egitto: prendi la mia mano

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egitto: prendi la mia mano
EGITTO: PRENDI LA MIA MANO
2014
Un programma di alfabetizzazione unico per i bambini delle chiese fra i villaggi egiziani sta trasformando le
loro prospettive future di istruzione.
Marina (11 anni) è la più giovane di 6 figli di una famiglia cristiana povera che vive in un piccolo villaggio
dell’Alto Egitto.
La vita in molti arretrati villaggi dell’Egitto non offre alcun lusso e
manca persino delle più basilari comodità della vita civile. Di fatto, in
molti casi acqua potabile e sanitari sono un lusso! Isaac, il padre di
Marina, è un bracciante agricolo giornaliero, che ogni mattina va al
mercato con la sua vanga in spalla. Ha con sé un pasto molto frugale,
consistente di una pagnotta e un piccolo pezzo di formaggio bianco
fatto in casa. Qualche volta ha anche una cipolla e un pomodoro, che
aiutano a riempire il suo stomaco vuoto.
Il mercato è il punto centrale dove i braccianti poveri si recano con la speranza di essere scelti da qualcuno per
andare a lavorare nei suoi campi. Mentre Isaac esce sotto i caldi raggi del sole all’inizio di un nuovo giorno,
cammina ogni mattina con molti dubbi, chiedendosi se sarà uno dei fortunati prescelti quel giorno e potrà
lavorare da qualche parte. Se sarà così, tornerà a casa la sera, stremato dopo una lunga giornata di duro
lavoro, ma con in tasca la sua paga giornaliera di 30 sterline egiziane (meno di 4 euro), per comprare cibo e
altri pochi beni essenziali per la sua famiglia.
Oltre che la più giovane, Marina è anche l’unica femmina della famiglia, con 5 fratelli più grandi. Questo la
pone sotto molte pressioni sociali e culturali, semplicemente perché è l’unica femmina nella sua famiglia che
vive in un villaggio egiziano. Nel contesto della cultura islamica e del modo di pensare locale, la maggior parte
delle persone nel loro villaggio considerano le ragazze (e le donne in generale) in una posizione di gran lunga
inferiore agli uomini, come creature limitate, anche se create così belle dalla mano dell’onnipotente Dio.
Quindi, in realtà questo modo di pensare influenza in molti modi persino le famiglie cristiane che vivono fianco
a fianco con i vicini musulmani condividendo, non solo la stessa nazione e la stessa terra, ma anche l’ombra
scura di molte attitudini e comportamenti sociali.
Benché i genitori di Marina siano analfabeti e non ci sia una scuola nel loro piccolo villaggio, hanno fatto in
modo di mandare tutti e sei i loro figli alla scuola pubblica nel villaggio vicino. Il loro desiderio è che i loro figli
vadano a scuola e completino la loro istruzione, per essere in grado di vivere meglio dei loro genitori.
L’istruzione pubblica in Egitto rimane di qualità molto bassa e gli insegnanti pagati poco e scarsamente
qualificati, non compiono un processo educativo vicino a una esperienza utile o costruttiva. I bambini
imparano assai poco e sono così maltrattati che molti abbandonano la scuola in età precoce per non tornarci
mai più. Considerate che i ragazzini che passano dalle scuole elementari ai livelli superiori, spesso lo fanno
senza essere in grado di leggere e scrivere adeguatamente. Quattro dei fratelli di Marina odiavano la scuola e
l’hanno lasciata durante l’adolescenza per cercare un lavoro.
Inoltre molti insegnanti musulmani mandano i bambini cristiani a sedere in fondo alla classe e li ignorano,
concentrando l’insegnamento sugli studenti musulmani. Così in una classe di 50-60 studenti, i ragazzini
cristiani vengono abbandonati a sé stessi, non ricevono attenzioni dai loro insegnanti e hanno poche
opportunità di diventare persone ben istruite nel loro cammino verso un futuro migliore.
Due anni fa, Marina era una di questi bambini cristiani.
Porte Aperte Italia - CP 45 – 37063 Isola della Scala (VR) – Tel. 0456631224 E: [email protected] – Web: www.porteaperteitalia.org
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2014
Ma attraverso il supporto di un’associazione partner di Porte Aperte, il suo futuro educativo è stato
trasformato. Tutto ruota attorno a un programma molto semplice, iniziato dalle chiese dei villaggi locali
nell’Alto Egitto. Denominato: “Prendi la mia mano”, il programma è condotto da un team che visita le chiese
dei villaggi e intervista tutti i loro studenti per identificare quelli che hanno maggior bisogno di aiuto nella loro
istruzione. Ai bambini viene chiesto di fare un breve test di lettura e scrittura, per selezionare quelli che hanno
bisogno di qualcuno che li affianchi per diventare migliori studenti.
Quando il test di Marina l’ha qualificata per partecipare al programma “Prendi la mia mano” nel suo villaggio,
ha cominciato ad andare in chiesa tre volte la settimana per partecipare alle lezioni insieme ad altri 19
bambini. La classe di due ore cominciava con 30 minuti di insegnamento biblico, seguiti da 60 minuti di
formazione su lettura e scrittura e poi da 30 minuti di svago e divertimento.
Queste lezioni sono diventate il momento culminante della settimana di Marina: dal suo ambiente limitato,
sono diventate la finestra su un mondo aperto allo sviluppo di sé. La differenza fra questa classe nella chiesa e
quella nella sua scuola pubblica è abissale! Prima lei era uno dei 60 studenti sotto un insegnante annoiato che
non seguiva i suoi ragazzi. L’atmosfera della classe era fredda, scoraggiante e cupa.
Essendo una tra appena 20 studenti in chiesa, Marina è stata seguita da un insegnante cristiano preparato e
molto impegnato. Gli insegnanti di “Prendi la mia mano” non solo pregano con lei e gli altri studenti, ma fanno
del loro meglio per essere creativi, per lasciare un profondo impatto sulle loro vite.
Nella settimana di chiusura dell’anno scolastico, la piccola Marina ha camminato sicura verso la lavagna nella
sua classe del progetto “Prendi la mia mano” per spiegare ai visitatori cosa avesse significato questo
programma per lei. Con un sorriso raggiante, ha cominciato a scrivere parole e a fare calcoli di 6 cifre sulla
lavagna.
"Ora sono la studentessa più brava della mia classe e ottengo sempre il massimo dei voti in tutte le materie",
ha esclamato con orgoglio. "Gli insegnanti della scuola pubblica mi ignoravano e non mi hanno mai chiesto di
rispondere a delle domande, perché ero considerata una delle peggiori studenti della mia classe. Ma ora tutti i
miei insegnanti mi considerano la migliore della classe!”.
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