, sono tutti frammenti delicati e preziosi di quel sacro mistero che chiamiamo vita. Q Mentre prosegue senza sosta la battaglia tra governativi e ribelli Primi aiuti ai civili che lasciano Aleppo y(7HA3J1*QSSKKM( +]!#!$!z!%! DAMASCO, 2. Circa 30.000 persone fuggite dai quartieri orientali di Aleppo hanno già ricevuto aiuti da parte delle Nazioni Unite. Lo ha detto ieri l’inviato dell’Onu per la pace in Siria, Staffan de Mistura, aggiornando anche il bilancio degli sfollati, saliti a 400.000 nelle zone assediate. Le Nazioni Unite hanno cibo a disposizione per 150.000 persone nella zona occidentale di Aleppo, quella controllata da Damasco, ma non riescono ancora a raggiungere i circa 200.000 civili rimasti nei quartieri orientali, come ha precisato il consigliere di de Mistura per gli Affari umanitari, Jan Egeland. Inoltre, almeno 400 feriti gravi hanno bisogno di «un trasferimento immediato». Egeland ha poi dichiarato che la Russia vuole discutere con l’Onu la creazione di corridoi umanitari per Aleppo. Questo mentre prosegue senza sosta la battaglia che oppone governativi, supportati dai russi, e ribelli, spesso mescolati a gruppi di jihadisti. Ieri sono stati segnalati pesanti scontri in diverse aree nella parte orientale di Aleppo. I governativi hanno annunciato di aver preso il pieno controllo di Sheikh Nuova luce sulla santa di Foligno Angela mistica “normale” ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI A PAGINA 5 Said, un quartiere orientale molto importante dal punto di vista strategico. Il bilancio delle vittime, soprattutto civili, cresce di giorno in giorno a ritmi spaventosi. Tra di essi, c’è anche Anas Basha, un operatore sociale di 24 anni che per mesi ha cercato di far ridere i bambini orfani e traumatizzati dal conflitto, travestendosi per loro da clown. La storia di Anas, ucciso ieri dal fuoco dei cecchini, è stata rilanciata da molti media internazionali. Il padre e la madre avevano lasciato la città quando il governo aveva cinto d’assedio i quartieri orientali, la scorsa estate: lui aveva scelto di rimanere. Il giovane attivista lascia la moglie che aveva sposato due mesi fa e che rimane intrappolata ad Aleppo. Intanto, sul piano politico, funzionari russi con la mediazione Udienza al presidente dell’Uruguay della Turchia lavorano per stabilire contatti con gruppi dell’opposizione siriana. Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, in una conferenza stampa congiunta con l’omologo turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha detto che la Russia è «pronta a colloqui con chiunque» per arrivare a una soluzione della crisi siriana. Su questo, ha proseguito, Russia e Turchia «si stanno confrontando». «Il futuro della Siria deve essere deciso dai siriani» ha spiegato il diplomatico. Negli ultimi mesi sono stati numerosi i commenti e le valutazioni su questo importante documento. Le persone si sono chieste in che modo la dottrina specifica è stata sviluppata o difesa, se le questioni pastorali sono state modificate o risolte, e se norme particolari sono state rafforzate o mitigate. Tuttavia, alla luce dell’imminente festa dell’Incarnazione del Signore — tempo in cui commemoriamo e celebriamo il fatto che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Giovanni 1, 14) — è importante osservare che Amoris laetitia ricorda anzitutto e soprattutto la misericordia e la compassione di Dio, e non soltanto le norme morali e le regole canoniche degli uomini. Indubbiamente, ad avere soffocato e ostacolato le persone è stata in passato la paura che un “padre celeste” in qualche modo detti la condotta umana e prescriva le usanze umane. È vero esattamente l’opposto e i leader religiosi sono chiamati a ricordare a loro stessi, e poi agli altri, che Dio è vita e amore e luce. Di fatto, sono queste le parole ripetutamente sottolineate da Papa Francesco nel suo documento, che discerne l’esperienza e le sfide della società contemporanea al fine di definire una spiritualità del Costantinopoli matrimonio e della famiglie per il mondo attuale. I padri della Chiesa non hanno paura di parlare apertamente e onestamente della vita cristiana. Tuttavia, il loro punto di partenza è sempre la grazia amorevole e salvifica di Dio, che risplende su ogni persona senza discriminazione o disprezzo. Questo fuoco di Dio — diceva nel VII secolo abba Isacco il Siro — porta calore e consolazione a quanti sono abituati alla sua energia, mentre brucia e consuma quanti si sono allontanati dal suo fervore nella loro vita. E questa luce di Dio — aggiungeva nel X secolo san Simeone il Nuovo Teologo — serve da salvezza per quanti l’hanno desiderata e permette loro di vedere la gloria divina, mentre porta condanna a chi l’ha rifiutata e preferito la propria cecità. Nei primi mesi dell’anno giubilare della misericordia, è stato davvero opportuno che Papa Francesco abbia sia incontrato le famiglie dei rifugiati sconfortati in Grecia sia abbracciato le famiglie che sono sotto la sua cura pastorale in tutto il mondo. Così facendo ha non solo invocato l’infinita carità e la compassione incondizionata del Dio vivente sulle anime più vulnerabili, ma ha anche suscitato una risposta personale da parte di chi ha ricevuto e letto le sue parole, nonché di tutte le persone di buona volontà. Di fatto egli ha invitato la gente ad assumersi la responsabilità personale per la propria salvezza, cercando modi in cui poter seguire i comandamenti divini e maturare nell’amore spirituale. La conclusione dell’esortazione papale è dunque anche la nostra conclusione e riflessione: «Quello che ci è stato promesso è più grande di quanto possiamo immaginare. Non scoraggiamoci mai a causa dei nostri limiti, e non cessiamo mai di cercare quella pienezza di amore e di comunione che Dio ci mostra». NOSTRE INFORMAZIONI Nella mattina di venerdì 2 dicembre Papa Francesco ha ricevuto in udienza il dottor Tabaré Ramón Vázquez Rosas, presidente della Repubblica orientale dell’Uruguay, il quale si è successivamente incontrato con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. I cordiali colloqui hanno evidenziato le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Uruguay e il comune interesse per lo sviluppo integrale della persona, il rispetto dei diritti umani e la pace so- ciale. In tale contesto, è stato evidenziato il ruolo e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche nella società uruguaiana, specialmente nella promozione umana, nella formazione e nell’assistenza ai più bisognosi. Nel prosieguo delle conversazioni ci si è soffermati sulla situazione politica nazionale e regionale, con speciale riferimento allo sviluppo delle istituzioni democratiche e alla situazione sociale e umanitaria del continente. Ieri, giovedì 1, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza l’Eminentissimo Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova (Italia), Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee). Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor John Forbes Kerry, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Tabaré Ramón Vázquez Rosas, Presidente della Repubblica di Uruguay, con la Consorte, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Predica d’Avvento Questa mattina, 2 dicembre, nella Cappella «Redemptoris Mater», alla presenza del Santo Padre, il Predicatore della Casa Pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, O.F.M. Cap., ha tenuto la prima predica d’Avvento. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 sabato 3 dicembre 2016 Bandiera colombiana sventola a Bogotá durante una manifestazione a favore dell’accordo con le Farc (Afp) È il primo presidente francese a non presentarsi per il secondo mandato Hollande esce di scena PARIGI, 2. Il presidente francese François Hollande, a sorpresa, ha annunciato di non ricandidarsi per un secondo mandato. Nella storia della quinta repubblica non era mai successo prima che il capo dello stato in carica rinunciasse a ripresentarsi. «Sarebbe stato rischioso»: sono queste le parole centrali del discorso in diretta tv di dieci minuti che Hollande ha rivolto alla nazione dal salone dell’Eliseo. E ha chiarito che la sua ricandidatura poteva indebolire la sinistra «dinanzi al Front National di Marine Le Pen e alla destra di François Fillon». La debolezza partiva dalla troppo bassa popolarità di Hollande, che ha toccato da settimane il 4 per cento, senza segnali di possibile rimonta. Hollande, eletto il 6 maggio del 2012, avrebbe corso il serio rischio di essere battuto già presentandosi a gennaio alle primarie della gauche. Innanzitutto da Manuel Valls, il primo ministro che, dopo aver manifestato più volte l’intenzione di non concorrere contro Hollande, ha fatto poi capire di non poter continuare Punito in Francia chi contrasta l’aborto in rete PARIGI, 2. L’Assemblea nazionale francese ha approvato ieri la proposta del governo di punire chi fa propaganda contro l’aborto su internet. La proposta era stata presentata da una parte dei deputati della maggioranza socialista. Il testo prevede l’estensione della norma del 1993 sul «tentativo di intralcio all’interruzione volontaria della gravidanza» anche ai siti internet che danno in realtà informazioni sull’aborto. La legge del 1993 punisce chiunque tenti di ostacolare una donna che vuole abortire, bloccando l’accesso agli ospedali o esercitando minacce o intimidazioni al personale medico o alle donne coinvolte. La pena può arrivare fino a due anni di prigione e 30.000 euro di multa. Giovani poveri vittime di bullismo e più soli ROMA, 2. In Italia i giovani hanno un reddito inferiore del 26,5 per cento rispetto alle precedenti generazioni. E il 52,7 per cento dei giovanissimi tra gli 11 e i 17 anni ha subito comportamenti offensivi o violenti da parte dei coetanei. Sono alcuni dei dati che emergono dal cinquantesimo rapporto del Centro studi e investimenti sociali italiano (Censis). In tema di redditi, se i giovani sono più poveri dei genitori e dei nonni, gli over 65 anni in media hanno visto aumentare il loro reddito del 24,3 per cento, come effetto di carriere contributive «più lunghe e continuative». In tema di bullismo, a fronte del moltiplicarsi dei casi anche di cyberbullismo, cioè le forme che passano attraverso il web, colpisce la sempre «scarsa consapevolezza della gravità tra gli adulti, in particolare tra i genitori». Tra gli altri aspetti, il numero di trentenni sposati scende dal 28 per cento al 19 per cento e crescono le iscrizioni all’università di figli di immigrati. In generale, il corpo sociale si sente «rancorosamente vittima di un sistema di casta» e questo alimenta il populismo. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va ad assistere impotente alla sconfitta annunciata della sinistra. La presentazione ufficiale della sua candidatura è attesa a giorni. E, secondo le indiscrezioni, Valls lascerà la carica di primo ministro per seguire da vicino la campagna elettorale. Il primo turno del voto presidenziale si terrà in Francia il 23 aprile 2017 e il secondo turno è fissato per il 7 maggio. Hollande ha spiegato di seguire «l’interesse superiore per il paese», considerando che «la sua voce non avrebbe convinto abbastanza». Ma questo non significa che non abbia difeso quanto fatto finora. Ha parlato di «scommessa di far diminuire la disoccupazione, vinta ma troppo tardi». E in tema di terrorismo ha rivendicato di aver «preso provvedimenti necessari, senza mai rimettere in discussione le libertà dei cittadini». Poi ha espresso un rammarico: «La scelta della legge sulla revoca della nazionalità agli accusati di terrorismo doveva garantire la coesione nazionale ma invece ha spaccato la società». Il presidente francese François Hollande (Afp) A fine anno si contano le vittime della tratta e i guadagni dei trafficanti Quanto fruttano cinquemila morti BRUXELLES, 2. A fine 2016 conteremo 5000 morti nel Mediterraneo. È il drammatico bilancio previsto dall’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, mentre le cifre ufficiali del business sui migranti confermano che tutto ciò frutta ai trafficanti sulle coste libiche fino a 325 milioni di euro l’anno. Grandi ha chiesto all’Europa di «riformare il sistema di accoglienza dei migranti», di fronte alla «crisi globale», sottolineando che l’accordo di Bruxelles con la Turchia non è risolutivo e che l’Unhcr propone di considerare la crisi dei migranti come una crisi globale, in cui la Ue può svolgere il ruolo di leader. E Grandi ha chiesto all’Ue di «rafforzare il suo ruolo nella prevenzione dei flussi, supportando gli stati fragili, sia quelli da cui hanno origine i flussi, come Siria, Afghanistan, Somalia, sia quelli che ospitano il 90 per cento dei profughi del mondo, come Libano, Etiopia, Pakistan, Turchia». A questo proposito, l’alto commissario dell’Unhcr ha espresso pieno appoggio alla politica, promossa dall’Italia, dei cosiddetti migration compact che mirano a stabilizzare i flussi nel lungo periodo. Grandi ha annunciato che l’Unhcr presenterà a Bruxelles, la prossima