settembre musica
Transcript
settembre musica
Città di Torino Assessorato per la Cultura domenica 31 agosto 1986, ore 16 Gran Madre Giorgio Camini, organo The David Short Brass Ensemble David Short, Massimo Bartoletti, trombe Stefano Aprile, corno Renzo Brocculi, trombone Carlo Ingrati, tuba SETTEMBRE MUSICA Giorgio Camini, italo-argentino, ha studiato pianoforte, organo e composizione diplomandosi presso il conservatorio di Buenos Aires. Iniziata la carriera come pianista ha in seguito scelto l'organo come strumento preferito, perfezionandosi con Ferruccio Vignarelli. Ha partecipato ai principali festival mondiali, f r a cui quelli di Spoleto e di Montreux-Vevey ed ha suonato in più edizioni di Settembre Musica. Per il Teatro alla Scala di Milano ha eseguito l'intera produzione organistica di Beethoven. H a debuttato come direttore nei 1983 con l'Orchestra da Camera di Padova e del Veneto. Recentemente si è anche dedicato allo studio della musica elettronica e della tecnica seriale. E titolare della cattedra di organo e composizione organistica presso il conservatorio dell'Aquila. 11 complesso The David Short Brass Ensemble è f o r m a t o da giovani musicisti provenienti dall'Orchestra della Rai di Roma. La formazione tipica è quella del quintetto di ottoni e ha come scopo la valorizzazione delle possibilità espressive, musicali e sperimentali degli strumenti a fiato. Il suo repertorio parte dal periodo rinascimentale e barocco, eseguito con strumenti originali, e attraverso l'ottocento arriva alla musica del nostro tempo. All'interno di questo repertorio si collocano i pezzi composti per questa formazione da David Short, che ricalcano lo stile americano del primo novecento e che prendono spunto dalla realtà popolare, storica e di costume dei nostri giorni. Nel settembre del 1981 il complesso ha vinto il Primo Premio al Concorso Internazionale di Ancona per complessi di strumenti a fiato. William Boyce (1711-1779) Henry Purcell (1659-1695) Georg Friedrich Hàndei (1685-1759) Tre «voluntaries» per tromba e organo Johann Sebastian Bach (1685-1750) Preludio e fuga in la minore BWV 543 Herbert Clarke (1867-1945) The Lake of Bays, per tromba e organo Johann Sebastian Bach Fantasia e fuga in sol minore BWV 542 Georg Friedrich Hàndei - David Short Sonata in quattro tempi, per ottoni Fuga Minuetto Sarabanda Fuga Johann Sebastian Bach da «L'Arte della Fuga» BWV 1080 Contrapunctus IX, per ottoni David Short J.S.B., per ottoni Anonimo (sec. XVIII) A closer walk with Thee, spiritual per ottoni Giovanni Gabrieli (1557-1612) Canzon per sonar, per organo e ottoni Il concerto non prevede intervallo Concerto di ottoni e organo: ecco un appuntamento tradizionale nell'ambito di Settembre Musica. La varietà dei brani in programma quest'oggi ci dà un'ulteriore idea di quanto sia versatile e stimolante il connubio sonoro - contemporaneo e alternato - tra il grande strumento a canne e la tromba, ovvero l'insieme di ottoni. A parte le due famose pagine organistiche di Bach, le altre composizioni richiedono l'uso dei fiati in organico variabile da uno a cinque, con interventi di David Short non solo come strumentista, ma anche come trascrittore, adattatore o, in una parola, "regista" dell'ensemble e del suo repertorio. Il programma si apre nei nomi di William Boyce, Henry Purcell e Georg Friedrich Hàndei. Si tratta di una tipica suite d'apertura settecentesca, costituita da tre voluntaries. Con il termine vo/untary si intende un brano di carattere improvvisativo e dunque di forma alquanto libera, ma spesso in stile contrappuntistico, che veniva eseguito in genere all'organo durante le funzioni religiose e che tuttora è praticato nei riti anglicani. Ci sono diverse opinioni sull'origine del voluntary, comunque sembra accertato (ce lo conferma fra gli altri Charles Burney nel suo Viaggio musicale in Europa) che anche al di fuori della chiesa numerose composizioni normalmente articolate in due parti (la prima introduttiva e la seconda in stile fugato) fossero concepite come voluntaries dai musicisti inglesi. Il fatto poi che in quest'occasione siano presentate in maniera unitaria tre pagine di tal genere, di tre autori diversi e con