settimana, «un programma dell’Onu di ridistribuzione obbligatoria, cosa che non è accettata al momento da molti stati membri dell’Ue», sottolineando che «il pe- so non può ricadere solo sui paesi di prima linea». E di responsabilità internazionale ha parlato anche il capo dello stato italiano, Sergio Mattarella, sempre all’incontro «Rome Mediterranean Dialogues» che riunisce nella capitale italiana i rappresentanti di 55 paesi. Ha chiesto «un concreto impegno in Africa» contro «il quotidiano stillicidio di vite umane». Oggi partecipano sia il segretario di stato americano, John Kerry, che il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov. Intanto, la missione navale europea «Operation Sophia», nel mar Mediterraneo da dieci mesi, ha documentato come il traffico senza scrupoli di disperati pronti a rischiare la vita per arrivare in Europa sia «grande fonte di reddito sulle coste libiche» e per «gruppi islamisti radicali tra il Sahel e la Libia». Solo in questo contesto, senza considerare le altre rotte, frutta tra i 250 e i 325 milioni di euro all’anno. Migranti in fuga nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Afp) Esplosione in una raffineria nel pavese ROMA, 2. È cessato stamani l’allarme ambientale nel pavese dopo l’esplosione di ieri pomeriggio nella raffineria dell’Eni di Sannazzaro de’ Burgondi. Lo hanno confermato fonti del gruppo petrolifero, precisando che non ci sono segnali di inquinamento significativo dell’aria nella zona e che tutto il personale è rientrato nella raffineria per le quotidiane attività. L’esplosione si è verificata nell’area della raffineria denominata cantiere est 2, una parte dell’impianto di recente realizzazione. GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Sostegno europeo al dialogo colombiano Bruxelles l’accordo per un fondo fiduciario europeo per la Colombia, al fine di rafforzare l’impegno comune dell’Ue e dei suoi stati membri nel successo del processo di pace e per assicurare che tutti i cittadini colombiani ne beneficino». Nel frattempo il governo dell’Ecuador ha ribadito la sua disponibilità a ospitare i colloqui di pace tra le autorità di Bogotá e i guerriglieri dell'Esercito di liberazione nazionale (Eln). Lo ha affermato ieri il ministro degli esteri ecuadoregno Guillaume Long, all’indomani dell’annuncio giunto dal governo della Colombia che ha ribadito l’intenzione di riprendere le trattative il 10 gennaio prossimo. L’Ecuador vuole essere la casa del dialogo, ha aggiunto Long, ricordando che i paesi garanti del processo di pace saranno Brasile, Cile, Cuba, Norvegia e Venezuela. Una delle questioni più delicate da affrontare sarà quella relativa ai reati commessi dai guerriglieri, una parte dei quali potrebbero essere interessati da un’amnistia. BRUXELLES, 2. La ratifica parlamentare del nuovo accordo di pace tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) «conferma la fiducia che abbiamo sempre avuto nel processo di pace». Lo ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, precisando che l’Ue «continuerà ad accompagnare gli sforzi della Colombia» e che il 12 dicembre «sarà firmato a Trump sceglie Mattis alla difesa WASHINGTON, 2. Il generale in pensione James Mattis sarà il nuovo segretario alla difesa degli Stati Uniti. Lo ha annunciato il presidente eletto Donald Trump a Cincinnati, Ohio, dove è impegnato nel suo “tour della vittoria” definendo Mattis «uno dei più grandi, grandi generali» del paese, «il meglio che abbiamo». Ex generale dei marines, 66 anni, in prima linea in Afghanistan e in Iraq, dove ha partecipato alla battaglia di Falluja, comandante dell’Us Central Command fino al 2013, anno in cui è andato in pensione, Mattis è noto per le sue dichiarazioni taglienti e schiette che gli sono valse il soprannome di “Mad dog” (cane pazzo). Contrario alla politica di Barack Obama in Medio oriente e in particolare all’accordo sul nucleare con Teheran, ha definito l’Iran come «la singola più duratura minaccia alla pace e alla stabilità» nella regione. La sua nomina dovrà essere approvata dal Congresso a maggioranza repubblicana, che dovrà autorizzare una modifica alla legislazione attuale in base alla quale un ufficiale in pensione può assumere l’incarico di capo del Pentagono trascorso un periodo di almeno sette anni dal suo ritiro. Medellín omaggia le vittime del disastro aereo BO GOTÁ, 2. Più di cinquantamila persone hanno partecipato la scorsa notte allo stadio Atanasio Girardot di Medellín all’omaggio alla squadra brasiliana del Chapecoense, vittima del tragico incidente aereo di lunedì scorso. Al centro del campo sono state liberate 71 colombe tante quante le vittime del disastro. Alla cerimonia hanno preso parte i ministri brasiliani degli affari esteri, José Serra, e della cultura, Roberto Freire. Con commozione, Serra ha sottolineato che la presenza dei tifosi e dei cittadini alla cerimonia rappresenta «una luce nel buio». Il sindaco di Medellín, Federico Gutierrez, ha aggiunto che «la cosa peggiore che può capitare a una società è l’indifferenza». Accordo tra Bruxelles e Stati Uniti sulla protezione dei dati personali Dopo lo scoppio, si sono levate colonne dense di fumo, notate a chilometri di distanza. Sul posto sono arrivati rapidamente ambulanze e vigili del fuoco. Nessuno è rimasto ferito, a parte un operaio che, scappando, ha riportato una contusione al ginocchio e un altro lievemente intossicato. Paura e preoccupazione nelle campagne e nei paesi limitrofi, con gli abitanti che sono stati invitati a chiudersi in casa. Le cause dell’esplosione sono in corso di accertamento. Servizio vaticano: [email protected] Ecuador disponibile a ospitare i colloqui con l’Eln BRUXELLES, 2. Via libera dell’europarlamento, ieri, alle linee guida per una maggiore protezione dei dati personali scambiati fra Ue e Stati Uniti nell’ambito delle attività di contrasto alla criminalità. Si tratta del cosiddetto «accordo ombrello» una intesa che introdurrà standard più esigenti e vincolanti sul trasferimento di tutti i dati personali, nomi, indirizzi o precedenti penali, scambiati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti a scopi di prevenzione, individuazione, indagine e perseguimento di reati, compreso il Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale terrorismo. Come ha sintetizzato il relatore del provvedimento, l’eurodeputato tedesco Jan Philipp Albrecht, «in futuro ci saranno finalmente norme vincolanti di qualità e diritti chiari per i cittadini di entrambe le sponde dell’Atlantico. Dopo sei anni di negoziati — ha aggiunto Albrecht — i diritti fondamentali dei cittadini saranno meglio protetti rispetto all’attuale standard di mero reciproco riconoscimento delle norme». Il testo, approvato con 481 voti in favore, 75 contrari e 88 astensioni, Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 non è una base giuridica per il trasferimento dei dati, ma protegge quelli già scambiati con una base legale. Secondo le linee guida, i cittadini dei ventisette paesi dell’Unione europea e degli Stati Uniti avranno diritto a essere informati in caso di violazioni della sicurezza dei dati, ma anche a poter correggere le informazioni inesatte e a chiedere il risarcimento dei danni. Il processo di approvazione delle linee guida prevede ora un ultimo via libera da parte del Consiglio europeo. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. 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L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen ha incontrato ieri il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi ad Aden, nel sud del paese, in un colloquio per cercare di mettere fine al sanguinoso conflitto che dura da oltre due anni. Ismail Ould Cheikh Ahmed si è intrattenuto diverse ore con Hadi nel palazzo presidenziale di Al Maachiq. Si è trattata della prima visita dell’inviato speciale dell’Onu ad Aden che è diventata la “capitale provvisoria” delle forze lealiste appoggiate da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita dopo l’occupazione di Sana’a — nel settembre del 2014 — da parte dei ribelli huthi appoggiati dai miliziani dell’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh. In un video inviato ai giornalisti, il mediatore dell’Onu per lo Yemen ha dichiarato di aver voluto indirizzare «un messaggio di rispetto» al presidente Hadi recandosi nella seconda grande città del paese. L’obiettivo della visita era di «rilanciare il dialogo per una soluzione pacifica» ha affermato Ismail Ould Cheikh Ahmed, sottolineando di aver percipito «molta disponibilità» da parte del presidente yemenita. La decisione unilaterale dei ribelli huthi di nominare un loro governo a Sana’a «è un nuovo e inquietante ostacolo al processo di pace» ha detto l’inviato speciale dell’Onu aggiungendo che «questa iniziativa non è nell’interesse del popolo yemenita in questi tempi difficili per il paese». In precedenza anche il presidente Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale, aveva accusato i ribelli huthi di voler distruggere il processo di pace. Il drammatico conflitto nello Yemen — spesso oscurato dai media internazionali — ha già provocato, secondo stime dell’O nu, oltre 7100 morti, 37.000 feriti e almeno tre milioni di sfollati. nuovi aiuti per una popolazione allo stremo. Nel corso di un briefing con i giornalisti, Krahenbuhl ha detto: «Non è accettabile lasciare che centinaia di migliaia di persone soffrano per le guerre che si sono registrate nella striscia di Gaza e per la dura condizione quotidiana in cui vivono». La popolazione della striscia, circa due milioni di persone, vive sotto l’amministrazione di Hamas, il movimento islamico che ha preso il controllo del territorio palestinese nel giugno 2006 in seguito a violenti scontri con i rivali di Al Fatah. Da quel momento, si è creata una situazione di completo stallo e di periodiche violenze con Israele, che ha imposto il blocco alla striscia. Hamas non fa parte dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) né riconosce Israele. Negli anni scorsi, l’esercito israeliano ha lanciato tre offensive militari su larga scala contro la striscia di Gaza per contrastare Hamas e le formazioni paramilitari che gli sono collegate. Il principe ereditario Maha Vajiralongkorn Nuovo re per la Thailandia BANGKOK, 2. La Thailandia ha un nuovo re. Il principe ereditario Maha Vajiralongkorn, figlio del venerato re Bhumibol Adulyadej, morto il 13 ottobre scorso, ha accettato ieri l’invito rivoltogli dall’assemblea nazionale di Bangkok ed è stato proclamato nuovo monarca. Lo ha confermato in televisione il primo ministro, Prayuth Chan-ocha, a capo della giunta militare al potere dal colpo di stato del maggio 2014. Vajiralongkorn (64 anni), il cui nome ufficiale è Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun, regnerà con il titolo di Rama X . Per i thailandesi, che per sette decenni avevano conosciuto un solo re, è senza dubbio l’inizio di una nuova era. In un comunicato diffuso dall’ufficio di pubbliche relazioni del palazzo reale, il nuovo re ha dichiarato di volere lavorare «per il beneficio del popolo». L’incoronazione avverrà verosimilmente non prima della fine del prossimo anno. Bisognerà infatti attendere il termine dell’anno di lutto nazionale e la successiva cremazione del defunto Bhumibol, la cui salma è tuttora conservata al palazzo reale e meta di folle di thailandesi che la omaggiano ogni giorno. Innalzato il livello di allerta terrorismo Dopo le sanzioni decise dall’O nu Attentato sventato a Manila Minacce di Pyongyang MANILA, 2. Le Filippine hanno innalzato il livello di allerta terrorismo dopo l’attentato sventato ieri nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti a Manila. Lo ha riferito il capo della polizia nazionale, Ronald de la Rosa, nel corso di una conferenza stampa, spiegando che il nuovo livello permetterà alle forze di sicurezza di istituire posti di blocco e di condurre incursioni contro i covi di gruppi terroristici. Due filippini sono stati arrestati dopo il fallito attentato. Si pensa, indicano gli inquirenti, che facciano parte del gruppo terroristico Maute, con sede nel sud del paese asiatico. Da quanto è emerso, i due intendevano farsi notare dal cosiddetto stato islamico (Is) per poi ricevere finanziamenti. I sospetti hanno ammesso che inizialmente volevano far detonare un ordigno esplosivo nel parco Rizal di Manila, dove ci sarebbe stato un maggior numero di vittime. Al non riuscito attentato è seguito un analogo fallimento vicino all’ambasciata statunitense, nel quartiere diplomatico della capitale. Militare filippino nelle strade di Manila (Ansa) Elezioni presidenziali nel Gambia BANJUL, 2. Il Gambia si è recato ieri alle urne per per eleggere il nuovo presidente. Tre i candidati in lizza: il capo dello stato in carica, Yahya Jammeh, arrivato al potere nel 1994 con un colpo di stato, Adama Barrow, sostenuto da una coalizione di partiti dell’opposizione, e Mammah Kandeh, leader del Gambia Democratic Congress, un partito d’opposizione costituito soltanto pochi mesi fa. Non esistono sondaggi ufficiali nel paese africano, ma alcuni analisti ritengono che Jammeh rischia seriamente di essere sconfitto da Barrow, un uomo d’affari nel settore dell’immobiliare, già leader dell’United democratic party. Il braccio di ferro tra Barrow e Jammeh apre possibili scenari di contestazioni violente dopo l’annuncio dei risultati, previsto nei prossimi giorni. Un antico sistema, «Il mondo dovrebbe essere più preoccupato del costo umanitario di dieci anni di blocco imposto su Gaza» ha sostenuto Krahenbuhl. «Se si continua semplicemente a guardare quello che succede a Gaza, la situazione non migliorerà nei prossimi anni. Questo significa che aumenteranno le sofferenze dei bambini, degli anziani e delle donne». Il commissario dell’agenzia dell’O nu ha anche fatto notare che oltre il 65 per cento degli studenti delle scuole gestite dall’Unrwa a Gaza non riescono a trovare lavoro a causa delle dure condizioni di vita, dell’aumento della povertà e dei tassi di disoccupazione. «Circa il novanta per cento degli scolari non sono mai stati fuori da Gaza da quando sono nati». Inoltre, non ci sono soldi sufficienti per ricostruire adeguatamente strutture e impianti. D’altro canto — come sottolineano molti esperti — l’amministrazione di Hamas non riesce a far fronte adeguatamente ai bisogni di una popolazione che sente la necessità di nuove condizioni di vita. quello delle biglie da introdurre in bidoni di metallo, sarà utilizzato per votare, al posto delle classiche schede. Nel 2015, il pil del Gambia è aumentato del 4,7 per cento rispetto all’anno precedente, ma il 60 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Le principali risorse del paese sono l’agricoltura (in particolare le arachidi) e il turismo. Le casse dello stato sono in sofferenza a causa dell’elevato tasso di indebitamento. Una delle principali sfide socioeconomiche del paese è quella dell’urbanizzazione galoppante e selvaggia, con il 50 per cento della popolazione che vive già in città. Lo scorso dicembre, Jammeh aveva unilateralmente deciso di trasformare il Gambia in repubblica islamica, mentre nel giugno del 2015 aveva fatto espellere dal paese la rappresentante dell’Unione europea. PYONGYANG, 2. Nuove minacce da parte della Corea del Nord che ha accusato il Consiglio di sicurezza dell’Onu di violazione della propria sovranità dopo il varo — all’unanimità — di un nuovo pacchetto di sanzioni contro Pyongyang in risposta al quinto test nucleare di settembre. In un comunicato del ministero degli esteri, la Corea del Nord ha minacciato l’adozione di «misure di autodifesa più forti». Nella nota si sottolinea anche che Pyongyang proseguirà lo sviluppo dei piani nucleari attribuendo agli Stati Uniti il ruolo guida nella stesura della risoluzione. La risoluzione 2321 adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite prevede nuove sanzioni contro la Corea del Nord allo scopo di ridurre del 25 per cento il suo export puntando soprattutto sul taglio del 60 per cento del carbone fino a 400,9 milioni di dollari o 7,5 milioni di tonnellate annue. La stretta, con il carbone che è la risorsa primaria per la raccolta di valuta estera (la Cina è il principale importatore), riguarda altre materie prime come rame, nickel, argento e zinco, e manufatti come le statue, esportate in tutto il mondo. E il governo di Tokyo ha deciso di inasprire le sanzioni unilaterali verso Pyongyang in risposta al quinto test nucleare condotto dai Prosegue la battaglia per liberare Sirte Violenti scontri tra milizie rivali a Tripoli TRIPOLI, 2. Cresce la tensione anche nella capitale libica, mentre proseguono le battaglia contro i jihadisti a Sirte e a Bengasi. È di almeno otto miliziani morti il bilancio dei combattimenti di ieri tra milizie rivali a Tripoli. Lo rende noto l’agenzia libica Lana citando fonti dell’ospedale Al Khadraa. Negli scontri sono coinvolte una milizia della capitale e altre formazioni armate di Misurata. Fonti all’agenzia hanno aggiunto che «cecchini sono presenti sui tetti di alcuni edifici in prossimità dell’area degli scontri». E a riscontro della gravità della situazione nel paese dal primo al 30 novembre 2016 la missione Onu in Libia (Unsmil) ha documentato 89 casi di vittime fra i civili, che includono 38 morti, tra cui otto bambini e tre donne, e 51 feriti, nel corso degli scontri esplosi nel paese nordafricano. La maggioranza delle vittime sono state causate da bombardamenti aerei, sparatorie e conflitti a fuoco e da autobombe. L’Unsmil ricorda a tutte le parti coinvolte nel conflitto che gli attacchi diretti contro i civili sono proibiti. Intanto, le milizie libiche impegnate a Sirte nella campagna militare contro il cosiddetto stato islamico (Is) hanno reso noto che nelle ultime ore hanno «preso il controllo di un certo numero di abitazioni nel quartiere di Giza Al Bahareya», ultimo bastione dei jihadisti nella città, «grazie alla loro avanzata nell’area». Le stesse forze hanno aggiunto di avere «trovato i cadaveri di dieci elementi dell’Is». Anche a Bengasi violenti scontri fra le forze militari del generale Khalifa Haftar e i miliziani dell’Is hanno investito l’area occidentale della città con un bilancio di «almeno 30 jihadisti uccisi». E l’ufficio stampa del centro medico di Bengasi ha reso noto che «due esplosioni, causate da ordigni, hanno investito la struttura arrecando danni materiali, ma nessuna vittima». Dal canto suo, il generale Haftar — nel corso della sua missione a Mosca — ha affermato che «la Russia rispetta l’embargo sulle armi» in Libia. Il generale, alla guida delle forze legate al parlamento di Tobruk, ha inoltre dichiarato che se verrà revocato l’embargo dell’Onu sulle armi in Libia, l’esercito nazionale da lui guidato potrebbe chiedere «l’assistenza di esperti russi. Non vogliamo creare problemi ai nostri amici russi con la crisi libica», ha affermato il generale, che apprezza «l’interesse» di Mosca «alla stabilizzazione» della Libia. Inoltre Haftar non ha escluso un ruolo per le società russe nel ripristino delle infrastrutture libiche devastate dal conflitto. nordcoreani lo scorso settembre. Il premier giapponese, Shinzo Abe, ha spiegato che verranno introdotte nuove restrizioni sul commercio e verrà allargata la lista di persone, organizzazioni e società armatoriali che fanno affari con la Corea del Nord, incluse le associazioni che hanno la sede legale in Cina. Nasce in Cina il gigante della siderurgia PECHINO, 2. La Cina ha ufficializzato ieri la maxifusione di due gruppi siderurgici, annunciata da Pechino alcune settimane fa, che porta alla creazione del secondo maggiore gruppo mondiale dell’acciaio: la China Baowu Steel. L’intesa nasce dalla combinazione della Baosteel, gruppo siderurgico con base a Shanghai, e della Wuhan Iron and Steel Group, che ha la sede a Hubei, nella Cina centrale. Con attività cumulate stimate per 730 miliardi di yuan, pari a quasi cento miliardi di euro, e oltre 228.000 dipendenti, sarà seconda unicamente al colosso indo-europeo Arcelor Mittal. I due gruppi andranno così a formare un gigante che avrà una produzione di oltre 60 milioni di tonnellate di acciaio l’anno Baosteel e Wuhan Iron and Steel Group — ricordano gli analisti economici internazionali — occupavano rispettivamente il quinto e l’undicesimo piazzamento a livello mondiale sul settore dell’acciaio, con una capacità produttiva cumulata che nel 2015 risultava pari all’8 per cento dell’intera produzione nazionale cinese. Attraverso l’intesa, il governo di Pechino intende migliorare l’efficienza e ridurre il numero delle imprese siderurgiche cinesi, che restano oltre le 100 unità e coprono la metà della produzione mondiale. Subito soprannominata Baowu, indicano gli esperti del settore, il suo primo compito sarà però intervenire sul problema dell’eccesso produttivo che coinvolge tutti i gruppi cinesi e che, scaricandosi sul mercato mondiale a prezzi ribassati, provoca continui attriti, specialmente con l’Unione europea. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 sabato 3 dicembre 2016 Come si conservano i musei Più prevenzione e meno restauri di ANTONIO PAOLUCCI In Francia mostra sulla Maddalena Passione rivelata da Bourg-en-Bresse LUISA NIEDDU l monastero reale di Brou a Bourg-en-Bresse ricorda dal 29 ottobre — prima tappa di una mostra itinerante dal titolo Marie-Madeleine, la Passion révélée — il mistero di questa personalità, che riveste un ruolo centrale nella storia del cristianesimo. La grande fabbrica ospitante la mostra, composta di un monastero e di una chiesa dedicata a san Nicola da Tolentino in gotico flamboyant, fu promossa nei primi del Cinquecento da Margherita d’Asburgo, per onorare la memoria di Filiberto II di Savoia, defunto sposo, e dei I Guido Reni, «Maddalena in preghiera» (1630, particolare), una delle opere in mostra suoceri Margherita di Foix e Francesco II duca di Bretagna. Come descritto nella sezione conclusiva del percorso l’arciduchessa, devotissima della santa, richiese a più riprese la sua rappresentazione nelle vetrate della chiesa e a coronamento dell’imponente pala scultorea delle Set- te Gioie della Vergine, affianco a Santa Margherita e alla Madonna col Bimbo, eretta al centro. Tra sculture, dipinti, codici miniati, incisioni, dal XII secolo sino ai nostri giorni, l’esposizione raccoglie circa cento capolavori dell’arte occidentale, che delineano l’evoluzione iconografica e semantica di questo tema nodale del dibattito teologico. Col sermone del 591, Gregorio Magno comprovò l’identificazione di Maria di Magdala, con Maria di Betania, sorella di Lazzaro, colei che unse di profumi i piedi di Cristo, con la peccatrice anonima di Luca, incoraggiando straordinariamente l’evoluzione del culto. Ad attestare questo primo capitolo della mostra, si colgono due pezzi d’arte medievale, di cui un bassorilievo borgognone del 1230, in pietra calcarea, proveniente dalla collegiata di Semur-en-Auxois, oggi al museo municipale, raffigurante la Maddalena ai piedi di Cristo durante la cena di Simone Fariseo, e un cofanetto limosino del XII secolo, con l’analogo tema. Si riteneva che la celebre cassa, detta di Nantouillet, conservata presso il museo Bossuet di Meaux, contenesse le stesse reliquie della santa, dei santissimi Cosma e Damiano, di santa Caterina e san Giorgio. Attorno al Tre-Quattrocento, tanto in Italia quanto nella pittura franco-fiamminga, cresceva il culto della Maddalena «cortigiana e mirrifora» come è illustrato dalla miniatura a piena pagina recante Marie-Madeleine myrrophore. Heures à l’usage de Rome, nel manoscritto lionese del 1490, appartenente alla Biblioteca nazionale di Francia. Con l’evolversi dell’arte verso un senso maggiormente scenografico della rappresentazione, la santa peccatrice comparve sempre più frequentemente nelle scene della Passione, dalle incisioni esposte di Albrecht Dürer e Gustave Doré, dal Cristo e la Maddalena di Auguste Rodin, alle consecutive attestazioni pittoriche con la Maddalena in lacrime che annuncia agli apostoli la sparizione del corpo di Cristo di Alessandro Tiarini (1630), del museo di Beauvais, alla Deposizione di Simon Vouet, presso il museo Malraux di Le Havre (1635). Dal racconto di Giovanni, l’iconografia della santa si concentrò sulla rappresentazione di uno dei momenti evangelici più salienti: il Noli me tangere, il cui forte significato teologico, di una corporeità che non appartiene più al mondo terreno, viene attestato principalmente nel fastoso dipinto di scuola anversese di Abraham Janssens e Jan Wildens (1620). Musei Vaticani sono una macchina che «lavora» (il termine industriale è in questo caso del tutto appropriato) più di 6 milioni di visitatori all’anno (erano 6.002.251 al 31 dicembre del 2015) con picchi di 20-25.000 al giorno nei periodi di massima affluenza. L’orario ufficiale di apertura è dalle 9 alle 18 ma se si considerano le fasce dedicate alle visite speciali (la mattina dalle 7, la sera dalle 18 alle 22) possiamo dire che la «macchinamusei» è attiva, ogni giorno di apertura, per 15 ore su 24. Prima di entrare nel merito della pubblicazione che le mie righe introducono, è necessario avere l’idea delle dimensioni quantitative di un fenomeno che tollera pochi confronti al mondo. I delle condizioni conservative) delle opere esposte o in deposito. Quest’ultimo servizio, coordinato e vigilato dall’Ufficio del Conservatore, è affidato alla ditta Croma la quale, vincitrice di regolare gara e al costo annuale di circa trecentomila euro, mette in opera ogni giorno dell’anno, a orario di lavoro pieno, una decina di giovani restauratori diplomati I.S.C.R. e/o O.P.D. Gli anni recenti (2013-2014) hanno visto l’Ufficio del Conservatore (d’intesa e in collaborazione con il Laboratorio delle termiche e a oscillazioni di umidità interna rischiose per la corretta conservazione delle tavole dipinte: così sono stati avviati e sono in corso di progettazione, e in parte di realizzazione, nuovi sistemi di climatizzazione interna. Propone le provvidenze che si possono