uno scarto di qualche decennio l'una dall'altra, ci rivela come il senso della tradizone sia radicato in suolo britannico. Il secondo brano di questo concerto è uno dei più noti ed amati Preludi e fughe per organo di Bach. Come spesso si riscontra nel catalogo delle sue opere, le due pagine BWV 543 non sarebbero nate insieme. Il Preludio risale ai primi anni di Weimar (intorno al 1709) ed è una poderosa costruzione nella tonalità di la minore che prende forma sullo snocciolarsi di note singole in succesione più o meno rapida; la graduale discesa cromatica presto trova un solido sostengo nel lungo pedale di tonica. Le figurazioni poi si coagulano, si sciolgono e si riaddensano ancora e danno luogo all'ultimo episodio dal carattere saldo e affermativo. Questo Preludio è naturalmente "astratto", ma può stimolare l'immaginazione dell'ascoltatore a causa di quel "crescendo" e graduale addensamento della materia sonora. La Fuga, a 4 voci e di proporzioni ben maggiori, dovrebbe datarsi al primo periodo di Lipsia, ma è la variante di un'analoga pagina clavicembalistica (BWV 944) degli anni di Kòthen (1717-1723). È costituita da 151 battute in 6/8, senza un attimo di requie: soggetto, controsoggetto e figurazioni derivate fluiscono ininterrottamente passando dai manuali al pedale e viceversa, con la loro trascinante pulsazione ritmica. Si avverte in questa Fuga una grande concentrazione che dà luogo alla chiarezza e alla trasparenza della concezione. Con The Lake of Bays, ritorna l'insieme tromba e organo. Herbert Lincoln Clarke è stato un grande virtuoso di cor- netta; ha suonato fra l'altro con la New York Philharmonic e con l'Orchestra del Metropolitan e, oltre l'aver progettato un particolare tipo di cornetta, ha insegnato ed elaborato tecniche di respirazione e metodi di studio applicati ancor oggi. Il suo brano è stato scritto in origine con accompagnamento di pianoforte, tuttavia il carattere di marcia ben si adatta ad una sonorità organistica opportunamente scelta. La seconda composizione organistica di Bach eseguita è la Fantasia e fuga in sol minore BWV 542, grandiosa creazione intorno alla quale critici e studiosi hanno molto fantasticato. A parte la miriade di intenti espressivi che di solito si attribuisce ad un'opera complessa, questa Fantasia può essere considerata come sintesi degli stili organistici del tempo di Bach: toccatistico, contrappuntistico, omofonico, improvvisativo... sono attributi che rispondono a varie sezioni della composizione e che si fondono funzionalmente come i diversi elementi costitutivi di un'architettura. La Fuga ha per soggetto un tema ispirato ad una danza popolare olandese. L'effetto di tensione creato dalle esposizioni viene attenuato nella parte centrale, meno densa ed efficacemente preparatoria al nuovo crescendo: crescendo di elaborazione contrappuntistica, e di intensità sonora che porta alla grandiosa conclusione, la cui eco si spegne gradualmente nella cupola della chiesa. David Short ha curato e trascritto per soli ottoni la Sonata in quattro tempi basata su altrettanti movimenti di composizioni di Hàndei. Di solito la scrittura hàndeliana si adatta bene agli strumenti a fiato per la linearità, la chiarezza contrappuntistica, l'andamento semplice ma solenne. D'altronde si sa che la destinazione strumentale di molte musiche del '500, '600 e '700 era lasciata all'arbitrio e alla disponibilità degli esecutori. Ulteriori conferme di quanto appena accennato sono date dai prossimi due brani in programma. L'altra elaborazione per ottoni di Short si chiama J.S.B. ed è naturalmente un omaggio al grande Johann Sebastian Bach nel tricentenario della nascita (1685) e dunque risale allo scorso Anno Europeo della Musica. Short ha scelto e trascritto diverse pagine bachiane, componendo un gradevolissimo mosaico, nel quale saranno riconoscibili per esempio l'Aria dalla Suite in re maggiore BWV 1068, temi dalla Partita III in mi maggiore BWV 1006 per violino solo e dal secondo Concerto Brandeburghese in fa maggiore BWV 1047; quest'ultimo, insieme con flauto diritto, oboe e violino, ha una tromba concertante già nella versione originale bachiana. Clima completamente diverso - ma