mettere in opera in questo o in quel settore dei musei: a volte anche soltanto uno schermo per la luce esterna o una vetrina climatizzata. Sempre meno restauri e sempre più conservazione preventiva e manutenzione programmata. Questo sacrosanto assioma ha attraversato come un mantra la mia carriera di soprintendente e di direttore di museo nella amministrazione italiana dei Beni Culturali. Devo dire, però, e lo dico con dispiacere, che solo in Vaticano mi è stata data la possibilità di tentare, almeno di tentare, di mettere in pratica quell’aureo principio. Solo l’amministrazione vaticana mi ha offerto le risorse finanziarie e umane per avviare il progetto cui questo libro rende testimonianza. Da ciò la mia doverosa gratitudine a quelli che, in gergo vaticano, si chiamano «i reverendi superiori» e, fra tutti e A sinistra, una scala di accesso Sotto, i termoigrometri a pennino durante la calibrazione annuale Il gruppo del «Laocoonte» sottoposto a spolveratura nel cortile ottagono del museo Pio Clementino I Musei Vaticani sono grandi: sette chilometri di percorso attraverso gallerie, sale, giardini interni. Sono un sistema di musei e quindi comprendono molte specificità collezionistiche (affreschi, sculture, metalli, tessuti, manufatti etnografici, etruschi, egizi, opere di arte moderna e contemporanea) e dunque molte diversità in termini di materiali costitutivi, di tecniche e di conseguenti necessità conservative. Si aggiunga che i Musei Vaticani sono una delle riserve più importanti al mondo di opere di archeologia e di arte antica e moderna richieste per le mostre che si moltiplicano ovunque in Italia, in Europa, negli Stati Uniti d’America e in Estremo Oriente. Nel solo 2015, il nostro Ufficio Mostre, tenuto da Andrea Carignani, ha curato 58 pratiche di esportazione per mostre in Italia e all’estero che Per un volto umano delle città Nel pomeriggio di martedì 6, presso il Palazzo della Cancelleria, si terrà la ventunesima seduta comune delle Pontificie Accademie sul tema «Scintille di bellezza. Per un volto umano delle città». Durante l’incontro il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, consegnerà — a nome di Papa Francesco — il premio delle Pontificie Accademie a due giovani artisti e darà lettura del messaggio del Pontefice. I lavori saranno introdotti dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e del Consiglio di coordinamento tra le Accademie Pontificie. hanno coinvolto molte centinaia di opere di archeologia e di arte per una copertura assicurativa globale vicina a 500 milioni di euro. C’è poi, ed è questo l’aspetto al quale un direttore deve tenere di più, l’uso culturale, didattico e scientifico dei Musei. Ogni giorno le nostre collezioni sono percorse dagli operatori del servizio educativo diretto da Maria Serlupi, ogni giorno i colleghi curatori sono chiamati a confrontarsi con studiosi che vengono nei Musei del Papa per studiare una epigrafe, per visitare i depositi, per analizzare un affresco, per valutare documenti e inventari. È il mondo della scienza al quale un grande museo deve saper fornire la migliore accoglienza e l’ascolto più scrupoloso e competente. Nel servizio della «macchinamusei» sono impegnate mediamente ottocento persone: custodi per lo più, poi amministratori, addetti all’accoglienza, tecnici di varie discipline, cinquantatré restauratori di diverse specializzazioni (pitture mura- Calendario con i giorni di chiusura del museo firmato da Antonio Canova, direttore dal 1801 al 1822 li e dipinti su tela e tavola, sculture, materiali etnografici, metalli, carta) e curatori, naturalmente, in numero di undici: archeologi classici, etruscologi, egittologi, etnografi, epigrafisti, storici dell’arte. Da quanto ho detto finora credo che emergano bene i caratteri distintivi dei Musei Vaticani: la vastità e la varietà tipologica e materica dei manufatti archeologici, artistici ed etnografici ivi conservati e insieme la pluralità degli usi ai quali il patrimonio è sottoposto, dalla pressione antropica del turismo dei grandi numeri alla movimentazione delle opere per le mostre, per i restauri, per le esigenze scientifiche. Nasce dalla consapevolezza di questa realtà e di questi problemi il libro che qui si presenta. È la prima volta che la manutenzione, intesa come controllo ambientale e monitoraggio delle condizioni conservative del patrimonio esposto e in riserva, si applica a uno dei più grandi musei del mondo, un museo paragonabile per dimensioni e pressione turistica al Louvre di Parigi o al Metropolitan di New York. Tutto è cominciato con la istituzione, nel 2008, dell’Ufficio del Conservatore, un servizio da me affidato a Vittoria Cimino, una collega che, per formazione classica, laurea in materie scientifiche e diploma all’Istituto Centrale del Restauro, mi sembrava dotata dei titoli culturali e professionali meglio adatti all’incarico. Oggi l’Ufficio del Conservatore, coadiuvato da un personale di tre operatori (Marco Maggi, Alessandro Barbaresi, Matteo Mucciante), cura il sistematico monitoraggio ambientale e climatologico degli ambienti che ospitano le collezioni e segue la manutenzione ordinaria (depolveratura, controllo di umidità e temperatura, revisione Ricerche Scientifiche di Ulderi- più di tutti, al mio amico monco Santamaria e di Fabio Mor- signor Paolo Nicolini, delegato resi, con i colleghi della Dire- per gli affari amministrativi e zione Generale dei Servizi Tec- del personale. nici diretta da P. Rafael García de la Serrana Villalobos oltre che con Mauro Matteini e Paolo Mandrioli del Cnr italiano) impegnato nella Pubblichiamo la prefazione al libro di messa in opera dei Vittoria Cimino Come si conserva un nuovi impianti di cligrande museo. L’esperienza dei Musei matizzazione, conVaticani (Città del Vaticano, Edizioni trollo delle emissioni Musei Vaticani, 2016, pagine 165, euro di anidride carbonica 45). Il volume sarà presentato il 19 e abbattimento degli dicembre all’Accademia di San Luca da inquinanti, oltre che Francesco Moschini, Antonio Paolucci di illuminazione Led e Salvatore Settis. nella Cappella Sistina. Il convegno internazionale di studi che ha accompagnato I Musei del Papa sono famosi l’impresa (2014) e la pubblicazione, in italiano e in inglese, nel mondo, il Vaticano con le dei relativi atti stanno a dimo- sue collezioni d’arte, con la strare l’importanza di quella Cappella Sistina e le Stanze di operazione; una operazione che Raffaello, con il Laocoonte e i media e la comunità scientifica l’Apollo del Belvedere, esercita hanno considerato tanto necesuna suggestione mediatica che saria quanto esemplare. Questo libro è il risultato di non teme confronti. Tutto ciò, otto anni di lavoro sulla «mac- io mi auguro, può giovare alla china-musei». Ne analizza la fi- diffusione e al successo di quesiologia, ne registra per così dire sta pubblicazione. Io vorrei che il respiro attraverso le mutazioni essa diventasse esemplare, che di ambiente, di clima, di tempe- fosse accolta come un modello ratura nel trascorrere dei giorni di scienza della conservazione e delle stagioni, studia le inter- applicata a uno dei più grandi ferenze prodotte dalla pressione musei del mondo. Per questo antropica, valuta e propone le sono felice che il mio amico migliori pratiche per la conser- Umberto Allemandi, da molti vazione preventiva e la manuanni glorioso alfiere della storia tenzione programmata, per la movimentazione delle opere, dell’arte e titolare di un nome per la protezione delle stesse in editoriale di internazionale nooccasione di prestiti. Mette in torietà e prestigio, abbia accettaluce i punti di criticità, come to di condividere con i Musei quello rappresentato dalla Pina- Vaticani la pubblicazione e la coteca sottoposta a escursioni promozione del libro. Il libro L’OSSERVATORE ROMANO sabato 3 dicembre 2016 pagina 5 Copertina della «Gazzetta di Foligno» del 4 gennaio 2014 contenente uno speciale sulla canonizzazione di Angela (particolare) di ALESSANDRA BARTOLOMEI ROMAGNOLI el mese di novembre di tre anni fa, Papa Francesco elevava all’onore degli altari la beata Angela da Foligno. Benché attesa da molti, la scelta di canonizzare la mistica umbra è stato un segnale forte, tale da rappresentare una autentica svolta nella storia della santità cristiana. Figlia del popolo, Angela non è una santa popolare. Non ha nessuna delle caratteristiche che normalmente ci si aspetta da un santo. Non ha compiuto imprese straordinarie, non ha fondato un ordine, non le sono stati attribuiti grandi miracoli. A differenza di altre celebri profetesse e carismatiche della fine del Medioevo, come Brigida di Svezia e Caterina da Siena, non ha esercitato un ruolo politico di rilievo nella storia della Chiesa. Poche anche le notizie sulla sua vita. Appartenente a una famiglia agiata, dopo la morte del marito e dei figli Angela vendette tutti i suoi beni per donare il ricavato ai poveri. Nel 1291 indossò l’abito della penitenza di san Francesco per vivere come una eremita di città, morta al mondo, ma non rinchiusa del tutto, diversamente da altre cellane antiche che avevano fatto dell’eremo, letteralmente, il proprio sepolcro. Come si usava a quel tempo, compì infatti dei pellegrinaggi per lucrare le indulgenze a Roma e ad Assisi, ma fu anche in un lebbrosario nei pressi di Spello, a servire e portare conforto ai malati e ai poveri. Nel 1309 morì e fu sepolta nella chiesa di San Francesco di Foligno. Questo è tutto quello che sappiamo di lei, troppo poco N Concordanze e sinossi Pubblichiamo l’intervento che ha concluso la giornata culturale angelana del 12 novembre scorso. Durante il convegno, che si è svolto presso il convento di San Francesco a Foligno, è stato presentato anche il volume Liber Lelle, il libro di Angela da Foligno nel testo del codice di Assisi, II, Glossario, concordanze, sinossi (Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2016, pagine XLVI-326, euro 58) curato da monsignor Fortunato Frezza. per ricostituire una biografia in senso moderno. Angela resta come rinchiusa nel suo segreto, è tutta nella esperienza del divino che ha consegnato al suo libro. Ma questo scritto stupefacente basta a fare di Nuova luce sull’insegnamento della santa vissuta nella Foligno del Duecento Angela mistica “normale” lei la “madre santissima”, la maestra “di angelica vita” amata e ammirata da Ubertino da Casale, per Claudio Leonardi la prima e forse la più grande mistica italiana di ogni tempo. La chiesa di San Francesco è stata chiusa a causa dei recenti eventi sismici che hanno lambito anche la città di Foligno, ma i frati conventuali, con un gesto significativo di continuità e di speranza, non hanno voluto cancellare l’appuntamento annuale della giornata di studi intitolata ad Angela, che si è regolarmente svolta sabato 12 novembre. L’incontro è stato anche l’occasione per annunciare la pubblicazione del nuovo libro di Fortunato Frezza, apparso nella Collana della mistica cristiana della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze. Si tratta del glossario, concordanze, sinossi del Liber Lelle, che completa un progetto editoriale inaugurato dallo stesso autore nel 2012 con la trascrizione e traduzione del testo angelano secondo il codice di Assisi, il più antico e autorevole testimone della tradizione manoscritta, redatto quando la santa era ancora in vita e conservato, come una reliquia, nella Biblioteca del Sacro Convento di Assisi. La genesi di questo libro è singolare, anche se in linea con i sentieri, a volte se- greti e imprevisti, della mistica. Gli abituali interessi di ricerca di monsignor Frezza, canonico della Basilica papale di San Pietro, dottore in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma, erano infatti piuttosto distanti dalla letteratura latina medievale. L’incontro con questa “evangelista” del Duecento venne propiziato da monsignor Mario Sensi, cui egli era legato da una profonda e fedele amicizia. Era stato don Mario a introdurlo nel suo mondo, quello cui aveva dedicato la sua intera vita di studioso, l’universo seducente e rischioso di quei penitenti, santi e folli di Dio, che tra Due e Trecento brulicavano per le strade e i paesi dell’Umbria, come Pietruccio Crisci e la beata Angela, eroina incognita che solo il suo Liber avrebbe strappato all’anonimato, se non all’alone di mistero che da sempre la circonda. All’inizio don Fortunato lo prese in mano soltanto per passione agiografica e devota, poi ne restò affascinato, al punto che decise di applicare al testo angelano il metodo delle Concordanze bibliche, già felicemente sperimentato per altre fonti importanti della tradizione francescana. Entrare nelle pieghe più profonde del testo: questo il programma di una ricerca durata anni, per poter attingere le «voci proprie della lingua mistica, della terminologia estatica, del soliloquio ascetico, della contemplazione pura, dell’astrazione assoluta, del rapimento teologale, della cristomimesi e della christiformitas, del desiderio e dello spasimo, del deliquio amoroso e dell’amore incognito, della tenebra e della visione, dell’imperioso domandare dell’intelligenza, dell’indicibile e dell’ineffabile, del fuoco e della febbre, della spoliazione e dell’altissima povertà, della inesausta pienezza, dell’abbandono in Dio e dell’abbandono di Dio, della reciproca interiorità teandrica, in Colui che è il Tutto del Bene». Il corpus di testi trasmessi dal codice di Assisi presenta problemi molto complessi, sia per le circostanze eccezionali della sua scrittura che per la struttura composita. Una prima, fondamentale cesura riguarda l’articolazione in due sezioni, sostanzialmente autonome. La prima è costituita dal Memoriale, resoconto dell’esperienza spirituale di Angela, autobiografia interiore da lei narrata al confessore, il misterioso frate A., la seconda presenta un folto gruppo di testi indicati come Exhortationes o Instructiones, lettere, ammonizioni, insegnamenti, riconducibili alla magistra e al In attesa della quarta stagione della serie tv «Braccialetti rossi» Quanta vita in una corsia di ospedale di ED OARD O ZACCAGNINI Costantemente pulsa la vita nei ragazzi col braccialetto rosso al polso. Prima, seconda, terza stagione; il grido è sempre lo stesso, “Watanka”, e sempre la stessa è l’energia, la vitalità di questa bizzarra e colorita banda, tostissima nel difendere i valori dell’amicizia e dell’amore. Adolescenza normalissima, la loro, se non fosse per quel rapporto così forzatamente stretto col dolore e con la morte. Continuamente contrastato, tuttavia, da una relazione altrettanto profonda, ma stavolta volontaria, con la vita. L’emotività e la passione esplodono in Leo, in Cris, in Vale, in Toni, in Davide, in Nina e negli altri della comitiva che nel tempo si allarga, si modifica e si rafforza. Come i loro coetanei, gli adolescenti di Braccialetti rossi si tuffano nei sentimenti, amano visceralmente la musica, si sentono più sicuri quando stanno insieme, e imparano presto a trasformare l’amicizia e la solidarietà in arma contro il male. Insieme si fanno i muscoli per reggere l’enorme peso della malattia, danno spallate e scalciano in gruppo quando questa vuole mangiargli l’anima prima che il corpo. «Conta che quel giorno c’eri tu», dice la sigla della prima stagione, e mentre i legami si saldano e ci scappano baci e sospiri d’amore, il tumore è chiamato col proprio nome e il dolore viene guardato in faccia con coraggio inedito per il piccolo schermo in chiaro. Il male non sempre vince, dall’ospedale si esce anche guariti; l’amaro e il dolce convivono in Braccialetti rossi, e nel contrasto continuo tra questi grandi estremi sta la forza della popolare fiction di Rai Uno, prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti in collaborazione con Rai Fiction. Quando la piccola Flam, verso la fine della terza stagione, ottiene la vista Come tutti gli adolescenti si sentono sicuri in gruppo E si aiutano così a reggere l’enorme peso della malattia con un intervento chirurgico, si spaventa per il dolore dilagante che scopre passeggiando dentro l’ospedale; poi i suoi occhi nuovi di zecca cadono sui baci di una coppia, su una coccinella che attraversa una foglia, sulla potenza del sole, e in quella bellezza Flam ritrova la pace. La sequenza comprime l’intero teen drama diretto da Giacomo Campiotti e da lui scritto insieme a Sandro Petraglia: scende la notte più buia e butti qualche lacrima, poi la vita torna a vibrare e splendere come il sole che batte spesso sul terrazzo dell’ospedale. Non che tutto sia perfetto in Braccialetti rossi: la recitazione dei ragazzi non sempre è all’altezza, la sceneggiatura non è al livello delle serie che da tutto il mon- do ci piombano in casa e ci incollano alla poltrona, col loro linguaggio decisamente cinematografico; qualche stereotipo passeggia per la narrazione e la favola abbraccia il realismo fino ad avvolgerlo e coprirlo. Ma il dinamismo interiore, la lealtà e il coraggio di questi ragazzi, alla lunga fanno breccia in adulti e adolescenti fino a diventare per entrambi esempio positivo. La direzione ostinata e comune dei Braccialetti rossi è buona maestra. C’è tanto dolore, è vero, in questo remake della spagnola Polseres vermelles, a sua volta tratta dal libro autobiografico di Albert Espinosa, che ha lottato molti anni contro un cancro: c’è «l’eterna vulnerabilità di fronte alla morte di un ragazzo», come la definisce il medico interpretato da Andrea Tidona, e c’è il genitore impotente di fronte al dolore di un figlio. Ci sono, però, anche i teneri omaggi all’amore materno e c’è un dolore capace di far cogliere l’essenza della vita, ciò che vale davvero, che sa illuminare il cuore dell’esistenza umana e formare giovani e genitori prima stressati e distratti, «che non sanno vedere», per dirlo con le parole di Rocco, l’imprescindibile del gruppo, il piccolo in coma che presta la voce narrante alla prima stagione. C’è una gran voglia di vivere che commuove quanto l’addio a un personaggio o il ritorno alla vita di un altro. C’è la gioia per chi ce la fa, per due occhi che tornano a vedere, per un cuore che torna a battere, per una sofferenza che muore e una normalità che riparte con tutt’altro sapore. Per cogliere il bello di Braccialetti rossi bisogna accantonare i paragoni alti e guardare senza sospetto la scelta di un tema così delicato; bisogna abbandonarsi alla dolcezza che sgorga dalle tante storie raccontate, ai tocchi di magia sparsi lungo il percorso, alla tensione ansiogena del medical drama che si scioglie, però, con puntuali e ossigenanti spruzzate di commedia. gruppo dei suoi discepoli. Quello di Angela è dunque un libro oscuro e difficile, “moderno”, nella sua problematica incompiutezza. Esso forza, portandole al limite estremo, alcune situazioni tipiche dei testi mistici tardomedievali: una struttura narrativa composita e una formalità letteraria difficilmente classificabile, una autorialità plurima, incerta e disseminata, una continua interferenza tra oralità e scrittura, esito della dialettica tra l’estatica e il frater scriptor. Il contributo di monsignor Fortunato Frezza offre adesso uno strumento essenziale alla ermeneutica del libro angelano, di cui gli studiosi non potranno non tenere conto. D’altra parte, gli interventi che si sono susseguiti nel convegno folignate hanno sottolineato i molti problemi ancora aperti. Quale tipo di insegnamento trasmette il memoriale? A chi si rivolge? Chi sono i legitimi filii degni di avere accesso alla esperienza di Dio? Sono state queste le domande poste da Alvaro Cacciotti, secondo cui la catechesi di Angela decostruisce dall’interno le leggi di un manuale organizzato e progressivo di vita spirituale, ricusando anzi come forma di “appropriazione” anche tutto ciò che è considerato un bene e un valore. Un insegnamento che segna un punto di rottura rispetto a una linea “meritocratica”, che vede nella pienezza della contemplazione il premio dell’umano sforzo, l’esito quasi scontato di una vita virtuosa, tutta spesa nella ricerca di Dio. Ma si tratta, fondamentalmente, di una illusione, ché l’orizzonte di felicità dischiuso dalla esperienza unitiva non è attingibile per virtù propria, ma per grazia divina, per un dono insondabile dell’Altro. Sul grande motivo dell’amor puro si è soffermato Emore Paoli, che lo ha riletto anche alla luce di una ricca tradizione teologica e culturale. È questo un nodo centrale del memoriale: giunta al culmine della propria ricerca, Angela chiude in una perfetta circolarità il suo itinerario quando afferma che dire «voglio Dio» in maniera attiva significa mettersi in relazione con lui mendaciter, perché il puro volere viene concesso solo per gratiam. Il tema della relazione trasformante tra Dio e l’anima è stato finemente analizzato da suor Mary Melone: in Angela la vita di intima unione con Dio non assorbe, ma potenzia le facoltà della persona. Così, nelle Instructiones viene denunciata in maniera ancora più esplicita la separazione tra il puro amore e i processi della conoscenza e dell’azione, tra l’ispirazione interiore e l’esempio della vita e delle buone opere, quale verrà spesso proclamata nella lunga storia della mistica ancora prima di condensarsi definitivamente nella formula “quietista”. In questo gruppo di testi, il linguaggio cambia completamente rispetto alla autobiografia, perché, come ha sottolineato Massimo Vedova, essi rappresentano un primo tentativo di riflessione sulla esperienza narrata nel Memoriale. In mancanza di un’edizione critica, la questione testuale e storiografica del corpus di scritti compresi sotto la impropria denominazione di Instructiones è ancora irrisolta, sia per quanto riguarda la paternità dei testi e il loro composito statuto letterario che il loro rapporto con l’autobiografia spirituale. Si verifica uno spostamento, in cui è stata letta anche l’esigenza, se non di una rettifica, di una precisazione del messaggio, una parafrasi elaborata in ambienti francescani per contenere le “arditezze” della dottrina angelana e accreditarla. Anche per questo motivo, forse, le Instructiones hanno attirato in misura minore l’attenzione della critica, rispetto alla sconvolgente novità del linguaggio del memoriale. Ma forse, più che di una spaccatura, si dovrebbe fare riferimento a un doppio livello della scrittura nell’adozione di un punto di vista diverso. Vedova ha infatti valorizzato la complementarietà tra le due parti del Liber: tornata nel mondo, Angela parla ormai come una maestra che si rivolge al gruppo di discepoli e devoti che si sono messi alla sua divina scuola, e la sua testimonianza assume anche un forte spessore ecclesiale. Per questo, nell’aprire i lavori del convegno, il vescovo di Foligno, monsignor Gualtiero Sigismondi, ha potuto affermare che Angela è una santa «da ammirare, da imitare, ma anche da studiare». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 sabato 3 dicembre 2016 Per consacrare la nuova cattedrale Cirillo in visita a Parigi LECCE, 2. «Giungo in questa terra come pellegrino per incontrare i fratelli di Occidente e respirare l’amicizia e il dialogo». È quanto ha detto il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, rivolgendosi ai fedeli nel corso della celebrazione ecumenica tenutasi ieri sera, giovedì, nella cattedrale a Lecce, nella prima giornata della sua visita in terra pugliese. Il leader ortodosso sarà infatti fino a domenica 4 nel capoluogo salentino e poi a Bari fino a martedì 6 per la festa di san Nicola. Una terra quella pugliese, ha evidenziato lo stesso Bartolomeo, «che ancora in tantissimi siti religiosi e archeologici testimonia la presenza della Chiesa d’Oriente e del monachesimo bizantino». Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato anche in occasione della cerimonia, svoltasi questa mattina presso l’Università del Salento, per il conferimento al patriarca della laurea magistrale honoris causa in archeologia, per onorarne, spiega il rettore Vincenzo Zara, il grande impegno «in difesa dell’ambiente, del patrimonio culturale e della dignità umana». In questo senso, ha aggiunto il rettore, la sua presenza «ci ricorda un aspetto importante delle Il patriarca Bartolomeo in Puglia Dialogo e amicizia radici culturali del territorio in cui operiamo: il Salento, porta d’Italia che guarda all’O riente». Proprio ai tanti cristiani d’O riente vittime in questi tempi di guerre e persecuzione è andato il pensiero del patriarca nel corso della celebrazione ecumenica a cui ha preso parte l’arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio. «Non possiamo tacere — ha affermato Bartolomeo — questo lacerante grido di dolore dei nostri fratelli cristiani e dei tanti uomini e donne che soffrono per la guerra, per il fanatismo, per la mancanza dei più elementari ge- Migliaia di persone contro l’estremismo In piazza l’Indonesia che vuole pace neri di prima necessità, fratelli che in Medio oriente e in tante altre parti del mondo soffrono per la loro fede. Alziamo la voce perché abbia fine tutto questo supplizio e si percorrano vie di conciliazione». Nella riflessione del patriarca ortodosso anche un giudizio positivo sull’attuale fase del dialogo tra le confessioni cristiane, in particolare con i cattolici. «Se le nostre Chiese non sono ancora unite nello spezzare il pane e bere al calice di salvezza — ha detto — certamente stanno camminando sulla via della riconciliazione, della conversione e del ravvedimento». Uno sguardo condiviso anche dall’arcivescovo D’Ambrosio, che ha presentato l’incontro ecumenico come «un momento intenso di preghiera perché si compia e si realizzi il grande sogno della preghiera sacerdotale di Gesù, quella che leggiamo nel vangelo di Giovanni: perché tutti siano una sola cosa: come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». In questo senso, ha aggiunto, «anche se divisi», la preghiera comune di- venta occasione propizia per invocare «il dono dell’unità che viene dallo stesso Signore». Per il patriarca ortodosso, tuttavia, il dialogo ecumenico non si esaurisce sul terreno teologico. Uno dei grandi