il suono degli ottoni crea atmosfere tra loro compatibili - è quello dello spiritual A ciò- ser walk with Thee. Verso la fine dell'Ottocento le armonizzazioni " d o t t e " sostituirono gradualmente la tradizione popolare dei canti di lavoro su testo biblico e nacque una vera e propria cultura dello Spiritual nelle università americane. I risultati sono noti a tutti e la proposta di questa interpretazione strumentale è un esempio molto suggestivo di questo importante genere musicale. II Contrapunctus IX da «L'Arte della Fuga» BWV 1080 di Bach che, come è risaputo, non contiene indicazioni di strumenti tranne che in due fughe, è uno dei più ascoltati tra i 23 numeri che compongono l'intera opera. Una versione elettronica eseguita su sintetizzatore ed una vocale dei famosi Swingle Singers danno l'idea di che cosa permetta di fare la musica di Bach. L' esecuzione di David Short e del suo ensemble è un'ulteriore proposta d'ascolto di questa splendida doppia Fuga nella quale non sarà difficile individuare - dato il tipo di strumenti utilizzati - il famoso soggetto principale de "L'Arte della Fuga", che emerge inaspettato alla 35a battuta: un fermo ma dolce richiamo ad un ordine primigenio ed irrinunciabile. Un programma imperniato sull'insieme di ottoni e organo quasi non può prescindere dal contemplare una pagina di Giovanni Gabrieli, uno dei più geniali iniziatori della moderna sensibilità strumentale. Per Gabrieli il termine canzone non significava una forma ben definita, ma piuttosto un tipo di composizione suscettibile di sviluppi, che della tradizione della chanson francese ("canzon francese da sonar") conservava ormai solo il nome. Un'ultima osservazione sugli strumenti adoperati in questo concerto: trombe, corno e trombone hanno tradizioni di millenni, anche se nelle loro versioni moderne differiscono non poco dalle forme e dai materiali originari. Il trombone a coulisse esisteva già nel XV secolo pressoché nella forma attuale, tanto che già allora risultava quasi immune dalle limitazioni che invece erano proprie della tromba ancora al tempo di Beethoven. Non deve pertanto stupire che proprio il trombone, fra gli ottoni, possa vantare la tradizione più lunga e gloriosa che risale al Rinascimento e culmina con Giovanni Gabrieli. Paolo Robotti leggere di musica Più che dilungarci in una serie di proposte relative a ciascun compositore coinvolto in questa esecuzione concertistica, preferiamo suggerire, quali letture propedeutiche al programma musicale di questo incontro, lo specifico volume di Baines (1) sulla storia ed evoluzione degli ottoni, i più spiccioli manualetti pubblicati dalla casa editrice Berben (2) (3) e lo studio di Don L. Smithers (4) sulla produzione per tromba nel XVII secolo, che contiene un interessante capitolo relativo a Purcell. Un ampio panorama sulta musica barocca ci è offerto dal classico scritto di Bukofzer (5); per quanto riguarda Bach e Haendet, rintanando alle prossime occasioni una trattazione più dettagliata, ci limitiamo a menzionare, quale inquadramento storico-critico dell'età caratterizata dai due grandi compositori, il contributo di Alberto Basso (6), nonché il fondamentale lavoro, sempre di quest'ultimo, su Bach (7). Ancora, segnaliamo la finalmente avvenuta traduzione del valido volume di Long (8) su G.F. Haendeì e l'ampia monografia su Gabrieli scritta da Kenton (9). Laura Cosso (1) A. BAINES, Brass instrument: their history and development, London, Faber & Faber 1976 (2) C. ARFINENGO, La tromba e il trombone, Ancona, Berben 1973 (3) P. RIGHINI, Il corno, Ancona, Berben 1972 (4) DON L. SMITHERS, The Music and History of the Baroque Trumpet before 1721, London, Dent 1973 (5) M. BUKOFZER, La musica barocca, Milano, Rusconi 1982 (6) A. BASSO, L'età di Bach e di Haendel, Torino, EDT 1976 (7) A. BASSO, Frau Musika. La vita e le opere di J.S. Bach Torino, EDT 1978-83 (8) P. H. LANG, Haendel, Milano, Rusconi 1985 (9) E. KENTON, Life and Works of Giovanni Gabrieli, American Institute of Musicology, Armen, Carapetyan 1967 La maggior parte dei testi indicati può essere consultata presso la Civica Biblioteca Musicale "Andrea Della Corte" - Villa Tesoriera - corso Francia, 192