punti d’incontro, come è noto, è ritenuto quello della difesa del creato. In questa prospettiva, proprio in queste ore il sito in rete del patriarcato ecumenico ha diffuso la dichiarazione che Bartolomeo ha scritto in occasione del vertice sull’acqua organizzato a Budapest dal governo ungherese. Ricordando l’incontro interreligioso promosso sul Danubio nel 1999, non ha mancato di rilevare come «la Chiesa non può essere interessata solo alla salvezza dell’anima, ma è profondamente preoccupata dalla trasformazione di tutta la creazione». Pertanto, «ciò che è una minaccia per la natura è anche una minaccia per il genere umano; e quello che è per la salvaguardia del pianeta è anche per la salvezza di tutto il mondo». E quello all’acqua, ha sottolineato, è un «diritto inviolabile e non negoziabile di ogni essere umano». MOSCA, 2. Il patriarca di Mosca, Cirillo, sarà da domani a lunedì a Parigi per consacrare, domenica 4 dicembre, la cattedrale del nuovo centro spirituale e culturale ortodosso russo inaugurato il 19 ottobre scorso in lungosenna Branly, nel centro della città, a due passi dalla torre Eiffel. È la prima visita pastorale che Cirillo effettua in Francia da quando, il 27 gennaio 2009, è stato eletto patriarca. Caratterizzata da cinque cupole dorate (una più grande per il Cristo, le altre quattro per gli evangelisti), la chiesa della Santa Trinità è stata disegnata dall’architetto francese Jean-Michel Wilmotte e costruita in due anni su un’area di oltre quattro chilometri quadrati. Il costo del cantiere, stimato fra i 100 e i 170 milioni di euro, è stato sostenuto per intero dalla Federazione russa, proprietaria del centro spirituale e culturale. La cattedrale è sotto la giurisdizione della diocesi di Chersonèse, che raggruppa le parrocchie del patriarcato di Mosca in Francia, Spagna, Svizzera e Portogallo. Prenderà il posto, come importanza, della chiesa dei Trois-Saints-Docteurs, un ex garage finora principale punto di riferimento degli ortodossi russi a Parigi. A ottobre, all’inaugurazione del centro, il rappresentante del patriarca, il vescovo di Bogorodsk, Antonio, responsabile della Direzione degli istituti all’estero, ha auspicato che la nuova cattedrale possa consentire «la riunificazione di tutta la comunità ortodossa russa in Francia». A nome della Conferenza episcopale francese, padre Emmanuel Gougaud, direttore del Servizio nazionale per l’unità dei cristiani, ha sottoli- neato l’importanza della visita di Cirillo a Parigi per la consacrazione del nuovo luogo di culto, così come dell’incontro ecumenico (organizzato da cattolici e protestanti) che si terrà il 6 dicembre a Strasburgo. «La costruzione di una chiesa nel cuore della città — ha spiegato — è sempre segno di una fede viva. L’ecumenismo si radica nel desiderio di avvicinarsi a Cristo. Questi due avvenimenti vi contribuiscono. Non possiamo dunque che aiutarci ad avvicinarci gli uni gli altri». La Chiesa ortodossa bulgara sul concilio di Creta SOFIA, 2. È stata la prima a decidere, il 1° giugno scorso, di non partecipare al concilio svoltosi a Creta dal 16 al 27 dello stesso mese. Ora la Chiesa ortodossa bulgara, in un lungo comunicato, esprime tutte le sue perplessità su quell’avvenimento, in particolare sul documento intitolato «Le relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano». Pur rispettando gli sforzi degli organizzatori e dei partecipanti, «il concilio che si è tenuto a Creta — si legge nella nota — non è né grande, né santo, né panortodosso». Come si ricorderà, erano assenti anche il patriarcato di Antiochia, la Chiesa ortodossa di Georgia e il patriarcato di Mosca. Gli ortodossi bulgari, oltre a sottolineare questa mancanza di unanimità, criticano in più punti il documento sul mondo cristiano, che conterrebbe «numerose espressioni ambigue e termini ecclesiologici impropri», rinviando a nuovi approfondimenti. In Benin si lavora per l’unità dei metodisti Verso la riconciliazione JAKARTA, 2. Ribadire pacificamente i principi di tolleranza, amore, unità nella diversità, accoglienza dell’altro, legalità, pace: con questo spirito, indossando fasce rosse e bianche (colori nazionali dell’Indonesia) milioni di cittadini, fedeli appartenenti a tutte le comunità religiose, hanno simbolicamente condiviso, mercoledì, una grande «preghiera per l’unità», e sono scesi in piazza in diverse città per lanciare un messaggio di pace. L’iniziativa è giunta due giorni prima della nuova manifestazione, indetta per oggi, venerdì, da gruppi radicali islamici, che chiedono al Governo e alla magistratura di arrestare il governatore cristiano di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama, accusato di blasfemia. Attivisti, leader religiosi, funzionari pubblici, studenti e rappresentanti della comunità cristiana — riferisce Fides — si sono uniti alla manifestazione caratterizzata da preghiere, canti e discorsi, tutti incentrati sul tema «unità nella diversità» e sull’urgenza di costruire la pace e il bene del paese. «La Chiesa — ha detto monsignor Agustinus Tri Budi Utomo, vicario generale di Surabaya — esprime preoccupazione per l’unità della nazione e conferma il sostegno alla Costituzione e ai principi della democrazia». A Surabaya, dove sono scese in strada diecimila persone, vi erano molti cristiani. «Bisogna essere forti e liberi dalla paura, di fronte alla verità e alla giustizia», ha ricordato il vicario. Per monsignor Tri Budi Utomo, l’esperimento del corteo in tutto il territorio, «è interessante per testare il consolidamento della democrazia in Indonesia e la consapevolezza di questi valori nella vita della popolazione. La gente ha confermato il sostegno all’esercito e alla polizia, per salvaguardare il paese». A Bandung, si è svolta una preghiera comune guidata da leader religiosi, in rappresentanza di confucianesimo, induismo, buddismo, protestantesimo, cattolicesimo e islam. COTONOU, 2. A pochi mesi dall’avvio del tavolo per la riunificazione, dopo una separazione di venti anni, la situazione in Benin pare correre verso una soluzione di unità. Infatti, il 3 luglio scorso il presidente della repubblica del Benin, Patrice Talon, ha dato il via al processo di riconciliazione fra le sorelle e i fratelli metodisti del paese, al fine di pacificare una situazione di conflitto che si perpetuava da quasi vent’anni. A raccontare, al sito riforma.it, gli sviluppi di una situazione che appariva assai complessa è Conforte Houenou Bonou, presidente dell’Unione delle donne metodiste del Benin. Anche la televisione di stato ha ripreso quest’estate il momento del culto celebrato nella sala rossa del palazzo dei congressi di Cotonou, alla presenza del capo dello Stato Talon, instancabile promotore di un processo di riconciliazione fra le due anime del metodismo africano dopo la crisi scoppiata in primis per la diversità di vedute sulle modalità di elezione dei rappresentanti della Chiesa e poi sulle possibilità di iterazione dei mandati ottenuti. La Costituzione della Chiesa metodista in Benin, redatta nel 1992, prevedeva un massimo di due mandati autorizzati, della durata di cinque anni ciascuno, dopo i quali era necessario un cambio delle figure inserite nei posti chiave. Il rifiuto di seguire simili disposizioni ha portato alla metà degli anni ’90 alla scissione in due rami della Chiesa metodista, una delle principali religioni del paese con una storia missionaria che prende avvio addirittura nell’anno 1843. «Dopo anni — ha proseguito Houenou Bonou — è stato infine creato un organo di transizione, composto da rappresentanti delle due branche metodiste. A questa commissione è demandato il compito, entro un anno si spera, di governare il processo di fusione delle due realtà, per dare vita nuovamente a una sola componente». Difendeva le donne Religiosa congolese uccisa a Bukavu BUKAVU, 2. Una religiosa congolese, Clara Agano Kahambu, è stata uccisa martedì scorso nella parrocchia Mater Dei di Bukavu dove era impegnata soprattutto nella promozione e difesa dei diritti delle giovani donne. Secondo le prime ricostruzioni la suora, appartenente alla congregazione delle francescane di Cristo Re e direttrice di un centro per la formazione professionale, è stata aggredita da un uomo che voleva rapinarla e che l’ha colpita mortalmente con un coltello. L’arcidiocesi di Bukavu ha diffuso una nota nella quale sottolinea la grave situazione di insicurezza in cui si trova il Paese e ricorda l’opera della religiosa per garantire alle giovani istruzione e la possibilità di un futuro dignitoso. Dichiarazione dei vescovi rwandesi Memoria e misericordia KIGALI, 2. «Non si può parlare di misericordia in Rwanda senza parlare di genocidio»: monsignor Philippe Rukamba, vescovo di Butare e presidente della locale Conferenza episcopale, spiega così il significato pastorale della recente dichiarazione diffusa dall’intero episcopato in occasione della conclusione del giubileo. Una presa di posizione che, riconoscendo umilmente i gravi errori del passato, intende soprattutto contribuire a sanare le ferite ancora vive della sanguinosa guerra civile e del successivo genocidio che negli anni novanta del secolo scorso hanno dilaniato il Paese. «Ci scusiamo — hanno scritto i vescovi — per tutti gli sbagli che la Chiesa ha compiuto. Ci scusiamo, a nome di tutti i cristiani, per ognuno degli errori commessi. Siamo rammaricati che membri della Chiesa abbiano violato il loro giuramento di fedeltà ai comandamenti di Dio». Ventidue anni dopo il genocidio in Rwanda — fra l’aprile e il luglio 1994 circa ottocentomila persone (in maggioranza di etnia tutsi) vennero massacrate a colpi di arma da fuoco e di machete — i vescovi del Paese africano hanno dunque espresso ufficialmente il mea culpa per le complicità e la partecipazione di membri del clero e di singoli cattolici alla carneficina. L’OSSERVATORE ROMANO sabato 3 dicembre 2016 pagina 7 La preghiera dell’undicesima assemblea plenaria della Fabc Per le famiglie e i cristiani della Siria In Brasile episcopato e governo alleati contro l’aids Cure per tutti BRASÍLIA, 2. «Insieme possiamo costruire un futuro senza aids»: è la convinzione che accomuna l’episcopato cattolico e il governo nella lotta contro questa malattia che in Brasile colpisce oltre ottocentomila persone, il 40 per cento di tutta l’America latina. Questa convinzione è diventata quindi lo slogan della campagna lanciata dalla Conferenza episcopale brasiliana e dal ministero Nota dei vescovi Urge una riforma della politica BRASÍLIA, 2. «Inaccettabile per un Parlamento che si vanta per la propria onestà e che vuole rispettare il mandato ricevuto»: così la Conferenza episcopale brasiliana, in una nota del cardinale presidente, l’arcivescovo di Brasília, Sérgio da Rocha, sull’ipotesi, al vaglio della Camera, di concedere l’amnistia a quanti hanno utilizzato “fondi neri” nelle campagne elettorali. Per i vescovi si tratta di un «affronto alla dignità del paese» che «delegittima le elezioni e incoraggia la corruzione, creando confusione tra interesse pubblico e privato». Urge, invece, «un’ampia riforma della politica». della Salute in occasione della giornata mondiale del 1° dicembre, dedicata appunto alla lotta contro il virus. L’iniziativa mira soprattutto a incentivare la diagnosi precoce e l’immediato trattamento medico per chi ha contratto l’hiv, strategie chiave per evitare danni alla salute e ridurre la trasmissione della malattia. Un’azione mirata, dunque, a diffondere corrette informazioni, metodi di prevenzione e trattamento. Le Nazioni Unite stimano che nel mondo siano ben 36,7 milioni le persone affette dal virus dell’hiv. Di queste solo il 57 per cento sa di esserne affetto e di queste soltanto il 46 per cento ha accesso alle cure. Per questo si stima che negli ultimi cinque anni 1,1 milioni di persone siano morte per malattie legate all’aids. In Brasile, tra i Paesi del continente americano a più forte incidenza, i malati sono circa 830.000. E di questi solo il 55 per cento si sottopone alle cure sanitarie. «La cura rivolta ai nostri fratelli e sorelle infettati con il virus dell’aids merita la nostra speciale attenzione», ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale monsignor Leonardo Ulrich Steiner, vescovo ausiliare di Brasília, il quale, nel corso della presentazione della campagna, ha ricordato le numerose attività fin qui intraprese dalla comunità ecclesiale. «Noi, come Chiesa — ha detto — ci siamo resi conto che non era sufficiente l’accoglienza ma che è necessario andare incontro alle persone e risvegliare le coscienze, facendo in modo che, anche con l’aiuto del Governo, la società sia resa consapevole dell’importanza del problema dell’aids». Infatti, come ha messo in luce il segretario esecutivo dell’ufficio per la pastorale dell’aids, fratel José Bernardi, «l’epidemia è complessa e multiforme, non può essere vinta con un’unica strategia o da un solo attore sociale. Per questo credo che sia molto importante che gli operatori pastorali della Chiesa siano coinvolti nel tentativo di diminuire i tassi di incidenza dell’hiv». La campagna, oltre che essere diffusa attraverso un sito internet dedicato, si propone di coinvolgere le 11.000 parrocchie del paese. L’obiettivo è quello di convincere la gente a iniziare il trattamento sanitario appena scopre l’infezione. Un intento in sintonia con il traguardo ambizioso fissato dalle Nazioni Unite che vuole rendere, entro il 2020, il numero delle nuove infezioni a livelli non epidemici. Un obiettivo riassunto nella formula “90 - 90 90”. Il 90 per cento delle persone infette deve conoscere la propria condizione. Il 90 per cento delle persone con una infezione diagnosticata deve ricevere la terapia antiretrovirale. Il 90 per cento dei casi trattati deve registrare dei miglioramenti così significativi da non essere più un agente potenzialmente infettante. «È importante sottolineare che il trattamento è gratuito e che per convivere meglio con il virus la gente dovrebbe iniziare il trattamento il più presto possibile», ha detto il ministro della salute, Ricardo Barros. Impegno della Caritas per contrastare l’epidemia da hiv Nemico da non sottovalutare ROMA, 2. Una preziosa opera di informazione e sensibilizzazione che però deve proseguire ed essere potenziata. È quanto sostiene Caritas italiana che, in occasione della giornata mondiale di lotta all’aids (1 dicembre) ha fatto il punto della situazione del progetto nazionale che in due anni ha coinvolto sedici Caritas diocesane. Definiti metodologie e strumenti comuni, le Caritas coinvolte nel progetto, avviato nel settembre 2014, hanno dato vita a svariate azioni di sensibilizzazione, informazione e formazio- ne che si sono concretizzate in più di duecento interventi, raggiungendo oltre ventimila persone. Tra i destinatari diretti, numerosi ragazzi e giovani: 10.706 quelli incontrati tra scuole, oratori, luoghi di aggregazione e svago, anche grazie ad articolati percorsi di informazione e formazione. Questi ragazzi, dopo aver fatto proprie le informazioni ricevute, le hanno rielaborate, partecipando a concorsi, confrontandosi (coadiuvati da esperti) all’interno di gruppi facebook, conoscendo persone accolte in case famiglia e condivi- Il centro Al Alba di Siviglia Da dieci anni al fianco delle donne SIVIGLIA, 2. Ha compiuto 10 anni «Al Alba», il centro di accoglienza e sostegno per le donne, fondato a Siviglia dalle suore oblate del Santissimo Redentore. In questi anni, la struttura ha accolto 2107 ragazze, che erano state spinte alla prostituzione, offrendo loro riparo e sostegno. Un fenomeno, quello della prostituzione forzata e del traffico di esseri umani, ancora drammaticamente esteso. Ad «Al Alba» le donne vengono aiutate a recuperare la loro dignità, formandole all’autonomia, dando loro fiducia e speranza. Il lavoro del centro si svolge con quattro fasi di intervento: «Il primo passo — spiega a Fides la superiora — è la formazione, con l’insegnamento dello spagnolo, più lo svolgimento di lavori sociali e la manutenzione della casa. Il secondo è la consapevolezza: allora riescono ad andare a scuola, nei collegi, o all’università, a incontri con gli assistenti sociali. Il terzo intervento avviene nei luoghi dove si esercita la prostituzione: due squadre si avvicinano alle donne per tentare un approccio, entrare in contatto. Il quarto è un’intervento socio-educativo con i bambini, offrendo alle donne uno spazio per assistere i loro bambini, in modo particolare quelli più piccoli in età scolare». dendo con loro momenti di festa, incontri e laboratori esperienziali, infine realizzando insieme ad adulti flash mob e manifestazioni pubbliche, in particolare proprio in occasione del 1° dicembre. Quanto agli adulti, quelli coinvolti sono stati 7615, a partire da quanti sono stati incontrati nelle parrocchie, nelle zone pastorali, nei servizi Caritas, nelle associazioni del territorio, oltre a 919 seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose. A costoro si aggiungono più di 1500 persone contattate per permettere la realizzazione di attività del progetto (dirigenti scolastici, parroci, responsabili di associazioni, servizi). Inoltre molti altri cittadini, adulti e giovani sono stati coinvolti nel progetto grazie alle mostre allestite nelle parrocchie, durante gli incontri, o negli atri di ospedali, in piazze, in prossimità di case alloggio, oppure dai manifesti affissi nelle città, o dalla clip, dal gadget e dal materiale informativo realizzato. In Italia, sono circa quattromila le nuove diagnosi di infezione che si registrano ogni anno: oltre il 50 per cento di esse è tardiva, mentre il 15 per cento delle persone con infezione hiv non ne è nemmeno consapevole. Per molti è come se la malattia non esistesse più. Ora le attività di Caritas italiana continuano nelle diocesi finora coinvolte ed è importante estenderle ad altri territori, affinché l’aids non rimanga un nemico ignoto, di cui ci si ricorda solo in occasione del 1° dicembre. COLOMBO, 2. Una speciale intenzione di preghiera dedicata alla pace in Siria fa da sfondo in Sri Lanka ai lavori dell’undicesima assemblea plenaria della Federazione delle conferenze dei vescovi asiatici (Federation of Asian Bishops’ Conferences - Fabc). «Siamo qui riuniti — ha detto il cardinale arcivescovo di Bombay e presidente della Fabc, Oswald Gracias — per discutere e deliberare sulla famiglia, ma non possiamo dimenticare le famiglie in Siria, che stanno sperimentando sofferenza, immigrazione e morte, a causa della guerra civile. In particolare, i cristiani stanno vivendo un momento dav- società: bambini, giovani, anziani, poveri, senza tetto, tossicodipendenti, indigeni». Compito dei delegati eletti da diciannove conferenze episcopali — ha spiegato padre Raymond Ambroise, segretario esecutivo dell’ufficio della comunicazione sociale della Fabc — è dunque principalmente quello di delineare nuove linee guida della pastorale familiare per rendere maggiormente incisiva la presenza della Chiesa in un contesto così complesso e articolato come la società asiatica, dove i cattolici sono il 3 per cento della popolazione. In questo senso, l’attenzione dei vescovi asiatici viene posta sulle maggiori difficoltà occasione il tema dei lavori era stato «La famiglia asiatica verso una cultura della vita». Tra i momenti salienti della plenaria di quest’anno anche l’incontro tra i leader cristiani e quelli di fede buddista, islamica e indù. Lo Sri Lanka, come è noto, ha una popolazione a maggioranza buddista (70 per cento). I cristiani, circa il 6 per cento, sono invece una minoranza insieme a indù e musulmani. Quello del dialogo interreligioso, com’è immaginabile, è del resto uno dei fronti principali in cui è impegnata la Chiesa nell’intero continente asiatico. Proprio in questa prospettiva nel documento finale del primo incon- vero difficile. In questa conferenza dobbiamo pregare per loro». Quello della famiglia alla luce della misericordia è il tema fondamentale dei lavori della plenaria in corso da lunedì 28 fino a domenica 4 nella città di Nagombo, non distante dalla capitale Colombo. All’appuntamento prendono parte più di 140 delegati, soprattutto vescovi e sacerdoti, ma anche alcuni laici, in rappresentanza di vari settori pastorali e anche esponenti di Chiese orientali. Obiettivo centrale dell’appuntamento, che si tiene ancora nel clima spirituale del recente giubileo, quello appunto di cercare nuove vie per porre la famiglia alla base dell’opera pastorale della Chiesa locale. Un approccio ben delineato dal titolo ufficiale della manifestazione: «La famiglia cattolica asiatica: la Chiesa locale dei poveri in missione di misericordia». L’assemblea è stata aperta con la messa presieduta dall’inviato speciale del Papa, il cardinale arcivescovo di Ranchi (India) Telesphore Placidus Toppo, il quale ha esortato gli operatori pastorali a non accontentarsi delle tranquille sicurezze — le comfort zones — delle istituzioni ecclesiali per uscire nel mare aperto della missione. Le famiglie, ha detto, sono «la nostra speranza e il miglior mezzo di evangelizzazione e di trasformazione». Infatti, anche se le famiglie in Asia sono «chiese domestiche dei poveri», esse possono diventare strumenti «per la loro missione di misericordia in una regione afflitta da numerosi importanti problemi». I lavori veri e propri sono stati invece introdotti dal cardinale Gracias insieme all’arcivescovo Pierre Nguyên Van Tot, nunzio apostolico nello Sri Lanka, e al ministro per i Christian Religious Affairs, John Amaratunga. Tra i principali interventi quello del cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, il quale riprendendo l’invito del Papa a conclusione del giubileo ha esortato ad «aprire le porte della Chiesa, dei sacramenti e dell’affetto. Esse devono rimanere sempre aperte per tutti in qualsiasi momento. Dobbiamo essere aperti in particolare ai membri più vulnerabili della che le famiglie affrontano in modo trasversale in tutti i Paesi: relazioni extraconiugali, assenza di figli, aumento del numero dei divorzi, aumento delle ore di lavoro che porta a trascorrere meno tempo in famiglia, il proliferare della pornografia, la piaga dell’aborto, la cultura dello scarto che sfocia nell’eutanasia, il dramma dell’immigrazione. Al termine dell’assemblea i vescovi, è stato annunciato, redigeranno un documento, una sorta di guida pratica sul ministero nella famiglia per la Chiesa in Asia. Non è comunque la prima volta che l’assemblea della Fbc, sorta nel 1972, si occupa in modo specifico di famiglia. Se ne parlò ampiamente anche nel 2004 a Daejeon, in Corea del Sud, nel corso dell’ottava assemblea. In quella tro cristiano-taoista tenutosi il mese scorso a Taiwan è stata sottolineata la necessità di coinvolgere nel dialogo la Fabc, insieme ad altre realtà come il World Council of Churches e il Baoan Temple taoista. Un altro importante campo d’azione per la Fabc è quello legato alla difesa dell’ambiente e alla giustizia climatica. Grande risonanza ha avuto lo scorso anno l’appello che i vescovi asiatici firmarono insieme al Global Catholic Climate Movement in vista della Conferenza mondiale di Parigi sul clima (Cop21), per sollecitare i leader mondiali ad adottare un’agenda ambiziosa per fermare i cambiamenti climatici, le cui prime vittime sono spesso proprio le popolazioni più povere e vulnerabili del continente. Legion d’onore al sostituto della Segreteria di Stato Il sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Angelo Becciu, ha ricevuto le insegne di commendatore della Legion d’onore. L’altissima onorificenza gli è stata consegnata dall’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Philippe Zeller, durante una sobria cerimonia svoltasi nel tardo pomeriggio dell’1 dicembre a Villa Bonaparte. All’elogio caloroso dell’ambasciatore, pronunciato parte in italiano e parte in francese, il sostituto ha risposto in francese ringraziando per il riconoscimento. Ricordando i suoi legami con il paese, dove è stato consigliere della nunziatura a Parigi, ha enumerato i diversi santuari visitati, da Sainte-Anne d’Auray in Bretagna a Mont-SainteOdile in Alsazia. «Ho imparato ad amarlo — ha detto l’arcivescovo Becciu — nei suoi uomini e nelle sue donne, nei suoi talenti e nelle sue stesse contraddizioni, ma soprattutto nella sua fede passata e presente». E l’alto riconoscimento ricevuto non è un privilegio ma «un impegno rinnovato a pregare» per la Francia, ha aggiunto il sostituto. Citando poi Le génie du christianisme di Chateaubriand e l’enciclica Laudato si’, l’arcivescovo Becciu ha sottolineato l’importanza di non trascurare l’eredità che la Francia ha ricevuto dalla sua storia. Riprendendo poi una frase di Jacques Maritain in Christianisme et démocratie il sostituto ha detto che «non solo lo stato dello spirito democratico proviene dall’ispirazione evangelica ma non può sussistere senza di essa». Oltre a rappresentanti del corpo diplomatico ed ecclesiastici, alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il cardinale JeanLouis Tauran e l’assessore della Segreteria di Stato, monsignor Paolo Borgia. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 Invito tutte le persone di buona volontà ad agire contro il traffico di persone e le nuove forme di schiavitù. (@Pontifex_it) Video di Papa Francesco per la Rete mondiale di preghiera No alla schiavitù dei bambini soldato Papa Francesco guarda dritto nella telecamera e in spagnolo dice: «Chiunque tu sia, se sei commosso come me, ti chiedo di unirti a questa intenzione di preghiera: perché sia eliminata in ogni parte del mondo la piaga dei bambini soldato». È l’appello lanciato nel video diffuso in rete (su www.thepopevideo.org con i sottotitoli in sei lingue) per proporre l’intenzione universale di preghiera del mese di dicembre. Un breve filmato, toccante, con un bambino che, con il volto coperto da un fazzoletto, indossa una divisa militare e una cartucciera piena di munizioni. Nel momento in cui si fa riconoscere, si svela la sua identità e partono le immagini di ciò che dovrebbe essere la sua vita: una corsa su un prato dietro a un pallone, la lezione tra i banchi di scuola, il gioco con un gruppo di amici. «In questo mondo che ha sviluppato le tecnologie più sofisticate — sottolinea Papa Francesco — si vendono armi che finiscono nelle mani dei bambini soldato». E noi, aggiunge con forza, «dobbiamo fare tutto il possibile perché la dignità dei bambini sia ri- spettata e porre fine a questa forma di schiavitù». Come quelli dei mesi precedenti, il video è prodotto e distribuito dall’agenzia La Machi in collaborazione con il Centro televisivo vaticano e fa parte delle iniziative della Rete mondiale di preghiera del Papa (Apostolato della preghiera) reperibili in internet (www.popesprayer.net) insieme a sussidi per la preghiera personale e alle informazioni per aderire con donazioni personali ai numerosi progetti sostenuti. Francisco Goya «L’ultima comunione di san Giuseppe Calasanzio» (1819, particolare) Agli scolopi l’invito a lavorare per i più piccoli Con il pane della pietà e delle lettere Oggi nel mondo «ci sono milioni di bambini senza accesso all’istruzione»: molti sono «allontanati dalle loro abitazioni e dalle loro scuole a causa delle guerre», ma tantissimi sono «esclusi nelle grandi città» e «limitati nelle loro aspirazioni e nei progetti per il futuro». Per loro Papa Francesco domanda «una speciale attenzione educativa» rivolgendosi ai padri Scolopi in un messaggio inviato al preposito generale, Pedro Aguado Cuesta, in occasione del quarto centenario della nascita delle Scuole Pie come congregazione religiosa e del duecentocinquantesimo anniversario della canonizzazione del fondatore Giuseppe Calasanzio. Nel richiamare l’opera svolta dal santo spagnolo per «l’educazione dei fanciulli, che ai suoi tempi vagavano nelle vie di Roma» — una sorta di meninos de rua ante litteram — il Pontefice ha ricordato che «benché le circostanze nelle quali nacque l’ordine non siano quelle odierne, le necessità a cui esso risponde continuano a essere essenzialmente le medesime: i fanciulli e i giovani hanno bisogno di chi distribuisca loro il pane della pietà e delle lettere, i poveri continuano a chiamarci e a convocarci, la società chiede di essere trasformata secondo i valori del Vangelo e l’annuncio di Gesù dev’essere portato a tutti i popoli e a tutte le nazioni». Da qui l’invito a vivere questo anno giubilare calasanziano come una nuova «pentecoste degli Scolopi», seguendo «le tracce che i bambini e i giovani portano scritte nei loro occhi». L’esortazione del Papa ai religiosi è esplicita: «Guardateli in faccia e fatevi contagiare dalla loro lucentezza per essere portatori di futuro e di speranza. Dio vi conceda di trovarvi profeticamente presenti negli angoli dove i più piccoli soffrono ingiustamente». Per Francesco, in sostanza, c’è più che mai bisogno «di una pedagogia evangelizzatrice che sappia trasformare i cuori e la realtà in sintonia con il regno di Dio». L’educazione cristiana, infatti, «apre la possibilità di cogliere e accogliere la presenza di Dio nel cuore di ogni essere umano, fin dalla più tenera infanzia». E tutti i bambini «che sono scolarizzati — afferma — hanno continuamente bisogno di autentici educatori, che li aiutino a crescere a partire da profonde radici, indichino loro Cristo e li accompagnino nel cammino della vita». Dal Pontefice anche una riflessione sullo stile della vita consacrata, che comporta «un cammino di continuo e deciso abbassamento». Essere Scolopio, in particolare, «è per definizione essere una persona in stato di abbassamento, un piccolo che si può identificare con i piccoli, un povero con i poveri». L’augurio del Papa ai religiosi è di cercare «la vera felicità e beatitudine nella bassezza della croce» e «nel quotidiano abbassamento in mezzo ai fanciulli e ai giovani, specialmente i più poveri e bisognosi». Congregazione delle cause dei santi Promulgazione di decreti Il 1° dicembre, il Santo Padre Francesco ha ricevuto sua Eminenza reverendissima il signor cardinale Angelo Amato, S.D.B., prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Nel corso dell’udienza il Sommo Pontefice ha autorizzato la congregazione a promulgare i decreti riguardanti: — il miracolo, attribuito all’intercessione del venerabile servo di Dio Giovanni Schiavo, sacerdote professo della Congregazione di San Giuseppe; nato l’8 luglio 1903 e morto il 27 gennaio 1967; — il martirio dei servi di Dio Vincenzo Queralt Lloret, sacerdote professo della Congregazione della Missione, e 20 compagni, tra i quali sei sacerdoti professi della stessa congregazione, cinque sacerdoti diocesani, due religiose figlie della carità e sette laici dell’associazione «Figli di Maria della medaglia miracolosa», uccisi in odio alla fede durante la guerra civile in Spagna tra il 1936 e il 1937; — il martirio del servo di Dio Teofilo Matulionis, arcivescovo-vescovo di Kaišiadorys (Lituania); nato il 22 giugno 1873 e ucciso in odio alla fede il 20 agosto 1962; — il martirio del servo di Dio Stanley Francesco Rother, sacerdote diocesano; nato il 27 marzo 1935 e ucciso in odio alla fede il 28 luglio 1981; — le virtù eroiche del servo di Dio Guglielmo Massaja, dell’ordine dei frati minori cappuccini, cardinale di Santa Romana Chiesa; nato l’8 giugno 1809 e morto il 6 agosto 1889; — le virtù eroiche del servo di Dio Nunzio Russo, sacerdote diocesano, fondatore della Congregazione delle figlie della croce; nato il 30 ottobre 1841 e morto il 22 novembre 1906; — le virtù eroiche del servo di Dio Giuseppe Bau Burguet, sacerdote diocesano, parroco a Masarrochos (Spagna); nato il 20 aprile 1867 e morto il 22 novembre 1932; — le virtù eroiche del servo di Dio Mario Ciceri, sacerdote diocesano; nato l’8 settembre 1900 e morto il 4 aprile 1945; sabato 3 dicembre 2016 Iniziate in Vaticano le prediche d’Avvento Il terzo articolo «Lo Spirito Santo è la novità teologica e spirituale più importante del dopo concilio Vaticano II e la sorgente maggiore della speranza della Chiesa». Su questa constatazione il cappuccino padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ha centrato la sua prima predica di Avvento, tenuta venerdì mattina, 2 dicembre, nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, alla presenza di Papa Francesco. «Beviamo, sobri, l’ebrezza dello Spirito» il tema scelto per il ciclo di riflessioni. Certo, ha fatto notare il religioso, «il concilio non aveva ignorato l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa, ma ne aveva parlato quasi sempre en passant, menzionandolo spesso ma senza metterne in luce il ruolo centrale, neppure nella costituzione sulla liturgia». Tanto che Yves Congar scelse «un’immagine forte: uno Spirito Santo sparso qua e là nei testi, come si fa con lo zucchero sui dolci, che però non entra a far parte della composizione della pasta». «L’intuizione di san Giovanni XXIII del concilio come “una novella Pentecoste della Chiesa” ha trovato la sua attuazione solo in seguito, a concilio concluso» ha osservato il predicatore. E proprio cinquant’anni fa ha avuto inizio nella Chiesa cattolica l’esperienza del Rinnovamento carismatico, «uno dei tanti segni, il più evidente per la vastità del fenomeno, del risveglio dello Spirito e dei carismi nella Chiesa». Il concilio, del resto, «aveva spianato la via alla sua accoglienza parlando nella Lumen gentium della dimensione carismatica della Chiesa, insieme a quella istituzionale e gerarchica, e insistendo sull’importanza dei carismi». E «la rinnovata esperienza dello Spirito Santo ha anche stimolato la riflessione teologica», mentre «da parte del magistero c’è stata l’enciclica di san Giovanni Paolo II Dominum et vivificantem». Padre Cantalamessa ha proseguito con un riferimento a Karl Barth, il quale ha fatto «un’affermazione provocatoria», prevedendo che «in futuro si sarebbe sviluppata una diversa teologia, la “teologia del terzo articolo” e nello stesso senso si espresse Karl Rahner». Per “terzo articolo” «intendevano l’articolo del Credo sullo Spirito Santo». Quel «suggerimento non è caduto nel vuoto: da esso ha preso avvio l’attuale corrente denominata appunto “teologia del terzo articolo”» che affianca e vivifica la teologia tradizionale, proponendosi «di fare dello Spirito Santo non soltanto l’oggetto del trattato che lo riguarda, la pneumatologia, ma l’atmosfera in cui si svolge tutta la vita della Chiesa e ogni ricerca teologica, “la luce dei dogmi”, come un antico padre della Chiesa definiva lo Spirito Santo». «Le ragioni che giustificano questo nuovo orientamento teologico — ha spiegato il predicatore — non sono soltanto di ordine dogmatico ma anche storico». Si deve infatti tener «conto di come si è formato l’attuale simbolo niceno-costantinopolitano», rileggendolo «alla rovescia, cioè partendo dalla fine». Quel simbolo, ha ricordato, «riflette la fede cristiana nella sua fase finale, dopo tutte le chiarificazioni e le definizioni conciliari; riflette l’ordine raggiunto alla fine del processo di formulazione del dogma, ma non corrisponde al processo con cui la fede della Chiesa si è storicamente formata e neppure corrisponde al processo con cui si giunge oggi alla fede viva». «Nel Credo attuale — ha proseguito — si parte da Dio Padre e creatore; da lui si passa al Figlio e alla sua opera redentrice e infine allo Spirito Santo operante nella Chiesa». Nella realtà «la fede seguì il cammino inverso: fu l’esperienza pentecostale dello Spirito che portò la Chiesa a scoprire chi era veramente Gesù e quale era stato il suo insegnamento e con Paolo, e soprattutto con Giovanni, si arriva a risalire da Gesù al Padre. È il Paraclito che, secondo la promessa di Gesù, conduce i discepoli alla “piena verità” su di lui e sul Padre». In altre parole, ha detto il religioso citando anche san Basilio, «nell’ordine della creazione e dell’essere, tutto parte dal Padre, passa per il Figlio e giunge a noi nello Spirito; nell’ordine della redenzione e della conoscenza, tutto comincia con lo Spirito Santo, passa per il Figlio Gesù Cristo e ritorna al Padre». E «nella tradizione occidentale tutto questo è espresso sinteticamente nella strofa finale dell’inno Veni creator». Ma «questo non significa minimamente che il Credo della Chiesa non sia perfetto o che vada riformato» ha detto padre Cantalamessa: «È il modo di leggerlo che qualche volta è utile cambiare, per rifare il cammino con cui si è formato». Insomma, «tra i due modi di utilizzare il Credo — come prodotto compiuto oppure nel suo stesso farsi — c’è la stessa differenza che fare personalmente, di buon mattino, la scalata del monte Sinai partendo dal monastero di Santa Caterina oppure leggere il racconto di uno che ha fatto la scalata prima di noi». Proprio «con questo intento — ha annunciato il predicatore — vorrei, nelle tre meditazioni di Avvento, proporre delle riflessioni su alcuni aspetti dell’azione dello Spirito Santo, partendo appunto dal terzo articolo del Credo che lo riguarda e comprende tre grandi affermazioni». In particolare, padre Cantalamessa ha rimarcato che «lo Spirito Santo non è un parente povero nella Trinità, non è un semplice “modo di agire” di Dio, una energia o un fluido che pervade l’universo come pensavano gli stoici; è una “relazione sussistente”, dunque una persona». E «non tanto la “terza persona singolare” quanto piuttosto “la prima persona plurale”: il “noi” del Padre e del Figlio». Così lo Spirito Santo, «nonostante tutto, resterà sempre il Dio nascosto, anche se ne conosciamo gli effetti: è come il vento, non si sa da dove viene e dove va, ma si vedono gli effetti del suo passaggio; è come la luce che illumina tutto ciò che sta davanti, rimanendo essa stessa nascosta». Per questo. ha concluso, «è la persona meno conosciuta e amata dei tre, nonostante sia l’amore in persona. Ci è più facile pensare al Padre e al Figlio come “persone”, ma ci è più difficile per lo Spirito: non ci sono categorie umane che possono aiutarci a comprendere questo mistero». Udienza al segretario di Stato degli Stati Uniti d’America — le virtù eroiche della serva di Dio Maria Giuseppa Aubert (al secolo: Susanna), fondatrice dell’Istituto delle figlie di nostra Signora della compassione; nata il 19 giugno 1835 e morta il 1° ottobre 1926; — le virtù eroiche della serva di Dio Luce Rodríguez-Casanova y García San Miguel, fondatrice della Congregazione delle donne apostoliche del Sacro Cuore; nata il 28 agosto 1873 e morta l’8 gennaio 1949; — le virtù eroiche della serva di Dio Caterina Aurelia del preziosissimo sangue (al secolo: Aurelia Caouette), fondatrice della Congregazione delle suore adoratrici del preziosissimo sangue di nostro Signore Gesù Cristo dell’Unione di Saint-Hyacinthe; nata l’11 luglio 1833 e morta il 6 luglio 1905; — le virtù eroiche della serva di Dio Leonia Maria Nastał, suora professa della Congregazione delle piccole ancelle della beata Vergine Maria Immacolata; nata l’8 novembre 1903 e morta il 10 gennaio 1940. Nella mattina di venerdì 2 dicembre Papa Francesco ha ricevuto John Forbes Kerry segretario di Stato degli Stati Uniti d’America